Inclusione scolastica: gli impegni delle Federazioni

Inclusione scolastica: gli impegni delle Federazioni

 

Il 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, è stato l’occasione non tanto per una celebrazione, ma per confronti operativi che hanno visto protagoniste la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) in un importante confronto al Ministero dell’Istruzione.

L’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica, previsto e istituito da un decreto applicativo (66/2017) della legge sulla Buona Scuola, è un luogo importante per l’elaborazione e la condivisione di analisi, monitoraggi e azioni su quel tema così rilevante per i bambini e le bambine, gli alunni e le alunne con disabilità.

Un luogo, l’Osservatorio, praticato con impegno e convinzione anche dalle due maggiori Federazioni, la FAND e la FISH, che sul fronte dell’inclusione scolastica negli ultimi anni hanno cercato sempre posizioni unitarie e di mettere in campo le migliori professionalità ed esperienze. E ieri appunto c’è stata una seduta di particolare rilievo, viste le aspettative e le urgenze espresse dalle Federazioni con maggiore forza negli ultimi mesi, ancor più dopo i disagi variamente segnalati e denunciati all’inizio del nuovo anno scolastico. Ma sul tavolo vi sono anche attesi provvedimenti in materia di sostegno, di valutazione della condizione di disabilità e altri impegni che discendono dalla concreta applicazione della normativa di più recente approvazione.

Fra i numerosi aspetti affrontati nella seduta, le Federazioni hanno accolto con favore il recepimento di alcune proposte già espresse e relative proprio al decreto legislativo 66/2017 (Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità). Questo atto sarà oggetto di sostanziali rettifiche e modificazioni che il Ministero ha avuto modo di presentare alle Federazioni. Le più importanti riguardano alcune precisazioni sui Gruppi di lavoro, non espressamente previsti dalla nuova normativa, ma invece ritenuti essenziali per operare sull’inclusione scolastica. Il loro ruolo verrà confermato ed espresso in sede di modificazione del decreto 66/2017. Al pari, e questo è molto importante per alunni e famiglie, verrà reinserito nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) l’obbligo di indicare espressamente il monte ore di sostegno e di assistenza all’educazione e alla comunicazione.

Altri dettagli importanti, anche se forse ancora da raffinare, utili a ridisegnare il sistema e le responsabilità, riguardano gli altri ambiti di progettazione e applicazione dei PEI, ad esempio i Gruppi per l’Inclusione Territoriale (GIT).

Su tutti gli aspetti le Federazioni hanno indicato correzioni e aggiustamenti specifici che il Ministero si è dichiarato disponibile a integrare nello schema di disegno di legge.

Tecnicamente il decreto 66/2017 entra in vigore il 1° gennaio 2019, ma ciò impedirebbe di introdurre le modifiche in via di elaborazione. L’ipotesi è quindi di prorogarne l’entrata in vigore a settembre 2019.

Per il MIUR erano presenti sia il Ministro Marco Bussetti che il sottosegretario Salvatore Giuliano che al termine della seduta ha dichiarato: “Sono davvero orgoglioso che, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, siamo riusciti a promuovere un vero e proprio cambio di passo nel campo dell’inclusione scolastica. Abbiamo lavorato, tutti insieme, per modificare i concetti di fondo con cui guardiamo agli alunni con disabilità, abbiamo voluto, concretamente, promuovere la crescita della cultura inclusiva della scuola.”

Analoga soddisfazione quella espressa dai due presidenti delle Federazioni, Franco Bettoni (FAND) e Vincenzo Falabella (FISH), che comunque manterranno la consueta vigile attenzione sui dettagli applicativi degli atti successivi.

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap Il Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo Falabella Franco Bettoni

Italia-Cina, al via la Settimana dell’Innovazione

A Milano l’inaugurazione con il Ministro Bussetti e il Ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese Wang Zhigang

In vista del 50° anniversario dei rapporti diplomatici tra Italia e Cina, le relazioni tra i due Paesi si consolidano lungo il percorso tracciato da ricerca e innovazione. A testimoniarlo sono i numeri della Settimana Italia-Cina della Scienza, della Tecnologia e dell’innovazione inaugurata oggi, martedì 4 dicembre a Milano presso il Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” alla presenza del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, e del Ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica Popolare Cinese Wang Zhigang. Nel corso dei lavori i due Ministri hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui hanno espresso “soddisfazione per l’eccellente livello della cooperazione amichevole tra i due Paesi nel campo dell’innovazione scientifica e tecnologica” e hanno concordato di voler continuare a valorizzare il Comitato Congiunto Italia-Cina sulla Cooperazione Scientifica e Tecnologica, al fine di sviluppare ulteriormente i meccanismi di cooperazione intergovernativa nel campo dell’innovazione.

Decreto sicurezza

Decreto sicurezza: la conoscenza della lingua italiana non diventi barriera invalicabile per l’acquisizione della cittadinanza, va rafforzato il sistema statale dell’istruzione degli adulti

Roma, 4 dicembre – “Il decreto sicurezza è una pessima legge con profili di incostituzionalità – si legge in una nota della FLC CGIL – e sta facendo tristemente tornare alla ribalta quel razzismo istituzionale che alimenta una deriva xenofoba senza precedenti nel nostro Paese”.

“L’articolo 14 del decreto – continua la nota – così come approvato dalla Camera lo scorso 28 novembre, tratta di acquisizione e revoca della cittadinanza. In particolare, introduce una norma che subordina l’acquisizione della cittadinanza italiana per matrimonio e per concessione di legge, al possesso da parte dell’interessato di un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro Comune Europeo di Rifermento per le Lingue (QCER). Per dimostrare tale conoscenza i richiedenti, all’atto di presentazione dell’istanza, sono tenuti ad attestare il possesso di un titolo di studio rilasciato da una scuola statale o paritaria o da una scuola italiana all’estero riconosciuta dal Ministero degli Esteri oppure a produrre una certificazione rilasciata da un ente certificatore (Società Dante Alighieri, Università per Stranieri di Perugia, Università per Stranieri di Siena e Università degli Studi Roma Tre), previo superamento di un apposito esame. Da queste attestazioni sono esclusi coloro che hanno sottoscritto l’Accordo di integrazione in materia di immigrazione previsto da norme del 2011. Con la sottoscrizione dell’Accordo infatti, lo straniero si impegna ad acquisire una conoscenza della lingua italiana parlata a livello A2, un livello dunque più basso di quello richiesto dall’attuale decreto”.

“Appare evidente il rischio di utilizzare l’elevamento dei livelli di conoscenza della lingua italiana a strumento di emarginazione ed esclusione dello straniero. Per combattere questa deriva – conclude la nota del sindacato – lanciamo la sfida al governo e in particolare al MIUR, per un reale rafforzamento del sistema statale dell’istruzione degli adulti che rilascia i titoli di studio richiesti dalla legge stessa, quale antidoto per affrontare e superare le paure alimentate dall’incomprensione e dall’ostilità nei confronti di chi emigra nel nostro Paese. In questo contesto la FLC CGIL non mancherà di dare il proprio contributo di idee e proposte”.

Da Bergamo a Napoli, ecco le scuole che preparano i mastertech della moda

da Il Sole 24 Ore

Da Bergamo a Napoli, ecco le scuole che preparano i mastertech della moda
di Claudio Tucci

La moda italiana, in tutti i suoi comparti, è un settore industriale che per l’economia del paese vale oltre 94 miliardi di fatturato (in massima parte esportato) con 67mila aziende e 580mila addetti. Le industrie della moda italiane hanno detto chiaramente di aver un gran bisogno di giovani, pronti a scommettere sul loro futuro professionale nella moda, che nei suoi vari comparti produttivi avrà necessità di assumere nei prossimi 4 anni oltre 47mila giovani solo per rimpiazzare i pensionamenti previsti. Di queste assunzioni, ben il 35% saranno per diplomati (in gran parte degli istituti tecnici e professionali) e oltre il 7% laureati. Ecco perché il link scuola-lavoro, in questo settore, è quanto mai indispensabile. La settimana scorsa, a Verona, Miur e Confindustria Moda hanno firmato un protocollo d’intesa proprio per far nascere una rete di scuole e Its che guardano al settore moda. Ma oggi l’offerta scolastica, com’é?

Le scuole d’eccellenza
Ci sono realtà d’eccellenza in giro per l’Italia. A Verona ne sono state premiate cinque. Eccole.

Istituto Tecnico Quintino Sella di Biella
L’istituto Quintino Sella è una delle scuole più antiche e maggiormente collegate con il sistema produttivo del Piemonte. La scuola ha realizzato intense attività di collaborazione con il sistema moda territoriale caratterizzato da brand di fama internazionale. Le esperienze di alternanza scuola-lavoro sono state realizzate con grande cura nella progettazione formativa e nella tutorship in azienda.

Istituto di Istruzione Superiore Paolo Carcano di Como
La scuola, comunemente nota nel territorio come “Setificio”, è nata nel 1868 nella consapevolezza che il settore tessile comasco, imperniato sulla lavorazione della seta può competere con i distretti industriali concorrenti solo puntando sulla qualità dei prodotti e sulla qualificazione tecnica del personale. Unici in tutta Italia sono i due indirizzi tecnici di segno dei tessuti e il corso quadriennale innovativo di chimica e materiali per le tecnologie industriali. La scuola ha manifestato spiccata capacità di innovazione didattica e forte collaborazione con il mondo dell’impresa, anche attraverso la presenza al suo fianco della fondazione Setificio, nata nel 1995 da un gruppo di imprenditori lungimiranti che assicura alla scuola risorse tecniche e finanziarie e la radica all’interno del sistema delle imprese tessili. Le esperienze di alternanza scuola-lavoro sono state realizzate attraverso un modello di filiera che ha consentito ai ragazzi di conoscere a fondo l’intero ciclo produttivo.

Istituto tecnico industriale P.Paleocapa di Bergamo
L’istituto tecnico Paleocapa risponde, da sempre, alle esigenze di collaborazione e di formazione dei tecnici delle aziende del comparto tessile bergamasco attraverso una fitta rete di collaborazioni e un’intensa attività di alternanza. Il Paleocapa si distingue in particolare per aver realizzato un progetto biennale di coltivazione di piante tessili e tintoriali partendo dal laboratorio di microbiologia per arrivare alla fibra tessile e al colore. Realizzate inoltre esperienze di scuola-lavoro che hanno posto al centro un prodotto finale sostenibile con una catena produttiva che risponde alle esigenze di qualità e compatibilità ambientale.

Istituto di istruzione superiore Benvenuto Cellini-Tornabuoni di Firenze
La storia dell’industria e dell’artigianato fiorentino, per oltre cento anni, si è intrecciata con la storia di questa scuola, nata nel 1893. La scuola intreccia un’anima più specificamente artigianale, legata alla filiera della pelletteria e un’anima industriale che ha sviluppato nei ragazzi competenze legate alla realizzazione di manufatti come fibbie, passanti, bottoni, di grande pregio artistico. Le esperienze di partnership con le aziende, della filiera della moda, dell’abbigliamento e del costume, caratterizzano le proposte formative di questa scuola, una vera eccellenza nel territorio toscano.

Istituto di istruzione superiore Isabella D’Este – Caracciolo di Napoli
L’istituto ha una lunga storia, nasce da un polo creato dai Gesuiti nel 1611 per l’istruzione del popolo, trasformato nel 1769 da Ferdinando IV di Borbone in Scuola di Arti e Mestieri e, raccogliendo una storica eredità, oggi offre una vasta gamma di profili formativi aiutando giovani che provengono spesso da situazioni di svantaggio a trovare il successo professionale attraverso una buona preparazione scolastica. Vasto e complesso è il rapporto della scuola con il tessuto produttivo, numerosi i programmi europei a cui la scuola ha partecipato con successo. Sugli scudi il programma formativo dell’alternanza, crescente il rapporto con le imprese del territorio. Caratteristica peculiare è un’offerta formativa a 360 gradi nel campo della moda che comprende corsi del settore tessile/sartoriale, del sistema moda e dell’industria orafa.

Ok a rafforzamento Its, salta vincolo fondi su borse di studio per medicina

da Il Sole 24 Ore

Ok a rafforzamento Its, salta vincolo fondi su borse di studio per medicina 

Rendere stabile e tempestiva a partire dall’anno formativo 2019-2020, la realizzazione dei percorsi degli Istituti tecnici superiori coerenti con i processi di innovazione tecnologica inclusi nei piani territoriali regionali.

Lo prevede un emendamento approvato in commissione Bilancio durante l’esame della manovra. Il ministero dell’Istruzione assegna le risorse entro il 30 settembre di ciascun anno direttamente agli Istituti tecnici che hanno portato una valutazione realizzata secondo i criteri e le modalità degli indicatori” previsti dall’accordo in Conferenza unificata nell’annualità formativa precedente. Le risorse arrivano dal Fondo per l’istruzione e formazione tecnica superiore.

Salta il vincolo su fondi per borse di studio per medicina
Un altro emendamento prevede che «a decorrere dal 2019» i 38,735 milioni «attualmente vincolati» a borse di studio per la medicina generale, così come i 41,317 milioni per la «riqualificazione dell’assistenza sanitaria e dell’attività libero professionale», «confluiranno – prevede la norma – nella quota indistinta del fabbisogno sanitario standard nazionale». La legge di bilancio prevede nell’ambito del fondo sanitario nazionale 900 nuovi contratti di formazione specialistica per i medici, dal 2019: al finanziamento complessivo già previsto di 708 milioni se ne aggiungeranno «22,5 per il 2019», dice la norma.

Arriva il consiglio nazionale dei giovani
La commissione Bilancio di Montecitorio ha approvato anche un emendamento del M5S che prevede l’istituzione del Consiglio nazionale dei giovani, composto dalle principali associazioni giovanili e da «ulteriori soggetti» che possono essere indicati nello Statuto. L’organismi avrà compiti consultivi su temi che vanno dalla rimozione degli ostacoli alla partecipazione dei giovani «alla democrazia diretta» fino alla possibilità di esprimere pareri e proposte al governo.

Nuovo anno scolastico, Bussetti: docenti assegnati a scuole entro 31 luglio

da Orizzontescuola

Nuovo anno scolastico, Bussetti: docenti assegnati a scuole entro 31 luglio
di redazione

Inizio anno scolastico 2019/20: sarà la piccola rivoluzione del Ministro Bussetti. Iniziare con tutti i docenti in cattedra.

Mobilità: data unica per tutti gli ordini di scuola

L’inizio del prossimo anno scolastico potrebbe dunque essere caratterizzato dalla rivoluzione nelle operazioni di mobilità per i docenti di ruolo. Il Ministero ha intenzione di concentrare tutte in un’unica data, verso metà giugno.

I vantaggi sarebbero due:

  • recupero posti, quindi più domande soddisfatte tra quelle presentate
  • chiusura delle operazioni in anticipo, lasciando spazio alle immissioni in ruolo.

In questo modo, un numero maggiore di insegnanti potrebbe ottenere il trasferimento o il passaggio di cattedra/ruolo richiesto.

Entro il 31 luglio i ruoli

Su questo ci permettiamo di essere scettici, soprattutto per infanzia e primaria.

Per la secondaria infatti tutte le graduatorie dei concorsi (2016 e 2018) dovrebbe essere già costituite all’inizio dell’estate. Per infanzia e primaria invece il decreto stesso del 17 ottobre 2018 pone come data ultima per la pubblicazione delle graduatorie il 30 luglio. E c’è da credere che numerose commissioni avranno bisogno di tutto il tempo necessario.

“E soprattutto dall’estate prossima daremo contemporaneamente – entro la metà di giugno – i posti per la mobilità: così si riducono al minimo i buchi in organico: entro il 31 luglio l’assegnazione degli insegnanti alle scuole sarà risolta” questa l’affermazione del Ministro Bussetti

Sostegno: docenti, famiglia e medici decideranno se riconoscere 6 o 12 ore. Bozza decreto

da Orizzontescuola

Sostegno: docenti, famiglia e medici decideranno se riconoscere 6 o 12 ore. Bozza decreto
di redazione

M5S – “In occasione della Giornata mondiale della disabilità, il Governo del Cambiamento realizza un passo in avanti fondamentale per far sì che la scuola sia sempre di più luogo di vera inclusione, superando un decreto previsto dalla Buona Scuola, che stava per entrare in vigore, frutto di una visione della disabilità vecchia e discriminatoria”.

 Lo dichiarano in una nota i componenti del MoVimento 5 Stelle delle commissioni Cultura di Camera e Senato.
La bozza di decreto che oggi il Miur ha condiviso con le associazioni di settore, stabilisce che il numero di ore di sostegno per gli studenti con disabilità non verrà deciso, come si prevedeva nella vecchia norma, sulla base soltanto della documentazione medica ma, al contrario, tenendo in considerazione vari fattori, come il contesto specifico della scuola e del territorio”, proseguono i portavoce.
La decisione se riconoscere 6 o 12 ore di sostegno spetterà quindi a un gruppo di lavoro composto da docenti, famiglia e personale medico, in modo da rispondere alle reali esigenze dei singoli bambini o ragazzi, dopo un’analisi a tutto tondo”.
“Con questo importante atto del ministero, per il quale si è impegnato in prima persona il nostro sottosegretario Salvatore Giuliano, si entra finalmente nella concezione della disabilità come risultato del rapporto tra condizioni fisiche della persona e contesto socio-culturale, e non come un ‘problema’ del singolo a cui lo Stato deve porre rimedio.
Questa è l’ottica nella quale è stata scritta la Convenzione Onu delle persone con disabilità, che mira a una società più giusta e inclusiva”, concludono i deputati e senatori.

Disabilità, Giuliano: nostra bozza di decreto rilancia inclusione scolastica

Pensioni e contributi, 40mila posizioni degli insegnanti da verificare e correggere

da Orizzontescuola

Pensioni e contributi, 40mila posizioni degli insegnanti da verificare e correggere
di redazione

L’Inps, come riferito nei giorni scorsi, ha avviato l’operazione “estratto conto” in modo che i lavoratori abbiano una posizione assicurativa completa, congruente e certificata.

Pensioni, prescrizione contributi. Operazione INPS “estratto conto”

Allo stesso tempo, l’Istituto di previdenza sta per concludere delle convenzioni con il Miur al fine di verificare la posizione contributiva di circa 200mila unità di personale.

Riscatto laurea, ricongiunzioni e computo contributi

Le succitate convenzioni sono finalizzate a gestire le pratiche di riscatto laurea, ricongiunzioni e computo degli anni di contributi versati fino al 2000, che sino ad ora sono rimaste inevase.

Le convenzioni, riferisce Scuola24, sono in fase avanzata.

Posizioni contributive da controllare

Sono circa 40mila le posizioni contributive degli insegnanti da verificare e correggere.

Operazione estratto contro

Come detto all’inizio, l’Inps è impegnato in un’operazione di verifica degli estratti conti contributivi di tutto il pubblico impiego, al fine di una loro digitalizzazione. Ciò consentirà a tutti i dipendenti (personale scolastico compreso) di verificare la pensione che avranno, tramite il simulatore “La mia pensione futura”.

Al fine di aggiornare i conti contributivi degli iscritti alla Cassa pensioni insegnanti (insegnanti degli asili comunali e parificati), sono state inviate 128mila comunicazioni, tramite le quali si è chiesto di verificare l’estratto conto contributivo.

Simulazione pensione futura

Ad oggi, 5 milioni di lavoratori privati hanno svolto la simulazione sulla propria pensione futura attraverso il succitato servizio  Inps.

Quanto ai lavoratori pubblici, potranno simulare la propria pensione futura entro i prossimi due anni.

Posti sostegno in deroga rimangono al 30 giugno, MEF non cambia idea

da Orizzontescuola

Posti sostegno in deroga rimangono al 30 giugno, MEF non cambia idea
di redazione

I posti di sostegno in deroga continueranno ad essere assegnati come supplenze al 30 giugno anche nell’a.s. 2018/19. No del MEF a trasformazione al 31 agosto.

La comunicazione è stata fornita dal Dott. Pinneri del Miur alla delegazione USB in sciopero il 30 novembre scorso.

“Ancora maggiore la chiusura sulla trasformazione dell’organico di fatto in diritto in relazione ai posti di sostegno – scrive l’USB – con il Dott. Pinneri che ha espresso le difficoltà da parte del Miur nel superare le resistenze del Mef, che esprime non pochi dubbi sul numero delle certificazioni presenti sul territorio italiano e di conseguenza non vuole procedere a stabilizzare i posti in deroga in organico di diritto. ”

Dunque gli organici di sostegno non potranno contare su questi nuovi posti, o perlomeno su una parte di essi.

Posti attesi dai docenti per i trasferimenti o per le immissioni in ruolo.

Le supplenze su posti di sostegno in deroga sfiorano ogni anno i 50.000 contratti, con inevitabili conseguenze.

Una di queste è che a fronte di un numero più basso di docenti in possesso della specializzazione per l’insegnamento a questi alunni, la supplenza può essere conferita anche ai docenti senza titolo.

PTOF: cosa fare prima della rendicontazione sociale

da Orizzontescuola

PTOF: cosa fare prima della rendicontazione sociale
di Katjuscia Pitino

Nell’ultima Nota ministeriale del 16/10/2018, la n.17832, relativa al Piano triennale dell’offerta formativa 2019/2022 e la rendicontazione sociale, il Miur ha dato indicazioni sulla tempistica relativamente a quest’ultima fase del procedimento di valutazione di cui all’art.6 del DPR n.80 del 2013, la rendicontazione sociale dovrà essere infatti effettuata entro dicembre 2019.

All’interno della nota, è richiamato il principio già espresso nella Nota n.2182 del 2017 secondo cui “il PTOF esplicita le scelte strategiche dell’istituzione scolastica e gli impegni che essa si assume per dar loro concreta realizzazione, comprende il Piano di miglioramento definito a seguito dell’autovalutazione e costituisce quindi il principale riferimento per la rendicontazione dei risultati (definita nel D.P.R. n.80/2013 come la “pubblicazione, diffusione dei risultati raggiunti …”), in quanto attraverso di essa si presenta in modo unitario il rapporto tra visione strategica, obiettivi, risorse utilizzate e risultati ottenuti”.

Come precisato dal Miur le indicazioni per la rendicontazione sociale saranno fornite successivamente, nel frattempo alle scuole spetta operare per la predisposizione del Ptof 2019/2022 che secondo lo schema fornito dalla Nota n.17832 dovrà essere approvato entro la data di apertura delle iscrizioni alle scuole per l’anno scolastico 2019/2020.

Cosa fare prima della prossima tappa del procedimento di valutazione?

Come si sa il Miur ha già fornito una struttura di riferimento per l’elaborazione del PTOF rendendo operativa una piattaforma realizzata sul SIDI che le scuole sono libere di adottare.

Tuttavia in attesa delle istruzioni operative per dare inizio alla rendicontazione sociale, le scuole dovranno muoversi su due versanti estremamente importanti: confrontare e analizzare le scelte strategiche dichiarate nel piano triennale dell’offerta formativa relativamente al triennio 2016/2019 con i risultati raggiunti attraverso le azioni previste nel Piano di miglioramento e sulla base delle evidenze rilevate ridefinire gli obiettivi per il nuovo triennio riscrivendo la nuova mappatura curricolare.

Si tratta di un’azione che consentirà alle scuole di aggiornare automaticamente il piano triennale dell’offerta formativa e di costruirlo in modo che esso sia speculare alle azioni concrete messe in campo dalla scuola, eliminando di fatto tutto ciò che si discosta dalle priorità, dai traguardi e dagli obiettivi di processo desunti dagli esiti del RAV e confluiti nel Piano di miglioramento.

Questa operazione permetterà di eliminare il superfluo, ciò che non trova una diretta istanza con gli interventi della scuola per il miglioramento degli esiti; spesso nei piani triennali si trova una elencazione monotona di obiettivi che non hanno poi alcun riscontro oggettivo nella didattica quotidiana.

Le scuole, dopo aver realizzato le azioni del piano di miglioramento, in considerazione degli esiti raggiunti, possono quindi procedere e ricostruire a ritroso, all’interno della sezione del PTOF, dedicata al curricolo, gli obiettivi, i traguardi per lo sviluppo delle competenze e le modalità di valutazione degli apprendimenti che dovranno essere perfettamente allineati agli obiettivi del piano di miglioramento.

In questa fase di elaborazione del PTOF sarà importante consultare le Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2012 e il nuovo testo aggiunto nel 2018 ovvero le Indicazioni nazionali e nuovi scenari nonché i riferimenti per la valutazione degli apprendimenti indicati nel D.Lgs. n.62 del 2017.

Altro aspetto da considerare prima dell’inizio della rendicontazione sociale della quale si attendono istruzioni dal Miur è l’analisi dei risultati a livello diacronico, comparando quelli delle prove interne con quelli scaturenti dalle prove standardizzate nazionali.

Le rilevazioni possono essere affidate ai dipartimenti disciplinari che potranno analizzare più efficacemente quanto realizzato e fornire report utili per rimodulare la progettazione didattica e curriculare.

ITP in seconda fascia di istituto, a dicembre attese altre sentenze

da Orizzontescuola

ITP in seconda fascia di istituto, a dicembre attese altre sentenze
di redazione

ITP in seconda fascia delle graduatorie di istituto: una situazione che vede ancora una frammentazione tra docenti in attesa della sentenza e docenti che sono stati reinseriti nella terza.

Altri ricorsi ITP saranno discussi a dicembre

Nel mese di dicembre e nei primi mesi del 2019 verranno discussi gli appelli  innanzi il  CDS per le sentenze appellate dal Miur riguardanti gli ITP  ancora in seconda fascia con riserva.
Ricordiamo che al momento il  Consiglio di Stato nelle sentenze n. 4503 e n. 4507 del 2018 ha indicato come non abilitante il diploma ITP 

Cosa è accaduto per le supplenze

Le indicazioni sono state fornite dal Miur nella circolare del 28 agosto 2018
Il Miur ha fatto riferimento alle sentenze n. 4503 e n. 4507 del 2018, con le quali il Consiglio di Stato ha affermato che «non può ritenersi che il diploma Itp abbia valore abilitante» e «non sussistono, pertanto, i presupposti giuridici […] perché gli insegnanti in possesso del diploma in esame abbiano diritto all’iscrizione nelle seconde fasce nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia

Chi è stato escluso, chi può continuare a permanere in II fascia. E’ stata disposta l’esclusione dalle seconde fasce delle graduatorie d’istituto dei soli insegnanti tecnico pratici destinatari di tali sentenze o di altre analoghe, che erano stati inseriti in II fascia con riserva, per il venir meno dei requisiti presupposti.

L’inserimento dovrà avvenire con riserva nel caso di provvedimenti di carattere cautelare o di sentenze non definitive.

Nei casi di decisioni giudiziali non più impugnabili (sentenze passate in giudicato), si dovrà ovviamente confermare l’inserimento in II fascia delle G.I. “pleno iure”

Nelle fattispecie ancora sub judice il Miur ha chiesto agli Uffici Scolastici di resistere sempre in giudizio, sulla base dell’interpretazione che il Consiglio di Stato dà con le sentenze nn. 4503 e 4507 del 2018, della legislazione vigente in tema di abilitazione all’insegnamento.

Infine, si dovrà procedere all’inserimento nelle seconde fasce di insegnanti tecnico pratici, solo in esecuzione di eventuali provvedimenti giurisdizionali.

Potrà quindi accadere che le istituzioni scolastiche interessate debbano conferire incarichi a tempo determinato agli insegnanti tecnico pratici in questione. In tal caso, occorre che il relativo contratto di lavoro a tempo determinato sia corredato da apposita clausola risolutiva espressa, che lo condiziona alla definizione del giudizio.

Resta ferma, per tutti i restanti insegnanti tecnico pratici, l’iscrizione nelle terze fasce delle graduatorie di circolo e d’istituto.

La circolare sulle supplenze 2018/19

Riscatto laurea 2019: procedura, requisiti, costi e novità riscatto flessibile

da Orizzontescuola

Riscatto laurea 2019: procedura, requisiti, costi e novità riscatto flessibile
di redazione

Nel 2019 potrebbero aumentare le richieste di riscatto laurea ai fini del recupero degli anni di contributi per la pensione “persi” per via dello studio (purché sia stato ottenuto il titolo).

Finora a frenare l’idea di molti laureati di chiedere il riscatto laurea sono stati i costi, in alcuni casi proibitivi. Il riscatto degli anni di studio è infatti a titolo oneroso e anche piuttosto costoso. Facciamo un esempio pratico che renda meglio l’idea: per una insegnante di quaranta anni che è di ruolo da 11 anni, il riscatto laurea costerebbe circa 65 mila euro (che corrispondono più o meno a due anni di stipendio medio).

Riscatto laurea flessibile dal 2019: come funziona e requisiti per fare domanda

Proprio partendo da questa considerazione, il Governo sta valutando la possibilità di introdurre un riscatto laurea flessibile dal 2019. In pratica è il lavoratore a decidere quanti anni riscattare: flessibile quindi perché parziale. Nel caso appena visto, per esempio, l’insegnante potrebbe decidere di pagare metà dell’importo e uscirebbe in ogni caso 4 o 5 anni prima dal lavoro (in base alla durata del corso di studi), subendo una penalizzazione sull’assegno (da capire in che modo sarà calcolata). Tale possibilità, qualora venisse approvata, sarebbe comunque riservata esclusivamente a chi ha iniziato a versare i contributi dopo il 1996, e che quindi avrebbe una pensione basata sul sistema contributivo.

Quanto costa oggi il riscatto laurea

Per tutti gli altri il riscatto laurea resta a titolo oneroso. Il calcolo del costo del riscatto laurea è abbastanza complesso e articolato e dipende anche dalla data di pensionamento prevista. L’Inps ha fornito una pratica guida al riscatto laurea con analisi dei costi. Inserendo le proprie credenziali è possibile anche simulare quanto costerebbe nel proprio caso il riscatto degli anni di università per anticipare la pensione.

Periodi esclusi dal riscatto laurea

Ad ogni modo, che sia a titolo oneroso o flessibile, il riscatto laurea incontra dei limiti. Non tutti i titoli o i periodi di studio possono essere riscattati ai fini pensionistici, neppure se a titolo oneroso.

Più nello specifico possono essere riscattati:

  • i diplomi universitari, i cui corsi non abbiano avuto durata inferiore a due e superiore a tre anni;
  • i diplomi di laurea i cui corsi non abbiano avuto durata inferiore a quattro e superiore a sei anni;
  • i diplomi di specializzazione conseguiti dopo la laurea e al termine di un corso di durata non inferiore ad anni due;
  • i dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge;
  • i titoli accademici introdotti dal decreto 3 novembre 1999, n. 509 ovvero Laurea (L), al termine di un corso di durata triennale e Laurea Specialistica (LS), al termine di un corso di durata biennale propedeutico alla laurea.

A questo elenco vanno aggiunti i diplomi AFAM ma solo dal 2005/2006 e se danno luogo al conseguimento dei seguenti titoli di studio:

  • diploma accademico di primo livello;
  • diploma accademico di secondo livello;
  • diploma di specializzazione;
  • diploma accademico di formazione alla ricerca, equiparato al dottorato di ricerca universitario ex art.3, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 212/2005.

Se ricorrono i requisiti è possibile riscattare anche la laurea conseguita all’estero.

Non possono essere riscattati gli anni fuori corso e quelli già coperti da una pensione.

Riscatto laurea gratuito: cosa c’è di vero e quando è possibile?

Pochi mesi fa si era alimentata la speranza del riscatto laurea gratuito nel 2019. L’idea nasceva dalla simulazione pessimistica della pensione futura per i giovani nati a metà degli anni 90: il rischio (concreto) per questa generazione è di andare in pensione a 70 anni e con un assegno basso. Non stupisce che la proposta di riscatto gratuito dei contributi era piaciuta molto ai giovani, tanto che era prontamente scattata anche una campagna social con l’hashtag #riscattalaurea.

Nella Legge di Bilancio non c’è traccia di questa possibilità. Al momento quindi l’unica strada per andare in pensione prima recuperando i contributi degli anni di studio ma in modo meno oneroso potrebbe essere il riscatto della laurea flessibile. Anche per quest’ultima ipotesi però occorre attendere la pubblicazione della Legge di Bilancio a fine anno.

Ci sono tuttavia dei casi eccezionali in cui il riscatto è gratuito, così come previsto dalla Legge di Bilancio 2017 che ha introdotto il Cumulo gratuito periodi contributivi, compresi anche i periodi di riscatto della laurea.

Il cumulo è gratuito per tutti gli iscritti presso 2 o più forme di assicurazione obbligatoria dei lavoratori dipendenti, autonomi e degli iscritti alla gestione separata e alle forme sostitutive della stessa.

Pensioni quota 100, Salvini rassicura: non diventerà 104. Poi ammette: assegno ridotto

da La Tecnica della Scuola

Pensioni quota 100, Salvini rassicura: non diventerà 104. Poi ammette: assegno ridotto
Di Alessandro Giuliani

Non è ancora completato, ma comincia perlomeno a prendere forma: stiamo parlando del puzzle con oggetto l’anticipo pensionistico messo su dal Governo M5S-Lega.

Tutto si deciderà al Senato

L’emendamento alla manovra di bilancio non è entrato alla Camera, però a sentire fonti vicine all’esecutivo in carica se ne riparlerà di sicuro a Palazzo Madama.

A rendere ancora più caotico il provvedimento in essere, è stata l’ipotesi formulata da Albero Brambilla, esperto di previdenza e Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, vicino alla Lega, che il 3 dicembre tramite Il Corriere della Sera ha asserito che ad anticipare la pensione dovrebbero essere soltanto i lavoratori che hanno maturato, da almeno due anni, il requisito Quota 100 (62 anni di età e 38 di contribuzione) al 31 dicembre del 2018.

In diversi hanno subito fatto notare che però, in tal caso, si sarebbe chiesto agli italiani di andare via solo avendo accumulato quota 104.

Con quota 104 gli elettori si sentirebbero traditi

“Al momento – scrive l’Ansa – sembra che questa soluzione, che ridurrebbe di molto la platea, non possa essere presa in considerazione perché in contrasto con le promesse elettorali, mentre restano confermate le finestre trimestrali per l’uscita per i lavoratori del settore privato e semestrali per quello pubblico” (anche se per i lavoratori della scuola rimane sempre l’unica finestra settembrina).

Anche eventuali, ma sempre più probabili, decurtazioni all’assegno di pensione, in certi casi non molto diverso da quelli che si applicano a chi aderisce ad Opzione Donna (anche del 30%), comunque non sarebbe gradito.

Salvini rassicura

Intanto, però, il vicepremier Matteo Salvini sostiene che la quota cento resta: parlando a Bruxelles, alla domanda ‘se resta la quota 100’, ha replicato: “assolutamente si”.

“Smontare la legge Fornero è un mio preciso impegno lo faremo rispettando tutti i parametri”, ha aggiunto Salvini. “Però il diritto al lavoro, il diritto alla salute, alla pensione vengono prima di tutti i decimali, prima di tutti gli scogli”.

Tagli in arrivo sull’assegno

Poi, però, per la prima volta Salvini ha anche detto che “se uno va in pensione l’anno prossimo a 62 anni, andando 4 anni prima rispetto a quello che la gentile Fornero prevedeva, evidentemente non porta a casa i contribuiti dei quattro anni che non ha versato. Ma questo mi sembra ovvio e di buonsenso, non c’è alcun tipo di taglio”.

Si viene a comporre quindi la previsione della Tecnica della Scuola, che in splendida solitudine, anche tra le testate specialistiche, ha sempre sostenuto che quota 100 avrebbe comportato delle decurtazioni pari fino al 30% dell’assegno acquisito andando con i parametri, decisamente più alti, imposti dalla legge Fornero.

La partita rimane aperta

Intanto, la Lega non accetta accuse sui tempi di attuazione di quota 100 che si allungano. “Non è che si rinvia – ha detto il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia – si è deciso che di questi argomenti si parlerà al Senato”.

Le sue dichiarazioni giungono nella stessa giornata in cui l’Ocse ha lanciato l’allarme sul peso che le pensioni di reversibilità hanno sulla spesa dei singoli Paesi ha proposto una stretta su questi assegni (in Italia il coniuge ha diritto al 60% della pensione della persona che muore ma può arrivare al 100% se ha almeno due figli minori salvo tagli in caso di redditi superiori a tre volte il minimo) proponendo di dare la pensione di reversibilità solo al momento dell’età del normale ritiro dal lavoro. Se si resta vedovi prima di questa età potrebbero essere dati “sussidi temporanei” per “adattarsi alla nuova situazione”.

Sindacati contro altri tipi di tagli

Immediata è stata la replica dei sindacati, i quali hanno fatto muro sottolineando che il sistema italiano di protezione dei superstiti è “equo”.

Infine, sembra confermata, sempre con un emendamento alla legge di bilancio, anche l’intenzione di mettere in campo la misura in modo sperimentale con un orizzonte triennale e la strada del contributi di solidarietà per le pensioni d’oro oltre i 90.000 euro annui lordi.

Una eventualità, quest’ultima, che ha già scatenato alcune associazioni a tutela dei pensionati “ricchi”, come quelle dell’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp): la misura “penalizza le pensioni maturate da servitori dello Stato che in gioventù hanno compiuto il loro dovere in un periodo in cui o per l’aggressione terroristica, o per quella mafiosa, uscivano di casa la mattina, senza la certezza di farvi ritorno. Molti di loro appartengono alla stessa generazione di Franco Straullu, ucciso dai Nar, di Alfredo Albanese, assassinato dalle Br, di Ninni Cassarà e Beppe Montana, ammazzati dalla mafia”.

Primaria, rispuntano i 2 mila maestri per il tempo pieno

da La Tecnica della Scuola

Primaria, rispuntano i 2 mila maestri per il tempo pieno
Di Alessandro Giuliani

Non saranno grandi numeri, ma alla fine sono pur sempre migliaia di assunzioni nello Stato: la maggioranza parlamentare riesce a far passare nel testo della manovra di fine anno l’emendamento che prevede 2 mila nuovi maestri di scuola primaria, per iniziare il completamento del tempo pieno che oggi copre appena una scuola pubblica ogni tre.

Disco verde della commissione Bilancio della Camera

Dopo avere temuto che il provvedimento, targato M5S, fosse stato cancellato per mancanza di fondi, con il Pd pronto a sottolinearne l’assenza, il via libera all’incremento del tempo pieno nella scuola primaria è giunto nella serata del 3 dicembre.

A ratificarlo è stata la commissione Bilancio della Camera, con un emendamento presentato in extremis alla legge di bilancio, praticamente a poche ore dall’arrivo del testo in Aula.

La spesa: 24 milioni di euro nel 2019, poi di più

Le modalità dell’aumento, scrive l’agenzia Ansa che ha preso visione dell’emendamento approvato, saranno stabilite con decreto del ministro dell’istruzione entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Per assicurare l’allungamento di orario è autorizzato un aumento di spesa “corrispondente a 2.000 posti aggiuntivi”.

Il costo della misura è di circa 24 milioni di euro nel 2019, crescenti gli anni successivi.

Decreto inclusione e sostegno: il Miur intende modificarlo

da La Tecnica della Scuola

Decreto inclusione e sostegno: il Miur intende modificarlo
Di Reginaldo Palermo

Con un video-messaggio pubblicato sulla sua pagina FB il sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano annuncia che è in preparazione un provvedimento di legge per modificare il decreto legislativo 66/2017 applicativo della legge 107 in materia di inclusione e sostegno.
Il sottosegretario spiega che sarà modificata in particolare la parte del decreto più contestata, quella che cioè con cui veniva istituito il Gruppo territoriale per l’inclusione che avrebbe dovuto avere il compito di definire le risorse da assegnare ad ogni scuola per garantire il processo di inclusione e per l’attivazione del sostegno educativo e didattico necessario ad ogni alunno.
Questo compito tornerà ad essere svolto dal Gruppo di lavoro a livello di scuola di cui fanno parte docenti, genitori, operatori dei servizi socio-sanitari (d’ora in poi ne faranno parte anche i rappresentanti degli enti locali).
La modifica sarà certamente ben accolta dalle associazioni di famiglie e insegnanti che si sono opposti al decreto 66 che sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio prossimo.
A latere, va segnalato che  il decreto stanziava circa 15 milioni di euro per il funzionamento dei gruppi territoriali: con questa modifica, il Ministero, come già fatto con la riduzione delle ore di alternanza scuola lavoro,  riuscirà quindi a modificare un aspetto non secondario della legge 107 non solo a costo zero ma addirittura ricavandone un risparmio.
Resta per il momento un dubbio sullo strumento normativo che verrà utilizzato per adottare questa modifica anche se è molto probabile che il Governo farà ricorso a quanto previsto dall’art. 1 comma 184 della legge 107 che consente di apportare correzioni e integrazioni ai decreti applicativi entro 2 anni dalla data della loro entrata in vigore.
Poichè il decreto 66 è stato pubblicato nella G.U. del 16 maggio 2017, le modifiche andranno adottate entro il prossimo mese di maggio con un apposito decreto legislativo.