Esonero per i primi collaboratori delle scuole in reggenza

L’ANP chiede l’esonero per i primi collaboratori delle scuole in reggenza

Il Presidente dell’ANP ha scritto oggi al Ministro Bussetti per chiedere che i colleghi delle scuole in reggenza possano esonerare dall’insegnamento il collaboratore principale da loro individuato.

Durante il prossimo anno scolastico, infatti, le istituzioni scolastiche in reggenza supereranno la cifra record di 2.000 ed è necessario intervenire con urgenza affinché tutti i dirigenti scolastici preposti ad esse possano effettivamente avvalersi della facoltà prevista dall’articolo 25 del d.lgs. 165/2001, disponendo la relativa supplenza fino al termine delle attività didattiche.

L’intervento da noi richiesto è necessario perché non sempre – o meglio quasi mai – l’organico dell’autonomia comprende anche la classe di concorso a cui appartiene il docente che il dirigente intende individuare quale “collaboratore principale”.

Secondo l’ANP, un incarico delicato e squisitamente fiduciario come quello del “vicepreside” non può essere condizionato da un vincolo esterno (la definizione dell’organico da parte dell’USR).

È del tutto evidente, d’altro canto, che un docente oberato dall’ordinaria attività di insegnamento non può supportare con la dovuta efficacia il dirigente scolastico reggente che, ovviamente, deve occuparsi anche della sua sede principale.

Non possiamo nasconderci che il servizio scolastico necessita anche di adeguate risorse economiche: speriamo che l’Esecutivo sia in grado di reperirle in tempi brevi e di compiere una scelta di qualità, nell’interesse del Paese.

LETTERA APERTA

LETTERA APERTA ALLA CGIL, CISL E UIL scrivono gli Educatori Professionale Socio-Pedagogici ed i Pedagogisti

L’APEI, ASSOCIAZIONE PEDAGOGISTI EDUCATORI ITALIANI, esprime sgomento e perplessità per la presa di posizione unitaria dei sindacati confederali CGIL CISL E UIL in merito all’unificazione della figura dell’educatore professionale Socio Pedagogico (l. 205/17) e dell’Educatore Sanitario(l. 520/98).

Come è stato chiarito ulteriormente con una lettera aperta al Ministro Bussetti, il nostro corso di laurea , oggi L19 SDE era preesistente agli educatori sanitari nati in una facoltà di Medicina, luogo storicamente noto per altre professioni! Infatti leggiamo dalla nota SIPED: <… L’offerta formativa che oggi le Facoltà di Scienze della Formazione offrono è frutto del cambiamento culturale, sociale, politico ed istituzionale iniziato negli anni ‘90 con i nuovi Ordinamenti Universitari (legge n. 341 del 1990, c.d. legge Ruberti). Tali Ordinamenti per rispondere ai nuovi bisogni educativi socio-sanitari hanno trasformato l’unico Corso di Laurea in Pedagogia della vecchia Facoltà di Magistero in Corso di Laurea in Scienze dell’educazione e della formazione (nel 1992-1993) quadriennale (Tab. XV) e suddiviso in due bienni (di base e specialistici), con tre indirizzi (insegnanti di scuole secondarie, educatori professionali extrascolastici, esperti nei processi formativi) richiedendo una maggiore connessione tra sistema della formazione e sistema delle professioni. Pertanto l’avvio di tale corso di Laurea nell’a.a. 1992-93, la sua trasformazione nel 2000, e l’emanazione della legge n. 270/2004, che lo ha ulteriormente modificato hanno costituito il processo attraverso cui consolidare e legittimare una base formativa comune per tutti i professionisti dell’educazione attraverso

1) una Laurea triennale oggi classe L-19 che forma l’Educatore professionale socio-pedagogico;
2)  una laurea magistrale (+2) che forma i Pedagogisti.

A questo lineare percorso intrapreso per rendere completo l’individuazione professionale delle due figure educative, già operanti nel territorio, entra a “gamba tesa” il DM 520/98, che opera come un elefante cieco in una cristalleria! L’unica salvezza dagli enormi danni che avrebbe provocato è stata la lentezza dei suoi movimenti, la poca diffusione sul territorio, la scarsa domanda e i pochi corsi attivati, con poche centinaia di addetti formati.

Prosegue la SIPED: “Tale percorso però non è stato contemporaneamente coadiuvato da una direttiva legislativa e politica chiara, che andasse in tale direzione. Anzi durante questo periodo l’introduzione del decreto n. 520 del 1998, approvato dal Min. della Sanità, nel mettere ordine tra le figure professionali del settore sanitario ha decretato che la Facoltà di Medicina, attraverso un Corso di Laurea triennale, formasse gli Educatori Professionali abilitati e con albo. Oltre al dovere di precisare che è un’anomalia soltanto italiana l’attribuzione di un titolo di “educatori” alla Facoltà di Medicina, occorre ricordare che in realtà tale decreto non è stato altro che la riorganizzazione di decreti precedenti che attribuivano a tale professionista compiti non certo educativi.””

E’ assolutamente falso affermare l’esigenza di riunificare i due profili, falsa e antistorica, perché la genesi è stata fin  dalla nascita di ignoramento, chiusura, superficialità e contrapposizione.

Non ci si unisce senza confronto e dialogo e soprattutto un matrimonio va fatto se entrambi lo vogliono! Come in una commedia popolare “Lui” è bello, ricco e titolato! ma squattrinato, senza storia, nato in un laboratorio politico, tra scelte e decisioni che ancora non si comprendono (il 520/98) mentre Lei (205/17 ha immensi territori in cui svolge da millenni la sua attività culturale, politica e pedagogica. Sembra un matrimonio di interessi! A cui una piccola parte sindacale fa da incomprensibile megafono.

La CGIL di cui sono iscritto da 30 anni, non funziona così! Nella CGIL ci si confronta! Prima di prendere una posizione a livello Nazionale, si fanno le assemblee di base, nel territorio, nei posti di lavoro e, solo dopo un congresso si decide insieme. Questa è la CGIL che conosco e di cui sono onorato di farne parte.

Dopo anni di ingiustizie e di ostacoli al pieno riconoscimento di una figura professionale di educatore in ambito sociale, grazie ai commi 594-601 della L. 205/2017, viene riconosciuta per la prima volta la figura dell’educatore professionale socio-pedagogico: che opera “nell’ambito educativo, formativo e pedagogico, in rapporto a qualsiasi attività svolta in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, in un prospettiva di crescita personale e sociale” […] “nei servizi e nei presidi socio-educativi e socio-assistenziali, nei confronti di persone di ogni età, prioritariamente nei seguenti ambiti: educativo e formativo; scolastico; socio-assistenziale, limitatamente agli aspetti socio-educativi; della genitorialità e della famiglia; culturale; giudiziario; ambientale; sportivo e motorio; dell’integrazione e della cooperazione internazionale”.

La distinzione tra educatore sanitario ed educatore sociale finalmente è netta e si è cominciata a sanare un’ingiustizia, che vedeva riconosciuta per legge solo la figura dell’educatore professionale sanitario (Ministro della sanità, 8 settembre 1998, n. 520) pur nella sua totale inesistenza sul territorio: riaffermando la reale identità professionale dell’educatore in ambito sociale, socio-assistenziale e socio-sanitario..

I profili professionali di queste due figure di educatori, infatti, non sono affatto simili: una fa riferimento al percorso formativo, prettamente umanistico, della laurea in Scienze dell’educazione (L19) che affonda le sue radici nella storia millenaria della Pedagogia, l’altro appartiene all’ambito delle professioni sanitarie e prevede una formazione di tipo medico-sanitario (L/SNT2)di cui non si conosce l’esistenza a livello europeo.

Gli ambiti di competenza sono stati ritenuti sovrapponibili dai sindacati? Ma li hanno letti? Hanno guardato il percorso formativo di entrambi? Tanta agitazione non è sospetta? Finché, non è stato garantito il riconoscimento con la L.205/2107 di una figura unica di educatore sociale: come professionista dell’educazione, primariamente deputato ad occuparsi degli aspetti socio-educativi in ogni ambito di lavoro, anche in quello socio-sanitario. Con questa legge si è voluto formalizzare il fatto che l’educazione non è un ambito lavorativo in cui tutti possono banchettare, ma appartiene, di diritto, alle professionisti pedagogiche (non dell’ambito medico-sanitario e nemmeno psicologico).

Non siamo affatto concordi in una unificazione delle due figure: gli interventi pedagogico, formativo ed educativo appartengono, infatti, di diritto all’educatore professionale socio-pedagogico, in ogni ambito.

La confusione, semmai, è applicare il medesimo termine “educatore” a due professionisti formatesi in modo sostanzialmente differente. L’educatore sociale, opera dalla prospettiva pedagogica, la Pedagogia è la disciplina di riferimento; è ben altra cosa dal terapista di area medico-sanitaria e riabilitativa!

Il Tavolo tecnico per la definizione del percorso formativo degli “educatori” di cui alla nota M.I.U.R. prot. n. 8116 del 12 marzo 2018, riunitosi in data 20 marzo, 2 maggio e 12 giugno 2018 presso il Ministero dell’università, si è svolto senza la presenza della scomoda Apei. Ma siamo pronti al dialogo e chiediamo ai sindacati di aprire un confronto aperto e costante non solo con le associazioni rappresentative degli interessi dei professionisti del mondo sanitario, ma anche e sopratutto con le associazioni di categoria che difendono e promuovono gli interessi di educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti. Le nostre professioni esistono! Non si può più parlare di educazione senza farci i conti!

Chiediamo ai sindacati di impegnarsi a porre l’attenzione sulle gravi criticità in cui si trovano a operare gli educatori professionali in ambito sociale (totale assenza delle tutele sindacali minime, sulle paghe ridicole, sull’ assenza di ferie, riposi, orari e indennità di turnazione, notturni non pagati, sostituzioni selvagge, inesistenza di mansioni educative, precariato e abusivismo selvaggio, ecc.) con qualifiche, inquadramenti, livelli salariali differenti, a seconda dei contratti nazionali di lavoro applicati, invece che prendere azzardate posizioni su questioni che esulano dal loro ambito di competenza, come la definizione dei percorsi formativi e loro relativi sbocchi lavorativi.

Questa presa di posizione insolita, stupisce ancora di più perché la L. 205/2017 prevede una sanatoria di tre anni che, all’interno delle nuove previsioni normative, salvaguardia decisamente i diritti maturati da chi è già inserito nel mondo del lavoro (commi 597-599); al contrario, in ambito sanitario, con la rincorsa alla creazione dei nuovi albi professionali, si rischia di lasciare fuori una porzione consistente di lavoratori.

Chiediamo ai sindacati di impegnarsi con decisione, infine, nell’unica vera unificazione della figura dell’educatore, per la quale l’APEI ha raccolto più di 5000 firme, che è quella dell’educatore professionale socio-pedagogico (L. 205/2017) con l’educatore nei servizi per l’infanzia (dl.g 65/2017): al fine di affidare davvero e definitivamente ai professionisti dell’educazione, finalmente riconosciuti per legge, gli interventi educativi, formativi e pedagogici in ogni età della vita, a partire dalla prima infanzia.

Il Presidente Nazionale

dott. Alessandro Prisciandaro

MOF, MANCATA FIRMA CCNI: IN DISACCORDO CON DISTRIBUZIONE DEI FONDI

MOF, GILDA NON FIRMA CCNI: IN DISACCORDO CON DISTRIBUZIONE DEI FONDI 
La Gilda degli Insegnanti non sigla il contratto sul Mof (Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa). Dopo due intense giornate di trattative al Miur, la delegazione della Gilda ha deciso di non sottoscrivere il CCNI perché in disaccordo con la ripartizione delle risorse finanziarie previste per l’anno scolastico 2018/19.
“Abbiamo proposto, invano, di aggiungere un comma al CCNI – spiega Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda – nel quale fissare il principio, a livello nazionale, che il FIS venga distribuito rispettando la proporzione dell’organico di diritto tra docenti e ATA in ogni istituzione scolastica”.
“Inoltre, la nostra delegazione non ha condiviso la riduzione di 4 milioni di euro, da 22.150.000 a 18.150.000, della voce ‘Progetti di avviamento alla pratica sportiva’ per retribuire altri capitoli del MOF, soprattutto la sostituzione del DSGA. Ciò – sottolinea Di Patre – in un contesto in cui sarebbero occorse maggiori risorse per un’attività estesa agli istituti comprensivi e alla primaria”.
 
Ora il testo del CCNI dovrà passare tutto l’iter della certificazione degli organi di controllo prima della firma definitiva, dopo la quale sarà possibile assegnare le somme alle scuole. “Ci auguriamo che tutti i passaggi si concludano prima della fine del mese di settembre – conclude la vice coordinatrice nazionale – così da permettere alle RSU di conoscere le somme a disposizione per la contrattazione d’istituto all’inizio dell’anno scolastico”.

Autismo, l’estate (difficile) delle famiglie

Redattore Sociale del 02-08-2018

Autismo, l’estate (difficile) delle famiglie

Per i genitori di bambini autistici quello estivo è il periodo peggiore: “Le famiglie normali si riposano, per le nostre invece inizia quello che può diventare un inferno”. Il grido di allarme delle associazioni bolognesi.

BOLOGNA. Genitori costretti a rinunciare alle ferie, padri che arrivano a perdere il lavoro per assistere i figli, Comuni che spesso non forniscono l’assistenza necessaria. Situazioni all’ordine del giorno per le famiglie con figli autistici. Situazioni che in estate se possibile peggiorano, perché le scuole chiudono e così le famiglie si ritrovano senza supporto e costrette a fare i salti mortali per non lasciare soli i propri figli da metà giugno a metà settembre. Tre mesi da coprire, “e se le ferie non bastano succede che qualche genitore è costretto a mettersi in malattia anche senza stare male”. E’ il grido di allarme delle associazione bolognesi che si occupano di autismo.

“Didì Ad Astra” ad esempio, gruppo di genitori e specialisti di Anzola dell’Emilia, alle porte di Bologna, racconta la storia di un 55 enne che ha perso il lavoro “a forza di assenze non sempre giustificate per accudire suo figlio”. L’Angsa (L’Associazione nazionale genitori autistici) di Bologna parla di coppie che da anni non vanno più in vacanza assieme perché “prendono le ferie in mesi sfalsati per non lasciare soli i figli”. “Da troppo tempo – ragionano i membri di Angsa Bologna – i Centri estivi non hanno abbastanza educatori specializzati per accogliere i ragazzi con autismo”. Quello che succede è che così l’assistenza viene erogata a macchia di leopardo, con genitori più o meno fortunati a seconda del Comune di residenza.

I problemi più gravi le associazioni li hanno riscontrati nelle fasce di età che vanno dalle scuole medie in su: “I Comuni non riescono a garantire educatori specializzati nei centri estivi, e così dicono alle famiglie di mandare i ragazzi nei centri diurni”, spiega Marialba Corona di Angsa Bologna, “ma anche lì non ci sono operatori specializzati nell’autismo, e quindi non è possibile far integrare i ragazzi”. Per ovviare al problema non resta che l’auto organizzazione e la ricerca di fondi. L’Angsa di Bologna è da anni impegnata sul tema, e così la sua omologa di Ravenna che, con l’aiuto economico della Fondazione Augusta Pini e la gestione della Cooperativa San Vitale, è riuscita a mettere in piedi un Centro estivo che accoglie ragazzi fino alla maggiore età, con operatori professionisti, molti dei quali provenienti dalle stesse scuole che i ragazzi frequentano d’inverno in modo da garantire continuità didattica. “Sappiamo di centri privati che si sono rifiutati di accogliere bambini autistici: così abbiamo provveduto con un nostro progetto. Certo è a pagamento, ma sicuramente i prezzi non sono alti come quelli dei centri privati”, racconta Paola Veronesi di Angsa Ravenna. A selezionare i bambini da ammettere nella struttura è l’Ausl ravennate. Vengono creati dei gruppi più o meno omogenei ma, specifica Veronesi, “le situazioni più critiche non siamo in grado di gestirle”.

Per tornare nel bolognese, ad Anzola, con un piccolo finanziamento del Comune e un aiuto economico più corposo della Fondazione del Monte, i genitori hanno dato vita a sei settimane di attività estive, tre a fine giugno e tre a luglio per 11 ragazzi dai 7 ai 16 anni. Impiegati 19 educatori e un supervisore. “Abbiamo fatto attività di tutti i tipi, fatto basket di mattina, portato i bimbi dal barbiere e dal dentista per abituarli a situazioni di questo tipo. Li abbiamo fatti diventare gelatai e cassieri per dare loro nuove esperienze sempre in maniera controllata”. L’unico rammarico, segnala Barbara Binazzi dell’associazione Didì Ad Astra, è che “abbiamo potuto accogliere 11 ragazzi, purtroppo la richiesta dei genitori è stata molto superiore, si sono fatte avanti più di 20 famiglie”. “Quest’anno – conclude Binazzi – ce l’abbiamo fatta, ma ogni primavera ritornano le domande: quante settimane potremo garantire? Riusciremo ad avviare i laboratori? Viviamo ogni anno nell’ansia di non farcela”.

di Elettra Bernacchini e Giovanni Stinco

FIRMATA L’IPOTESI DI CONTRATTO INTEGRATIVO SUL FONDO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA 2018-19

FIRMATA L’IPOTESI DI CONTRATTO INTEGRATIVO SUL FONDO PER IL MIGLIORAMENTO DELL’OFFERTA FORMATIVA 2018-19: LE SCUOLE POSSONO LIBERAMENTE PROGRAMMARE LE ATTIVITA’ DAL PROSSIMO SETTEMBRE.

Con la firma dell’Ipotesi di Contratto Integrativo Nazionale sul Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa 2018-19, avvenuta mercoledì 1° agosto 2018, si creano le condizioni perché le scuole possano, a partire da settembre prossimo, programmare le attività scolastiche avvalendosi di tutti i fondi contrattuali a disposizione.
L’autonomia delle Istituzioni scolastiche ne esce ancor più rafforzata, non solo perché le risorse disponibili saranno conosciute fin dal primo settembre da ogni scuola, ma anche perché non vi saranno passaggi ulteriori, come avveniva in passato, prima che queste possano essere utilizzabili: ora lo saranno invece da subito. Ciò consente la sottoscrizione del Contratto d’Istituto nei primi giorni di settembre e comunque nei tempi fissati dal CCNL. Le risorse delle aree a rischio e a forte processo immigratorio, come anche quelle delle indennità di bilinguismo e trilinguismo o dei turni notturni e festivi, giungeranno direttamente alle scuole interessate.
Altro aspetto di rilievo è che non solo le somme possono essere liberamente destinate alle attività che più si ritengono funzionali allo sviluppo del Piano triennale dell’offerta formativa, ma nel CCNI si precisa che ogni economia risultante a ciascuna scuola alla conclusione di ogni anno scolastico potrà essere utilizzata nell’anno successivo per finalità diverse da quelle originarie.
Si conferma, poi, la piena attribuzione al MOF anche delle risorse per la valorizzazione del personale docente (bonus), in continuità con la precedente intesa del 26 giugno 2018.
Sanata anche la questione annosa della remunerazione dell’indennità di sostituzione del DSGA (Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi): una apposita somma sarà accantonata per corrispondere a questa esigenza.
Con questo contratto viene rafforzato il ruolo della Contrattazione Integrativa e dei suoi protagonisti, con la riaffermazione delle innovazioni introdotte dal ccnl 2016/2018.
Si conferma ancora una volta come le relazioni sindacali rappresentino strumento efficace e flessibile non solo per regolare il rapporto di lavoro, tutelando Docenti ATA e personale educativo, ma anche per incrementare la funzionalità del sistema scolastico a beneficio degli alunni e delle famiglie.

Francesco Sinopoli Flc CGIL
Maddalena Gissi CISL Scuola
Pino Turi UIL Scuola

MOF: firmata l’ipotesi di contratto a.s.2018/19, recuperati fondi ed economie restano alle scuole

da Orizzontescuola

MOF: firmata l’ipotesi di contratto a.s.2018/19, recuperati fondi ed economie restano alle scuole

di redazione

E’ stato firmato il CCNI sul  fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF) di cui all’articolo 40 del CCNL comparto “Istruzione e Ricerca”, sezione istituzioni scolastiche ed educative.

Questi i punti principali, come elencati dalla FLC CGIL:

  • vengono recuperati per il futuro, ulteriori fondi che finora non erano stati presi in considerazione dall’amministrazione: si tratta dei fondi non utilizzati dalle scuole italiane all’estero e che, per contratto, devono essere riversate nel fondo delle istituzioni scolastiche (articolo 104 del CCNL Comparto scuola)
  • si quantificano le risorse spettanti ad ogni istituzione scolastica secondo precisi parametri di complessità
  • si sancisce che le economie dell’anno precedente, non importa da quale voce generate, rimarranno nella disponibilità delle singole scuole dove si sono verificate senza vincolo di destinazione
  • le risorse per le aree a rischio e forte processo immigratorio verranno direttamente assegnate alle istituzioni scolastiche senza più il passaggio dalla contrattazione regionale
  • anche le risorse per le indennità di turno notturno e festivo e per il bilinguismo e trilinguismo saranno assegnate alle scuole interessate
  • sarà accantonata una quota specifica per le indennità di direzione dei sostituti dei DSGA.

Prossimo passo sono i controlli di rito da parte delle amministrazioni competenti per la firma definitiva.

Scadenze: oggi voto sul DL per diplomati magistrali e precari 36 mesi

da Orizzontescuola

Scadenze: oggi voto sul DL per diplomati magistrali e precari 36 mesi

di redazione

Le scadenze di oggi riguardano la votazione del DL per i precari 36 mesi e i diplomati magistrali, immissioni in ruolo e concorsi per docenti, mobilità AFAM.

Diplomati magistrali e precari 36 mesi, voto finale entro il 2 agosto

Il testo di legge con cui verrà convertito il Decreto Dignità arriverà in aula il 30 di luglio. Il voto finale è previsto per il 2 agosto.

Mobilità AFAM : pubblicazione dei punteggi attribuiti agli interessati

Il Miur ha pubblicato l’OM n. 514 del 28 giugno 2018, avente per oggetto la mobilità A.A. 2018/19 del personale docente e tecnico amministrativo delle Accademie e dei Conservatori di musica e del personale tecnico amministrativo degli Istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA) e delle Accademie Nazionali di danza e di arte drammatica.

Immissioni in ruolo, scelta sede dal 21 luglio al 2 agosto. Ecco dove

Cominciano le operazioni propedeutiche per le prossime immissioni in ruolo a.s. 2018/19.

A dare le prime indicazioni  è l’USR Toscana che ha pubblicato l’avviso,  recante le modalità di espressione delle preferenze da parte dei candidati collocati nelle graduatorie di merito per le immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2018/2019.

L’USR detta anche dei termini: le preferenze territoriali necessarie per procedere con le nomine in ruolo per l’a.s. 2018/19 devono essere comunicate tramite moduli online, disponibili dal giorno 21/7/2018 al giorno 02/08/2018.

Il Comune di Piombino seleziona un posto di istruttore direttivo coordinatore pedagogico. Scadenza oggi

Il Comune di Novara seleziona tre educatori professionali socio-pedagogico per mobilità esterna. Scadenza oggi

Scadenze del mese di agosto

GaE sono ad esaurimento, Bussetti: non è mia intenzione perpetrarle all’infinito

da Orizzontescuola

GaE sono ad esaurimento, Bussetti: non è mia intenzione perpetrarle all’infinito

di redazione

Questo quanto affermato oggi dal Ministro Bussetti in audizione presso la VII Commissione cultura, durante la quale ha risposto ai quesiti dei parlamentari.

L’intervento del Ministro non poteva mancare l’argomento spinoso del reclutamento dei docenti e delle riforme che intende attuare il suo Governo.

Intenzione è di puntare sui concorso, infatti questo Governo ne dovrà gestire, maggioranza reggendo, ben tre per quanto riguarda i docenti.

Si tratta del concorso straordinario che riguarderà i Diplomati Magistrale e i Laureati di Scienze della Formazione Primaria che sarà per titoli ed esame  non selettivo, il concorso per i docenti iscritti in terza fascia con servizio e per i non abilitati in possesso dei 24 CFU.

Sulla sorte delle Graduatorie provinciali, il Ministro è stato molto chiaro, “sono ad esaurimento e non è mia intenzione perpetrarle all’infinito“.

Decreto dignità, non cambia nulla: l’Aula della Camera cassa tutti gli emendamenti sulla scuola

da La Tecnica della Scuola

Decreto dignità, non cambia nulla: l’Aula della Camera cassa tutti gli emendamenti sulla scuola

Preselettiva concorso ds: cambiare si può, ma a quali condizioni?

da La Tecnica della Scuola

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PON Cittadinanza e creatività digitale: pubblicate le graduatorie

da La Tecnica della Scuola

PON Cittadinanza e creatività digitale: pubblicate le graduatorie

Diplomati magistrale, concorso straordinario e ordinario: requisiti e articolazione

da La Tecnica della Scuola

Diplomati magistrale, concorso straordinario e ordinario: requisiti e articolazione

Obbligo scolastico, nota del Miur a tutti gli uffici regionali

da La Tecnica della Scuola

Obbligo scolastico, nota del Miur a tutti gli uffici regionali

Concorso DS: stralcio del periodo di formazione e tirocinio

da Tuttoscuola

Concorso DS: stralcio del periodo di formazione e tirocinio

Il concorso in atto per il reclutamento dei dirigenti scolastici si concluderà con la prova orale e il percorso di formazione e tirocinio verrà svolto dai vincitori durante il loro periodo di prova.

Lo ha comunicato questa mattina il ministro Bussetti nel corso dell’audizione in Senato di fronte ai componenti delle Commissioni istruzione e cultura di Camera e Senato.

Il bando del concorso verrà, quindi, modificato, stralciando la fase formativa prevista dal bando dopo le tradizionali prove scritte e orali.

In questo modo i tempi delle procedure concorsuali saranno radicalmente ridotti, consentendo le nomine dei vincitori al 1° settembre 2019, scongiurando, in tal modo, il riproporsi delle reggenze. 

Nota 2 agosto 2018, AOODGPER 35085

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali

Nota 2 agosto 2018, AOODGPER 35085

Oggetto: Periodo di formazione e di prova per i docenti neo-assunti. Indicazioni per la progettazione delle attività formative per l’a.s. 2018-2019.