Rappresentanti degli studenti nei consigli di classe alla primaria

Rappresentanti degli studenti nei consigli di classe alla primaria

C’è ancora molto da discutere

di Cinzia Olivieri

Ad inizio della 18a legislatura, il DDLS.155 (“Disposizioni concernenti l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché la riforma dello stato giuridico dei docenti”), presentato al Senato il 23 marzo 2018 ed assegnato alla VII^ commissione il 26 giugno 2018, ha previsto una “nuova” revisione degli organi collegiali scolastici che ripropone un modello analogo ai disegni e proposte di legge degli ultimi anni, con la scomparsa peraltro dei consigli di classe (nonché interclasse ed intersezione).

Ed in effetti necessiterebbe una modifica del “Testo Unico” da quanto l’autonomia introdotta con l’art. 21 della L 59/97 ha reso inevitabile un adeguamento della governance scolastica alle funzioni e responsabilità del dirigente di cui all’art. 25 Dlgs165/01. Ma da ultimo con la L 107/2015 è stata stralciata la specifica delega.

Il 19 settembre 2018 è stato  presentato il DDLS.796(“Introduzione dell’insegnamento curricolare di educazione civica nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, allargamento della partecipazione degli studenti agli organi collegiali della scuola, nonché reintroduzione del voto in condotta”), assegnato in VII^ commissione Senato il 25 settembre 2018, che prevede in primo luogo all’articolo 1 l’introduzione dell’educazione civica come materia curricolare con un monte ore annuale di 33 ore.

L’educazione civica e/o alla cittadinanza è portata all’attenzione anche da altri disegni di legge S.610, S.303, S.233. Caratterizza quello in argomento la circostanza di prevedere, quale sostanziale momento applicativo dell’insegnamento ed educazione alla democrazia (art. 4), la rappresentanza nei consigli di classe ancheper gli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado, con il compito di agevolare il dialogo fra la classe e docenti”, facendosi interpreti di specifiche richieste dei compagni, anche segnalando episodi di bullismo. In realtà tale funzione è indicata nella presentazione premessa al testo che però nulla aggiunge negli specifici articoli agli attuali compiti dei consigli di classe.

Per la loro elezione è disposta espressamente l’applicazione dell’ordinanza ministeriale 215/1991, che presenta anch’essa svariati elementi di vetustà che sconsiglierebbero di farne specifica menzione nel testo normativo. 

Alla primaria l’elettorato passivo sarà riservato ai ragazzi della classe quinta, anche se anticipatari (precisazione forse superflua laddove non si accenna all’età), mentre quello attivo si applicheràagli alunni di tutte le classi.

Con l’articolo 5 si ripristina anche nel primo grado il voto in condotta in decimi, sostituito da un giudizio sintetico dal Dlgs n. 62/2017, con le previste conseguenze sulla promozione, anchequale strumento per contrastare il bullismo.

Nello specifico, l’Art. 4, rubricato: Partecipazione degli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado nei consigli di classe, propone una modifica all’art. 5 del Dlgs 297/94 per cui, ferma l’attuale composizione per la componente docente, è prevista la presenza di un rappresentante eletto dai genitori degli alunni iscritti  nella scuola materna” (lasciando sopravvivere un termine ormai desueto) mentre «nella scuola primaria, nella scuola secondaria di primo grado e», come attualmente, nella scuola secondaria superiore, due rappresentanti eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe, nonché due rappresentanti degli studenti, eletti dagli studenti della classe. In pratica in tutti i consigli di classe, a partire della scuola primaria, dovranno essere eletti due genitori e due studenti.

Non basta. Anche l’art. 8, che disciplina il consiglio di istituto e la giunta esecutiva (comma 7), al comma 8 è così modificato con riferimento a quest’ultima: «Nelle scuole primarie, secondarie di primo grado e negli istituti di istruzione secondaria superiore la rappresentanza dei genitori è ridotta di una unità; in tal caso è chiamato a far parte della giunta esecutiva un rappresentante eletto dagli studenti.». Dunque in giunta esecutiva ci sarebberosempre un genitore ed uno studente.

Infine l’articolo 30, che disciplina le Categorie di eleggibili nei singoli organi collegiali, al comma 3 è così modificato: «L’elettorato attivo per l’elezione dei rappresentanti degli alunni spetta agli studenti delle classi della scuola primaria, qualunque sia la loro età, mentre l’elettorato passivo spetta agli alunni che frequentano la classe quinta anche se anticipatari. L’elettorato attivo e passivo per l’elezione dei rappresentanti degli alunni spetta agli studenti delle classi della scuola secondaria di primo grado e secondaria superiore, qualunque sia la loro età.».

Quanto all’Art. 5, nel disporre che dall’anno scolastico 2019/2020, la valutazione del comportamento degli studenti è espressa in decimi, stabilisce che dovrà tenersi conto dell’educazione dei bambini e dei ragazzi al rispetto delle persone e dell’ambiente che li circonda, quali elementi fondamentali per il contrasto al bullismo e per l’educazione alla solidarietà e al rispetto delle cose, valori trasmessi attraverso l’insegnamento dell’educazione civica. La votazione inferiore a sei decimi comporta la non ammissione all’anno successivo o all’esame conclusivo del ciclo, rimettendo ad un emanando decreto la determinazione dei criteri per correlare la particolare e oggettiva gravità del comportamento al voto insufficiente, nonché eventuali modalità applicative del presente articolo.

L’auspicio è che la previsione non finisca per tradire le aspettative di educazione alla cittadinanza. Infatti, a prescindere dall’indubbio valore democratico di una esperienza elettorale, la funzione della rappresentanza all’interno dei consigli di classe, per quanto potenzialmente importante, appare attualmente in genere fortemente deludente. Questo anche perché la norma dettaglia soprattutto cosa i rappresentanti NON possono fare al suo interno, privilegiando invece per il resto espressioni generiche come quelle relative al compito di formulare al collegio dei docenti proposte in ordine all’azione educativa e didattica e ad iniziative di sperimentazione e con quello di agevolare ed estendere i rapporti reciproci tra docenti, genitori ed alunni. Peraltro poiché l’art. 16 del DPR 275/99 riserva ai docenti “il compito e la responsabilità della progettazione e della attuazione del processo di insegnamento e di apprendimento”, in pratica la funzione cardine è sintetizzata nel secondo periodo. 

Inoltre dovremmo immaginare alunni di circa 10 anni coinvoltinei procedimenti per l’irrogazione ai propri compagni delle sanzioni disciplinari di competenza del consiglio di classe, sebbene, com’è noto, il DPR 235/07 (che modifica il DPR 249/98) non opera nella scuola dell’infanzia e primaria ed il sistema delle sanzioni e della garanzia del procedimento resta quello del Regio Decreto 26 aprile 1928, n. 1927 giacché il procedimento di modifica dello Statuto, avviato nella scorsa legislatura con l’insediamento di un gruppo di lavoro, non ha visto la sua conclusione.

Desta inevitabili perplessità la modifica del solo comma 8 dell’art. 8 del Dlgs 297/94 giacché i membri della giunta esecutivavengono eletti nel seno del consiglio di istituto, di cui però non è modificata la composizione.

Quanto poi all’elettorato, sappiamo che i rappresentanti degli studenti (come i genitori) nei consigli di classe sono eletti con riferimento a quella classe sulla base di un’unica lista che li comprende tutti. Dunque sostanzialmente elettorato attivo e passivo coincidono.

Nel disegno di legge esercitano il diritto di voto tutti gli alunni a prescindere dall’età mentre  possono essere eletti solo gli alunni dalla quinta classe della primaria, dunque i primi dovrebbero essere chiamati ad eleggere rappresentanti di classi diverse dalla propria. A meno che non esista un’ipotesi non colta dalla scrivente. Peraltro gli alunni della classe quinta hanno in genere un’età tale da non poter essere agevolmente collegata ad una maturità normativamente prevista.

La reintroduzione del voto decimale nel comportamento con conseguente possibilità di non ammissione impone ulteriori considerazioni, poiché per la legge penale l’infraquattordicennenon è assolutamente imputabile non essendo ritenuto pienamente “capace”. Tanto vero che si è reso necessario intervenire con una norma ad hoc per disciplinare la possibilità di uscita autonoma. Eppure questi ragazzi, incapaci per legge, sono ritenuti tanto consapevoli da meritare la bocciatura. Che ne è dell’azione di carattere educativo che deve attivare il dirigente a norma della L 71/2017 e del patto di corresponsabilità educativa che pure era stato rivisto e rimeditato? Inoltre non dimentichiamo che il DPR 235/07, ed in particolare le più dettagliate indicazioni della nota del 2008, hanno già definito dei criteri per collegare la gravità del comportamento alla bocciatura. 

Laddove si aprirà la discussione sul testo, ci saranno quindi svariati argomenti da dibattere ed approfondire.

Una breve menzione anche all’art. 1 della Direttiva 487/97 per cui “L’orientamento costituisce parte integrante dei curricoli di studio e, più in generale, del processo educativo e formativo sin dalla scuola dell’infanzia…perché non pensare sin da allora a forme di esercizio della cittadinanza attiva? Magari diverse dalla rappresentanza in un consiglio di classe.

Conoscenze VS competenze?

Conoscenze VS competenze?

Un falso problema, sintomo di scarsa professionalità

di Enrico Maranzana

 

L’irrazionalità della contrapposizione conoscenza-competenza è attestata dal Miur che, introducendo le griglie di valutazione delle prove scritte della maturità 2018, richiama quanto disposto dal Dlgs 13 aprile 2017, n. 62: esse consentono di rilevare le conoscenze e le abilità acquisite dai candidati e le competenze nell’impiego dei contenuti disciplinari”.

Competenze e conoscenze sono inscindibili.

Le competenze descrivono il comportamento di chi impiega i contenuti disciplinari per affrontare compiti.

Se correttamente interpretate, tutte le discipline curriculari – sia pure in forme diverse – promuovono nell’allievo comportamenti cognitivi, gli propongono la soluzione di problemi, gli chiedono di produrre risultati verificabili, esigono che l’organizzazione concettuale e la verifica degli apprendimenti siano consolidate mediante linguaggi appropriati.

Nella loro differenziata specificità le discipline sono, dunque, strumento e occasione per uno sviluppo unitario, ma articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”. [Programmi vigenti della scuola media, 1979]

Le competenze, da più di cinquant’anni sulla scena scolastica, non hanno scalfito il tradizionale insegnamento versativo: in rete “Il Miur naviga a vista” tratteggia la questione. Una fissità che ha occultato le elaborazioni dei sociologi che, negli anni settanta del secolo scorso, hanno teorizzato l’esplosione delle conoscenze: hanno affermato che il sapere umano raddoppia ogni sette anni, con uno sviluppo che non avviene per accumulazione ma per ristrutturazioni.  

Analogo destino è toccato alle sollecitazioni contenute nei regolamenti; si trascrive, a titolo esemplificativo, quanto qualificava il progetto ministeriale Mercurio, attivato nel 1991:

“Il traguardo formativo non deve consistere solo nel far acquisire conoscenze ma anche competenze e abilità in modo da sviluppare abitudini mentali orientate alla risoluzione di problemi e alla gestione delle informazioni, avendo costantemente presente il significato del proprio agire.

Per perseguire gli obiettivi trasversali e disciplinari fissati nei piani di lavoro, i docenti utilizzeranno metodi didattici coerenti con le finalità del progetto. 

Al riguardo si suggerisce di:

 Far pervenire al possesso delle conoscenze partendo da situazioni concrete, non ancora organizzate e ordinate, così da stimolare l’abitudine a costruire modelli,
 Privilegiare momenti di scoperta e di successiva generalizzazione a partire da casi semplici e stimolanti, avvalendosi di tecniche didattiche che consistono nel generare situazioni problematiche non strutturate, così da favorire l’acquisizione di comportamenti produttivi,
 Far realizzare piccoli progetti di difficoltà crescente così da abituare a formulare ipotesi e procedere per approssimazioni successive,
 Stimolare la riflessione sulle potenzialità dei diversi strumenti informatici così da poter contribuire alla soluzione di problemi, alla razionalizzazione delle procedure, all’efficacia della comunicazione interna ed esterna all’azienda.

Un’ulteriore occasione mancata é riscontrabile nei “punti fondamentali e imprescindibili che solo la pratica didattica è in grado di integrare e sviluppare”, contenuti nei regolamenti di riordino del 2010. 

Per promuovere competenze si deve arricchire il concetto “conoscenza”: la sua staticità deve essere superata con l’integrazione de la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”.

Ne discendono pratiche laboratoriali in cui si affrontano i problemi che hanno contrappuntato l’evoluzione delle conoscenze disciplinari. [In rete: “Percorso didattico sui numeri naturali e sistemi di numerazione” può essere d’esempio].

Il rapporto Istati 2017 certifica l’inderogabilità del cambiamento: il 65% di quanti accedono alla scuola primaria sarà impiegato in lavori che oggi non esistono.

Da quanto esposto traspaiono due schieramenti. Da un lato sicollocano le istanze per un’offerta formativa atta ad affrontarel’imprevedibilità e la dinamicità della società contemporanea: il potenziamento delle qualità intellettive e operative degli studenti è la loro bandiera.

Sull’altro fronte sono schierate le forze che radicano la loro filosofia sulla difesa della tradizione: la trasmissione del sapere è la loro ragion d’essere.

 

Chi sta vincendo lo scontro?

Uno spaccato della battaglia emerge dal confronto tra l’orientamento della legge 53/2003, che ha delegato al governo la funzione legislativa e ha collocato paletti di natura linguistica, e quanto esprimono le disposizioni impartite negli ultimi anni.

L’art. 2 della legge del 2003, sintetizzando la ratio della vigente normativa, orientava il Sistema educativo di istruzione e formazione: Sono assicurate a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche”.

La legge 107/2015 ha modificato la denominazione dell’istituzione scolastica, ha depennato la finalità educativa persostituirla con l’aggettivo nazionale. 

Un cambiamento emblematico, sostenuto dalla sistematica e costante sostituzione del concetto capacità” con abilità che, da mezzo sono elevate a fine dell’insegnamento.

Può essere utile ricordare che 

Le capacità sono il fondamento della progettazione formativa, educativa e dell’istruzione.

Tutti gli insegnamenti, coordinati, devono mirare allo sviluppo delle capacità degli studenti.

Le abilità focalizzano lo stato attuale dei processi d’apprendimento.  

L’ideazione (capacità) e il monitoraggio (abilità) dei processi di apprendimento sono due attività distinte, consequenziali. 

La relazione capacità/abilità è analoga a quella che sussiste tra retta/punto.

Le capacità si rapportano all’imprevisto, al nuovo, al cambiamento mentre le abilità all’esistente, al consolidato:questa l’origine della resistenza alle prove Invalsi.

Le scuole che operano per abilità possono adottare una struttura organizzativa gerarchico-lineare, essendo gli insegnamenti disarticolati [CFR “La buona scuola”].

In questo contesto, vista la costrizione della mission della scuola alle abilità, il sottosegretario del Miur Salvatore Giuliano ha affermato (Perugia 30 settembre): “È evidente che i sistemi educativi sono carenti nello sviluppo delle soft skill [capacità di percepire e risolvere problemi, capacità di lavorare in gruppo, capacità di leadership, capacità di prendere decisioni, capacità strategiche, capacità d’argomentare, capacità di assumere punti di vista differenti …].

Il trasporto di passeggeri con disabilità

Disabili.com del 10-10-2018

Il trasporto di passeggeri con disabilita’: da Ford alcuni consigli utili per una scelta ragionata

Come scegliere l’allestimento auto, quali sono gli aspetti principali della sicurezza e come accedere alle agevolazioni fiscali previste per acquisto o noleggio auto allestita per trasporto carrozzine?

Se in famiglia c’è una persona con disabilità motoria, la scelta del veicolo (vettura o minibus) è una decisione molto importante che va presa considerando vari aspetti: la facilità di accesso a bordo e il comfort di viaggio, la possibilità di usufruire di agevolazioni fiscali, le modalità di manutenzione del veicolo, l’opportunità di avvantaggiarsi di servizi utili come finanziamenti o noleggio.
Per capire come orientarsi fra le numerose soluzioni proposte oggi dal mercato, e fornire indicazioni utili a quanti stanno pianificando l’acquisto di questa tipologia di veicoli, abbiamo approfondito il tema con Marco Alù Saffi – Direttore Relazioni Esterne di Ford Italia.

Iniziamo con un primo importante punto. Ford Italia sostiene attivamente la mobilità delle persone con disabilità motoria: come è nato il progetto Fordmobility e con quale scopo?
La responsabilità sociale, da sempre, è nel DNA di Ford. Il progetto Fordmobility è nato con l’obiettivo di garantire a persone con disabilità, anziani con difficoltà motoria e tutti i loro familiari la possibilità di poter viaggiare o guidare un veicolo Ford, grazie allo sviluppo di una serie di modelli pensati appositamente per le loro esigenze.
Per assicurare i più elevati standard di sicurezza e qualità, Ford Italia ha scelto di lavorare insieme ad un’azienda leader nel settore degli allestimenti per veicoli accessibili alle persone con disabilità motoria: la Focaccia Group di Cervia. La capacità di progettazione e l’esperienza di Focaccia Group, unita alla tecnologia e alla versatilità dei veicoli Ford, ci ha consentito di sviluppare una gamma ampia e completa di soluzioni pensate sia per il trasporto sia per la guida in autonomia delle persone con disabilità motoria.

Ci fa una piccola panoramica delle principali tipologie di adattamenti per i veicoli ?
Le soluzioni dedicate al trasporto si differenziano sulla base del sistema adottato per garantire l’accesso al veicolo della persona con disabilità.

Il sistema con pianale ribassato è funzionale e semplice da utilizzare: il passeggero con disabilità sale a bordo grazie alla rampa di accesso manuale che si apre e chiude con pochi semplici gesti dell’accompagnatore. Ford propone questo tipo di adattamento su Tourneo Connect che, in versione accessibile, ospita 1 passeggero in carrozzina e fino a 5 persone (a seconda del passo del veicolo, corto o lungo).

Altra soluzione che agevola l’ingresso del passeggero in carrozzina è la pedana sollevatrice ad azionamento elettro-idraulico, utilizzata sui veicoli più spaziosi come i minibus 9 posti, che possono accogliere più di una persona con disabilità.
Nella gamma Ford, i modelli Tourneo Custom e Transit sono equipaggiati con sollevatore monobraccio Fiorella Slim Fit, sviluppato da Focaccia Group. Grazie alle dimensioni compatte e al design moderno, il sollevatore Fiorella si integra alla perfezione con gli interni dei veicoli Ford e per questo è ilFord Transit allestito con sollevatore per accesso carrozzine preferito nell’ambito del trasporto privato e familiare.
In alternativa, i veicoli possono essere equipaggiati con sollevatori doppio braccio: dotati di pedana telescopica e maniglioni di sicurezza, questi sollevatori sono più adatti per esigenze di trasporto pubblico.
Altri strumenti per consentire l’accesso della carrozzina al veicolo sono le rampe telescopiche e pieghevoli: una soluzione pratica, più economica, ma consigliata soprattutto in caso di utilizzo occasionale come, ad esempio, per il servizio taxi o noleggio.

Nella scelta del tipo di adattamento più adatto alle proprie esigenze, quali sono i primi e indispensabili elementi da considerare?
L’altezza della persona con disabilità, il peso e la dimensione della carrozzina, manuale o elettrica, sono i primi aspetti da considerare per consentire al passeggero con disabilità di viaggiare in modo sicuro e confortevole.
Altro elemento è il numero e la configurazione dei posti che si vuole avere a bordo: da questo punto di vista, la versatilità della gamma Ford offre un’ampia possibilità di personalizzazione del layout, così da poter soddisfare al meglio le esigenze dei nostri clienti.
La necessità di conservare spazio nel portabagagli è un ulteriore elemento, importante non solo per le famiglie ma anche per gli NCC, i tassisti e le associazioni che si occupano di trasporto collettivo e che hanno necessità di utilizzare il veicolo in diverse occasioni. Sui Tourneo Custom e Transit equipaggiati con sollevatore Fiorella, Ford consiglia l’optional F-Twister: questo consente al sollevatore di ruotare esternamente liberando sempre l’accesso alla porta posteriore, utile per caricare facilmente a bordo valigie ed altri oggetti.

Anche il Tourneo Connect con pianale ribassato risponde a questa esigenza grazie alla rampa di accesso in versione Genius che, chiudendosi verso l’interno del veicolo, permette di ricreare lo spazio del vano bagagli quando il passeggero in carrozzina non è a bordo.
Infine, la scelta del veicolo base influenza il tipo di adattamento: in genere i veicoli più compatti si prestano ad essere allestiti con pianale ribassato, mentre la soluzione con sollevatore risulta più idonea sui minibus 9 posti che hanno una sufficiente altezza tra il suolo e il livello del pianale. In ogni caso, la fattibilità dell’allestimento deve essere sempre preventivamente valutata attraverso la consulenza di un concessionario specializzato o dell’allestitore.

E in tema di sicurezza?
Chi si appresta all’acquisto di un veicolo allestito deve pretendere sempre le adeguate garanzie in termini di sicurezza. Nell’ambito del progetto Fordmobility, grazie alla partnership con Focaccia Group, Ford ha intrapreso la scelta di utilizzare per i propri allestimenti solo componenti certificati conformi ai rigidi standard di sicurezza europei.
Il sollevatore Fiorella di Focaccia Group, che installiamo sui nostri veicoli, è stato sottoposto a severi test di affidabilità e sicurezza da parte di Focaccia Group e ha ottenuto diverse certificazioni internazionali fra le quali quella di compatibilità elettromagnetica. Il sollevatore Fiorella rispetta inoltre i canoni dell’Easy-Safe, il concept sviluppato da Focaccia Group per rendere facili e veloci le operazioni di messa in sicurezza della carrozzina e del suo passeggero, incentivando così l’utente al corretto utilizzo dei dispositivi coinvolti.
Grazie agli importanti plus di questo sollevatore, il Tourneo e il Transit Custom equipaggiati con sollevatore Fiorella hanno ottenuto la certificazione di Omologazione Nazionale dal Ministero dei Trasporti: in questo caso il collaudo del veicolo non è necessario e i tempi per le pratiche burocratiche si riducono notevolmente.
Sui nostri veicoli accessibili sono installati inoltre ancoraggi per la carrozzina testati a 20 g di decelerazione, uno standard assai più elevato rispetto ai 2 g previsti dalla normativa nazionale, e l’intero sistema di ritenuta della carrozzina è conforme alla normativa europea UNI EN ISO 10542.

Sono previsti sconti specifici o agevolazioni per chi è interessato ad acquistare un veicolo adattato?
Famiglie e soggetti privati possono beneficiare di agevolazioni fiscali per l’acquisto di un veicolo trasformato per il trasporto di persone con disabilità. Queste agevolazioni si possono sintetizzare in: detrazione IRPEF e IVA agevolata al 4% – che spettano ogni quattro anni a decorrere dalla data di acquisto del veicolo, esenzione dal pagamento del bollo auto e esenzione dal pagamento dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà. Per accedere a queste agevolazioni è necessario presentare, fra gli altri documenti, una copia del Certificato Legge 104 che attesta la condizione di disabilità. Esistono poi diversi contributi all’acquisto erogati a livello regionale: le famiglie e i soggetti interessati possono informarsi presso i Patronati oppure i Servizi Sociali del proprio Comune.
Sull’acquisto del veicolo base, Ford Italia assicura a tutte le famiglie la possibilità di usufruire degli sconti e delle promozioni normalmente in corso su tutti i modelli della gamma.

Le famiglie possono accedere a servizi come finanziamenti oppure formule alternative all’acquisto?
Certamente. Ford Italia offre la possibilità di accedere a formule di finanziamento per l’acquisto dei nostri veicoli trasformati per il trasporto di passeggeri con disabilità.
Attraverso i nostri partner assicuriamo anche un servizio di noleggio, sia a lungo termine – attraverso un pacchetto di servizio modulabile e una gestione a 360° – sia a breve termine.
In particolare, in caso di guasto del veicolo o di viaggio in un’altra città, il noleggio di un veicolo per un tempo limitato può essere una necessità ma spesso si registra la difficoltà di trovare a nolo veicoli allestiti per il trasporto di passeggeri in carrozzina. Per fornire una soluzione a famiglie, soggetti privati e associazioni, Ford Italia ha lanciato insieme a Focaccia Group e Hertz Italia il progetto EASY-MOVER: Hertz, leader mondiale nel settore del noleggio a breve, ha arricchito la sua flotta con alcuni veicoli Ford espressamente equipaggiati per la mobilità dei passeggeri con disabilità, per consentire a tutti di spostarsi sul territorio nazionale nel massimo confort e in totale sicurezza.

Come scegliere l’allestimento auto, quali sono gli aspetti principali della sicurezza e come accedere alle agevolazioni fiscali previste per acquisto o noleggio auto allestita per trasporto carrozzine?

Se in famiglia c’è una persona con disabilità motoria, la scelta del veicolo (vettura o minibus) è una decisione molto importante che va presa considerando vari aspetti: la facilità di accesso a bordo e il comfort di viaggio, la possibilità di usufruire di agevolazioni fiscali, le modalità di manutenzione del veicolo, l’opportunità di avvantaggiarsi di servizi utili come finanziamenti o noleggio.
Per capire come orientarsi fra le numerose soluzioni proposte oggi dal mercato, e fornire indicazioni utili a quanti stanno pianificando l’acquisto di questa tipologia di veicoli, abbiamo approfondito il tema con Marco Alù Saffi – Direttore Relazioni Esterne di Ford Italia.

Iniziamo con un primo importante punto. Ford Italia sostiene attivamente la mobilità delle persone con disabilità motoria: come è nato il progetto Fordmobility e con quale scopo?
La responsabilità sociale, da sempre, è nel DNA di Ford. Il progetto Fordmobility è nato con l’obiettivo di garantire a persone con disabilità, anziani con difficoltà motoria e tutti i loro familiari la possibilità di poter viaggiare o guidare un veicolo Ford, grazie allo sviluppo di una serie di modelli pensati appositamente per le loro esigenze.
Per assicurare i più elevati standard di sicurezza e qualità, Ford Italia ha scelto di lavorare insieme ad un’azienda leader nel settore degli allestimenti per veicoli accessibili alle persone con disabilità motoria: la Focaccia Group di Cervia. La capacità di progettazione e l’esperienza di Focaccia Group, unita alla tecnologia e alla versatilità dei veicoli Ford, ci ha consentito di sviluppare una gamma ampia e completa di soluzioni pensate sia per il trasporto sia per la guida in autonomia delle persone con disabilità motoria.

Ci fa una piccola panoramica delle principali tipologie di adattamenti per i veicoli ?
Le soluzioni dedicate al trasporto si differenziano sulla base del sistema adottato per garantire l’accesso al veicolo della persona con disabilità.

Il sistema con pianale ribassato è funzionale e semplice da utilizzare: il passeggero con disabilità sale a bordo grazie alla rampa di accesso manuale che si apre e chiude con pochi semplici gesti dell’accompagnatore. Ford propone questo tipo di adattamento su Tourneo Connect che, in versione accessibile, ospita 1 passeggero in carrozzina e fino a 5 persone (a seconda del passo del veicolo, corto o lungo).

Altra soluzione che agevola l’ingresso del passeggero in carrozzina è la pedana sollevatrice ad azionamento elettro-idraulico, utilizzata sui veicoli più spaziosi come i minibus 9 posti, che possono accogliere più di una persona con disabilità.
Nella gamma Ford, i modelli Tourneo Custom e Transit sono equipaggiati con sollevatore monobraccio Fiorella Slim Fit, sviluppato da Focaccia Group. Grazie alle dimensioni compatte e al design moderno, il sollevatore Fiorella si integra alla perfezione con gli interni dei veicoli Ford e per questo è ilFord Transit allestito con sollevatore per accesso carrozzine preferito nell’ambito del trasporto privato e familiare.
In alternativa, i veicoli possono essere equipaggiati con sollevatori doppio braccio: dotati di pedana telescopica e maniglioni di sicurezza, questi sollevatori sono più adatti per esigenze di trasporto pubblico.
Altri strumenti per consentire l’accesso della carrozzina al veicolo sono le rampe telescopiche e pieghevoli: una soluzione pratica, più economica, ma consigliata soprattutto in caso di utilizzo occasionale come, ad esempio, per il servizio taxi o noleggio.

Nella scelta del tipo di adattamento più adatto alle proprie esigenze, quali sono i primi e indispensabili elementi da considerare?
L’altezza della persona con disabilità, il peso e la dimensione della carrozzina, manuale o elettrica, sono i primi aspetti da considerare per consentire al passeggero con disabilità di viaggiare in modo sicuro e confortevole.
Altro elemento è il numero e la configurazione dei posti che si vuole avere a bordo: da questo punto di vista, la versatilità della gamma Ford offre un’ampia possibilità di personalizzazione del layout, così da poter soddisfare al meglio le esigenze dei nostri clienti.
La necessità di conservare spazio nel portabagagli è un ulteriore elemento, importante non solo per le famiglie ma anche per gli NCC, i tassisti e le associazioni che si occupano di trasporto collettivo e che hanno necessità di utilizzare il veicolo in diverse occasioni. Sui Tourneo Custom e Transit equipaggiati con sollevatore Fiorella, Ford consiglia l’optional F-Twister: questo consente al sollevatore di ruotare esternamente liberando sempre l’accesso alla porta posteriore, utile per caricare facilmente a bordo valigie ed altri oggetti.

Anche il Tourneo Connect con pianale ribassato risponde a questa esigenza grazie alla rampa di accesso in versione Genius che, chiudendosi verso l’interno del veicolo, permette di ricreare lo spazio del vano bagagli quando il passeggero in carrozzina non è a bordo.
Infine, la scelta del veicolo base influenza il tipo di adattamento: in genere i veicoli più compatti si prestano ad essere allestiti con pianale ribassato, mentre la soluzione con sollevatore risulta più idonea sui minibus 9 posti che hanno una sufficiente altezza tra il suolo e il livello del pianale. In ogni caso, la fattibilità dell’allestimento deve essere sempre preventivamente valutata attraverso la consulenza di un concessionario specializzato o dell’allestitore.

E in tema di sicurezza?
Chi si appresta all’acquisto di un veicolo allestito deve pretendere sempre le adeguate garanzie in termini di sicurezza. Nell’ambito del progetto Fordmobility, grazie alla partnership con Focaccia Group, Ford ha intrapreso la scelta di utilizzare per i propri allestimenti solo componenti certificati conformi ai rigidi standard di sicurezza europei.
Il sollevatore Fiorella di Focaccia Group, che installiamo sui nostri veicoli, è stato sottoposto a severi test di affidabilità e sicurezza da parte di Focaccia Group e ha ottenuto diverse certificazioni internazionali fra le quali quella di compatibilità elettromagnetica. Il sollevatore Fiorella rispetta inoltre i canoni dell’Easy-Safe, il concept sviluppato da Focaccia Group per rendere facili e veloci le operazioni di messa in sicurezza della carrozzina e del suo passeggero, incentivando così l’utente al corretto utilizzo dei dispositivi coinvolti.
Grazie agli importanti plus di questo sollevatore, il Tourneo e il Transit Custom equipaggiati con sollevatore Fiorella hanno ottenuto la certificazione di Omologazione Nazionale dal Ministero dei Trasporti: in questo caso il collaudo del veicolo non è necessario e i tempi per le pratiche burocratiche si riducono notevolmente.
Sui nostri veicoli accessibili sono installati inoltre ancoraggi per la carrozzina testati a 20 g di decelerazione, uno standard assai più elevato rispetto ai 2 g previsti dalla normativa nazionale, e l’intero sistema di ritenuta della carrozzina è conforme alla normativa europea UNI EN ISO 10542.

Sono previsti sconti specifici o agevolazioni per chi è interessato ad acquistare un veicolo adattato?
Famiglie e soggetti privati possono beneficiare di agevolazioni fiscali per l’acquisto di un veicolo trasformato per il trasporto di persone con disabilità. Queste agevolazioni si possono sintetizzare in: detrazione IRPEF e IVA agevolata al 4% – che spettano ogni quattro anni a decorrere dalla data di acquisto del veicolo, esenzione dal pagamento del bollo auto e esenzione dal pagamento dell’imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà. Per accedere a queste agevolazioni è necessario presentare, fra gli altri documenti, una copia del Certificato Legge 104 che attesta la condizione di disabilità. Esistono poi diversi contributi all’acquisto erogati a livello regionale: le famiglie e i soggetti interessati possono informarsi presso i Patronati oppure i Servizi Sociali del proprio Comune.
Sull’acquisto del veicolo base, Ford Italia assicura a tutte le famiglie la possibilità di usufruire degli sconti e delle promozioni normalmente in corso su tutti i modelli della gamma.

Le famiglie possono accedere a servizi come finanziamenti oppure formule alternative all’acquisto?
Certamente. Ford Italia offre la possibilità di accedere a formule di finanziamento per l’acquisto dei nostri veicoli trasformati per il trasporto di passeggeri con disabilità.
Attraverso i nostri partner assicuriamo anche un servizio di noleggio, sia a lungo termine – attraverso un pacchetto di servizio modulabile e una gestione a 360° – sia a breve termine.
In particolare, in caso di guasto del veicolo o di viaggio in un’altra città, il noleggio di un veicolo per un tempo limitato può essere una necessità ma spesso si registra la difficoltà di trovare a nolo veicoli allestiti per il trasporto di passeggeri in carrozzina. Per fornire una soluzione a famiglie, soggetti privati e associazioni, Ford Italia ha lanciato insieme a Focaccia Group e Hertz Italia il progetto EASY-MOVER: Hertz, leader mondiale nel settore del noleggio a breve, ha arricchito la sua flotta con alcuni veicoli Ford espressamente equipaggiati per la mobilità dei passeggeri con disabilità, per consentire a tutti di spostarsi sul territorio nazionale nel massimo confort e in totale sicurezza.

Giornata mondiale della vista

Redattore Sociale del 10-10-2018

Giornata mondiale della vista, la prevenzione puo’ essere “low cost”

Mario Barbuto, presidente dell’UICI, evidenzia quanto sia “necessario, importante e conveniente prevenire le patologie visive, piuttosto che curare la cecità. Dal governo 1 milione alle regioni per centri di prevenzione: chiediamo 5 milioni. A Bologna, il 16% dei bambini delle elementari ha rivelato problemi di vista, in alcuni casi seri”.

ROMA. Controllare la vista, per non rischiare di perderla: è questo, in sintesi, l’appello che rivolge l’Unione italiana ciechi e ipovedenti, in occasione della Giornata mondiale della vista, che si celebra l’11 ottobre. Una ricorrenza che, come ci spiega il presidente Mario Barbuto, “ha un obiettivo altissimo: sradicare dal mondo il problema della cecità. Quasi un miliardo di persone, secondo l’Oms, convivono con la cecità o con difetti visivi molto gravi – riferisce ancora Barbuto – La maggior parte di queste situazioni nasce dalle condizioni di indigenza e povertà nelle aree geografiche del mondo più povere. Ci sono poi le cosiddette malattie rare, o ereditarie, o genetiche, diffuse nei paesi più ricchi come in quelli più poveri, come il glaucoma e la retinite”. Cruciale, per queste ultime patologie e in particolare per il glaucoma, potrebbe essere in un futuro non troppo remoto il ruolo delle nuove tecnologie: “ultimamente iniziano a esserci i primi impianti di microchip – ci spiega infatti Barbuto – che attraverso sistemi diversi, forniscono al cervello impulsi elettrici che permettono di avere una sorta di visione bionica della realtà: è il cosiddetto occhio bionico. Possiamo dire che in questo momento sono in corsa gli oculisti e gli ingegneri elettronici: e questi ultimi rischiano di arrivare prima”.

Se tanto possono quindi le tecnologie, ancor di più però può la prevenzione, che è il tema centrale della Giornata. “In tutto il mondo, ogni anno, la Giornata mondiale serve per promuovere conoscenza e sensibilizzazione su questa tematica, perché riteniamo che, come in tanti altri settori della vita sociale, che prevenire possa non solo aiutare le persone, ma anche indirizzare meglio le risorse pubbliche e private”. Se infatti da un lato è vero che prevenire costa e che la prevenzione incrocia, dunque, il tema della “povertà sanitaria”, sempre più diffusa anche nel nostro Paese, è vero anche che la cura è assai più onerosa e che quindi sarebbe proficuo indirizzare più risorse pubbliche proprio alla prevenzione. “Un lungo percorso di cura di una persona colpita da cecità ha costi altissimi per i contribuenti: sarebbe quindi molto più efficace e meno dispendiosa un ‘azione di prevenzione, che passi anche per visite ‘”ow cost” e accessibili a tutti”.

Barbuto indica quindi alcuni possibili impegni che da un lato lo Stato, dall’altro le associazioni potrebbero e dovrebbero assumersi. Dal punto di vista delle istituzioni, occorre innanzitutto un maggiore impegno finanziario: “La legge 286 del 1997 ha istituito centri regionali dedicati proprio alla prevenzione dei problemi di vista – ricorda Barbuto – Nell’arco degli anni, però, la disponibilità era a scesa a meno di 100 mila euro: come UICI, ci siamo adoperati chiedendo un fondo di 5 milioni di euro. Lo scorso anno abbiamo ottenuto 1 milione, continueremo a lavorare per ottenere un ulteriore incremento. Da quel che ci risulta, le regioni hanno utilizzato le risorse disponibili a questo scopo, attivando servizi di prevenzione a costo zero, ma con le ben note liste di attesa”.

Un’altra opportunità di “prevenzione low cost”, che l’UICI sta rafforzando, è quella di “offrire ambulatori oculistici di base nelle nostre sezioni: ce ne sono già in molte città. Qui l’accesso alla visita è molto rapido, aperto a tutti e costa tra i 25 e i 30 euro. Un’altra possibilità che attiviamo quando possibile, grazie alla collaborazione di medici oculisti volontari, è quella di utilizzare unità mobili, che in diversi giorni dell’anno si collocano in una piazza importante della città ed effettuano screening oculistici di 10-15 minuti. Infine, importanti sono le iniziative nelle scuole, come gli screening di massa che abbiamo svolto in alcune città e da cui sono emersi dati non rassicuranti: qualche anno fa a Bologna, per esempio, sono stati controllati tutti i bambini delle elementari e oltre il 16% aveva problemi oculari, che rischiavano in alcuni casi di diventare, negli anni, anche patologie serie. E’ un dato che ci fa ribadire quanto sia necessaria un’attenzione da parte delle strutture pubbliche, della politica e degli amministratori, per potenziare le attività di prevenzione.

Il nuovo esame di “maturità”

Il nuovo esame di “maturità”*

di Maurizio Tiriticco

 

Una storia che viene da lontano

Perché le virgolette? Perché si continua a parlare di esame di maturità, nonostante sia stato modificato tanti anni fa. E forse quelle modifiche non sono ancora entrate nel DNA degli insegnanti, né degli stessi studenti, per non dire delle loro famiglie e della pubblica opinione. E saranno entrate nel DNA dei nostri amministratori?

Ma andiamo con ordine. Alla fine del secolo scorso, come molti ricorderanno, si verificò una profonda svolta nel campo delle finalità dell’insegnamento, non solo in Italia, ma anche in molti Paesi dell’Unione Europea. Si sottolineava che, in un mondo che cambia, i processi di istruzione non possono più limitarsi a perseguire solo conoscenze, ma anche e soprattutto competenze. Una svolta di estrema importanza, ma… in effetti ancora oggi un passaggio di questo tipo non è stato totalmente avvertito nella sua interezza, né recepito.

Trent’anni di maturità “sperimentale” (1969-1997)

Cito due leggi. La legge 119/1969 prevede che “l’esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato” (art. 5) e che “a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanza tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione (art. 8)”. Con la legge di riforma 425/1997 si dava una ben altra formulazione: i nuovi esami “hanno come fine la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici di ciascun indirizzo di studi” (art. 1, c. 1), e la certificazione rilasciata deve “dare trasparenza alle competenzeconoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea” (art. 6). In effetti, si tendeva passare da una scuola centrata sulle conoscenze ad una scuola centrata sulle competenze. Quindi era necessario anche un riordino dell’esame di Stato.

Fatti e misfatti della riforma della maturità del 1997

Se poi questo passaggio, che avrebbe dovuto essere epocale, sia veramente “passato” nella nostra scuola è altro discorso. È opportuno ricordare che la riforma del ‘97 venne attuata dal Ministro Luigi Berlinguer nel contesto di un governo di centro-sinistra, e che si trattava di una riforma che avrebbe potuto veramente incidere nei tempi lunghi. Con i governi successivi, invece, la riforma venne letta e realizzata più come un adempimento formale che sostanziale. Di qui una sorta di fastidio per i “punteggi” e per la “terza prova”, che invece, costruita dalle commissioni, avrebbe dovuto costituire un’innovazione profonda. Ma il fatto è che per la scuola dei “voti”, che di prove oggettive ne masticava poco (e non solo allora), costruire prove “diverse” rispetto a quelle della tradizione, e adottare punteggi, non fu affatto cosa facile. Non è un caso che la terza prova sia stata vissuta come “il quizzone”: un termine che denota ignoranza in materia di misurazione e valutazione. E non è un caso che le prove Invalsi, costruite secondo precisi criteri docimologici, siano vissute più come un’invasione che come un’opportunità!

La delega legislativa sulla valutazione nella legge 107/2015

A “complicare le cose” – se si può dire così – è intervenuta la 107! Il comma 181, lett. i) dell’articolo 1 della legge 107/2015 recita: “adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato, anche in raccordo con la normativa vigente in materia di certificazione delle competenze, attraverso: 1) la revisione delle modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo di istruzione, mettendo in rilievo la funzione formativa e di orientamento della valutazione, e delle modalità di svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo; 2) la revisione delle modalità di svolgimento degli esami di Stato relativi ai percorsi di studio della scuola secondaria di secondo grado in coerenza con quanto previsto dai regolamenti di cui ai decreti del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, nn. 87, 88 e 89”. Sono i decreti che riguardano rispettivamente il riordino degli istituti professionali, degli istituti tecnici e dei licei.

Il D.lgs. 62/2017 ha dato attuazione a questa delega. Nel contesto/scenario sopra descritto insegnanti e commissioni si sono mossi, comunque, sempre con grande equilibrio, pur avvertendo a volte alcune difficoltà operative. In effetti le innovazioni, se non sono sostenute da opportuni interventi informativi e formativi degli operatori scolastici, rischiano di lasciare il tempo che trovano. Appare quindi utile e necessario che il Miur, per quanto riguarda gli esami di Stato relativi al secondo ciclo di istruzione, sia intervenuto “oggi” con tre documenti per fare chiarezza su alcune questioni.

La nota del Miur con le prime indicazioni operative

Il primo documento è la nota 4 ottobre, n. 3050, che ha per oggetto: “Esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado a.s. 2018/2019 – prime indicazioni operative”. Questo è l’incipit: “Com’è noto, il d.lgs. 13 aprile 2017, n. 62, recante ‘Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107’, ha apportato significative innovazioni alla struttura e all’organizzazione dell’esame di Stato conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado. Le relative disposizioni, contenute nel Capo III (artt. 12-21), sono entrate in vigore dall’1 settembre 2018, come previsto dall’art. 26, comma 1, dello stesso decreto legislativo…”.

Le tracce per la prima prova scritta

Il secondo è il “Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione” (allegato 1 alla suddetta nota). Vi si legge, tra l’altro: “Per la lingua, si tratta di padroneggiare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua italiana secondo le esigenze comunicative dei vari contesti; per la letteratura, di raggiungere un’adeguata competenza sulla evoluzione della civiltà artistica e letteraria italiana dall’Unità a oggi”. Per ragioni di spazio, si indicano solo i titoletti del documento: Obiettivi della prova; Indicazioni generali per la formulazione delle tracce; Tipologie di prove e numero di tracce; Tipologia A: analisi e interpretazione di un testo letterario italiano; indicazioni specifiche per la formulazione delle consegne; Tipologia B: Analisi e produzione di un testo argomentativo; indicazioni specifiche per la formulazione delle consegne; Tipologia C: Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità; criteri per la formulazione delle prove; scritture da testi; scritture svincolate da testi; l’importanza del contenuto, Indicatori specifici per le singole tipologie di prova.

A proposito della prova scritta di italiano, mi piace riportare le parole di Luca Serianni (da un’intervista rilasciata a “la Repubblica” dello scorso 6 ottobre), che ha guidato il gruppo di lavoro del Miur per rivedere la prima prova scritta: “Il deficit principale non è l’ortografia, come si ritiene comunemente al di fuori della scuola. Il problema nei ragazzi è la violazione della coerenza testuale, l’incapacità di argomentare e di capire cosa si legge. Il nostro è un tentativo di porvi rimedio. L’idea di fondo è insistere su una prova che valorizzi la capacità di istituire un ragionamento, di dedurre conseguenze da premesse. E soprattutto di aumentare la competenza nella comprensione di un testo, dunque della realtà”.

È evidente la necessità che la scuola ha di contrastare il progressivo impoverimento della nostra lingua, indotto anche dall’uso di certi media, da Facebook ai cellulari, che per loro natura difficilmente sollecitano scambi comunicativi concettualmente ricchi e grammaticalmente articolati. Ed è vero che anche certi politici ormai parlano più per slogan che per ragionamenti mirati. E quando l’esempio viene dall’alto…

Quadri di riferimento per le seconde prove

Il terzo documento riguarda “Indicazioni metodologiche e operative per la definizione dei ‘Quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle seconde prove’ e delle ‘Griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi’” (allegato 2 alla suddetta nota). È costituito dai seguenti punti: Premessa; Percorsi di studio per i quali si procederà alla redazione dei Quadri di riferimento; Modalità operative; Indicazioni metodologiche relative a: Una o più discipline; Le griglie di valutazione.

A proposito di quest’ultimo punto, leggiamo: “La scelta contenuta nel d.lgs. 62/2017 di introdurre, in uno con i quadri di riferimento, griglie di valutazione da utilizzare nei lavori delle Commissioni, risponde all’esigenza di fornire elementi di omogeneità e di equità: le esperienze svolte in questi anni con le griglie di Matematica sono state generalmente positive e bene accolte. Bisogna però tenere conto del fatto che costruire griglie di valutazione non è operazione semplice, anche perché la diversità dei contenuti delle tracce rende difficile la definizione di descrittori definiti ‘a priori’. In linea di massima, per griglia di valutazione si può intendere un insieme di informazioni codificate che descrivono le prestazioni di uno studente/candidato in relazione a degli stimoli/consegne/obiettivi: sono composte da indicatori (parametri, elementi di valutazione) che a loro volte vengono declinati in descrittori delle prestazioni che identificano i livelli ai quali si assegna un risultato in termini numerici”.

Tra misurazione e valutazione

In estrema sintesi, quanto ho riportato riflette l’insieme delle operazioni più importanti dell’esame di Stato. Ciò che preoccupa – a mio esclusivo giudizio… o pregiudizio, conoscendo il linguaggio dell’amministrazione – è l’abbondanza (o sovrabbondanza?) delle disposizioni. A volte è pure difficile distinguere ciò che è innovativo da ciò che invece non lo è. Una sola osservazione: l’introduzione dei punteggi per la misurazione delle prove, prevista dalla riforma del ‘97, aveva un significato preciso e intendeva operare un’innovazione profonda. Il docimologo sa che un punteggio è oggettivo e che una valutazione ha sempre un alto tasso di soggettività. Quando un insegnante consegna a un alunno un compito che ha valutato “quattro”, ma poi dice che non se lo sarebbe mai aspettato da uno studente bravo come lui, “lavora” su due livelli senza rendersene conto: ha misurato e ha valutato. La stessa cosa vale per un alunno che “ha preso otto” nel compito in classe, ma l’insegnante sospetta che abbia copiato: otto, esito di misurazione; copiatura, esito di valutazione.

Qualche annotazione docimologica

Introdurre allora il punteggio da uno a quindici per una prova scritta significava introdurre un puro criterio misurativo. Ma poi, quando nell’ordinanza ministeriale che regola ogni anno l’esame di Stato leggiamo che un punteggio di 10 su 15 equivale alla sufficienza, l’amministrazione crea una tremenda confusione, facendo “equivalere”, appunto, il punteggio al voto! Quando invece, nei fatti, un punteggio alto potrebbe essere valutato non sufficiente o viceversa, a seconda della tipologia del compito, dell’alunno e delle relazioni che sempre corrono con gli altri compiti e con gli altri alunni. In effetti ogni anno l’OM che regola gli esami di Stato puntualmente recita: “La commissione dispone di 15 punti massimi per la valutazione di ciascuna prova scritta per un totale di 45 punti; a ciascuna delle prove scritte giudicata sufficiente non può essere attribuito un punteggio inferiore a 10”. E la cosa non mi meraviglia più di tanto: in tutte le ordinanze che negli anni regolano la valutazione degli alunni non c’è mai un accenno al fatto che un conto è misurare una prova, altro conto è valutarla. Per non dire poi della valutazione dell’alunno, che è un altro conto ancora.

Ai nostri amici del Miur, che anno dopo anno scrivono di valutazione, suggerirei la lettura e lo studio di due testi, fondamentali per operare in materia. Sono testi di tanti anni fa, ma illuminanti fin dal titolo. Eccoli: Aldo Visalberghi, Misurazione e valutazione nel processo educativo, Milano, Edizioni di Comunità, del 1955; Mario Gattullo, Didattica e docimologia, misurazione e valutazione nella scuola, Roma, Armando, del 1967.

Le novità del nuovo esame, in sintesi

Tornando al “nuovo” esame di Stato, le scelte e le innovazioni più significative introdotte sono le seguenti:

  1. è ammesso all’esame di Stato l’alunno che ha frequentato almeno i tre quarti delle ore di scuola previste ed ha ottenuto almeno la sufficienza in tutte le discipline;
  2. per quanto riguarda il credito scolastico, l’art. 15 del d.lgs. 62/2017 attribuisce al credito scolastico maturato dagli studenti nel secondo biennio e nell’ultimo anno di corso un peso decisamente maggiore nella determinazione del voto finale dell’esame di Stato rispetto alla precedente normativa, elevando tale credito da venticinque a quaranta punti su cento;
  3. la prima prova scritta di italiano non avrà più quattro tracce, ma tre;
  4. la seconda prova scritta può riguardare più materie;
  5. la commissione dispone di 60 punti: massimo 20 per ciascuna delle due prove scritte e 40 per il colloquio;
  6. viene eliminata la terza prova scritta (quella che assolutamente non si deve chiamare quiz o addirittura quizzone, perché in effetti una prova oggettiva ha sempre una sua dignità);
  7. se lo studente dispone di un credito di almeno 30 punti e del punteggio complessivo di 50 per le tre prove, può godere di altri 5 punti (da uno a 5).

Altri provvedimenti per nulla secondari sono i seguenti: la prova Invalsi e l’alternanza scuola-lavoro non costituiscono più requisiti di accesso all’esame.

I documenti del Miur

Le innovazioni sono tante. Ovviamente, per il dettaglio delle informazioni, occorre accedere direttamente ai tre documenti citati: a) la Nota del 4 ottobre; b) il Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione; c) le Indicazioni metodologiche e operative per la definizione dei ‘Quadri di riferimento per la redazione e lo svolgimento delle seconde prove’ e delle ‘Griglie di valutazione per l’attribuzione dei punteggi’.

 

* in Scuola7, n 7, ottobre 2018 – Edizioni Tecnodid, Napoli

CONTRIBUTI PER STUDIARE ALL’ESTERO

CONTRIBUTI PER STUDIARE ALL’ESTERO: DALL’INPS 1.500 BORSE A DISPOSIZIONE
Attraverso il Bando Itaca fino a € 15.000 per i figli di dipendenti e pensionati pubblici che vogliono frequentare una scuola superiore in un paese straniero. WEP fra le organizzazioni idonee per l’organizzazione del viaggio

 

C’è tempo fino al 20 novembre per partecipare al “Programma Itaca”, bando – erogato dall’INPS – che assegna una borsa di studio a figli di dipendenti e pensionati pubblici che vogliono frequentare un periodo scolastico all’estero. Il contributo si rivolge ai ragazzi delle scuole superiori ed è un concreto incentivo all’internazionalizzazione del percorso scolastico dal momento che consente di coprire quasi totalmente il costo del viaggio.

Entro il 15 gennaio 2019 verranno comunicati i vincitori delle 1.500 borse di studio, pensate per coprire un trimestre, un semestre o un anno scolastico in un Paese europeo o extraeuropeo. Il contributo va da un minimo di € 6.000 (per un trimestre in Europa), a un massimo di € 15.000 (per un anno in un Paese Extraeuropeo) ed è calcolato, in percentuale, sull’ISEE della famiglia, non scendendo mai al di sotto del 50% del valore totale della borsa di studio. Per poter partecipare è necessario non essere in ritardo nella carriera scolastica più di un anno e non aver contratto debiti formativi nell’anno 2017/2018. I vincitori verranno selezionati tenendo conto della media scolastica e della situazione economica della famiglia.

WEP – organizzazione internazionale che promuove scambi linguistici ed educativi per ragazzi – è tra le realtà individuate dal bando Itaca come idonee per l’organizzazione del soggiorno all’estero. WEP promuove i Programmi Scolastici all’estero (High School program), che possono beneficiare di tale contributo, poiché sono pensati proprio per i ragazzi delle superiori che vogliono frequentare una scuola straniera per un trimestre, un semestre o un anno scolastico. Tra i tanti studenti che ogni anno scelgono questo programma, 1 su 4 usufruisce del contributo Itaca. Per l’High School, che ha destinazioni in Paesi di tutto il mondo, WEP prevede inoltre due formule di viaggio, Exchange e Flex, opzionate rispettivamente dal 55% e dal 45% dei ragazzi: a seconda della scelta sarà possibile o meno esprimere preferenze sulla destinazione, sulla scuola frequentata e sulle materie da seguire. Tra le destinazioni più selezionate dai vincitori gli USA (35% dei vincitori), Canada anglofono (20%), Europa (16%) e Australia (10%).

La domanda, da presentare direttamente sul sito inps.it, può essere inoltrata a partire dalle ore 12:00 del giorno 16 ottobre fino alle ore 12:00 del giorno 20 novembre.

WEP, inoltre, per questo programma offre altre borse di studio destinate agli studenti più brillanti e meritevoli del lavoro svolto durante l’anno per agevolarli nell’accesso ai programmi scolastici, non cumulabile con quella INPS, del valore di 2.500, 1.500 e 1.000.

Per ottenere maggiori informazioni visitare la pagina:

https://www.wep.it/programma-itaca-borse-di-studio-inps-per-i-programmi-scolastici-allestero

È possibile scaricare il testo completo del bando al seguente link: https://www.inps.it/docallegatiNP//Mig/Welfare/Bando_Programma_Itaca_2019_2020.pdf

WEP è in possesso dell’autorizzazione allo svolgimento dell’attività di “produzione e organizzazione di viaggi e soggiorni” (licenza), polizza assicurativa RC a garanzia dell’esatto adempimento degli obblighi assunti verso i clienti, adesione al Fondo di Garanzia ASTOI a copertura del rischio di insolvenza o fallimento, garanzia di qualità IALCA, certificazione di qualità per l’organizzazione di soggiorni e viaggi in Italia ISO 9001/2015 e certificazione di qualità UNI EN 14804 per l’organizzazione di soggiorni studio all’estero.

WEP è un’organizzazione internazionale al servizio dei giovani, che segue ogni anno circa 5000 ragazzi in partenza dall’Italia verso 65 Paesi e in arrivo nella nostra penisola da tutto il mondo. I suoi programmi comprendono: soggiorni di gruppi scolastici durante l’anno (soggiorni linguistici) o durante l’estate (vacanze-studio); corsi di lingua all’estero; programmi di lavoro, stage e viaggi solidali all’estero; i programmi “High School” per i ragazzi delle superiori per trascorrere un trimestre, un semestre o un anno scolastico all’estero; studi universitari all’estero, in USA, UK, Paesi Bassi, Canada, Australia e prossimamente in Danimarca.

 

Per informazioni:

tel. 011/6680902

info@wep.it

www.wep.it

La Garante per l’Infanzia: diritti dei minori anche nella formazione dei professionisti

da Il Sole 24 Ore

La Garante per l’Infanzia: diritti dei minori anche nella formazione dei professionisti
di Alessia Tripodi

Un «percorso culturale» per inserire nella formazione dei professionisti – non solo insegnanti, ma, per esempio, anche avvocati e giornalisti – momenti di educazione a un rapporto più consapevole con i minori. Non più «basato sull’autorità, ma sul rendere i più piccoli protagonisti e riconoscerli come titolari di diritti». È questo uno dei progetti in annunciati dalla Garante dell’Infanzia, Filomena Albano, in vista delle prossime celebrazioni per i 30 anni della Convenzione Onu per i diritti del fanciullo, firmata a New York nel 1989. Un percorso realizzato anche in collaborazione con gli Ordini professionali e che rientra nell’obiettivo di diffusione della cultura e della conoscenza dei diritti di infanzia e adolescenza contenuto nel protocollo d’intesa firmato ieri da Albano con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Le priorità per la scuola
Per la realizzazione degli obiettivi indicati dalla Convenzione di New York la Garante ha individuato 5 priorità , presentate al Governo in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico. Tra queste c’è anche lo sviluppo di una scuola inclusiva, rispetto alla quale «abbiamo contatti con il Miur – spiega Albano – per garantire la diffusione sul territorio nazionale delle linee guida per i bambini fuori famiglia e per i bambini adottati». «Il Garante funziona come rete di collegamento sia per il mondo della scuola che per quello della salute» sottolinea Albano, e in tal senso «abbiamo un’intesa con l’associazione degli ospedali pediatrici per garantire la scuola in ospedale e la scuola domiciliare» ai bambini gravemente malati che non possono frequentare regolarmente le lezioni. Perchè «il punto di forza è non vedere il mondo della scuola a comparti, ma come un tutt’uno», sottolinea la Garante.

Fare rete per combattere dispersione, mediazione contro bullismo
Tra le priorità c’è anche la lotta all’abbandono e alla dispersione, che va realizzata «aumentando il raccordo tra uffici scolastici, servizi scolastici e tribunali minorenni», dice Albano. Anche perchè «spesso le assenze vengono segnalate solo alla fine dell’anno» e questo rende più difficile rilevare i casi di abbandono. Contro il bullismo, poi, continua anche quest’anno il progetto di mediazione scolastica per la risoluzione dei conflitti che lo scorso anno ha coinvolto 80 scuole, riscuotendo «un grande successo», dice Albano.

In arrivo banca dati per tutori volontari
Albano ha fatto anche un bilancio del progetto per diventare t utori volontari dei minori stranieri non accompagnati, lanciato lo scorso anno . «L’iniziativa ha avuto una risposta incredibile dalla società civile, moltissimi cittadini si sono messi in gioco», ha detto la Garante, alla quale è affidata la vigilanza sui tutori volontari, «sono arrivate oltre 4mila domande e l’attività di selezione e formazione dei tutori sta andando avanti». «Stiamo realizzando la banca dati nazionale per fornire un quadro della situazione e sono arrivate le prime nomine da parti dei tribunali dei minori» ha aggiunto Albano, sottolineando che si tratta di «un progetto di integrazione molto importante» che ora «va messo a sistema», perchè «il tutore non può essere lasciato solo ma deve essere in rete con tutti i soggetti del territorio, ovvero garanti, prefetture, questure, associazioni».

 

Intesa Garante-Miur per promuovere le garanzie per bambini e adolescenti

da Il Sole 24 Ore

Intesa Garante-Miur per promuovere le garanzie per bambini e adolescenti 

Diffondere la cultura e la conoscenza dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e la cultura della mediazione. Promuovere la divulgazione, nelle scuole, della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Migliorare l’attuazione delle “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori dalla famiglia di origine” e delle “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio dei ragazzi adottati”, realizzando anche iniziative di formazione dedicate per gli insegnanti. Sono alcune delle attività previste dal protocollo d’intesa siglato ieri a Roma dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, e dalla Garante per l’infanzia, Filomena Albano, che punta anche a promuovere la diffusione della cultura della legalità e l’educazione a un uso consapevole del digitale e dei social.

Al centro rapporto tra scuola e famiglia
«I nostri ragazzi trascorrono buona parte della loro giornata a scuola – ha detto il ministro Bussetti – e i docenti devono essere in grado di ascoltarli, di rintracciare eventuali segnali di disagio, di essere punto di riferimento saldo per i giovani». «Da qui l’importanza di questo protocollo», ha aggiunto Bussetti, che «mette al centro anche il rapporto tra scuola e famiglia che vogliamo rilanciare e rafforzare, nell’interesse dei nostri ragazzi».

«Non uno di meno»
Soddisfatta anche la Garante Albano, secondo la quale «la firma del protocollo rappresenta un importante passo nel comune impegno di Autorità garante e Miur affinché i diritti di bambini e ragazzi si diffondano attraverso la scuola e nella scuola». «Mediazione, legalità, consapevolezza digitale, inclusione, prestazioni sociali rappresentano campi nei quali educazione e diritti si intersecano realizzando valori di portata universale» ha aggiunto la Garante, sottolineando che «questo accordo consente infatti di portare nelle aule, per un periodo prolungato, azioni che contribuiscono a far sì che i diritti siano di tutti. Non uno di meno».

Oxfam: Italia al sedicesimo posto per disuguaglianza e alla posizione 152 per la spesa a favore della scuola

da Il Sole 24 Ore

Oxfam: Italia al sedicesimo posto per disuguaglianza e alla posizione 152 per la spesa a favore della scuola 

Italia 16esima (15esima sui 35 Paesi Ocse) per l’impegno nelle politiche di contrasto alla
disuguaglianza ma 152esima per la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione. Lo rivela il nuovo Indice di contrasto alla disuguaglianza dell’Oxfam. L’indice composito esamina 157 Paesi in tre macro-ambiti di intervento: spesa pubblica, politica fiscale e politica del lavoro. Il primo posto lo guadagna la Danimarca. Tra i paesi più virtuosi ci sono anche Francia e Belgio.

Il 16mo posto a livello assoluto dell’Italia è «dovuto ancor oggi, in termini comparativi, al
portato del welfare italiano, la cui connotazione universalistica corre tuttavia il serio pericolo di ulteriore deterioramento a fronte di alcune delle scelte annunciate
dall’attuale governo in materia di politica fiscale e socio-economica», spiega l’Oxfam.

«Se l’Italia si collocava a fine 2017 nelle parti alte della classifica, il rischio di ridimensionamento nel ranking è oggi estremamente elevato», sottolinea la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti: «Il piano di riforme contenuto nella nota di
aggiornamento al Def, pur in assenza di molti dettagli specifici, lascia molte perplessità sulla reale capacità del nuovo governo di mantenere l’impegno di riduzione delle disuguaglianze assunto dal nostro Paese nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite».

In particolare, sul fronte della spesa pubblica, l’Italia al momento si colloca al 152esimo posto (su 157 Paesi) per la percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione (21esima
nel ranking complessivo in tema di spesa pubblica, 31esima per la spesa destinata alla sanità e 7a per quella in sicurezza sociale), meglio solo di Timor-Leste, Bahrain, Antigua-Barbados,
Nigeria e Libano.

In tema di politica fiscale, va rilevata invece l’81esima posizione assoluta dell’Italia quanto a progressività strutturale del sistema fiscale (13esima nel ranking complessivo).

Sul lavoro, infine, l’Italia si colloca in assoluto in 36esima posizione (28esima fra i 35 Paesi Ocse), appena sotto la Spagna.

Il nuovo Indice, presentato da Oxfam e Development finance international al Meeting annuale del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale in corso a Bali, vede in
fondo alla classifica la Nigeria, ultima – spiega l’Oxfam – a causa della bassa spesa sociale, del peggioramento delle violazioni dei diritti del lavoro e della scarsa capacità di riscossione delle imposte.

Tra i 10 paesi in fondo alla classifica si trova anche Singapore, uno dei Paesi più ricchi al
mondo, con una pessima performance in tutti e tre gli ambiti. Il primo posto lo guadagna la Danimarca, grazie ad un portato storico di politiche fiscali progressive – spiega l’organizzazione -, ampia spesa pubblica destinata al welfare, forti tutele per i lavoratori, eppure questi capisaldi della politica danese rischiano di essere indeboliti dall’attuale
governo.

L’Indice evidenzia inoltre come nessun Paese, neanche tra quelli ai primi posti, è esente dal dover mettere in campo azioni correttive e maggiormente incisive per migliorare le proprie politiche di contrasto alla disuguaglianza.

 

Dagli industriali veneti disco rosso alle modifiche all’alternanza

da Il Sole 24 Ore

Dagli industriali veneti disco rosso alle modifiche all’alternanza
di Cl. T.

«Le misure che il governo vuole adottare costituiscono una preoccupante marcia indietro, rispetto all’importante operazione culturale introdotta dalla «Buona Scuola» in tema di dialogo tra scuola ed impresa; queste misure ci riportano, peraltro, lontano dai più virtuosi paesi europei».

Le critiche degli industriali
A parlare è Eugenio Calearo Ciman, presidente del gruppo giovani imprenditori e delegato a scuola e formazione iniziale di Confindustria Veneto, rispetto alle ipotesi di un netto taglio delle ore di formazione “on the job” . Rispetto a quanto stabilito dalla legge 107 per il triennio superiore (200 ore per i licei, 400 per i tecnici e 400 per i professionali), il nuovo regime che
partirà dall’anno scolastico 2019-2020, prevederebbe infatti una riduzione del monte ore ad una “quota minima”: 90 ore per gli studenti liceali, 150 per quelli degli istituti tecnici e 180 per i professionali (con un risparmio di spesa di 50 milioni di euro). Inoltre, l’alternanza scuola-lavoro non costituirà, almeno per quest’anno, titolo di accesso per l’esame di Stato.

«Siamo fiduciosi – prosegue Calearo Ciman – che, nonostante ciò, i migliori istituti scolastici non solo del Veneto ma di tutta Italia, continueranno a fare alternanza oltre il minimo che prevederà la legge, consapevoli che tale metodologia didattica sia importantissima per far scoprire ai giovani la cultura del lavoro e dell’impresa, nonché le proprie attitudini personali».

 

Addio al tema di storia alla Maturità, la protesta degli storici: «Che errore»

da Corriere della sera

Addio al tema di storia alla Maturità, la protesta degli storici: «Che errore»

Ecco il documento firmato dalle società degli storici contro la scelta dela commissione Serianni di cancellare la traccia storica dal tema di Maturità. Gli storici chiedono al ministro Bussetti di ripensarci: «La storia orienta i giovani nelle loro scelte»

Il Coordinamento della Giunta centrale per gli studi storici e delle Società degli storici (Cusgr, Sis, Sisem, Sisi, Sismed, Sissco) ha appreso oggi con grande sconcerto delle modifiche riguardanti la prima prova scritta dell’esame di stato (Circolare MIUR n. 3050 del 4 ottobre 2018 e Documento di lavoro della commissione presieduta da Luca Serianni). La scomparsa della tradizionale traccia di Storia dalle tipologie previste per l’esame di maturità sembra seguire un percorso di marginalizzazione della storia nel curriculum scolastico, già iniziato con la diminuzione delle ore d’insegnamento negli istituti professionali. Si tratta di un’immotivata novità che riduce di fatto la rilevanza della Storia come disciplina di studio in grado di orientare i giovani nelle loro scelte culturali e di vita. Svilire in questo modo la specificità del sapere storico nella formazione scolastica significa inoltre accelerare, forse senza rendersene conto, un processo già in atto di riduzione del significato dell’esperienza del passato come patrimonio di conoscenze per la costruzione del futuro.

Questa scelta è stata fatta senza che né il Ministero, né la preposta Commissione abbiano mai consultato gli storici, gli insegnanti e gli studenti, nelle scuole e nel mondo accademico. Ci si chiede dunque come una cauta esigenza di riforma si sia potuta trasformare nella cancellazione del riconoscimento del ruolo di una disciplina che nessuno finora aveva mai contestato, né messo in discussione. Per questo ci sentiamo di chiedere con fermezza una rapida revisione del Documento della commissione Serianni e proponiamo al competente Ministro un incontro immediato per illustrare le ragioni e le modalità mediante le quali emendarlo.

Giunta Centrale per gli Studi Storici
Coordinamento delle Società degli storici (Cusgr – Consulta universitaria Storia greco-romana, Sis – Società italiana delle storiche, Sisem – Società italiana per la storia dell’età moderna, Sisi – Società italiana di storia Internazionale, Sismed – Società italiana degli storici medievisti, Sissco – Società italiana per lo studio della Storia contemporanea)
Associazione Italiana di Public History
Cirse (Centro Italiano per la Ricerca Storico-Educativa)
Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”- rete degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea

Al via il recupero di 10 mila assunzioni

da ItaliaOggi

Al via il recupero di 10 mila assunzioni

Il decreto bussetti per gli abilitati

Marco Nobilio

Le assunzioni nella scuola hanno lasciato scoperte 32 mila cattedre: mancavano i candidati. Non hanno superato in numero sufficiente il concorso del 2016, le Gae sono esaurite per molte classi di concorso e anche la selezione riservata di quest’anno, per soli abilitati (Fit), va a rilento. Il risultato è che 32 mila cattedre disponibili per assunzioni a tempo indeterminato sono andate perse su 57 mila autorizzate dal mef per l’anno scolastico 2018/2019. Ora il ministro dell’istruzione, Marco Bussetti, come anticipato da ItaliaOggi, ha emanato il decreto che consentirà di recuperare almeno 10 mila posti. Con la nota prot.42322 del 26 settembre 2018 il Miur ha trasmesso il decreto ministeriale 631 del 25 settembre 2018 riguardante il trattamento degli aspiranti collocati a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso Fit (d.lvo 59/2017, art. 17, comma 2, lett.b – bandito con Ddg 1° febbraio 2018, n. 85) approvate entro il termine del 31 dicembre 2018 e che siano in posizione utile rispetto ai posti residuati dalle operazioni di immissione in ruolo già effettuate per l’anno scolastico 2018/19.

Agli aspiranti per i quali sussistano tali condizioni sarà consentito di procedere da subito alla scelta di un ambito territoriale di titolarità, anche se poi la decorrenza giuridica ed economica della loro assunzione sarà fissata al 1° settembre 2019. Ma questo consentirtà di salvare intanto il posto autorizzato che altrimenti andrebbe perso. Il decreto infatti dà luogo a un accantonamento di posti che pertanto non saranno disponibili né per le operazioni di mobilità né per quelle di assunzione in ruolo decorrenti dal 2019/20, anno scolastico nel quale i soggetti destinatari delle disposizioni appena emanate con il decreto saranno avviati al percorso dell’anno di prova del Fit.

Alternanza, meno ore di quante se ne facevano ante riforma I percorsi dovranno essere coerenti con il percorso scolastico

da ItaliaOggi

Alternanza, meno ore di quante se ne facevano ante riforma I percorsi dovranno essere coerenti con il percorso scolastico

L’obiettivo è di passare nei licei dalle attuali 200 ore a 90, nei professionali da 400 a 180, nei tecnici a 150

«Il monte ore globale verrà ridefinito in base al percorso scolastico». La nota di aggiornamento al Def parla di ridefinizione delle ore previste di alternanza scuola-lavoro nel triennio finale di licei, istituti tecnici e professionali. Ma le intenzioni del governo pentaleghista confermano gli annunci dei mesi scorsi: percorsi più che dimezzati dappertutto. Nei licei l’obiettivo è passare dalle attuali 200 ore a 90 ore, nei tecnici a 150 e nei professionali 180 contro le attuali 400 ore per entrambi gli istituti. Saranno poi le singole scuole nella propria autonomia eventualmente ad aumentarne la durata, come già adesso possibile a legislazione vigente. Non solo.
Meno ore significherebbe anche meno fondi, con il passaggio dagli attuali 100 milioni di euro annui stanziati dalla Buona Scuola alla metà, 50 milioni. Sebbene tra le criticità dell’alternanza curricolare da più parte fosse emerso anche quello delle risorse. Tanto che altri stanziamenti sono arrivati alle scuole da un apposito bando Pon, cioè da fondi europei.

Il Def, quindi, conferma che il governo Conte interverrà sull’istituto dell’alternanza scuola-lavoro, così come annunciato nelle scorse settimane dal ministro Marco Bussetti. Il secondo atto dopo aver rinviato di un anno lo svolgimento dei percorsi quale requisito di ammissione alla maturità 2019. E indica anche l’obiettivo di questo intervento: «Rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità, rispondenti a standard di sicurezza elevati e coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato, anche relativamente al territorio di riferimento».

Dimezzare il monte ore e le risorse, quindi, come garanzia di maggiore capacità di orientamento per quella che fin dalla nascita (L. 53/2003 e Dlgs 77/2005) è proprio una modalità didattica orientativa, e garanzia di qualità, di sicurezza, di coerenza con il percorso di studi e con il territorio, sebbene i percorsi si possano svolgere anche in altre regioni e all’estero come diverse scuole in questi ultimi tre anni hanno fatto.

Confrontando il nuovo monte ore previsto da M5S e Lega con la durata media dei percorsi prima della riforma Renzi, certificati dai monitoraggi annuali dell’Indire, si nota che la durata dei percorsi annuali nell’anno scolastico 2013/14 era già di 97,9 ore, di quelli biennali 91,2 ore e dei triennali 90,6 ore. Inoltre, aumentavano i percorsi dei tecnici (+19,6%) e soprattutto dei licei, che segnavano un +35,4%. E a utilizzare l’alternanza era già la metà delle scuole superiori italiane, il 43,5%. Mentre l’analisi dei dati dei primi due anni scolastici di alternanza curricolare, successivi alla l.107/2015, mostrano un effetto trascinamento anche nei biennio delle superiori: nelle classi dove non c’è l’obbligo normativo l’alternanza ha coinvolto, nel 2015/16, 14.331 alunni in più in un anno.

Nella nota al Def si precisa anche che «si intende tenere conto del ruolo strategico che l’apprendimento orientato al lavoro ha assunto nelle indicazioni europee in materia di istruzione e formazione, nell’ambito degli obiettivi di Europa 2020». Come chiede l’Europa, quindi, si tiene conto dell’occupabilità.

Ma già prima dell’obbligatorietà l’alternanza la sosteneva come rivelano gli esiti occupazionali degli studenti in alternanza in V superiore registrati dall’Indire. Infine, le modifiche annunciate nel Def «tengono conto del fatto che le opportunità di collocamento professionale, nonché la connessa capacità di assumere un ruolo attivo nel lavoro, nella vita sociale, e nel proprio contesto sociale dipende non solo da competenze strettamente tecniche ma anche, in ugual misura, dall’acquisizione di abilità e competenze trasversali (soft skills o character skill)».

Quelle competenze trasversali che, dati Excelsior-Unioncamere alla mano, le aziende cercano ma non trovano e che l’alternanza sviluppa, tanto che il Miur nella Guida operativa già ora ne sollecita la valutazione alla fine dei percorsi.

Tuttavia, conclude il Def, «in quest’ottica si ritiene quindi necessaria una ridefinizione dei documenti tecnici di accompagnamento all’attuazione delle attività di alternanza scuola-lavoro secondo l’orientamento della valorizzazione delle competenze trasversali».

DEF, ecco il testo. Tutto su scuola: cittadinanza, alternanza, sostegno, formazione e trasferimenti

da Orizzontescuola

DEF, ecco il testo. Tutto su scuola: cittadinanza, alternanza, sostegno, formazione e trasferimenti
di redazione

Un capitolo del Documento di Economia e Finanza (DEF) è dedicato alla scuola e presenta diverse misure di carattere generale.

Vediamo quali sono i succitati provvedimenti e, indirettamente, gli orientamenti del nuovo Ministero.

Vai al testo integrale del DEF

Aggiornamento e valorizzazione personale docente e ATA

Il DEF si occupa anche della formazione dei docenti e del personale ATA in vista di una loro valorizzazione.

Al riguardo, il documento di economia e finanza così prevede: Saranno utilizzati nuovi strumenti per l’aggiornamento continuo e la valorizzazione professionale del corpo docente, attraverso la revisione del sistema di reclutamento e affrontando il problema dei trasferimenti, che limita un’adeguata continuità didattica. 

L’aggiornamento e la valorizzazione dei docenti, dunque, passa dalla revisione del sistema di reclutamento e dal superamento del “problema dei trasferimenti” (al fine di garantire la continuità didattica).

Anche per il personale ATA ci si pone l’obiettivo della valorizzazione da conseguire tramite la formazione in servizio.

Alternanza scuola-lavoro

L’alternanza scuola-lavoro, come già riferito, subirà delle modifiche al monte previsto nel triennio: nei licei si passa da 200 a 80 ore; negli istituti tecnici da 400 a 150 ore; negli istituti professionali da 400 a 180 ore.

Sull’alternanza, leggiamo nel DEF, si interverrà per rendere i percorsi il più possibile orientativi e di qualità, rispondenti a standard di sicurezza elevati e coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato, anche relativamente al territorio di riferimento. Conseguentemente il monte ore globale verrà ridefinito in base al percorso scolastico.

Ai fini succitati è ritenuta necessaria una ridefinizione dei documenti di accompagnamento all’attuazione delle attività di alternanza, valorizzando le competenze trasversali.

ATA: internalizzazione servizi pulizia

La misura sembrerebbe essere entrata nel DEF, come riferisce l’on. Gallo (M5S), Presidente della VII Commissione Cultura della Camera, nella propria pagina FB:

E’ notizia di oggi che l’assunzione del personale e l’internalizzazione del servizio di pulizia è nel DEF (Documento di Economia e Finanze) e che quindi diventerà norma nella legge di bilancio. Un altro passo verso il superamento definitivo di una vergogna italiana“.

Così il Documento: In ambito di collaboratori scolastici si studieranno misure per la loro stabilizzazione funzionale all’internalizzazione di alcuni servizi.

Autonomia differenziata

Un’altra misura preventivata nel DEF è la cosiddetta “Autonomia differenziata, come riferisce la Flc Cgil.

Si tratta di dare attuazione all’articolo 116, comma 3, della Costituzione, che riguarda l’attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario.

Ricordiamo al riguardo che tre regioni hanno già avviato l’iter per poter godere della succitata autonomia.

Concorso dirigenti scolastici

Sarà rivisto, come già riferito, il corso concorso per diventare dirigente scolastico, che prevede lo svolgimento della preselettiva, di una prova scritta e una orale, il corso di formazione e tirocinio superato il quale l’aspirante dirigente è assunto in ruolo.

Nel DEF leggiamo che verrà scorporato il corso di formazione, si assumeranno in servizio i vincitori di concorso alla fine delle prove orali, previa pubblicazione delle graduatorie di merito, e sarà attivato un corso di formazione in servizio. Sarà così possibile coprire i posti vacanti e disponibili da settembre 2019.

Il corso di formazione si svolgerà, dunque, dopo l’assunzione e la presa di servizio. Le assunzioni potranno partire da settembre 2019 in modo da coprire i numerosi posti vacanti e disponibili.

Concorso DSGA

Il Concorso per DSGA, previsto nella legge di bilancio 2018, è ripreso nel DEF ove leggiamo che Sarà anche pubblicato un concorso per il reclutamento dei Direttori dei Servizi Generali e amministrativi (DSGA).

Dispersione

Tra le misure riguardanti la scuola vi è anche il contrasto all’abbandono scolastico. L’obiettivo è quello di motivare gli studenti a continuare gli studi sino al conseguimento di un titolo di scuola secondaria di II grado.

Contro la dispersione, leggiamo nel Documento, può essere incrementato, ove ci siano le condizioni, il tempo pieno e prolungato nel primo ciclo di istruzione.

Educazione alla Cittadinanza

Nel Def c’è quello che possiamo definire un intento programmatico relativo all’educazione alla cittadinanza. Così, infatti, leggiamo nel predetto documento: Il Governo intende sviluppare percorsi di cittadinanza attiva fin dal primo ciclo di istruzione, anche in sinergia con le associazioni e altre realtà territoriali.

Inclusione

Allo studio del Governo, vi sono diverse misure volte a garantire le prestazioni e i servizi necessari per raggiungere la piena inclusione scolastica e assicurare il diritto allo studio agli studenti diversamente abili o con bisogni educativi speciali.

E’ stato costituito un gruppo di lavoro per l’accompagnamento delle misure attuative previste dal D.lgs. n. 66/2017.

PNSD

Nel DEF si prevede di rivedere, nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, le modalità di disseminazione delle metodologie didattiche. E’ prevista l’attivazione di équipe a supporto delle scuole, senza oneri aggiuntivi.

Potenziamento musica,  inglese e scienze motorie alla Primaria

Secondo quanto si legge nel documento, il Governo si è posto l’obiettivo di reclutare docenti con titoli idonei all’insegnamento della lingua Inglese, della Musica e dell’Educazione Motoria nella scuola primaria (riguardo all’educazione motoria ricordiamo il DDL presentato alla Camera).

L’obiettivo sarà raggiunto anche guardando l’organico disponibile, utilizzando docenti abilitati all’insegnamento per la primaria ed in possesso di competenze certificate nelle materie da approfondire.

Per accedere all’insegnamento delle succitate discipline, leggiamo nel DEF, saranno oggetto di valutazione nuove classi di concorso e i requisiti per
accedere all’insegnamento delle medesime.

Ci si propone, inoltre, di rivedere la normativa (risalente al 1958) che disciplina l’organizzazione delle attività sportive scolastiche.

Reclutamento

Come preannunciato più volte dal Ministro Bussetti, saranno riviste le modalità  di reclutamento dei docenti rendendo più snella la procedura e saranno attivati percorsi specifici sul sostegno.

Sono, inoltre, in corso di completamento le procedure previste dal decreto attuativo della riforma (articolo 17 del D.lgs. 59/17), ferma restando la volontà di pervenire ad una disciplina più organica in materia.

Sicurezza edifici

Nel DEF si ricorda che il Miur ha avviato  la mappatura satellitare degli edifici solatici, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

La mappatura permette di monitorare lo stato degli edifici scolastici e gli eventuali spostamenti.

Sistema 0-6

Tra le azioni da intraprendere è indicato il potenziamento del segmento  0-6, integrando quanto previsto dalla legge 107/2015 e dal D.lgs. n. 65/17.

Il governo, dunque, si propone di integrare la normativa vigente, prestando maggiore attenzione alle esigenze di educazione prescolare, in particolare nelle Regioni con accesso ai servizi educativi per l’infanzia inferiore alla media nazionale. In questo senso si conferma il valore delle ‘sezioni primavera’ 

Si afferma, infine, la necessità di inserire una misura per incrementare  il Fondo nazionale relativo al sistema integrato (D.lgs. 65/17) nell’ambito delle risorse a legislazione vigente.

Sostegno

La formazione iniziale dei docenti di sostegno, inoltre, sarà migliorata. A tal fine, saranno definiti appositi indicatori per misurare la qualità dell’inclusione in ciascuna istituzione scolastica.

Saranno attivati, leggiamo nel documento, percorsi specifici sul sostegno.

Strutture tecnologicamente avanzate

Nel DEF è previsto un piano pluriennale di investimenti, tramite finanziamenti nazionali e comunitari, finalizzati alla creazione di strutture scolastiche e universitarie tecnologicamente adeguate. Il Governo, inoltre, intende intervenire sulle dotazioni tecnologiche e digitali.

Trasferimenti

Come detto sopra, al fine di garantire la continuità didattica si vogliono porre dei limiti ai trasferimenti. Ne abbiamo parlato in Rientro docenti al Sud, si frena. Il progetto nella Legge di Bilancio

Attendiamo adesso la legge di Bilancio per vedere quali misure potranno essere realizzate e in quale arco temporale.

Concorso a dirigente, chi passa l’orale subito assunto. Corso formazione posticipato

da Orizzontescuola

Concorso a dirigente, chi passa l’orale subito assunto. Corso formazione posticipato
di redazione

Si tratta di una idea già trapelata e raccolta dalla nostra redazione e che troverà una collocazione nella Legge di Bilancio se i tecnici daranno il via alla fattibilità della proposta.

Molti i posti vacanti

Uno dei problemi che da più parti si avanzano circa l’avvio delle nuove procedure concorsuali (che, ricordiamo, sono alla fase della prova scritta), riguarda la tempistica con la quale questi dirigenti potranno coprire i posti vacanti.

Sono soprattutto le regioni del Nord ad avare carenze di dirigenti: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria in testa. Scuole messe a reggenza che come media nazionale si aggira intorno al 30% di scuole con punte fino al 57% in alcune aree del Nord.

Ritardi nelle assunzioni dei dirigenti

Il percorso del concorso per diventare dirigente, secondo quanto elaborato dal precedente Governo in un regolamento rivisto più volte, prevede un lungo percorso di selezione e di formazione con una prova preselettiva, uno scritto, un orale e un corso di formazione selettivo con graduatoria finale. Percorso che, dati i ritardi di avvio del concorso, rischia di far slittare un altro anno scolastico con una quantità di scuole ancora superiore date a reggenza.

La soluzione di Bussetti

La soluzione elaborata dal Ministro per velocizzare le procedure prevede l’assunzione del dirigente subito dopo le prove, prevedendo il corso di formazione dopo aver preso servizio. La proposta sarà nella Legge di Bilancio che a breve verrà discussa in Parlamento.