Mancano all’appello migliaia di docenti di sostegno

Disabili.com del 13-09-2018

Mancano all’appello migliaia di docenti di sostegno: anche quest’anno si andra’ avanti coi supplenti

Nei prossimi giorni si apriranno i cancelli di tutte le scuole d’Italia e i ragazzi torneranno al lavoro. In alcune regioni la scuola è già iniziata, in altre l’avvio è imminente. Persistono purtroppo i problemi di sempre ed anche quest’anno non sarà un avvio semplice. Molti uffici scolastici si sono attardati nelle operazioni di mobilità annuale dei docenti in ruolo e, quindi, devono ancora provvedere alle nomine annuali dalle graduatorie ad esaurimento. Solo dopo i posti residui torneranno alle scuole, che potranno procedere alla nomina di ulteriori supplenze dalle graduatorie d’istituto. Le cattedre annuali da ricoprire, curricolari e di sostegno, sono molte, mente i docenti specializzati, in alcuni territori, sono pochi. In molti casi non sono più presenti nelle graduatorie ad esaurimento, in altri sono specializzati e vincitori di concorso, ma fuori graduatoria. Si potrà attingere a questi ultimi solo dopo aver contattato i docenti presenti nelle graduatorie, se hanno mandato messa a disposizione. In ultimo, come sempre, sarà necessario incaricare moltissimi docenti privi di specializzazione.

Da tutto il Paese giungono notizie di tantissime cattedre ancora scoperte, di graduatorie ormai esaurite: il sostegno manca ovunque ed i docenti non sono sufficienti. Purtroppo, almeno in questa prima parte dell’anno scolastico, il diritto allo studio per gli alunni con disabilità sarà ancora disatteso. In questi giorni, cioè 250 mila alunni con disabilità torneranno a scuola, ma non tutti troveranno i docenti di sostegno. Secondo gli stessi dati del Miur, infatti, oltre 41 mila posti anche quest’anno saranno in deroga. Certo, verrebbe da chiedersi in deroga a cosa, visto che sono ormai diventati precariamente stabili, o forse sarebbe più corretto dire stabilmente precari.

In Sardegna mancano tantissimi docenti specializzati in ogni ordine e grado: circa la metà avrà un incarico annuale e molti non saranno specializzati. Centinaia di cattedre mancano a Modena, ma la carenza di docenti specializzati è grave. Almeno 1500 studenti pavesi inizieranno la scuola senza docente di sostegno e quando arriverà nella maggior parte dei casi non sarà specializzato, perché mancano oltre 700 insegnanti di sostegno in provincia e le convocazioni sono andate deserte. E si potrebbe continuare con Milano, con Bergamo, con le province del Veneto, con Udine, dove sono stati ottenuti i posti in deroga ma, anche qui, non ci sono i docenti di sostegno. A Reggio Emilia le graduatorie sono esaurite e le cattedre da assegnare ai supplenti sono 607. Ovunque vi sono centinaia di cattedre non assegnate, migliaia di bambini e ragazzi che non avranno un docente specializzato. Sarebbe forse il caso di avviare al più presto un nuovo ciclo di specializzazione.

Ci sono però anche situazioni paradossalmente inverse. A Napoli, ad esempio, vi sono docenti specializzati vincitori di concorso o presenti nelle graduatorie ad esaurimento, che però non sono stati assunti, pur essendovi circa mille posti annuali sono nelle scuole secondarie di secondo grado. Anche nella regione Campania, infatti, un posto ogni tre viene ormai assegnato in deroga.

Le famiglie sono allarmate e non manca chi deciderà di posticipare l’inizio delle lezioni in attesa della nomina dei supplenti. Una mamma ha raccontato questo grande disagio, inviando una lettera di protesta alla Provincia di Varese, alla Regione Lombardia e al ministro per l’Istruzione, M. Bussetti: faccio appello al vostro buonsenso, ma vorrei che lo stesso si parlasse col cuore. Voi conoscete la disabilità? Come lo scorso anno, anche quest’anno abbiamo iniziato il nostro percorso senza la sua insegnante… Ci sono famiglie oggi che hanno dovuto spiegare ad un bambino disabile perché i suoi coetanei hanno iniziato la scuola e lui no. Ci sono famiglie che vorrebbero dare al proprio bambino una parvenza di normalità dopo un’estate passata nella giungla dell’abbandono… Non vi chiedo di far qualcosa per mio figlio (mi sento di dirvi di dare le giuste priorità…), non vi chiedo di avere la sua maestra domani… Vi chiedo più attenzione per il futuro, vi chiedo di snellire questa assurda burocrazia… Perché se comunque tra 10 giorni la nostra fantastica insegnante di sostegno arriverà, vuol solo dire che partendo con anticipo sarebbe potuta arrivare prima…

Buon anno scolastico a tutti.

Tina Naccarato

RICORSO DEGLI ITP

ANCHE IL TAR LAZIO SI ADEGUA ALL’ORIENTAMENTO DELLA VI SEZ. DEL CONSIGLIO DI STATO IN MERITO AI CONCORSI DI CUI AL DDG N.85/2018 E ACCOGLIE IL RICORSO DEGLI ITP AMMETTENDOLI ALLE PROVE .

Di grande interesse l’ ordinanza n.5242 pubblicata oggi 13 settembre 2018, con cui la sezione III Bis del TAR Lazio-Roma ha accolto il ricorso degli insegnanti tecnico pratici ( c.d. ITP) patrocinato dall’Avv. Maurizio Danza del Foro di Roma, con cui era stata richiesta l’ammissione alle prove concorsuali indette con il DDG n.85/2018. La pronuncia appare di particolare interesse poichè riconosce il diritto degli ITP ancorchè non inseriti nelle GAE o nella seconda fascia di istituto al 31 maggio 2017, a partecipare alle prove concorsuali. In particolare il Collegio per la prima volta si è adeguato all’orientamento della sesta sezione del Consiglio di Stato che, con ordinanza n. 5134/2018 ha già sollevato questione di legittimità costituzionale in tema alle modalità di svolgimento del concorso di cui all’articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 59; secondo la Sezione infatti, la questione di legittimità costituzionale della norma, applicabile in tale diverso procedimento, rileva anche nel presente giudizio divenendo dunque applicabili i principi espressi dall’ordinanza dell’Adunanza plenaria 15 ottobre 2014 n. 28 in ordine alla cosiddetta “sospensione impropria”. Il Collegio ha accolto l’istanza cautelare ai fini dell’ammissione con riserva dei ricorrenti alla procedura concorsuale , rinviando altresì la cognizione cautelare ad una camera di consiglio successiva all’eventuale riassunzione del giudizio, ed ha ritenuto “ nelle more” necessario tutelare la posizione delle parti ricorrenti mediante la concessione di una misura cautelare interinale, fino alla camera di consiglio successiva alla pronuncia della Corte costituzionale e, sospendere il giudizio sino alla pronuncia della Corte costituzionale.

DISABILITÀ/DSA

REFERENTI REGIONALI DISABILITÀ/DSA

 

REGIONE REFERENTE DISABILITÀ/DSA CONTATTI TELEFONICI MAIL
 

ABRUZZO

RAPICAVOLI Angela Maria rapicavoli.angela@gmail.com;

AngelaMaria.Rapicavoli@istruzione.it

 

BASILICATA

 

MOSCATO Antonietta

 

antonietta.moscato@istruzione.itantonietta.moscato@istruzione.it

 

CALABRIA

 

SICLARI Maria Carmela

uff: 0961-734480

 

mcarmela.siclari@istruzione.it

mcarmela.siclari@istruzione.it

mcsiclari@gmail.com

 

 

CAMPANIA

 

LANDFOLFO Maria

 

uff: 081-5576600

 

m.landolfo@istruzione.it

 

EMILIA ROMAGNA

RODA Graziella

 

Per comunicazioni ufficiali:

Dirigente Uff. III   Chiara Brescianini

 

uff: 051-3785263

 

graziella.roda@istruzione.it

 

brescinini@g.istruzioneer.it

Direzione-emiliaromagna@istruzione.it

FRIULI VENEZIA GIULIA

 

 

Isp. FLOREANCIG Paola

uff: 040- 4194158  

floreancigpaola@gmail.com

 

LAZIO

 

 

uff: 06-77392328 fax 06 77392318
 

LIGURIA

 

LENTI Luca Maria

 

 

uff: 010 8331215

 

 

lucamaria.lenti@istruzione.it

 

 

LOMBARDIA

 

 

SALA Jessica

 

uff: 02 574627299

 

 

jessica.sala@istruzione.it

 

MARCHE

 

Nunziata Orlando

 

uff: 071 2295476

orlando.nunziata@istruzione.it

 

 

MOLISE

LANZA Michele

 

uff: 0874 497546

fax: 0874 497558

 

michele.lanza@istruzione.it

 

PIEMONTE

 

DAMIANI Paola

 

Uff: 011-5163605

 

paola.damiani@usrpiemonte.it

 

PUGLIA

 

DELRE Antonella Maria (referente tecnico per l’inclusione)

 

FORLIANO Francesco

(coordinatore per l’inclusione)

 

 

antonellamaria.delre@istruzione.it

mantodelre@gmail.com

 

 

francesco.forliano@istruzione.it

 

 

SARDEGNA

 

ATZENI Carla

uff: 070/2194268 carla.atzeni@istruzione.it
 

SICILIA

FASULO Patrizia Agata

 

GENTILE Cosimo Maurizio

uff: 09169084544

uff: 091-6909216

patriziaagata.fasulo@istruzione.it

 

magentile.usrsicilia@gmail.com

 

 

TOSCANA

 

INFANTE Pierpaolo

uff: 055 2725 276 pierpaolo.infante@istruzione.it

 

 

UMBRIA

 

BOARELLI Sabrina

uff: 075-5828287 sabrina.boarelli@istruzione.it
 

VENETO

 

STURARO Filippo

 

uff: 041 2723193

 

filippo.sturaro@istruzioneveneto.it
 

TRENTINO A.A.

 

GULLOTTA Vincenzo

Cell: 338-1647082

uff: 0471/411307

 

vincenzo.gullotta@scuola.alto-adige.it

 

 

Straniero uno studente su 10 e 3 su 5 sono nati in Italia

da Il Sole 24 Ore 

Straniero uno studente su 10 e 3 su 5 sono nati in Italia 

Classi sempre più spiccatamente multiculturali nelle scuole italiane. Secondo i dati raccolti
nel Dossier statistico Immigrazione 2018, che il Centro studi e ricerche Idos, in partenariato col Centro Studi Confronti, presenterà il prossimo 25 ottobre, sono stati 826.000 gli iscritti di cittadinanza straniera nell’anno scolastico 2016/2017, circa un decimo (9,4%) della popolazione scolastica complessiva.

Una incidenza in continua crescita, visto che gli alunni figli di italiani vanno sempre più diminuendo (-96.300 in un anno, -1,2%) per il costante calo delle nascite, mentre quelli
nati da genitori stranieri vengono gradualmente aumentando (+11.200 e +1,4%), grazie alla maggiore giovinezza e fecondità della popolazione di origine immigrata. Basti osservare che tra gli italiani gli ultra65enni sono ormai 1 ogni 4 residenti (24,3%), tra gli stranieri invece, che per il 37,6% hanno meno di 30 anni, sono solo 1 ogni 25 (4%).

Tuttavia, anche tra gli stranieri le nascite sono in progressivo calo e, se fino ad oggi la presenza di figli di immigrati aveva compensato la decrescita della popolazione
scolastica nazionale, attualmente gli alunni stranieri non bilanciano più la perdita in atto e il numero complessivo di iscritti è calato in un solo anno di 85.000 unità (-1%).

Più della metà degli alunni stranieri (56,6%) frequenta la scuola dell’infanzia (20,0%) e quella primaria (36,6%), dove sono quasi l’11% di tutti gli scolari, mentre meno di un quarto
(23,2%) le scuole superiori, dove rappresentano solo il 7,1% di tutti gli studenti e, anche per le maggiori difficoltà di inserimento e rendimento scolastico, scelgono con più frequenza
istituti professionali (orientandosi così a un immediato inserimento nel lavoro piuttosto che alla prosecuzione degli studi, a scapito della futura mobilità).

Sebbene tra loro siano rappresentate 190 nazionalità, si tratta, per oltre la metà dei casi, di giovani romeni (158.000), albanesi (112.000), marocchini (102.000) e cinesi (49.500).
D’altra parte, le regioni in cui è più alta la loro incidenza nelle scuole sono nell’ordine: Emilia Romagna (15,8%), Lombardia (14,7%), Umbria (13,8%), Toscana (13,4%) e Piemonte (13%).

Ma il dato più importante è la quota sempre più ampia di alunni stranieri che sono nati in Italia, le cosiddette “seconde generazioni”, che spesso riconoscono l’italiano come propria
lingua madre, vivono con e come i coetanei italiani e si sentono tali a tutti gli effetti, condividendo con loro ogni cosa eccetto la cittadinanza (e ciò che essa comporta, in termini di riconoscimento giuridico e di diritti). Se nell’anno scolastico 2007/2008 erano appena un terzo (34,7%) di tutti gli alunni stranieri, nel 2016/2017 sono più di mezzo milione
(503.000), i tre quinti (60,9%) del totale. Rispetto all’anno scolastico precedente, costoro sono aumentati di ben il 12,9% (+57.600).

«Si tratta – osserva Luca Di Sciullo, presidente di Idos – di identità non riconosciute dalla legge e spesso scisse tra due mondi culturali di riferimento, ora in conflitto con le famiglie
immigrate d’origine, quando ne rifiutano il modello identitario per abbracciare quello italiano, ora con la società italiana, quando accade il contrario. Con l’aggravante – conclude il
presidente di Idos – che nel primo caso essi rischiano un doppio conflitto: oltre che con la famiglia d’origine, perché si sentono italiani, anche con la società ospitante, se, al momento
di inserirsi nel mondo del lavoro o nei contesti di partecipazione sociale, verranno comunque discriminati perché formalmente stranieri».

Se l’alternanza si rivela strumento di apprendimento efficace anche per i diversamente abili

da Il Sole 24 Ore 

Se l’alternanza si rivela strumento di apprendimento efficace anche per i diversamente abili

di Alessandro Artini*

A. è un giovane uomo di origine straniera, un bel ragazzo, alto e robusto. Ha frequentato l’Itis “Galilei” di Arezzo e si è diplomato, l’anno scorso, con un buon voto. Purtroppo è sordo profondo e non ha potuto seguire il tradizionale programma. Ciò nonostante, egli ha apprezzato molto alcune materie, come l’elettrotecnica, dove l’esperienza pratica e professionalizzante appariva centrale, soprattutto nei laboratori. Ho potuto vederlo insieme ai compagni di classe durante un viaggio d’istruzione. La sua presenza, anche se silenziosa, non è mai stata indifferente: faceva parte della classe a pieno titolo. Scherzava con i compagni ed era ricambiato. L’ho osservato mentre giocava a calcio: dominava il campo con degli sguardi repentini che compensavano l’assenza di udito e controllava la disposizione degli avversari, per prevenire o intessere il gioco. Parla in vari modi, A., nel senso che “legge le labbra” e usa i simboli della comunicazione aumentativa alternativa (Caa), grazie a un tablet.

Certamente l’organizzazione dell’alternanza scuola lavoro non è stata facile: non sono molte le aziende disponibili a coinvolgere ragazzi disabili. Poi, un professore della scuola, un ingegnere, si è rivolto a un’azienda che conosceva. È stata la fiducia dei proprietari verso il docente ad aprire le porte ad A., che così è “andato in alternanza”. A scuola aveva imparato a disegnare con Autocad gli schemi elettrici, ma in azienda gli hanno dato compiti più semplici, come inserire dei capicorda ai fili. Lui eseguiva diligentemente. Quindi gli hanno chiesto di montare dei quadri elettrici e cablarli. C’è riuscito senza tante esitazioni.
A. ha motivazioni particolari per il lavoro, prima di tutto quella di superare la disabilità, dimostrando che la volontà personale è più forte del destino. Poi quella di guadagnare, all’interno di una famiglia in cui c’è necessità di entrate. Fatto è che, finita la scuola, i proprietari l’hanno nuovamente chiamato e oggi è in atto un percorso di tirocinio che potrebbe portare all’assunzione.

Non tutte le storie finiscono così, ma, se l’alternanza scuola lavoro è ben organizzata, come all’Itis “Galilei”, diventa un’esperienza arricchente per i giovani e proficua per i datori di lavoro, che hanno modo di conoscere dei potenziali lavoratori e di valutare future assunzioni. Essa deve essere perfezionata, ma non trascurata, perché il mondo del lavoro può integrare compiutamente quello scolastico. La storia di A. è unica per le caratteristiche personali del protagonista, ma contiene insegnamenti che vanno ben oltre i fatti narrati.

*Presidente Anp Toscana

La scuola che resiste quell’Italia dove c’è ancora un’idea di comunità

da la Repubblica

La scuola che resiste quell’Italia dove c’è ancora un’idea di comunità

Problemi annosi, scarse risorse. Ma anche tante scommesse vinte in silenzio

Paolo di Paolo

Sembra che chiuda per tre mesi, ma in realtà è l’unico cantiere sempre aperto. Il traguardo non è segnato da pagelle o diplomi, come spesso si crede, né si può misurare il suo effetto, stando ai dettami della burocrazia ministeriale, in distribuzione di “competenze”.

La scuola non ricomincia oggi o domani; la scuola ricomincia di continuo. Nei fatti, ricomincia ogni giorno, da ogni singolo banco, anche quando traballa o resta vuoto. Piccola comunità nella più ampia comunità sociale, riflette e sconta tutte le tensioni, le scelte politiche sbagliate, le spinte disgreganti. Niente è mai facile, tutt’altro. Ma se la comunità più vasta — quella di adulti fra adulti — può permettersi di rimuovere i problemi, di fingere di risolverli, di nasconderli dietro parole false, di dimettersi dalle responsabilità, la comunità piccola non può.

Mattina dopo mattina, è costretta a trovare soluzioni, a metterle in atto senza averle testate, a ricomporre, a integrare, a sanare.

Non sempre funziona, accade che fallisca, anche gravemente, eppure non può astenersi, non può rinunciare. È tenuta, per costituzione, a resistere, a tenere in vita — magari con un respiratore artificiale scassato — un’alleanza fra sconosciuti; a difendere uno spazio che chiamerei di fiducia, tanto più mentre il vento della sfiducia soffia, da fuori, contro ogni finestra.

Le storie che abbiamo raccolto in questa pagina sono un campione minimo delle scommesse — sempre poco pubblicizzate — che sa compiere una “comunità resistente”. Tentativi di non cedere al cinismo generalizzato, alla scorciatoia suicida di una guerra di tutti contro tutti, quella proposta dagli slogan di governo; alla cronica mancanza di risorse, alle bordate egoiste di chi dovrebbe collaborare e invece assale, alla confusione di ruoli, alle iniziative politiche più improvvisate.

D’altra parte, la scuola è sempre “realtà aumentata”, perché è il contrario del generico. Le statistiche sono numeri; la scuola non può che essere concreta. I programmi sono carte nautiche; le lezioni quotidiane, una navigazione a vista. A scuola non puoi fare finta di niente. Il difetto, lo scarto, la sproporzione, l’attrito, tutto chiede una presa in carico immediata. Più o meno il contrario di quanto accade fuori dalle aule. Se provassimo a essere qualcosa di diverso — né solo ex studenti, parecchio ex e parecchio distratti, né solo genitori in perenne (e personalissimo) allarme; se provassimo a pensare che fra i banchi si vincono o si perdono tutte le sfide, anche quelle che non abbiamo ancora immaginato; se provassimo a non considerare l’istruzione da una parte e la società dall’altra, come due entità scollate e non comunicanti, allora torneremmo a capire che se riusciamo a salvarci — mai come in questa disperante stagione — ci salviamo a scuola.

Docente è oppositivo e stravagante, dirigente: accertamento medico o visita ispettiva?

da Orizzontescuola

Docente è oppositivo e stravagante, dirigente: accertamento medico o visita ispettiva?

di Vittorio Lodolo D’Oria

Può succedere che il dirigente scolastico si trovi di fronte a un docente che presenta comportamenti oppositivi o stravaganti fino a rendere impossibile il rapporto di lavoro.

Prima di assumere una qualsiasi decisione su come procedere (e certamente dopo aver riflettuto sulla correttezza del proprio comportamento nei confronti del sottoposto), il capo d’istituto deve stabilire se la natura del problema sia di tipo disciplinare-sanzionatoria oppure medico-sanitaria. Deve cioè operare una diagnosi differenziale per scegliere la strada da intraprendere.

Di fronte alla prima ipotesi può essere richiesta la visita ispettiva, mentre nella seconda è appropriato l’accertamento medico d’ ufficio (AMU). Ha senso percorrerle tutte e due insieme? Assolutamente no, perché equivale ad affermare che non si è compresa la natura della questione. Quale via percorrere per prima in caso d’incertezza? Il buon senso suggerisce di escludere prima i problemi di natura medica del dipendente perché il dirigente non si trovi a sanzionare un docente che sta attraversando problemi di salute. Inoltre la visita ispettiva prelude sempre a una sanzione disciplinare avvelenando il clima e i rapporti interpersonali, mentre l’AMU è pur sempre un atto a tutela della salute del docente anche se sono pochi a saperlo.

Conviene qui ricordare lo spesso disatteso art. 37 del DL 81/08 che pone in capo al dirigente scolastico la responsabilità di formare i docenti in materia di diritti e doveri del lavoratore circa la tutela della propria salute sul luogo di lavoro.

Tutto ciò premesso, andiamo ad analizzare un caso in cui il preside decide di intraprendere contestualmente entrambi i percorsi (visita ispettiva e AMU) finendo con lo scatenare una battaglia legale assai pasticciata.

Parliamo di una docente di mezza età, di ruolo presso una scuola media, che aveva anche ricoperto il ruolo di vice preside. Due anni prima la dirigente le aveva mutato – senza alcuna motivazione scritta – la cattedra di lettere in un’altra cattedra per 18 ore in 18 classi (circa 600 alunni). Col nuovo anno scolastico subentrava una nuova preside che prendeva atto della stranezza di quelle 18 classi che però riconfermava senza battere ciglio. A fine novembre dello stesso anno, la dirigente chiedeva l’ispezione da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale e l’accertamento medico d’ufficio pochi giorni dopo. Il marzo successivo aveva inizio l’ispezione e a maggio arrivava la convocazione in Collegio Medico di Verifica. A fine anno scolastico la docente riceveva una contestazione di addebito dall’USR come esito dell’ispezione e la palla passava inevitabilmente agli avvocati di parte dell’insegnante che chiedevano l’archiviazione degli addebiti.

L’attenzione degli avvocati si spostava poi – impropriamente a mio modo di vedere in quanto atto sanitario – sull’Accertamento Medico d’Ufficio cui i legali ritenevano non fosse il caso che la docente si sottoponesse. Alla prima convocazione facevano così giustificare l’assenza con regolare certificato medico mentre, alla seconda, non prevista per legge, motivavano l’assenza con un legittimo impedimento ispirato a un pronunciamento del TAR Abruzzo:

“…La ragione di tale impedimento consiste nella mancanza di evidenze ufficiali ed oggettive da cui desumere l’ambito patologico ravvisato nei confronti della Prof.ssa, evidenze che la Commissione dovrebbe poi andare a valutare, anche e soprattutto, al fine di consentire alla docente di farsi accompagnare da un medico specialista e competente per la presunta patologia in questione. A conferma ed a supporto di quanto precede si riporta: “È illegittimo il provvedimento che disponga la visita sanitaria di un dipendente, al fine del suo collocamento in aspettativa d’ufficio, se il provvedimento stesso non contenga l’indicazione dell’ambito patologico, nel quale dovrà svolgersi l’accertamento sanitario”. E sempre, di seguito, si riporta: “Nel provvedimento che dispone la visita di controllo per il collocamento in aspettativa d’ufficio deve essere indicata la ragione alla quale la visita è preordinata e deve essere precisato l’ambito patologico nel quale deve svolgersi l’accertamento medico, altrimenti la garanzia dell’assistenza del sanitario di fiducia dell’impiegato, prevista dall’art. 68 d.P.R. 10 gennaio 1957 n. 3, sarebbe vanificata, in quanto l’interessato, soprattutto quando si tratti di accertamenti specialistici, non sarebbe messo in grado di farsi assistere da un sanitario in possesso della necessaria preparazione professionale in relazione al tipo di infermità da accertare. (T.A.R. Abruzzo L’Aquila, 08/06/1995, n. 432).

Riflessioni

Premesso che l’AMU è uno strumento a tutela della salute del lavoratore, anche qualora venisse utilizzato impropriamente dal datore di lavoro, consigliare al proprio assistito di non presentarsi a visita medica pone lo stesso a rischio di licenziamento (DPR 171/11). Il contenzioso legale in questo settore non ha pertanto ragion d’essere e il mio consiglio spassionato consiste nell’invitare tutti i lavoratori a sottoporsi a visita medica collegiale con tutta la certificazione medica disponibile aggiornata e senza particolari patemi d’animo. Qualora poi non venisse accettato dal lavoratore il giudizio medico-legale, vi è sempre la possibilità di presentare ricorso alla CMO di II istanza di Roma.

E’ però interessante entrare nel merito del legittimo impedimento eccepito dal legale col pronunciamento del TAR Abruzzo e sollevare alcuni dubbi:

1) il caso in questione non riguarda una richiesta di collocamento in aspettativa d’ufficio ma un accertamento medico d’ufficio a tutela del lavoratore che è disciplinato dall’art. 5 della legge 300/70 e dal DPR 461/01.

2) chiedere al datore di lavoro di indicare l’ambito medico specialistico della eventuale patologia che affligge il lavoratore è di per sé un non senso, poiché il datore di lavoro medesimo non può/deve essere a conoscenza di suddetti dati sensibili (diagnosi, dati clinici e altro). Inoltre si tratterebbe di un paradosso poiché si finirebbe col chiedere al dirigente di esercitare la professione medica pur non possedendone le competenze. Proviamo a ribaltare la questione immaginando di trovarci di fronte a un dirigente scolastico che scrive al docente di portarsi in Collegio Medico di Verifica (CMV) uno psichiatra come medico di fiducia in quanto l’accertamento medico d’ufficio verterà espressamente su sospette turbe psichiatriche. I legali del docente avrebbero gioco facile nell’eccepire sull’operato del dirigente. Tutt’al più si può richiedere l’accesso agli atti per visionare la relazione di legge che il dirigente deve predisporre per la CMV ai sensi dell’art. 15 del DPR 461/01: in questo documento infatti il preside deve fornire tutti gli elementi utili e oggettivi su cui si basa la richiesta dell’AMU.

PS in questi giorni sono riprese le aggressioni fisiche e le denunce nei confronti dei docenti. Per essere un po’ più tranquilli nell’esercizio della professione forse vale la pena sottoscrivere un’assicurazione. Dal dicembre ultimo scorso ho chiesto e ottenuto l’attenzione di Europe Assistance che ha messo a disposizione un pacchetto molto interessante a costi ancora più contenuti rispetto alla Francia stessa (60 euro anziché 70 per il premio annuale). Chi fosse interessato può trovare tutte le informazioni necessarie sul sito www.insegnanteprotetto.com

Concorso dirigenti scolastici, prova scritta 18 ottobre. Come si svolge

da Orizzontescuola

Concorso dirigenti scolastici, prova scritta 18 ottobre. Come si svolge

di redazione

Sarà giorno 18 di ottobre la data per la prova scritta del Concorso per Dirigenti Scolastici. Questo quanto ci è stato riferito dalle nostre fonti. Il corso-concorso per dirigente scolastico, com’è noto, si articola in 3 fasi: prova preselettiva; concorso; corso dirigenziale di formazione e tirocinio. Svolta la prova preselettiva, gli aspiranti dirigenti devono adesso svolgere la prova scritta.

Concorso

La procedura concorsuale, per l’ammissione al corso dirigenziale di formazione e tirocinio, si articola in:

  • una prova scritta;
  • una prova orale.

Tempistica

La prova scritta si svolgerà il prossimo 18 ottobre.

Modalità svolgimento e Durata

La prova si svolge al computer ed ha una durata di 150 minuti.

La prova si articola in cinque quesiti a risposta aperta e due quesiti in lingua straniera.

Quesiti a risposta aperta

I cinque quesiti a risposta aperta riguardano le seguenti tematiche:

a) normativa riferita al sistema educativo di istruzione e di formazione e agli ordinamenti degli studi in Italia con particolare attenzione ai processi di riforma in atto;

b) modalita’ di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realta’ delle istituzioni scolastiche ed educative statali;

c) processi di programmazione, gestione e valutazione delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento alla predisposizione e gestione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa, all’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento, nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio;

d) organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica;

e) organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realta’ del personale scolastico;

f) valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti e dei sistemi e dei processi scolastici;

g) elementi di diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonché di diritto penale con particolare riferimento ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e in danno di minorenni;

h) contabilità di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali;

i) sistemi educativi dei Paesi dell’Unione Europea.

Quesiti in lingua

I quesiti in lingua straniera sono due, ciascuno dei quali consiste in cinque domande a risposta chiusa, volte a verificare la comprensione di un testo nella lingua prescelta dal candidato tra inglese, francese, tedesco e spagnolo.

Le materie, su cui vertono i due quesiti, sono quelle indicate nelle sopra riportate lettere d) o i).

I quesiti sono formulati e svolti nella lingua straniera prescelta dal candidato, al fine di verificarne la conoscenza al livello B2 del CEF.

Punteggio

Il punteggio massimo conseguibile è di 100 punti, derivanti dalla somma dei punteggi ottenuti in ciascuno dei sette quesiti (5 a risposta aperta più 2 a risposta chiusa).

A ciascuno dei cinque quesiti a riposta aperta è attribuito un punteggio massimo di 16 punti.

ciascuno dei quesiti in lingua straniera è attribuito un punteggio massimo di 10 punti (2 per ciascuna risposta chiusa corretta).

Il punteggio totale della prova è quindi uguale a: (16×5)+(10×2)= 80+20=100

Superamento prova

Per superare la prova ed ottenere l’ammissione alla prova è necessario conseguire un punteggio minimo.

Il succitato punteggio minimo pari a 70 punti.

Maturità, requisiti di ammissione: prorogato obbligo alternanza scuola-lavoro

da Orizzontescuola

Maturità, requisiti di ammissione: prorogato obbligo alternanza scuola-lavoro

di redazione

Il D.lgs. n. 62/2017 ha novellato l’esame di Stato di secondo grado, introducendo, tra le altre cose, nuove requisiti per l’ammissione al medesimo.

Requisiti d’ammissione

I nuovi requisiti d’ammissione all’esame di maturità sono i seguenti (alcuni c’erano già prima):

a) frequenza per almeno tre quarti del monte ore annuale personalizzato, fermo restando quanto previsto dall’articolo 14, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica del 22 giugno 2009, n. 122;
b) partecipazione, durante l’ultimo anno di corso, alla prova Invalsi;
c) svolgimento dell’attività di alternanza scuola-lavoro secondo quanto previsto dall’indirizzo di studio nel secondo biennio e nell’ultimo anno di corso;
d) aver conseguito la sufficienza (6) in tutte le discipline, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina (o in un gruppo di discipline).
e) aver conseguito la sufficienza in condotta.

Milleproghe

Con il decreto Milleprorghe, sul quale il Governo ha posto la fiducia, i suddetti requisiti saranno modificati, eliminando due delle principali novità:

  1. svolgimento della prova Invalsi, di cui avevamo già parlato;
  2. svolgimento alternanza scuola-lavoro, come referito dall’ANP.

Abbandono scolastico, Sud e Isole da record. Punte del 26%

da Orizzontescuola

Abbandono scolastico, Sud e Isole da record. Punte del 26%

di redazione

Assenza di tempo pieno, tagli agli organici dei docenti, edilizia scolastica fatiscente, investimenti economici inesistenti e conseguente mancanza di lavoro, sono queste le motivazioni di un disastro sociale che è alla base dell’abbandono degli studi e della formazione nel Sud e nelle isole.

Gravissima la situazione in regioni come Puglia, Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata. Il record in negativo va a Brindisi, dove si tocca il 26% di abbandoni, seguita dal Sud Sardegna con il 25,7. Disastro anche in Sicilia con Ragusa che conta il 23,8% di abbandoni, seguita da Enna con il 22,9.

Isole felici, invece, La Spezia, con il 4,8%, Chieti con il 4,9. Sta bene, quasi tutto il Centro Nord, con qualche punta in negativo che non supera il 1,9%.

Nel complesso i giovani tra i 18 e il 24 anni che abbandonano sono poco meno del 14%, al Sud nel complesso raggiungono il 18,5%, mentre al Nord si fermano all’11,3% e al Centro al 10,7%. E sono più i maschi che le femmine a interrompere gli studi: i ragazzi meridionali sono ben il 21,5%, le ragazze del Sud il 15,2%.

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