Assistere un familiare, un corso per non sentirsi soli e disorientati

Redattore Sociale del 02-11-2018

Assistere un familiare, un corso per non sentirsi soli e disorientati

Due cicli di incontri gratuiti per caregiver informali di persone anziane o con disabilità: li promuove Aias Bologna onlus. Fiordelmondo: “Ci chiedono una guida: hanno il timore di scoprirsi disorientati a gestire l’assistenza della persona cara e di ritrovarsi soli”.

BOLOGNA. Corsi di informazione per caregiver informali: famigliari di persone anziane e/o con disabilità con vari livelli di autonomia residua, famigliari che ancora non hanno carichi ma vogliono informarsi preventivamente rispetto a come gestire in modo corretto le possibili situazioni che si troveranno ad affrontare, assistenti famigliari che vogliono migliorare il loro approccio al lavoro, acquisire nuove informazione e competenze e fare rete con altri soggetti della comunità di riferimento. Il progetto “Stare bene insieme” è di Aias Bologna onlus, l’associazione italiana assistenza spastici che dal 1962 anche a Bologna sostiene le persone con disabilità nella gestione della vita quotidiana. Gli incontri, realizzati anche grazie al contributo e al patrocinio del Quartiere Porto Saragozza, sono gratuiti. Si tratta di due cicli di 4 incontri: i primi 4, cominciati lo scorso 20 ottobre, sono dedicati alle persone anziane. I 4 che cominceranno il 6 novembre, invece, saranno dedicati alla disabilità.

I caregiver informali, da definizione, sono parenti, conviventi, amici di una persona anziana o disabile che volontariamente e gratuitamente scelgono di dedicare parte del proprio tempo alla cura della persona cara in situazioni di non autosufficienza o malattia. “L’obiettivo dei nostri incontri è dare informazioni utili per affrontare al meglio il carico assistenziale – spiega Valentina Fiordelmondo di Aias Bologna onlus –. Ci rivolgiamo soprattutto alle persone che lavorano e che hanno già una famiglia di cui prendersi cura”. Tra le tematiche affrontate, i percorsi assistenziali nella perdita delle autonomie, e quindi l’accesso ai servizi. “A chi mi posso rivolgere? Quali sono gli strumenti? Quali le possibilità messe a disposizione dal servizio sociale territoriale? Sono queste le prime domande a cui cerchiamo di rispondere”. In un secondo momento, viene affrontato il ruolo del caregiver: su che supporti può contare? “Negli ultimi due incontri affrontiamo la gestione delle problematiche comuni nell’assistenza quotidiana e il ruolo delle tecnologie assistive e della domotica per il miglioramento dell’autonomia e della qualità della vita sia dell’assistito, sia del caregiver”, continua Fiordelmondo.

Come detto, gli incontri sono rivolti anche a chi ancora non ha carichi assistenziali. “Tra le preoccupazioni più diffuse, la gestione del futuro evento, il timore di scoprirsi disorientato a gestire anche l’assistenza della persona cara, in una vita già piena di impegni e quello di ritrovarsi solo. Ci chiedono una guida di accesso ai servizi di cura”. Anche gli assistenti familiari esprimono il desiderio di non sentirsi soli e la necessità di ricevere informazioni adeguate, che spesso fanno fatica a reperire: “Indicazioni esterne sono preziose per migliorare se stessi e le loro professionalità”.

È stata l’esperienza come associazione a convincere Aias Bologna onlus a promuovere questo genere di corsi: “Una corretta informazione acquisita a priori può rendere il carico assistenziale molto meno pesante. Sapendo già in anticipo come muoversi nella macchina burocratica può aiutare a risparmiare tempo, salute e talvolta anche denaro”. La scelta di fare corsi distinti per caregiver di persone con disabilità o anziani è legata al fatto che, sebbene esistano problematiche comuni, come la gestione del quotidiano, siano anche riscontrabili delle diversità di approccio: la disabilità, per esempio, è in carico a un servizio sanitario specifico mentre gli anziani sono in carico al servizio sociale comunale.

I corsi hanno trovato una fertile sponda nel servizio sociale territoriale, impegnato a promuovere un lavoro di rete anche con i familiari delle persone che necessitano assistenza: “L’obiettivo è non lasciare solo nessuno, perché poi il rischio è che invece che una persona, si arrivi ad averne in carico due, soprattutto con l’avanzamento dell’età dello stesso caregiver”.

Dopo i primi due incontri dedicati all’assistenza delle persone anziane, il bilancio è positivo: “La frequenza è continua e l’interesse è alto. I partecipanti hanno espresso le loro perplessità e anche confrontandosi tra loro hanno trovato le risposte che cercavano”. (Ambra Notari)

No alla regionalizzazione dell’istruzione!

USB Scuola: No alla regionalizzazione dell’istruzione!

La regione Veneto ha proposto una legge delega per un’autonomia molto accentuata, in materie essenziali come la sanità e l’istruzione, ma anche rapporti con l’UE, coordinamento del sistema tributario, gestione dei beni culturali, ecc. Lo ha fatto alla luce del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione che consente di attribuire alle regioni che ne facciano richiesta alcune materie di competenza statale, tra cui le “norme generali sull’istruzione”. La regione Veneto si è sentita giustificata in questa operazione dalla vittoria riportata dai “sì” nel referendum regionale consultivo il cui quesito era: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Questo disegno di legge che la Costituzione consente, grazie alla riforma del titolo V del 2001, ha carattere espressamente secessionista e preoccupa che altre regioni “ricche” del Nord stiano lavorando a disegni di legge simili, prima fra tutte la Lombardia, dove, peraltro il Referendum consultivo sull’autonomia è stato fallimentare.
Per quel che riguarda l’istruzione, la proposta è sostanzialmente la regionalizzazione completa di scuola e università: programmi, tassazione, ricerca, personale. Questo significa che la regione avrebbe totale arbitrio in tutte le decisioni che riguardano l’istruzione, indipendentemente da quello che accade nel resto del paese. Questa richiesta si associa a quella di attribuire alla regione Veneto risorse maggiori, da sottrarre alle altre regioni, nonché al loro sistema di istruzione, in base a parametri che tengano conto del maggior gettito fiscale prodotto dai veneti.
È chiaro che non possiamo che respingere questa proposta per molti motivi, tutti di enorme portata.
In primo luogo, siamo di fronte alla violazione più completa del principio solidaristico e di redistribuzione su base nazionale, per cui chi produce più ricchezza potrà tenerla per sé, impoverendo chi è già più debole. Una legge del genere permetterebbe di avere tanti sistemi di istruzione quante sono le regioni italiane, creando evidenti sperequazioni e differenze di opportunità tra i bambini e i giovani del paese. L’autonomia in fatto di programmi ci fa pensare a programmi piegati alle esigenze del sistema produttivo dei diversi territori; non è un caso che le proposte partano da quelle regioni dove il sistema produttivo ancora tiene e che evidentemente ritengono di potersi liberare della “zavorra” delle regioni del Sud o, in generale, più impoverite, restando agganciate alle nazioni centro e nord europee e al loro sistema economico.
Ci preoccupa moltissimo l’idea che il personale diventi regionale, per molte ragioni: in primo luogo perché, come nel DDL Pittoni per l’istituzione del domicilio professionale, ci leggiamo il vecchio progetto leghista delle gabbie salariali e la volontà di impedire alle persone di trasferirsi, ovvero impedire ai docenti del sud di tornare nelle terre d’origine. Ma la regionalizzazione del personale ci preoccupa anche perché si concretizzerebbe in una perdita di retribuzione, visto che tradizionalmente il settore regionale (quello della Formazione Professionale) ha stipendi più bassi di quello dei docenti statali. Inoltre, la regionalizzazione dei titoli e delle vie di accesso alla professione docente potrebbe comportare esiti paradossali e pericolosi.
Infine, non ci sembra affatto che i settori che già sono in carico in gran parte alle regioni, come la sanità, ne abbiano risentito positivamente: allungamento dei tempi d’attesa, proliferazione di centri privati, aumento dei ticket, gravi episodi di corruzione, come recentemente dimostrato dal caso Formigoni.
Non possiamo poi non sottolineare che questa legge è resa possibile dallo stravolgimento della Costituzione che è rappresentato da quel Titolo V, modificato a seguito di un referendum consultivo a scarsissima partecipazione (nemmeno il 35% degli italiani di cui solo il 64% circa si espresse favorevolmente alla modifica costituzionale) e che due anni fa, invece, gli italiani, con grandissima partecipazione, si sono espressi con chiarezza contro ulteriori stravolgimenti della costituzione.
USB Scuola respinge categoricamente questa proposta di legge ed è pronta alla mobilitazione su ogni fronte per difendere la scuola pubblica e statale, unica e uguale per tutti i bambini, i giovani e i lavoratori del paese.

La beffa sull’alternanza: oltre alle ore si tagliano più della metà anche i fondi (-56,5 milioni di euro)

da Il Sole 24 Ore

La beffa sull’alternanza: oltre alle ore si tagliano più della metà anche i fondi (-56,5 milioni di euro)
di Claudio Tucci

La legge di Bilancio 2019 conferma il giro di vite sull’alternanza scuola lavoro. L’orario complessivo da destinare obbligatoriamente ai percorsi per le competenze trasversali (precedentemente di alternanza scuola-lavoro) nelle tre classi terminali dei corsi di studio della scuola secondaria di secondo grado:
– negli istituti professionali, da 400 ore nel triennio, a non meno di 180;
– negli istituti tecnici, da 400 ore nel triennio, a non meno di 150;
– nei licei, da 200 ore nel triennio, a non meno di 90.

Il taglio dei fondi
Inoltre, si prevede che le risorse finanziarie stanziate a copertura delle spese sostenute dalle scuole per i percorsi di alternanza, compresi gli oneri di funzionamento ivi compresi quelli derivanti da spese aggiuntive destinate al personale, siano assegnate in ragione di tale orario minimo. Le scuole potranno svolgere i percorsi anche per un numero di ore superiore, purchè nel limite delle risorse così assegnate oppure reperendo diversamente i necessari fondi.

Pertanto, la norma comporta un risparmio di spesa, in considerazione della riduzione delle ore finanziate a carico dello Stato. Il numero di studenti ai quali si applica l’obbligo di frequenza dei percorsi d’alternanza, nell’a.s. 2017/2018, è il seguente:
– professionali: 291.061
– tecnici: 471.155
– licei:658.734
Moltiplicando tali consistenze per i nuovi orari, a rapporto con i precedenti, si riscontra una riduzione del 58,23 per cento nelle ore da finanziare, con conseguente riduzione nel fabbisogno di spesa di 56,52 milioni di euro a decorrere dall’anno scolastico 2018/2019 (su uno stanziamento di 97,05 milioni a regime). Ciò corrisponde a una riduzione di spesa di 56,52 milioni a decorrere dal 2019, tenuto conto che le risorse stanziate per il periodo settembre-dicembre 2018 sono state già erogate.

Edilizia scolastica finanziata con altri 250 milioni annui dal 2019 al 2033

da Il Sole 24 Ore

Edilizia scolastica finanziata con altri 250 milioni annui dal 2019 al 2033 

La manovra prevede un contributo a favore delle Province delle Regioni a statuto ordinario di 250 milioni di euro annui per gli anni dal 2019 al 2033, finalizzato al finanziamento di piani di sicurezza a valenza triennale per la manutenzione di strade e scuole.

Il riparto del contributo è demandato a specifico decreto interministeriale, da adottare entro il 20 gennaio 2019, previa intesa in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali sulla base della contrazione di risorse destinate alla spesa di manutenzione necessaria per strade e scuole, determinata nel periodo ricompreso tra il 2010 e il 2017, nonché in relazione all’incidenza delle manovre sulle principali entrate correnti delle Province.

Al fine di garantire l’effettivo utilizzo delle somme attribuite a ciascuna Provincia, si prevede che le risorse assegnate per ogni annualità devono essere liquidate o liquidabili per le finalità indicate, in base al decreto legislativo 118/2011, entro il 31 dicembre di ogni anno.

Per assicurare la realizzazione dei piani di sicurezza a valenza triennale per la manutenzione di strade e scuole, si prevede la finalizzazione delle facoltà assunzionali previste dalla
legge 205/2017 (legge di Bilancio 2017) al reclutamento di personale in possesso dei requisiti tecnicoprofessionali necessari per l’elaborazione e l’attuazione dei predetti piani di manutenzione.

Viene fissato anche un programma di monitoraggio degli interventi finanziati.

Nascono i «team» di educatori digitali

da Il Sole 24 Ore

Nascono i «team» di educatori digitali 

Arriveranno tra il 2019 e il 2019 i prof educatori digitali.Tra le previsioni della manovra c’è infatti quella di costituire team di insegnanti per la formazione hi-tech del personale docente e degli studenti. La misura sarà finanziata con oltre 7 milioni di euro, recuperati dal taglio delle risorse per i laboratori scolastici previste dalla legge sulla Buona Scuola.

La novità
La previsione, si legge nella bozza, è quella di «esonerare dall’esercizio delle attività didattiche un numero massimo di 120 docenti», individuati dal Miur, per costituire squadre territoriali formative con il compito di «garantire la diffusione di azioni legate al Piano per la scuola digitale», ma anche per «per promuovere azioni di formazione del personale docente e di potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative». La misura – si legge nel testo – sarà finanziata con 1,44 milioni di euro per il 2019, con 3,6 milioni per il 2020 e con 2,16 milioni per il 2021, fondi per i quali si attingerà ai 90 milioni totali (30 milioni l’anno) assegnati dalla Buona Scuola al Fondo di funzionamento delle scuole.

ATA ex CO.CO.CO., trasformazione contratto a tempo pieno dal 2019/20

da Orizzontescuola

ATA ex CO.CO.CO., trasformazione contratto a tempo pieno dal 2019/20
di redazione

La legge di Bilancio, o meglio la bozza in nostro possesso, comprende diverse misure relative alla scuola, tra cui quella riguardante gli ex CO.CO.CO. facenti funzione di assistenti amministrativi e tecnici.

ATA ex CO.CO.CO

La legge n. 205/2017 (la legge di bilancio dello scorso anno) ha permesso la stabilizzazione nelle istituzioni scolastiche statali del personale CO.CO.CO., svolgente funzioni assimilabili a quelle degli assistenti amministrativi e tecnici.

L’assunzione, nell’a.s. 2018/19, è avvenuta tramite procedura selettiva per titoli ed esami, con contratto di lavoro parziale.

Trasformazione rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo pieno

Nella bozza della legge di bilancio è disposta l’autorizzazione, già a partire dal 2019/20, della trasformazione, da tempo parziale a tempo pieno, del rapporto di lavoro degli assistenti amministrativi e tecnici assunti nell’a.s. 2018/2019, di cui sopra.

L’autorizzazione suddetta avviene nel rispetto dei limiti vigenti:

Detta trasformazione è disposta nel limite di una spesa di personale complessiva, tenuto conto anche degli stipendi già in godimento, non superiore a quella autorizzata ai sensi dell’articolo 1, comma 619, della predetta legge, a tal scopo avvalendosi della quota non utilizzata per i fini ivi previsti …

Scorrimento graduatoria di merito

L’ordine in cui avverrà la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno, secondo i limiti suddetti, è quello della graduatoria di merito costituita al termine del concorso per titoli e colloquio e utilizzata per l’assunzione a tempo parziale.

In caso di rinunce o cessazioni dal servizio, si procede ad un ulteriore scorrimento della graduatoria, che resterà efficace sino al completo scorrimento della stessa.

Incremento organici

La trasformazione dei contratti di lavoro degli ex CO.CO.CO. da tempo parziale a tempo pieno determina un aumento degli organici degli assistenti amministrativi e tecnici:

È corrispondentemente incrementata la dotazione organica del personale assistente amministrativo e tecnico …

NB: sottolineiamo che quanto suddetto è previsto nella bozza della legge, per cui può essere soggetto a modifiche.

Programma annuale 2019, Miur proroga termini predisposizione e approvazione

da Orizzontescuola

Programma annuale 2019, Miur proroga termini predisposizione e approvazione
di redazione

Il Miur ha inviato alle scuole una nota (la n. 21617 del 31-10-2018), avente per oggetto il “Programma Annuale 2019”.

Proroga termini predisposizione e approvazione Piano

Il Programma annuale, ai sensi dell’articolo 2/3 del DI n. 44/2001, è predisposto dal dirigente scolastico e proposto dalla Giunta esecutiva, con apposita relazione e con il parere di regolarità contabile del Collegio dei revisori, entro il 31 ottobre, al Consiglio d’istituto.

Il Consiglio, poi, delibera il Programma entro il 15 dicembre dell’anno precedente quello di riferimento.

Proroga termini

Il Miur con la succitata nota ha prorogato i suddetti termini ed ha comunicato che saranno fornite successive indicazioni sulla tempistica per la predisposizione e approvazione del Programma 2019.

Perché la proroga

La proroga, come si legge nella nota, è stato prevista in previsione delle novità contenute nel nuovo Regolamento contabile, attualmente al vaglio degli organi di controllo, in modo che le scuole possano di utilizzare i nuovi schemi di bilancio che saranno messi a disposizione dal Miur, in conformità alle disposizioni previste dal nuovo Regolamento.

Nuovo Regolamento contabile, quando sarà pubblicato. Nuovi schemi per rilevazione dati

Concorso dirigenti scolastici, chiesto annullamento prova scritta

da Orizzontescuola

Concorso dirigenti scolastici, chiesto annullamento prova scritta
di Elisabetta Tonni

Sul prosieguo del concorso da dirigente scolastico pesa un’incognita sollevata a livello Parlamentare che potrebbe far annullare gli scritti.

I docenti il cui cognome inizia con la lettera M dovrebbero essere i primi a sostenere il colloquio, ma lo svolgimento della prova orale potrebbe risentire degli effetti un’interrogazione parlamentare (Camera dei Deputati) a risposta scritta presentata dall’on. Antonino Minardo (Forza Italia) (Atto Camera 4/01499) al ministro Bussetti, delegato a rispondere.

Violazione principio equità

Minardo ha rilevato che la chiusura delle scuole disposta in Sardegna dall’Ufficio regionale a causa del maltempo ha fatto saltare in quella regione la prova scritta del concorso per dirigente scolastico. La data in cui si dovrà sostenere lo scritto per i concorrenti in Sardegna non è ancora stata comunicata. Questo fatto, secondo quanto fatto rilevare dal deputato Minardo, non risponderebbe alla caratteristica di equità fra tutti i concorrenti impegnati nel concorso.

Minardo avrebbe ravvisato, infatti, una violazione del comma 2 dell’articolo 8 del bando del corso-concorso pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 novembre 2017 che dispone: «la prova scritta è unica su tutto il territorio nazionale e si svolge in una unica data».

Non v’è chi non veda la violazione – ha scritto Minardo nell’interrogazione – del disposto del decreto ministeriale del 24 novembre 2017, nonché la violazione del principio di equità che avrebbe dovuto creare pari opportunità a tutti i concorrenti“.

A minare il concetto di equità, sempre secondo quanto si legge nell’interrogazione, sarebbe anche un altro aspetto: “la griglia di valutazione con i rispettivi criteri, che sono stati pubblicati 24 ore prima della prova“.

Ipotesi annullamento prove scritte

L’Onorevole fa notare che “il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha opportunamente pubblicato la griglia, aggiungendo l’«incipit» per ognuno dei 5 quesiti. L’incipit era di orientamento ai candidati per comprendere la tipologia dei quesiti, ma altresì inutile, in quanto pubblicato solo 24 ore prima. Ebbene, la stessa griglia e il medesimo incipit varranno per i candidati della regione Sardegna e per loro sì che saranno «orientanti» per la preparazione

Le rilevazioni del Deputato sul mancato rispetto del principio di equità proseguono poi sotto altri aspetti per arrivare a domandare al Governo ovvero al ministro Bussetti delegato a rispondere, “se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per annullare la prova scritta, che come rappresentato sopra, si è svolta in maniera diversificata in diverse regioni, pur trattandosi di un concorso nazionale; in alternativa, se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per consentire di sostenere la prova orale a tutti gli 8.736 candidati“.

Pensioni quota 100, primo assegno tra 9 mesi

da Orizzontescuola

Pensioni quota 100, primo assegno tra 9 mesi
di Elisabetta Tonni

Settembre 2019. Questo potrebbe essere (forse) il primo periodo utile per i dipendenti pubblici che scegliessero di andare in pensione con quota 100.

Potrebbe slittare di 9 mesi l’effetto della controriforma Fornero, la cui entrata in vigore è tutta da verificare.

Quali sono i problemi

Come ampiamente illustrato, la riforma delle pensioni del Governo Lega-5Stelle è stata stralciata dalla legge di Bilancio (dove sono rimaste solo le coperture finanziarie) in discussione in Parlamento e diventerà oggetto di un nuovo provvedimento legislativo. Il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, ha parlato in una dichiarazione di Decreto, mentre altre fonti giornalistiche hanno scritto che potrebbe trattarsi di un disegno di legge. La differenza è sostanziale: i tempi di realizzazione ed entrata in vigore (quando cioè si potrà andare in pensione con quota 100) sono differenti. Oltretutto non è stato precisato se la nuova norma sia collegata alla Finanziaria o se invece possa slittare addirittura nell’anno successivo.

A questo aspetto se ne aggiunge un altro che influisce sempre sulla tempistica. Le uscite anticipate dalla pubblica amministrazione dovranno essere rimpiazzate con nuove assunzioni. D’altra parte è proprio questo uno degli aspetti espansivi della manovra finanziaria. Come ha sottolineato con forza il sottosegretario al ministero dell’Economia, Laura Castelli, durante la trasmissione Ballarò, le società partecipate le avrebbero assicurato di essere pronte ad assumere tre giovani per ogni lavoratore che andrà in pensione.

I concorsi pubblici

I vice presidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, avrebbero  voluto far partire quota 100 da subito. Ma anche se il Decreto (o in alternativa, la Legge con procedura ordinaria) vedesse la luce sulla Gazzetta Ufficiale entro la fine dell’anno, i 400.000 dipendenti pubblici che in blocco dovessero scegliere di lasciare il posto di lavoro potrebbero mettere in difficoltà il funzionamento della pubblica amministrazione. Questo aspetto ha allarmato molto il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, che ha lanciato l’allarme: gestire il turn over che si verrà a creare con i pensionamenti dell’anno prossimo, potrebbe essere difficile. Per questo sarebbe opportuno uno slittamento di nove mesi. Si tratta però di indiscrezioni.

Si studia su quota 41

Quel che è certo è che il provvedimento non sta più nella legge di Bilancio e che Luigi Di Maio ha assicurato che la riforma delle pensioni andrà avanti con un secondo step il prossimo anno. Intanto in queste settimane si sta lavorando anche su altri dettagli della riforma: quota 41 da trasformare nelle intenzioni in quota 42, cioè la possibilità di andare in pensione al compimento dei 42 anni (o 41 e mezzo) di versamenti contributivi a prescindere dall’età anagrafica.

Una legge contro la violenza sugli insegnanti, 100 mila sì in poche ore alla petizione on line

da La Tecnica della Scuola

Una legge contro la violenza sugli insegnanti, 100 mila sì in poche ore alla petizione on line
Di Alessandro Giuliani

Sta riscontrando un successo inaspettato la petizione on line per tutelare gli insegnanti lanciata sul sito www.change.org indirizzata al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, l’iniziativa ha riscosso quasi 100 mila adesioni in poche ore.

Rafforzare il ruolo dei docenti e inasprire le pene

Dopo aver citato gli ultimi episodi di violenza contro i docenti, in particolare quello della sorta di “agguato” con tanto di sediate da parte degli studenti ad una docente di italiano di 55 anni, gli organizzatori della petizione (Professione Insegnante), spiegano che “serve una legge, serve una norma che istituisca e soprattutto rafforzi la figura dell’insegnante quale pubblico ufficiale, che inasprisca le pene laddove ci sono episodi di violenza conclamati, che tuteli la libertà di insegnamento e restituisca agli insegnanti un ruolo di primo piano”.

Anche i genitori autori delle violenze…

Inoltre, nella petizione si sostiene che, “occorre una legge che comporti delle sanzioni che siano da esempio educativo per le generazioni future, serve una norma che tuteli il libero esercizio dell’insegnamento quale base per la crescita delle generazioni che verranno. Serve una legge atta a prevenire episodi del genere che si aggiungono alla non facile situazione del comparto scuola maltrattato sul piano economico, giuridico e sociale”.

Quello degli “insegnanti vittima di bulli e di genitori violenti”, si legge ancora nel testo che verrà inviato alle massime istituzioni dello Stato, è “un tema su cui la comunità educante sta riflettendo. Le famiglie sono una parte importante del lavoro educativo perché sono i genitori ad educare la persona mentre la scuola educa i cittadini. È sconvolgente pensare che un genitore possa entrare in una scuola e compiere atti simili o che uno studente si possa permettere di picchiare da solo o in gruppo un docente”.

Perché si è giunti a questo?

“Sono fatti che evidenziano quanto sia profondamente mutato il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, che interrompono bruscamente quel patto di corresponsabilità educativa e che vanno condannati con forza. A partire dall’autonomia scolastica fino alla recente riforma, la legge 107, la figura dell’insegnante ha perso via via autorevolezza e prestigio, calpestata da logiche di potere che ne minano la serietà ed il valore istituzionale”.

“Negli ultimi anni gli insegnanti si sono trovati stretti tra mezzi coercitivi esercitati dalle dirigenze che, nel migliore dei casi, sottostanno alla logica aziendalistica commessa con la scuola odierna, tra i conseguenti comportamenti aggressivi da parte dei genitori e soprattutto, cosa gravissima, azioni violente anche sul piano fisico di alcuni studenti”.

Nota 2 novembre 2018, AOODGSIP 4554

Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione

All’attenzione delle Istituzioni Scolastiche Italiane di ogni ordine e grado

Nota 2 novembre 2018, AOODGSIP 4554

OGGETTO: Progetto “Rossini va a scuola” a.s. 2018-2019