La scelta alimentare è ovunque libera

La scelta alimentare è ovunque libera

di Cinzia Olivieri

Si era in attesa di una pronuncia e questa è arrivata, riconoscendo il diritto alla scelta del pasto da casa.

Il Consiglio di Stato (Sentenza 5 luglio 2018, n. 5156) ha infatti respinto l’appello proposto dal Comune di Benevento avverso la sentenza del TAR Campania n. 1566/2018, che aveva annullato le deliberazioni del Consiglio e della Giunta nella parte in cui vietavano il consumo, da parte degli alunni, di cibi diversi da quelli forniti dalla dita appaltatrice del servizio nei locali in cui si svolge la refezione scolastica, imponendo quindi, nel caso non si volesse optare per lo stesso, o il rientro o una diversa scelta di tempo scuola.

Senza entrare nel merito in questa sede delle questioni di rito affrontate nella sentenza, il Giudice Amministrativo ha rigettato la domanda formulata dall’Ente locale ritenendo la domanda infondata in quanto   “Vi è, anzitutto, un’incompetenza assoluta del Comune, che – spingendosi ultra vires” con il proprio regolamento ha imposto prescrizioni ai dirigenti relativamente all’organizzazione del servizio mensa, limitando la loro autonomia. Infatti la circolare MIUR n. 348/2017 , in attesa della pronuncia della Cassazione, aveva riconosciuto il pasto da casa con alcune cautele ed indicazioni.

Non essendo state dimostrate le eccepite ragioni di salute e di igiene (mentre d’altra parte si ammette il consumo di merendine portate da casa), il regolamento comunale impugnato   “limita una naturale facoltà dell’individuo – afferente alla sua libertà personale – e, se minore, della famiglia mediante i genitori, vale a dire la scelta alimentare: scelta che – salvo non ricorrano dimostrate e proporzionali ragioni particolari di varia sicurezza o decoro – è per sua natura e in principio libera, e si esplica vuoi all’interno delle mura domestiche vuoi al loro esterno: in luoghi altrui, in luoghi aperti al pubblico, in luoghi pubblici“. Esso inoltra risulta “manifestamente non corrisponde ai canoni di idoneità, coerenza, proporzionalità e necessarietà rispetto all’obiettivo – dichiaratamente perseguito – di prevenire il rischio igienico-sanitario. E l’assunto che “il consumo di parti confezionati a domicilio o comunque acquistati autonomamente potrebbe rappresentare un comportamento non corretto dal punto di vista nutrizionale” si manifesta irrispettoso delle rammentate libertà e comunque è apodittico“.

Appare evidente il richiamo ai principi costituzionali, quegli stessi che dovevano confluire nel “patto” con le famiglie, di cui ora tuttavia non si parla più.

Resta comunque salva da parte dei dirigenti “l’eventuale adozione di misure specifiche, da valutare caso per caso, necessarie ad assicurare, mediante accurato vaglio, la sicurezza generale degli alimenti“, ma è chiaro che esse non potranno consistere in un divieto tout court.

Dunque il provvedimento in esame considera la previsione del divieto di permanenza nei locali scolastici per gli alunni con il pasto da casa “affetta da eccesso di potere per irragionevolezza, in quanto misura inidonea e sproporzionata rispetto al fine perseguito“.

A distanza di oltre due anni dalla nota sentenza della Corte di Appello di Torino del 21 giugno 2016, anche il Consiglio di Stato conferma il diritto di scelta, compensando tuttavia le spese di giudizio.

È ora forse di ridare voce alla corresponsabilità educativa.

Mappatura satellitare Scuole italiane

Arriva la mappatura satellitare delle scuole italiane.

Lo annuncia il Ministro Marco Bussetti: “I nostri figli devono poter frequentare scuole sicure. È un loro diritto. Abbiamo dati ancora preoccupanti sugli edifici scolastici. Vuol dire che in questi anni non è stato fatto abbastanza. Sono stati stanziati soldi, ma senza mettere mano a quelle procedure farraginose che impediscono di far arrivare in fretta le risorse agli Enti locali proprietari degli edifici scolastici. È un problema che stiamo risolvendo con norme che semplificheranno le procedure e velocizzeranno la spesa”. Ma “per intervenire al meglio e individuare le priorità ci servono anche dati ancora più precisi sulla condizione delle nostre scuole”. Per questo il Ministro ha chiesto “la collaborazione dell’ASI, l’Agenzia Spaziale Italiana, e del CNR, il principale ente pubblico di ricerca del Paese, per far partire una mappatura satellitare delle nostre scuole. Non è mai stato fatto. Quasi 40.000 edifici saranno ‘fotografati’ attraverso il sistema COSMO-Skymed, che è in grado di misurare lo spostamento degli immobili al decimo di millimetro. Le informazioni che otterremo dai satelliti ASI saranno trasmesse al CNR che ha le risorse umane e strumentali per elaborarle e darci un quadro dettagliato dei nostri edifici scolastici. Potremo così far partire verifiche e segnalazioni. Accelerando i tempi dei controlli e dei conseguenti interventi di adeguamento. In un mese e mezzo avremo già i primissimi dati. Ringrazio i presidenti di ASI e CNR, Roberto Battiston e Massimo Inguscio, per la collaborazione. Le eccellenze scientifiche del Paese si mettono al servizio della scuola e dei nostri ragazzi. Credo sia davvero una bella sinergia. Questo è fare sistema”.

APPELLO AL MINISTRO

APPELLO AL MINISTRO MARCO BUSSETTI

dell’Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante

Signor Ministro, conservi la tesina all’Esame di Stato!

Non per niente, signor Ministro, nella precedente Legislatura vi era chi la voleva riporre nel cassetto dei vecchiumi, o nel migliore dei casi nel solaio delle “buone cose di pessimo gusto” di gozzaniana memoria. Ben si capisce: non è un prodotto facilmente “misurabile”  come, poniamo, una di quelle verifiche “a risposta multipla”  che tanto piacciono a docimologi e didattisti. Neppure è operazione semplice appiccicarle sopra una di quelle “griglie di valutazione” che noi insegnanti abbiamo comunque imparato come utilizzare (ma forse dovremmo dire come difendercene), cioè assegnando mentalmente il voto e successivamente scomponendolo secondo le numerose e minuziose voci. Non rientra, insomma, nei canoni valutativi delle scuole pedagogiche d’oltre oceano, che la scuola italica ha chissà perché preso a modello.

Inoltre, la tesina è opera di un singolo studente, specchio delle sue inclinazioni, figlia dei suoi  amori. Comprensibilmente quest’aura di individualismo poteva spiacere a chi – proveniente da esperienze comunitarie – ha piuttosto a cuore il pensiero condiviso. Ma Lei, che non sembra venire da questa cultura, consideri che l’elaborazione della tesina è, tra tutto ciò che lo studente fa nel quinquennio, l’esperienza scolastica che più sente sua, di cui maggiormente è protagonista: più di una lezione seguita con interesse,  più di un’interrogazione ben sostenuta. Certo non bisogna lasciarlo solo in questa impresa, e creda che in tutti questi anni noi insegnanti ci siamo sufficientemente specializzati nel proporre (non imporre) contenuti, nell’illustrare come si selezionano e si citano le fonti, ascoltare pazienti, spiegare come rimanere in carreggiata, correggere in itinere errori frutto di sviste e di incauti entusiasmi: la tesina è un cammino individuale che si fa insieme.

Consideri infine che essa servirà come modello per i successivi lavori dello stesso tipo, ma più ponderosi e impegnativi. La tesi di laurea per esempio, ma non solo: ogni elaborato di un certo impegno e spessore: come si imposta, come si fanno gli indici, come le citazioni a piè di pagina … umili cose se vogliamo, ma che se nessuno le insegna, non è facile trovare per strada.

E non dia ascolto, Ministro, a quanti asseriscono che le tesine sono tutte scopiazzate. Noi insegnanti abbiamo imparato anche questo: basta digitare sul motore di ricerca il passaggio che non ci convince, ed ecco che il delitto, se c’è stato, viene alla luce.

Insomma Ministro Bussetti, ci rassicuri: non anneghi nella palude dei test a risposta chiusa uno dei non molti piaceri intellettuali che la scuola riserva ai ragazzi. Gli studenti italiani (Lei che è insegnante lo sa bene) non sono pecore da portare al pascolo. Neppure al grigio pascolo  dei protocolli e delle certificazioni.

Il responsabile della Comunicazione di AESPI

Prof. Alfonso Indelicato

Mappe satellitari e 3 miliardi «cash» per ristrutturare le scuole italiane

da Il Sole 24 Ore

Mappe satellitari e 3 miliardi «cash» per ristrutturare le scuole italiane

di Eugenio Bruno

Ancora 48 ore e la prima campanella dell’anno scolastico 2018/2019 inizierà a suonare. Mercoledì torneranno in classe gli studenti di Bolzano e provincia. Poi, via via fino al 20 settembre, tutti i 7,6 milioni di alunni prenderanno posto tra i banchi. E si troveranno davanti agli occhi lo stesso scenario di sempre: cattedre vuote, segreterie sguarnite, edifici (s)cadenti. Ma proprio su quest’ultimo punto Marco Bussetti ha promesso un cambio di passo. Quantificando in 7 miliardi le risorse a disposizione. Di queste – grazie al decreto ministeri appena andato in Gazzetta e all’accordo quadro con Regioni ed enti locali atteso in Conferenza unificata il 6 settembre – il ministro dell’Istruzione conta di poterne sbloccare già 3 nel giro di due settimane. Senza dimenticare l’intesa con Cnr e Asi che porterà alla mappatura via satellite dei quasi 40mila plessi scolastici italiani.

La fotografia delle scuole

Il patrimonio scolastico italiano è composto da 39.847 edifici di proprietà di comuni e province. A cui se ne sommano 2.656 inattivi, per un totale di 42.503. Oltre 22mila di questi sono stati costruiti prima del 1970. Ad oggi, quasi il 38% degli stabili non possiede il certificato di collaudo statico chiesto dalla legge 1086/1971, mentre più del 50% è privo di quello di agibilità/abitabilità e di prevenzione incendi. Dati in lieve miglioramento rispetto alla precedente rilevazione del 2015. Ma che comunque restituiscono l’immagine di un’edilizia scolastica datata e inadeguata. Un aiuto a mappare lo stato delle scuole italiane arriverà dallo spazio. Nei giorni scorsi il ministro Bussetti ha siglato un patto con i presidenti dell’Agenzia spaziale italia (Asi), Roberto Battiston, e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Massimo Inguscio, per utilizzare i quattro satelliti Cosmo SkyMed dell’Asi per fotografare tutti gli edifici scolastici. Scaricando i dati degli ultimi otto anni, plesso per plesso, si potrà verificare se ci sono stati movimenti significativi legati a dissesto idrogeologico o terremoti. I dati saranno esaminati dai ricercatori del Cnr che faranno partire le eventuali segnalazioni o verifiche.

Le risorse a disposizione

L’attenzione al tema non è nuova. Anche i governi Renzi e Gentiloni l’avevano messa in cima ai loro propositi di intervento. Mobilitando circa 9,5 miliardi di euro. Di quelli ne sono stati spesi circa 5. Ne restano dunque 4,5, a cui si aggiungono i 2,9 previsti dalla scorsa legge di bilancio. Si arriva così ai 7 miliardi citati più volte da Bussetti. Che potrebbero anche crescere stando a quanto dichiarato dal sottosegretario (leghista) alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, venerdì scorso alla Versiliana. E cioè che per investire nella sicurezza delle scuole (e di altri ambiti) si potrà anche sforare il 3% del rapporto deficit/Pil.

In attesa che le trattative sulla manovra entrino nel vivo Bussetti agirà in proprio. Nel giro di un paio di settimane potrebbero essere sbloccate due “voci” pesanti: un miliardo del Fondo infrastrutture strategiche della legge di bilancio 2017 e 1,7 miliardi della programmazione triennale 2018/2020 del Miur. Poco meno di 3 miliardi cash. Che potranno beneficiare della semplificazione di competenze e procedure a cui si sta lavorando. La prima è arrivata con il “decreto ministeri”, che ha eliminato i concerti con Mef e Mit che servivano a programmare gli interventi e fatto confluire tutte le risorse per l’edilizia scolastica nel fondo unico del Miur. La seconda novità è contenuta nell’accordo quadro atteso in Conferenza unificata giovedì 6, che fissa a monte i criteri di distribuzione validi per l’intero triennio: 43% sul numero studenti; 42% sugli edifici; 10% per le zone sismiche; 5% sull’affollamento delle strutture. Non solo. Verranno anche tagliati i tempi per le varie fasi e autorizzate le anticipazioni dirette agli enti locali. Che riceveranno i fondi al massimo in cinque mesi anziché in un anno e mezzo come oggi. O almeno è questo l’obiettivo sulla carta.

L’Invalsi debutta in quinta superiore

da Il Sole 24 Ore

L’Invalsi debutta in quinta superiore

di Claudio Tucci

Dopo un decennio di annunci e frenate i test Invalsi, quest’anno, sbarcano in quinta superiore. Accanto alla prova d’italiano, a quella di matematica (ci saranno domande specifiche per lo scientifico e gli istituti tecnici, economici e tecnologici) spazio anche all’inglese, «attestato sul livello B2». Le rilevazioni si svolgeranno dal 4 al 30 marzo 2019; e la partecipazione ai test da parte degli studenti rappresenta un requisito d’ammissione all’esame di Maturità.

Non solo: a settembre – è un’altra novità del nuovo anno, che parte con Bolzano il 5 settembre – debuttano i nuovi istituti professionali, riformati da una delle deleghe contenute nella legge 107: i ragazzi troveranno 11 nuovi percorsi, dall’agricoltura alle professioni sanitarie, ottico e odontotecnico, un pò più calibrati verso i territori e il mercato del lavoro, con un maggior peso alle “materie d’indirizzo” e la possibilità di «personalizzare» gli apprendimenti, fino a 264 ore.

Per l’alternanza scuola-lavoro, obbligatoria dal 2015, si prospetta invece l’ennesimo restyling con l’idea, ripetuta più volte dal ministro, Marco Bussetti, di volerla limitare a esperienze di maggior qualità, con una riduzione delle ore, specie nei licei, e riconoscendo alla formazione “on the job” un peso minore in seno all’esame di Stato.

Attualmente, in base alla normativa vigente, l’alternanza è requisito d’ammissione alla verifica finale di giugno, ma nel milleproroghe il Miur tenterà di inserire una norma per svincolare la scuola-lavoro dall’esame. Molto probabilmente, non si dovrà più portare la tesina durante il colloquio, mentre, a livello ordinamentale, si ipotizza di fissare un numero minimo di ore “on the job” da far svolgere agli studenti, rispetto alle 200/400 ore oggi previste dalla riforma Renzi-Giannini.

La maturità comunque cambierà. Le prove scritte scenderanno a due (salta il “quizzone”), si darà maggior peso al percorso fatto nell’ultimo triennio: il credito scolastico inciderà infatti fino a 40 punti, i due scritti e l’orale, ciascuno fino a 20 punti. Le commissioni resteranno come oggi: un presidente proveniente da un’altra scuola, tre commissari interni, tre esterni.

Con l’arrivo delle prove Invalsi in quinta superiore «si porta, finalmente, a compimento il percorso di rilevazione esterna degli apprendimenti degli alunni, che adesso coinvolge primo e secondo ciclo – spiega Carmela Palumbo, neo capo dipartimento Istruzione del Miur -. Le prove saranno computer based, e i risultati confluiranno nel curriculo del ragazzo».

Il test d’italiano comprenderà 6/8 domande di comprensione di un testo e riflessione sulla lingua, e durerà, di base, 120 minuti. La prova di matematica, oltre a prevedere quesiti ad hoc per valorizzare la specificità di alcuni indirizzi, punterà su problem solving e quesiti argomentativi. La prova d’inglese, infine, sarà unica per tutti gli indirizzi, e testerà comprensione della lettura (reading), dell’ascolto (listening) e dell’uso linguistico, con una durata di 90 minuti.

Caro libro senza fine ” I prof mettano un freno”

da la Repubblica

Caro libro senza fine ” I prof mettano un freno”

L’appello dei genitori al ministero per contenere la spesa

Ilaria Venturi

Cara scuola, quanto mi costi. Ogni anno si ripropone un settembre da profondo rosso nel bilancio familiare per arrivare al suono della campanella con tutto l’occorrente: libri e dizionari, zaini e quaderni. Al punto che ora i genitori sbottano: «Mettiamo un freno, il welfare per le famiglie si sta disgregando e la fatica a sostenere i costi per la scuola aumenta. Chiediamo un tavolo col ministero all’Istruzione, gli editori, gli studenti e i docenti: si apra un dibattito pubblico».

L’appello viene dal coordinamento genitori democratici per voce della presidente Angela Nava Mambretti. E il senso è quello di un’inversione di rotta. «Una reale rivisitazione della cultura del libro di testo non c’è stata, anzi si sono fatti passi indietro anche rispetto ad esperienze positive come le biblioteche di classe, i diari autoprodotti. Il ministero impone dei tetti di spesa sui libri adottati dai docenti, ma sono gli stessi tetti che cominciano ad essere insostenibili per tante famiglie».

Ma quanto si spende per mandare i figli in classe? A fare i conti è un’indagine, realizzata da Doxa, dell’Osservatorio Findomestic: 611 euro in media. Il conto scende a 458 euro per chi ha un figlio e sale a 686 per chi ne ha di più. Nel Nord-Ovest si spendono 698 euro contro i 540 al Sud. Le voci che più incidono sono i libri e i dizionari, seguono la cancelleria, per un 43%, e i trasporti per un quinto.

L’andamento della spesa negli ultimi tre anni è abbastanza costante e si aggira intorno ai 600 euro. «Gli indicatori di consumo non ci portano a dire che le famiglie sono più in difficoltà dello scorso anno», spiega Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio.

Ma è anche vero che le famiglie per sostenere i costi della scuola sono costrette a fare rinunce: un intervistato su due ammette che dovrà limitare beni quali elettrodomestici, spese per la casa e per il tempo libero. Ed è caccia al risparmio.

Curiosamente cala chi si rivolge al mercato dell’usato (dal 73% dello scorso anno al 59%), ma perché sempre più si cerca lo sconto con l’acquisto online.

L’indagine rivela anche che quasi una famiglia su due non sa che può detrarre il 19% delle spese per la scuola dei figli.

«Nelle casse dello Stato rischiano di rimanere centinaia di milioni che le famiglie potrebbero recuperare», commenta Bardazzi.

Il tema caldo è sul costo dei libri. Gli editori, che hanno appena annunciato testi gratuiti per gli alunni colpiti dal crollo del ponte a Genova, chiariscono che la spesa è ferma da almeno quattro anni. «Non ci sono stati rincari sostanziali: l’1,67% per le medie, lo 0,82% alle superiori – afferma Giovanni Bonfanti, presidente del Gruppo educativo dell’associazione italiana editori – spesso, invece, è la spesa sostenuta per il corredo scolastico a essere confusa con quella dei libri».

I digitale non decolla, i libri autocostruiti lanciati a Brindisi dal preside Salvatore Giuliano, ora sottosegretario, rimangono un’alternativa ma non per tutti.

A Verona l’Associazione genitori (Age) sperimenta alle medie il comodato d’uso gratuito: testi acquistati per tutti e riconsegnati ogni anno ai nuovi alunni. «Così si aiutano i ragazzi a un uso corretto dei libri e i docenti a non fare cambi continui», spiega Chiara Crivelli, segretaria dell’Age. Il problema sono le nuove edizioni. E i libri non obbligatori ma solo consigliati, «quel sottile ricatto a cui le famiglie cedono», commenta Angela Nava Mambretti invitando, appunto, «a una nuova pedagogia del libro di testo».

“Incostituzionale”, tegola sul concorso da 84mila docenti

da la Repubblica

“Incostituzionale”, tegola sul concorso da 84mila docenti

I giudici amministrativi chiamano in causa la Consulta: dubbi di legittimità sulla prova riservata agli abilitati

Corrado Zunino

Alla vigilia del nuovo anno scolastico il Consiglio di Stato terremota i concorsi della scuola destinati ai docenti precari. La ex ministra Valeria Fedeli e poi direttamente il ministro Marco Bussetti ne avevano varati tre, da svolgere nel 2018 e nel 2019. Il primo è in corso e, da solo, vede 83.625 domande di partecipazione. Il secondo, voluto dal governo Gentiloni, è stato congelato dal ministro in carica, ma potrebbe avere numeri superiori. Il terzo si farà alla fine dell’anno scolastico 2018-2019 e riguarda 50mila diplomati magistrali. Ora, tutti e tre, sono messi in discussione.

Ieri, con un’ordinanza cautelare, il presidente della sesta sezione del Consiglio di Stato, Sergio Santoro, si è espresso sui primi dieci provvedimenti presentati da studi legali e sindacati (sono ottanta in tutto) e, stoppando precedenti decreti del Tar del Lazio, ha sentenziato che diverse categorie di precari esclusi potranno essere ammesse con riserva al concorso per abilitati che si sta svolgendo dal 15 maggio scorso. Nell’allargare la possibilità di partecipazione anche ai cosiddetti ” non abilitati” — dottori universitari, insegnanti tecnico pratici, docenti dell’alta formazione musicale, gli Isef dell’educazione fisica, gli insegnanti di Italiano per stranieri, gli abilitati all’estero — il Consiglio di Stato ha sollevato la questione di legittimità costituzionale di questo concorso per abilitati, di fatto una prova orale per i precari di seconda fascia. L’atto di rimettere alla Corte costituzionale la bontà, o meno, della prova è forte e si riverbera sul bando allestito direttamente dal governo in carica: il concorso non selettivo, appunto, che a giugno sistemerà nelle graduatorie di merito i diplomati magistrali con almeno due anni di insegnamento (più alcuni laureati di Scienze della formazione primaria), in vista dell’assunzione in cattedra.

L’ipotesi del Consiglio di Stato è che l’indizione di un concorso riservato ad abilitati sia discriminatoria verso altre categorie di precari della scuola. Se questa interpretazione fosse fatta propria dalla Corte costituzionale ( serve almeno un anno), il ministero dell’Istruzione dovrebbe mettere la parola fine ai concorsi facilitati che hanno provato — tra centinaia di ricorsi — a mettere ordine nella galassia precaria della scuola italiana. Gli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia, patrocinatori dei laureati con dottorato, commentano: «Questa ordinanza rappresenta il naufragio dei concorsi riservati nella scuola».

Contratto, Bussetti: “il nuovo entro l’anno”. Come cambierà ruolo docenti

da Orizzontescuola

Contratto, Bussetti: “il nuovo entro l’anno”. Come cambierà ruolo docenti

di redazione

Il Ministro Bussetti è intenzionato ad ascoltare le sollecitazioni dei sindacati e a rispettare i tempi per un nuovo Contratto. L’ultimo, entrato in vigore ad aprile, in realtà scade già il 31 dicembre 2018 e porta con sè numerose problematiche.

Stipendio più basso dal 1° gennaio 2019

La prima problematica è di carattere economico. Se non si interviene per tempo, dal 1° gennaio 2019 alcuni docenti perderanno quella parte dello stipendio che in busta paga viene individuata come “elemento perequativo” e che, per determinare gli aumenti medi a circa 85 euro lordi, è stata finanziata fino al 31 dicembre 2018. Si rischierebbe in questo modo di vanificare il lavoro svolto per il rinnovo contrattuale.

Un problema scottante per il Ministro Bussetti, che ha dichiarato Stipendio, più basso da gennaio 2019. Bussetti “dobbiamo evitare che insegnanti perdano soldi”

Il nuovo ruolo del docente

L’altra sollecitazione riguarda il ruolo del docente, la rivalutazione della professione, la possibilità di poter svolgere il proprio lavoro in un contesto di serenità.

Su questo argomento il Ministro ha dichairato a QN Vogliamo anche cercare di ridare dignità al ruolo del docente, responsabilizzandolo, ma soprattutto facendo sì che diventi una pietra angolare del nostro sistema di istruzione e formazione

Per capire come ciò possa essere realizzato occorre fare riferimento all’art. 24 del CCNL 2016/18, quello in cui la scuola è diventata “comunità educante”. In esso si legge “La progettazione educativa e didattica, che è al centro dell’azione della comunità educante, è definita con il piano triennale dell’offerta formativa, elaborato dal Collegio dei docenti, ai sensi dell’articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, nel rispetto della libertà di insegnamento. Nella predisposizione del Piano viene assicurata priorità all’erogazione dell’offerta formativa ordinamentale e alle attività che ne assicurano un incremento, nonché l’utilizzo integrale delle professionalità in servizio presso l’istituzione scolastica. I docenti partecipano, a tal fine, alle attività del collegio nell’ambito dell’impegno orario. ”

Dunque la professionalità di ciascuno va valorizzata all’interno dell’istituzione scolastica, in modo che ogni docente dia un apporto significativo e ne riceva gratificazione.

Ma, per fare ciò, prioritario è il discorso economico e su questo non ci sono ancora cifre.

Speciale supplenze 2018/19: novità, sanzioni, diplomati magistrale, sostegno, potenziamento

da Orizzontescuola

Speciale supplenze 2018/19: novità, sanzioni, diplomati magistrale, sostegno, potenziamento

di redazione

Pubblichiamo uno speciale dedicato alle supplenze per l’a.s. 2018/19, in cui troverete tutte le nostre schede di approfondimento, elaborate secondo quanto previsto dalla circolare n. 37856 del 28 agosto 2018 e dalla normativa vigente.

La circolare

Nella circolare vengono fornite indicazioni relative a: istituto delle delega, nomine e sanzioni, accettazioni e rinunce durante le operazioni di nomina, attribuzione supplenze ad aspiranti inseriti con riserva, supplenze brevi, nomine su posti di sostegno, domande messa a disposizione sostegno, supplenze presso i licei musicali, attribuzione degli spezzoni orario pari o inferiori a 6 ore, supplenze alla scuola primaria, supplenze al personale ATA, disposizioni comuni a docenti e ATA, supplenze su posti part-time, priorità di scelta della sede scolastica e riserva di posti.

Delega

I docenti, che non potranno recarsi di persona alle convocazioni, potranno delegare una persona di fiducia o il dirigente responsabile delle operazioni di nomina. La delega è valida sia nella fase di competenza degli Uffici territoriali che nella successiva fase di competenza dei dirigenti scolastici delle scuole di riferimento.

Nomine e sanzioni

Le nomine del personale docente avverranno in base allo scorrimento delle graduatorie ad esaurimento. Queste le sanzioni previste per il mancato perfezionamento o risoluzione anticipata del rapporto di lavoro, relativamente ad incarichi dalle GaE:

  • la rinuncia ad una proposta di assunzione o l’assenza alla convocazione comportano la perdita della possibilità di conseguire supplenze sulla base delle graduatorie ad esaurimento per il medesimo insegnamento;
  • la mancata assunzione di servizio dopo l’accettazione, avvenuta anche tramite la presentazione della delega, comporta la perdita della possibilità di conseguire supplenze, sia sulla base delle graduatorie ad esaurimento che di quelle di circolo e di istituto, per il medesimo insegnamento;
  • l’abbandono del servizio comporta la perdita della possibilità di conseguire supplenze, sia sulla base della graduatoria ad esaurimento che di quelle di circolo e di istituto, per tutte le graduatorie di insegnamento.

Per le sanzioni relative a supplenze dalle graduatorie di istituto vedasi sempre articolo 8 del DM 131/07.

Qui puoi approfondire le sanzioni previste per la rinuncia o l’assenza alla convocazione, la mancata assunzione di servizio e l’abbandono del medesimo non solo relative alle GaE ma anche alle graduatorie di istituto.

Abolizione divieto supplenze a personale con oltre 36 mesi di servizio

Una delle principali novità della circolare sulle supplenze riguarda l’abolizione del divieto di assegnare supplenze su posti vacanti e disponibili a personale docente e ATA con più di 36 mesi di servizio su tali tipologie di posto. Approfondisci

Tutte le novità

Contratti sino ad avente titolo

La circolare ricorda una delle novità introdotte dal CCNL 2016-18, riguardante i contratti a tempo determinato e secondo cui i contratti devono recare in ogni caso la data di fine della supplenza. Approfondisci

Graduatorie di assunzione e differenza supplenza annuale e sino al termine delle attività didattiche

Quali le graduatorie di assunzione? Che differenza c’è tra supplenza annuale e sino al termine delle attività didattiche?  Continua

Supplenze, 60.000 su sostegno. Quali al 31 agosto e quali al 30 giugno

Supplenze sostegno

Le supplenze su sostegno vengono attribuite nel seguente ordine:

  1. docenti specializzati degli elenchi delle GaE;
  2. docenti specializzati degli elenchi delle graduatorie di istituto della scuola in cui si verifica la disponibilità;
  3. docenti specializzati degli elenchi delle graduatorie di istituto delle scuole viciniori;
  4. docenti specializzati da domanda di messa a disposizione;
  5. docenti non specializzati delle graduatorie di istituto.

Approfondisci

Scorrimento incrociato delle graduatorie per l’attribuzione di supplenze su sostegno a docenti senza titolo

Nel caso in cui la supplenza su sostegno non possa essere attribuita a docenti specializzati si ricorre alle graduatorie di istituto per la nomina di insegnanti privi del titolo di specializzazione. Ecco come 

Supplenze diplomati magistrale e ITP

Per i diplomati magistrali in GaE con riserva o già assunti in ruolo sono previste apposite disposizioni, volte a garantire la continuità didattica e derivanti dal decreto dignità.

Quanto agli ITP, la circolare Miur fornisce indicazioni su chi può essere inserito in II fascia delle GI e chi no.

Approfondisci

Spezzoni orario pari o inferiori a 6 ore

La circolare dedica un apposito paragrafo all’assegnazione degli spezzoni orario pari o inferiori a 6 ore. Continua

Supplenze brevi

Vediamo come sono disciplinate le supplenze per il primo giorno di assenza, le supplenze sino a 10 giorni e quelle su posto di potenziamento.

Approfondisci – Supplenze diplomati magistrale, salvi anche i contratti fino al 30 giugno 2019

Supplenze da MAD

Eventuali contratti stipulati a partire da domande di messa a disposizione sono soggetti agli stessi criteri e vincoli del regolamento delle supplenze.

ATA

Sostituzione DSGA

Supplenze 2018/19, circolare Miur. Accettare o rinunciare alla proposta, messa a disposizione, sanzioni, priorità legge 104

Supplenze, iniziano le chiamate fino ad avente diritto

da Orizzontescuola

Supplenze, iniziano le chiamate fino ad avente diritto

di redazione

Nonostante il contratto dica il contrario e il Miur lo abbia messo nero su bianco nella annuale circolare sulle supplenze, anche quest’anno l’anno scolastico rischia di iniziare con i contratti “fino ad avente diritto”.

Graduatorie di istituto non pronte

Le graduatorie di istituto di I fascia per i docenti, ripubblicate per l’a.s. 2018/19, non sono ancora pronte. Dovrebbero esserlo dalla prossima settimana. Nel frattempo le scuole non vogliono farsi trovare impreparate e – ci raccontano alcuni docenti – sono arrivate le prime telefonate per la proposta di contratti di supplenza fino ad avente diritto.

In molti casi neanche l’Ufficio Scolastico provinciale ha ancora terminato le operazioni di propria competenza. Ma le lezioni inizieranno il 5 settembre A Bolzano, il 10 in Abruzzo e Basilicata ma anche nelle scuole di altre regioni che hanno anticipato di qualche giorno l’avvio rispetto alla data indicata dalla Regione.

E così i Dirigenti scolastici vogliono presentare ai docenti e alla comunità tutta una scuola funzionante, che abbia almeno i docenti in cattedra dal primo giorno di scuola

Eliminati i contratti fino all’avente diritto

L’articolo 41, comma 1, del Contratto, richiamato dalla circolare, così dispone: I contratti a tempo determinato del personale docente, educativo ed ATA devono recare in ogni caso il termine […]

I contratti a tempo determinato del personale della scuola, dunque, non possono più essere “sino ad avente titolo”, ma   devono recare il termine , ossia la fine della supplenza. Ciò anche quando si è in attesa della pubblicazione di nuove graduatorie.

Semmai possiamo parlare di contratti temporanei, che saranno risolti non appena individuato “l’avente titolo”

Regionalizzazione del sistema scolastico: lo prevede la Costituzione

da La Tecnica della Scuola

Regionalizzazione del sistema scolastico: lo prevede la Costituzione

Nuovo anno scolastico 2018/19, si parte con 100mila posti vacanti e tre concorsi da fare

da La Tecnica della Scuola

Nuovo anno scolastico 2018/19, si parte con 100mila posti vacanti e tre concorsi da fare

Il Consiglio di Stato “boccia” il concorso per docenti abilitati

da La Tecnica della Scuola

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Al via le iscrizioni per studiare all’estero con Intercultura: 2.200 posti in 65 paesi, 1.500 le borse di studio

da Tuttoscuola

Al via le iscrizioni per studiare all’estero con Intercultura: 2.200 posti in 65 paesi, 1.500 le borse di studio

Aprono da oggi, 1 settembre, le iscrizioni al concorso di Intercultura. Accedendo al sito www.intercultura.it è possibile iscriversi fino al 10 novembre 2018  al nuovo bando 2019-20 per trascorrere un intero anno scolastico, un semestre, un trimestre, un bimestre o 4 settimane estive in uno dei 65 Paesi di tutto il mondo dove la Onlus promuove i suoi programmi. Più di 2.200 i posti disponibili e 1.500 le borse di studio, tra quelle sponsorizzate e quelle messe a disposizione da Intercultura. Il bando è rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004.

Le 1.500 borse di studio parziali o totali, di cui circa la metà provengono dall’apposito fondo di Intercultura, consentono la partecipazione ai programmi da parte degli studenti più meritevoli e bisognosi di sostegno economico (si va dalle borse totali che coprono il 100% della quota di partecipazione, a quelle parziali che coprono una percentuale variabile tra il 20% e l’80% della stessa). Le altre centinaia, tra borse di studio totali e contributi sponsorizzati, saranno messe a disposizione grazie alla collaborazione tra la Fondazione Intercultura e diverse aziende, banche, fondazioni ed enti locali. L’elenco verrà  continuamente aggiornato sul sito alla pagina http://www.intercultura.it/borse-di-studio-offerte-da-sponsor

Il RICONOSCIMENTO DEL PERIODO TRASCORSO ALL’ESTERO E L’ALTERNANZA SCUOLA E LAVORO: per gli studenti che frequentano all’estero l’intero anno scolastico, la normativa scolastica italiana riconosce la possibilità di accedere alla classe successiva senza ripetere l’anno. Il Ministero dell’Istruzione ha chiarito (nota 843/2013) che le esperienze di studio all’estero sono “parte integrante dei percorsi di formazione e di istruzione” e che sono “valide per la riammissione nell’istituto di provenienza”. (www.intercultura.it/normativa).

Inoltre, le esperienze di studio all’estero sono equiparate ai progetti di Alternanza Scuola Lavoro: per riconoscerle contano le competenze acquisite e il parere del Consiglio di Classe. Il 28 marzo 2017 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha pubblicato la Nota MIUR prot. 3355 ​​con alcuni importanti chiarimenti sull’Alternanza Scuola Lavoro. In particolare, al punto 7 il MIUR si esprime sull’Alternanza Scuola Lavoro per “gli studenti che partecipano a esperienze di studio o formazione all’estero”. (http://www.intercultura.it/studenti/faq/).

La novità che va ad aggiungersi quest’anno alla proposta di Intercultura è che, al fine di fornire alla scuola gli elementi per valutare l’intero percorso seguito dallo studente, l’associazione fornirà al termine di ogni fase del programma la certificazione delle competenze acquisite (https://www.intercultura.it/studenti/fasi-del-programma/) calcolate in: 30 ore per aver partecipato alle selezioni; 40 ore per la formazione prepartenza che i volontari forniscono a tutti i vincitori del concorso di Intercultura; fino a 80 ore per il soggiorno all’estero e fino a 15 ore per la formazione al rientro.

La marcia in più nella vita e nel lavoro, a partire dalla maturità: gli ex partecipanti di Intercultura quest’anno hanno ricevuto un voto tra 90 e 100 per il 47,3% (tra questi il 25,1% 100 o 100 e lode)

I benefici e le competenze che si acquisiscono attraverso i programmi di mobilità individuale sono sempre più conosciuti e riconosciuti tra gli studenti e le famiglie italiane, tanto da spingere lo scorso anno oltre 7.000 adolescenti a partecipare il concorso.

Il risultato è già evidente dagli ottimi voti ottenuti dai ragazzi che hanno trascorso un periodo all’estero  con Intercultura e che hanno da poco sostenuto l’esame di maturità. Sui 370 ragazzi che hanno risposto a un breve questionario – quindi un gruppo non rappresentativo, ma solo indicativo del totale dei maturandi ex partecipanti di Intercultura, più di uno su quattro (il 25,1%) ha ottenuto 100 e 100 e lode e il 22,2% ha ricevuto un voto tra il 90 e il 99. Un grande risultato (in totale il 47,3% ha ricevuto un voto superiore al 90), visto che, secondo i primi risultati dalle rilevazioni effettuate dal MIUR chi quest’anno ha ottenuto 100 e lode è stato l’1,3% dei maturandi; il 5,7% ha ottenuto voto 100 e le ragazze e i ragazzi con un voto fra 91 e 99 sono stati il 9% per un totale pari al 16%.

Tra i benefici più immediati e riscontrabili del periodo trascorso all’estero, naturalmente, c’è il miglioramento della conoscenza della lingua straniera (63%) come testimonia Alessandro, un anno in Honduras dove le scuole sono spesso bilingue: “In inglese ho trovato notevoli differenze rispetto i miei compagni!”. Tuttavia il miglioramento del rendimento scolastico, secondo il 18,9%, è trasversale su tutte le materie: Irene, un anno in Thailandia, spiega ad esempio “Ho notato una maggiore facilità nel memorizzare le informazioni da studiare rispetto ai miei compagni, probabilmente grazie al fatto di aver imparato una lingua come il thai in un anno.”. Si migliora  in particolare nelle materie umanistiche (25,1%), perché si è stati a confronto con una cultura diversa, aprendo così la propria mente, e quelle scientifiche (12,4%) grazie alla possibilità avuta di frequentare sistemi scolastici dove l’insegnamento di tali discipline è ad alti livelli.

Un dato molto incoraggiante è il numero di studenti (42,2%) che, al rientro dall’esperienza di mobilità all’estero, non ha trovato difficoltà nel reinserimento a scuola e nella valutazione dell’esperienza fatta, segno che la scuola italiana si sta finalmente orientando verso una comprensione dell’utilità di esperienze internazionali. All’opposto, la temuta eventualità, paventata più dagli insegnanti che dai ragazzi stessi, di non essere in grado di stare al passo con il programma, emerge essere l’ultima delle difficoltà, indicata dal 20,8% dei rispondenti, come, effettivamente, dimostrano i risultati ottenuti all’esame di maturità. Lo può testimoniare Penelope, che ha ottenuto il massimo dei voti alla maturità, e che si è trovata nella situazione più difficile, ovvero tornare a scuola a gennaio dopo aver trascorso un semestre all’estero (in Argentina nel suo caso) quando l’anno scolastico è nel pieno svolgimento: “L’esperienza mi ha aiutata ad affrontare le prove di verifica durante l’anno e lo stesso esame di maturità con il giusto peso, senza ansie eccessive”.

Al di là del programma prettamente scolastico, quali sono state effettivamente le competenze sviluppate che questi adolescenti si giocheranno nel proprio curriculum lavorativo e personale nel corso della loro vita? Innanzi tutto una maggiore indipendenza (88,9%), alla faccia di chi vuole etichettare a tutti i costi come eterni “bamboccioni” questa generazione di globetrotter, e una maggiore capacità di affrontare imprevisti e situazioni diverse da quelle conosciute (86,2%), che altro non è che il modo migliore per perpetuare il Made in Italy nel mondo, ovvero l’affermazione dell’originalità e della fantasia italiane. Seguono: uno spiccato pensiero critico (78,9%) sviluppato grazie all’impostazione di molti sistemi scolastici esteri che danno maggiore opportunità agli studenti di esprimere il proprio giudizio, e la tanto richiesta capacità di problem solving (63,8%). Il cambiamento nella persona è totale: ci si sente più maturi e cittadini responsabili, con un ruolo nella società in cui si vive, come scrive Francesca, un anno trascorso nelle Filippine: “Ho notato di aver sviluppato una maturità ancora piuttosto acerba nei miei coetanei e non posso che attribuirlo all’esperienza all’estero. Ogni giorno mi accorgo che nelle decisioni e nelle osservazioni di tutti i giorni sono influenzata dalla vita che ho avuto all’estero e mi ritengo fortunata nel poter vedere la realtà che mi circonda attraverso un caleidoscopio di punti di vista che altresì non avrei potuto concepire.

Tra i dati più positivi è l’incremento della percentuale dei professori che apprezza pienamente l’esperienza all’estero vissuta dal proprio studente: 27,6% (e il 45,7% in parte). Che cosa giudicano positivamente in particolare i docenti? Al di là della conoscenza delle lingue  (61,4%), è interessante constatare che viene notata soprattutto la maggiore capacità di partecipare attivamente alle lezioni (52,4%): questo perché molti partecipanti ai programmi si rendono conto solo una volta all’estero che il diritto allo studio non è così scontato come hanno sempre creduto e sviluppano un maggiore rispetto verso l’istituzione scolastica. Seguono: il livello di preparazione complessiva (35,9%) che evidentemente non ha subìto ripercussioni negative dal periodo trascorso in  una scuola dove vengono insegnate materie e programmi diversi, e la velocità nell’apprendimento (33,5%) che permette agli studenti di rimettersi alla pari dei propri compagni nel corso dell’estate, una volta rientrati in Italia. Insomma, anche se i professori ancora hanno difficoltà a comprendere nel concreto che cosa i loro studenti abbiano appreso e sviluppato all’estero, alla fine, come spiega Enrica, un anno in Repubblica Ceca: “Hanno avuto particolare apprezzamento della maturità acquisita durante il soggiorno all’estero, della consapevolezza didattica, della capacità di reintegrarmi efficacemente, e della destrezza nel parlare in pubblico anche davanti ad una platea consistente”.

Archiviata la maturità, gli “ex borsisti” stanno già programmando il loro futuro: l’82,4% andrà all’università e tra questi, il 37,3% nella propria città o comunque vicino a casa, il 53,1% fuori sede e il 9,5% all’estero, in Europa (Austria, Spagna, Svizzera, Ungheria, Olanda, Regno Unito…), spesso tornando nella stessa città dove hanno trascorso il loro anno all’estero da adolescenti.