Pisa, no a classe “pollaio” per alunna disabile

Redattore Sociale del 19-09-2018

Pisa, no a classe “pollaio” per alunna disabile. Tar dispone lo sdoppiamento

Accolto il ricorso dell’associazione Autismo-Pisa Onlus che denunciava il caso di una prima classe di liceo costituita da 25 alunni, di cui una con autismo. Ora le classi saranno due, rispettivamente di 12 e 13 alunni. Non accolta la domanda di risarcimento. Nocera (Aipd): “La famiglia ha dovuto sostenere tutte le spese, ingenti per chi propone il ricorso”.

PISA. La classe pollaio non va bene e viola la legge, soprattutto quando tra i banchi ci sono studenti con disabilità: lo ha ribadito una recente sentenza del Tar Toscana (n° 1175 del 13 Settembre 2018), accogliendo il ricorso presentato dall’associazione Autismo-Pisa Onlus. Il caso è quello di una prima classe di liceo a Pisa costituita da 25 alunni, di cui una con disturbo dello spettro autistico, in violazione degli art 4 e 5 comma 2 del Dpr n° 81/09, che fissano a 20, massimo 22, il tetto legittimo insuperabile di una prima classe frequentata da alunni con disabilità.

Il dirigente scolastico aveva comunicato ufficialmente l’8 giugno che la classe sarebbe stata composta da 25 alunni. La famiglia ha presentato ricorso e, dopo l’udienza sospensiva, ha ottenuto lo sdoppiamento della classe, in due classi da 12 e 13 alunni, in tempo utile per l’inizio dell’anno scolastico. La motivazione della sentenza del Tar si fonda su quanto stabilito in materia dalla Costituzione, dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e dalla sentenza n° 80/2010 della Corte Costituzionale, secondo la quale il nucleo indefettibile del diritto allo studio degli alunni con disabilità non può essere violato neppure per motivi di risparmi di bilancio.

La notizia della sentenza giunge dall’Osservatorio scolastico di Aipd, che ricorda come l’amministrazione avesse cercato di evitare l’annullamento, nominando nei primi giorni di settembre un docente dell’organico di potenziamento, così da poter sdoppiare per un certo numero di ore. Il Tar però ha precisato che il docente di potenziamento non è un docente stabile come quello dell’organico ordinario di una classe e ha dunque proceduto allo sdoppiamento, con l’obbligo dell’amministrazione di istituire due Consigli di classe stabili per l’intero anno scolastico.

Si tratta, per l’avvocato Salvatore Nocera, responsabile dell’area normativo-giuridica dell’Osservatorio dell’Aipd sull’integrazione scolastica, di “una sentenza importante, poiché consolida sempre più un orientamento che cerca di neutralizzare una prassi troppo facilona degli Uffici scolastici regionali i quali, ignorando il Dpr n° 81/09, formulano le prime classi cui sono iscritti alunni con disabilità come tutte le altre, cioè dividendo per un quoziente unico (25) il numero degli iscritti al primo anno, mentre dovrebbero, per rispetto degli art. 4 e 5 comma 2 del Dpr n° 81/09, accantonare 20, massimo 22, alunni per ogni classe frequentata da alunni con disabilità, e poi dividere il resto per il quoziente. La sentenza – aggiunge – è pure importante per aver chiarito che i docenti dell’organico di potenziamento non fanno parte dell’organico ordinario del consiglio di classe e quindi non possono operare nella stessa per tutto l’anno”.

La sentenza, tuttavia, non ha accolto la domanda di risarcimento di danni, dal momento che lo sdoppiamento è avvenuto prima dell’inizio dell’anno scolastico. “La famiglia ha dovuto sostenere tutte le spese, ingenti per chi propone il ricorso – fa notare Nocera -. Sarebbe il caso che, in presenza di una giurisprudenza conforme secondo un certo orientamento, i giudici cominciassero a condannare secondo la regola della soccombenza, addossando tutte le spese a chi ha costretto l’avente diritto a dover anticipare e sostenere ingenti spese pur avendo ragione. In certi casi di reiterazione, da parte dell’amministrazione, di comportamenti abbondantemente censurati dalla magistratura – conclude Nocera – non sarebbe male condannare l’amministrazione resistente per lite temeraria”.

Da domani via alla rivoluzione digitale: cambia il dominio Internet

da Il Sole 24 Ore

Da domani via alla rivoluzione digitale: cambia il dominio Internet

Da domani, 20 settembre, si avvierà una rivoluzione digitale per oltre 8700 scuole italiane pubbliche e parificate: tutte le scuole che avevano un nome a dominio “gov.it” potranno migrare sul nuovo nome a dominio “edu.it”, che sarà utilizzabile anche da tutte le altre scuole pubbliche e paritarie italiane. Lo rende noto il Cnr sottolineando che «l’obiettivo dell’intera operazione è quello di migliorare la visibilità e la sicurezza dei siti delle istituzioni scolastiche coerentemente con il lavoro che si sta svolgendo sul design di tali siti».

Il Registro.it, l’anagrafe dei domini “.it” che ha sede presso l’area della ricerca pisana, prosegue il Cnr, «che avrà la gestione tecnica del nuovo dominio, non addebiterà al
Registrar (azienda che offre servizi internet) oneri per la migrazione del nome a dominio della scuola da gov.it a edu.it o per le nuove registrazioni nel primo anno di vita del nuovo nome a dominio (Sld) edu.it».

«E’ per noi un ulteriore attestato di fiducia e qualità – spiega Domenico Laforenza, responsabile di Registro.it e direttore dell’istituto di informatica e telematica del Cnr di
Pisa – da parte degli enti governativi verso la nostra professionalità e affidabilità, con cui gestiamo già oltre tre milioni di domini “.it”, il nome a dominio made in Italy che fa attestare il nostro Paese al nono posto nel ranking mondiale dei nomi a dominio di tipo nazionale».

Contratto nazionale, alla fine ha firmato anche lo Snals

da ItaliaOggi

Contratto nazionale, alla fine ha firmato anche lo Snals

Chi non firma è fuori da ogni trattativa anche locale

MArco Nobilio

Lo Snals ha firmato il contratto. E quindi potrà partecipare alla contrattazione integrativa e agli incontri di informazione sindacale. La sottoscrizione tardiva del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto istruzione, università e ricerca è avvenuta il 6 settembre scorso presso l’Aran. La decisione è stata adottata dal sindacato di via Leopoldo Serra dopo il rigetto di un ricorso al giudice del lavoro di Roma, emesso con un decreto d’urgenza pubblicato il 17 luglio scorso 70407/2018. Citando la giurisprudenza del Tribunale di Milano il giudice monocratico aveva motivato il rigetto adducendo che «è proprio il carattere di specificità della contrattazione integrativa nel pubblico impiego e il suo rapporto per così dire di derivazione dalla contrattazione nazionale», si legge nel provvedimento, «a far viceversa apparire ragionevole e conforme al dettato dall’art. 39 Cost. la scelta legislativa di demandare integralmente al Ccnl l’individuazione dei soggetti legittimati a partecipare ai livelli integrativi di contrattazione». Di qui la legittimità della prescrizione di escludere chi non lo firma. La pronuncia del Tribunale di Roma, peraltro, risultava in contrasto con un precedente della Corte d’appello di Catanzaro (1413/05) secondo la quale, invece, i sindacati rappresentativi (come lo Snals) avrebbero comunque diritto a partecipare alla contrattazione integrativa.

La questione, dunque, è controversa anche in giurisprudenza. E allo stato attuale manca una pronuncia della Corte di cassazione e un qualche pronunciamento della Corte costituzionale. Che peraltro, in un’analoga questione riguardante il settore privato, aveva dato ragione all’organizzazione sindacale ricorrente affermando l’incostituzionalità della norma di legge che ne prevedeva l’esclusione dai tavoli perché non aveva firmato il contratto nazionale (231/20i3). Nel frattempo, però, lo Snals era stato escluso da tutti i tavoli negoziali, compresi quelli riguardanti le materie di mera informazione. E dopo la pronuncia contraria del Tribunale di Roma, l’organizzazione sindacale guidata da Elvira Serafini ha riunito il consiglio nazionale e ha deliberato la firma del contratto «ritenendo indispensabile e doveroso», si legge in una nota del sindacato, «assicurare la tutela dei propri iscritti, delle Rsu, e dei lavoratori tutti in un momento particolarmente difficile delle relazioni sindacali», pur confermando il giudizio negativo sul contenuto dell’accordo che non aveva sottoscritto in prima battuta.

Per i direttori amministrativi non c’è concorso riservato

da ItaliaOggi

Per i direttori amministrativi non c’è concorso riservato

Verso la selezione, ma senza procedure ad hoc

Franco Bastianini

Conferme e chiusure ministeriali in merito al pubblico concorso per l’assunzione di direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga) nelle scuole statali che, ai sensi dell’art. 1, comma 605, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, dovrebbe essere bandito entro il 2018. Le une e le altre sono state fornite alle organizzazioni sindacali nel corso di un incontro informativo svoltosi lo scorso 12 settembre presso il dicastero di viale Trastevere.

Le conferme riguardano sia il numero dei posti che potrebbero essere messi a concorso, intorno 2.500, sia i soggetti che vi potranno partecipare purché in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza, in sciente politiche, in scienze sociali o amministrative, in economia e commercio o di alcuni diplomi di laurea specialistica (LS) o di lauree magistrali (LM). Viene confermato che vi potranno partecipare, ancorché non in possesso dei predetti titoli di studio, gli assistenti amministrativi di ruolo in servizio nelle scuole statali che alla data del 1° gennaio 2018 potevano fare valere almeno tre interi anni di servizio negli ultimi otto svolto nelle mansioni di direttore dei servizi generali e amministrativi. Nessuna indicazione invece circa il numero di quanti presenteranno domanda di partecipazione al concorso. Nessuna conferma invece sui tempi di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del bando di concorso o dello specifico regolamento che dovrà stabilire la natura delle prove concorsuali e le modalità di svolgimento. Il silenzio sui tempi di pubblicazione del bando di concorso rischia di allontanare sia l’inizio dell’ iter concorsuale che le sue conclusioni. Un rischio che data la situazione attuale (circa il 25 per cento dei posti in organico di Dsga è privo di titolare) la scuola non potrà più permettersi con l’inizio del prossimo anno scolastico. Quanto ai contenuti del regolamento: prova preselettiva articolata con domande a risposta multipla; prova scritta relativa al diritto amministrativo, al diritto e pubblico e alla contabilità di stato con particolare riferimento alla contabilità scolastica.

Le chiusure riguardano in particolare la richiesta sindacale di porre in essere una procedura riservata per il personale interno che da anni svolge le funzioni di Dsga. Salvo un sempre possibile ripensamento, i rappresentanti del ministero hanno infatti sostenuto che l’amministrazione non consentirà alcuna procedura riservata.

Assunzioni, non tutto è perduto

da ItaliaOggi

Assunzioni, non tutto è perduto

Un decreto per recuperare i ritardi dei concorsi riservati: chance per circa 10 mila

Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi

Una seconda tranche di assunzioni entro fine anno. Decorrenza giuridica 1° settembre 2018, economica dalla data di firma del contratto. A prevederlo un decreto Miur che dovrebbe consentire di recuperare circa 10 mila assunzioni delle 32 mila andate perse quest’anno. Un beneficio che arriverebbe soprattutto al Nord dove sono stati coperti meno di quattro posti su dieci disponibili per le immissioni in ruolo.

Il provvedimento di recupero non è il solo allo studio dei piani alti di viale Trastevere per raddrizzare la barca delle mancate assunzioni di quest’anno: su oltre 57 mila cattedre autorizzate, se ne sono fatte 25 mila, il 43,8%. Nella scuola secondaria, addirittura poco più di un terzo dei posti disponibili. E dunque il 56,2% dei posti è senza candidati e andrebbe a precari, la maggior parte non abilitati. Non è la prima volta che avviene: anche lo scorso anno le assunzioni hanno coperto solo il 57,6% delle disponibilità, ma quest’anno è andata decisamente peggio.

In molte province, le graduatorie a esaurimento sono senza candidati e l’amministrazione non è riuscita a compensare il numero delle assunzioni traendo gli aspiranti dalle graduatorie dei concorsi a causa dei ritardi delle commissioni nella pubblicazione delle graduatorie. E talvolta anche perché gli uffici non hanno fatto in tempo ad applicare quelle già pubblicate. Per tamponare la situazione il ministro dell’istruzione ha intenzione di emanare un decreto per sollecitare le commissioni del concorso riservato Fit a terminare i lavori entro il 31 dicembre prossimo disponendo, contestualmente, l’accantonamento dei posti degli aventi titolo ad essere assunti a tempo indeterminato per effetto dello scorrimento delle graduatorie approvate dal 11° settembre al 31 dicembre. Questo permetterebbe tra l’altro di non perdere tutti i posti per i quali era scattata l’autorizzazione ad assumere dal ministero dell’Economia per l’anno scolastico 2018/2019.

Quanto ai dati in dettaglio, l’ordine di scuola dove la percentuale di assunzioni effettuate è più alta è la scuola dell’infanzia. Laddove le immissioni in ruolo hanno coperto l’81,6% dei posti disponibili. Al Sud la percentuale sale al 94,1%, per poi scendere all’82,7% al centro e al 72,1% al Nord. Nella scuola primaria il dato nazionale è ancora più basso: 63,7 %. Fanalino di coda il Nord, dove la percentuale dei posti coperti è di appena il 55%, mentre al Centro è del 79,7% e al Sud è dell’88, 1%.

Particolarmente significativo il dato del sostegno: al Sud la copertura nell’infanzia è del 77,3% e del 79,5% nella primaria, mentre al Nord nell’infanzia è del 17,6% e nella primaria raggiunge appena il 6,9%. La forbice è meno evidente al Centro dove nell’infanzia la copertura è del 5,5%, ma nella primaria è del 43,4%. Va fatto rilevare, peraltro, che il laureati in scienze della formazione sono comunque abilitati anche per insegnare sul sostegno.

Per quanto riguarda, invece, la scuola secondaria, la percentuale degli immessi in ruolo nella secondaria di I grado è del 21,6% al Nord, del 18,9% al Centro e del 53, 6% al Sud. Il dato delle immissioni in ruolo sul sostegno, sempre alle medie, raggiunge appena lo 0,2% al Nord, l’1,6% al Centro e il 30,9% al Sud. Nella secondaria di II grado, invece, al Nord la percentuale è del 35,6%, al Centro del 18,9% e al Sud del 53,6%.

Sul sostegno, sempre alle superiori, al Nord è del 6.8%, al Centro del 67,5% e al Sud del 63,4%. Complessivamente, in tutti gli ordini e gradi di scuola, sempre sul sostegno, al Nord è del 4,4%, al Centro del 26,3% e al Sud del 59, 6%. Dall’esame dei dati, dunque, emerge una grave carenza di docenti specializzati per insegnare agli alunni disabili. Ed è proprio su questo secondo fronte che si annuncia un nuovo intervento paracadute. Il governo, tramite il viceministro Lorenzo Fioramonti, durante un question time che si è tenuto la scorsa settimana alla camera dei deputati, ha fatto saper che «sono di prossima attivazione i percorsi di specializzazione sul sostegno per tutti i gradi di istruzione». Inoltre, la maggiore concentrazione di aspiranti docenti al Sud è dovuta, da una parte alla presenza di una percentuale più consistente di precariato storico e, dall’altra parte, al fatto che molti docenti in servizio al Nord provengono dal Sud. E siccome il trasferimento interprovinciale dal Nord al Sud è molto difficile da ottenere, molti di loro hanno tentato anche la chance della partecipazione al concorso, così da aumentare la percentuale di probabilità di ricongiungersi alle proprie famiglie.

Il fenomeno della diaspora da Nord a Sud, peraltro, ha assunto proporzioni molto rilevanti anche e soprattutto per effetto del piano di assunzioni disposto dalla legge 107/2015, che ha costretto molti docenti del Sud ad andare a lavorare al Nord pur di ottenere l’immissione in ruolo. Per andare incontro alle legittime aspirazioni di questi docenti di fare ritorno a casa, il governo, sempre secondo quanto emerso nel question time della scorsa settimana, sta valutando diverse iniziative, anche a carattere normativo, per promuovere l’occupazione al Sud con l’obiettivo di istituire classi a tempo pieno con conseguente incremento di posti di organico di quelle regioni. E il ministero dell’istruzione avrebbe anche presentato una richiesta al ministero dell’economia per consolidare in organico di diritto quei posti di sostegno attualmente presenti come posti in deroga. Tutte queste misure, nell’intenzione del governo, dovrebbero «ampliare in modo consistente, rispetto alla situazione attuale» ha detto ancora Fioramonti, «la possibilità di ottenere un rientro presso le regioni di residenza da parte di numerosi docenti».

Assunzioni sostegno: vuoti 11mila posti, 96% a Nord

da Orizzontescuola

Assunzioni sostegno: vuoti 11mila posti, 96% a Nord

di redazione

Disastro immissioni in ruolo, mancano docenti di sostegno. Pubblichiamo la tabella con i dati parziali delle assunzioni per quest’anno scolastico con posti liberi e percentuali di copertura.

Nord

A Nord, secondo i dati della tabella ministeriale in nostro possesso, le assunzioni sui posti di sostegno rasentano il disastro. Infatti, a fronte di 10.350 posti liberi, gli assunti sono stati appena 452, il 4,4%. Punta negativa alle medie, dove è stato coperto solo lo 0,2% di posti vacanti. Alla primaria il dato è del 6,9, mentre all’infanzia del 17,6%.

Centro

La percentuale sale notevolmente, ma resta bassa. Infatti, i posti coperti sono stati il 26,3%, con punta negativa dell’1,6% alle medie.

Sud

Diversa la situazione a Sud, con una copertura del 59,6%. La pnta negativa sempre alle medie con il 30,9% di posti coperti.

Totale

Nel complesso, su 13.329 posti disponibili (10mila solo a Nord), i posti di sostegno coperti sono 1.682, appena il 12,6%.

Clicca le tabelle per ingrandirle

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Sport di Classe: pubblicate le autorizzazioni all’avvio dei progetti

Fondi Strutturali Europei – Programma Operativo Nazionale “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE).
Avviso pubblico Prot. 1047 del 05/02/2018 – “Potenziamento del progetto nazionale “Sport di Classe” per la scuola primaria. Asse I – Istruzione – Fondo Sociale Europeo (FSE), Obiettivo Specifico 10.2 – Azione 10.2.2. sottoazione 10.2.2A “Competenze di base”. Autorizzazione progetti.

18 settembre 2018