Nuova condanna Asl di Roma

Agenzia AdnKronos del 23-01-2019

Nuova condanna, Asl di Roma paghera’ cure a bimbo con autismo 

Seconda vittoria di Pietrocarlo e Pillinini, “il giudice non ha fissato limiti di tempo per la terapia”.

Il vento sta cambiando a Roma per i genitori alle prese con il rebus delle terapie per l’autismo. Se l’Istituto superiore di sanità raccomanda l’utilizzo più precoce possibile del metodo ABA nel trattamento dei piccoli con disturbi dello spettro autistico, le Asl non hanno strutture pubbliche specializzate e finora ai genitori non restava che metter mano al portafogli. Ma una nuova speranza arriva dall’ordinanza del Tribunale civile di Roma pubblicata il 22 gennaio, che ha riconosciuto il diritto di un bambino di 3 anni e mezzo con autismo a ricevere le cure Aba pagate dal Servizio sanitario nazionale. Si tratta di una seconda vittoria per Daria Pietrocarlo e Alessandra Pillinini, legali che già nell’ottobre scorso avevano assistito con successo i genitori di un bambino di 5 anni affetto da disturbo generalizzato dello spettro autistico.

“In questo secondo caso parliamo di un bimbo nato nel 2015, di 3 anni e mezzo – raccontano i legali all’AdnKronos Salute – Normalmente in Italia per avere una diagnosi le famiglie attendono a lungo, in questo caso invece la terapia sarà assicurata fin dalla tenera età: il giudice Mariaelena Falato ha rimandato a una struttura pubblica per determinare la durata della terapia Aba, prevedendo solo due requisiti: la diagnosi di autismo da parte della Asl e la prescrizione della terapia Aba da parte dell’azienda sanitaria o di una struttura pubblica”. L’acronimo sta per Applied Behaviour Analysis, cioè analisi del comportamento applicata: si tratta di una metodica di tipo cognitivo comportamentale.

La Asl Roma 2 “non ha strutture autorizzate ad erogare questo servizio, né personale certificato. Così i genitori sono stati costretti a rivolgersi a centri privati, spendendo finora circa 8.881 euro. Ora il Tribunale ha stabilito il diritto del bimbo a ricevere le terapie Aba da strutture pubbliche, accreditate o private in assenza delle precedenti, con una frequenza – continuano i legali – che sarà stabilita dagli specialisti della struttura pubblica che ha in carico il bambino, cioè il Policlinico Umberto I”. Non è stata accolta, invece, la richiesta di rimborso delle spese già sostenute.
“C’è comunque grande soddisfazione per un pronunciamento che ridà speranza a tante famiglie – concludono Pietrocarlo e Pillinini – E una buona notizia arriva anche dal regolamento adottato dalla Regione Lazio che riconosce alle famiglie un contributo per le terapie Aba. Certo, la somma è limitata a 5 mila euro l’anno e i requisiti sono fin troppo stringenti. Ma si tratta comunque di un altro passo avanti per queste famiglie”. 

IL REGOLAMENTO. Dalla Regione Lazio un sostegno per i genitori con figli piccoli affetti da autismo. Il Regolamento del 15 gennaio 2019 stabilisce infatti nuovi ‘interventi a sostegno delle famiglie dei minori in età evolutiva prescolare nello spettro autistico’. “Un passo avanti nella giusta direzione, perché si riconosce finalmente alle famiglie un contribuito per la terapia ABA (Applied Behaviour Analysis, cioè analisi del comportamento applicata), che finora erano costrette a pagare di tasca propria”, commentano Daria Pietrocarlo e Alessandra Pillinini. 
“Certo, i requisiti sono un po’ troppo stringenti e l’importo massimo per ogni bambino è di 5000 euro l’anno, a fronte di spese reali che sono molto più ingenti. Ma bisogna pensare che prima non c’era nulla”, aggiungono i legali. Cosa stabilisce il regolamento? “Il sostegno economico – si legge nell’art. 8 – assume la forma di contributo alla spesa sostenuta dalla famiglia, e viene concesso” comunque “entro il tetto di spesa ammissibile massimo per utente pari a 5.000 €/annui. Il tetto massimo è erogato con priorità ai nuclei familiari con un numero di figli nello spettro autistico superiori a uno e con un Isee inferiore o pari ad € 8.000”. 

Una contributo limitato, a fronte delle spese necessarie ad assicurare la terapia al bambino, “che possono essere molto ingenti, come sanno le bene famiglie”, sottolineano Pietrocarlo e Pillinini. Il regolamento istituisce anche l’Albo regionale dei professionisti con competenze ed esperienza nell’ambito dei trattamenti per i disturbi dello spettro autistico. “Complessivamente si tratta di una misura importante – concludono i legali – anche perché ribadisce l’evidenzia scientifica della terapia ABA”. 

Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza: FISH incontra il Ministro Fontana

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap ha incontrato nel pomeriggio il Ministro per la famiglia e per le disabilità, Lorenzo Fontana, e il suo staff tecnico. Tema unico: emendare il testo del decreto legge sul reddito di cittadinanza prevedendo una maggiore attenzione sulla disabilità.

Abbiamo iniziato con oggi una serie di interlocuzioni politiche che proseguiranno con chiunque, nel Governo e nel Parlamento, possa o voglia intervenire su un testo che il movimento delle persone con disabilità ritiene insoddisfacente” – premette Vincenzo Falabella, presidente della FISH, Federazione che ha formalmente presentato un documento con precise richieste. “È un elenco di punti essenziali che sarà oggetto di confronto e affinamento nel dialogo con la nostra gente e con qualsiasi altra organizzazione attenta a questi delicati temi.”

Il documento, reso immediatamente disponibile nel sito FISH, sottolinea come sia ormai evidente a qualsiasi interlocutore che il decreto legge non prevede affatto l’aumento delle pensioni di invalidità né per pochi né per tanti. Falabella: “Riteniamo che tale istanza debba essere oggetto di uno specifico ulteriore intervento normativo con adeguate risorse, ma nel frattempo vanno sanati in questa misura di contrasto alla povertà tutti gli aspetti che finiscono per porre le famiglie e le persone con disabilità in una condizione svantaggiata rispetto agli altri nuclei pur ugualmente in povertà assoluta.”

Gli emendamenti proposti sono cinque. Il primo riguarda l’estensione della pensione di cittadinanza, attualmente riservata ai soli over65enni che vivano soli o con un’altra persona coetanea o più anziana, anche ai casi di nuclei il cui l’over65enne viva con una persona con disabilità. L’intento è quello di aprire una ulteriore “finestra” per casi di reale disagio e isolamento.

Il secondo emendamento richiede di ponderare le scale di equivalenza in modo da considerare maggiormente la persone con disabilità nel nucleo familiare, prevedendo parametri aggiuntivi. È importante sia per il calcolo delle soglie di accesso sia per l’ammontare del reddito di cittadinanza eventualmente erogato.

Il terzo emendamento prevede un innalzamento della soglia patrimoniale (risparmi) aggiuntiva da 5.000 a 7.500 euro per le persone con disabilità più severa.

Il quarto emendamento interviene sul computo del reddito che non si può superare pena l’esclusione dalle misure. Si richiede che dal calcolo del reddito familiare siano escluse le pensioni assistenziali di invalidità, cecità, sordità civile, non solo perché non equo, ma anche per evitare probabili contenziosi nei quali lo Stato soccomberebbe. Su analogo tema, infatti, si è già pronunciato il Consiglio di Stato nel 2016.

E l’ultimo emendamento è quello che punta sulle politiche per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità. Il decreto prevede una serie di incentivi ai datori di lavoro che assumano persone beneficiarie di reddito di cittadinanza. L’emendamento, a costo zero per l’erario, prevede che gli incentivi del reddito di cittadinanza possano essere erogati solo a condizione che le aziende siano in regola con le assunzioni obbligatorie previste dalla legge 68/1999 (collocamento mirato). L’altra precisazione consente la cumulabilità degli incentivi previsti da questo decreto legge con quelli disciplinati dalla legge 68/1999, rendendo così più vantaggiosa l’assunzione di persone con disabilità.

Lo staff tecnico del Ministro Fontana, con atteggiamento sicuramente orientato all’ascolto e alla disponibilità, si è riservato di compiere le valutazioni tecniche sugli emendamenti presentati, valutando in seno all’Esecutivo l’ipotesi di recepirli, in tutto o in parte, come Governo al momento del dibattito parlamentare” – riporta Vincenzo Falabella – “La nostra azione politica non si ferma certo qui né è improntata all’attendismo. Proseguiremo la nostra pressione assieme a chiunque abbia a cuore queste istanze fino all’ultimo passaggio dell’iter parlamentare, condividendo in modo trasparente tutte le novità, positive o negative.”

Roma anni trenta! Ter…

Roma anni trenta! Ter…

di Maurizio Tiriticco

In quegli anni, lontani ma sempre vivi, non mancava lo sport! Io ero un gran tifoso della Lazio, ma non chiedetemi il perché! Comunque, ricordo ammmemoriaaa la formazione di quegli anni: Gradella, Romagnoli, Monza, Fazio, Ramella, Ferri, Gualtieri, Pisa, Piola, Flamini, Puccinelli. Famose e avvincenti le rovesciate di Piola e i suoi quasi immancabili goal! E il lunedì acquistavo “Il Littoriale” (dopo la caduta del fascismo divenne “Il Corriere delle Sport”) E il mercoledì acquistavo “Il Calcio Illustrato”: foto in bianco e nero, disegni e schizzi dei goal più significativi! Non c’era la Tivvù che in diretta oggi, e a colori, ci regala tutte le partite che vuoi! La mia adolescenza l’ho trascorsa ad Ostia, o meglio al Lido di Roma: così il Duce voleva che fosse chiamata! E al Lido eravamo più laziali che romanisti! E “er Ciulie”, alias Giuliano, il nostro “capo”, tifava per l’Ambrosiana Inter! Facevamo pure i pronostici, tra noi ragazzini: non c’era il Totocalcio! Puntavamo e mettevamo qualche centesimo! Ed uno vinceva! In realtà, il gioco del pallone era da noi “righezzini” il più gettonato! Ma era un pallone che si sgonfiava sempre e che noi riassettavamo con pezze di gomma e caucciù. Giovavamo anche a nizza! Bastavano due pezzi di legno, una mazza di circa mezzo metro e la nizza, un pezzo di legno di una decina di centimetri appuntato alle due estremità. E poi grande abilità nel colpire la nizza per farla roteare in aria e poi colpirla ancora! Vinceva chi la lanciava più lontano. Vicino a noi c’era un marmista, Ceppodomo, e gli scarti della sua lavorazione erano preziosi per noi. Con piastre di marmo ciascuno di noi doveva “abbattere” una pietra più piccola, il “lecco”, sotto cui c’erano le figurine che ciascuno dei giocatori aveva messo! Abbattere il lecco, significava fare incetta di figurine!
Al Lido di Roma non ci sentivamo in periferia! Perché eravamo certi che prima o poi Roma città ci avrebbe raggiunto con le sue costruzioni. In realtà il Duce non scherzava affatto! “Restituiremo a Roma il suo mare”! Così aveva detto! E le sue parole erano il Verbo! Del resto i Romani antichi avevano occupato tutte le coste che si affacciavano sul Mediterraneo. Basta pensare all’epoca dell’Imperatore Traiano, quando Roma aveva raggiunto il massimo della sua estensione, in Europa, in Africa, nell’Asia Minore. E il Mar Mediterraneo i Romani l’avevano chiamato Mare Nostrum! In effetti, il suo intero bacino, dalle Colonne d’Ercole all’odierna Suez, ai tempi del grande impero, era tutta roba nostra! Ed eravamo tutti orgogliosi che il Canale di Suez fosse stato aperto nel 1869 grazie all’opera di un trentino, Luigi Negrelli, allora, cittadino austriaco.
Ostia era ormai il Lido di Roma, perché Roma città avrebbe raggiunto il suo mare! Il Duce guardava al Tirreno! E volle che qualche chilometro al di là della Porta Ardeatina sorgesse l’Esposizione Universale Romana, che si sarebbe dovuta aprire nel 1942. Il progetto era più che ambizioso: basta ritrovarne la piantina sul web. E gli edifici costruiti fino allo scoppio della guerra ne sono una testimonianza. Basti pensare al Palazzo dei Congressi, al Colosseo Quadrato, alla basilica dei Santi Pietro e Paolo. Si innalza nel punto più elevato del quartiere, in cui si ritiene sorgesse un oratorio dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, consacrato, appunto, ai due apostoli.
Per non dire poi della Via Imperiale, oggi Via Cristoforo Colombo, che avrebbe dovuto portare dritti da Roma al mare! La costruzione ebbe inizio sia dalla parte romana che da quella del mare. Sarebbe stata larghissima, a tre corsie: una per le automobili, una per i camion e la terza per le biciclette. Trenta chilometri di strada, poco più, poco meno. L’avvio dei lavori venne inaugurato dal Duce in persona! Copio, dal mio “Balilla Moschettiere”: “Quel 28 ottobre del 1939 fu per me di un’emozione particolare, fortissima. Il Duce sarebbe venuto al Lido di Roma, sul Piazzale del Mare, lontano dal centro della cittadina, oltre il Canale dei Pescatori e oltre l’ingresso alla Pineta di Castel Fusano. Da quel piazzale erano iniziati i lavori della Via Imperiale, quella che avrebbe collegato il Lido di Roma all’E42 e alla capitale, il mare alla Caput mundi. Insomma, il Duce a Ostia! Cheffelicitààà!!!”
Quella strada, con i suoi 27 chilometri di lunghezza sarebbe stata una delle più lunghe e senz’altro la più larga! E il Duce volle inaugurare i lavori proprio al Lido di Roma, nel punto esatto in cui la strada si sarebbe conclusa, in vista del mare! Grande emozione quel giorno! Io balilla moschettiere in prima fila pronto per il presentatarm! Dopo ore di impaziente attesa, un corteo di automobili. Gerarchi che scendevano e in testa a tutti il Duce, il mio Duce, in divisa nera, stivaloni, cappello con visiera e un’aquila grossa così, fascia tricolore sulla spalla destra. Passo lesto e deciso E dietro di lui il corteggio dei gerarchi. Io rigido e sull’attenti dovevo guardare davanti. Ma con la coda dell’occhio seguivo l’avvicinarsi del Duce… il cuore mi batteva forte forte e attendevo soltanto il comando del presentatarm. E il comando venne, io feci il mio presentatarm e LUI mi passò davanti… a distanza di due metri, un metro? Non so. So soltanto che mi sentii beato! Avevo visto il Duce, manco la Madonna, a pochi passi da me. Un balilla moschettiere davvero fortunato.


DL SEMPLIFICAZIONE: BLOCCO 5 ANNI È GHIGLIOTTINA PER DOCENTI

”Costringere i docenti neo immessi in ruolo a restare per almeno 5 anni nella stessa sede di assunzione significa sottoporli a una ghigliottina che rischia di vanificare il risultato, ottenuto con grande fatica nella contrattazione per la mobilità, di eliminare il vincolo di permanenza triennale”. Così Maria Domenica Di Patre, vice coordinatrice nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’emendamento al Dl Semplificazioni, depositato in Commissioni Lavori Pubblici e Affari Costituzionali del Senato, che prevede il mantenimento per un quinquennio della stessa sede, della stessa tipologia di posto e della classe di concorso per educatori, maestri e professori che hanno ottenuto l’immissione in ruolo. 
“Più che semplificare, ci sembra che questa proposta vada nella direzione di complicare e che sia all’insegna della confusione. Cosa accadrebbe, poi, in caso di docenti soprannumerari? Il nostro timore è che si verificherebbe una grave ingiustizia ai danni dei titolari di cattedra più ‘anziani’ sui quali, nonostante vantino un punteggio maggiore, si abbatterebbe la ghigliottina del blocco quinquennale”. 
“La continuità didattica è sicuramente un principio da salvaguardare, ma riteniamo che non sia questa la strada da seguire per raggiungerla. A tale proposito – prosegue Di Patre – è bene sottolineare che spesso a minare la continuità didattica sono i dirigenti scolastici che all’inizio dell’anno assegnano le classi a insegnanti diversi da quelli dell’anno precedente. Si tratta di una pratica purtroppo molto diffusa che conosce molto bene chi a scuola lavora ogni giorno”.
“Per quanto riguarda i precari, – afferma, infine, la vice coordinatrice nazionale della Gilda –   chiediamo che non si rinvii ulteriormente l’aggiornamento delle Gae fermo già da 4 anni”.      

CURRICULUM

CURRICULUM di PAOLO MANZELLI sul tema ” ARTE e SCIENZA QUANTICA “

Paolo Manzelli Nato a Terni il 25/06/1937 è Presidente di Egocreanet (ONG di R&S) , ricercatore e docente di Chimica-Fisica della Universita di Firenze dalla Laurea del 1967 , Direttore dal 1985 del Laboratorio di Ricerca ed Innovazione Educativa LRE/UNIFI.

A partire dall’ anno 2004, anno del proprio pensionamento , ha iniziato a promuovere una programma transdisciplinare di ” Arte e Scienza Quantica ” esercitando un ruolo di indirizzo culturale, sociale ed economico per favorire l’emergere di proposte progettuali innovative di alto profilo nel quadro dello sviluppo di nuovi orizzonti della conoscenza biologica e relazionale Vedi: http://www.edscuola.it/lre.html

Egocreanet tra gli anni 2012 fino ad oggi ha organizzato molteplici iniziative di ampio impatto scientifico /culturale e di elevata fecondità euristica con lo obiettivo di emancipare e potenziare ogni forma di espressione creativa contemporanea onde ottenere una piu’ completa combinazione tra quantita’ e qualita’ della percezione cerebrale sulla base di nuovi criteri di interpretazione della interattivita’ sensoriale

A partire dl 2017 Egocreanet ha proposto di fondare il CLUSTER EGOCREANET al fine di promuovere un avanzamento della nuova frontiera dello sviluppo innovativo basata su una strategia di ricerca Bioquantica delle scienze biologiche e relazionali della vita , essenzialmente finalizzata a capire come si evolva la Mente Quantica in seguito alla interazione con il cambiamento della “informazione epigegetica” sia culturale che ambientale, per orientarla verso l’ intenzione condivisa di potenziare lo sviluppo dell’ apprendimento cerebrale .con il proposito di rimodulare le obsolete credenze e preconcetti inclusi nel riduzionismo colturale scientifico, storicamente acquisito durante tutta l’era definitivamente obsoleta dello sviluppo industriale.

Paolo Manzelli 22/01/2019

Nota Breve:
Pensionato della Universita di Firenze ,ex, Ordinario di Chimica Fisica all’Università di Firenze dal 1970. Esperto di Programmazione Neurolinguistica, Fondatore e Presidente dell’Associazione telematica culturale e scientifica EGO-CreaNet (Espansione Globale degli Osservatori sulla Creativita’) dal 1997 vedi: http://www.egocrea.net

PAOLO  MANZELLI
Director of LRE/EGO-CreaNet – University of Florence
EGOCREANET- VALIDATED EUROPEAN -PIC = 959882416
c/o BUSINESS INCUBATOR  ,
POLO SCIENTIFICO UNIVERSITA’ di FIRENZE 
50019 -SESTO F.no– 50019 Firenze- 
Via Madonna dl Piano ,06
-room: d.132: Phone: +39/055-4574662 Fax: +39/055 2756219
Mobile: +39/335-6760004; SKIPE “manzelli3″posta certificata : <egocreanet@pec.it>
E-mail.1 : pmanzelli2016@gmail.com
http://http://www.caosmanagement.it/
http://www.edscuola.it/lre.htmlhttp://dabpensiero.wordpress.com/
http://www.egocrea.net/
http://www.ticonzero.name/1/scienza_e_arte_di_paolo_manzelli_6597996.html
http://gsjournal.net/Science-Journals-Papers/Author/742/paolo,%20manzelli
http://squa62.wix.com/future-life-netNutra-Scienza: http://www.facebook.com/groups/195771803846822/
quARte: https://www.facebook.com/groups/431161846963599/
Nutra-Africa : https://www.facebook.com/groups/483765628411000/
Nutra-Tuscany: https://www.facebook.com/groups/EGOCREANET/https://www.facebook.com/groups/777824802310650/?ref=bookmarks

Pensione quota 100, la domanda a febbraio, si attendono disposizioni del MIUR

da Orizzontescuola

di Consulente Fiscale

Pensione Quota 100, la domanda a febbraio, si attendono disposizioni del Miur per il comparto scuola e dell’Inps per i dipendenti degli altri settori.

Vi scrivo perché vorrei avere alcune informazioni sul pensionamento con quota cento. La vostra rivista ha scritto che si potrà fare domanda entro il 28 febbraio ma su questo punto il patronato acli a cui faccio riferimento dice che non sa niente. Sono nata il 11/1/1957 quindi entro il 28 febbraio ho il requisito degli anni, ma qualche giornale ha scritto che bisognava avere compiuto 62 anni entro la fine di dicembre, cosa sapete voi. Ultima domanda sono in riduzione di stipendio perché in malattia dall’inizio dell’anno, questo può avere un effetto sull’ammontare dell’assegno pensionistico? Cordiali saluti 

Domanda di pensione entro il 28 febbraio, facciamo chiarezza

Se si riferisce alla domanda di pensionamento per i dipendenti della scuola, il decreto approvato sulla riforma pensioni, riporta che: ” ai fini del conseguimento della “pensione quota 100” per il personale del comparto scuola ed AFAM si applicano le disposizioni di cui all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. In sede di prima applicazione, entro il 28 febbraio 2019, il relativo personale a tempo indeterminato può presentare domanda di cessazione dal servizio con effetti dall’inizio rispettivamente dell’anno scolastico o accademico”.

Il decreto è stato approvato il 17 gennaio 2019, adesso bisogna attendere che il MIUR emani una circolare che stabilisca le istruzioni tecniche per poter aderire.

Se invece si riferisce alla normale domanda di pensionamento per dipendenti pubblici e privati, anche qui bisogna attendere le circolari INPS con le disposizioni tecniche attuative per poter inoltrare la domanda, si parlava di febbraio 2019.

Maturazione dei requisiti differenze fra dipendenti pubblici e privati

I dipendenti privati che hanno maturato i requisiti il 31 dicembre 2018, potranno andare in pensione il 1° aprile 2019, successivamente dovranno attendere tre mesi dalla maturazione dei requisiti.

I dipendenti pubblici che avranno maturato i requisiti entro il 31 marzo 2019, potranno andare in pensione il 1° agosto 2019, successivamente dovranno attendere sei mesi dalla maturazione dei requisiti e dovranno presentare le dimissioni di prepensionamento entro sei mesi.

Contributi malattia e requisito contributivo

Il decreto non fa riferimento a limiti sui contributi figurativi, quindi si attendono le disposizioni Inps per maggiori chiarimenti.

Docenti bloccati per 5 anni

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Stessa sede, stessa tipologia di posto e classe di concorso per almeno 5 anni. Un cambio netto che potrebbe interessare anche i docenti che sono intenzionati a fare domanda di trasferimento per il prossimo settembre. Uno dei cavalli di battaglia della Lega, quello della lunga permanenza nella stessa scuola, potrebbe diventare legge grazie all’emendamento dei relatori all’articolo 10 del disegno di legge As 989, il cosiddetto Semplificazioni, il cui debutto in aula al Senato, previsto per questa mattina, potrebbe slittare di qualche ora. A pesare non solo il lavoro delle commissioni competenti e della Bilancio sulla mole di emendamenti presentati dai parlamentari e soprattutto dai relatori di M5s e Lega, rispettivamente Mauro Coltorti e Daisy Pirovano, ma anche lo scontro interno al governo gialloverde su alcune proposte, come lo stop alle trivellazioni caro ai grillini.L’emendamento che interviene su scuola e università insiste all’articolo 10 del disegno di legge. E prevede tra l’altro che il vincolo «di cui all’articolo 13, comma 3, terzo periodo, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, come modificato dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145», e dunque 5 anni, «si applica al personale docente ed educativo di ogni ordine e grado di istruzione, qualunque sia la procedura utilizzata per il reclutamento». Quale sia la portata dell’emendamento è precisato dalla relazione illustrativa. A legislazione vigente prof ed educatori hanno regimi di permanenza diversi: sono 5 sulla stessa sede per i neoassunti nella secondaria, vincitori dei concorsi della Buona scuola indetti con il decreto n. 59/2017, per i non vincitori di cui sempre al decreto n. 59 del 2017 alle superiori la permanenza cala a tre anni. Ridiventano 5 per il Sostegno, vincolo che però interessa la classe di concorso ma non la sede. Sono tre anni invece per i neoassunti di infanzia e primaria e sempre tre per i docenti dell’ambito «non neoassunti di ogni ordine e grado». La norma semplifica e prevede un vincolo «generale di permanenza minima di 5 anni nella sede, tipologia di posto e classe di concorso». Oltre a semplificare, precisa la relazione, si raggiunge l’obiettivo di garantire la continuità didattica «a tutto vantaggio degli alunni, che potranno così raggiungere migliori risultati negli apprendimenti».

Da ultimo, si precisa che in virtù dell’articolo 40 comma 1 del decreto legislativo 165 del 2001, «i contratti collettivi integrativi di mobilità del personale scolastico potranno disciplinare in maniera più dettagliata la materia, purché nel rispetto dei vincoli introdotti al presente comma», una precisazione che pare confermare la portata generale del vincolo a dispetto di quanto disciplinato dal contratto sulla mobilità sottoscritto a fine dicembre e ancora in corso di registrazione. Se così fosse, lo stesso contratto andrebbe riaperto. Scenario che ha messo in fibrillazione i sindacati. «Abbiamo chiesto il ritiro dell’emendamento», precisano dalla Flc-Cgil. «Il contratto non si tocca», aggiunge la Cisl scuola, e avvertono dalla Uil scuola: «Sarebbe un ritorno alla rilegificazione in materia che ha dato risultati assai negativi per il personale».

Riformato anche il concorso per i dirigenti scolastici. A partire dal prossimo concorso, infatti, è prevista una riserva del 50% dei posti per chi ha superato tutte le prove scritte e orali di precedenti concorsi pubblici per presidi. Inoltre, sarà assegnato un punteggio aggiuntivo, in sede di valutazione dei titoli, a tutti i concorrenti cui sia stata conferita, per almeno due interi anni scolastici, la qualifica di dirigente scolastico.

Sarà poi retribuita la presidenza delle commissione degli esami di terza media nel limite di una maggiore spesa complessiva di 7,1 milioni di euro annui a decorrere dal 2019. Interventi anche sul fronte delle università: gli atenei che adotteranno ordinamenti autonomi, di cui all’articolo 33 della Costituzione, e delibereranno dunque di trasformarsi in società di capitali, non potranno avere accesso al fondo per il finanziamento ordinario delle università (Ffo). Alleggerito dalle libere università, il fondo sarà più pesante: si stima di 100 milioni di euro.

Scuola veneta autofinanziata La partita di Zaia e lo scoglio Cdm

Carlo Forte

Il Veneto tratterrà i soldi delle tasse versate dai cittadini. E finanzierà autonomamente tutte e 23 le materie indicate nell’art. 117 della Costituzione regolandone anche la disciplina di dettaglio. Tra queste materie c’è anche l’istruzione. La regione potrà fissare anche le aliquote per l’Iva e per l’Irpef. Lo prevede la proposta di legge-delega (pdls 43/2018) approvata dal consiglio regionale del Veneto il 15 novembre scorso, con la deliberazione n. 155. Il testo sarà posto al vaglio del Consiglio dei ministri probabilmente il 15 febbraio prossimo, dove sarà trasformato in disegno di legge. E poi sarà trasmesso al senato per iniziare l’iter di approvazione definitiva. Il parlamento potrà votare solo «Sì» o «No» e non avrò titolo a modificare il testo. Per l’approvazione è prevista la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. Si tratta del cosiddetto procedimento di attribuzione dell’autonomia differenziata, previsto dall’art. 116 della Costituzione. Sulla proposta è in corso una trattativa con il governo, ministro per gli affari regionali Erika Stefani, a seguito della quale potrebbero esserci delle modifiche sul passaggio da stato a regione: «È un percorso nuovo, va costruita un’intesa».

Il nuovo articolo 116 è stato introdotto con la riforma del titolo V avviata nel 1999 sotto il governo D’Alema, approvata durante il dicastero D’Amato nel 2001, e sottoposta a referendum dal governo Berlusconi 2 sempre nel 2001. Il referendum registrò una bassa affluenza (34% degli aventi diritto), ma votò a favore il 65% dei votanti.

Prendendo spunto da questo, la regione presieduta da Luca Zaia ha ritenuto di far precedere l’avvio delle trattative con il governo da un referendum regionale. Il referendum ha avuto luogo il 22 ottobre. Alla consultazione ha partecipato il 57,2% dei cittadini aventi diritto al voto. Hanno votato «Sì» il 98,1% dei cittadini partecipanti al voto, il 1,9% ha votato «No» e le schede bianche sono state pari allo 0,5%. A seguito dell’esito del referendum, il consiglio regionale del Veneto ha approvato lo scorso 15 novembre il progetto di legge statale (pdls) n. 43. Il progetto di legge, se approvato, determinerà il distacco del Veneto dallo stato in riferimento alle 23 materie di legislazione concorrente previste dall’articolo 117 della Costituzione.

Tra queste c’è anche l’istruzione e, a questo proposito, il progetto di legge prevede che l’organizzazione del servizio, la rete scolastica, la programmazione dell’offerta formativa e la regolazione dello stato giuridico ed economico di docenti e non docenti rientrerà nella stretta competenza della regione e saranno definitivamente sottratte allo stato. In particolare, saranno attribuite alla regione Veneto le competenze legislative e amministrative dirette a consentire l’ottimale governo, la programmazione, inclusa la programmazione dell’offerta formativa e della rete scolastica, compresi l’orientamento scolastico, la disciplina dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, la programmazione dell’offerta formativa presso i centri provinciali istruzione adulti e la valutazione del sistema educativo regionale, in coerenza con gli elementi di unitarietà del sistema scolastico nazionale e nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche.

La regione avrà anche competenza esclusiva nel disciplinare l’assegnazione di contributi alle istituzioni scolastiche paritarie con le correlate funzioni amministrative. In più sarà disposta la regionalizzazione dei fondi statali per il sostegno del diritto allo studio e del diritto allo studio universitario. E infine sarà regionalizzato il personale della scuola, compreso il personale dell’ufficio scolastico regionale e delle sue articolazioni a livello provinciale.

La regionalizzazione della scuola (e non solo) è prevista nel contratto di governo stipulato dal M5S e dalla Lega, che lo prevede nella clausola n. 20. L’effetto concreto dell’attribuzione dell’autonomia differenziata sarà il trattenimento, da parte della regione interessata, del 90% delle entrate fiscali raccolte nel territorio regionale. In pratica, fatte salve le risorse che lo stato ha titolo ad incamerare per fare fronte ai costi necessari a finanziare i servizi relativi alle materie non regionalizzate (10% del gettito), la restante parte (90%) rimarrà nella disponibilità della regione. Compresa la parte che viene distribuita dallo stato alle altre regioni più povere per finanziare il welfare. La regionalizzazione comporta anche la cosiddetta riserva di aliquota: la regione Veneto avrà titolo a fissare aliquote diverse per l’Iva, l’Irpef e gli altri tributi.

L’attribuzione dell’autonomia differenziata (regionalizzazione), così come rpevista dalla proposta Zaia, comporterà la distrazione delle risorse statali derivante dal gettito fiscale della regione, quasi totalmente in favore della regione interessata e adiscapito di quelle più povere. La legge, dunque, potrebbe essere incostituzionale, salvo nel caso in cui, prima di darvi attuazione, lo stato provvedesse ad individuare i costi standard delle prestazioni e costituisse il fondo perequativo previsto dalla legge Carderoli. È uno dei punti che dovrà essere chiarito dall’intesa regione-stato.

Docenti di ruolo bloccati 5 anni nella stessa scuola? I sindacati mettono le mani avanti

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

L’allargamento del vincolo dei 5 anni di blocco dei neo-assunti, previsto da un emendamento dei relatori al decreto Semplificazioni in procinto di essere presentato in Senato, potrebbe essere il preludio all’adozione della norma anche per gli insegnanti già di ruolo che vogliono trasferirsi.

Vincolo allargato

L’emendamento è una modifica ad una procedente norma convertita in legge nel 2016 che riguardava soltanto i professori delle scuole superiori: il “vincolo”, invece, si legge nella proposta, è stato allargato “al personale docente ed educativo di ogni ordine e grado di istruzione”.

Quindi, il “vincolo”, si legge ancora, varrà “qualunque sia la procedura utilizzata per il reclutamento”.

Gissi (Cisl): possibili riflessi sul contratto della mobilità

La richiesta non è stata bene accolta dai rappresentanti dei lavoratori.

Secondo Maddalena Gissi, leader Cisl Scuola, “un conto è se la legge si limita a generalizzare per tutti i neo assunti il vincolo stabilito per i soli docenti della secondaria dalla Legge di Bilancio, che come è noto ha modificato le norme precedentemente contenute nel d. lvo. 59/2017. Altro sarebbe se l’intenzione fosse quella di far valere in modo generalizzato tale vincolo sulle operazioni di trasferimento e passaggio disciplinate dal contratto sulla mobilità”.

Per la sindacalista, in questo secondo caso “si avrebbe in tal caso una clamorosa invasione di campo sulle prerogative contrattuali, che ci farebbe tornare indietro di qualche anno, riproponendo scenari politici già visti, nei quali l’invadenza legislativa non ha certo portato benefici alla scuola e a chi ci lavora, creando una mole enorme di problemi che proprio in sede contrattuale, con pazienza e tenacia, sono stati in gran parte affrontati e risolti”.

I sindacati elemento di disturbo…

In effetti, la relazione illustrativa degli emendamenti ad ddl Semplificazioni, mette confusamente assieme vincoli di natura diversa, alcuni di fonte legislativa, altri di fonte contrattuale.

“Da qui la necessità – continua Gissi – di fare subito chiarezza, anche per fugare il sospetto che siano proprio le relazioni sindacali a essere considerate oggi un fastidioso elemento di disturbo all’ordinato svolgimento dei processi di decisione, e non un fattore di arricchimento”.

“Non è meglio ridurre la precarietà”

Alla base della decisione dei promotori dell’emendamento, ci sarebbe soprattutto la volontà di agevolare la continuità didattica: che questa possa “affermarsi semplicemente con l’introduzione di vincoli temporali più o meno lunghi, ci sarebbe molto da discutere”, ribatte la Gissi.

“Molto più produttivo, tanto per fare un esempio, sarebbe un deciso impegno a eliminare o ridurre al minimo la precarietà del lavoro, fonte di inevitabile e irrimediabile discontinuità”.

La Cisl, quindi, propone che il problema si risolva con “la regolazione per via contrattuale”, che “si è sempre dimostrata, alla prova dei fatti, ben più efficace di rigide disposizioni legislative”.

Turi (Uil): groviglio normativo da cui uscire

Gli fa eco Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, per il quale “l’obbligo, generalizzato per legge, di permanenza di cinque anni sul posto assegnato, è frutto di propaganda e demagogia, di chi la scuola non sa neanche cosa sia. Poi la propaganda si sgonfierà, come è già stato in passato, e resteranno i problemi”.

“Tra emendamenti e relazione tecnica – ha aggiunto – si è creato un groviglio normativo. La continuità didattica è un valore condiviso che non si raggiunge con i divieti e gli obblighi, studenti e famiglie lo sanno bene, ma con strumenti contrattuali che hanno dimostrato di essere molto più efficaci dei divieti che portano ai contenziosi”.

Serve un chiarimento

Ci auguriamo un chiarimento con il ministro sulle reali intenzioni di questo governo che non può non partecipare alle scelte, anche parlamentari, che si intendono operare sulla scuola. E’ una responsabilità politica – ha continuato – presa anche in coerenza con il confronto avviato positivamente con il sindacato”.

Anche la decisione di “prorogare l’aggiornamento delle Graduatorie ad esaurimento, al di fuori di un progetto complessivo per superare la questione precari – conclude Turi – significa due cose: una irresponsabile sottovalutazione della questione o il presupposto di un ridimensionamento degli organici, di nuovi tagli”.

Sviluppo sostenibile grazie ai percorsi di cittadinanza a scuola

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

percorsi di cittadinanza attiva risultano fondamentali per la scuola di oggi. Bullismo, atti valdalici, razzismo sono le maggiori piaghe della società contemporanea.
I percorsi di cittadinanza sono temi che la scuola, in quanto istituzione, ha il dovere di promuovere fra i banchi. Si può certamente parlare di una emergenza alla cittadinanza attiva.

Tuttavia, educare alla cittadinanza, vuol dire anche volgere lo sguardo verso il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile, temi molto importanti in chiave futura, che proprio per questo motivo bisogna necessariamente far conoscere agli studenti, che rappresentano il futuro.

Non mancano i percorsi multidisciplinari da proporre in classe, anzi, da tempo sono diffusi nelle scuole. E senza dubbio, un ottimo ausilio per gli insegnanti è quello del digitale, veicolo estremamente familiare agli alunni, sin dalla scuola primaria.

Le idee, a tal proposito non mancano. Infatti per radicare nei più piccoli i concetti di ambiente  e sostenibilità si può far ricorso alle fiabe classiche, racconti di un mondo tipicamente naturale, bucolico e contadino e metterlo a confronti con le vicende contemporanee, come l’imprenditoria senza scrupoli, l’inquinamento, l’emergenza rifiuti.
Un modo percorso tematico cronologico, finalizzato a far riflettere i ragazzi sulle profonde trasformazioni che l’uomo ha prodotto nel tempo sull’ambiente e contestualmente, promuovere negli alunni l’adozione consapevole di comportamenti sostenibili.

A tal proposito, La Tecnica della Scuola, propone un corso online per la scuola del primo ciclo, in modalità webinar, dal titolo: “Percorsi di cittadinanza. L’ambiente nella letteratura per l’infanzia“.

Saranno svolti 2 incontri di 2 ore ciascuno per un totale di 4 ore di formazione:
> Lunedì 28 gennaio 2019 – Ore 16.00/18.00
> Giovedì 31 gennaio 2019 – Ore 16.00/18.00

Flc Cgil: no alla regionalizzazione dell’istruzione

da Tuttoscuola

Con un polemico comunicato pubblicato sul suo sito la Flc Cgil prende posizione sulla questione dell’autonomia rafforzata chiesta da tre Regioni, due a guida leghista (Lombardia e Veneto) e una governata dal centro-sinistra (Emilia-Romagna), che l’attuale governo gialloverde è orientato ad accogliere. Tra le materie che sarebbero trasferite all’autonoma gestione delle Regioni, lasciando allo Stato solo la definizione delle norme generali, c’è anche l’istruzione scolastica: una antica rivendicazione della Lega Nord, accolta dal centro-destra berlusconiano nel 2005 ma bocciata dal referendum confermativo del 2006, ora rilanciata dalla Lega di Salvini.

Ma secondo la Flc “l’istruzione è un diritto costituzionale indisponibile, un diritto di cittadinanza che già oggi si esercita nel nostro Paese in maniera disomogenea, con enormi differenze tra territori e territori: il nostro obiettivo oggi dovrebbe essere quello di cancellare la variabilità di questa geometria, non di aumentarla”. Occorrerebbe cioè di andare in direzione diametralmente opposta a quella che il governo giallo-verde pare intenzionato ad intraprendere addirittura esercitando una delega che escluderebbe il Parlamento dal dibattito.

Si dovrebbe invece, secondo il sindacato di Sinopoli, recentemente confermato al vertice della Flc Cgil, “determinare i LEP e farli rispettare, configurandosi ogni condotta politica ed economica contraria come incostituzionale e da respingere nettamente”. Solo il rispetto dei LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) garantisce l’unità del sistema Paese e l’esigibilità dei diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale. Per questo la Flc ribadisce “l’assoluta contrarietà ad una idea di regionalizzazione che considera i diritti fondamentali un bene limitato e addirittura regionalizzabile, quando invece si tratta di estenderli in maniera uniforme in tutto il Paese”.

In questo quadro, conclude la nota, “il diritto all’istruzione non può che essere assicurato da una scuola laica, nazionale e repubblicana e tutte le articolazioni del sistema di istruzione (l’università, la ricerca e l’AFAM) debbono riassumere la configurazione di autonomie della Repubblica funzionali al diritto dei cittadini”. Una posizione analoga, rispondente peraltro alla sua storica connotazione laica, è stata assunta dalla Uil scuola, il cui segretario Pino Turi ha dichiarato che “occorre evitare rischi ‘regionalisti’ ricordando costantemente che la scuola che la Costituzione indica è laica, libera, statale, critica, aperta, nazionale”.

Posti di sostegno. Il PD insiste: la legge di bilancio prevede sostanziali tagli

da Tuttoscuola

Nella legge di Bilancio 2019 nello stato di previsione del Miur si riduce notevolmente, rispetto alla legge di Bilancio 2018, la spesa per la voce ‘interventi di integrazione scolastica degli studenti con bisogni educativi speciali, incluse le spese per i docenti di sostegno’. Il taglio ammonta a 73 mln per il 2019 e a 230 mln per il 2020.

Questo implica l’impossibilità di assumere gli oltre 40 mila insegnanti specializzati promessi dal governo e vengono penalizzati i 245.500 alunni e studenti con disabilità, che non troveranno nella scuola adeguata risposta ai loro bisogni. Il ministro Bussetti non può negare questi fatti”.

Lo ha affermato la senatrice Vanna Iori, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione del Senato, intervenuta nel corso del question time, confermando i timori di Tuttoscuola segnalati all’indomani dell’approvazione della manovra.

Il 36% degli insegnanti supplenti di sostegno – prosegue Iori –  non sono specializzati. Il ministro a parole ha detto di puntare sull’integrazione. Ma prevedere la formazione di 40 mila insegnanti in 3 anni come fa la legge di bilancio, cosa positiva, non significa colmare le lacune nell’organico dei docenti di sostegno con adeguati piani di assunzioni, esigenza che viene negata dai tagli”.

Il ministro, senza fornire dati, si è difeso: “Non è vero che la legge di bilancio ha diminuito le risorse per i docenti di sostegno. Il ministero continuerà a dare sostegno a tutti gli alunni con disabilità certificata, nessuno escluso. Il bilancio approvato non contraddice quanto ho affermato. È concreto l’impegno per l’effettiva inclusione scolastica”.

Le parole del ministro non hanno convinto la senatrice Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo PD, che ha dichiarato: “Un uomo di scuola come Bussetti non può venire nell’Aula del Senato a difendere l’indifendibile, perché le sue dichiarazioni sono smentite dalla legge di Bilancio.

A settembre non ci saranno le nuove assunzioni a tempo indeterminato di 40 mila insegnanti di sostegno, come era stato previsto, perché il governo M5s-Lega non ha stanziato un euro per l’integrazione scolastica degli alunni e degli studenti disabili”.

Il governo del cambiamento– ha aggiunto Malpezzi – ha cambiato il lessico: ha predisposto la formazione di 40 mila insegnanti per il sostegno. Ma formazione, fino a prova contraria, non significa assunzione. Questo vuole dire che molti bambini e ragazzi rimarranno senza i docenti di sostegno”.