#unlibroèunlibro

Iva ebook – Levi (AIE): “Oggi #unlibroèunlibro diventa realtà in tutta Europa, seguendo la decisione dell’Italia. Tutti i lettori europei avranno così gli stessi diritti ”

“È una grande vittoria per l’Italia e per tutti i lettori europei”. È il primo commento del presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Ricardo Franco Levi dopo il via libera dell’Ecofin alla proposta che consentirà agli Stati membri di applicare aliquote Iva ridotte alle pubblicazioni elettroniche.

“L’Europa segue la direzione presa dall’Italia, che dal 1 gennaio 2015 ha scelto di applicare  l’Iva al 4% – e non più al 22% – per i libri digitali come per i libri di carta” prosegue Levi. “Segna così la sua grande vittoria, partita con la campagna di AIE #unlibroèunlibro e divenuta un’intera battaglia italiana grazie al sostegno del governo, in una direzione coraggiosa quando in Europa questa era una posizione minoritaria. È grazie a questo grande gioco di squadra che oggi tutti i lettori europei, sia su carta sia su ebook, avranno gli stessi diritti”.

DIGITALE DI CLASSE

100 DOCENTI IN FORMAZIONE  CON IL PROGETTO “DIGITALE DI CLASSE”  NELL’AMBITO DELL’INIZIATIVA  “RICONNESSIONI – EDUCAZIONE AL FUTURO”

Martedì 2 ottobre le prime sessioni a Torino nelle sedi di Fondazione per la Scuola: cinque percorsi per l’innovazione didattica

 

De Agostini Scuola, nell’ambito dell’iniziativa “Riconnessioni – educazione al futuro” in collaborazione con la Fondazione per la Scuola, dà il via al progetto “Digitale di classe”, che coinvolge 100 docenti della scuola secondaria di I grado.

Riconnessioni – educazione al futuro” – ideata dalla Compagnia di San Paolo e realizzata dalla Fondazione per la Scuola – è un’iniziativa nata con l’intento di favorire lo sviluppo di una didattica integrata e innovativa, attraverso la sperimentazione di nuove pratiche di insegnamento.

Il progetto “Digitale di classe” di De Agostini Scuola propone cinque percorsi di apprendimento integrato nelle materie inglese, matematica, scienze, musica, coding e robotica.

L’iter formativo proposto da De Agostini Scuola, che prende il via domani, martedì 2 ottobre, è incentrato sull’utilizzo di strumenti informatici e multimediali: i corsi, di durata biennale, si tengono a Torino nelle sedi messe a disposizione dalla Fondazione, richiedono la presenza in aula e sono completati
da webinar e servizi di tutoraggio, con gruppi di 20 docenti per ogni area d’insegnamento.

Elemento comune alle diverse proposte didattiche è quello di agevolare una formazione professionale, graduale e condivisa, che incoraggi la sperimentazione didattica (anche in modalità flipped classroom), l’abilità di storytelling, l’esperienza di cooperative learning, lo sviluppo di competenze trasversali, il miglioramento dell’inclusione.

Partendo da spunti attuali sulle nuove metodologie e tecnologie per l’insegnamento, De Agostini Scuola ha creato per gli insegnanti un’offerta utile a favorire un apprendimento attivo e appassionante, grazie al contributo di alcuni tra i massimi esperti di didattica.

Questi i numeri del progetto “Digitale di classe” di De Agostini Scuola:

  • 5 percorsi didattici: inglese, matematica, scienze, musica, coding e robotica
  • 150 ore di formazione in presenza
  • 34 ore di webinar
  • 2 anni di durata
  • 73 scuole secondarie di I grado di Torino coinvolte
  • 100 docenti partecipanti, solo nella provincia di Torino

Scuola: un alunno su 3 frequenta una classe digitale. Ma il Sud resta indietro

da la Repubblica

Scuola: un alunno su 3 frequenta una classe digitale. Ma il Sud resta indietro

Secondo un sondaggio di Skuola.net su 8.500 di scuole medie e superiori aumentano gli istituti che adottano device per la didattica. Netto divario tra il Nord e il resto d’Italia

LA DIGITALIZZAZIONE degli istituti scolastici è in aumento e ora quasi un ragazzo su 3 frequenta una classe 2.0 in cui tutti hanno a disposizione un device sul banco. Il numero è raddoppiato negli ultimi 12 mesi. Questi sono alcuni dei dati contenuti nell’annuale rapporto di Skuola.net sull’uso delle tecnologie a scuola per il quale sono stati intervistati 8.500 di scuole medie e superiori Il problema maggiore è, ancora una volta, il netto divario tra Nord e Sud: il primo traina, il secondo frena il cambiamento.

•AULA PC, MAI USATA NEL 34% DEI CASI
Se da un lato le di tecnologie digitali di fine millennio, ovvero aule pc e Lim (Lavagna interattiva multimediale), le scuole sono più o meno ciò che continua a mancare sono i docenti formati per utilizzarli e le innovazioni che l’ultimo decennio ci ha riservato: connessione in banda larga, copertura wi-fi, tablet e ambienti didattici digitali. Le aule computer, ad esempio, sono presenti in 9 istituti su 10 ma solo nel 39% dei casi vengono usate frequentemente (21% tutti i giorni, 18% almeno una volta alla settimana); il 17% accende i pc almeno una volta al mese. Ma deve preoccupare il fatto che il 34% (che al Sud sale al 52%) non l’abbia mai usata, pur avendola a disposizione.

•A LEZIONE CON IL TABLET
Con le dovute proporzioni, va quasi meglio con la digitalizzazione delle singole classi. Visto che il 28% dei ragazzi afferma che nella sua tutti gli studenti sono dotati di un pc o di un tablet personale da usare durante le lezioni (dato che al Nord arriva al 35%): nel 22% dei casi gliel’ha fornito gratuitamente la scuola, nel 6% hanno dovuto pagare un contributo per averlo. Si tratta di una crescita del 100% rispetto a 12 mesi fa, quando gli intervistati in simili condizioni non arrivavano al 14%. Ma sono ancora in maggioranza quelli che non utilizzano alcun device per la didattica frontale: in media il 58%, nel Mezzogiorno addirittura il 78%.

•LAVAGNA INTERATTIVA? SPESSO E’ SPENTA
Il mezzo più sfruttato rimane, però, la Lavagna interattiva multimediale (Lim) che è diffusa praticamente come le aule pc – l’87% degli studenti dice di averla a disposizione – ma è molto più utilizzata: il 44% l’accende tutti i giorni (54% al Nord), il 16% almeno una volta alla settimana, solo il 10% una volta al mese. La quota di quanti ce l’hanno ma non la usano, nel caso della Lim, si ferma al 17%. Con le scuole del Sud che, anche in questo caso, arrancano: il 32% dei ragazzi del meridione sostiene che nella propria classe la Lim c’è ma è perennemente spenta.

Gialloverdi all’attacco delle classi pollaio: mai più di 22 in classe

da Corriere della sera

Gialloverdi all’attacco delle classi pollaio: mai più di 22 in classe

Ma l’emergenza non c’è. Solo quattrocento classi su 117 mila sono soprannumero. Il costo di un cambio così drastico della legge Gelmini è di due miliardi all’anno

Gianna Fregonara Orsola Riva

È uno dei punti del programma del governo, il ministro Bussetti ha promesso di occuparsene al più presto e ora ne discuterà anche il Parlamento, dove all’inizio di luglio è stata depositata la proposta di legge della deputata Lucia Azzolina, cinquestelle, insegnante, ex Anief. Si tratta delle classi pollaio che secondo la maggioranza sono una delle «grandi emergenze» della scuola pubblica. In realtà anche i deputati che hanno firmato la legge per trovare un caso tipico di pollaio citano un esempio del 2013, il caso del liceo musicale Giovanni Verga di Modica con 49 alunni. Secondo Tuttoscuola, se per classi pollaio si intendono quelle sopra i 30 alunni, in tutta Italia ce ne sarebbero 410 su 119.817: pari allo 0,34 per cento delle scuole superiori, che sono poi le uniche dove il sovraffollamento scolastico è oggettivamente un problema. Mentre, stando all’ultimo rapporto Education at a glance 2018, sia a livello di elementari che di medie, l’Italia si colloca al di sotto della media Ocse (rispettivamente: 19 studenti contro 21 e 21 contro 23) .

Emergenze presunte e vere

Dietro il facile slogan delle classi pollaio quello che i cinquestelle propongono è di ridurre il numero massimo degli studenti di tutte le scuole dall’infanzia alle superiori al di sotto di 22 per classe (20 se c’è un disabile tra gli studenti). Per le superiori la forchetta sarebbe particolarmente stretta e rigida: classi con 20-22 alunni. Sarà fattibile nella pratica? «Dobbiamo decidere qual è l’obiettivo – precisa Azzolina – : se si tratta di contenere la spesa non ci aspettiamo poi che la scuola italiana possa migliorare; se mettiamo al centro la crescita dei nostri ragazzi, invece, la cura degli spazi in cui passano gran parte della loro giornata è fondamentale». Vero, anche se uno studio sulla fattibilità non guasterebbe: in scuole vecchie e maltenute come le nostre, dove mancano i cortili e le palestre, per non parlare dei laboratori e delle aule di informatica, quando aumentano le classi in genere è a scapito degli spazi comuni di cui pure i ragazzi avrebbero così bisogno. Per non parlare dell’altra vera emergenza segnalata dall’ultimo rapporto di Cittadinanza attiva: quella dei controsoffitti che crollano (uno ogni 4 giorni). Forse, prima di moltiplicare le aule, andrebbero messe in sicurezza quelle che già ci sono.

Costi e fattibilità

Il progetto Azzolina rappresenta un bel taglio, in termini di studenti, rispetto ai limiti previsti oggi dalla legge Gelmini (da 15 a 26 per la primaria; da 18 a 27 per le medie e tra 27 e 30 per la prima classe della secondaria). L’idea è quella macroniana di ridurre il rapporto alunni docente per migliorare la qualità della didattica e anche quella di ridurre il numero di alunni per adeguare le classi alle aule, spesso piccole delle scuole italiane. Anche se da noi soprattutto alle elementari e alle medie le cose vanno molto meglio che da loro: sempre secondo l’ultimo rapporto Ocse, la ratio studenti prof è di 11 a uno alle elementari (contro 19 a uno in Francia); idem alle medie (11 contro 15). Anche in questo caso la situazione peggiora alle superiori dove comunque restiamo sotto la media dei cugini d’Oltralpe (10 contro 11). E comunque in Europa c’è chi se la passa molto peggio sia di noi che di loro pur vantando risultati scolastici assai più raguardevoli (nella Finlandia dei miracoli la ratio studenti-prof è addirittura di 17 a uno). Ma soprattutto: quanto costerebbe questo adeguamento ai limiti strettissimi della legge Azzolina? A regime 2.130.000.000 all’anno, in termini di nuovi professori e aule. Quanti ne servono? Spiega la deputata che ha presentato la legge: «La stima precisa è in via di esatta definizione con i dati relativi anche all’ultimo anno scolastico. Le proiezioni sugli anni precedenti ci dicono che anche su questo fronte, con la giusta gradualità, il fabbisogno di spazi si può coprire facilmente».

Anno di prova FIT, 24 ore di osservazione e specifica relazione. Cosa si valuta

da Orizzontescuola

Anno di prova FIT, 24 ore di osservazione e specifica relazione. Cosa si valuta
di Nino Sabella

I docenti ammessi al terzo anno FIT, come prevede il DM n. 984/2017, devono svolgere diverse attività e sono sottoposti a verifiche in itinere.

Qui la sintesi degli adempimenti  che i “docenti FIT” devono svolgere, ai fini del superamento dell’anno di prova e dell’immissione in ruolo.

Verifiche in itinere: osservazione

Le verifiche in itinere consistono in attività di osservazione in classe da parte tutor.

Le succitate attivate:

  • vanno preventivamente progettate;
  • sono oggetto di successivo confronto e rielaborazione con il tutor;
  • sono oggetto di specifica relazione da parte del docente impegnato nel percorso annuale FIT.

Alle attività di osservazione sono destinate almeno 24 ore.

Cosa si osserva

L’attività di osservazione da parte del tutor si focalizza su:

  • modalità di conduzione delle attività di insegnamento;
  • sostegno alle motivazioni degli allievi;
  • costruzione di climi positivi e motivanti;
  • modalità di verifica formativa degli apprendimenti.

Verifiche in itinere e Valutazione

Le verifiche in itinere, ossia la sopra descritta attività di osservazione, sono finalizzate, come le altre attività previste, alla valutazione docente impegnato nel percorso annuale FIT, in relazione ai seguenti  standard professionali:

a) possesso e corretto esercizio delle competenze culturali, disciplinari, didattiche e metodologiche, con riferimento ai nuclei fondanti dei saperi e ai traguardi di competenza e agli obiettivi di apprendimento previsti dagli ordinamenti vigenti;

b) possesso e corretto esercizio delle competenze relazionali, organizzative e gestionali;

c) osservanza dei doveri connessi con lo status di dipendente pubblico e inerenti alla funzione docente.

Tutto sul percorso annuale FIT

Stipendio, meno soldi nel 2019 se non si rifinanzia l’elemento perequativo

da Orizzontescuola

Stipendio, meno soldi nel 2019 se non si rifinanzia l’elemento perequativo
di redazione

Mentre le forze politiche di maggioranza sono impegnate nella realizzazione delle misure presentate nel DEF, sembra essere caduto nell’oblio il cosiddetto elemento perequativo, introdotto per permettere gli aumenti stipendiali del personale della scuola con il nuovo CCNL 2018.

Elemento perequativo

Con il CCNL 2016-18 i dipendenti pubblici hanno ottenuto un incremento stipendiale pari al 3,48%, percentuale questa generalizzata che, di per sé, avrebbe garantito l’aumento di 85 euro medi lordi mensili soltanto a coloro i quali percepiscono stipendi alti.

Considerate le retribuzioni del personale della scuola, l’incremento del 3,48% non era sufficiente (e non lo è tuttora) ad assicurare l’aumento suddetto, ragion per cui è stato introdotto l’elemento perequativo.

Fin qui nessun problema, se non per il fatto che le risorse “mancanti”, ai fini del raggiungimento dell’aumento di 85 euro,  sono state stanziate per il solo 2018.

Legge di Bilancio 2019

Stando a quanto detto sopra, è chiaro che l’elemento perequativo debba essere rifinanziato, nella legge di Bilancio, per non far perdere gli aumenti ottenuti.

Quanto si perde

Gli insegnanti con minor anzianità di servizio, ad esempio, potrebbero perdere, nel 2019, intorno a 20 euro al mese, pari al 25% circa dell’aumento ottenuto nel 2018.

Educazione economica: l’offerta formativa per l’a.s. 2018/2019

da La Tecnica della Scuola

Educazione economica: l’offerta formativa per l’a.s. 2018/2019
Di Lara La Gatta

Visto il successo degli anni scorsi e l’ampia partecipazione delle scuole, anche quest’anno enti quali la Banca d’Italia, Guardia di Finanza, Agenzia delle Entrate e Unioncamente (ma non solo), promuovono anche per l’a.s. 2018/2019 alcuni progetti educativi riguardanti l’educazione economica.

Il Miur, con nota del 28 settembre 2018, ha presentato le schede dei vari progetti, che riportiamo di seguito:

Manovra, niente soldi per docenti e Ata. Giuliani: brutto segnale, altra stagione di stipendi congelati?

da La Tecnica della Scuola

Manovra, niente soldi per docenti e Ata. Giuliani: brutto segnale, altra stagione di stipendi congelati?
Di Redazione

“Nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza approvato la scorsa settimana sono presenti delle disposizioni non proprio centrali per la scuola: riguardano il reclutamento, la formazione dei docenti di sostegno e del personale Ata e la continuità didattica. Per il rinnovo dei contratti pubblici, invece, non ci sono riferimenti”. A dirlo, il 1° ottobre, è stato il nostro direttore responsabile Alessandro Giuliani, nel corso della trasmissione radiofonica Radio Cusano Campus.

Si va verso le buste paga di nuovo ferme per almeno tutto il 2019

“Una delle disposizioni che più interessava il personale della scuola – ha ricordato Giuliani ribadendo quanto già scritto dalla Tecnica della Scuola – era quella dei fondi utili per il rinnovo contrattuale. Ma sugli aumenti ed incentivati, per la scuola come per tutto il pubblico impiego, non abbiamo letto nulla: questo significa che, qualora non arriveranno finanziamenti nelle prossime settimane, da introdurre con emendamenti alla manovra e modifiche allo stesso Def, nel 2019 gli stipendi del personale docente e Ata rimarranno fermi. Ricordando anche che quello dei dirigenti scolastici non è invece nemmeno stato rinnovato”.

Stand by in contraddizione con parole del ministro

Si tratta di una nuova pericolosa situazione di contratto in stand by, in contraddizione con le parole del nuovo ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, che si è più volte impegnato nel valorizzare al massimo la categoria, anche da un punto di vista contrattuale: solo qualche giorno fa, Bussetti a colloquio con La Repubblica, aveva parlato di “docenti più motivati, con stipendi più alti”.

Servirebbero, lo ricordiamo, almeno 2-3 miliardi. Una parte dei quali sarebbero utili per mettere al riparo gli stipendi più bassi, salvati dal governo Gentiloni attraverso la formula della perequazione, addirittura dalla beffa della riduzione.

Un silenzio preoccupante

“Non sono buoni segnali – ha detto ancora Giuliani – quelli che arrivano sul silenzio assoluto su come comportarsi a seguito della scadenza del contratto, in arrivo il prossimo 31 dicembre, e del fatto che già oggi quelli del pubblico impiego sono sotto la soglia dell’inflazione di 5-6 punti percentuali, oltre che molto al di sotto della media degli altri Paesi europei. E questo accade malgrado gli aumenti dello scorso aprile attesi da quasi un decennio”.

“L’impressione è purtroppo negativa: se le cose rimangono così nuova stagione di congelamento degli stipendi”, ha concluso Giuliani.

Abilitazioni all’estero e Salvini contro i prof che fanno politica in classe

Durante la trasmissione si è anche parlato delle abilitazioni e specializzazioni conseguite all’estero, a proposito delle quali La Tecnica della Scuola ha realizzato un approfondimento ed un’intervista ad una docente siciliana arrivata in Romania per specializzarsi sul sostegno.

La redazione di Radio Cusano ha infine chiesto al nostro direttore un parere sulle parole stizzite del vicepremier Matteo Salvini riguardanti “alcuni insegnanti politicizzati che fanno il tifo per la sinistra”.

Concorso Dirigenti scolastici: le sedi in cui si svolgeranno le prove scritte

da La Tecnica della Scuola

Concorso Dirigenti scolastici: le sedi in cui si svolgeranno le prove scritte
Di Lara La Gatta

Il 18 ottobre prossimo (dalle ore 10) è la data stabilita per lo svolgimento della prova scritta del corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali.

La comunicazione è contenuta nell’avviso pubblicato nella 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 73 del 14 settembre 2018.

Nel medesimo avviso viene comunicato che entro il 3 ottobre 2018 sarà trasmesso l’elenco delle sedi della prova scritta, con la loro esatta ubicazione, con l’indicazione della destinazione dei candidati distribuiti, analogamente alla prova preselettiva, nella regione di residenza in ordine alfabetico. Contestualmente saranno fornite ulteriori istruzioni operative.

I candidati si dovranno presentare nelle rispettive sedi d’esame muniti di un documento di riconoscimento in corso di validità, del codice fiscale e, per i soli candidati esonerati dalla prova preselettiva ai sensi dell’articolo 20, comma 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, della ricevuta di versamento attestante il pagamento del diritto di segreteria pari ad € 10,00.

I candidati residenti all’estero, o ivi stabilmente domiciliati, sosterranno la prova nella regione Lazio; i candidati residenti nelle province di Trento e Bolzano sosterranno la prova nella regione Veneto.

Al momento, ha pubblicato l’elenco degli abbinamenti candidati-sedi solo l’USR per la Liguria:

Aggiorneremo gli elenchi regionali man mano che verranno pubblicati.

Svolgimento della prova scritta

Ricordiamo che la prova scritta è unica su tutto il territorio nazionale e che lo svolgimento è computerizzato.

Consiste in cinque quesiti a risposta aperta sulle materie indicate nel bando e due quesiti in lingua straniera. Ciascuno dei due quesiti in lingua straniera è articolato in cinque domande a risposta chiusa, volte a verificare la comprensione di un testo nella lingua straniera prescelta dal candidato tra inglese, francese, tedesco e spagnolo. La prova ha la durata di 150 minuti.

A ciascuno dei cinque quesiti della prova scritta non espressi in lingua straniera, la Commissione del concorso attribuisce un punteggio nel limite massimo di 16 punti. A ciascuno dei quesiti in lingua straniera la Commissione attribuisce un punteggio nel limite massimo di 10 punti, 2 per ciascuna risposta corretta. Il punteggio complessivo della prova scritta è dato dalla somma dei punteggi ottenuti in ciascuno dei sette quesiti.

I candidati che ottengono un punteggio complessivo pari o superiore a 70 punti superano la prova scritta e sono ammessi a quella orale.

Il 110 e lode? Non serve. Verso l’abolizione del valore legale delle lauree?

da La Tecnica della Scuola

Il 110 e lode? Non serve. Verso l’abolizione del valore legale delle lauree?
Di Pasquale Almirante

L’abolizione del valore legale del titolo di studio, come è noto, ha estimatori antichi e proposte cicliche. E sembra proprio che anche il cosiddetto Governo del cambiamento voglia cambiare  su questo fronte, che fra l’altro è stato uno dei cavalli di battaglia della Lega di Bossi, quando affermava che le lauree del Sud valgono meno di quelle del Nord, compresi i diplomi.

Abolire il valore legale del titolo di studio

Ora, pubblica Il Messaggero, anche per il Movimento 5 Stelle di delinea lo stesso principio, già del resto annunciato da Beppe Grillo: «Abolizione del valore legale dei titoli di studio: qui non sarete d’accordo, però secondo me poi ne potremo discutere».

Proposta di legge penta stellata

È di questi giorni, scrive sempre Il Messaggero, una proposta di legge presentata alla Camera dalla deputata 5Stelle Maria Pallini, attuale sottosegretario al ministero dell’Interno,che prevede «il divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici. Se nel post dopoguerra e negli anni del benessere economico non si riscontravano un numero così elevato di laureati e una così alta percentuale di disoccupati e inoccupati, soprattutto tra i giovani, il predetto sistema di accesso ai concorsi pubblici poteva, anche se discriminatorio, risultare valido. Oggi il Paese e soprattutto i giovani necessitano di una riforma che garantisca la possibilità di accedere ai pochissimi e sempre più rari concorsi pubblici senza alcuna discriminazione di sorta». Ecco perché «in un momento storico così cruciale per l’occupazione, specialmente giovanile, si ritiene indispensabile concedere a tutti i cittadini aventi diritto per legge di partecipare ai concorsi pubblici senza inserire nei bandi di concorso la limitazione del voto di laurea che oggi, in alcuni di essi, risulta determinante ai fini della partecipazione ma non necessariamente garantisce un’effettiva preparazione e conoscenza».

Ma Sibilia spiega anche che l’obiettivo non è «modificare o in alcun modo ledere il principio di meritocrazia» né quello di consentire «l’accesso nella pubblica amministrazione a personale inadeguato e carente di competenze, ma semplicemente rispecchiare in pieno i princìpi costituzionali di uguaglianza e di libertà».

Concorsi pubblici

Insomma, per i pentastellati «la previsione del requisito minimo del voto di laurea in bandi di concorso pubblico deve essere vietata perché tale limitazione tende ad escludere a priori e senza alcuna reale motivazione una parte degli aventi diritto».

Battaglia antica della Lega

Tuttavia, ricorda Il Messaggero,  nel 2013 il deputato Paolo Grimoldi presentò una proposta di legge che chiedeva l’abolizione tout court del valore legale dei titoli di studio. La ratio era quella di «raggiungere l’obiettivo di eliminare quel meccanismo un po’ perverso che non premia i meritevoli, bensì coloro che sono stati favoriti in virtù di votazioni più alte, ottenute in istituti scolastici e università meno scrupolosi a valutare l’effettiva preparazione degli allievi».

Nord e Sud, ancora contrapposti

«Oggi una laurea presa in una qualsiasi Università italiana ha lo stesso identico valore, ma sappiamo bene che diversi Atenei, soprattutto meridionali, offrono un servizio nettamente inferiore alla media. Questo squilibrio provoca la mancanza di concorrenza tra Atenei, ma soprattutto si ripercuote sul meccanismo dei concorsi pubblici che penalizza sistematicamente chi proviene dalle Università del Nord».

La precisazione del Movimento Cinque Stelle

Sulla proposta di legge Divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi di concorsi pubblici, di cui è firmataria la deputata del MoVimento 5 Stelle Maria Pallini, la deputata precisa:

In seguito alla pubblicazione di numerosi articoli giornalistici che hanno creato non poca confusione sul tema, intendo precisare che la proposta di legge di cui sono firmataria ha come obiettivo consentire a tutti i laureati, indipendentemente dal voto di laurea, la possibilità di accedere ai concorsi pubblici. È quindi strumentale fare riferimento a un presunto orientamento del Movimento 5 Stelle a favore dell’abolizione del valore legale del titolo di studio che non è per nulla contemplata nella proposta. Si precisa, inoltre, che nella posizione del Movimento non esiste alcuna intenzione di vanificare la meritocrazia non riconoscendo il valore di un titolo di studio il cui conseguimento richiede molti sacrifici. Per questo motivo, non si esclude e anzi si incoraggia la possibilità di introdurre in ciascun bando concorsuale l’attribuzione di un punteggio a seconda del voto ottenuto che concorra a definire la graduatoria di merito dei concorsi.

Il tema sulle Leggi razziali e la libertà di insegnamento

da La Tecnica della Scuola

Il tema sulle Leggi razziali e la libertà di insegnamento
Di Pasquale Almirante

Fino a qualche anno fa non sarebbe successo che ben due ministri, all’Istruzione e agli Interni, si scagliassero contro un oscuro prof, di una negletta provincia, reo di avere assegnato un tema ai suo scolari in cui si chiede un commento sul razzismo, che è poi materia affrontata anche nella Costituzione, e un confronto con un decreto del Governo.

Ispezioni e scuse

L’uno infatti minaccia ispezioni e l’altro ne pretende le scuse, come se il collega avesse violato chissà quali diritti e chissà quali santuari.

Ma in fondo cosa ha chiesto il prof ai suoi alunni di commentare?

“Il 5 settembre del 1938 in Italia furono promulgate le leggi razziali. Oggi in Italia dopo 80 anni si registra un ritorno al razzismo, è un’opinione diffusa che proprio il recente decreto in discussione al Parlamento, che riguarda l’immigrazione, contenga delle istanze razziste. Descrivi le leggi razziali e confronta il testo con il decreto di recente ideazione ed esprimi le tue riflessioni”.

Dal punto di vista didattico

Si sta intanto dichiarando che “è opinione diffusa” il ritorno di istanze razziste: e non è forse vero? Non c’è infatti giornale o tv che non lo ripeta ogni giorno e ogni ora e dunque il docente non ha fatto altro che mettere i ragazzi di fronte alla informazione e ai media, considerato pure che fra le didattiche sono previste, sia la lettura dei giornali in classe, sia le tipologie in forma di articolo di giornale agli esami di Stato. E fra l’altro: se il ministro degli interni è convinto che il suo decreto non abbia velature razziste, perché prendersela col prof? Che suggerisce solo di “confrontare e esprimere le valutazioni”: dove sta il colpo di stato?

Dunque, a nostro giudizio, ha centrato un primo obiettivo.

Il secondo riguarda invece il confronto fra le leggi raziali del 1938 e il testo del decreto in discussione al Parlamento.

Un docente che stimola i propri alunni a tale confronto, a mettere in analisi cioè due epoche storiche, dopo la shoah, quella fascista e quella attuale con le migrazioni, le ronde anti-stranieri, gli incendi nei campi rom e tutto il resto, deve essere elogiato, anche perché sta chiedendo un parallelo e quindi uno studio e quindi delle riflessioni e quindi un esame critico fra ieri e oggi.

Questo l’aspetto squisitamente didattico, sempre a nostro parere.

Libertà di insegnamento

C’è tuttavia un secondo aspetto invece che ci inquieta e cioè la velata minaccia al collega al quale viene in qualche modo inibita la libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione.

Si dice che stia facendo politica:e non fa bene, qualora la stia facendo realmente, anche se, nel caso specifico e a nostro convinzione, non è vero?

Sta facendo infatti politica nella misura in cui avverte i ragazzi:  attenti, i rigurgiti razzisti possono portare a certi regimi e dunque a certi leggi, e non solo come quelle che si sono subite nel 1938, ma anche contro la libertà di pensiero, di associazione, di idee, ecc.

Il recente passato, il passato remoto e l’attualità

Ma non solo. Si accusa la scuola di non guardare al contemporaneo e all’attuale, però quando si tocca un certo presente, scattano le minacce, le velate ritorsioni. E nel caso in esame scendono in campo due autorità, Bussetti e Salvini, contro di chi? Contro un oscuro docente di una oscura provincia, reo di avere indotto i suoi alunni a ragionare, a confrontare e a mettere in esame, a provare la grande gioia della contraddizione e delle dialettica, della sfida al controllo di chi governa che è poi il perno della democrazia.

Democrazia bene comune

Tranne che la democrazia non piaccia molto per ammiccare alla demagogia, dentro la quale i nemici e gli osservati speciali sono coloro che dissentono dal potere. E se è così, c’è da stare attenti e la scuola non può esimersi dal segnalarlo.

Decreto Interministeriale 2 ottobre 2018, AOOUFGAB 634

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e deIla Ricerca
di concerto con
Il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione lnternazionale

Decreto Interministeriale 2 ottobre 2018, AOOUFGAB 634

Requisiti del personale da destinare all’estero, ai sensi dell’art. 14 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n.64

Nota 2 ottobre 2018, AOODGOSV 17003

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
Loro sedi
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano
Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento
Trento
Al Direttore dell’IPRASE TRENTINO
Rovereto
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina Bolzano
Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Aosta
Ai docenti di discipline matematico- scientifiche di scuola secondaria di secondo grado Statali e Paritarie
Loro Sedi
E p.c.
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
SEDE
Alla Prof.ssa Serena Bonito Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
DGSP Uff. V
SEDE

Nota 2 ottobre 2018, AOODGOSV 17003

Oggetto : Modalità di partecipazione di docenti e scuole al progetto Nazionale LS-OSAlab e al progetto Nazionale PP&S, a sostegno della didattica nelle discipline di Fisica e Scienze e di Matematica, per l’a.s. 2018/2019.

Avviso 2 ottobre 2018

Avviso 2 ottobre 2018

(GU 2 ottobre 2018, n. 78 – 4ª Serie Speciale – Concorsi ed Esami)

Diario del concorso pubblico, per esami, a 253 posti, per l’accesso al profilo professionale di funzionario amministrativo-giuridico-contabile, area III, posizione economica F1, del ruolo del personale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, per gli uffici dell’Amministrazione centrale e periferica.

Ai sensi e per gli effetti di quanto previsto dall’art.11, commi 2 e 3, del bando di concorso pubblico, per esami, a 253 posti, per l’accesso al profilo professionale di funzionario amministrativo-giuridico-contabile, area III, posizione economica F1, del ruolo del personale del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, per gli uffici dell’Amministrazione centrale e periferica, approvato con decreto del Direttore generale per le risorse umane e finanziarie n. 282 del 19 marzo 2018 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4ª Serie speciale «Concorsi ed esami» n. 25 del 27 marzo 2018, sono ammessi a sostenere le prove scritte di cui all’art. 10 del bando di concorso i candidati che hanno superato la prova preselettiva, nonché i candidati che, ai sensi dell’art. 20, comma 2-bis, della legge 5 febbraio 1992, n. 104 e successive modificazioni ed integrazioni, sono stati esonerati dalla prova stessa.
L’elenco dei candidati ammessi a sostenere le prove scritte sarà pubblicato il 3 ottobre 2018 sul sito internet del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (www.miur.gov.it) e presso la piattaforma Cineca, accessibile all’indirizzo web: bando253funzionari-miur.cineca.it.
Infine, si ricorda che, come già specificato nell’avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 72 – 4ª Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” dell’11 settembre 2018, le modalità, la sede, la data e l’ora di svolgimento delle prove scritte, o del loro eventuale rinvio, ai sensi di quanto previsto dall’art. 10 del predetto bando, saranno rese note nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 86 – 4ª Serie Speciale – “Concorsi ed Esami” del 30 ottobre 2018 e sul sito internet del Ministero.
Tale comunicazione ha valore di notifica a tutti gli effetti nei confronti degli interessati.

IL DIRETTORE GENERALE
Jacopo Greco

Decreto Interministeriale 2 ottobre 2018, AOOUFGAB 634

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e deIla Ricerca

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Decreto Interministeriale 2 ottobre 2018, AOOUFGAB 634

Requisiti culturali e professionali fondamentali dei dirigenti scolastici, dei docenti e del personale amministrativo della scuola da inviare all’estero