Conoscere i Trattati: per un’Europa diversa, più forte e più equa

Concorso “Conoscere i Trattati: per un’Europa diversa, più forte e più equa”

I Ministri Bussetti e Savona invitano gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado “a una riflessione sull’Europa e la sua identità” che incoraggi “una partecipazione consapevole e attiva al dibattito sui valori e sul futuro dell’Unione”. I migliori elaborati saranno premiati con una visita alle istituzioni europee.

Promuovere una riflessione e condivisione dell’idea di Europa, per analizzare in maniera critica e propositiva il passato, il presente e il futuro dell’Unione. Questo l’obiettivo del concorso nazionale “Conoscere i Trattati: per un’Europa diversa, più forte e più equa” indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il concorso è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che potranno partecipare come gruppo-classe e presentare, entro il 1° marzo 2019, un elaborato sotto forma di saggio o lavoro di ricerca. Le scuole vincitrici del concorso saranno premiate con una visita alle istituzioni europee organizzata dal Dipartimento per le Politiche Europee e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con la Rappresentanza italiana della Commissione europea e con l’Ufficio di informazione del Parlamento europeo in Italia.

Gli studenti, dopo aver analizzato documenti, materiali e informazioni pubblicati sul sito del Dipartimento per le Politiche Europee e sulla piattaforma digitale Europa=Noi, sono chiamati ad analizzare quale idea di Europa unita ritengono utile per il progresso sociale ed economico degli Stati membri e ad approfondire le proposte di una nuova Politeia contenute nel documento del Governo italiano “Una Politeia per un’Europa più forte e più equa” e la loro coerenza con gli obiettivi indicati nei Trattati.

Gli elaborati saranno valutati da una Commissione esaminatrice e i vincitori saranno proclamati durante un evento istituzionale che si terrà a Roma nel mese di maggio 2019.
“Il concorso insieme ad altre iniziative che promuoveremo nelle prossime settimane – spiega il Ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona – ha l’obiettivo di incoraggiare una partecipazione consapevole e attiva al dibattito sui valori e sul futuro dell’Europa. Leggere e approfondire i Trattati europei significa comprendere il senso della cittadinanza europea e conoscerne le conseguenze anche pratiche. Tutto ciò è fondamentale per orientare l’Europa verso un approccio politico, ossia una politeia, una visione concordata per il perseguimento del bene comune europeo. Perché ciò si possa realizzare in futuro, è necessario promuovere tra i giovani la lettura approfondita e la critica documentata delle fonti”.

“La scuola ha un ruolo decisivo nel far comprendere ai nostri ragazzi il mondo che li circonda, nel dare loro le competenze per interpretare il presente e orientarsi nel futuro – sottolinea il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti -. Questo concorso vuole offrire una opportunità per approfondire le radici, la storia, le motivazioni ideali che hanno portato alla nascita dell’Unione Europea. Lo fa partendo dalla conoscenza diretta e documentata delle fonti, in particolare dei Trattati che sono il fondamento del suo sviluppo e della sua crescita. E proietta i nostri ragazzi in una riflessione nuova sull’Europa, sulla sua identità”.

Il Dipartimento per le Politiche Europee ritiene prioritario promuovere soprattutto tra i giovani un approccio diretto e documentato agli atti fondanti dell’UE per favorire la conoscenza della partecipazione – attuale e storica – dell’Italia all’Unione Europea e migliorare la consapevolezza dei diritti e doveri di cittadinanza e il dibattito democratico per il 2019 sul futuro dell’Unione, anche in vista delle prossime elezioni europee. Per questo motivo, il Dipartimento promuove una campagna di comunicazione che, oltre al concorso nazionale, prevede una sinergia di strumenti e di collaborazioni istituzionali tra cui la piattaforma didattica interattiva e multimediale Europa=Noi, lezioni e infografiche, incontri sul territorio.

Sguardi inclusivi

Redattore Sociale del 07-12-2018

“Sguardi inclusivi”: ragazzi autistici al cinema insieme ai compagni di scuola

Iniziativa di Angsa Sassari onlus. La presidente Tuffu: “Una delle più importanti esperienze in Italia per l’accessibilità al cinema dei bambini con sindrome dello spettro autistico, in collegamento con il mondo della scuola e nel segno di un principio fondamentale: nessuno deve essere escluso”.
SASSARI. Partirà martedì 11 dicembre, al Cityplex Moderno di Sassari, “Sguardi inclusivi. Progetto scuola, cinema, autismo”, un ciclo di proiezioni con adattamento ambientale per consentire a tutti i giovanissimi spettatori con disturbo autistico di condividere l’esperienza cinematografica coi loro compagni di scuola. L’iniziativa è promossa da Angsa Sassari onlus (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) in collaborazione con il progetto nazionale di accessibilità culturale Cinemanchìo e il Cityplex moderno. Grazie a “Sguardi Inclusivi” verrà realizzato un importante laboratorio culturale e sociale che si svilupperà durante l’intero anno scolastico. Un percorso di conoscenza e di condivisione che consentirà ai giovani studenti, alle loro famiglie, agli operatori che lavorano nel sostegno di utilizzare il luogo-cinema e l’esperienza-film come strumenti di impulso per l’inclusione e la crescita culturale e sociale di tutta la comunità. “Sguardi inclusivi” si inserisce e arricchisce il progetto di sensibilizzazione che Angsa Sassari porta avanti da alcuni anni nelle scuole di ogni ordine e grado di Sassari in cui l’obiettivo è quello di far conoscere i disturbi dello spettro autistico agli studenti e agli insegnanti. 

In questa occasione Angsa Sassari realizzerà insieme a Cinemanchìo “un modello di offerta culturale che amplia lo sguardo verso gli orizzonti dell’inclusione e della partecipazione attiva”, come spiega la presidente Giovanna Tuffu. Luci attenuate, suoni più bassi, libertà di movimento: è il sistema che consente a chi presenta disturbi come l’autismo o altre forme di disabilità, di vivere senza problemi l’esperienza cinematografica. Si inizia martedì 11 dicembre con la proiezione del film “Life Animated” rivolto a 6 classi della scuola primaria di 2° grado dell’Istituto Comprensivo Monte Rosello Basso, si prosegue con il film “Il Gruffalò & Gruffalò e la sua Piccolina” il 20 dicembre con quattro classi della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo n. 2 di Alghero e l’8 gennaio con 4 classi della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo S. Pertini di Sassari.

Questa proposta si inserisce nella rassegna “A Scuola al Cinema” promossa dal Cityplex Moderno che lo scorso anno ha visto la partecipazione di migliaia di studenti provenienti da tutto il Nord Sardegna. “Sguardi Inclusivi” si annuncia come “una delle più importanti esperienze in Italia per l’accessibilità al cinema dei bambini con sindrome dello spettro autistico – dice Giovanna Tuffu presidente di Angsa Sassari Onlus -, in collegamento con il mondo della scuola e nel segno di un principio fondamentale: nessuno deve essere escluso”. 

Valutazione dei dirigenti scolastici

Valutazione dei dirigenti scolastici: conclusa la fase delle interlocuzioni, confermato il giudizio negativo sulla procedura in atto

Moltissimi i riscontri dell’insoddisfazione dei dirigenti scolastici per una valutazione profondamente sbagliata nelle modalità e nei contenuti. Le ragioni del dissenso della FLC CGIL in un ordine del giorno della Struttura di comparto nazionale dei dirigenti scolastici.

Il 30 novembre 2018, con la conclusione dei colloqui con i dirigenti scolastici, è terminata la quarta fase della procedura di valutazione dei dirigenti scolastici per l’anno scolastico 2017/2018 prevista dalla nota esplicativa n. 3 del 19 aprile 2018.
Ora i nuclei dovranno inviare le loro proposte ai Direttori Regionali che, entro il 31 dicembre 2018, procederanno alla valutazione finale, restituendo ai dirigenti scolastici gli esisti della valutazione, “finalizzata al miglioramento professionale” e non legata ai diversi livelli premiali corrispondenti a retribuzioni diversificate perché , com’è noto, l’Accordo del 30 marzo 2018 sottoscritto da FLC CGIL, CISL Scuola UIL Scuola RUA e SNALS Confsal ha sospeso per l’a.s. 2017/2018 la ricaduta degli esiti della valutazione sulla retribuzione di risultato.
A seguito della firma dell’Accordo, altre OO.SS. hanno invece invitato la categoria a non partecipare alla procedura, perché privata del carattere premiale previsto dalla legge 107/2015 e dalla Direttiva 36/2016.

Il fatto che nell’a.s. 2017/2018 non tutti i dirigenti scolastici abbiano compilato il portfolio, avrebbe dovuto offrire ai nuclei la possibilità di interlocuzioni più dirette con i dirigenti attraverso le visite nelle istituzioni scolastiche ma questa opportunità è stata quasi del tutto ignorata e si è preferito convocare i dirigenti scolastici presso altre sedi, stravolgendo il significato stesso e gli effetti dell’interlocuzione diretta che, a nostro avviso , dovrebbe costituire un aspetto essenziale della procedura.
I resoconti dei colleghi che hanno sostenuto in questi giorni i colloqui parlano invece di convocazioni non concordate, grosse difficoltà a spostare le date fissate in presenza impegni pregressi, lunghe attese in corridoio, colloqui a porte chiuse condotti con le modalità di un vero e proprio “esame”, con tanto di invito a motivare alcune scelte di gestione non condivise dal nucleo o a giustificare la mancata compilazione della sezione facoltativa dell’autovalutazione.
Che a una procedura già profondamente sbagliata, quasi esclusivamente basata su un aggravio di lavoro per il dirigente scolastico, costretto a compilare uno strumento on line, si aggiungano ulteriori molestie rappresentate dall’inadeguatezza delle modalità utilizzate per l’interlocuzione diretta non è assolutamente accettabile.
Non è accettabile che i dirigenti scolastici debbano pagare in prima persona l’assenza delle risorse necessarie per costruire una struttura nazionale in grado di valutare il lavoro dei dirigenti preposti alle 8288 istituzioni scolastiche funzionanti, fatta di professionisti esperti di valutazione, appositamente reclutati con procedure trasparenti e oggettive, coordinati da un soggetto terzo (INVALSI) e non direttamente dipendenti dai Direttori Regionali a cui devono poi restituire gli esiti.
Non è accettabile che in alternativa, i dirigenti scolastici debbano subire soluzioni inadeguate e inefficaci e sopportare un aggravio di lavoro cui si aggiungono perfino ingiuste e ingiustificate censure sulla loro attività.
La procedura di valutazione in atto deve essere fermata e ricostruita dalle fondamenta con le risorse e le professionalità adeguate al compito. La pazienza dei dirigenti scolastici è finita.

In un ordine del giorno della struttura di comparto nazionale, le ragioni del dissenso dei dirigenti scolastici della FLC CGIL sulla procedura di valutazione.

La struttura di comparto nazionale dei dirigenti scolastici della FLC CGIL riunitasi a Firenze il 21 novembre 2018, in riferimento alla procedura di valutazione dei dirigenti scolastici relativa all’a.s. 2017/2018, ancora in atto con le interlocuzioni con i dirigenti scolastici, ritiene che l’attuazione della valutazione dei dirigenti scolastici dell’a.s. 2017/2018 abbia ulteriormente e definitivamente dimostrato che la procedura messa in atto dal MIUR in attuazione dell’art. 1, comma 93, della legge 107, è inadeguata nell’assegnazione degli obiettivi, nelle modalità di reclutamento dei nuclei e formazione dei suoi componenti e nelle procedure di rilevazione delle azioni del dirigente scolastico.

Si tratta infatti di una valutazione che non osserva e non rileva la complessa attività del dirigente scolastico ma si fonda sulla lettura dei documenti prodotti dalla scuola per finalità diverse da quelle della descrizione del lavoro del dirigente; sul trasferimento al dirigente scolastico degli obiettivi di miglioramento del RAV (in alcuni casi “riadattati” unilateralmente dai nuclei per renderli più facilmente misurabili) che possono essere apprezzati solo nel lungo periodo e non possono assolutamente misurare i risultati del lavoro annuale del dirigente; sull’attività di nuclei di valutazione individuati unilateralmente ed in maniera del tutto disomogenea dai Direttori Generali degli USR delle diverse regioni e composti per lo più da dirigenti scolastici in servizio, a loro volta sottoposti a valutazione da altri nuclei, a cui viene richiesto di leggere i documenti della scuola e ricavarne indicazioni per la valutazione dei loro colleghi.

Rispetto alla fase della visita presso l’istituzione scolastica, prevista nella procedura di valutazione, la SdC evidenzia come, nei due anni di applicazione della Direttiva 36/2016, tale essenziale strumento di conoscenza della realtà in cui il dirigente scolastico opera, sia stato sostituito da forme di interlocuzione che si sono rivelate inadeguate e lesive della dignità professionale del dirigente scolastico.

Tenuto conto delle numerose criticità evidenziate nei primi due anni della sua attuazione, La SdC ritiene indispensabile che nell’a.s. 2018/2019 la procedura di valutazione dei dirigenti scolastici venga sospesa al fine di una sua radicale modifica e ridefinizione attraverso un costruttivo confronto da attivare successivamente alla firma del CCNL dell’Area dirigenziale istruzione e ricerca, con le modalità che saranno definite dalla trattativa in atto presso l’ARAN.

Firenze, 21 novembre 2018

Educazione civica, dalla Lega una proposta di legge per renderla obbligatoria

da Il Sole 24 Ore

Educazione civica, dalla Lega una proposta di legge per renderla obbligatoria
di Al. Tr.

Rendere l’educazione civica «obbligatoria in tutte le scuole italiane». È l’obiettivo di una proposta di legge presentata ieri dalla Lega in una conferenza stampa con il vicepremier Matteo Salvini e i ministri dell’Istruzione, Marco Bussetti, e della Famiglia, Lorenzo Fontana. Si tratta di un progetto condiviso con «gli alleati», ha spiegato il deputato leghista Massimiliano Capitanio, che punta a disegnare «un percorso che accompagni i bimbi dalla scuola materna fino alla secondaria di secondo grado».

In arrivo anche formazione per i docenti
Nelle ore di educazione civica si «parlerà di Costituzione, cittadinanza digitale, educazione ambientale, alla salute e stradale», ha spiegato il ministro Bussetti nel corso della conferenza stampa. «Lavoreremo con attenzione – ha aggiunto – anche alla formazione dei docenti”. La proposta della Lega, secondo quanto riferito dal deputato della Lega Capitanio, inizierà il suo iter in commissione Cultura alla Camera a gennaio.

Salvini: rimettere al centro la scuola
«Scuola, educazione e inclusione troppo importanti per essere superati dagli “zero virgola” e dalle polemiche inesistenti » ha dichiarato il vicepremier Salvini, secondo il quale è «necessario rimettere al centro la scuola, un mondo vissuto a lungo come serbatoio elettorale». Il leader del Carroccio ha evidenziato la mancanza di rispetto di cui spesso sono protagonisti ragazzi ma talvolta anche genitori:«È inaccettabile che venga messa in discussione la serietà e la onorabilità di chi sta dietro la cattedra» ha detto, «ho letto di quel ragazzino che ha preso 3 e ha fatto causa all’insegnante. Ma quando accadeva a me io dovevo preoccuparmi di mio padre. Sono cose fuori dal mondo e bisogna imparare il rispetto».

A lezione di civica, tutti i tentativi da Moro alla riforma Gelmini

da Il Sole 24 Ore

A lezione di civica, tutti i tentativi da Moro alla riforma Gelmini 

Correva l’anno 1958 quando l’allora ministro della Pubblica Istruzione, Aldo Moro, propose quello che divenne il decreto del Presidente della Repubblica n. 585, col quale furono definiti i programmi per l’insegnamento dell’educazione civica nell’istruzione secondaria, sia quella – allora si chiamava così – inferiore, sia quella superiore.

Programmi obbligatori
I programmi prevedevano che l’insegnamento di storia fosse obbligatoriamente integrato, per due ore, con i seguenti argomenti: i lineamenti essenziali della Costituzione; i diritti e i doveri dei cittadini; il lavoro e la sua organizzazione e tutela; le organizzazioni sociali di fronte allo Stato; nozioni generali sull’ordinamento dello Stato; principi della cooperazione internazionale.

Nel 1979 educazione civica solo nella scuola media
È nel 1979 che comincia il lungo processo di uscita dell’educazione civica dai programmi ministeriali. Infatti, nel febbraio di quell’anno furono pubblicati in Gazzetta Ufficiale i nuovi programmi di insegnamento, coi quali la materia fu limitata alla sola scuola media (ora secondaria di primo grado).

L’uscita dai programmi nel 1990
L’educazione civica scomparve dai “programmi” scolastici, quale disciplina a sé stante, nel 1990. I docenti di storia potevano continuare a trattarne i temi, però per non più di due ore al mese, all’interno del monte orario complessivo della loro materia.

Nel 2008 arriva Cittadinanza e Costituzione
Con il Ministro Mariastella Gelmini, nel 2008, furono rivisitati gli ordinamenti scolastici. Fu previsto che gli insegnamenti dell’ambito storico venissero integrati, a parità di ore e in via sperimentale, per l’acquisizione di competenze relative a Cittadinanza e costituzione. Tuttavia, non furono individuati precisi obiettivi di apprendimento, lasciando così la realizzazione dell’insegnamento all’iniziativa dei singoli docenti.

Ispezione A.S.L. o Vigili del Fuoco in una scuola: cosa fare per tutelarsi?

da Orizzontescuola

Ispezione A.S.L. o Vigili del Fuoco in una scuola: cosa fare per tutelarsi?
di Natalia Carpanzano

Con cadenza periodica, o a seguito di incidenti o segnalazioni, gli Istituti Scolastici sono soggetti a controlli da parte degli organi di vigilanza.

Ma come occorre comportarsi durante un’ispezione da parte di questi Enti? Quali sono i documenti indispensabili da consegnare e come devono essere catalogati?

Gli organi di vigilanza non sono tutti uguali

  • Il campo della sicurezza sul lavoro in ambito scolastico, essendo di per sé ampio e complesso, viene convenzionalmente suddiviso in due settori distinti:
  • L’igiene e la sicurezza nei luoghi di lavoro (che riguarda ad esempio la pulizia degli ambienti, la corretta destinazione d’uso dei locali,la potabilità dell’acqua)
  • La sicurezza antincendio (inerente la manutenzione periodica degli estintori, i corsi di formazione anticendio in numero adeguato, la agevole fruibilità delle uscite di emergenza)

A seconda che la problematica affrontata sia afferente all’uno o all’altro capitolo avremo appositi enti statali deputati alla vigilanza sull’osservanza delle normative in vigore.

Nel caso dell’igiene e della sicurezza nei luoghi di lavoro ci troveremo di fronte l’A.S.L., mentre nel caso della sicurezza antincendio i Vigili del Fuoco.

Il rispetto delle norme a prescindere

Come dicevamo, un tipo di ispezione di questo genere in una Scuola, realizzata da parte di un organo di vigilanza non è cosa affatto rara. Ma cosa deve fare il Dirigente Scolastico o suo delegato che riceva la visita di una di queste Autorità?

È bene evidenziare sin dall’inizio che in un Istituto Scolastico le condizioni di sicurezza devono essere implementate costantemente. Ciò a prescindere da eventuali ispezioni o sanzioni che potrebbero essere elevate in caso di non conformità alla normativa.

Gli infortuni, infatti, sono sempre dietro l’angolo e il personale scolastico potrebbe essere soggetto a gravi conseguenze in caso di inadempienze nella gestione della sicurezza. Una sanzione amministrativa potrebbe anche essere una pena leggera rispetto alle conseguenze penali in caso di reale danno alle persone.

Ricordiamo inoltre che il personale scolastico è anche caratterizzato da puntuali obblighi di vigilanza nei confronti degli allievi (addirittura anche di quelli maggiorenni).

Cosa fare in caso di ispezione

L’andamento di un’ispezione varia molto in base alla sua natura (come si diceva può essere conseguente ad un incidente o denuncia oppure pianificata).

Sia nel caso in cui l’ispezione sia comunicata al Dirigente Scolastico preventivamente o sia fatta “a sorpresa” è consigliabile seguire i seguenti passi.

Predisporre i documenti richiesti in caso di ispezione: quali sono e come catalogarli

È bene preparare per tempo, nell’ufficio del Dirigente Scolastico, tutta la documentaizone a carico della Scuola che di solito viene richiesta dagli Enti ispettivi in caso di controllo. Questo anche per evitare che, soprattutto nel caso di un controllo a sorpresa, vengano consegnati agli ispettori documenti non aggiornati o non corretti.

I seguenti documenti sono ritenuti indispensabili ma non rappresentano un elenco esaustivo:

  • Versione aggiornata del Documento di Valutazione dei Rischi completo (stress, donne gravide, richio chimico, etc.).È importante fare attenzione che il documento sia firmato dal Dirigente, dall’R.S.P.P. e dall’R.L.S.
  • Versione aggiornata del Piano di Emergenza ed Evacuazione di tutti i plessi facenti parte dell’Istituto
  • Verbale di almeno le ultime due Riunioni Periodiche
  • Registro dei controlli periodici a cura dell’Istituto (manutenzioni, verifica estintori, etc.), debitamente compilato
  • Rendere disponibili copie degli attestati di formazione antincendio e di primo soccorso in corso di validità degli addetti designati quali membri di tali squadre
  • Rendere disponibili copie della lettere di designazione degli addetti alle squadre di emergenza controfirmate per accettazione da ogni singolo addetto
  • Lettere di designazione degli Assistenti al Servizio Prevenzione e Protezione (A.S.S.P.) controfirmate per accettazione
  • Lettera di designazione e contratto di nomina dell’R.S.P.P., con allegato il curriculum vitae del professionista e i suoi attestati di formazione aggiornati
  • Attestati di formazione di Dirigenti, Preposti, Lavoratori, A.S.P.P. ed R.L.S.
  • Preparare copia dei verbali delle prove di evacuazione degli ultimi 2 o 3 anni
  • Preparare un fascicolo unitario contenente le richieste di intervento avanzate per iscritto all’Ente proprietario dell’Edificio. Le richieste possono essere state fatte in relazione ai rischi potenziali connessi a non conformità degli edifici scolastici. Tipicamente le richieste più frequenti sono connesse ad infiltrazioni di acqua piovana, distacchi di cornicioni o intonaco, presenza di pavimenti dissestati.
  • Verbale di elezione dell’R.L.S.

Altre azioni da porre in essere preventivamente

  • Richiedere per tempo all’Ente proprietario dell’edificio copia dei documenti relativi al plesso/sede oggetto di ispezione. Tali documenti possono essere, ad esempio, il C.P.I. o la S.C.I.A., i certificati di conformità degli impianti, le attestazioni delle avvenute verifiche periodiche, etc.
  • Accertarsi che i locali tecnici, i locali non presidiati ed i magazzini siano debitamente chiusi a chiave
  • Accertarsi che i servizi igienici siano in condizioni sanitarie perfette. Si ricorda di porre particolare attenzione a quelli per diversamente abili,anche in caso di assenza di allievi o personale disabile. Gli stessi non devono essere utilizzati come un magazzino per stracci e scope o, peggio, per prodotti chimici dedicati alla pulizia.

Miur, 11 gruppi lavoro su temi chiave. Ecco gli otto esperti coordinatori

da Orizzontescuola

Miur, 11 gruppi lavoro su temi chiave. Ecco gli otto esperti coordinatori
di redazione

Il Ministro Bussetti, come riferito, ha costituito undici gruppi di lavoro che affronteranno alcuni temi chiave della scuola e potranno presentare proposte amministrative e normative.

Temi chiave

Di seguito i temi chiave che saranno oggetto di studio dei gruppi di lavoro:

  1. percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento;
  2. inclusione scolastica;
  3. attività sportive scolastiche;
  4. valutazione del sistema scolastico;
  5. primo ciclo e zero/sei;
  6. cultura umanistica;
  7. Istituti tecnici e professionali;
  8. soft skills ed educazione civica;
  9. quadriennali e scuole innovative;
  10. équipe territoriali;
  11. bullismo e prevenzione.

Coordinatori gruppi di lavoro

Gli 11 gruppi di lavoro, che si occuperanno dei succitati temi, saranno coordinati da otto esperti.

Questi, come riportati dal Corriere della Sera, i nomi e le professionalità degli otto esperti:

Luigi D’Alonzo: coordina il gruppo per l’inclusione scolastica. Docente di Pedagogia speciale della università Cattolica di Milano, dirige il Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità, dirige la rivista scientifica Italian Journal of Special Education for Inclusion. Aveva già un incarico a viale Trastevere: ha fatto parte del comito tecnico scientifico ministeriale per l’attuazione della legge 170/2010 sui Dsa e di quello dell’Osservatorio permanente per l’integrazione degli alunni con disabilità.

Bruno Mantovani: decano degli insegnanti di educazione fisica milanesi, e direttore scientifico di Edumoto, coordina il Gruppo per le attività sportive scolastiche. Sessantotto anni, diplomato Isef, era una giovane promessa dell’atletica.

Amanda Ferrario: coordina il Gruppo per la valutazione del sistema scolastico e quello per le soft skills e l’educazione civica. Laureata in Filosofia a Milano nel 2010, poi docente di letteratura tra Somma Lombardo e Busto Arsizio, 45 anni, è diventata dirigente scolastico (tra gli altri, del prestigioso Tito Livio di Milano) nel 2014, ed è approdata quest’anno al Miur.

Ermanno Puricelli: coordina il Gruppo per il primo ciclo e lo zero/sei. Sesssantacinque anni, nato a Buscate (Mi), laureato in Filosofia a Milano, dottorato presso la facoltà di Scienze della formazione di Bergamo, è stato insegnante dall’81 al ‘95 e dal ‘96 dirigente scolastico (dal 2010 è preside dell’istituto onnicomprensivo europeo del suo paese d’origine, Buscate). Ha pubblicato diversi articoli su scuola e didattica in riviste specializzate, un libro sulla didattica per competenze e svolge attività di ricercatore e formatore.

Giacomo Merlo: coordina il Gruppo per la cultura umanistica e quello per gli Istituti tecnici e professionali. Laureato in Lettere a Genova nel ‘74, dirigente presso l’Itsos Albe Steiner di Milano, consulente nel campo della formazione e della comunicazione, racconta su Linkedin di avere un’«esperienza più che quarantennale nel mondo della scuola».

Mario Giacomo Dutto: coordina il Gruppo per le quadriennali e le scuole innovative. Settantuno anni, laureato in Sociologia alla Sapienza, dottorato di ricerca ad Edimburgo, dal 2001 al 2006 è stato all’ufficio scolastico regionale della Lombardia e dal 2004 al 2007 professore a contratto presso l’università Cattolica di Milano. Presidente del Comitato tecnico scientifico di IPRASE e componente del Comitato scientifico del CeRiForm (centro di ricerca sulla formazione dell’Università Cattolica), ha svolto attività di ricerca presso diversi enti.Ha scritto un centinaio di articoli su questioni di politica educativa e numerosi libri tra cui Acqua alle funi (2013), Vela d’altura (2016).

Luca Bernardo: coordina il Gruppo per il bullismo e la prevenzione. Dopo aver lavorato qualche anno negli Stati Uniti, è dal 2005 direttore della Struttura complessa di Pediatria dell’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. Cinquantuno anni, docente nella Scuola di specializzazione di Pediatria dell’Università degli Studi di Milano, è collaboratore dell’Autorità Nazionale Anticorruzione come esperto di sanità. Dal 2017 è direttore del Centro di Coordinamento Nazionale Cyberbullismo con il M.I.U.R. Nel 2008 ha fondato il Centro nazionale alla prevenzione e al contrasto di bullismo e cyberbullismo, il primo in Italia, diventato il modello di riferimento per i protocolli di intervento nei casi di bullismo. Nel 2018 ha pubblicato con la dottoressa Francesca Maisano “L’età dei bulli” (Sperling & Kupfer).

Alessia Pipitone: Pipitone coordina il Gruppo per i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento e quello per le équipe territoriali. La dirigente scolastica, 50 anni, di Roma, capo segreteria del sottosegretario Salvatore Giuliano, ha una laurea in Semiotica presso l’Alma Mater di Bologna e lavora da qualche anno presso l’ufficio di gabinetto del Miur.

Maestri di ed. fisica alla primaria, passa proposta di legge. 12mila posti

da Orizzontescuola

Maestri di ed. fisica alla primaria, passa proposta di legge. 12mila posti
di redazione

Docenti specializzati per l’insegnamento dell’educazione motoria alla primaria: proposta di legge approvata in Commissione Cultura della Camera.

La comunicazione è dell’On. Vittoria Casa (M5S)

“In commissione cultura è stata approvata importantissima proposta di legge che ha visto lavorare tutti i gruppi politici in piena sinergia e collaborazione per raggiungere questo obiettivo: l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria sarà affidata a docenti specializzati che entreranno a pieno titolo nell’organico della scuola.”

12.000 posti a disposizione

Si prevede un reclutamento ad hoc di docenti che abbiano il titolo per insegnare scienze motorie.

In primis si guarderà all’organico disponibile, utilizzando docenti abilitati all’insegnamento per la primaria ed in possesso di competenze certificate nelle materie da approfondire.

E poi il concorso, con l’obiettivo di creare classi di concorso specifiche.

L’obiettivo del Ministero aveva affermato  Bussetti qualche  settimana fa – è inserire insegnanti specializzati nella primaria, ossia dei veri maestri di educazione fisica, e consentire alle scuole, il pomeriggio e durante le vacanze, di diventare centri sportivi scolastici. Serviranno 12 mila nuovi docenti e un concorso ad hoc

Non sappiamo se il testo definitivo della proposta di legge abbia accolto a pieno queste indicazioni, ma sul fabbisogno dei numeri non dovrebbero esserci dubbi.

Lavoro di pomeriggio e d’estate

La disciplina, secondo quanto affermato dal Ministro, non sarà curricolare, ma diventerà pomeridiana (in aggiunta?) o progetto estivo. Nulla al momento è trapelato circa l’inquadramento professionale e la retribuzione possibile per questo lavoro.

Educazione civica obbligatoria dall’asilo più materia d’esame in terza media e alla maturità, arriva il ddl che non divide

da La Tecnica della Scuola

Educazione civica obbligatoria dall’asilo più materia d’esame in terza media e alla maturità, arriva il ddl che non divide
Di Alessandro Giuliani

Dopo l’avvio di varie iniziative a sostegno e gli auspici del ministro dell’Istruzione, anche in chiave anti-bullismo, l’insegnamento dell’educazione civica potrebbe presto diventare per legge obbligatorio e curricolare dalla scuola materna fino alla secondaria di secondo grado: lo prevede il progetto di legge della Lega, il primo firmatario è l’on. Massimiliano Capitanio, che inizierà il proprio iter legislativo all’interno della Commissione Cultura della Camera a gennaio.

Alla presentazione del progetto, il 6 dicembre alla Camera, c’erano anche il segretario del partito Matteo Salvini e i ministri dell’Istruzione Marco Bussetti e della Famiglia Lorenzo Fontana

Il progetto: in cosa consiste

“Il provvedimento – spiega lo stesso Capitanio – , condiviso con la maggioranza di governo, oltre a sostenere progetti di educazione civica fin dalla scuola materna, prevede che alla materia siano dedicate, a partire dalla primaria, 33 ore annuali, con valutazione dal terzo anno delle elementari e certificazioni “soft skills” alla fine del triennio della scuola secondaria di primo grado e del biennio della secondaria di secondo grado. L’educazione civica sarà inoltre materia di colloquio in occasione dell’esame di terza media e di maturità”.

L’educazione civica come orientamento per altre discipline

Il disegno di legge prevede che “nel rispetto dell’autonomia scolastica, il Miur elaborerà un regolamento per orientare l’insegnamento di alcune materie a partire dalla conoscenza della Costituzione, spaziando dal contrasto a bullismo e cyberbullismo fino all’educazione stradale o al contrasto alla dipendenza da droghe e alcol”.

Inoltre, “è previsto lo stanziamento di un milione di euro per premiare le best practice scolastiche in occasione della cerimonia del 2 giugno. Per rafforzare il patto educativo tra scuola e famiglia – conclude l’esponente leghista – sono introdotti due momenti di formazione all’anno per facilitare il dialogo tra docenti, studenti e famiglie”.

Salvini: basta con i bla, bla, bla

“Scuola, educazione e inclusione troppo importanti per essere superati dagli ‘0 virgola’ e dalle polemiche inesistenti. E’ necessario rimettere al centro la scuola, un mondo vissuto a lungo come serbatoio elettorale”, ha detto Salvini, secondo il quale sull’educazione civica si sentono spesso solo dei “bla, bla, bla. E’ inaccettabile – ha continuato il leader del Carroccio – che venga messa in discussione la serietà e la onorabilità di chi sta dietro la cattedra. Ho letto di quel ragazzino che ha preso 3 e ha fatto causa all’ insegnante. Ma quando accadeva a me io dovevo preoccuparmi di mio padre. Sono cose fuori dal mondo e bisogna imparare il rispetto”.

Comuni in prima linea

Una richiesta di ripristino dell’educazione civica nelle scuole era stata presentata tempo fa dai sindaci, impegnati nella raccolta delle cinquantamila firme necessarie per depositare una legge di iniziativa popolare.

“Nella nostra proposta l’Educazione alla Cittadinanza copre uno spettro più ampio della vecchia educazione civica: dall’educazione digitale a quella ambientale, passando per la difesa dei beni comuni. Confidiamo che questa volta, diversamente che su altre questioni delicate e sensibili, il contributo dei sindaci possa essere considerato e accolto”, ha detto il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.

L’ex ministra Gelmini: serve un’unica grande e dirompente iniziativa

Anche a parte dell’opposizione piace il ddl: “Condividiamo le diverse proposte, facciamo sintesi, portiamo avanti un’unica grande e dirompente iniziativa – ha detto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia – per gettare le basi per una ‘rivoluzione del buon senso’, che parta dai banchi di scuola, con l’educazione civica e alla digitalizzazione. Abbiamo davanti una grande opportunità, non mettiamo bandierine su un tema così importante e delicato. Facciamo in modo che Camere ed esecutivo lavorino insieme per un vero e tangibile cambio di passo”.

Via libera anche dalla Uil Scuola

Anche per il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi, “il cambio di passo serve, ma da parte della politica, che deve smetterla di dire chi, cosa e come si insegna. E’ la costituzione prevede che l’insegnamento è libero. Una volta stabilite le indicazioni nazionali, si deve lasciare alle singole scuole autonome il lavoro educativo”.

Quella presentata alla Camera è “una proposta – continua Turi – che mette tutti d’accordo nel considerare il vero ruolo della scuola, quello di comunità educante con tre funzioni essenziali: istruire, educare, formare. Una scuola che non opera soltanto per formare al lavoro, ma per formare uomini colti, cittadini consapevoli e attenti. La scuola statale del nostro paese, che oggi tutto l’arco parlamentare sembra riscoprire, è quella che da decenni educa alle regole e ai valori. Offrire una istruzione di qualità sarebbe cosa difficilissima se la nostra scuola non fosse, come invece è già, una scuola libera, indipendente ed autonoma”.

“La nostra scuola – precisa Turi – non è all’anno zero, da anni svolge questa importante funzione educativa, con iniziative interdisciplinari, anche senza nessun obbligo, tese a valorizzare il senso civico degli alunni ed anche delle famiglie, all’interno della comunità educante”.

“Nella gara politica sulla primogenitura a ché l’educazione civica diventi obbligatoria, ad arrivare prima è proprio la scuola, bene comune, la cui autonomia e componente nazionale vanno salvaguardate – conclude il sindacalista – con altrettanto rispetto civico e politico”.

Docenti neoassunti, come iscriversi all’ambiente on-line

da La Tecnica della Scuola

Docenti neoassunti, come iscriversi all’ambiente on-line
Di Lara La Gatta

I docenti neassunti e con passaggio in ruolo nell’a.s. 2018/2019, e quest’anno anche i docenti impegnati nel percorso annuale FIT, hanno a disposizione un’ambiente online di supporto alla formazione.

Tale ambiente, gestito dall’Indire, consente ad ogni docente registrato di predisporre il proprio Portfolio professionale, compilare i questionari per il monitoraggio della formazione ed esportare la documentazione elaborata per la discussione finale.

Per poter utilizzare le varie funzionalità, è necessario iscriversi.

Come fare?

Per accedere all’ambiente, è necessario registrarsi tramite il pulsante ”Registrazione” che si trova nella homepage del sito http://neoassunti.indire.it/2019/.

Una volta completata la procedura di iscrizione il docente riceverà via email un messaggio di conferma contenente:

  • il nome utente, generalmente composto secondo la regola: COGNOME.NOME;
  • un link utile ad impostare la password.

Con queste credenziali si potrà accedere all’ambiente tramite il pulsante ”Login” che si trova nella homepage del sito http://neoassunti.indire.it/2019/

Se il link non funziona?

Il problema può dipendere dai seguenti motivi:

1. il link per impostare la password è scaduto perché sono passati tre giorni dall’invio del messaggio. In questo caso bisogna collegarsi alla pagina neoassunti.indire.it/2019/ cliccare su ‘Login‘ e poi su ‘Recupera credenziali‘. Nell’apposita form si dovrà inserire il codice fiscale e inviare la richiesta. All’indirizzo di posta elettronica con cui ci si è registrati arriverà un nuovo link utile ad impostare la password;

  1. il link per impostare la password è scaduto perché è stato disattivato a seguito di un’ulteriore richiesta di attivazione delle credenziali. In questo caso, è necessario verificare se nella  casella di posta è arrivato un altro messaggio con un nuovo link;

  2. il link viene riportato nel messaggio spezzato in due o più parti. In questo caso bisogna selezionare per intero il link contenuto nel messaggio (partendo da “http://” e arrivando fino all’ultimo carattere), copiarlo, incollarlo nella barra degli indirizzi del browser e poi premere “Invio”.

Se non arriva la mail di conferma?

L’email di conferma viene inviata all’indirizzo inserito in fase di iscrizione. In caso di mancata ricezione, bisogna attendere almeno 24 ore e controllare che il messaggio di conferma non sia stato filtrato dal client di posta elettronica nella casella SPAM/posta indesiderata.

Se dopo 24 ore l’email di conferma non è ancora arrivata e non c’è neanche fra lo spam, è necessario contattare il servizio di assistenza indicando un indirizzo di posta elettronica alternativo a quello con cui ci si è iscritti, preferibilmente la mail registrata su istruzione.it.

Pensioni, nelle domande entro il 12 dicembre non è prevista “Quota 100”

da La Tecnica della Scuola

Pensioni, nelle domande entro il 12 dicembre non è prevista “Quota 100”
Di Andrea Carlino

Le ultime indiscrezioni giornalistiche sulle pensioni e su quota 100 hanno creato un po’ di scompiglio nel mondo della scuola.

Entro il 12 dicembre, è confermato, così come segnalato dallo Snals, non è prevista, né poteva essere prevista, la domanda di pensionamento “Quota 100” strettamente collegata alla futura legge di bilancio che dovrà essere approvata.

La data dell’eventuale pensionamento, per il personale scolastico, sarà determinato dalla data in cui l’INPS attesterà ufficialmente il diritto al pensionamento.

Se la comunicazione dovesse arrivare entro il 31 agosto 2019 si potrà andare in pensione a partire dall’1 settembre 2019; se dovesse arrivare dal 1° settembre 2019 in poi, si andrà in pensione dall’1 settembre 2020.

Sulla possibilità per i docenti, nel caso di pensionamento un anno dopo, di essere spostati su servizio amministrativo per consentire alla scuola la sostituzione in classe e la continuità didattica, ciò non è stato confermato né dai sindacati né dal Miur.

Al momento si tratta solo di un’ipotesi giornalistica priva di riscontri.

Domande per i pensionamenti nel mondo della scuola entro il 12 dicembre

Le domande per i pensionamenti nel mondo della scuola, tramite procedura online, possono essere inoltrate entro il 12 dicembre.

CLICCA QUI per il decreto ministeriale

CLICCA QUI per le istruzioni operative

Il trattenimento in servizio

Il trattenimento in servizio, riservato solo ai dipendenti pubblici, consente agli stessi di rimanere sul posto di lavoro anche dopo il compimento dell’età pensionabile.

Il trattenimento in servizio può essere richiesto dal personale che compiendo 67 anni di età entro il 31 agosto 2019 non abbia maturato a quella data l’anzianità pensionistica di 20 anni.

Infatti, se al compimento dell’età necessaria per accedere alla pensione il lavoratore non ha raggiunto il requisito contributivo minimo, lo stesso può chiedere il trattenimento in servizio a condizione che raggiunga il requisito contributivo richiesto entro l’età massima di 70 anni.

L’Amministrazione sarà obbligata a collocare a riposo i dipendenti che in possesso dei requisiti della pensione anticipata, raggiungano i 65 anni di età entro il 31 agosto del 2019.

Regole per l’accesso alla pensione

Per conseguire la pensione di anzianità e la pensione anticipata i nuovi requisiti dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2019 sono i seguenti:

Pensione di vecchiaia per uomini e donne con almeno 20 anni di contributi

67 anni entro il 31 dicembre 2019.

Pensione anticipata

  • per le donne, 42 anni e 3 mesi di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2019;
  • per gli uomini, 43 anni e 3 mesi di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2019.

Opzione donna (art. 1 comma 9 della legge 23 agosto 2004, n. 243)

Per le sole donne resta in vigore la norma prevista dall’art. 1 comma 9 della Legge 243/2004, che consente l’accesso alla pensione con 57 anni e 7 mesi di età anagrafica e 35 anni di anzianità contributiva.

Il pensionamento è consentito dal 1° settembre 2019 a condizione che il requisito di contribuzione sia stato maturato entro il 31 dicembre 2015 e quello anagrafico entro il 31 luglio 2016. L’assegno pensionistico verrà conteggiato per intero col sistema contributivo.

Congedo maternità, al lavoro fino al nono mese. Novità anche per i papà

da La Tecnica della Scuola

Congedo maternità, al lavoro fino al nono mese. Novità anche per i papà
Di Andrea Carlino

Una novità per il congedo maternità. Al lavoro fino al nono mese di gravidanza per le mamme lavoratrici.

Alle lavoratrici viene garantita la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro

Il nuovo schema è “in alternativa” allo schema tradizionale che impone la sospensione dall’attività lavorativa nei due mesi prima del parto e nei 3 successivi o 1 mese prima e nei 4 successivi (maternità flessibile).

Congedo maternità: come funziona negli altri paesi

In Francia si prevede che alle future madri spettino 16 settimane di riposo, generalmente suddivise in sei settimane prima della nascita e 10 dopo.

In Germania, il congedo obbligatorio è di sei settimane prima del parto e  di otto settimane dopo, che può arrivare a 12 settimane se nasce più di un bambino.

In Belgio le madri hanno diritto a 6 settimane di maternità obbligatorie prima del parto e 52 settimane facoltative, tutte però pagate al 90% dello stipendio.

Anche in Spagna le settimane sono 16 e retribuite integralmente: di queste solo sei sono obbligatorie e da godere dopo il parto, le altre sono a discrezione della lavoratrice.

Gli Stati Uniti non hanno una legge che riguarda specificamente il congedo parentale.

In Giappone, le madri possono lasciare il lavoro 6 settimane prima della data di scadenza prevista (14 settimane se si tratta di parto gemellare). E dopo la nascita è concesso un periodo di 8 settimane.

Cgil critica modifiche su congedo maternità

Un “colpo ai diritti delle donne e alle loro tutele” che va “immediatamente modificato”.

Così Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil, a proposito dell’emendamento che fa “scomparire l’obbligo di astensione dal lavoro prima della nascita. Così non si garantisce la libertà alle lavoratrici, né tanto meno si tutela la salute della gestante e quella del nascituro”.

La proposta “mina la libertà delle donne, soprattutto di quelle più precarie e meno tutelate”.

Non solo congedo maternità: novità per bonus Asilo nido

Sale da 1.000 a 1.500 euro annui e viene esteso fino al 2021 il bonus per l’iscrizione agli asili nido pubblici o privati. A partire dal 2022 il bonus sarà determinato, nel rispetto del limite di spesa programmato e comunque per un importo non inferiore a 1.000 euro su base annua con decreto da adottare entro il 30 settembre 2021 alla luce del monitoraggio previsto per la misura.

Congedo paternità

Nel 2019 i papà avranno diritto a 5 giorni di congedo per la nascita dei figli. Si aggiunge un giorno rispetto al 2018.

Alternanza scuola lavoro, per gli istituti professionali almeno 210 ore

da La Tecnica della Scuola

Alternanza scuola lavoro, per gli istituti professionali almeno 210 ore
Di Fabrizio De Angelis

Nel corso del question time alla Camera dei deputati che si è tenuto nel pomeriggio del 5 dicembre, il Ministro Bussetti ha parlato anche di Alternanza scuola lavoro. Nel corso della discussione in aula, ha reso noto l’aumento di ore destinate ai percorsi per gli istituti professionali, che torna a 210 ore.

L’emendamento approvato di Gelmini

La Camera ha approvato infatti l’emendamento alla legge di bilancio 2019 di Mariastella Gelmini, che quindi incrementa da 180 ore a 210 ore l’orario minimo complessivo da destinare ai percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (il nuovo nome dell’alternanza) nelle tre classi terminali dei corsi di studio degli istituti professionali.

Il correttivo non cambia la sostanza però: saranno sensibilmente ridotte la durata minima dei percorsi, stabilita in misura differenziata in 210 ore per gli istituti professionali, 150 per gli istituti tecnici e 90 per i licei. Tale riforma farà risparmiare oltre 50 milioni di euro allo Stato.

Alternanza non è un dovere ma un’opportunità

Bussetti però, nel corso del question time del 5 dicembre ha ribadito che l’alternanza scuola lavoro non deve essere percepito come un obbligo o un dovere, ma come un’opportunità da cogliere: “Come è noto, la cosiddetta ‘buona scuola’ ha ampliato in maniera considerevole le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro, così facendo, quello che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente, è stato letto come un obbligo, un dovere, non come un’opportunità da cogliere, sia per gli studenti sia per le strutture che si sono proposte di accoglierli presso di loro”, ha detto il Ministro.

“Sono fermamente convinto che i termini scuola e lavoro non debbano essere intesi in maniera antitetica, ma come sintesi naturale. Trovo normale che durante un percorso di studi, oltre al trasferimento di conoscenze e di strumenti per interpretare il mondo in cui viviamo, si tenti di orientare gli studenti verso un lavoro, qualunque esso sia. In questo senso, reputo molto importante e formativo che gli studenti possano, tramite percorsi di competenze trasversali, iniziare a misurarsi con il mondo del lavoro, con il quale prima o poi dovranno entrare in contatto”, ha aggiunto Bussetti.

Sostegno: rinviata a settembre l’attuazione del D.lgs. n. 66. Cosa succede ora

da Tuttoscuola

Sostegno: rinviata a settembre l’attuazione del D.lgs. n. 66. Cosa succede ora

Dicembre, mese della giornata mondiale della disabilità, è anche il mese che vede arrivare importanti novità sul sostegno e sull’inclusione scolastica. La prima è arrivata proprio in occasione della suddetta giornata, caduta lo scorso 3 dicembre, e vede il rinvio a settembre dell’attuazione del tanto discusso D.lgs. n. 66/2017. La seconda poi riguarda, secondo le dichiarazioni del ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, la modifica dell’idea che in generale si ha dell’insegnante di sostegno. Ma andiamo con ordine.

Proprio lo scorso 3 dicembre, il sottosegretario all’Istruzione, Salvatore Giuliano, ha annunciato con un video di aver rinviato a settembre l’attuazione del  D.lgs. n. 66/2017 che, a detta di molti, rischiava di complicare e rendere ancora più farraginosa l’inclusione scolastica. Questa scelta, realizzata in collaborazione con le associazioni che si occupano di tutelare i diritti delle persone con disabilità, punta per ora a lasciare tutto così com’è, non prevedendo, almeno per il momento, nessuna azione migliorativa nel complesso mondo dell’inclusione scolastica.

Ricordiamo che anche quest’anno Tuttoscuola ha documentato e denunciato i forti ritardi nell’assegnazione degli insegnanti di sostegno e le numerose criticità attualmente presenti.

Cosa prevedeva il D.lgs. n. 66/2017

Dal primo gennaio 2019 l’assegnazione delle ore per il sostegno sarebbe dovuta partire dal Dirigente Scolastico, che ascoltato il GLI,  avrebbe poi dovuto inviare la propria richiesta al Gruppo per l’Inclusone Territoriale (GIT), un nuovo organo composto da un “Dirigente tecnico o un Dirigente scolastico che lo presiede, tre Dirigenti scolastici dell’ambito territoriale, due docenti (uno per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione e uno per il secondo ciclo di istruzione), nominati con decreto del dirigente preposto all’Ufficio Scolastico Regionale (USR) o di un suo delegato” (Art. 9, comma 4).

Questa scelta aveva destato più di un dubbio soprattutto nelle associazioni di categoria, che vedevano demandata a un organo extrascolastico una funzione molto importante come quella della richiesta delle ore necessarie per il sostegno.

In questo modo il GIT avrebbe fatto un’analisi preventiva ed espresso un parere prima che la richiesta arrivasse all’Ufficio Scolastico Regionale. Al GIT spettava dunque una funzione di intermediazione tra le varie scuole, assicurandosi che all’USR non arrivassero richieste improprie (ad esempi sostegno per gli alunni con DSA o altro).

Il GIT non avrà più le funzioni previste dal decreto legislativo 66, ma avrà un compito di supporto alle scuole, sia in termini di strumenti (ad esempio per introdurre l’ICF nel PEI) che di strategie efficaci per l’inclusione. Un ufficio molto simile ai vecchi Centri territoriali di Supporto, che sembravano essere soppiantati dalle scuole polo, ma che sembra siano pronti a tornare in auge.

Tagliani (AIPD): “Ribadito il principio della continuità didattica”

Secondo Nicola Tagliani dell’osservatorio scolastico dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD): “Questa bozza di modifiche al decreto sembrerebbe puntualizzare e migliorare alcuni aspetti dell’inclusione previsti del decreto 66, come il fatto di chiarire la permanenza dei GLH operativi e aver restituito loro la competenza della proposta del numero di ore di sostegno. Inoltre ha ribadito il principio della continuità didattica pure per i docenti di sostegno di ruolo, anche se la concreta attuazione della continuità rimane ancora indefinita. Delle perplessità emergono invece sulle nuove certificazioni, in quanto, oltre alla certificazione di handicap riconosciuto ai sensi della Legge 104/92, sembrerebbe essere previsto un ulteriore e poco chiaro accertamento della disabilità in età evolutiva ai fini scolastici. Ci auguriamo che il nuovo iter per l’approvazione delle modifiche al decreto 66 non ritardi ulteriormente l’emanazione delle norme applicative già previste nel vecchio testo e ancora non definite”.

Secondo alcune associazioni, tra cui la FIRST (Federazione Italiana Rete Sostegno Tutela) “Il GLHO ritorna a essere quello che è sempre stato, il vero protagonista della personalizzazione del PEI e delle indicazioni delle ore di sostegno e degli altri sostegni in generale“ (link al sito: https://firstfederazione65.it/2018/12/04/comunicato-first-rinvio-dlgs-66/#more-1153), sollevando un ulteriore problema non emerso da altri fronti.

In estrema sintesi con questa disposizione, di fatto, si lascia tutto così com’è. L’estrema mobilità degli insegnanti di sostegno, il mancato avvio di corsi di formazione universitari specifici, il trasporto (di responsabilità degli enti locali e partito in grande ritardo anche quest’anno), la regolamentazione degli educatori, figure chiave nei processi inclusivi: questi sono solo alcuni dei punti chiave dell’inclusione scolastica che, però, rimangono punti interrogativi.

Bussetti: “Insegnante di sostegno non è solo dell’alunno”

Anche il ministro Bussetti è tornato sull’argomento “sostegno”. Proprio lo scorso 4 dicembre, a margine della settimana Italia-Cina dell’Innovazione, ha dichiarato: “La modifica dell’idea dell’insegnante di sostegno che non è solo dell’alunno, ma dell’intera classe che lavora con l’alunno. Se vogliamo fare inclusione non dobbiamo fare discriminazione. I nostri ragazzi sono tutti i ragazzi delle scuole, poi c’è chi ha più bisogno e a loro daremo opportunità in più”.

Scuola e disabilità, firmata l’intesa fra Bussetti e Fontana: al via i bandi per la formazione Lis per insegnanti

da Tuttoscuola

Scuola e disabilità, firmata l’intesa fra Bussetti e Fontana: al via i bandi per la formazione Lis per insegnanti 

Primo ciclo di formazione per docenti di sostegno esperti in Lingua dei segni italiana (Lis). L’avvio è stato formalizzato questa mattina, 6 dicembre, con la sottoscrizione e la presentazione, in occasione di una conferenza stampa alla Camera dei deputati con Matteo Salvini, di uno specifico Protocollo d’intesa firmato dai Ministri Lorenzo Fontana (Famiglia e Disabilità) e Marco Bussetti (Istruzione, Università e Ricerca). L’obiettivo dell’accordo è formare docenti esperti e qualificati nella Lis e favorire la completa inclusione scolastica dei bambini sordi segnanti o comunque caratterizzati da deficit uditivi significativi. Ne dà notizia un comunicato del Miur che riportiamo di seguito.

“Siamo l’ultimo Paese che non riconosce la Lis – ha spiegato il Ministro Salvini -. In sei mesi abbiamo colmato il vuoto di anni. Grazie ai Ministri Fontana e Bussetti. Mi auguro che dall’anno prossimo migliaia di bambini non udenti segnanti potranno avere tutte le potenzialità e possibilità degli altri bambini. Ora chiederò al presidente Rai di rendere fruibile l’emittente pubblica anche ai non udenti”.

“Oggi diamo un’altra prova di attenzione nei confronti dei nostri ragazzi e delle loro necessità. Era un impegno preso che stiamo mantenendo – ha commentato il Ministro Marco Bussetti -. La Lingua dei segni italiana costituisce uno strumento importante di inclusione, di pari opportunità, di accesso alla comunicazione e piena partecipazione alla vita collettiva e, in questo caso, scolastica per i nostri studenti con deficit uditivo. I corsi di formazione che struttureremo daranno finalmente loro una risposta attesa da tempo. Per questa iniziativa saranno utilizzati fondi del Programma Operativo Nazionale (Pon) per la scuola 2014-2020. Abbiamo subito a disposizione 6 milioni di euro. Partiamo con questi percorsi, ma voglio anticipare che lavoreremo affinché, già a partire dai prossimi corsi di specializzazione per diventare insegnanti di sostegno, nei programmi sia presente la Lis. Non facciamo dunque un intervento isolato, ma ci stiamo già proiettando nell’ottica di proseguire questa azione anche in futuro, in modo strutturale”.

“In coerenza con un impegno assunto già in campagna elettorale e dopo un percorso di condivisione, d’intesa con il Miur portiamo a compimento il primo percorso di formazione per docenti con competenze specifiche in materia di Lis – ha spiegato il Ministro Fontana -. Nello spazio di poche settimane saranno pubblicati i bandi per consentire ai docenti di partecipare alla formazione. La padronanza della lingua Lis rappresenta inoltre una qualificazione per il personale docente che opera nel nostro sistema scolastico. Tengo a sottolineare che questa iniziativa si colloca in una strategia più ampia che, d’intesa col Miur, vuole dare sempre maggiore effettività alla normativa per l’inclusione scolastica e anche universitaria degli studenti con disabilità. Il nostro Ministero partecipa infatti anche a un tavolo tecnico presso il Miur per redigere un codice della legislazione scolastica e universitaria”.

I percorsi formativi saranno rivolti prioritariamente ai docenti di sostegno per sostenere l’apprendimento di base e avanzato della Lis. Si svolgeranno su tutto il territorio nazionale. La formazione sarà avviata tramite le scuole polo e previa pubblicazione di un avviso pubblico a cui potranno partecipare i docenti interessati. Gli insegnanti acquisiranno una preparazione pedagogica specifica nell’ambito della sordità, nonché una padronanza lessicale per comunicare con un grado di spontaneità sufficiente a interagire con l’alunno sordo segnante. Un comitato paritetico, composto da tre qualificati rappresentanti di ognuno dei Ministeri sottoscrittori, curerà l’attuazione delle iniziative previste dal Protocollo.