Sindrome di Asperger, ecco gli spettacoli teatrali che fanno informazione

Il Sole 24 Ore del 15-01-2019

MILANO. Il teatro non è solo intrattenimento. Può anche assolvere a una funzione educativa. Può usare la narrazione di storie per aprire finestre su mondi che altrimenti non andremmo ad esplorare. Può essere un contenitore di informazioni da approfondire e lezioni da apprendere. Il Teatro dell’Elfo, punto di riferimento non solo per il territorio milanese, quest’anno ha inserito in stagione tre spettacoli che ruotano attorno allo stesso tema: l’autismo. Chiaramente una finestra spalancata, su un argomento che ancora deve essere molto approfondito per essere liberato dai pregiudizi che vi ruotano attorno.

Per due di questi spettacoli l’Elfo è anche impegnato nella produzione: “Lo strano caso del cane uscito a mezzanotte” e “Dedalo e Icaro”, in coproduzione con Eco di Fondo. Il primo è tratto dal bestseller omonimo di Mark Haddon, e narra le vicende di un 15enne affetto da una manifestazione particolare di autismo, la sindrome di Asperger. Il secondo, in scena dal 15 gennaio al 3 febbraio, sarà parte della campagna “Mi tingo di blu”, un articolato contenitore di eventi volti alla sensibilizzazione sul tema autismo. “Il blu” spiegano dall’Elfo, “è il colore che viene scelto nel 2007 quando le Nazioni Unite decidono di istituire la giornata della consapevolezza dell’autismo. Un colore che rappresenta quello che vivono tutti i giorni i familiari: brillante come il mare in un giorno d’estate o scuro come un mare in tempesta”.

Il terzo spettacolo, di nuovo sulla sindrome di Asperger, è prodotto da una compagnia indipendente, TeatRing, con la collaborazione delle associazioni “Semplicemente Aspie”, “Spazio Asperger” e Fondazione ARES, che si occupano di promuovere la corretta informazione sulla Sindrome e fornire sostegno alle famiglie in cui è presente. In questo spettacolo la diagnosi Asperger avviene in età adulta. Il protagonista dovrebbe sentirsene sollevato, perché questo giustificherebbe l’aver passato la vita a sentirsi un alieno, frainteso sempre da tutti quando non addirittura considerato una persona sgarbata o crudele. In realtà emerge una rabbia che sarebbe semplicistico etichettare come difficoltà di accettare la propria diversità. Diversità da cosa? La rabbia forse è più per doversi definire, catalogare, giustificare di fronte a un mondo neurotipico che lo vede come malato, mentre lui si sente perfettamente sano e funzionante. È che funziona in modo diverso, è tanto difficile da accettare?

La sindrome di Asperger è un disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento, comparsa per la prima volta nel 1994 nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV), ma ancora oggi spesso non diagnosticata. Le persone con questa sindrome possono essere perfettamente inserite nei contesti sociali in cui lavorano, si sposano, fanno figli, ma chi li conosce bene sa di avere a che fare con dei comportamenti sociali ritenuti spesso bizzarri. Hanno un modo particolare di vivere l’affettività, di comprendere le emozioni proprie e altrui. Sono senz’altro più a proprio agio con la logica che con l’empatia. Nei soggetti adulti che hanno ricevuto una diagnosi tardiva la situazione si complica, perché spesso, forse come conseguenza dell’aver passato la vita a sentirsi “strani”, si riscontrano anche stati di depressione, attacchi di panico, carenza di autostima, problemi di ansia e iperattività. Il protagonista dello spettacolo però a un certo punto dice causticamente che detta così siamo tutti Asperger.

Per spiegare la differenza e tentare così di ricomporla, salgono sul palco alla fine dello spettacolo quattro persone che hanno ricevuto la diagnosi Asperger in età adulta: Stefano Verrigni, Claudio Sessini e Laura Damato di “Semplicemente Aspie”, insieme a Roberto Mastropasqua. Con coraggio e delicatezza si espongono alle domande talvolta ingenuamente offensive di un pubblico che però è sinceramente interessato a capire. Come si cura? Dopo la diagnosi qual è la prognosi? È vero che non provate empatia? Come faccio a dire a un mio parente che secondo me è Asperger?

Con pazienza, consapevolezza e anche tanta ironia, spiegano che non si tratta di una malattia. Quindi non c’è una guarigione. Si tratta di una neuro-diversità, ovvero processi cognitivi e neurologici diversi dai cosiddetti “normali”. Spiegano che anche se c’è una fatica a comprendere e raccontare le emozioni, questo non vuol dire che non le abbiano. Spiegano, soprattutto, che l’autismo non va generalizzato, come non ci sogneremmo mai di generalizzare un tratto somatico. “Conosciuto un autistico, hai conosciuto un autistico. Non sono tutti così”, spiega Mastropasqua. E aggiunge: “Forse la terapia più efficace devono farla le persone non autistiche, affinchè imparino a riconoscere processi di pensiero diversi, emotività diverse, capire cos’è l’autismo”.

Ecco perché siamo a teatro a parlarne. Ecco cosa accade quando il teatro non è solo intrattenimento. Queste le parole della regista Marianna Esposito: “Ho fortemente voluto questo spettacolo perché credo che il teatro debba essere utile, ed essere sempre un mezzo e non un fine. Mi interessa il teatro che svolge una funzione. Sociale, politica, morale, civile. Senza rinunciare a divertire, far sorridere, fare poesia e bellezza”.

di Letizia Giangualano

Disegno di Legge ”Concretezza”

Nel disegno di legge “Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”, approvato a dicembre dalla Commissione Lavoro del Senato e ora in discussione presso le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, si dispone per la dirigenza pubblica, e quindi anche per i dirigenti delle Istituzioni scolastiche, l’introduzione dei nuovi sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza.

Tale disposizione trova, ovviamente, la decisa contrarietà dell’ANP che tramite il proprio Presidente Nazionale, Antonello Giannelli, fa sapere di ritenere concettualmente sbagliata oltreché offensiva tale decisione.

Il ruolo del dirigente non può essere sottoposto a questo genere di controlli e la sua valutazione non può essere frutto del solo conteggio delle ore passate a scuola, in quanto la qualità della prestazione non dipende dal tempo trascorso in ufficio, ma dal livello di raggiungimento dei risultati in relazione agli obiettivi assegnati. E’ pertanto fondamentale, piuttosto, l’introduzione di un serio sistema di valutazione dei dirigenti della scuola che non sia inutilmente burocratico e che consenta in modo trasparente ed oggettivo adeguate differenziazioni e valorizzazioni.

Sarebbe erroneo pensare di raggiungere l’obiettivo di maggiore efficienza ed efficacia del sistema dell’Istruzione attraverso metodi offensivi della dignità dei professionisti e lesivi dell’autonomia della figura dirigenziale prevista dall’Ordinamento.

Dislessia Amica Livello Avanzato

AID e Fondazione TIM avviano Dislessia Amica Livello Avanzato il nuovo progetto formativo dedicato alle scuole

Il corso è gratuito e certifica le scuole amiche della dislessia a supporto degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), sensibilizzando gli insegnanti verso le modalità e le strategie di apprendimento più funzionali alla loro inclusione

L’iniziativa è parte integrante del progetto Dislessia 2.0, la piattaforma digitale integrata di Fondazione TIM dedicata ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Anche quest’anno AID con la collaborazione di Fondazione TIM e di intesa con il MIUR, prosegue il suo impegno nel supportare il corpo docente ad implementare le modalità e le strategie di apprendimento più adeguate per gli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). È online, infatti, Dislessia Amica Livello Avanzato, il nuovo percorso formativo gratuito, su piattaforma e-learning, fruibile da tutto il corpo docente degli Istituti scolastici italiani di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia.

L’iniziativa è il proseguimento del percorso intrapreso con Dislessia Amica, negli anni scolastici 2016/2017 e 2017/2018, volto ad ampliare le conoscenze e le competenze dei docenti, per rendere la scuola realmente inclusiva. Il programma formativo Dislessia Amica ha finora certificato il 60% delle scuole italiane statali come amiche della dislessia e punta a raggiungere la quasi totalità delle scuole di ogni ordine e grado.

Il corso, con contenuti completamente nuovi rispetto alla prima edizione, ha una durata di 50 ore ed è strutturato in due fasi: la prima prevede cinque moduli obbligatori e comuni per tutti i docenti, intervallati da verifiche intermedie. La seconda fase è, invece, caratterizzata da contenuti specifici relativi al grado scolastico di appartenenza del docente iscritto: infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado.

Il percorso di e-learning può essere fruito da tutti gli insegnanti delle istituzioni scolastiche, statali e paritarie, che saranno iscritti al progetto dal proprio dirigente scolastico. Attraverso percorsi metodologici, materiali di approfondimento, indicazioni operative e video lezioni, gli insegnanti potranno apprendere modalità e strategie di apprendimento più funzionali per gli studenti con DSA.

Ogni scuola in fase di registrazione potrà scegliere, nell’ambito delle disponibilità per ciascun turno, il periodo in cui intraprendere il percorso formativo: I° TURNO (marzo-maggio 2019); II° TURNO (ottobre-dicembre 2019); III° TURNO (gennaio-marzo 2020).

Al termine del corso la scuola potrà ottenere la certificazione ”Dislessia Amica – livello avanzato”,se almeno il 60% dei docenti iscritti al corso avrà completato con successo il percorso formativo nel tempo prestabilito. Allo stesso tempo, il singolo docente riceverà un attestato di partecipazione al termine del percorso formativo solo se approfondirà i contenuti di tutti i moduli e completerà i questionari nel tempo prestabilito.

Attraverso questo nuovo progetto, AID si propone di coinvolgere un numero ancora più esteso di scuole e di insegnanti, rispetto ai risultati raggiunti nella prima edizione, e verificare l’impatto complessivo del progetto Dislessia Amica, in termini didattici, attraverso questionari di valutazione e di gradimento.

Dislessia Amica Livello Avanzato rientra in Dislessia 2.0, la piattaforma di Fondazione TIM con un approccio digitale integrato ai Disturbi Specifici dell’apprendimento.

Bimbi trattati come cose inutili

Bimbi trattati come cose inutili

di Vincenzo Andraous

Ancora, ancora e ancora, in un asilo nido, in una scuola materna, in uno spazio dell’infanzia, ancora, ancora e ancora botte, percosse, umiliazioni, ferite profonde, sui bimbi, sui genitori, su una società allo sbando, una collettività ripetutamente colpita alle spalle, a tradimento. Perché di un vero e proprio tradimento si tratta, dapprima culturale, affettivo, comunitario, nei riguardi di creature innocenti, indifese, incolpevoli. Quando accadono queste infamie così ben documentate dalle immagini delle video camere nascoste, non ci possono essere dubbi sui crimini commessi, tanto meno su chi li sta commettendo, e ancor di meno sull’onere della prova, perché inconfutabile. Trattandosi di reati veramente indegni, infarciti di una miserabilità dis-umana inconcepibile, c’è da chiedersi come sia possibile non usare lo stesso metro di misura in tema di giustizia, di giusta punizione. Per un ladro di galline, per qualcuno che ruba al supermercato, in una casa, una macchina, e via dicendo, il delinquente in questione lo si arresta, lo si traduce in carcere, in attesa dell’eventuale dibattimento. Con una differenza, che il ladro di cui sopra può accadere che venga rilasciato perché risultato innocente, estraneo ai fatti, mentre invece chi alza le mani su un bambino, lo strattona e terrorizza, immortalato dalle video camere, dentro immagini inequivocabili che non consentono alcun giochino delle parti, dunque senza alcuna possibilità di farla franca, di affermare che stava scherzando, che si tratta di una esagerazione, peggio, di una percezione sbagliata. Ebbene, questi educatori così “professionali” nel mettere in campo maltrattamenti, lesioni personali e abuso di trattamenti scorretti, mai vengono accompagnati in una cella, più semplicemente allontanati e posti agli arresti domiciliari, mi domando perché? Cosa c’è da tutelare, da tenere in debita considerazione, per fare o agire di rimessa nei confronti di queste persone che non meritano di vedere neppure da lontano le attenuanti prevalenti alle aggravanti. Allora perché dopo tanta infamia, se ne dovrebbero stare al comodo del proprio lettuccio? La dignità ha preso un’altra strada, queste donne, questi uomini che dovrebbero rappresentare l’educazione, esser i veri protagonisti dell’importanza della gentilezza, fautori della pazienza, figli prediletti della pedagogia della nonna, cioè del buon esempio, che significa senza tentennamenti grammaticali, avere profondo ribrezzo di metodi coercitivi o usare le mani come didattica educativa. Credo davvero che la dignità sia andata dispersa come la consapevolezza del proprio valore che dovrebbero custodire sacralmente invece di aggredire verbalmente e fisicamente bambini così piccoli.

Maturità, il credito per terzo e quarto anno va indicato già a fine quadrimestre

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Negli scrutini di fine quadrimestre i consigli di classe per le quinte superiori sono chiamati a un adempimento in più: verbalizzare il credito scolastico che gli studenti hanno maturato in vista della prossima maturtà. Da quest’anno, infatti, 40 punti su 100 saranno attribuiti. A ricordarlo è una nota dell’Ufficio scolastico della Lombardia.

La circolare sugli esami
Le istruzioni che il Miur ha inviato alle scuole nei mesi scorsi con la nota 4 ottobre 2018 n. 3050 ricorda che «l’articolo 15 del Dlgs 62/2017 attribuisce al credito scolastico maturato dagli studenti nel secondo biennio e nell’ultimo anno di corso un peso decisamente maggiore nella determinazione del voto finale dell’esame di Stato rispetto alla precedente normativa», elevandolo da 25 a 40 punti. Di cui 12 per il terzo anno, 13 per il quarto anno e 15 per il quinto. Chiedendo alle scuole di renderlo noto alle famiglie entro «gli scrutini di valutazione intermedia». E cioè entro la fine del trimestre o quadrimestre.

La nota dell’Usr Lombardia
In vista di questo adempimento una nota dell’Ufficio scolastico della Lombardia invita i consigli di classe a effettuare «la conversione del credito scolastico conseguito complessivamente nel terzo e nel quarto anno di corso da ciascuno studente» verbalizzandone l’esito. E le scuole a darne notizia attraverso i tradizionali strumenti di comunicazione scuola-famiglie.

Educazione motoria nella primaria finanziata con i fondi per la formazione dei docenti

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Approvato alla Camera il 18 dicembre scorso in modo quasi plebiscitario, il disegno di legge per l’introduzione di 2 ore di educazione motoria nella scuola primaria è già stato depositato al Senato dove potrebbe essere esaminato dalla Commissione già a partire dalle prossime settimane.

12mila docenti specializzati

Il provvedimento prevede appunto l’assunzione di circa 12mila docenti specializzati da inserire nell’organico della suola primaria.
Per la verità l’applicazione della norma è subordinata alla approvazione di un decreto legislativo che il Governo dovrà adottare entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di cui si sta parlando ora.
Il percorso non sarà affatto semplice perchè è prevista anche una procedura concorsuale per il reclutamento dei docenti esperti che dovranno possedere una laurea specifica.

Si parte (forse) nel 2021/22. Il problema delle risorse

Un rapido calcolo fa concludere che la novità potrebbe entrare in vigore, nella migliore delle ipotesi, a partire dal 2021/2022: se la legge sarà approvata nei prossimi mesi, il Governo avrà tempo fino alla primavera del 2020 per adottare il decreto legislativo.
A quel punto dovrà prendere avvio la procedura di reclutamento: se il concorso si avviasse nell’autunno del 2020 i vincitori potrebbero assumere servizio a partire dal 1° settembre 2021. Sempre che non intervengano ostacoli politici o amministrativi.
Come è già stato evidenziato nel corso del dibattito che si è svolto alla Camera le risorse fin qui stanziate bastano solamente per avviare una prima sperimentazione: per adesso, infatti, ci sono pochi milioni che possono servire appena per 200 assunzioni al massimo, anche se si parla di un importante “tesoretto” di 400 milioni che il ministero dell’Istruzione avrebbe individuato nelle “pieghe del bilancio”.
Per ora, però, a partire dal 2020, ci sono una decina di milioni all’anno: la metà di questa somma verrà ricavata dai fondi che la legge 107 ha stanziato per le attività di formazione dei docenti.
Nonostante il consenso che tutte le forze politiche stanno esprimendo sulla proposta, il percorso del disegno di legge non sembra quindi in discesa.

Formazione docenti neo-assunti: nuovi materiali

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Sul portale Indire dedicato alla formazione dei docenti neo-assunti o che hanno richiesto il passaggio di ruolo sono disponibili, nella sezione toolkit, alcuni materiali messi a disposizione dalle regioni Campania, Emilia Romagna, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.

Si tratta di documenti utili per le diverse fasi della formazione raccolti in cartelle zip scaricabili suddivise per tipologie di attività: modelli di patto per lo sviluppo professionale, documenti utili per le visite di studio (schede di osservazione, linee guida), documenti utili per l’attività e l’osservazione peer to peer (modelli di registro, modelli di calendario, modelli di report finale) e modelli di attestazione (attestazione delle ore in presenza, attestazione dell’attività peer to peer).

VAI ALLA SEZIONE TOOLKIT

Concorso Dsga, seconda posizione economica e svolgimento mansioni di Dsga: cosa indicare?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Agli assistenti amministrativi titolari della seconda posizione economica, che nel medesimo anno scolastico hanno svolto le mansioni di DSGA, sono riconosciuti i punteggi previsti dall’allegato C Lettere C.1 e C.2 del Bando o solamente quello di cui al punto C.1? 

A questa domanda il Miur ha risposto con la FAQ n. 7, precisando che “il medesimo anno scolastico di servizio, ai fini dell’attribuzione del punteggio di cui alla lettera C dell’allegato C del Decreto Ministeriale protocollo 863 del 18 dicembre 2018, può essere valutato una sola volta e in via alternativa. Spetterà al candidato scegliere se indicare di aver prestato l’anno di servizio come assistente amministrativo titolare della seconda posizione economica o, alternativamente, nelle mansioni di DSGA. In questo ultimo caso l’anno di servizio dovrà essere ulteriore rispetto ai tre anni eventualmente utilizzati quale titolo di accesso”.

Regione di svolgimento delle prove

Segnaliamo anche un’ulteriore FAQ, la n. 8, riguardante la regione in cui si svolgeranno le prove:

D: in merito al bando di concorso pubblico per 2004 direttori dei servizi generali ed amministrativi, vorrei sapere se per espletamento delle prove a livello regionale significa che se nella domanda di partecipazione indico Lazio, svolgerò le prove nel Lazio, compresa l’eventuale prova preselettiva?

R: L’art. 2, comma 2 del bando di concorso stabilisce che “Le procedure concorsuali si svolgono su base regionale e per un numero di posti messi a concorso per la singola regione come indicato al successivo comma 8”. Ciò significa che il candidato potrà concorrere per una sola regione. Le prove concorsuali si svolgeranno nella regione prescelta, tuttavia, nel caso in cui i posti disponibili in una regione siano esigui, si procederà ad accorpare le commissioni.

Le altre FAQ

  • D: Al link http://www.miur.gov.it/web/guest/concorso-dsga è scritto “ATTENZIONE: Per poter presentare la domanda di partecipazione al concorso, è necessario registrarsi all’applicazione POLIS. Successivamente all’inserimento dei dati richiesti, l’interessato è tenuto a RECARSI PRESSO UN ISTITUTO SCOLASTICO O UN UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE O PROVINCIALE OPPURE PRESSO l’URP del MIUR, ai fini della sottoscrizione del modulo di adesione prodotto dal sistema e dell’identificazione fisica, che dovrà essere effettuata in presenza del personale MIUR preposto per la conseguente conferma dell’abilitazione.” vuol dire che dopo aver inserito l’istanza devo recarmi a scuola per consegnarla fisicamente?
    R: No. E’ la registrazione al servizio POLIS che implica di doversi recare presso una scuola o un UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE O PROVINCIALE per il completamento della stessa. Una volta completata la registrazione, la fase di inserimento dell’istanza non prevede la presentazione del cartaceo del pdf prodotto.
  • D: Come deve essere registrato il voto di laurea o del diploma di istruzione secondaria di secondo grado?
    R: Per il voto sono a disposizione tre diversi campi numerici: nel primo deve essere inserito il voto conseguito ad eccezione dell’eventuale parte decimale, nel secondo la parte decimale del voto (se il voto è intero inserire 0) e nel terzo la base effettiva con cui il voto è stato conseguito. I diplomi di laurea e le lauree di nuovo ordinamento (LS e LM) hanno base 110. Alcuni diplomi di laurea di vecchio ordinamento (es. politecnico) avevano base 100. Per i diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o maturità la base potrà essere 60, per i vecchi diplomi, e 100 per i nuovi diplomi. Infine il campo “lode” va spuntato solo se la lode è stata effettivamente conseguita. Il campo non digitabile corrispondente alla voce “Votazione in centesimi” è calcolato automaticamente dal sistema e rappresenta il valore assunto dal voto di laurea se questo fosse su base 100. Il valore si ottiene con una semplice proporzione matematica.
  • D: Quando all’articolo 2 comma 5 del bando di concorso si afferma che “Ai sensi dell’art. 1, comma 605, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, in deroga ai requisiti di cui al precedente comma 4, sono ammessi a partecipare al concorso gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore della predetta legge, hanno maturato almeno tre interi anni di servizio, anche non continuativi, sulla base di incarichi annuali, negli ultimi otto, nelle mansioni di direttore dei servizi generali ed amministrativi” i tre anni di servizio si intendono svolti solo nelle scuole pubbliche o anche nelle scuole paritarie?
    R: I tre anni interi di servizio si intendono svolti solo nelle scuole pubbliche.
  • D: Sto compilando l’istanza del concorso DSGA e appartengo alla tipologia B (Assistente Amministrativo in possesso del requisito di accesso dei tre anni di servizio, di cui all’art. 2 comma 5 del bando, con diritto alla riserva del 30% dei posti); ho notato che nella sezione del titolo di accesso i servizi in qualità di DSGA sono riportati dal più recente al meno recente per tre annualità. Ho un servizio del 2017/18 ma questo non viene riportato. Perché?
    R. : Il 2017/18 non è fra le annualità che è possibile indicare in quanto, ai sensi dell’art. 3 comma 2 del  Decreto Ministeriale protocollo 863 del 18 dicembre 2018, i tre interi anni di servizio nelle mansioni di DSGA devono essere stati prestati entro l’entrata in vigore della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (1° gennaio 2018).
  • D: Il mio titolo di laurea specialistica (o magistrale) non è ricompreso tra quelli elencati nell’Allegato A del DM 863 del 18 dicembre 2018, ma è equiparato ad un diploma di laurea vecchio ordinamento, che, a sua volta, è equipollente a uno dei diplomi di laurea vecchio ordinamento, previsti quali titoli di accesso alla procedura concorsuale dal DM 863 del 18 dicembre 2018 ( giurisprudenza, economia e commercio o scienze politiche), posso presentare ugualmente la domanda di partecipazione al concorso?
    R. No, i titoli di diploma di laurea di vecchio ordinamento, laurea specialistica e laurea magistrale che costituiscono titolo di accesso alla procedura concorsuale sono quelli elencati nell’Allegato A del DM 863 del 18 dicembre 2018. Le equipollenze tra le lauree del vecchio ordinamento, normate dai relativi decreti, non possono essere estese secondo una proprietà transitiva ad altre lauree quindi vigono solo per le lauree del vecchio ordinamento e a senso unico, ossia che se un titolo X è equipollente a un titolo Y, il titolo Y non è automaticamente equipollente al titolo X.
  • D: Nel compilare la domanda, ho riscontrato che tra i titoli di preferenza non è contemplato l’esito positivo dello stage presso uffici giudiziari (comma 14 art. 73 D.L. 69/2013). Vorrei sapere sotto quale voce del format inserire il possesso del suddetto titolo.
    R: nella piattaforma Istanze online è possibile selezionare tra le preferenze lo stage svolto presso uffici giudiziari ex art. 73 D.L. 69/2013, conclusosi con esito positivo.

IL BANDO (clicca qui)

Concorso scuola 2019, aperto a tutti i laureati con 24 CFU

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come diventare insegnante nel 2019? E’ la domanda che riceviamo spesso nelle prime settimane del nuovo anno. La domanda non è casuale però: la legge di bilancio 2019, fra gli interventi previsti per la scuola e l’istruzione, prevede una riforma del reclutamento per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Adesso che le manovra è stata approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, possiamo dunque analizzare i punti che riguardano proprio il reclutamento di nuovi docenti della scuola secondaria.

Concorso aperto a tutti i laureati

Il primo punto su cui soffermarsi è quello relativo al fatto che i prossimi concorsi per il reclutamento di nuovi docenti nella scuola secondaria prevedono la partecipazione di tutti i candidati in possesso della laurea magistrale ma privi di abilitazione. A questo requisito, tuttavia, deve essere aggiunto il possesso dei 24 CFU, ovvero crediti formativi universitari nelle “discipline antropo-psico-pedagogiche e metodologie e tecnologie didattiche”, che restano requisito d’accesso come previsto dal Decreto Legislativo n. 59/2017.

Questo vuol dire che per partecipare al prossimo concorso docenti non sarà necessario possedere un’abilitazione all’insegnamento (TFA o SSIS), ma solo i requisti appena descritti, ovvero laurea e 24 CFU.

Per quanto riguarda i posti banditi per il sostegno, oltre ad i requisiti dei posti comuni, sarà necessario avere la specializzazione sul sostegno.

La riforma prevede la possibilità di concorrere in un’unica regione e per una sola classe di concorso “distintamente” per il primo e secondo grado e per i posti di sostegno, a cui si accede, ricordiamo, se in possesso del titolo e della specializzazione.

Si formerà una graduatoria di vincitori che avrà valenza biennale, così come sarà biennale l’indizione delle procedure concorsuali.

La graduatoria sarà composta da un numero di candidati pari, al massimo, ai posti messi a concorso. Pertanto non sono previsti idonei.

Addio al FIT triennale: chi vince farà un anno di formazione e prova

Un altro punto molto importante della riforma del reclutamento è quello dell’abolizione del sistema di formazione iniziale adottato dal decreto Legislativo n. 59/2017, in merito ai tre anni di formazione iniziale e tirocinio che i vincitori di concorso dovevano sostenere prima di entrare in ruolo.

Infatti, in base alla legge di bilancio 2019, il termine FIT viene sostituito in “percorso annuale di formazione iniziale e prova“. Questo percorso sarà annuale, cioè una volta vinto il concorso, il docente dovrà frequentare questo anno di “transizione” alla cattedra definitiva. Prima però sarà necessaria una valutazione finale.
Un volta confermato in ruolo il docente vincitore di concorso, questo dovrà restare altri quattro anni nella stessa scuola in cui ha superato l’annualità di formazione e prova, per un totale di cinque anni di blocco sulla stessa sede.

Le prove del concorso

Le prove del concorso saranno in totale tre: due scritti e un’orale per il posto comune, mentre per il concorso sui posti di sostengo è previsto uno scritto a carattere nazionale e un orale.

Il primo scritto sarà valutato come superato con una valutazione di sette decimi, il suo superamento è necessario per accedere alla seconda prova, che si riterrà superata sempre con sette decimi.

Per quanto riguarda la prova orale, oltre a valutare le conoscenze nelle materie di competenze, verificherà la conoscenza di una lingua straniera europea almeno al livello B.

Ogni commissione pubblicherà la propria graduatoria per chi ha superato le prove, sommando i punteggi ai titoli.

I precari storici hanno una riserva del 10%

In questa nuova impostazione del reclutamento non è previsto nessun concorso riservato ai precari almeno con 36 mesi di servizio, diversamente da quanto espresso dai decreto attuativo alla legge 107.
Ne consegue che al prossimo concorso docenti potranno partecipare anche i precari storici con almeno 3 anni di servizio negli ultimi otto.
Questi partecipanti, non avranno una procedura riservata ad hoc
, quindi, ma una riserva del 10% dei posti totali sul concorso ordinario per laureati non abilitati.

Inoltre, per questi candidati con tre annualità di servizio negli ultimi otto anni non sono richiesti i 24 CFU e potranno
concorrere in una delle classi di concorso in cui hanno
lavorato almeno 1 anno.

Il primo concorso della riforma nel 2019

L’intenzione del Governo è quella di emanare il primo concorso dopo la riforma già nel 2019. In base a quanto anticipato da fonti parlamentari non è escluso che il bando di concorso del 2019 possa arrivare già prima dell’estate, anche se ovviamente, come l’esperienza insegna, il tutto potrebbe posticiparsi oltre.

Infatti, i tempi necessari per redigere e pubblicare decreto ministeriale e bando di concorso, allegati compresi, potrebbe richiedere diversi mesi.

Regolamento di contabilità: Nuovo Piano dei conti delle istituzioni scolastiche

da Tuttoscuola

Attenzione alta per il recente Regolamento di contabilità del 28 agosto 2018, n. 129, a testimonianza che il nuovo contesto normativo consente di intervenire in modo rapido ed efficace sulla gestione amministrativa delle istituzioni scolastiche.

Nelle more della  pubblicazione della guida operativa, la competente direzione generale (DGRUF) ha provveduto, nel frattempo,  ad adottare un  nuovo piano dei conti in cui l’articolazione degli aggregati di spesa prevista nel programma annuale è stata modificata per consentire una rappresentazione omogenea delle finalità di utilizzo delle risorse da parte delle istituzioni scolastiche e una possibile lettura integrata da parte dell’Amministrazione.
In particolare, rispetto ai progetti, è stato inserito, come già per gli aggregati “A” e “G”, un ulteriore livello di classificazione, non modificabile, mentre sono state modificate/aggiunte voci all’aggregato “A”.

Ciascuna scuola potrà definire e descrivere i singoli progetti/attività come preferisce, ma dovrà classificarli in funzione delle opzioni disponibili; è infatti concesso alle scuole di inserire un terzo livello di classificazione. Non vi sono, pertanto, cambiamenti rispetto ai precedenti schemi in relazione alla descrizione dei singoli progetti/attività, ma esclusivamente rispetto alla classificazione degli stessi.

Con particolare riferimento alle progettualità riferite ai PON, la classificazione delle stesse all’interno del programma annuale dovrà avvenire in funzione della finalità, e non invece della fonte di finanziamento. In tale prospettiva, al fine di determinare la giusta imputazione dei progetti riportati, è necessario conoscere la finalità degli stessi.

Le diverse operazioni gestionali che la scuola effettuerà nel corso dell’esercizio finanziario faranno pertanto riferimento al progetto definito dalla scuola (nel nostro esempio, Inclusione sociale e lotta al disagio 2019 – fondi PON FSE), garantendo una rappresentazione dei fatti contabili puntuale con riferimento ad ogni singolo progetto attivato dalla scuola, in continuità rispetto a quanto accade attualmente.
In sintesi, per ciascuna singola progettualità, fermo restando la necessità di una classificazione della stessa, le scuole avranno un apposito schema per la programmazione e la rendicontazione delle risorse ivi utilizzate, garantendo l’evidenza delle fonti di finanziamento utilizzate.

Segnaliamo in tema di nuovo Regolamento l’esaustivo articolo del direttore generale per le risorse umane e finanziarie del MIUR Jacopo Greco sul numero di dicembre di Tuttoscuola, intitolato “Il nuovo Regolamento amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche e percorso di accompagnamento”.

Il liceo del futuro: sarà quello in cui gli alunni scelgono le materie?

da Tuttoscuola

L’economista Andrea Ichino, insieme a Guido Tabellini (anch’egli economista, già rettore dell’università Bocconi), aveva avanzato già nel 2013, in un fortunato ebook intitolato Liberiamo la scuola(collana ‘I corsivi del Corriere della Sera’), la proposta di sperimentare una scuola fortemente autonoma, gestita da genitori, docenti e enti non profit che definiscono gli obiettivi del progetto educativo negoziandone il finanziamento con le autorità scolastiche nazionali e/o locali, sul modello delle Grant Maintained Schoolsinglesi degli anni Ottanta e delle Charter Schools, tuttora assai diffuse negli Usa.

Un modello in cui il ruolo dello Stato e/o delle autonomie amministrative locali si limita al finanziamento dell’istruzione scolastica pubblica e privata, lasciando alle scuole autonome il compito di gestirla insieme alle famiglie. Proposta non lontanissima da quella storica di Dario Antiseri (“buono scuola” in capo alle famiglie) e da quella più recente del ‘costo standard’, sostenuta da Anna Monia Alfieri, salvo che per il suo carattere marcatamente sperimentale.

Ora, in un corsivo pubblicato lo scorso 11 gennaio sul Corriere della Sera, Ichino integra la sua proposta del 2013 entrando in maggiori dettagli per quanto riguarda le caratteristiche dei piani di studio individuali, che a suo avviso dovrebbero essere costituiti da materie scelte dagli studenti dopo una fase iniziale di esplorazione e orientamento in cui vengono loro offerte materie sia dell’area umanistica sia di quella tecnico-scientifica.  Solo successivamente essi sarebbero tenuti a “decidere, con l’aiuto degli insegnanti, in quali materie continuare con studi avanzati e in quali invece mantenere solo i corsi base obbligatori per tutti”. L’esame finale sarebbe poi centrato solo sulle materie scelte, e le prove sarebbero corrette a livello nazionale in modo standardizzato.

Una maggiore personalizzazione dei percorsi educativi è sostenuta da tempo da Tuttoscuola, recentemente ribadita (si veda il dossier La scuola colabrodo) nell’ambito delle misure suggerite per rimuovere alla radice le cause della dispersione scolastica e per valorizzare i talenti individuali.  I sistemi scolastici come quello italiano che offrono solo ‘pacchetti a menù fisso’, argomenta Ichino, “sono un relitto di una società classista che non vuole la mobilità sociale. Sono anche inadatti a un mondo sempre più incerto, che richiede tempo per capire in quale ambito specifico cercare lavoro e cosa sia necessario per essere adeguatamente preparati”.

Una provocazione, quella di Andrea Ichino, ma ci auguriamo dia luogo, quanto meno, ad un confronto pubblico su un tema di grande rilievo per il futuro della nostra scuola secondaria.

Scuola digitale: l’incerto destino del Piano Nazionale

da Tuttoscuola

Nei giorni scorsi Paolo Ferri, docente di tecnologie didattiche, teoria e tecnica dei nuovi media all’università Bicocca, uno dei più noti esperti consultati dal Miur nella scorsa legislatura per la predisposizione del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), ha lanciato un forte allarme sulla sorte dello stesso piano sostenendo in un documentato articolo pubblicato sul sito Agendadigitale.eu che “Da quando c’è questo Governo sono stati stanziati solo 35 milioni attraverso un solo provvedimento emanato a fine novembre. Di questi, 22 milioni sono dedicati agli ambienti digitali didattici innovativi, 7,5 milioni per potenziare la formazione delle competenze digitali degli studenti e per realizzare iniziative di formazione degli insegnanti, due milioni per le scuole delle aree a rischio e altri 1,5 milioni al premio nazionale scuola digitale”. Cifre ben al disotto di quelle previste dai governi Renzi-Gentiloni, “che avevano stanziato 500 milioni nel biennio 2016-2018”.

Un allarme infondato, ha subito replicato il sottosegretario con delega al Piano, Salvatore Giuliano, che con Paolo Ferri aveva a suo tempo collaborato alla stesura del PNSD: “Non è vero nulla”, ha detto Giuliano, che però non è entrato nei particolari: “Stiamo lavorando e presto vi sarà la costituzione di un comitato scientifico proprio sul Piano nazionale digitale”.

Il timore, se non il sospetto, scrive Ferri citando un articolo di Roberto Maragliano (pedagogista antesignano della scuola digitale) comparso sempre su Agendadigitale.eu, è che la frenata tragga origine dalla constatazione che la scuola italiana, i suoi insegnanti e i suoi dirigenti abbiano ancora “il terrore del digitale: sì proprio il terrore! Un terrore di cui, forse, il ‘governo del cambiamento’ è consapevole e che utilizza, colludendo con un gran numero di insegnanti e dirigenti, per non spingere sul versante di un’innovazione più che necessaria ma ancora osteggiata.  Insegnanti e dirigenti, nella loro maggioranza, temono ancora l’’aumento digitale’ delle nostre istituzioni formative perché esso ne mette radicalmente in discussione i presupposti, la cultura e i fondamenti metodologici oltre che gli strumenti di lavoro”.

Ma se Ferri e Maragliano sostengono con convinzione la causa della digitalizzazione dei processi formativi, altri studiosi esprimono dubbi e riserve, come vediamo nella notizia successiva.