Il mondo della sclerosi multipla si incontra a Roma

Redattore Sociale del 25-10-2018

Il mondo della sclerosi multipla si incontra a Roma

L’evento è organizzato dall’Aism in occasione dei suoi 50 anni, in collaborazione con la Federazione internazionale sclerosi multipla (Msif) e intende dare impulso al movimento globale della sclerosi multipla per migliorare la qualità di vita delle persone colpite (oltre 3 milioni nel mondo).

ROMA. Il mondo della sclerosi multipla si incontra a Roma con la MSIF World Conference, conferenza mondiale delle persone colpite dalla malattia neurodegenerativa e delle loro associazioni nazionali in corso fino al 26 ottobre al Lifestyle Hotel. L’evento è organizzato da AISM in occasione dei suoi 50 anni, in collaborazione con la Federazione Internazionale Sclerosi Multipla (MSIF) e intende dare impulso al movimento globale della sclerosi multipla per migliorare la qualità di vita delle persone con SM, che sono oltre 3 milioni nel mondo. In Italia, dove viene fatta una diagnosi ogni tre ore, sono 118 mila i malati di SM per un costo complessivo di 5miliardi l’anno. Si tratta per la maggior parte giovani sotto i 40anni e per il 10% sotto i 18 anni. più donne che uomini, con un rapporto di 2 a 1.

L’incontro è anche un’opportunità per mettere a confronto competenze, esperienze e buone pratiche, per presentare e discutere le ultime novità nella ricerca scientifica, per condividere problemi che riguardano la qualità della vita delle persone con SM e le possibili soluzioni. Dopo una giornata, quella del 24 ottobre, dedicata ai giovani under 35, i lavori di oggi sono dedicati agli ultimi risultati della ricerca scientifica e alle terapie con alcuni dei maggiori esperti a livello internazionale. Al centro dell’attenzione la forma progressiva di SM, che colpisce 1 milione di persone nel mondo di cui 25mila un Italia, che ancora oggi è orfana di terapie.

Domani 26 ottobre attraverso workshop, tavole rotonde e laboratori didattici, i rappresentanti delle organizzazioni condivideranno programma e progetti innovativi che sono in corso nei diversi paesi del mondo, nell’advocacy, nei servizi, nella comunicazione e nella raccolta fondi. Il convegno si concluderà con una cena sociale cui prenderà parte Marco Voleri, noto tenore e persona con SM, da sempre testimonial e ambasciatore per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla. (DIRE)

Collasso delle segreterie delle istituzioni scolastiche

L’ANP denuncia il collasso delle segreterie delle istituzioni scolastiche

Stiamo assistendo, da tempo, ad un fenomeno di gravità crescente, giunto ormai a livelli drammatici: la funzionalità delle segreterie scolastiche è sempre più compromessa, con molte situazioni di vera e propria paralisi.

Questo è dovuto, da un lato, alla carenza cronica di personale amministrativo; dall’altro, alla crescita esponenziale di adempimenti sempre più complessi. In molte scuole è vacante il posto di DSGA – fatto gravissimo perché si tratta di una funzione monocratica che, in analogia a quella dirigenziale, non può conoscere soluzione di continuità – e l’ordinamento scolastico non dispone di norme chiare che ne consentano l’immediata sostituzione.

Non possiamo fare a meno di ricordare, al riguardo, che la figura dirigenziale ha per sua natura il compito di organizzare e dirigere il lavoro delle risorse umane affidategli; se queste vengono meno, la prestazione dirigenziale diviene di fatto inesigibile.

L’ANP ha più volte denunciato all’Amministrazione questa emergenza, chiedendo a gran voce l’indizione del concorso per il reclutamento dei DSGA e degli assistenti amministrativi. Apprendiamo con favore che è in via di definizione il provvedimento per avviare il concorso a DSGA. Attendiamo ora di conoscere le relative procedure, auspicando che siano al contempo rigorose e rapide: le scuole non possono più attendere!

Dobbiamo inoltre constatare che l’Amministrazione non ha ancora avviato interventi sistemici e strutturali di formazione e aggiornamento del personale amministrativo in servizio, nonostante le innovazioni normative e tecnologiche abbiano pesantemente modificato anche il lavoro ordinario pretendendo competenze nuove e molto più complesse.

È sotto gli occhi di tutti, infine, che queste carenze di funzionalità ostacolano fortemente, e spesso impediscono, di gestire e di rendicontare correttamente i PON FSE/FESR.

A fronte di tale situazione, i dirigenti si troveranno inevitabilmente costretti a ridimensionare le azioni già autorizzate e finanziate, restituendo eventualmente i fondi ricevuti, e a non richiedere più ulteriori finanziamenti europei.

Auspichiamo un pronto intervento correttivo da parte del MIUR per ripristinare le condizioni minime di funzionamento delle scuole e del servizio erogato.

Per ministro la scuola non ha bisogno di altri fondi

Scuola =
On. Nicola Fratoianni (Liberi e Uguali) :
Per ministro Bussetti la scuola non ha bisogno di altri fondi.
Questo governo copia le ricette di Tremonti, Monti, Renzi …
***
“Le scuole cadono a pezzi, gli stipendi degli insegnanti e del personale scolastico sono sostanzialmente bloccati da quasi dieci anni, le borse di studio e gli alloggi studenteschi sono insufficienti a coprire chi ne avrebbe diritto, in numerosi istituti
manca persino la carta igienica, figuriamoci le attività di laboratorio. Però tranquilli: la scuola non ha bisogno di altri fondi perché, come insegna la nonna del ministro dell’Istruzione Bussetti, “ci si scalda con la legna che si ha”.
Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali, replicando alle parole del ministro dell’Istruzione.
“Si proclamano “Governo del cambiamento”, ma poi non fanno altro che copiare le ricette di Tremonti, Monti e Renzi – conclude Fratoianni –  come prima, più di prima taglierò…”

LA SCUOLA ITALIANA COSÌ CONGELA

UDU E RETE STUDENTI_ BUSSETTI: “CI SI SCALDA CON LA LEGNA CHE SI HA”. RETE STUDENTI E UDU: “LA SCUOLA ITALIANA COSÌ CONGELA”

Un Ministro che pensa di poter liquidare il discorso sull’istruzione pubblica giustificando la mancanza di investimenti con un “mia nonna diceva sempre: ci si scalda con la legna che si ha” non merita la carica che ricopre.

“Se continuassimo a scaldarci con la legna che abbiamo la scuola italiana congelerebbe domani.” Dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi.

“Se Bussetti vuole fingere di non vedere la drammatica situazione dell’edilizia scolastica, le migliaia di ragazzi che ogni anno abbandonano la scuola e finiscono nelle strade, l’insufficienza di questo sistema di alternanza, faccia pure: ci penseremo noi a ricordaglielo nelle piazze, il 16 e il 17 novembre.” Conclude Manfreda.

 

“Il ministro Bussetti dimostra ancora una volta di non conoscere minimamente la situazione dell’istruzione pubblica italiana”, dichiara Enrico Gulluni coordinatore dell’Unione degli Universitari “Si dice che forse si troveranno 100 milioni per il fondo di finanziamento ordinario, che a fronte dei miliardi di tagli operati negli ultimi 15 anni sono davvero un investimento quasi risibile. Come sempre il capitolo università per lo stato non è una priorità, ma una cosa a cui guardare se casomai avanza qualcosa. A testimonianza di questo basta guardare come l’investimento di 50 milioni per l’aumento delle borse per le scuole di specializzazione, che sembrava essere il punto di forza della legge di bilancio sull’Università, stia sempre più passando in secondo piano, così come l’abolizione del numero chiuso resta semplicemente una revisione dell’attuale test.”

 

Concludono Gulluni e Manfreda:

“È semplicemente incivile che in legge di Bilancio non ci sia un vero capitolo dedicato a istruzione e ricerca.

È vergognoso che un paese come il nostro, che per quanto riguarda gli investimenti in istruzione sta al quartultimo posto in Europa, abbassi di un punto percentuale del Pil la spesa nel futuro delle nuove generazioni.

Ed è ridicolo che, in un Paese come il nostro, oppresso dalle disuguaglianze tra nord e sud, il ministro definisca “un modello” la regionalizzazione dell’istruzione.

Non possiamo più tollerare la sfacciataggine con cui questa negligenza, questi tagli vengono ancora chiamati “risparmi”. Il 16 e il 17 novembre torneremo in piazza per chiedere a Bussetti di mettere giù la maschera, e di mostrarsi per quello che è: un burocrate leghista che vede l’istruzione come un fondo cassa per gli altri provvedimenti del suo governo. Non è questo il cambiamento!”

 

#giùlamaschera

PER UNA SCUOLA DI QUALITÀ OCCORRONO PIÙ RISORSE

DI MEGLIO REPLICA A BUSSETTI: “PER UNA SCUOLA DI QUALITÀ OCCORRONO PIÙ RISORSE”  

“La scuola ha bisogno di risorse per superare i problemi derivanti dalla carenza di strutture e dalla continua perdita del potere di acquisto delle retribuzioni degli insegnanti”. È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in merito alle dichiarazioni del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, secondo il quale la scuola non avrebbe bisogno di ulteriori stanziamenti.

“La complessa organizzazione delle attività didattiche necessita, infatti, di strumenti adeguati ed aggiornati ai continui progressi tecnologici dei mezzi di comunicazione. E i  docenti – spiega Di Meglio – attendono da tempo l’adeguamento delle retribuzioni al costo della vita. Non condividiamo, quindi, la proposta di cui si discute in questi giorni circa la regionalizzazione dell’organizzazione scolastica, che avrebbe come effetto la creazione di ulteriori sperequazioni economiche, sia per quanto riguarda la qualità della didattica, che per gli importi delle retribuzioni. Si avrebbe così una scuola a due velocità che penalizzerebbe ulteriormente le zone più svantaggiate del Paese”.

“Apprezziamo, invece, l’intenzione del Governo di rimuovere gli effetti più negativi della legge 107/2015, quali la cancellazione della chiamata diretta, il ripristino della titolarità su scuola e la riduzione delle ore di Alternanza Scuola Lavoro”.

L’Ocse boccia l’Italia: «L’ascensore sociale della scuola è bloccato»

da Corriere della sera

L’Ocse boccia l’Italia: «L’ascensore sociale della scuola è bloccato»

Il Rapporto «Equità nell’istruzione»:. «Solo il 12% degli studenti più svantaggiati va bene a scuola. Per loro, meno competenze e più disagio»

Antonella De Gregorio

La scuola è uno degli strumenti più potenti per favorire la mobilità sociale, per fare sì che chi nasce in una situazione svantaggiata riesca ad avere accesso a un’istruzione di qualità, e da lì a un lavoro che consenta di esprimere al meglio il proprio talento. Ma questo in Italia non succede. Nel nostro Paese, l’ascensore sociale si è bloccato, le possibilità di progredire tramite l’istruzione sono inesistenti. Già dall’età di 10 anni gli studenti italiani pagano il prezzo della loro condizione sociale di partenza: solo uno su otto, tra gli svantaggiati, entra nel novero dei «più bravi». Di solito questo uno su otto viene dai licei, dove trova migliori condizioni di emancipazione. Gli altri sono quella metà degli studenti meno abbienti che frequenta il 25 per cento delle scuole più svantaggiate del Paese.

Il Rapporto

Sono i dati contenuti nell’ultimo Rapporto Ocse-Pisa: «Equità nell’istruzione: abbattere le barriere alla mobilità sociale». Che ha messo a confronto, in 70 nazioni, le possibilità di progredire grazie all’istruzione. Possibilità molto variabili da un Paese all’altro. La conclusione è che in Italia le origini sociali incidono molto sul percorso scolastico, sulla scelta delle scuole, sulla competenze acquisite; e da quasi 20 anni il divario tra studenti svantaggiati e coetanei più fortunati resta invariato. Disparità di origine sociale che si riflettono sul benessere generale, sul senso di appartenenza, sull’inclusione: un «gap» che proprio la scuola dovrebbe colmare.

Il peso delle differenze

Sulla scala dei test Pisa, si legge nei dati del Rapporto, ci sono 76 punti di differenza nelle competenze di scienze tra un 15enne italiano che gode di una posizione socio-economica avvantaggiata e un coetaneo con un background svantaggiato; e poiché 30 punti di differenza sono pari a circa un anno di studio, ne deriva che tra i due studenti ci sono più o meno due anni scolastici e mezzo di differenza nell’apprendimento. Se poi si mettono a confronto i super-bravi del Paese, quelli che sono al «top» delle competenze – spesso anche a livello internazionale – con gli studenti delle fasce socio-economicamente più svantaggiate, la differenza arriva a 150 punti. Tale è la distanza tra il punteggio medio del 25% più «bravo» (sulla scala dei risultati) dal punteggio medio raggiunto dal 25% più svantaggiato (sulla scala socio-economica). Solo il 12% degli studenti più svantaggiati, poi, risulta tra i più «bravi» in Italia (la media tra tutti gli studenti è il 25%). Un divario «incommensurabile», nota Francesco Avvisati, economista Ocse tra gli autori dello studio.

Le scelte

La fetta di «bravi» frequenta di solito un liceo. Ma anche il 10% dei ragazzi svantaggiati che frequentano gli istituti tecnici o professionali rientrano nella categoria dei più bravi, dato che secondo l’organizzazione sottolinea come le scelte dopo la scuola media in Italia siano spesso più legate alla provenienza sociale che alle attitudini scolastiche. Le differenze si ripercuotono poi nel successivo percorso scolastico.

L’istruzione dei genitori

Ancora: nel nostro Paese, la differenza tra la probabilità di prendere una laurea tra chi ha genitori con un’istruzione elevata e chi ha invece genitori poco istruiti nel tempo è aumentato da 52 a 60 punti percentuali, con un trend che accomuna la Penisola al Cile e alla Repubblica Ceca. I ragazzi con un background problematico, inoltre, spesso si trovano in scuole difficili: la metà degli studenti svantaggiati frequenta il 25% delle scuole più svantaggiate del Paese, mentre solo il 6% frequenta le scuole meglio attrezzate: un livello di «segregazione» per altro simile a quello medio osservato nei paesi Ocse. Solo i paesi nordici hanno livelli più bassi.

Più attenzione

Infine, slo nei Paesi in cui l’attenzione ai bisogni degli studenti più svantaggiati è maggiore, una quota significativa di questi ottiene buoni risultati. «Germania e Stati Uniti – afferma Francesco Avvisati, analista presso la direzione dell’istruzione all’Ocse – negli ultimi anni hanno intrapreso politiche mirate per aiutare le scuole più svantaggiate e ciò ha prodotto risultati apprezzabili».

Insoddisfatti

La proporzione di studenti che si dice poco o per nulla soddisfatto della propria vita, si legge ancora nel rapporto, raggiunge il 18% tra gli studenti svantaggiati, rispetto al 13% tra gli studenti restanti. Inoltre, la percentuale di studenti svantaggiati che dichiara di «sentirsi nel suo ambiente» a scuola è diminuita dal 2003 al 2015, passando dall’85% al 64%: un calo più significativo di quello registrato nel resto della popolazione. In termini numerici corrisponde a circa 60mila studenti che si sentono più disagiati. E non sentirsi bene a scuola si traduce piu’ facilmente, con un circolo vizioso, in un minore impegno, in assenze ingiustificate e magari in una bocciatura. Da sottolineare che nei 12 anni considerati, è fortemente cresciuto il numero degli studenti nati fuori dall’Italia che spesso sommano allo svantaggio sociale quello culturale, dovendo adattarsi alle regole di un paese diverso da quello d’origine.

Statali, spuntano tre miliardi per il rinnovo dei contratti

da Il Messaggero

Statali, spuntano tre miliardi per il rinnovo dei contratti

Entro la fine di questa settimana partiranno gli inviti ai sindacati a Palazzo Vidoni. Il ministro dovrebbe incontrare le sigle prima della fine del mese

 Il tavolo per il rinnovo dei contratti pubblici potrà partire. Il governo nella manovra stanzierà, per il prossimo triennio, 3 miliardi e 250 milioni di euro per gli aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici. Una somma analoga, a carico dei rispettivi bilanci, la dovranno poi trovare anche Comuni e Regioni per incrementare le buste paga dei propri lavoratori. La notizia era nell’aria. L’aveva anticipata due giorni fa al Messaggero, il ministro della Funzione pubblica Giulia Bongiorno.

 

I TEMPI

Entro la fine di questa settimana partiranno gli inviti ai sindacati a Palazzo Vidoni. Il ministro dovrebbe incontrare le sigle prima della fine del mese. Una volta approvata la legge di Stabilità il negoziato potrà partire. Nelle more gli statali riceveranno una «indennità di vacanza contrattuale». La manovra ha già stabilito la cifra: sarà dello 0,42% della retribuzione a partire da aprile del prossimo anno e salirà allo 0,70 per cento dal mese di luglio. Il testo del provvedimento che nelle prossime ore dovrebbe essere trasmesso in Parlamento, prevede anche un’altra importante notizia per i dipendenti pubblici. Sarà rifinanziato il cosiddetto «elemento perequativo», il mini-bonus da circa 20 euro al mese che con il precedente contratto, quello firmato a febbraio alla vigilia delle elezioni, era stato destinato ai dipendenti con i redditi più bassi per compensare il parziale venir meno del credito d’imposta degli 80 euro. Il bonus sarà versato fino a quando non sarà firmato il nuovo accordo che dovrà «riassorbire» l’elemento perequativo.

GLI SCATTI

Nella stessa norma che stanzia le risorse per il rinnovo del contratto degli statali, c’è anche uno stanziamento aggiuntivo di 210 milioni di euro per i fondi del trattamento accessorio per le forze di polizia e i vigili del fuoco. Ci sono poi risorse aggiuntive per le assunzioni nel pubblico impiego (131 milioni nel 2019, 292 milioni nel 2020 e 384 milioni nel 2021), destinate prioritariamente al reclutamento di personale con professionalità specialistiche per i progetti di digitalizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle procedure, miglioramento della qualità dei servizi pubblici e per la gestione dei fondi di investimento.

IL COLLEGATO

Collegato alla manovra di bilancio, poi, marcerà anche il «disegno di legge concretezza», che al suo interno prevede lo sblocco del turn over. Il testo, esaminato ieri nel preconsiglio dei ministri, utilizza il criterio della spesa. Significa che il prossimo anno le pubbliche amministrazioni potranno fare assunzioni pari al 100% del costo dei dipendenti che sono andati in pensione. Questo significa che il rapporto non sarà di un assunto ogni pensionato, ma di più assunti per ogni pensionato. Il motivo è semplice: un dipendente a fine carriera guadagna molto di più di un neo assunto. Usando il criterio della spesa invece di quello delle teste, gli ingressi saranno superiori alle uscite.
Il disegno di legge, inoltre, introduce una serie di novità per accelerare le assunzioni. Le amministrazioni potranno usare corsie preferenziali, sia nei concorsi che attingendo alle graduatorie già esistenti, fino all’80% delle loro facoltà assunzionali, ossia al fabbisogno di personale che hanno indicato. Il ministero della Funzione pubblica, invece, si occuperà di organizzare dei concorsoni, ossia delle procedure uniche con criteri omogenei per reclutare il personale necessario alle amministrazioni.
Andrea Bassi

Pubblicato in G.U. decreto sui criteri di raccordo tra Istruzione professionale e IeFP

da Orizzontescuola

Pubblicato in G.U. decreto sui criteri di raccordo tra Istruzione professionale e IeFP
di redazione

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale  il decreto del 17 maggio 2018 sui criteri generali per favorire il raccordo tra il sistema dell’istruzione professionale e il sistema di istruzione e formazione professionale e per la realizzazione, in via sussidiaria, di percorsi di istruzione e formazione professionale per il rilascio della qualifica e del diploma professionale quadriennale.

L’articolo 1 recita:

  1. Il presente decreto, ai sensi dell’art. 7, comma 1, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, definisce criteri generali per:
    a) favorire il raccordo tra il sistema dell’istruzione professionale e il sistema di istruzione e formazione professionale, di seguito denominato sistema di IeFP;
    b) la definizione, a livello regionale, degli accordi di cui all’art. 7, comma 2, del decreto legislativo n. 61 del 2017, tra la regione e l’ufficio scolastico regionale ai fini dell’attivazione dei percorsi di cui alla lettera c);
    c) la realizzazione, in via sussidiaria, dei percorsi di cui all’art. 4, comma 4, del decreto legislativo n. 61 del 2017, da parte delle istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale, di seguito denominate istituzioni scolastiche di I.P.

Decreto

Graduatorie II Fascia ITP: con riserva se la sentenza provvisoria è favorevole

da Orizzontescuola

Graduatorie II Fascia ITP: con riserva se la sentenza provvisoria è favorevole
di redazione

L’Ambito territoriale di Milano ha chiarito che a seguito di numerose richieste di chiarimenti provenienti da Dirigenti Scolastici e da docenti, ed alla scopo di garantire un’uniformità di trattamento in relazione al contenzioso in oggetto, si richiama l’attenzione sulla nota MIUR prot. n. 36214 del 10/08/2018 e alle indicazioni
fornite dall’USR Lombardia.

Si precisa che hanno diritto a permanere con riserva nella II fascia delle G.I. solo i docenti ITP che sono stati beneficiari di ordinanza o sentenza favorevole non definitiva, mentre deve essere consentito l’inserimento pleno iure ai soli docenti ITP che possano far valere un provvedimento giudiziale favorevole ormai definitivo.

Si invitano, pertanto, i Dirigenti Scolastici interessati ad attenersi scrupolosamente alle indicazioni impartite.

nota

Maturità 2019, Bussetti: colloquio senza “tesina”. Ecco come si svolgerà

da Orizzontescuola

Maturità 2019, Bussetti: colloquio senza “tesina”. Ecco come si svolgerà
di redazione

Come ampiamente anticipato dalla nostra redazione, ai sensi del D.lgs. 62/2017, al prossimo esame di Maturità non sarà più presente la “tesina”, che guidava il colloquio dei candidati.

Tesina superata

E’ stato il Ministro Bussetti a darne conferma, nel corso di un’intervista rilasciata a Studenti.it, nell’ambito della quale ha anche rassicurato i maturandi:

“al centro dei cambiamenti c’è il rispetto per il percorso svolto dagli studenti, deve essere premiato il loro lavoro, la loro esperienza a scuola”.

Ricordiamo brevemente come si svolgerà il colloquio a partire dall’esame di maturità 2018/19.

Colloquio

Il colloquio è volto ad accertare il conseguimento, da parte dei candidati, di quanto previsto dal profilo culturale, educativo e professionale degli studenti.

I candidati, su proposta della commissione, devono:

  • analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi affinché la medesima (commissione) verifichi l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità argomentativa e critica del candidato;
  • esporre, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro.

Il colloquio accerta anche le conoscenze e le competenze maturate dallo studente anche nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”.

Speciale esame di Stato 2018/19

Telecamere a scuola: c’è chi dice sì, c’è chi dice no

da La Tecnica della Scuola

Telecamere a scuola: c’è chi dice sì, c’è chi dice no
Di Lara La Gatta

Dopo il sì Camera alla proposta di legge a prima firma Annagrazia Calabria di Forza Italia sulla videosorveglianza negli asili nido, scuole dell’infanzia e nelle strutture per anziani e disabili, molte sono state le reazioni di approvazione e altrettante quelle fortemente contrarie.

La proposta, ricordiamo, prevede “misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità”.

C’è chi, come Moige – Movimento Italiano Genitori, esprime soddisfazione per l’approvazione alla Camera della legge.Nelle scorse settimane – si legge in un comunicato – abbiamo chiesto di approvare in tempi rapidi questo provvedimento che consideriamo una norma importante e di buon senso, finalizzata non solo a contrastare ma soprattutto a prevenire eventuali abusi o maltrattamenti sui più piccoli, sugli anziani e i disabili”.

“Questo provvedimento non istituisce “scuole grande fratello”, ma protegge gli indifesi da ogni rischio di abusi, tutela docenti e operatori che lavorano correttamente e interviene anche sulla formazione del personale. Adesso ci attendiamo che anche il Senato lo approvi in breve tempo” ha dichiarato Antonio Affinita, direttore generale del Moige.

Contraria, invece, tra gli altri, l’associazione Dirigenti Scolastici DiSAL, secondo la quale “introdurre la video sorveglianza a scuola è abdicare a questa responsabilità educativa della comunità scolastica”.

“Ricostruire una seria e professionale formazione dei docenti – ricorda il presidente di DiSAL Ezio Delfino  -, dare autentica autonomia di governo istituzioni scolastiche, costituire un serio sistema di valutazione del personale della scuola, operare cioè con la dovuta prevenzione educativa, sono le azioni necessarie ed improrogabili per garantire presenze di buoni educatori a scuola”.

Perché diventi legge, il provvedimento ora deve passare al vaglio del Senato.

Diritti dell’infanzia e istruzione, il Protocollo di intesa MIUR e UNICEF Italia

da La Tecnica della Scuola

Diritti dell’infanzia e istruzione, il Protocollo di intesa MIUR e UNICEF Italia
Di Redazione

Il MIUR e l’UNICEF Italia hanno firmato oggi, 24 ottobre, a Roma un Protocollo di intesa della durata di tre anni per realizzare e promuovere in tutte le scuole azioni e attività rivolte al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il Protocollo prevede in particolare di:

  • favorire azioni rivolte al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, con tutti gli attori coinvolti nel processo formativo-educativo della persona di minore età e nella prevenzione della dispersione scolastica;
  • sviluppare iniziative culturali, di formazione e qualificazione di soggetti a diverso titolo impegnati professionalmente in attività con minori;
  • promuovere percorsi di educazione alla cooperazione internazionale, alla pace, allo sviluppo delle popolazioni del Sud del mondo che vivono in situazioni di guerra e di povertà;
  • migliorare l’accoglienza e la qualità delle relazioni, per favorire l’inclusione delle diversità e delle abilità differenti;
  • promuovere la partecipazione attiva da parte degli alunni, anche nell’ambito delle attività di prevenzione delle diverse forme di esclusione, discriminazione, bullismo e cyberbullismo, violenza fisica e verbale;
  • assicurare l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra le persone.

Concorso docenti, il FIT cambia o no? Il 7 novembre mobilitazioni in piazza

da La Tecnica della Scuola

Concorso docenti, il FIT cambia o no? Il 7 novembre mobilitazioni in piazza
Di Fabrizio De Angelis

Se per la scuola primaria e dell’infanzia si sta provando a fare tutto nel breve tempo e con regole piuttosto certe, la scuola secondaria sta vivendo una fase di incertezza che dura ormai da qualche mese.

Il FIT cambia o no?

Infatti, il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti,  ha ribadito a più riprese, l’intenzione di voler intervenire sul reclutamento dei docenti, specie per la scuola secondaria di primo e secondo grado.
Per il Ministro, infatti, bisognerebbe modificare, se non abolire il percorso FIT, introdotto dal decreto legislativo 59 del 13 aprile 2017.

Al momento, tuttavia, non esiste alcuna norma di abrogazione o un intervento legislativo in cantiere, che spieghi realmente le possibili modifiche.

Il reclutamento degli insegnanti di scuola secondaria sta diventando insomma un giallo, con un decreto attuativo alla 107 che ancora ha soltanto visto la luce con il concorso docenti abilitati, le cui graduatorie regionali, tuttavia, sono state posticipate entro il 31 dicembre per moltissime regioni e il percorso FIT semplificato di un anno in atto solo per pochi.

Come abbiamo scritto in precedenza, se non dovesse giungere alcuna modifica, si attende per il 2019 anche il bando per i non abilitati con 36 mesi di servizio.

Mobilitazione il 7 novembre

Ma il clima di incertezza che persiste sul tema reclutamento ha portato Flc Cgil, ADI e Link, ad organizzare una mobilitazione prevista il 7 novembre prossimo.

“I limiti del FIT e la sua eccessiva durata sono evidenti – si legge sul comunicato congiunto – e più volte li abbiamo denunciati. Ma questo non può giustificare l’abbandono di migliaia di persone che nutrono legittime aspirazioni per la professione docente e di quanti hanno già acquisito i 24 CFU, ad una condizione di attesa a tempo indeterminato. Inoltre, gli stessi Atenei hanno smesso di erogare i pacchetti dei 24 CFU, data la condizione di profonda incertezza che caratterizza l’attuale situazione riguardante il reclutamento. La stessa cosa vale per i precari con 3 anni di servizio, che hanno diritto a conseguire la specializzazione per uscire dalla condizione precaria ed essere assunti. Per questi motivi, è più urgente che mai l’indizione del concorso aperto a tutte e tutti insieme all’aumento della retribuzione per gli specializzandi”.

Ricordiamo che anche la questione dei 24 CFU è strettamente legata alle possibili modifiche del reclutamento. Infatti, i 24 CFU potrebbero passare da requisito d’accesso alle prove concorsuali ordinarie a titolo aggiuntivo. Questa testata ha raccolto a tal proposito le lamentele degli aspiranti docenti che già avevano acquisito i 24 CFU.

Manovra economica: la parte sull’istruzione bocciata dai sindacati

da La Tecnica della Scuola

Manovra economica: la parte sull’istruzione bocciata dai sindacati
Di Reginaldo Palermo

La bocciatura della manovra di bilancio (o almeno della parte che riguarda la scuola) arriva anche dai tre sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil ed è contenuta in una trentina di righe di un lungo documento firmato dai tre segretari generali (Camusso, Furlan e Barbagallo)

“La nota di aggiornamento del DEF2018 – si legge nel documento – appare debole e lacunosa soprattutto laddove non esplicita le risorse da destinare alle diverse voci in cui articola gli interventi nei settori della conoscenza”
E qui si apre l’elenco delle lacune:
– non sono previsti investimenti sul personale, non allocando le risorse necessarie al rinnovo contrattuale per il triennio 2019/21 e senza stanziare adeguate risorse per un recupero salariale e per traguardare stipendi di livello europeo;
– risorse aggiuntive per realizzare i diversi interventi accennati sul sistema
scolastico (incrementare l’inclusione, aumentare il tempo pieno e prolungato nelle scuole del sud, promuovere il diritto allo studio, la crescita professionale del personale);
– un piano assunzionale per garantire la stabilizzazione degli organici e
rivedere in modo condiviso il sistema di reclutamento.
I tre sindacati sottolineano anche che “è necessario migliorare la qualità dei percorsi di alternanza scuola lavoro, prevedendo risorse crescenti e un monitoraggio attento per scongiurare abusi e garantire l’utilizzo efficace di questa metodologia didattica”.
Senza dimentica la necessità di “recuperare la valorizzazione e l’investimento sugli apprendistati formativi a cui il Governo non fa alcun riferimento e garantendo comunque un percorso con finalità
didattiche ed educative”.
Ma occorrono anche “politiche pubbliche di investimento per
incrementare in tutto il Paese l’offerta educativa rivolta ai bambini tra 0 e 3 anni e garantire la concreta realizzazione di un sistema educativo integrato 0/6, assicurando diffusione territoriale delle diverse tipologie, qualità dell’offerta e del progetto pedagogico e costi accessibili a carico delle famiglie”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono anche di “eliminare i fenomeni del sovraffollamento delle classi e adeguare l’edilizia scolastica alle norme di sicurezza”. 
La pagina dedicata al tema dell’istruzione si chiude con una netta presa di posizione sul tema della regionalizzazione:  “Desta grande preoccupazione – sottolineano i sindacati – il riferimento all’attuazione della cosiddetta ‘Autonomia differenziata’. Il diritto all’istruzione deve restare nazionale per garantire l’universalità delle opportunità formative che non possono essere diversificate per appartenenze  geografiche”.
Ce n’è a sufficienza per parlare di bocciatura anche se per capire quali iniziative concrete i sindacati intendano mettere in atto bisogna aspettare ancora qualche settimana.

Anagrafe Studenti, aggiornamento dei dati entro il 27 ottobre 2018

da La Tecnica della Scuola

Anagrafe Studenti, aggiornamento dei dati entro il 27 ottobre 2018
Di Lara La Gatta

Anche quest’anno alle scuole di ogni ordine e grado, statali e paritarie, compresi i percorsi di primo e secondo livello, è richiesto di aggiornare i dati dell’Anagrafe Nazionale Studenti.

L’aggiornamento dei dati di frequenza dovrà esssere effettuato entro il 27 ottobre attraverso le funzioni disponibili sul SIDI (“Avvio anno scolastico”).

Tutte le indicazioni per eseguire la procedura sono contenute nella nota 1828 del 20 settembre 2018.

Con l’occasione il Miur ricorda anche che le scuole devono tenere sempre aggiornate le posizioni scolastiche dei propri alunni, registrando tempestivamente ogni evento a riguardo (nuovi ingressi, trasferimenti, ritiri, abbandoni).

Inoltre, relativamente agli studenti frequentanti le scuole all’estero (mobilità studentesca), da quest’anno vengono richieste informazioni aggiuntive da inserire direttamente sul SIDI.