Ignorando Indicazioni e programmi vari

2018/19. Ignorando Indicazioni e programmi vari.

Cosa studiare per rispondere ai nostri alunni

di Gabriele Boselli

Dalla scuola dell’infanzia alla secondaria superiore alcuni alunni pongono ogni anno, insieme a quelle perenni, anche domande nuove. Gli insegnanti sanno che non basta essere aggiornati su programmi ufficiali in costante ritardo di una cinquantina d’anni sul progresso delle conoscenze o comunque espressioni della sottocultura trasteverina del momento. Da sempre non aspettandosi alcun cenno intelligente da Roma, studiano per conto proprio.

Il nostro insegnare, se autentico, è il modo in cui il tesoro della conoscenza nel suo intero e nel suo perenne rinnovarsi si manifesta attraverso di noi. Un tesoro in evoluzione che le varie Indicazioni o i programmi ministeriali non sono mai riuscite a neutralizzare, pur producendo sterminati ammassi di luoghi comuni e pratiche di parcellizzazione.

I docenti, gli ispettori e i dirigenti intellettualmente autonomi sanno che insegnare è tramandare dando nel contempo vita all’inedito e che comunicare (non somministrare!) in modo ampio la parte è insegnare un tutto che comprenda il Novum, così come oggi è visto e come esce costantemente rinnovato dallo sguardo dei ricercatori e degli studiosi. Soprattutto è necessario rinnovare l’intelligenza dell’ insieme; ciascuno conosce nel dettaglio solo qualche disciplina ma è essenziale sia dal punto di vista scientifico che pedagogico che i nessi e le dinamiche per cui i saperi si connettono e si sviluppano siano presenti nel pensiero e nell’insegnamento di tutti.

Diversi nodi concettuali hanno recentemente conosciuto evoluzioni di grande portata per tutte le discipline. Eccone alcuni da studiare quest’anno (gli alunni non smartdipendenti potrebbero chiedercene), indipendentemente dalle materie il cui insegnamento ci è stato affidato. Per farlo bene occorrerà allontanarsi dai dispositivi del pensiero seriale come le Indicazioni, i POF/PTOF,  le programmazioni e tutte le altre epifanie del Banale.

Post umano      I ragazzi sentono parlare sempre più spesso di emergenza di una figura umana se non differente certo diversa nelle sue facoltà e nella sua struttura intenzionale da quella vissuta e studiata da tremila anni a questa parte: il Post-umano. Certo, la domanda “chi è l’uomo” va ulteriormente riformulata per effetto della globalizzazione, dell’informatizzazione e in particolare per gli sviluppi delle scienze e delle tecnologie; in particolare, appaiono sempre più rilevanti le modifiche della base fisica (DNA, RNA, farmaci).  Non “chi è l’uomo?” è ormai la questione, ma chi o che stia diventando, come si evolvano, attraverso i vari tipi di consumo protesico e reintegrazione continua ad alta intensità, le sue strutture di pensiero, il modo di sentire e di agire. Idem per “chi è il bambino?” o l’anziano o qualsiasi classe di età e di condizione. Tra i docenti della scuola italiana il tema è oggetto di progressiva consapevolezza e si sta operando per trasmettere ai giovani la fondazione di identità e di luce della tradizione culturale e scientifica dell’Occidente ma anche per prepararli alle mutazioni necessarie ed eticamente augurabili. Nonché a resistere a quelle non raccomandabili.

Lettura: A. Melucci Ri-pensare l’educazione negli scenari del post-umano in Encyclopaideia n. 46 2016 Unibo

Postverità   Di solito s’intende con questo termine una massa informativa reality free prescindente da pregnanti vincoli con quanto effettivamente sperimentabile. Post-verità è il non riconoscere alcun limite all’immaginazione strumentale e non, a volte puramente irrazionale. Post-verità sono le bufale che viaggiano negli scassati vagoni ideologici ministeriali e in gran parte dei social media o –mutando campo e portata- le notizie da propaganda fatte girare nelle presidenziali americane o anche certi articoli “scientifici” licenziati da referents distratti su riviste altrimenti autorevoli.  Postverità è il particolare insignificante presentato come indicativo di quel che vale a disegnare un quadro e a intervenirvi. Il vero –scriveva Hegel e approfondiva Gentile- è l’Intero. Oggi la cultura di massa, non senza contributi di parti della scuola superiore e soprattutto dell’università, tende a propagare un sapere settoriale, specialistico. L’alta Amministrazione negli ultimi trent’anni ha sempre teso a chiudere chi insegna e studia in cortili murati e controllabili, senza aperture agli altri saperi, al trascendentale e al trascendente. Non c’è mai riuscita ma continuerà a riprovarci.

Secoli e secoli di eventi e interpretazioni interconnesse insieme a un forte orientamento al futuro riescono per fortuna nella  maggior parte del mondo reale dell’istruzione a costituire un fondamento e una forza imprescindibili, una terraferma garantita dalla sedimentazione in serietà e in dinamica degli atti ermeneutici. Gli eventi oscillano; le tradizioni interpretative sono apparati di dinamica stabilizzazione nella rappresentazione degli eventi. Si spengono un poco, si mescolano con altre, senza mai finire, dando luogo a nuovi nuclei di cultura e di scienza. Fanno controvertibile e provvisoria verità ma “verità”.

Lettura. A. Boselli  Dewey e l’età dei post  in Edscuola, Gennaio 2017

Ipermigrazioni     Il rilevantissimo tema è affrontato in molti documenti anche ufficiali ma solitamente in modo ingessato e tanto ossessionato dal politically correct da finire con l’esaurirsi in predicozzi di parrochietta. Non si tratta solo di emigrazioni, di trasferimenti programmati e controllati verso territori bisognosi di manodopera. Gli attuali processi migratori non sono sistemici ma ipersistemici e il fenomeno che abbiamo di fronte è costituito da qualcosa di diverso: spostamenti caotici di grandi masse di persone da un punto all’altro del globo con induzione di nuovi tipi di incontro/conflitto culturale e sociale e da forti mutazioni del paesaggio antropico e materiale.

Importanti, anche se in gran parte sotto questo profilo positivi, ne sono i riflessi sul piano della cultura e della scienza. Anche se ancora la struttura del pensiero e del sentire occidentali appare prevalente, sempre più entreranno nelle linee fondazionali del discorso e del reale le sintassi (e i valori veicolati) di lingue che sono state parlate e soprattutto scritte in una pluralità di sintagmi che, non controllati, potrebbero accendere conflitti non solo teorici. Queste interazioni, comprendenti anche sintassi “aliene” e “processate” secondo tecnologie sempre più potenti, trasformeranno le visioni religiose, scientifiche, etiche, estetiche, pedagogiche dell’uomo d’Occidente. Le stesse scienze che riteniamo universali sono comunque pensate nel quadro della cultura occidentale, articolate nelle sue lingue, generate nel grembo dell’intera sua storia, intenzionate a ulteriorità secondo uno spettro intenzionale storicamente determinato. Non sarà più così.

Lettura: un testo di vent’anni fa ma più nuovo di tutti. Nel tempo della pluralità a cura di D. Demetrio, La Nuova Italia, 1997

Gli insegnanti di tutte le discipline avranno anche altro di importante da studiare. Idee come quelle di singolarità, termine sempre più ricorrente, oltre che in filosofia, in vari rami del sapere: dalla matematica alla fisica astronomica alla pedagogia, scienza quest’ultima doppiamente faticosa poiché richiede di conoscere sia l‘oggetto che i soggetti della ricerca e dell’apprendimento. Oppure l’idea di ipersistema, gli sviluppi della matematica, della fisica, della biologia…..  C’è tanto da studiare, per fortuna.

Ritiro della circolare sui vaccini

Richiesta congiunta ANP e SIP del ritiro della circolare sui vaccini

Il Presidente dell’ANP (associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola) Antonello Giannelli, ed il presidente della SIP (società italiana di pediatria) Alberto Villani, dichiarano il loro apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal Parlamento nei confronti delle richieste presentate ieri, 4 settembre, nel corso dell’audizione nell’ambito dell’esame del ddl C. 1117 Governo.

L’emendamento Baldino-Bompane, infatti, che sopprime all’articolo 6 del decreto milleproroghe il comma 3-octie, recepisce le richieste più volte reiterate da ANP e SIP.

“Siamo soddisfatti per la soppressione del comma 3-octie dell’articolo 6” dice Giannelli. “A questo punto, per evitare che si generino ulteriori equivoci, riteniamo che sarebbe opportuno il ritiro della circolare a firma congiunta dei ministri della salute e dell’istruzione, che prevede l’uso dell’autocertificazione per le vaccinazioni obbligatorie”.

“Condivido la soddisfazione per l’emendamento presentato dopo la nostra audizione” precisa Alberto Villani “ma, come più volte ripetuto, i certificati medici e sanitari non possono essere sostituiti da altro documento, quindi il ritiro della circolare metterebbe fine alla confusione generata in queste settimane.”

Pertanto, considerando l’inammissibilità dell’autocertificazione, la confusione generata dalla circolare che si pone in contrasto con la normativa vigente e con l’emendamento Baldino-Bompane, l’ANP e la SIP, esprimendo il loro apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal Parlamento, chiedono al ministro Bussetti ed alla ministro Grillo il ritiro della circolare.

Come l’orecchio emette suoni

Come l’orecchio emette suoni
di Paolo Manzelli egocreanet2016@gmail.com


La coclea dei mammiferi raggiunge la sua notevole sensibilità, e selettività di frequenza nello intervallo di udibilita’ appropriato a ciascuna specie attraverso un sistema di amplificazione selettiva del suono chiamato “amplificatore cocleare”, (AC) il quale utilizza energia per amplificare la azione inversa della membrana basilare (BM) ad emettere vibrazioni emesse attivamente dalla cloclea . Si ritiene che il confronto tra la emissione interne ed esterna del suono serva a selezionare per risonanza le vibrazioni che si trasformano in impulsi neuronali in modo estremamente preciso non solo nelle frequenze ed intensita’ ma anche nel timbro e tonalita’ elaborabili e memorizzabili dal cervello.

La risonanza tra le vibrazioni esterne ed interne viene attuata per tramite la azione delle cellule ciliate sia esterne che interne le quali registrano l’amplificazione cocleare . Nel caso che tali ciglia cocleari subiscano difetti o rotture si verificano disturbi uditivi nell’uomo detti acufeni (in latino :tinnitus) ed altre distorsioni della attivita’ di propagazione delle emissioni oto-visuo-acustiche. (1)

 

I recenti esperimenti condotti da Tianying Ren, del centro di ricerche audiologiche dell’Università dell’Oregon, registrano con precisione l’emissione attiva di suoni da parte della coclea.

Nei suoi esperimenti Ren ha adoperato un’interferometro a scansione laser, che gli ha consentito di rilevare che le onde di propagazione emesse dalla coclea risultavano essere immediatamente “anticipative” (anterograde) al suono proveniente dall’ esterno e non retrograde (come se fossero un eco) nella modalita in cui ancora si pensa nel quadro di un obsoleto modello “meccanico” della Scienza. Infatti Ren ha registrato come le onde sonore sono emesse attivamente dalla cloclea subito dopo il segnale che riconnette il suono con la visione oculare , cosi che ha rilevato che la emissione del suono della cloclea si propaga anticipatamente attraverso i fluidi cocleari cosi che la Staffa vibra ancor prima della membrana basale, mostrando inequivocabilmente l’origine ed il ruolo di risonanza selettiva delle onde generate dall’orecchio

 

Questo dato sulla interattivita’ della selezione acustica scientificamente provato e noto da molti anni cozza evidentemente con la concezione “meccanica” della scienza che considera passiva ogni ricezione sensoriale. Diversamente oggi sappiamo che il riconoscimento e l’apprendimento dei suoni, dei rumori ed anche dei linguaggi, della musica e del canto , si basa su un processo di sviluppo cerebrale bioquantico, probabilmente attuato per “tentativo ed errore”, il quale sfruttando le memorie genetiche della specie , costruisce per apprendimento cerebrale il repertorio evolutivo di sensibilita’ e conoscenze che infine consente di ampliare livelli di coscienza non ordinari in modo da rendere piu’ evolute le normali prestazioni cognitivo-uditive propri di ciascuna specie vivente.

 

Questa nota su come <l’ orecchio emetta suoni> , fa parte integrante del Dialogo in sviluppo nel Cluster Egocreanet sul “Tema delle connessioni evolutive tra Mente e Cervello “.

Nel prossimo Brainstorming su la Mente Quantica, che si terra presso il “ Burgarella Quantum Healing Org”. il 15/16 sett/2018 , mettero l’ accento sul fatto che la recente conferma sulla emissione attiva di suoni della cloclea costituisce un’ulteriore riprova -anche se indiretta- della validità di teorie della mente quantica basate sull’auto-selezione cerebrale della informazione epigenetica (derivante dal cambiamento ambientale) e delle sue relazioni interattive con la modulazione genica dell’ DNA. (3)

 

Infine accentuero’ l’attenzione sulle potenzialita della modulazione della percezione uditiva che nell’ assumere un carattere terapeutico capace di implementare la prevenzione e la cura della salute e infine di migliorare l’ invecchiamento attivo dell’ uomo e della donna. . (4)

 

Biblio on line:

(1) – Relazione Occhio Orecchio : https://www.amplifon.com/web/it/-/nistagmo-vestibolare-quando-occhio-ed-orecchio-sono-in-relazione

(2)-Tianying Ren, Reverse propagation of sound in the gerbil cochlea.

Nature Neuroscience, Vol 7, No 4, 333-334, 2004.).e mail: <rent@ohsu.edu>

(l’Oregon Hearing Research Center :

https://www.ohsu.edu/xd/health/services/ent/research/oregon-hearing-research-center/faculty-research/tianying-ren.cfm

(3) – https://burgarellaquantumhealing.org/

(4)- https://dabpensiero.wordpress.com/2017/10/15/morfogenesi-e-quantum-dna-laser-antenna/

(5) – https://www.facebook.com/eventiolisticiegocreanet/?ref=br_rs

Costruttori di carrozzine e ausili

Disabili.com del 05-09-2018

Costruttori di carrozzine e ausili: perche’ non chiedete consiglio a noi disabili?

La sorella di un uomo con disabilità propone ai costruttori di carrozzine di confrontarsi di più con gli utenti, per arrivare a prodotti più performanti.

Nel nostro sito parliamo spesso delle novità anche tecnologiche e degli ultimi modelli di prodotti e ausili che il mercato propone per le persone con disabilità. E’ importante però anche dare voce a chi sta dall’altra parte, ovvero a chi questi ausili li utilizza. Dunque: sono efficienti al loro massimo possibile? In particolare, per quanto riguarda le sedie a rotelle: quali sono ancora i limiti che si riscontrano nei modelli attualmente in commercio? Quali sono le esigenze d’uso cui ancora vengono date poche risposte? Come si potrebbero migliorare per garantire performance ancora migliori?

Lanciamo queste domande a tutti coloro che ci leggono (tanto utenti quanto produttori), pubblicando la lettera di una nostra lettrice che chiede, per il fratello con distrofia muscolare, un maggior ascolto e apertura al confronto da parte delle aziende produttrici di carrozzine, offrendosi per consigli e test sul campo. Qui la lettera:

Buonasera, vorrei sapere dove posso rivolgermi per personalizzare una sedia a rotelle.
Mio fratello affetto da Distrofia Muscolare non può utilizzare in modo ottimale le classiche sedie a rotelle, perché lo bloccano completamente. Faccio degli esempi:
– Le grandi ruote e i copri ruota non consentono il passaggio ad altro ausilio o divano o letto o bagno..o auto etc…
– Il poggiapiedi blocca il minimo movimento delle gambe e piedi, ETC

Mi chiedo: nessun ingegnere o azienda o tecnico ha pensato che chi è affetto da distrofia muscolare che non sia Duchenne abbia necessità di una sedia diversa? Scriviamo a voi disabili.com perché potete comprendere meglio le necessità e forse aprire canali chiusi ..perchè si può fare molto per alleviare i disagi.
Chi progetta ausili per disabili dovrebbe interpellare diversi soggetti portatori di handicap motori, per comprendere meglio cosa progettare.
Da tanti anni le sedie sono cambiate solo per design più gradevoli, ma non per migliorare l’utilizzo… o si dedicano a migliorare quelle elettriche…ma c’è anche chi non ha bisogno di essere tanto immobilizzato e allora rendiamo la vita più agevole.

Spero di essere contattata al più presto e che mio fratello possa essere un tester perché combatte e ha molto coraggio e nonostante i suoi 59 annl e l’aggravamento della sua patologia… potrebbe sicuramente dare molte informazioni utili a chi progetta ed eventualmente alla sanità per tutte le approvazioni del caso.
E chissà anche ad altre persone con patologie simili…

Avrei molto altro da dire, ma per ora resto fiduciosa in un vostro cortese riscontro.
Ringrazio anticipatamente.
M.Teresa Calvanese

Certi che il confronto che potrebbe innescarsi non potrebbe che essere fruttuoso per ambo le parti, restiamo naturalmente a disposizione per raccogliere suggerimenti e aperture da ambo le parti!

Autismo, verso le linee guida

Redattore Sociale del 05-09-2018

Autismo, verso le linee guida. Parole d’ordine: rigore, evidenza, rete

L’ISS coordinerà l’elaborazione di due distinte linee guida, una per i bambini e gli adolescenti e una per gli adulti. Saranno pronte in un anno e mezzo. Insediati i “panel” di esperti indipendenti, ciascuno composto da 14 esperti e due membri “laici”.

ROMA. Rigore, evidenza scientifica e reti sociosanitarie: sono i tre pilastri su cui si fonderanno le Linee guida dell’ISS per il disturbo dello spettro autistico. Linee che vedranno la luce, a quanto pare, entro un anno e mezzo. L’Istituto fa infatti sapere che si sono appena insediati due “panel” di esperti indipendenti deputati alla formulazione dei quesiti clinici, delle raccomandazioni e dei relativi indicatori per la pratica clinica e organizzativa. I due gruppi saranno dedicati, rispettivamente, alle Linee guida per bambini e adolescenti e a quelle per gli adulti. Per ogni Panel sono stati selezionati 14 esperti con chiara e documentata esperienza (non meno di 5 anni) nel campo della diagnosi e trattamento dello spettro autistico presso enti/aziende sanitarie appartenenti al servizio sanitario nazionale o ad esso accreditate e 2 membri laici, che possono essere genitori di persone con disturbo dello spettro autistico o persone nello spettro.

Obiettivi. Formulare diagnosi accurate nei bambini e negli adulti, riconoscere i casi e indirizzarli al trattamento, indicare terapie personalizzate a seconda delle caratteristiche individuali della persona, creare una rete di sostegno e assistenza, favorire l’interazione tra medico, paziente e familiari, rendere omogenea tra le regioni la qualità delle cure. Questi gli obiettivi principali delle nuove Linee Guida sul disturbo dello spettro autistico che saranno redatte dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso il Sistema Nazionale delle Linee Guida.

Autismo e adulti. Le principali novità riguarderanno l’introduzione del tema della diagnosi e l’estensione delle raccomandazioni all’età adulta. Le raccomandazioni saranno rese pubbliche non appena formulate dal panel, insieme alle evidenze scientifiche prodotte dai centri di revisione sistematica su un sito web dedicato, liberamente accessibile e consultabile. La prima raccomandazione è attesa entro la fine dell’anno.

Evidenza, rigore, eccellenza. “Evidenza scientifica e rigore metodologico guideranno lo sviluppo delle nuove Linee Guida dell’Istituto – afferma Maria Luisa Scattoni, coordinatrice del Comitato Tecnico-Scientifico – Nel documento, che mira a definire le strategie diagnostico terapeutiche raccomandate per la diagnosi e il trattamento del disturbo dello spettro autistico, sono previste per la prima volta raccomandazioni anche per gli adulti. Le Linee Guida, che contiamo di completare entro un anno e mezzo, verranno elaborate attraverso un metodo scientifico rigoroso e trasparente adottato dalle più autorevoli agenzie di salute internazionali”. Si punta a eccellenza clinica, qualità e sicurezza delle cure: “Adottiamo i migliori standard metodologici per la creazione di Linee Guida su un argomento di alta complessità e impatto sociale – dice Primiamo Iannone direttore del Centro – Confidiamo perciò nella credibilità e autorevolezza delle raccomandazioni prodotte”.

Uniformità di cure e assistenza. Per quanto riguarda gli adulti, tra gli obiettivi, anche quello dell’uniformità delle cure e dell’assistenza. “Le Linee Guida – dice Corrado Barbui, coordinatore delle LG per gli adulti – sono rivolte a tutti gli operatori sanitari, con l’obiettivo di migliorare il riconoscimento dei casi di disturbo dello spettro autistico negli adulti e offrire indirizzi per uniformare l’offerta dei servizi erogati sul territorio nazionale e migliorarne la qualità”.

Tempestività. Le nuove Linee Guida, insisteranno sulla tempestività del trattamento e dovranno tenere conto della complessità del disturbo e dell’importanza dell’interazione con la famiglia considerandola parte integrante del percorso di cura: “Un percorso diagnostico deve essere effettuato nell’ottica di un’immediata presa in carico – dice Holger Schunemann, coordinatore ed esperto metodologo per le due LG – scopo finale della linea guida è quello di supportare i professionisti sanitari nella definizione del percorso diagnostico terapeutico più appropriato, condividendo tale scelta con le persone nello spettro e i loro familiari/caregivers”.

La rete di professionisti. Queste Linee Guida vogliono completare, arricchire e perfezionare un processo avviato nel 2011 con l’elaborazione della prima Linea Guida ISS sull’autismo ampliando il concetto di rete, fondamentale per il percorso di diagnosi e cura di questo disturbo. “Con queste nuove linee guida, dice Francesco Nardocci – coordinatore della LG per l’età evolutiva – si vuole promuovere il coinvolgimento sinergico di una rete di professionisti sanitari, educativi e dei familiari fondamentale sia per riconoscere i segnali e quindi fare la diagnosi prima dei tre anni, sia per iniziare più precocemente possibile il trattamento”.

Il gruppo di lavoro. A coordinare l’attività per la componente metodologica è stato chiamato Holger Schunemann (direttore Cochrane Canada e del Centro GRADE dell’Università McMaster, in Canada), mentre la componente scientifica è affidata a Francesco Nardocci, neuropsichiatra infantile, già presidente della Società Italiana della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) e a Corrado Barbui, psichiatra e direttore del Centro collaboratore dell’Oms per la Ricerca e la formazione in Salute mentale e la valutazione dei servizi dell’Università di Verona e del Centro Cochrane. Faranno parte del gruppo di lavoro anche due centri di eccellenza per la revisione sistematica delle evidenze scientifiche quali il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio – ASL Roma 1, e l’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri.

CONCORSO RISERVATO

CONCORSO RISERVATO, SALVE LE IMMISSIONI IN RUOLO DI AGOSTO 

“I docenti che hanno vinto il concorso riservato agli abilitati e sono stati immessi in ruolo entro il 31 agosto scorso possono stare tranquilli: se saranno accolti i ricorsi che chiedono la cancellazione della norma che preclude l’accesso al concorso ai non abilitati, non ci saranno effetti sulle immissioni in ruolo già disposte”. Così la Gilda degli Insegnanti chiarisce la situazione di incertezza che si è venuta a creare in questi giorni dopo i dubbi  sollevati dal Consiglio di Stato sulla legittimità del concorso riservato ai non abilitati.

 

La questione riguarda le disposizioni contenute nel decreto direttoriale 85/2018, che consente l’accesso al relativo concorso solo ai candidati muniti di abilitazione escludendo anche i dottori di ricerca. Tale esclusione, secondo il Consiglio di Stato, potrebbe essere incostituzionale. E per questo motivo i giudici amministrativi hanno chiesto alla Corte costituzionale di pronunciarsi.

Resta il fatto, però, che le sentenze della Corte costituzionale non si applicano ai rapporti già esauriti. E tra questi rientrano gli effetti di provvedimenti amministrativi definitivi come, per esempio, la graduatoria di merito di un concorso e gli atti di individuazione degli aventi titolo all’immissione in ruolo ai quali sia stata data attuazione.

La Consulta potrebbe decidere di accogliere il ricorso, dichiarando infondata la questione di legittimità costituzionale posta dal Consiglio di Stato, oppure accoglierlo. In quest’ultimo caso, si prospetterebbero due scenari: la Corte Costituzionale potrebbe dichiarare incostituzionali le norme del decreto nella parte in cui non consentono l’accesso solo ai concorsi ai dottori di ricerca (nel qual caso gli effetti riguarderebbero solo ed esclusivamente i dottori di ricerca); oppure potrebbe accoglierlo dichiarando incostituzionali le norme del decreto nella parte in cui non consente l’accesso ai non abilitati.

In caso di accoglimento, la Corte costituzionale emetterebbe una sentenza additiva: una pronuncia che, fatte salve le immissioni in ruolo già effettuate, determinerebbe l’obbligo, per il ministero dell’Istruzione, di indire un ulteriore concorso consentendo l’accesso anche ai dottori di ricerca o a tutti i non abilitati.

Graduatorie infinite e soluzioni tampone: così la cattedra è divenuta «chimera» per i giovani

da Il Sole 24 Ore

Graduatorie infinite e soluzioni tampone: così la cattedra è divenuta «chimera» per i giovani

di Claudio Tucci

L’ennesima “sanatoria”, che il consiglio di Stato ha rimesso alla Corte costituzionale, è contenuta nella normativa attuativa della Buona Scuola. Nel disegnare il nuovo sistema di formazione iniziale e reclutamento dei docenti italiani, gli allora governi Renzi e Gentiloni hanno previsto un regime transitorio, che passa per concorsi “agevolati” per stabilizzare i precari storici. Ma come? Dopo quasi 140mila assunzioni dal 2015 a oggi c’è ancora bisogno di selezioni riservate per immettere in ruolo supplenti di vecchia data? Purtroppo sì. È uno dei tanti paradossi dell’istruzione di casa nostra, che non riesce a far salire in cattedra giovani laureati e a portare un pò di merito in classe.

Il decollo del sistema di reclutamento 50-50
Esplode tutto nel 1999, quando arrivano le graduatorie permanenti (con subito 270mila inserimenti) e ci si affida a un doppio canale di reclutamento (ancora oggi vigente), 50% concorsi, 50% graduatorie, e che, da allora in avanti, peraltro, ha creato enormi difficoltà ad avere tutti i docenti in cattedra a inizio lezioni. Le graduatorie, dove attingere per i contratti di supplenza, sono divise in tre fasce, le prime due dove posizionano insegnanti abilitati, la terza dove sono inseriti i laureati. Ebbene, dal 1999 e per ben 13 anni consecutivi – con il placet dei sindacati – non si bandiscono concorsi pubblici. Così si stabilizza personale solo dal canale “graduatorie”. Le graduatorie però non si svuotano mai. Ci pensano i successivi governi e le sentenze dei giudici a inserire, di volta in volta, nuovi docenti. A oggi in queste “liste” ci sono ancora oltre 80mila precari.

Il tentativo Profumo del 2012 e l’era delle selezioni per soli abilitati
Il tema è delicato. Nel 2012, Francesco Profumo, ruppe questo schema, e bandì un nuovo concorso per circa 12mila cattedre. Anche qui, il requisito era: docenti abilitati. Tocca poi alla Buona Scuola di Renzi bandire una nuova selezione: 63.712 posti, per il triennio 2016-2018. E ancora una volta, le cattedre erano riservate ai soli docenti abilitati. Da Mariastella Gelmini in poi si cambiano percorsi abilitanti, ne debuttano di nuovi, con l’unico risultato di creare nuove sacche di precariato. Nel frattempo, le supplenze non diminuiscono, e pure quest’anno ce ne saranno 80/90mila. Anche perché molte classi di concorso, quasi interamente al Nord, esauriscono precari in lista.

Quando giovani laureati in cattedra?
Ecco allora che con la Buona Scuola, oltre al concorsone, si delinea un nuovo percorso per “ringiovanire” la casse docente, confermando, tuttavia, un periodo transitorio per stabilizzare i precari abilitati e chi insegna da oltre tre anni, ma non ha l’abilitazione. Prima del decollo ufficiale del Fit, il nuovo percorso di formazione iniziale e inserimento dei docenti laureati. Una stima fatta dal Miur, lo scorso anno, indicata che una prima percentuale di Fit (giovani laureati), circa il 10%, riuscirà a salire in cattedra solo entro il 2021/2022. Per numeri più consistenti bisognerà attendere almeno il 2024/2026.
Ora il neo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, deve decidere (e in fretta prima che lo faccia la Consulta) che fine far fare a questo periodo transitorio. Ma, nel frattempo, già ha messo in cantiere l’ennesimo concorso straordinario riservato alle maestre non laureate (la grana scoppiata in questi mesi).

La situazione prodotta in questi 20 anni fa rabbrividire tra stratificazioni normative, graduatorie infinite, soluzioni tampone, e legittime aspettative degli stessi precari storici. Un risultato tutto questo lo ha prodotto: l’età media dei docenti italiani è arrivata a 51,2 anni. Non male per un paese che dice (a parole) di voler valorizzare giovani e merito.

I presidi insistono: no allo slittamento degli obblighi vaccinali

da Il Sole 24 Ore

I presidi insistono: no allo slittamento degli obblighi vaccinali

di Cl. T.

«Eliminare il comma 3-octies dell’articolo 6, che prevede il rinvio di un anno dell’obbligo di presentazione della documentazione attestante le vaccinazioni previste come requisito di accesso ai servizi educativi per l’infanzia».

Audizione dell’Anp
Lo chiede l’Anp nel corso dell’audizione alla Camera sul decreto milleproroghe. Nel ribadire che la salute pubblica e l’interesse generale vengono prima del diritto all’istruzione, il numero uno dei presidi, Antonello Giannelli, ha sottolineato che la modifica della normativa vigente metterebbe a rischio la salute dei bambini che non possono sottoporsi a vaccinazione.

Il punto è dare alle scuole riferimenti normativi certi e non contraddittori. Giannelli ha ripetuto quanto già dichiarato dall’Anp in ogni sede ed occasione circa l’inefficacia della circolare relativa all’autocertificazione ed ha chiesto in maniera netta l’eliminazione dal decreto in esame del comma 3-octies dell’articolo 6, introdotto nel corso dell’esame in Senato. Lasciando quindi validi gli obblighi vaccinali.

Controllare i controsoffitti
Con riguardo al problema dell’edilizia scolastica e le conseguenti responsabilità in capo ai dirigenti scolastici, sentito che il ministro dell’Istruzione, in collaborazione con l’Asi, vuole procedere con la mappatura satellitare degli istituti scolastici, pur ritenendo lodevole l’iniziativa, Giannelli ha fatto notare che in questo modo si avrebbe una verifica delle strutture esterne ma non di quelle interne agli edifici, in particolare delle controsoffittature, ed ha quindi richiesto, a nome dell’Anp, l’emanazione di una norma di legge che consenta a Miur e ministero dell’Interno di fissare, mediante decreto, di provvedere con urgenza al controllo sistematico delle controsoffittature e del complesso delle strutture scolastiche.

Il Codacons rilancia: non aprite le scuole a rischio
Ma per il Codacons non bastano i controlli a tappeto: «Chiediamo ai presidi di tutta Italia di non riaprire le scuole che rappresentano un potenziale rischio per studenti e personale scolastico e vogliamo sapere che fine ha fatto il piano “scuole sicure” annunciato dall’ex premier Renzi tre anni fa, e che prevedeva 400 milioni di euro per 2.400 interventi in favore della sicurezza scolastica a partire dal 2015», spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. «I dati sulle scuole italiane sono drammatici: il 58% degli edifici – prosegue Rienzi – non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53% sotto il profilo dell’agibilità».

Bussetti: pronti sette miliardi
Pronta la replica del ministro Marco Bussetti: «I nostri edifici resistono da anni: abbiamo trovato sette miliardi che andranno presto a comuni e province per la messa a norma. Inoltre, da parte di Asi e Cnr ci sarà un lavoro a costo zero per monitorare via satellite le oltre 40mila strutture scolastiche esistenti».

Presidi, medici e ministero “I non vaccinati fuori dagli asili”

da la Repubblica

Presidi, medici e ministero “I non vaccinati fuori dagli asili”

Alla Camera le autorità scolastiche e sanitarie, tutti contro l’emendamento che rinvia l’esclusione Già centinaia di bambini rifiutati dalle scuole

Michele Bocci

Un coro di no contro l’emendamento al Milleproroghe che prevede per quest’anno scolastico di far entrare ai nidi e alle materne anche i bambini non vaccinati. Ieri di fronte alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera si sono svolte le audizioni di istituzioni sanitarie, rappresentanti dei professionisti, presidi e pure dell’esperto nominato dalla ministra alla Salute Giulia Grillo (M5S) a capo della Commissione nazionale vaccini, Vittorio Demicheli. Come già anticipato a Repubblica, l’uomo incaricato di disegnare le politiche sanitarie ministeriali ha spiegato che bisogna bloccare l’emendamento, presentato proprio da Lega e Cinquestelle. Evidentemente al ministero hanno idee diverse sul punto rispetto ad alcuni loro compagni di movimento.

Prima di Demicheli, la commissione ha assistito a una lunga sfilata di esperti che hanno chiesto tutti, salvo un pediatra pisano, di non cambiare le cose. Silvio Garattini, presidente del Mario Negri di Milano, ha spiegato: « Cambiare la legge sull’obbligo vaccinale sarebbe un grave errore, modificherebbe un orientamento che ormai era largamente accettato perché la maggior parte della gente aveva capito il senso dell’obbligo. Non vaccinare creerebbe problemi. In Francia ci sono 11 vaccini obbligatori, eppure nessuno dice nulla, nessuno protesta, nessuno nel Parlamento si occupa di questo. Come mai?».

Giovanni Rezza, responsabile delle malattie infettive all’Istituto superiore di sanità, ha spiegato che sarebbe « sconveniente introdurre la sospensione dell’obbligo vaccinale. Vorrebbe dire sospendere una legge che in questo momento sta dando i suoi frutti. Dal 2016 al 2017 l’aumento della copertura vaccinale dell’esavalente è stato dell’ 1,2%, ma soprattutto abbiamo registrato una crescita della copertura vaccinale del morbillo del 4,4% in pochi mesi». Anche la Federazione dell’Ordine dei medici si è schierata chiaramente per il mantenimento dell’obbligo per l’accesso a scuola. Posizioni simili quelle della Federazione dei medici di famiglia ( Fimmg) e della Società italiana di pediatria ( Sip). « Fino a poco tempo fa, abbiamo assistito ad un calo delle coperture vaccinali ed eravamo preoccupati perché era palese ci fosse il rischio del riaffiorare di malattie che pensavamo poco presenti od ormai sconfitte, come il morbillo ma non solo » , ha detto Alberto Villani della Sip. Per Antonello Giannelli dell’Associazione nazionale presidi se si rinvia l’obbligo per l’iscrizione a scuola « quest’anno il rischio di salute e sicurezza sarà molto più grave dell’anno appena concluso. Se ammettiamo alla scuola i figli di genitori che hanno deciso di non vaccinare, mettiamo a rischio contagio quei bambini che non si possono vaccinare per ragioni di salute».

Riguardo a Demicheli, ha ricordato di aver dato « un giudizio negativo del decreto Lorenzin, perché fu un intervento semplicistico e affrettato. Chiedo di non rifare lo stesso errore ora. Non ha senso correggere la legge ora che la macchina partita faticosamente è partita. E poi se viene tolto il divieto di entrare, alcune Regioni faranno le loro leggi e si creerebbe una situazione caotica». Demicheli ha anche ripetuto che per il morbillo, comunque, l’obbligo potrebbe restare anche con l’eventuale nuova legge.

Ora si attende di capire se la marcia indietro sull’emendamento Lega- Cinquestelle ci sarà, cosa che verrà decisa nei prossimi giorni (il termine per approvare il Milleproroghe scade il 23 settembre). Intanto gli asili sono iniziati in quasi tutta Italia e ci sono i primi problemi per le famiglie di bambini senza vaccino che si presentano a scuola. A Bologna 90 bambini sono stati sospesi ieri dalla materna e altri 46 non potranno frequentare il nido dalla prossima settimana perché non in regola. A Padova i genitori di circa fino 60 bambini avranno tempo fino ad ottobre per metterli in regola. Per ora devono restare fuori. A Brescia sono a rischio 82 alunni, a Firenze una sessantina. A Reggio Emilia invece 77 alunni sono stati accolti anche se non avevano l’autocertificazione.

Attività dei docenti, novità per il potenziamento dall’a.s. 2018/19

da Orizzontescuola

Attività dei docenti, novità per il potenziamento dall’a.s. 2018/19

di Katjuscia Pitino

Alla luce del nuovo CCNL 2016-2018 si prospetta per le singole istituzioni scolastiche un duplice percorso da compiere nella fase di revisione del PTOF: l’aspetto prettamente educativo, didattico, progettuale ed organizzativo dovrà connettersi con le attività dei docenti e con il relativo orario di lavoro.

Benché le attività dei docenti siano definite nell’art.28, occorre tenere presente che la loro gestione si ricalca su alcuni aspetti, già delineati nei precedenti articoli.

Dalla fonte negoziale si evince che nella predisposizione del piano viene assicurata priorità all’erogazione dell’offerta formativa ordinamentale e alle attività che ne assicurano un incremento nonché l’utilizzo integrale delle professionalità in servizio presso l’istituzione scolastica. I docenti partecipano alle attività del collegio nell’ambito dell’impegno orario (art.24); la realizzazione del PTOF avviene mediante l’utilizzo dell’organico dell’autonomia, tramite attività individuali e collegiali: di insegnamento; di potenziamento; di sostegno; di progettazione; di ricerca; di coordinamento didattico e organizzativo (art.26); i contenuti della prestazione professionale del personale docente si definiscono nel quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel rispetto degli indirizzi delineati nel piano triennale dell’offerta formativa (art.27).

Il PTOF dovrebbe quindi tracciare i contenuti della prestazione professionale ovvero le tipologie di attività che i docenti svolgono per realizzarlo e il relativo impegno orario.

Attività dei docenti

L’art.28 CCNL 2016-2018 rimanda per le attività di insegnamento all’art.28 del CCNL 29/11/2007 e stabilisce che l’orario di insegnamento può essere parzialmente utilizzato o integralmente destinato allo svolgimento di attività di potenziamento o organizzative, rinviando per queste ultime due tipologie alle fonti normative di riferimento, ossia alla Legge 107 del 2015 e al D.Lsg. n.165 del 2001. In primis va detto che il nuovo contratto ha inteso fare luce sulla questione del potenziamento dell’offerta formativa, introdotto dalla Legge 107, che indirettamente si aggancia all’utilizzo dell’organico dell’autonomia, alla determinazione del Piano dell’offerta formativa e al ruolo del Collegio dei docenti. Come espressamente previsto dalla Legge 107, l’utilizzo dei docenti dell’organico dell’autonomia dovrà essere “ funzionale alle esigenze didattiche, organizzative e progettuali delle istituzioni scolastiche come emergenti dal piano triennale dell’offerta formativa”(comma 5).

Le attività dei docenti sono così regolate:

Attività di insegnamento: l’art.28 comma 5 del CCNL del 29/11/2007 rimane invariato

Attività dei docenti art.28 comma 1 CCNL 2016-2018

Il comma 1 dell’articolo 28 prevede la possibilità di destinare l’orario di insegnamento dei docenti parzialmente o integralmente allo svolgimento di attività di potenziamento dell’offerta formativa o ad attività organizzative ferma restando la copertura dell’orario di insegnamento previsto dagli ordinamenti scolastici. Nel PTOF andranno dunque definite le attività di potenziamento e quelle organizzative nonché l’utilizzo dei docenti dell’organico dell’autonomia con il relativo monte ore ad esse destinato. Difatti il comma 1 chiarisce che le eventuali ore non programmate nel PTOF dei docenti della scuola primaria e secondaria sono destinate alle supplenze sino a dieci giorni. Con tale disposizione, il cui contenuto rimanda al comma 85 dell’art.1 della Legge 107, il nuovo art.28 intende marcare un confine netto tra le ore programmate con le succitate attività e le ore destinate alla sostituzione dei colleghi assenti; per quest’ultimo aspetto, ammesso che si voglia utilizzare il monte ore per la sostituzione dei colleghi assenti, la quantificazione oraria dovrà essere ben strutturata e non potrà dilatarsi oltre le ore stabilite; tali eventuali ore non possono dunque essere lasciate ad libitum.

Attività di potenziamento art.28 comma 3

La nuova fonte contrattuale esplicita meglio tutte le attività che possono essere ricomprese nel potenziamento: attività di istruzione, orientamento, formazione, inclusione scolastica, diritto allo studio, coordinamento, ricerca e progettazione inserite nel PTOF; tali attività sono ulteriori rispetto a quelle occorrenti per assicurare la realizzazione degli ordinamenti scolastici, per l’attuazione degli obiettivi di cui all’articolo 1, comma 7, della legge 13 luglio 2015, n. 107.

Tuttavia il comma 3 è foriero di un’altra novità, le attività di potenziamento sono retribuite, purché autorizzate, quando eccedenti quelle funzionali e non ricomprese nell’orario di insegnamento. Con tale disposizione si entra nell’ambito delle attività funzionali all’insegnamento di cui all’ art.29 del CCNL del 29/11/2007 .

L’indicazione del comma 3 parrebbe permettere al dirigente scolastico di intervenire indirettamente sulla pianificazione del Piano annuale delle attività di cui al comma 4 dell’art.28 del CCNL del 29/11/2007 impegnando tutto il monte ore stabilito nel comma 3 lett.a) dell’art.29, prevedendo così al suo interno anche attività di potenziamento , secondo le diverse tipologie indicate (attività di istruzione, orientamento, formazione, inclusione scolastica, diritto allo studio, coordinamento, ricerca e progettazione). In sintesi, le attività di potenziamento, nei suoi molteplici aspetti, previste nel comma 3 dell’art.28 potrebbero rientrare nelle attività funzionali di cui all’art.29 del CCNL 2007.

Attività organizzative art.28 comma 4

Le attività organizzative sono quelle di cui all’articolo 25, comma 5, del D.Lgs. 165 del 2001, nonché quelle di cui all’articolo 1, comma 83, della legge n. 107 del 2015. L’orario di insegnamento dell’art.28 del CCNL del 29/11/2007 può anche essere destinato parzialmente o integralmente allo svolgimento di attività organizzative, ferma restando la copertura dell’orario di insegnamento previsto dagli ordinamenti scolastici.

Le attività organizzative sono quelle indicate nell’art.25 del D.Lgs. n.165 del 2001 per lo svolgimento di funzioni organizzative e amministrative, si fa riferimento ai docenti individuati dal dirigente scolastico ai quali possono essere delegati specifici compiti. La stessa cosa vale per le attività organizzative ricomprese nel comma 83 dell’art.1 della Legge 107, in merito a tale comma “il dirigente scolastico può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10 per cento di docenti che lo coadiuvano in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica.

Contrattazione d’istituto, avvio entro il 15 settembre: soggetti, materie e durata

da Orizzontescuola

Contrattazione d’istituto, avvio entro il 15 settembre: soggetti, materie e durata

di Nino Sabella

Il CCNL 2016/18 ha ridefinito le relazioni sindacali che si articolano in contrattazione integrativa e partecipazione che, a sua volta, si articola in informazione, confronto e organismi paritetici di partecipazione.

Vediamo cosa prevede il nuovo CCNL in materia di contrattazione integrativa di istituto, relativamente ai soggetti interessati, alla fase precedente la medesima contrattazione, alle materie e alla tempistica.

Soggetti della contrattazione

A livello di istituzione scolastica, la contrattazione avviene tra il dirigente scolastico, la RSU e i rappresentanti dei sindacati firmatari del CCNL.

Informazione

Il dirigente scolastico trasmette alla RSU ed ai sindacati dati ed elementi conoscitivi (informazione) relativi alla contrattazione, compresa la scheda delle risorse finanziarie disponibili.

L’informazione è resa in tempi congrui rispetto alle operazioni propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico  (l’informazione è fornita anche per le materie oggetto di  confronto).

Tempistica

La contrattazione integrativa di istituto è avviata entro il 15 settembre e la sua durata, ai sensi dell’articolo 7 commi 6 e 7 del Contratto, non può protrarsi oltre il 30 novembre.

I predetti commi prevedono il protrarsi del negoziato al massimo di 60 0 90 giorni, nei casi in cui non si raggiunga l’accordo anche su singole materie.

Materie di contrattazione

Le materie oggetto di contrattazione integrativa di istituto sono le seguenti:

  1. attuazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;
  2.  criteri per la ripartizione delle risorse del fondo d’istituto;
  3. criteri per l’attribuzione di compensi accessori (art. 45, comma 1 del D.lgs. n. 165/2001) al personale docente, educativo e ATA, incluse le risorse relative all’alternanza scuola-lavoro e ai progetti nazionali e comunitari, eventualmente destinate alla remunerazione del personale;
  4. criteri generali per la determinazione dei compensi per la valorizzazione del personale, ivi compreso il bonus merito docenti, introdotto dalla legge n. 107/2015 (chiarimenti Miur);
  5. criteri e modalità di applicazione dei diritti sindacali e determinazione dei contingenti di personale previsti dall’accordo sull’attuazione della legge n. 146/1990 (quest’ultima detta “Norme sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e sulla salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati. Istituzione della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge”);
  6. criteri per l’individuazione di fasce temporali di flessibilità oraria in entrata e in uscita per il personale ATA, al fine di conseguire una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare;
  7. criteri generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale nel rispetto degli obiettivi e delle finalità definiti a livello nazionale con il Piano nazionale di formazione dei docenti;
  8. criteri generali per l’utilizzo di strumentazioni tecnologiche di lavoro in orario diverso da quello di servizio, al fine di una maggiore conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare (diritto alla disconnessione);
  9. riflessi sulla qualità del lavoro e sulla professionalità delle innovazioni tecnologiche e dei processi di informatizzazione inerenti i servizi  amministrativi e a supporto dell’attività scolastica.

Alle materie indicate ai punti 1, 5, 6, 7, 8 e 9 si applica l’articolo 7, comma 6, del Contratto, secondo cui le parti riassumono le rispettive prerogative e libertà di iniziativa e decisione sulle materie indicate nelle specifiche sezioni, se non raggiungono l’accordo, dopo 30 giorni dall’inizio delle trattative, prorogabili per altri 30.

Dall’ipotesi di contratto alla sottoscrizione definitiva

L’ipotesi di contratto integrativo definita dalle parti, corredata dalla relazione illustrativa e da quella tecnica è inviata ai Revisori dei Conti, entro 10 giorni dalla sottoscrizione.

La relazione illustrativa è redatta dal dirigente, mentre quella tecnica dal DSGA.

Nel caso in cui i Revisori effettuino dei rilievi, la trattativa riprende entro 5 giorni, trascorsi i quali il dirigente scolastico procede con RSU e sindacati alla sottoscrizione definitiva del contratto.

Atto unilaterale

Se non si raggiunge l’accordo su specifiche materie e il protrarsi del negoziato determini pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa, il dirigente scolastico può emanare un atto unilaterale  relativo alle materie oggetto del mancato accorto, valido sino alla successiva sottoscrizione, come leggiamo nell’articolo 7, comma 7, del Contratto:

Qualora non si raggiunga l’accordo sulle materie indicate nelle specifiche sezioni ed il protrarsi delle trattative determini un oggettivo pregiudizio alla funzionalità dell’azione amministrativa, nel rispetto dei principi di comportamento di cui all’art. 8, l’amministrazione interessata può provvedere, in via provvisoria, sulle materie oggetto del mancato accordo, fino alla successiva sottoscrizione e prosegue le trattative al fine di pervenire in tempi celeri alla conclusione dell’accordo. Il termine minimo di durata delle sessioni negoziali di cui all’art. 40, comma 3-ter del d. lgs. n. 165/2001 è fissato in 45 giorni, eventualmente prorogabili di ulteriori 45.

Durata contratto

Il contratto ha durata triennale.

I  criteri di ripartizione delle risorse tra le diverse modalità di utilizzo, invece, possono essere oggetto di negoziato annuale.

Sicurezza: come mettersi in regola all’inizio dell’anno scolastico

da Orizzontescuola

Sicurezza: come mettersi in regola all’inizio dell’anno scolastico

di Natalia Carpanzano

L’inizio di ogni anno scolastico, caratterizzato inevitabilmente da una serie di adempimenti necessari al regolare avviamento dell’attività didattica, è anche un periodo critico dal punti di vista della sicurezza sul lavoro.

Come ci si può districare tra i vari adempimenti e come riconoscere quelli prioritari?

Specialmente per i Dirigenti Scolastici che sono in servizio per il primo anno in un nuovo Istituto e a maggior ragione nel caso di reggenze, incanalare le osservanze nel campo della sicurezza non è spesso cosa semplice: scuole con numerose sedi o frutto di accorpamenti tra vari istituti, documentazione inesistente o lacunosa, nuovi DSGA e conseguente perdita di “memoria storica”, rendono spesso le prime settimane di settembre una corsa contro il tempo.

Per trovare il bandolo della matassa, come sempre occorre prendere in mano il D.Lgs. 81/08, al cui art. 18 si trovano elencati alcuni degli obblighi del Dirigente Scolastico in quanto datore di lavoro, mentre altre prescrizioni cogenti allo stesso sono contenute nel titolo I del decreto (Principi comuni).

Quelle più urgenti possono essere riassunte così:

    • valutazione dei rischi
    • informazione e formazione di tutti i lavoratori rispetto alle problematiche della salute e della sicurezza all’interno dell’istituto scolastico
    • nomina del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione(RSPP), che può essere il Dirigente Scolastico stesso (ove adeguatamente formato) oppure un professionista interno o esterno alla Scuola
    • nomina del Medico Competente (ove necessario)
    • designazione gli addetti alla gestione delle emergenze (antincendio e primo soccorso)
    • Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione dovrà celermente effettuare una verifica delle non conformità inerenti la sicurezza presenti nell’Istituto, e ciò può essere tradotto a livello operativo nelle seguenti fasi:
    • Verifica della formazione del personale ed in particolare della squadra di emergenza
    • Sopralluogo in ogni plesso per valutare lo stato degli edifici
    • Analisi della documentazione inerente i certificati di conformità di impianti ed edifici
    • Dettagliata relazione al Dirigente Scolastico, contenente le indicazioni sulle non conformità rilevate e gli interventi prioritari da mettere in atto.
    • Stesura della comunicazione da inviare all’Ente Proprietario dell’edificio (Comune o Provincia che sia) in relazione agli interventi strutturali e di manutenzione necessari in ogni plesso.

Tutto ciò permetterà al Dirigente Scolastico di individuare le azioni prioritarie da porre in essere con celerità per mettere in piedi un sistema di gestione della sicurezza pratico e funzionale in vista dell’avvio dell’attività didattica.

Contratto dirigenti scolastici, 13 settembre sindacati all’Aran. Quanto sarà aumento stipendio

da Orizzontescuola

Contratto dirigenti scolastici, 13 settembre sindacati all’Aran. Quanto sarà aumento stipendio

di redazione

Riparte, finalmente, la trattativa per il rinnovo del CCNL dei dirigenti scolastici.

Incontro

Le organizzazioni sindacali, come riferisce la Flc Cgil, sono state covocate all’Aran per il 13 settembre p.v., alle ore 10.00.

Aumenti stipendio

Tra i vari aspetti da affrontare, nell’ambito della contrattazione, quello degli aumenti stipendiali, relativamente ai quali sono state già stanziate apposite risorse nella legge di Bilancio (n. 205/2017):

  • 7 milioni di euro per il 2018
  • 41 mln di euro per il 2019
  • 96 a regime dal 2020

L’aumento, che riguarderà circa 8mila dirigenti scolastici,  sarà a pioggia, dato che ad essere interessata è la retribuzione di posizione parte fissa.

Si tratta di un aumento medio mensile di circa 400 euro. Una cifra contestata dal sindacato Udir “La realtà è ben diversa: i dirigenti pubblici italiani, in servizio nelle scuole pubbliche, i meno pagati dell’amministrazione pubblica, andranno a percepire a regime solo 292 euro lordi mensili, che corrispondono a 160 euro netti.”

Udir: sicurezza scuole a rischio, pronte diffide da inviare ai prefetti

da Orizzontescuola

Udir: sicurezza scuole a rischio, pronte diffide da inviare ai prefetti

di redazione

Comunicato Udir – A Messina viene giù un altro tetto e il sindaco dispone la chiusura di diversi plessi: nel capoluogo siciliano, diventano 35 gli istituti che non apriranno il primo giorno di scuola, con 12 mila alunni a rischio lezione.

Tragedia sfiorata a Campoleone, dove cede il controsoffitto di una scuola primaria. Per il sindacato la situazione rimane da allarme rosso: poiché appena il 5 % degli edifici in muratura ed il 15 % in cemento armato sono stati costruiti dopo il 1982, serve un immediato adeguamento delle strutture e degli impianti, sia per la prevenzione incendi che per la vulnerabilità sismica. Nel frattempo, Udir mette a disposizione dei propri iscritti due modelli di diffida per tutelare i dirigenti scolastici. Nei prossimi giorni sarà reso noto il calendario dei nuovi incontri formativi proprio sulla sicurezza delle istituzioni scolastiche.

Un altro anno scolastico ha preso il via e il grave problema della sicurezza edilizia degli oltre 40 mila edifici scolastici italiani rimane purtroppo nella sua interezza: è di queste ore la notizia del cedimento di un tetto e a Messina, dove il sindaco ha disposto la chiusura di diversi plessi che non garantiscono l’incolumità degli studenti e del personale. Diventano 35, così, gli istituti che non apriranno il primo giorno di scuola, finché non saranno in regola, con 12 mila alunni che a questo punto che rischiano di non iniziare le lezioni. Anche a Campoleone, vicino Latina, crolla il controsoffitto di una scuola primaria: i tecnici dicono che staremmo a parlare di una tragedia, se solo il cedimento fosse avvenuto a scuole iniziate, considerando che i pannelli con parte della struttura che li doveva contenere sono caduti anche dentro una classe.

Il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha cercato di minimizzare i rischi che corrono ogni giorno la maggior parte degli otto milioni di alunni e del milione e 200 mila lavoratori – tra docenti, Ata e dirigenti scolastici – che operano nei nostri istituti: dopo avere ammesso che per molte scuole la certificazione è carente, Bussetti ha annunciato un’operazione trasparenza, da realizzare entro la fine di questo mese. Si è poi detto pronto a confrontarsi con l’Anci (associazione dei Comuni italiani), evitando però “allarmismi e chiusure preventive”.

La competenza è dei proprietari degli immobili quindi per la maggior parte dei casi Comuni e Province – ha dichiarato il Ministro –. Noi abbiamo un monitoraggio nazionale preciso e sappiamo che per molti edifici la certificazione è ancora carente. Evitiamo allarmismi e chiusure preventive. Ci sarà un’operazione trasparenza: a settembre tutti potranno consultare online i dati e avere una fotografia delle condizioni degli edifici scolastici, dal punto di vista sismico, anti incendio e cosi via. Sto facendo di tutto – ha aggiunto – per accelerare e semplificare, mettendo intanto a disposizione le risorse per i certificati di vulnerabilità sismica, che andranno predisposti entro fine 2018. Dobbiamo fare uno sforzo comune perché l’edilizia scolastica richiede l’impegno di ciascuno. Ne parlerò senz’altro con il presidente Antonio Decaro, che ho già incontrato. Ma intanto iniziamo a lavorare. Lo stiamo già facendo: con un Accordo quadro che porteremo a inizio settembre in Conferenza unificata semplificheremo le modalità di spesa, evitando la moltiplicazione di decreti di riparto“.

Dopo avr ricordato, nei giorni scorsi, dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, che la metà delle scuole italiane ha più di 50 anni, 2 su 10 risultano chiuse o in ristrutturazione e lo Stato utilizza meno del 10% dei fondi stanziati, Udir replica alle parole di Ministro. E ribadisce che quasi la metà degli edifici scolastici italiani è sprovvisto di tutte le certificazioni sull’edificio scolastico:

Ma cosa vuol dire che l’edificio scolastico è dotato di certificazioni o di Agibilità ad uso scuola (che oggi si indica con SCA acronimo di Segnalazione di Certificazione di Agibilità)? A rispondere è Natale Saccone, ingegnere esperto di sicurezza e consulente Udir: “Vuol dire che l’edificio è dotato di tutte le attestazioni che lo identificano e lo qualificano con la specifica destinazione ad uso Scuola. Ci sono nel nostro territorio nazionale meno della metà degli edifici che non hanno tali documenti e che devono essere sottoposti a controlli e verifiche, sia da un punto di vista della vulnerabilità sismica che dalla prevenzione incendi, in quanto i rischi prevalenti sono quello sismico e quello incendio, che sono legati relativamente alle strutture ed agli impianti”.

“Ma se pensiamo alla restante parte degli edifici che possono essere dotati di certificazioni – continua Saccone – non è detto che siano ad oggi coerenti allo standard legislativo vigente. Basti pensare che solo il 5 % degli edifici in muratura ed il 15 % degli edifici in cemento armato sono stati costruiti dopo il 1982, con la stragrande maggioranza degli edifici che non corrispondono alle norme oggi vigenti cioè NTC 2018; per di più il 55 % degli edifici scolastici è stato costruito prima del 1976. Pertanto, il dato è allarmante e non è legato strettamente alle certificazioni possedute o meno dall’edificio, ma bensì all’adeguamento o al miglioramento delle strutture e degli impianti alla normativa vigente, sia per la prevenzione incendi che per la vulnerabilità sismica”.

L’ingegnere esperto di sicurezza ricorda che “nel nostro territorio gli edifici scolastici progettati antisismici sono ben pochi sul panorama nazionale: lo sono solo il 12 % degli edifici in muratura ed il 25% degli edifici in c.a a varie destinazioni. Inoltre, se parliamo di prevenzione sismica, legata alla stabilità strutturale (altro parametro indispensabile alla certificazione globale dell’edificio scolastico) è stato accertato che dal 1801 al 1900 in Italia sono stati registrati circa 103 eventi con magnitudo dalla 5.0 alla 7.0, mentre dal 1901 al 2000 circa 164 eventi con magnitudo che si son spinte sino alla 7.50. Questo vuol dire che le prestazioni attese sull’edificio, devono conseguentemente essere aumentate e riclassificate per tutte le strutture scolastiche, anche per quelle progettate con vecchia normativa, oggi non più vigente”.

È evidente, malgrado le rassicurazioni del Ministro, che il patrimonio nazionale degli edifici scolastici italiani non gode di buona salute e si devono avviare immediati percorsi virtuosi, per classificare immediatamente ogni manufatto attribuendo il giusto gradiente di vulnerabilità, anche sulla base della conoscenza dei materiali cui è costituito l’edificio. “L’obiettivo – spiega l’ingegner Saccone – è progettare mirati interventi di adeguamento o miglioramento sismico a salvaguardia dell’utenza. Tali conoscenze sono indispensabili per capire quali strutture rientrano in basse classi di vulnerabilità sismica (ad. Es. F o G) in quanto le stesse devono essere immediatamente chiuse per evitare, nell’ipotesi di sismi mediamente preponderanti con azioni taglianti di accelerazioni al suolo importanti, perdite di vite umane in luoghi di pubblico affollamento come le scuole”.

Pertanto alla luce di tali considerazioni, Udir ha predisposto apposite diffide, indirizzate anche ai Prefetti, quali garanti dell’incolumità pubblica, per rispondere a due problemi centrali: quello della mancata presentazione della SCIA ai sensi degli artt. 4 e 5 del DPR 151 con scadenza ancora non prorogata al 31/12/2017; e quello della mancata verifica di vulnerabilità sismica ai sensi del comma 4 dell’art. 20 bis del Decreto 09/02/2017 n. 8 con scadenza al il 31 agosto 2018 per ogni immobile adibito ad uso scolastico situato nelle zone a rischio sismico classificate 1 e 2.

04 settembre 2018

Ufficio Stampa Udir

Graduatorie di Istituto II fascia, ITP: chi va inserito e chi depennato

da Orizzontescuola

Graduatorie di Istituto II fascia, ITP: chi va inserito e chi depennato

di redazione

La circolare Miur n. 37856 del 28/08/2018, che fornisce indicazioni in merito alle supplenze a.s. 2018/19, dedica un apposito paragrafo agli ITP, come già riferito.

Supplenze, indicazioni ricorsi diplomati magistrale e ITP. Circolare Miur

Nuove indicazioni ITP

Nella circolare si forniscono nuove indicazioni relative alla gestione degli esiti del contenzioso riguardante l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto, promosso dagli insegnanti tecnico-pratici (ITP) ai fini dell’inserimento nella II fascia delle predette graduatorie.

Le nuove indicazioni sono frutto delle sentenze n. 4503 e n. 4507 del 2018, con le quali il Consiglio di Stato ha affermato che «non può ritenersi che il diploma Itp abbia valore abilitante» e «non sussistono, pertanto, i presupposti giuridici […] perché gli insegnanti in possesso del diploma
in esame abbiano diritto all’iscrizione nelle seconde fasce nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia.»

Alla luce delle indicazioni fornite nella circolare vediamo chi può essere inserito in II fascia delle graduatorie di istituto e chi deve essere depennato e inserito in III fascia.

Chi può essere inserito in II fascia

Vanno inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto:

  • gli ITP in possesso di titolo di abilitazione all’insegnamento
  • gli ITP che hanno beneficiato di provvedimenti giurisdizionali sfavorevoli all’Amministrazione; tale inserimento dovrà avvenire con riserva nel caso di provvedimenti di carattere cautelare o di sentenze non passate in giudicato.

Chi va depennato dalla II fascia

Vanno depennati dalla II fascia di istituto:

  • gli ITP inseriti in base alla presentazione del ricorso al TAR o ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, in assenza di provvedimenti giurisdizionali sfavorevoli all’Amministrazione; i ricorrenti inseriti per ricorso straordinario al Presidente della Repubblica possono essere automaticamente depennati, in quanto la tempistica media per una decisione fa presumere che non sia stato emesso alcun provvedimento di merito (infatti non esiste in questa fattispecie una fase cautelare); sarà cura dell’interessato eventualmente produrre decisione sfavorevole all’Amministrazione per ottenere il reinserimento;
  • gli ITP la cui posizione è stata oggetto di sentenza TAR o del Consiglio di Stato favorevole all’Amministrazione;
  • gli ITP eventualmente inseriti in relazione a diffide o altre comunicazioni; in assenza di provvedimento giurisdizionale manca il titolo per l’esecutività, pertanto tali diffide dovranno essere archiviate e gli ITP dovranno essere espunti dalla II fascia delle graduatorie di istituto.