Autismo, strategie per prendersi cura

Vita.it del 22-11-2018

Autismo, strategie per prendersi cura

MILANO. Il consorzio Sir propone un corso in tre giornate (valido per i crediti Ecm) dedicato al tema “Case management e autismo” con l’obiettivo di approfondire la complessità del lavoro con le famiglie di persone con disturbi dello spettro autistico.
Evitare la frammentazione dei processi di presa in carico delle persone con disturbi dello spettro autistico che, a causa della sua complessità, richiede spesso interventi articolati con competenze, conoscenze e responsabilità diverse. Questo uno dei gli obiettivi del corso in “Case management ed autismo: strategie per prendersi cura” promosso dal Consorzio Sir per il prossimo mese di dicembre.
La sperimentazione della funzione di case management sta mostrando risultati interessanti, che possono essere la base per costruire percorsi di presa in carico più armonici ed efficaci.

Il corso parte da una panoramica generale sul paradigma della Qualità di Vita, esplorandone i diversi aspetti e correlandoli agli interventi più efficaci per sostenere il nucleo familiare e la persona con disturbi dello spettro autistico. In che misura questo paradigma porta un miglioramento della qualità delle prestazioni e come questi possono essere documentati e valutati sono i temi che saranno affrontati nel corso degli incontri.
Approfondire la complessità del lavoro con le famiglie di persone con disturbi dello spettro autistico è la finalità del corso, che prende il via il 10 dicembre in via Ulisse Dini 7 a Milano.

Gli obiettivi sono promuovere l’acquisizione di conoscenze e l’utilizzo di strumenti operativi relativi a:
– Costrutto della Qualità della Vita nella valutazione dei bisogni della persona e della sua famiglia;
– Analisi del bisogno e costruzione dei sostegni;
– Funzione di case management: modelli, strategie e strumenti;
– Strumenti di valutazione iniziale, in itinere e finale dei risultati;
– Interventi di sostegno alla famiglia;
– Interventi di consulenza agli operatori della rete dei servizi territoriali, sociali e socio sanitari per la disabilità;
– Interventi di consulenza alla scuola, di sostegno all’integrazione scolastica, di consulenza a nidi e scuole dell’infanzia.

In ciascuna delle tre giornate in cui è suddiviso il corso (10, 17 e 18 dicembre) sarà approfondita la funzione di case management in riferimento al tema della famiglia e delle relazioni con i contesti con cui interagisce come servizi scolastici/formativi, servizi sanitari e/o socio sanitari, servizi educativi/socializzanti e di tempo libero.
Il corso della durata di 24 ore (valido per i crediti Ecm) è destinato in particolare a educatori professionali, logopedisti, medici, psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, medici, infermieri, Tnpee, terapisti occupazionali.

Per informazioni e iscrizioni si può scrivere a: formazione.ecm@consorziosir.it

Sport paralimpico, in Italia una vera “rivoluzione culturale”

Redattore Sociale del 22-11-2018

Sport paralimpico, in Italia una vera “rivoluzione culturale”

Seconda giornata ricca di interventi al Festival della Cultura Paralimpica. Pancalli (Cip):”Sport strumento straordinario su cui investire, può aiutare il paese a crescere”. Lucibello (INAILl):”Sport è alla base della riabilitazione”. Nicoletti e il progetto “Cervelli ribelli”.

ROMA. Una vera e propria “rivoluzione culturale”. È quella che lo sport paralimpico sta portando avanti in Italia secondo il presidente del Comitato italiano paralimpico (Cip), Luca Pancalli, intervenuto oggi al primo Festival della cultura paralimpica organizzato proprio dal Cip e in corso al binario 16 della Stazione Tiburtina a Roma. “Le rivoluzioni culturali avvengono per svariati motivi – ha spiegato Pancalli -. Noi abbiamo utilizzato lo sport come strumento e non solo come fine per mettere in moto un meccanismo di rivoluzione culturale nel Paese. Può sembrare presuntuoso, ma vogliamo fare esattamente questo ed è quello che sta avvenendo”. Se oggi c’è una consapevolezza maggiore in merito ai diritti delle persone disabili, ha aggiunto Pancalli, “se siamo approdati all’immagine di una persona disabile declinata in positivo e non necessariamente come oggetto di assistenza è anche grazie allo sport”, ha aggiunto il presidente del Comitato italiano paralimpico. Una rivoluzione che oggi la si può leggere nelle parole che vengono usate per parlare dello sport paralimpico. “Siamo passati dall’epoca dei mutilati, invalidi, paralitici come venivamo definiti – ha raccontato Pancalli – a quella in cui parliamo di atleti paralimpici. Oggi, in questo c’è il riconoscimento che la cultura è cambiata”.

Parlare di rivoluzione “non è eccessivo”, ha sottolineato Roberto Natale, della Rai, durante il suo intervento. “È questo il servizio pubblico – ha spiegato – ed è quello che è stato fatto negli ultimi dieci anni almeno, grazie alla sollecitazione che ci è arrivata da Luca Pancalli e dal movimento paralimpico. La Rai ha avuto la sensibilità e la capacità di fare una cosa che a dirla oggi sembra semplice, ma tanto semplice non deve essere stata. Ovvero, trattare lo sport paralimpico esattamente come lo sport olimpico. Dare gli stessi spazi, gli orari di trasmissione, dare un canale come si fa per le Olimpiadi, la stessa quantità di telecamere. L’ultimo contratto di servizio della Rai, in vigore dal marzo 2018 e per cinque anni, dice che il servizio pubblico è tale se sa produrre coesione sociale. Significa produrre una società in cui le differenze non diventino disuguaglianze, in cui sai includere e rispettare le diversità. Lo sport paralimpico ha reso la nostra società complessivamente più civile e più democratica”. A testimoniare un cambio di rotta è anche la testimonianza di Martina Caironi, atleta paralimpica pluripremiata nelle ultime paralimpiadi. “In questi ultimi otto anni ho visto una crescita esponenziale dell’attenzione sullo sport paralimpico – ha detto Caironi -. Credo che prima ci fosse una tendenza al pietismo, al vedere l’atleta paralimpico prima come disabile poi, forse, come atleta. L’obiettivo dello sport, invece, è quello di essere inclusivo. Da Londra 2012 in poi c’è stata un’evoluzione, un cambio culturale. Gli atleti paralimpici iniziano ad essere visti con pari dignità rispetto agli altri. Vedo più attenzione dei media e i giornalisti iniziano ad essere più preparati”.

La crescita dell’attenzione nei confronti del mondo dello sport paralimpico e non solo, per Pancalli è di sicuro un buon risultato e i dati Istat diffusi oggi dal presidente Maurizio Franzini, secondo cui il 75 per cento dei disabili che fa sport dichiara di avere una qualità di vita migliore ma sono solo l’8 per cento quelli che lo praticano, confermano che su questo fronte c’è ancora da lavorare. Per Pancalli, lo sport è uno “strumento straordinario su cui investire perché può aiutare il paese a crescere”, tuttavia, ad oggi “non è mai stato valutato l’impatto in termini positivi che ha la pratica sportiva può avere sui costi del servizio sanitario nazionale. Lo stiamo facendo con la regione Emilia Romagna. Tuttavia, in questo paese non si è mai avuto il coraggio di affrontare seriamente questo tema”.

A sottolineare l’impatto positivo della pratica sportiva è anche Giuseppe Lucibello, direttore generale dell’INAIL. “Per noi lo sport è alla base della riabilitazione – ha spiegato Lucibello -. La presenza di un soggetto che attraverso lo sport ritorna a conquistare momenti di positività e di ritorno attivo nella società è certamente uno dei fattori principali di successo”. Lucibello ha anche ricordato l’impegno dell’INAIL a favore dello sport paralimpico. “Alcuni degli atleti più celebrati gareggiano con protesi dell’INAIL. Da Vigorso di Budrio sono passati atleti come Bebe Vio e Zanardi. Abbiamo sviluppi importanti anche con il Comitato paralimpico italiano. Lo sosteniamo a 360 gradi. Adesso abbiamo anche reso strutturale il sostegno economico: non è più legato ad una convenzione che doveva ricercare annualmente percorsi di collaborazione e obiettivi comuni”.

Tra gli ospiti di questa terza giornata del Festival, anche il giornalista Gianluca Nicoletti che nel suo intervento ha parlato di “Cervelli ribelli” un progetto realizzato dalla Onlus Insettopia, un’iniziativa nazionale che ha lo scopo di fornire supporto didattico e formativo alle organizzazioni sportive interessate all’inclusione di ragazzi autistici. “La strada dell’attività sportiva è la strada maestra – ha detto Nicoletti ai partecipanti del Festival -. Lo sport per questi ragazzi non è soltanto un’attività ludica o agonistica. È la vita. Fare sport significa entrare in un meccanismo inclusivo. Stare in squadra, lavorare con altre persone. Il risultato per loro non è vincere medaglie. È fare l’attività stessa”. Con il progetto Cervelli ribelli, ha spiegato Nicoletti, “abbiamo deciso di lanciare un messaggio forte realizzando il primo kit che permetterà ad ogni persona di buona volontà di includere un soggetto autistico in una attività sportiva – ha spiegato -. Per noi è prassi portare nostro figlio in una palestra o in una piscina e sentirci dire che non conoscono l’autismo e non sanno come fare. È difficilissimo trovare persone che facciano fare sport ai nostri figli. Abbiamo spiegato attraverso cinque opuscoli come si trattano gli autistici, come si includono in dieci discipline sportive diverse, dieci ragazzi autistici di varia collocazione dello spettro autistico per fare in modo che non ci siano più istruttori, centri sportivi, palestre o parrocchie che dicono di non sapere cosa sono gli autistici”.(ga)

PENSIONI: “QUOTA 100 NON DISCRIMINI I DOCENTI”

PENSIONI, GILDA: “QUOTA 100 NON DISCRIMINI I DOCENTI”

“Le ferite inferte dalla legge Fornero a migliaia di insegnanti sono ancora da rimarginare e non vorremmo che la prossima riforma delle pensioni le acuisse ulteriormente”. È quanto afferma Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, in merito alla tempistica della cosiddetta quota 100 che rischia di penalizzare i docenti.

“La legge di Bilancio rimanda quota 100 a un decreto legge da varare nel 2019. Nel frattempo, pochi giorni fa, – spiega Di Meglio – il Miur ha emanato una circolare che fissa al 12 dicembre il termine ultimo per presentare la domanda di cessazione dal servizio, gelando così le speranze di quanti attendevano quota 100, o almeno l’opzione donna, per poter andare in pensione. Ancora una volta, come accaduto con la legge Fornero, i lavoratori della scuola risultano penalizzati e rischiano di rimanere a bocca asciutta perché i tempi di pensionamento sono basati sull’anno scolastico anziché su quello solare”.

“Per scongiurare il rischio che si ripeta il copione andato in scena con la Fornero, che ha costretto moltissimi insegnanti che avevano già presentato domanda di pensionamento a restare in servizio ancora per 5 anni, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – chiediamo con forza al governo che, in caso di approvazione della riforma, ai docenti venga assicurata la riapertura dei termini di scadenza”.

Dal tempo pieno alla card per i diplomati: ecco le modifiche «segnalate» alla manovra

da Il Sole 24 Ore

Dal tempo pieno alla card per i diplomati: ecco le modifiche «segnalate» alla manovra
di Cl. T.

Duemila o, mille, nella versione “light”, docenti “aggiuntivi” per tentare una graduale generalizzazione del tempo pieno nella scuola primaria (oggi le classi a tempo pieno sono circa il 40% del totale). Una Carta, da 500 euro, che un diplomato potrà spendere per la sua successiva formazione tecnico-professionalizzante. E ancora: l’esonero dall’insegnamento per i collaboratori dei dirigenti scolastici reggenti.

Gli emendamenti “segnalati”
Sono questi i tre principali emendamenti alla manovra “segnalati” dai gruppi politici. La legge di Bilancio è ora all’esame delle Camere, e a breve inizieranno le votazioni.

La Carta da 500 euro
A prime firme Marrocco e Aprea si punta a promuovere la formazione superiore, la continuità tra il sistema nazionale di istruzione e l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica, l’istruzione e formazione tecnica superiore, la valorizzazione e il miglioramento delle competenze professionali, a tutti i cittadini italiani o di altri Paesi membri dell’Unione europea residenti nel territorio nazionale, i quali conseguano, nell’anno scolastico 2018/2019, presso le istituzioni scolastiche facenti parte del sistema nazionale di istruzione e formazione professionale, il diploma conclusivo del secondo ciclo di istruzione e formazione professionale entro il ventesimo anno di età. Lo strumento è una carta elettronica, dell’importo nominale massimo di euro 500 per l’anno 2019, che potrà appunto servire per: a) l’iscrizione/immatricolazione e la frequenza di corsi di laurea o di alta formazione presso Its: b) l’iscrizione e la frequenza di corsi atti all’acquisizione di competenze di lingua inglese o di competenze informatiche o per corsi di qualificazione delle competenze professionali; e c) l’acquisto di libri di testo richiesti dal percorso formativo scelto dallo studente o per l’acquisto di software.

Esonero per i collaboratori dei presidi
Si chiede, poi, dall’anno scolastico 2019/2020, in ciascuna scuola affidata in reggenza l’esonero dall’insegnamento di un docente individuato dal dirigente reggente.

Cittadinanzattiva: solo 1 istituto su 20 resiste ai terremoti

da Il Sole 24 Ore

Cittadinanzattiva: solo 1 istituto su 20 resiste ai terremoti
di Al. Tr.

Un crollo ogni 4 giorni di scuola, 3 scuole su 4 senza agibilità statica, solo una
su 20 in grado di resistere ad un terremoto. Crescono gli investimenti per la manutenzione da parte di comuni e province – in media 50mila euro a edificio per gli interventi di manutenzione ordinaria e di 228mila euro per quelli straordinari – ma il divario fra le varie realtà regionali resta notevole. Sono alcuni dei dati che emergono dal 16esimo Rapporto sulla sicurezza delle scuole di Cittadinanzattiva , promotrice della Giornata nazionale per la sicurezza nazionale negli istituti scolastici che si celebra oggi con numerose iniziative realizzate in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile e il Miur.

Italia a tre velocità
Secondo Cittadinanzattiva a investire di più sulla manutenzione ordinaria è la Lombardia (in media quasi 119mila euro), meno la Puglia (non si arriva ai 3mila euro). La verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, mentre il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli laziali.

Giornata nazionale per la sicurezza
Per la giornata di oggi sono previsti appuntamenti in numerose scuole , da Bologna a Napoli, da Torino a Licata con eventi dedicati, tra l’altro, ai rischi naturali e ai comportamenti corretti da assumere a scuola e sul territorio. Fra i materiali a disposizione degli studenti e delle famiglie, due manifesti dedicati al rischio sismico e al rischio alluvione e il video tutorial “Prepariamoci”, realizzato con la partecipazione dei ragazzi dell’Istituto comprensivo Radice-Ovidio di Sulmona, per mostrare come comportarsi a scuola in caso di terremoto. Il video, disponibile sul canale Youtube di Cittadinanzattiva , sarà proiettato anche all’interno della mostra “Terremoti d’Italia” allestita dal Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito del Forum europeo per la riduzione del rischio, in corso a Roma presso il Centro Congressi di Confindustria.

Giornata per le scuole sicure, oltre 500 eventi in tutta Italia

da Il Sole 24 Ore

Giornata per le scuole sicure, oltre 500 eventi in tutta Italia 

Si celebra oggi la Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole. Saranno oltre 500 gli eventi in tutta Italia per riflettere sul tema anche in memoria di chi ha perso la vita, in passato, a causa di incidenti avvenuti in ambito scolastico.

Gli appuntamenti
In occasione della Giornata,il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, firmerà al Miur il protocollo d’intesa tra il suo ministero, il Mef, la Bei, Banca Europea per gli investimenti, la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa e Cdp-Cassa Depositi e Prestiti per dare attuazione agli interventi della Programmazione triennale nazionale 2018-2020 in materia di edilizia scolastica. Il documento, fanno sapere dal ministero, definirà anche il ruolo di ciascuna istituzione firmataria. Subito dopo, il ministro Bussetti insedierà la riunione dell’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica, nel corso della quale verranno illustrate le modifiche e le semplificazioni normative introdotte dal Governo con appositi provvedimenti e con l’accordo firmato in Conferenza unificata lo scorso 6 settembre. Si parlerà anche delle principali novità relative all’Anagrafe dell’edilizia scolastica.

Premi alle scuole
La seconda parte della mattinata, fa sapere ancora il Miur in una nota, sarà dedicata alla premiazione dei progetti sulla sicurezza nelle scuole vincitrici dell’edizione 2017 del concorso “Giornata della sicurezza” e della caccia al tesoro online “A caccia di sicurezza”. Seguirà il collegamento con #Futura Campobasso e con gli studenti impegnati nella maratona progettuale dedicata ai temi della sicurezza. I lavori si concluderanno con la presentazione di tre idee innovative presentate dalle scuole in materia di sicurezza e prevenzione dei rischi.

Salvini: «Ragioniamo su donazione di sangue obbligatoria a scuola»

da Corriere della sera

Salvini: «Ragioniamo su donazione di sangue obbligatoria a scuola»

La proposta del ministro dell’Interno, le perplessità dal mondo scolastico. La senatrice M5S Bianca Laura Granato: «Condivisibile l’idea di sensibilizzare i ragazzi, non quella di obbligare, altrimenti non sarebbe una donazione!»

Valentina Santarpia

«Lavoreremo con il ministro dell’Istruzione ad un ossimoro: la donazione volontaria obbligatoria nelle scuole, perché se li becchi a 18 anni poi te li tieni per i successivi 40 anni. Io ho cominciato a donare il sangue grazie al mio papà, che per i 18 non mi ha regalato il motorino, ma mi ha portato all’Avis». Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in occasione della firma del protocollo d’intesa tra l’Associazione Donatorinati – Polizia di Stato ed i Vigili del fuoco. Presenti anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, il capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Bruno Frattasi, il capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, Gioacchino Giomi ed il presidente dell’associazione, Claudio Saltari. Nell’occasione, l’associazione Donatorinati – Polizia di Stato ha organizzato nel piazzale del Viminale una raccolta di sangue straordinaria con un’autoemoteca ed un’equipe medica del Policlinico Gemelli di Roma che ha accolto i donatori. Salvini ha definito la donazione del sangue anche «una questione di sicurezza nazionale, perché se non lo raccogli lo compri ed in altri Paesi non ci sono i controlli rigorosi presenti in Italia». Il ministro ha quindi ribadito l’intenzione «di far sì che milioni di ragazzi che potrebbero donare lo facciano. La paura dell’ago – ha aggiunto – fa ridere. Anche io ce l’ho».

Dobbiamo donare per salvare

Il prefetto Frattasi ha fatto sapere di aver aderito «con entusiasmo all’iniziativa che è nelle corde del Corpo dei vigili del fuoco, istituzione volta a stare vicino ai cittadini e donare il sangue è un gesto di grande generosità gratuita». Il capo della Polizia Gabrielli, da parte sua, ha sottolineato l’importanza «di una battaglia nella quale dobbiamo coinvolgere più gente possibile. Non c’è una formula clinica che sostituisce il sangue, quindi dobbiamo donare per salvare altri esseri umani». Un ragionamento ineccepibile, che però parte da un gesto volontario, appunto, di offerta: l’idea di costringere ragazzi di 18 anni a farlo può stridere con la spontaneità. Soprattutto se il tutto avviene in un ambiente, quello scolastico, tenuto a tutelare le scelte, la privacy e le opinioni degli studenti.

Le perplessità

«L’idea di sensibilizzare i ragazzi a essere solidali e aiutare chi ha bisogno è pienamente condivisibile- dice la senatrice M5S Bianca Laura Granato- Non invece quella di obbligare qualcuno, altrimenti- molto banalmente- non sarebbe una donazione!». Critica la senatrice Pd Simona Malpezzi: «Non credo che buoni comportamenti passino attraverso gli obblighi ma attraverso buoni esempi di educazione». Perplessità anche dal mondo scolastico. «Noi già facciamo incontri per la campagna donazione organi e sangue», spiega il preside dell’istituto Salvemini di Casalecchio (Bologna), Carlo Braga. «Sull’obbligatorietà non posso essere d’accordo, non è possibile fare prelievi di sangue o organi contro la volontà del diretto interessato, bisogna ragionare sulla volontarietà e sulla disponibilità dell’interessato».

Insegnanti di sostegno, arriva il maxi- corso per 40 mila posti (dopo la bacchettata del Tar)

da Corriere della sera

Insegnanti di sostegno, arriva il maxi- corso per 40 mila posti (dopo la bacchettata del Tar)

Un laureato ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio perché da tre anni non vengono attivati corsi per abilitarsi sul sostegno. Da Viale Trastevere la rassicurazione: nessun commissariamento in vista, ci attiviamo

Valentina Santarpia

Nessun corso di abilitazione per diventare insegnanti di sostegno, da tre anni. E il ministero dell’Istruzione condannato a pagare 1500 euro di spese legali e a riparare all’errore. Una riparazione che arriverà, assicurano da viale Trastevere, entro il 2019, con corsi per 40 mila posti in un triennio, proprio per rispondere alla carenza di specializzati. Ma andiamo per ordine. Il ministero dell’Istruzione non ha indetto dal 2015 nessun corso di abilitazione per lo svolgimento della professione di insegnante, per cui molti laureati, e in particolare molto che avrebbero voluto specializzarsi sul sostegno, non hanno potuto farlo. Intanto è arrivata la norma che ha dato la possibilità- per facilitare i trasferimenti- anche ai docenti non abilitati sul sostegno di assistere i bambini e i ragazzi disabili in classe, per cui la questione è stata accantonata. «Un errore, sia per i ragazzi che meritano un insegnante qualificato, che per i docenti che vogliono specializzarsi in un settore così importante», sostiene Sirio Solidoro, avvocato, che ha deciso di sostenere il ricorso dei laureati al Tar del Lazio per costringere il Miur a dare attenzione alla questione.

Il maxi corso

Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha dato ragione al ricorrente, e ha obbligato non solo il ministero al pagamento delle spese legali, ma anche a provvedere per sanare la situazione. Una decisione che vale per le migliaia di laureati che aspettano un corso ad hoc per abilitarsi sul sostegno. «Nel caso in cui non dovesse esprimersi, il Miur potrebbe essere commissariato», si spinge Solidoro. In realtà il ministero sta correndo ai ripari: in programma il prossimo maxi corso per chi si vorrà abilitare sul sostegno, con 40 mila posti. Una manna dal cielo per i laureati in attesa, ma anche per le famiglie, che reclamano da anni la carenza di docenti specializzati per i propri figli.

Bullismo, cosa deve fare un docente quando assiste ad una violenza?

da Orizzontescuola

Bullismo, cosa deve fare un docente quando assiste ad una violenza?
di Avv. Marco Barone

Bullismo, un fenomeno in aumento che spesso si consuma tra le mura della scuola. Cosa deve fare un docente che assiste ad un episodio di violenza in quanto pubblico ufficiale e per tutelare la propria persona?

La scuola è lo specchio della società, si racconta, si narra. E lo specchio attuale riflette una società cattiva.

Quando il docente entra in classe, è solo. Solo in balia di quasi una trentina di studenti. Si è sempre discusso del rapporto ideale studenti e docenti, che va rivisto per legge, e quello ideale sarebbe non superiore ai 15 circa.

Come quando si realizza l’uscita didattica. Si ha l’accompagnatore per ogni 15 studenti. Docenti senza più alcuna autorità, senza più autorevolezza, e qualsiasi cosa facciano può essere sbagliata.

Se rimproveri uno studente rischi di prenderti un cazzotto in faccia, se non lo rimproveri, rischi di subire ugualmente delle conseguenze.

Non si è arrivati ancora all’estremo di quanto accade nei pronto soccorso.

Dove ci saranno dei presidi militari o di polizia volti a tutelare l’integrità psicofisica degli operatori sanitari, ma se continuiamo di questo passo, poco ci manca.

Detto ciò, vediamo come dovrebbe comportarsi un docente nel caso di comportamento assunto da uno studente che possa rientrare nell’ambito della definizione di bullismo, bullismo che ha varie cause, razziste, omofobiche, di semplice prevaricazione

Quando si ha Bullismo

Può esserci utile , a tal proposito, quanto esplicato chiaramente, sul sito dei Carabinieri:

Un comportamento bullo è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare” (Sharp e Smith, 1995). Al di là delle singole forme di prepotenza, il bullismo può essere descritto secondo le seguenti caratteristiche generali:

  • l’intenzionalità: il bullo agisce deliberatamente con l’intenzione di offendere, danneggiare o far del male ad un’altra persona;
  • la durata nel tempo: sebbene anche un singolo comportamento possa essere considerato una forma di bullismo, di solito si tratta di atti ripetuti nel tempo e con una certa frequenza;
  • la disuguaglianza tra bullo e vittima: il bullo è quasi sempre più forte della media dei suoi coetanei, al contrario, la vittima è più debole dei suoi pari; il bullo di solito è più grande di età rispetto alla vittima; il bullo quasi sempre è maschio mentre la vittima può essere indifferentemente maschio o femmina. “Ciò significa che esiste una disuguaglianza di forza e di potere, per cui uno dei due sempre prevarica e l’altro sempre subisce, senza riuscire a difendersi” (Il fenomeno del bullismo: conoscerlo e prevenirlo, Telefono Azzurro).
  • la mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette;
  • il danno per l’autostima della vittima che si mantiene nel tempo e induce il soggetto ad un considerevole disinvestimento dalla scuola e ad un progressivo isolamento. Nei casi più gravi si possono avere anche conseguenze nel medio e lungo termine come l’abbandono scolastico e lo sviluppo di patologie legate alla sfera psichica.

Le manifestazioni di prevaricazione si distinguono in dirette o indirette, quelle dirette possono essere fisiche e verbali.

Il bullismo diretto fisico si manifesta in molti modi, per esempio nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere e appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli.

Il bullismo diretto verbale implica azioni come minacciare, insultare, offendere, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro e beni materiali.

Il bullismo indiretto è meno evidente e più difficile da individuare ma altrettanto dannoso per la vittima. Si tratta di episodi che mirano deliberatamente all’esclusione dal gruppo dei coetanei, all’isolamento e alla diffusione di pettegolezzi e calunnie sul conto della vittima.

Ma non tutte le forme di aggressività possono essere riconducibili alla categoria del bullismo.

Per esempio, ci sono atti particolarmente gravi che devono essere considerati dei veri e propri reati, come attaccare un coetaneo con un coltello o con altri mezzi, procurare ferite fisiche gravi e compiere molestie o abusi sessuali o mettere in atto altre condotte antisociali. Ancora, i giochi turbolenti o le lotte tra coetanei, particolarmente diffusi soprattutto tra i maschi, non possono essere considerati forme di bullismo in quanto implicano una relazione di equivalenza di forza in cui i soggetti coinvolti giocano alternativamente ruoli di prevaricatore/prevaricato.

E si segnalano anche le linee guida del MIUR reperibili a questo link   in materia di prevenzione e contrasto al bullismo e cyber bullismo che è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio del bullismo.

Il docente è pubblico ufficiale

L’insegnante di scuola riveste la qualifica di pubblico ufficiale in quanto l’esercizio delle sue funzioni non è circoscritto alla tenuta delle lezioni, ma si estende alle connesse attività preparatorie, contestuali e successive, ivi compresi gli incontri con i genitori degli allievi. (Fattispecie in cui la Corte ha qualificato come oltraggio a pubblico ufficiale e non come ingiurie le offese pronunciate all’interno dell’edificio scolastico dal genitore di un alunno nei confronti di un docente di scuola media). (Annulla senza rinvio, Giud.pace Cecina, 19/04/2012). Cass. pen. Sez. V, 12/02/2014, n. 15367 (rv. 262765)

Ciò oltre che comportare degli onori anche degli oneri. I pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio hanno l’obbligo di denunciare all’autorità giudiziaria o ad un’altra autorità che a quella abbia obbligo di riferire, la notizia di ogni reato procedibile d’ufficio di cui siano venuti a conoscenza nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio (art. 331 cod. proc. pen.). La denuncia e il referto rappresentano un preciso obbligo di legge e la loro omissione costituisce reato (artt. 361, 362, 365 cod. pen.). Essi devono essere fatti anche quando non sia individuata la persona alla quale il reato è attribuito (art. 331 cod. proc. pen.).

Adozione protocolli nella scuola

E’ di fondamentale importanza che il docente non venga lasciato solo nell’ambito della repressione della condotta di bullismo, quando questa si consuma in classe, a scuola, nel corso in cui la stessa o lo stesso ha in affidamento il minore. Stante il fatto che grave sulla scuola ed il docente l’obbligo di vigilanza e custodia degli alunni.

La scuola deve dotarsi di protocolli che possano illustrare quale siano i passi da compiere non solo nell’ambito necessario e fondamentale delle azioni di prevenzione e contrasto, ma anche quando l’atto di bullismo si consuma a scuola. Delle buone prassi regolamentari che andrebbero portate a conoscenza di tutta la comunità scolastica e condivise con la stessa.

Effettuare una Relazione e annotare sul registro di classe quanto accaduto

Quando l’atto si realizza il docente è tenuto certamente ad effettuare una relazione, sull’accaduto, da far pervenire alla dirigenza scolastica. Oltre che annotare sul registro di classe quanto accaduto. In base alla gravità della condotta, sarà poi l’Istituzione scolastica a valutare i provvedimenti sanzionatori da adottare nei confronti dello studente, cercando di coinvolgere, ovviamente, anche la famiglia dello stesso.

E’ importante non perdere tempo. Perchè la memoria, con il passare dei giorni, può difettare, ed a volte sono i dettagli a fare la differenza. Oltre al fatto che è di fondamentale importanza attivarsi nell’immediatezza per non lasciare impunita la condotta e fornire la giusta e repentina tutela alla vittima.

Sanzionare immediatamente l’episodio di bullismo.

Ad esempio, il vademecum realizzato dall’UST di Milano e condiviso dal sito della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Milano evidenzia che “gli episodi di bullismo accertati devono essere subito sanzionati, privilegiando il ricorso a sanzioni disciplinari di tipo riparativo, convertibili in attività a favore della comunità scolastica, anche in conformità con quanto indicato nella direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione n. 16 del 5 febbraio 2007 e nello Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria– d.P.R. 21 novembre 2007 n.235 “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al d.P.R. 24 giugno 1998 n. 249”(Testo in vigore dal 2 gennaio 2008).

Le competenze in materia disciplinare, se il comportamento trasgressivo è previsto dal regolamento disciplinare d’Istituto, redatto in conformità alle norme sopraindicate, spettano al Consiglio di classe.”

Il ruolo e i compiti dell’Autorità Giudiziaria: Procura Minorile, Tribunale Minorenni

Anche per questo aspetto, si riporta, quanto segnalato nel vademecum realizzato dall’UST di Milano e condiviso dal sito della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni di Milano. Soggetti obbligati alla denuncia sono i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio. Vi rientrano, pertanto, anche gli operatori scolastici, sia il personale docente che quello amministrativo.

Come presentare la denuncia
“La denuncia di un reato va fatta per iscritto, nel modo più accurato possibile, e deve essere indirizzata alla Procura della Repubblica competente: alla Procura della Repubblica presso il Tribunale del luogo dove è avvenuto il reato, se indiziato del reato è un maggiorenne; alla Procura della Repubblica per i minorenni se indiziato è un minore. Essa può essere presentata, più semplicemente, anche ad un ufficiale di polizia giudiziaria (carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili urbani, ecc.). Nei casi di reati perseguibili d’ufficio, gli operatori scolastici hanno l’obbligo di effettuare la denuncia all’autorità giudiziaria (o, più semplicemente, come detto, agli organi di Polizia territorialmente competenti).

Esempi di reati perseguibili d’ufficio: furto aggravato; rapina; estorsione; violenza privata; violenza sessuale; atti sessuali compiuti con persona di età inferiore a dieci anni; minacce gravi; danneggiamento aggravato.” Si segnala, nel vademecum, correttamente, che “ la valutazione sul merito (e, quindi, sulla gravità o meno del fatto) compete all’autorità giudiziaria; l’obbligo di denuncia, in fondo, non è che un aspetto, un portato del “principio di legalità” che va non solo declamato a parole ma testimoniato nei fatti, soprattutto agli occhi degli studenti e delle loro famiglie, proprio come valore e riferimento educativo.”

Segnalazione alla Procura

“La scuola può segnalare anche direttamente alla Procura per i Minorenni la situazione del minorenne che, con suoi comportamenti gravi, manifesti una “irregolarità della condotta e del carattere”, cioè un disadattamento sociale che faccia temere la caduta nella devianza vera e propria.

Si ritiene tuttavia che tale passo debba avvenire come ultima ratio, dopo che siano falliti i tentativi di recupero che la scuola dovrebbe attivare, prioritariamente, informando direttamente e coinvolgendo la famiglia e il servizio sociale competente per il luogo di residenza del ragazzo.

La segnalazione alla Procura dovrebbe, invece, avvenire solo dopo che questa prima fase di intervento è fallita, ed è preferibile, in tal caso, che la segnalazione venga trasmessa congiuntamente dal servizio e dalla scuola, e ciò sia per fare in modo che alla Procura pervenga fin dall’inizio un quadro abbastanza completo di informazioni sulla situazione complessiva del ragazzo e del nucleo familiare, e anche per evitare che la scuola venga poi vissuta dalla famiglia come persecutoria o ostile, fatto che potrebbe poi compromettere eventuali interventi di recupero , e creare un clima di diffidenza reciproca tra le varie componenti della vita scolastica La Procura per i Minorenni, se ravvisa nella segnalazione gli elementi per chiedere l’apertura di un procedimento rieducativo, propone ricorso al Tribunale per i Minorenni.”

Sostegno, Miur: corsi nel 2019, anche per laureati. 40.000 posti in tre anni

da Orizzontescuola

Sostegno, Miur: corsi nel 2019, anche per laureati. 40.000 posti in tre anni
di redazione

Sostegno, il Miur assicura che i corsi partiranno entro il 2019. Si tratta di 40.000 posti suddivisi in tre annualità.  Bisognerà attendere la legge di Bilancio e l’attivazione da parte delle Università.

Corsi di specializzazione su sostegno: requisiti di accesso

Sostegno, il Miur prepara i corsi. La legge di bilancio 2019 si appresta a integrare i requisiti richiesti per accedere ai corsi di specializzazione sostegno.

Se la legge verrà approvata senza modifiche, potranno accedere ai corsi di sostegno i docenti in possesso di

Rispetto al passato, dunque, è possibile accedere ai corsi di sostegno con la sola laurea e i  24 CFU, oltre che con l’abilitazione.

Quanti posti per i corsi di sostegno

Il Ministro Bussetti ha recentemente dichiarato “Avvieremo anche tre cicli di formazione specialistica per 40 mila posti di insegnante di sostegno, 14 mila per il 2019 e gli altri in tre anni: cerchiamo di porre fine ai problemi per i ragazzi disabili

Accesso anche per i laureati

Quasi un risarcimento per non aver più indetto i corsi TFA di abilitazione all’insegnamento dal 2014, lasciando dunque i laureati in attesa di una possibilità di inserimento nel mondo della scuola.

Il problema è infatti complesso: si passa dal problema della riconferma degli insegnanti sul posto, alla ricerca di figure specializzate al di fuori della scuola. E’ accaduto infatti che in mancanza di insegnanti di sostegno siano stati chiamati degli infermieri.

Corsi sostegno: le Università si preparano

Per i corsi di sostegno le università sono già al lavoro per indicare il numero massimo di posti che metteranno a disposizione, e per attivare i corsi, che dovranno svolgersi entro l’a.a. 2018/19. La nota

Selezione in ingresso

Il corso prevederà una selezione in ingresso. Nei corsi precedenti le prove sono state tre: test di ingresso, prova scritta e prova orale. Al momento non ci sono indicazioni sulle prove da sostenere.

Regolamento contabile, programma annuale: relazione illustrativa, predisposizione e approvazione

da Orizzontescuola

Regolamento contabile, programma annuale: relazione illustrativa, predisposizione e approvazione
di Nino Sabella

Pubblicato in gazzetta ufficiale il “Regolamento recante istruzioni generali sulla gestione amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche”.

Pubblicato il regolamento sulla gestione amministrativo-contabile delle scuole

Vediamo, in questa scheda, le disposizioni del nuovo Regolamento relative alla predisposizione e approvazione del programma annuale e alla relazione illustrativa che lo accompagna, ricordando quanto previsto per il programma annuale 2019.

Programma annuale e anno finanziario

Il programma annuale costituisce la “bussola” della gestione finanziaria delle scuole ed è redatto in coerenza con il PTOF. Tutti i fondi vanno gestiti nell’ambito del programma, escluse le gestioni economiche separate disciplinate dagli 25, 26 e 27 dello stesso Regolamento.

L’unità temporale della gestione è l’anno finanziario che va dal 1° gennaio al 31 dicembre dello stesso anno.

Relazione illustrativa

Al programma annuale va allegata una relazione illustrativa, che descrive dettagliatamente gli obietti da conseguire e la destinazione delle risorse in coerenza con le previsioni del PTOF.

La relazione:

  • espone sinteticamente i risultati della gestione in corso, alla data di presentazione del programma medesimo, e quelli del precedente esercizio finanziario
  • evidenzia le finalità e le voci di spesa di destinazione delle entrate derivanti da:

– contributo volontario delle famiglie

– erogazioni liberali

– sistemi di raccolta fondi o di adesione a piattaforme di finanziamento collettivo

La relazione, infine, laddove vi siano gestioni economiche separate, riporta gli elementi prescritti dagli articoli (del Regolamento):

  • 25/5: 

a) l’indirizzo economico produttivo;

b) gli obiettivi che si intendono perseguire;

c) le risorse umane e strumentali e le superfici dell’azienda con i relativi costi e le attivita’ didattiche che possono svolgersi con l’utilizzazione delle medesime;

d) le entrate e le spese complessive che l’azienda prevede rispettivamente di riscuotere e sostenere e, qualora non sia possibile prevedere il pareggio, le risorse finanziarie tratte dagli appositi accantonamenti dell’azienda o dall’eventuale avanzo di amministrazione dell’istituzione scolastica, necessarie per conseguirlo secondo quanto previsto dal comma 9. 

  • 26/4: 

a) il tipo di attività che si intende realizzare;

b) i criteri di amministrazione e le modalità della gestione;

c) gli obiettivi che si intendono perseguire;

d) le risorse umane e strumentali che si intendono utilizzare con i relativi costi e le attivita’ didattiche che possono svolgersi con l’utilizzazione delle medesime;

e) le entrate e le spese complessive che si prevede rispettivamente di riscuotere e sostenere.

  • 27/5:

a) il tipo di attività che si intende realizzare;

b) i criteri di amministrazione e le modalità della gestione;

c) gli obiettivi che si intendono perseguire;

d) le risorse umane e strumentali che si intendono utilizzare con i relativi costi;

e) le entrate e le spese complessive che si prevede rispettivamente di riscuotere e sostenere.

Predisposizione programma annuale

Il programma annuale:

  • è predisposto dal dirigente scolastico con la collaborazione del DSGA per la parte economico-finanziaria
  • è proposto dalla Giunta esecutiva, insieme alla relazione illustrativa, entro il 30 novembre dell’anno precedente a quello di riferimento, al Consiglio d’istituto che deve poi approvarlo (entro il 31 dicembre)
  • è sottoposto, insieme alla relazione illustrativa, sempre entro il 30 novembre, ai revisori dei conti per il parere di regolarità contabile; i revisori rendono, di norma, il parere entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento (il parere può essere acquisito anche telematicamente ed essere verbalizzato successivamente)

Il Miur, ai fini della tempestiva elaborazione del programma, entro il 30 settembre di ciascun anno, eroga alle scuole la quota del fondo di funzionamento relativa al periodo settembre-dicembre dell’anno scolastico di riferimento e comunica quella relativa al periodo gennaio-agosto del medesimo anno.

La quota gennaio-agosto va erogata entro e non oltre il 28 febbraio dell’esercizio finanziario cui fa riferimento il programma annuale.

Approvazione programma annuale

Il Programma annuale è approvato con delibera del Consiglio di Istituto, entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento.

La delibera va effettuata anche nel caso di mancata acquisizione del parere dei revisori dei conti entro la data fissata per la deliberazione medesima (31 dicembre).

L’approvazione del programma autorizza l’accertamento delle entrate e l’impegno delle spese nello stesso previste, fermo restando il dovere di procedere all’accertamento anche delle sole entrate non previste nel programma medesimo.

In caso di parere non favorevole dei revisori (anche reso dopo la delibera del Consiglio di Istituto), la scuola tiene conto delle osservazioni degli stessi e fornisce adeguata motivazione nel caso in cui queste ultime non vengano recepite.

Il programma annuale è pubblicato, entro quindici giorni dall’approvazione, nel Portale unico dei dati della scuola e nel sito web
di ciascuna istituzione scolastica – sezione “amministrazione trasparente”.

Disposizioni programma annuale 2019

Le disposizioni del nuovo Regolamento amministrativo-contabile entrano in vigore a partire dall’esercizio finanziario successivo a quello della loro entrata in vigore.

Pertanto il programma annuale dell’esercizio finanziario 2019 è elaborato ed approvato secondo le disposizioni del regolamento del 2001 (DI 44/01). Quanto ai tempi di redazione e approvazione, il Miur, dopo la proroga concessa in attesa dell pubblicazione del nuovo Regolamento, fornirà apposite indicazioni.

Regolamento

Regolamento contabilità: protestano i sindacati. Gallo (M5S) parla di maggiore trasparenza

da La Tecnica della Scuola

Regolamento contabilità: protestano i sindacati. Gallo (M5S) parla di maggiore trasparenza
Di Reginaldo Palermo

Il nuovo Regolamento di contabilità delle scuole è appena stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale e già c’è qualcuno che ne chiede la modifica.
Nella giornata del 21 novembre i tecnici del Miur hanno incontrato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali per presentare il testo del regolamento e si sono trovati di fronte alla protesta pressoché generalizzata su punti decisivi del provvedimento.

Manutenzione degli edifici: potranno provvedere i dirigenti scolastici

Una delle questioni più complicate riguarda la disposizione contenuta nell’articolo 39 in base alla quale, d’ora in poi, i dirigenti scolastici potranno adottare interventi di manutenzione ordinaria dell’edificio scolastico salvo chiedere all’ente proprietario il rimborso delle spese sostenute.
Il fatto è – osservano tutti i sindacati – che dal “potranno” al “dovranno” il passo è davvero breve e c’è il rischio che il dirigente che non interviene possa essere chiamato in causa dalla autorità giudiziaria in caso di danni a cose o persone derivanti dal mancato intervento.

Poco tempo per applicare il decreto

“Unitamente alle altre organizzazioni sindacali – sottolinea Maddalena Gissi, segretaria nazionale della Cisl Scuola – abbiamo rappresentato la difficoltà delle scuole ad affrontare in tempi brevi il nuovo impianto, senza che sia stata effettuata la necessaria formazione. L’emanazione del Regolamento richiede inoltre l’aggiornamento del Regolamento di Istituto, che dovrà essere conformato alle nuove previsioni anche in tema di attività negoziale, e del Regolamento per la gestione del patrimonio e dell’inventario”.

In proposito la FLC CGIL ha già chiesto il differimento dell’applicazione del nuovo Regolamento al 1° gennaio 2020, mentre l’Amministrazione ne ha disposto l’entrata in vigore già dal prossimo gennaio.

Alla Flc-Cgil non piace per nulla neppure la ridefinizione dei poteri dei revisori: “Inaccettabile – sostiene il sindacato di Francesco Sinopoli – che ai revisori dei Conti (art 51) si diano poteri di sindacare sulle scelte didattiche delle scuole affidando loro la potestà di verifica della coerenza nell’impiego delle risorse in funzione degli obiettivi individuati PTOF”.

Al regolamento, gli uffici del Ministero hanno lavorato per mesi, anzi per anni: il testo attuale era stato già sottoposto al parere del CSPI e del Consiglio di Stato un anno addietro. Alla formalizzazione del documento si è arrivati solo nelle ultime settimane perché è stato necessario acquisire anche il parere dei tecnici del MEF.

Entusiasmo di Gallo (M5S): questo è il cambiamento (ma il regolamento era stato approvato a febbraio dal Governo precedente)

Di tutt’altro avviso rispetto ai sindacati è il deputato 5S Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura della Camera che sulla sua pagina FB scrive:

“Il ministero dell’Istruzione ha emanato un nuovo Regolamento amministrativo-contabile delle scuole, documento che sostituisce il vecchio regolamento del 2001, ormai superato, e che è improntato su due principi: maggiore chiarezza e trasparenza, semplificazione ed efficienza della spesa.
Tra pochi mesi, le famigli e italiane potranno sapere come le scuole spendono i loro contributi volontari. E in futuro i bilanci degli istituti verranno pubblicati sul web. 
Un altro motivo per esultare per il cambiamento e per il ritorno della normalità nel nostro Paese”.

Per amore di verità va detto che la pubblicazione del bilancio non è una novità di questo regolamento ma era già prevista in precedenza.
E anche sull’utilizzo dei contributi volontari il Miur era intervenuto con una nota in cui si chiariva che ai genitori devono essere fornite adeguate informazioni sul loro utilizzo.
Quanto al “cambiamento” di cui parla Luigi Gallo va rilevato che il nuovo regolamento era stato licenziato nel febbraio scorso in occasione di una delle ultime sedute del Consiglio dei Ministri del precedente Governo.

Il PTOF: tempistica e rapporto scuola-famiglie

da La Tecnica della Scuola

Il PTOF: tempistica e rapporto scuola-famiglie
Di Lara La Gatta

Il Miur ha risposto a numerosi quesiti posti dalle famiglie e dalle scuole in merito alla tempistica con la quale il Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) deve essere approvato e comunicato alle famiglie, nonché alle modalità con le quali le famiglie devono esprimere il consenso, ove occorra, al fine della partecipazione degli alunni e studenti alle attività extra-curricolari ivi previste.

Questi i chiarimenti forniti:

Tempistica

Il PTOF deve, necessariamente, essere predisposto prima delle  iscrizioni, per consentire alle famiglie di conoscere l’offerta formativa delle scuole così da assumere scelte consapevoli in merito all’iscrizione dei figli.

Tutte le attività didattiche inserite nel PTOF, anche ove aggiunte in corso d’anno, devono essere portate tempestivamente a conoscenza delle famiglie, o degli studenti se maggiorenni, in particolare per quanto concerne le attività che prevedano l’acquisizione di obiettivi di apprendimento ulteriori rispetto a quelli di cui alle indicazioni nazionali di riferimento.

Rapporto scuola-famiglia

Per la predisposizione del PTOF la scuola deve promuovere i necessari rapporti con tutti i portatori di interesse e, prendendo in considerazione le proposte e i pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie di secondo grado, degli studenti.

Attività extra- curricolari

La partecipazione a tutte le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio, inclusi gli ampliamenti dell’offerta formativa, è facoltativa e prevede la richiesta del consenso dei genitori per gli studenti minorenni, o degli stessi se maggiorenni. In caso di non accettazione, gli studenti possono astenersi dalla frequenza. Al fine del consenso, è necessario che l’informazione alle famiglie sia esaustiva e tempestiva.

Contributi delle famiglie

Infine, il Miur invita le scuole a limitare quelle attività che richiedano un contributo economico da parte delle famiglie, per favorire la più ampia partecipazione possibile, oppure ad attivare sponsorizzazioni o a individuare altre forme di contribuzione in favore delle famiglie meno abbienti.

Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole: il 22 novembre oltre 500 eventi in tutta Italia

da La Tecnica della Scuola

Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole: il 22 novembre oltre 500 eventi in tutta Italia
Di Redazione

Domani, 22 novembre, torna la Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole. Oltre 500 gli eventi in tutta Italia per riflettere sul tema anche in memoria di chi ha perso la vita, in passato, a causa di incidenti avvenuti in ambito scolastico.

In occasione della Giornata, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti firmerà al Ministero, presso il Salone dei Ministri, il Protocollo d’intesa tra MIUR, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca Europea per gli investimenti, Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa e Cassa Depositi e Prestiti per dare attuazione agli interventi della Programmazione triennale nazionale 2018-2020 in materia di edilizia scolastica. Il documento definirà anche il ruolo di ciascuna istituzione firmataria.

In seguito, il Ministro Marco Bussetti insedierà la riunione dell’Osservatorio nazionale per l’edilizia scolastica, nel corso della quale verranno illustrate le modifiche e le semplificazioni normative introdotte dal Governo con appositi provvedimenti e con l’accordo firmato in Conferenza unificata lo scorso 6 settembre. Si parlerà anche delle principali novità relative all’Anagrafe dell’edilizia scolastica.

La seconda parte della mattinata sarà dedicata alla premiazione dei progetti sulla sicurezza nelle scuole vincitori dell’edizione 2017 del concorso “Giornata della sicurezza” e della caccia al tesoro online “A caccia di sicurezza”.

Seguirà il collegamento con #Futura Campobasso e con gli studenti impegnati nella maratona progettuale dedicata ai temi della sicurezza.

I lavori si concluderanno con la presentazione di tre idee innovative presentate dalle scuole in materia di sicurezza e prevenzione dei rischi.

I dati di Cittadinanzattiva

Un crollo ogni quattro giorni di scuola, tre scuole su quattro senza agibilità statica, solo una su venti in grado di resistere ad un terremoto. Crescono gli investimenti per la manutenzione ad opera degli enti proprietari, Comuni e Province: si parla in media di 50mila euro ad edificio per interventi di manutenzione ordinaria e di 228mila euro per quelli straordinari, ma il divario fra le varie realtà regionali è notevole.

In generale, emerge una Italia a tre velocità, sia sulla manutenzione che sull’adempimento delle norme e delle certificazioni richieste dalla legge: ad investire di più sulla manutenzione ordinaria è la Lombardia (in media quasi 119mila euro), meno la Puglia (non si arriva ai 3mila euro); la verifica di vulnerabilità sismica è stata effettuata solo nel 2% delle scuole calabresi e nel 59% di quelle umbre, il certificato di prevenzione incendi è presente nel 69% degli istituti del Trentino Alto Adige e solo nel 6% di quelli laziali. Questi alcuni dei dati che emergono dal XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato a settembre da Cittadinanzattiva.
“Siamo convinti che le scuole siano il presidio più avanzato per promuovere la cultura della sicurezza nel nostro Paese, non solo perché ospitano circa dieci milioni di persone tra studenti e lavoratori, ossia un sesto della popolazione italiana, ma soprattutto perché è fra le mura scolastiche che si possono far crescere e sperimentare le competenze e la cultura della sicurezza”, commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della Scuola di Cittadinanzattiva. “A dieci anni dal crollo del Liceo Darwin di Rivoli (TO), in cui perse la vita il giovane studente Vito Scafidi, continua il nostro impegno per avere scuole sicure in tutto il Paese e per far crescere, anche a scuola, la cultura dell’autoprotezione e della prevenzione dai rischi naturali”.

Piano nazionale di formazione docenti e formazione neoassunti, indicazioni per l’a.s. 2018/2019

da La Tecnica della Scuola

Piano nazionale di formazione docenti e formazione neoassunti, indicazioni per l’a.s. 2018/2019
Di Lara La Gatta

Il Miur ha indirizzato ai Direttori degli UU.SS.RR. la nota n. 50912 del 19 novembre 2018 con la quale fornisce indicazioni e ripartizione dei fondi per le iniziative formative relative alla III annualità del Piano nazionale di formazione docenti, nonché per la formazione dei docenti neoassunti e la formazione sui temi dell’inclusione a.s. 2018-2019.

Per quest’anno è stato stanziato un finanziamento annuo complessivo di euro € 29.678.555,00, che si affianca ad altri
fondi di minore entità, quali quelli per l’inclusione e per l’anno di prova e formazione dei neo-assunti, oltre alle risorse previste con la Carta del docente di 500 euro annui.

Il D.M. 797/2016, che ha normato il Piano nazionale previsto dalla Legge 107/2015, delinea lo scenario strategico della formazione, individuando 9 priorità nazionali cui ricondurre i contenuti delle diverse azioni, i vari livelli, e sottolinea l’esigenza di qualificare le metodologie formative, evitando di ridurre i percorsi formativi a meri corsi di aggiornamento, di carattere prevalentemente trasmissivo.

Il Miur ricorda che le modalità di svolgimento della formazione in servizio vengono deliberate dal Collegio dei docenti, sulla base del PTOF, al cui interno un adeguato spazio dovrà essere riservato al Piano delle azioni formative, il cui obiettivo è rispondere alle esigenze di formazione dei singoli docenti da inserire nel quadro di sviluppo e miglioramento propri di ogni scuola (con riferimento a PTOF, RAV e PdM).

Le attività formative dovranno essere svolte e rendicontate entro l’a.s.2018-2019 e comunque non oltre il 30 novembre 2019.

Ripartizione dei fondi

In attesa della definizione del CCNI sui criteri per generali di ripartizione delle risorse per la formazione del personale docente educativo ed ATA risorse vengono allocate sulle scuole polo. La ripartizione dei fondi di cui alla tab. 1 sarà effettuata proporzionalmente in base al numero dei docenti di ruolo in servizio in ogni regione.

Monitoraggio

Avvicinandosi la conclusione del primo Piano triennale della formazione il Miur, di intesa con INDIRE, intende procedere ad un’azione di monitoraggio sugli standard di qualità per esso previsti. Già la piattaforma SOFIA consente di disporre ai vari livelli di un quadro ampio di informazioni, utili a cogliere le tendenze in atto, i bisogni formativi ricorrenti, l’apporto dei diversi soggetti alla governance dell’offerta. Per tale ragione, le scuole sono invitate ad inserire nella piattaforma SOFIA le iniziative formative del suddetto Piano, in modo da rendere più organica ed esaustiva la conoscenza delle iniziative in atto. L’iscrizione alla piattaforma SOFIA di tutti i docenti in servizio rappresenta un obiettivo che tutte le scuole dovrebbero perseguire nei prossimi mesi.

Formazione docenti neo-assunti

La nota n. 35085 del 2 agosto scorso, nel confermare il modello
consolidato definito dal D.M. 850/2015, introduce alcuni elementi innovativi:

  • indicazione di massima dei temi dei laboratori formativi (es.: didattiche innovative, uso delle nuove tecnologie, educazione alla sostenibilità, inclusione e integrazione, ecc.);
  • possibilità di dedicare una parte del monte-ore previsto per i laboratori formativi a visite di studio in Istituzioni scolastiche, nel limite di 3.000 docenti neoassunti.

La ripartizione dei fondi (€ 1.138.750,00 – tabella n. 2) sarà effettuata in proporzione al numero dei docenti neoassunti, nell’anno scolastico 2018-2019, in servizio in ogni regione. L’assegnazione dei fondi avverrà direttamente alle scuole-polo per la formazione.

Formazione sui temi dell’inclusione

Con riferimento alla formazione sui temi dell’inclusione, le iniziative potranno prevedere una parte generale comune relativa alla certificazione, diagnosi funzionale, profilo dinamico funzionale e una parte specifica relativa al PEI e alla progettazione didattica, differenziandola per i diversi ordini e gradi di istruzione. Fermo
restando che ciascun percorso formativo dovrà essere realizzato per un massimo di 40 corsisti, è opportuno offrire, entro tale limite, attività di formazione ai docenti sprovvisti di titolo di specializzazione, assegnati alle classi su posti di sostegno, nonché ai docenti su posto comune e sprovvisti di titolo di specializzazione, assegnati alle classi in cui sono presenti alunni disabili.

La ripartizione dei fondi (€ 926.199,00 – tabella n. 3) sarà effettuata sulla base delle percentuali del numero dei docenti di ruolo sul sostegno in servizio in ogni regione. L’assegnazione dei fondi avverrà anche in questo caso direttamente alle scuole-polo per la formazione.