Della valutazione casereccia

Della valutazione casereccia

di Maurizio Tiriticco

E’ noto che in molte istituzioni scolastiche interi collegi dei docenti, in genere di istituti comprensivi, all’inizio dell’anno scolastico decidono, quasi sempre all’unanimità, di adottare una scala di valutazione delle performances degli alunni a partire dal quattro. Però non dichiarano mai se il massimo di dieci possa o debba essere assegnato. Si decide sul “peggio”, mai sul “meglio”! E ritengono anche, e giustamente, che tali decisioni sono deliberate in forza dell’autonomia di cui godono a partire dall’anno scolastico 1999/2000: varata dal dpr 275/99. In realtà, anche negli istituti superiori è assai raro che si assegnino degli uno o dei dieci.
In effetti, nel citato dpr, all’articolo 4, comma 2, leggiamo che le istituzioni scolastiche “…individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”. Ed al comma 1, dell’articolo 8, relativo alla “definizione dei curricoli”, leggiamo che è di competenza del Ministero della Pubblica Istruzione definire “gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi”. Occorre anche ricordare che, nel corso degli anni successivi, il Miur si è sempre occupato di intervenire in materia di valutazione degli alunni. E per quanto riguarda i due ordini di istruzione, ha sempre ricordato cha l’operazione valutativa si esprime in decimi. In realtà, quindi, le delibere di quei collegi dei docenti per cui i criteri numerici valutativi vengono modificati sono abnormi! Non nel suo significato morale, ma perché, di fatto, alterano una norma. Il che, tutto sommato, non mi preoccupa più di tanto! A molti collegi… “piace così”! E il Miur… chiude un occhio! Anzi tutti e due! Insomma… le solite “cose all’italiana”!
Ed all’italiana è tutta la macchina valutativa che caratterizza il nostro sistema di istruzione. In effetti, da sempre – da quando andavo a scuola io, anni trenta – erano rarae aves gli insegnanti che assegnavano un uno o un due, o un dieci! Il mio professore di lettere al liceo sosteneva che non avrebbe mai assegnato un dieci, se non a Manzoni! Ed un altro mio professore di lettere, sempre al liceo, consegnandomi un compito in classe corretto, mi disse: “Caro Trittico (il mio cognome sempre sbagliato!), ti ho messo tre! Ma soltanto perché uno e due non si possono mettere”! Ed è da quel giorno che ho cominciato a chiedermi: “Ma davvero i due e i tre non si possono mettere”? Per non dire che sarebbe meglio il verbo “assegnare”! In effetti, non ho mai visto neanche un dieci. Né per me! Né per i miei compagni! Solo alle scuole elementari – una volta si chiamavano così – le buone maestre scrivevano un “lodevole” sul quaderno! E a casa era una gran festa! Ma i dieci, niente! Ricordo soltanto che la pagella di un papa – quale mai sarà stato? – o forse di più papi, era piena di dieci! Grazie tanto! Quel seminarista sarebbe diventato papa! Il che tocca a pochi! A tre o quattro cardinali nel corso di un secolo! I papi, com’è noto, sono longevi!
I dpr sulla valutazione! Lodevolissimi! Siamo in tema di voti, ma… Ed il “ma” è grosso così, perché riguarda l’intero nostro sistema valutativo, che parte da un vizio di fondo. Un’operazione valutativa – anche a prescindere dalla scuola – presume sempre un’operazione precedente, che condiziona la seconda. Parlo della misurazione. Ricorro a due esempi banalissimi, ma ricorrenti frequentemente in tutte le nostre scuole L’insegnante consegna il compito svolto in aula all’alunno X e dice: “Ti ho messo quattro! Ma che mi hai combinato? Non è da te! Prendi sempre bei voti! Forse stavi male quel giorno”? Poi consegna un altro compito all’alunno Y e dice: “Ti ho messo otto! Ma sei proprio sicuro di non avere copiato”? I voti assegnati sono quelli che sono, ma i giudizi formulati sono ben diversi. I voti sono l’esito di una MISURAZIONE (possiamo chiamarla la conta degli errori), ma i giudizi di VALUTAZIONE espressi sono ben diversi! Nessuna meraviglia! In effetti noi MISURIAMO e VALUTIAMO anche nella vita quotidiana! “Quella camicia mi piace tanto, ma costa troppo”! “Quel paio di scarpe mi è costato una tombola! E già si sono sfondate”! Il medesimo film piace a lui, ma non a lei! Per un povero un euro è una ricchezza, per un ricco una nullità!
Anche nella scuola non si può valutare se prima non si è misurato! Ma al Miur, che governa le nostre scuole anche in materia di valutazione, purtroppo non sanno che un’operazione valutativa – nella scuola come nella vita – è sempre preceduta da un’operazione misurativa. E nei suoi dpr il Miur ci dice troppo di VALUTAZIONE, ma nulla di MISURAZIONE! Così, in questa diffusa ignoranza, nelle nostre scuole si continuerà a discuterà all’infinito in un giudizio finale se il cinque di Rossi – esito matematico di una media, perdiana! – debba essere “portato a sei”! L’esito, matematico, cosiddetto, è il risultato di una MISURAZIONE; la promozione, invece, l’esito di una VALUTAZIONE. E finché le due operazioni non saranno distinte oggettivamente e in primo luogo nella testa degli insegnanti, le discussioni saranno sempre interminabili ed esaustive!
Però, possiamo ritenerci fortunati, perché nella nostra scuola l’unica elaborazione che conosciamo ed operiamo è la media! Ma, se si dovesse procedere alle operazioni successive? Mi limito a citarle: mediana, moda, gamma, sigma, punti Z, punti T. Ma il Miur non ne parla! Menomale!
E qui mi fermo! Purché non si fermi la scuola!

E. Kagge, Camminare (Un gesto sovversivo)

Camminare per vivere

di Antonio Stanca

 Camminare (Un gesto sovversivo) è il titolo di un breve volume del norvegese Erling Kagge. Lo scrisse l’anno scorso ed ora è ricomparso in Italia quale supplemento del quotidiano “la Repubblica”.

   Kagge è nato a Oslo nel 1963, ha cinquantasei anni, ha studiato filosofia presso l’Università di Cambridge, ha fondato la casa editrice Kagge Forlag, che poi ha ampliato con l’acquisto di un’altra casa editrice e che è diventata una delle più importanti società editrici norvegesi. Ha scritto libri da solo o in collaborazione. Nel 2017 una sua opera Silenzio: nell’era del rumore è stata un successo mondiale. Tradotta in molte lingue ha fatto di Kagge uno scrittore noto a livello internazionale.

   In verità Kagge era già conosciuto come l’uomo dei “tre poli”: nel 1990 aveva raggiunto il Polo Nord insieme all’amico Borge Ousland, nel 1992 da solo era arrivato al Polo Sud e nel 1994 aveva scalato una cima dell’Everest. Leggendaria era diventata la sua figura anche perché quelle imprese eccezionali rientravano nella vita quotidiana di un editore, un collezionista d’arte, un imprenditore, un politico. Da quelle traeva alimento la sua scrittura e quelle dal suo spirito di avventura, di esplorazione che ancora oggi lo muove a compiere spedizioni, a fare viaggi. Tra gli ultimi rientrano quelli insieme allo storico e fotografo Steve Duncan nei tunnel delle fogne, della metropolitana di New York e poi nel Sunset Boulevard, l’immenso quartiere di Los Angeles.

  Col tempo la sua passione per il viaggio si è ridotta ma non si è spenta, non è finita.

   Di questo suo eterno suo spirito di avventura, di questo suo infinito bisogno di movimento dice in Camminare, la sua più recente opera di scrittura nella quale insieme a sue esperienze scorrono tanti elementi culturali, intellettuali, tanti argomenti storici, geografici, scientifici che Kagge adduce a sostegno delle sue tesi e a riprova di una preparazione degna di nota.

   Centrale è nel libro la convinzione dei vantaggi che derivano al corpo e all’anima dall’azione del “cammino”, dal fare di essa un’attività abituale, dal farla rientrare, anche se per poco tempo, nella vita di ogni giorno e di ogni persona. Dalla preistoria, nota Kagge, giunge notizia di persone, di popoli che hanno camminato per paesi, per continenti, si viene a sapere che quella del camminare è rientrata tra le regole della vita, non è stata considerata un’azione insolita. A questo si è giunti col tempo, con la modernità, col progresso, con il nuovo tipo di società, di famiglia, di lavoro, con i nuovi luoghi, le nuove case, le nuove strade, i nuovi posti, i nuovi mezzi di trasporto. Qui interviene il Kagge a segnalare il rischio, il pericolo che comporta un simile genere di vita, a richiamare su quanto importante sia il movimento e su quanto danno provenga dal suo abbandono a causa dei nuovi ambienti, della nuova vita. Camminare, secondo Kagge, non aiuta solo il corpo ma anche la mente, non fa bene solo alla materia ma anche allo spirito.

   Mette a contatto con l’esterno che si percorre, che si vede qualunque esso sia, lo fa diventare parte dei pensieri, dei sentimenti di chi cammina, crea una combinazione tra la sua e la vita che fuori avviene, lo fa partecipe di una dimensione più estesa. A questo vantaggio di carattere morale vanno aggiunti altri di carattere materiale, i benefici, cioè, che derivano al corpo, alla sua salute dal camminare. Più sani, più forti oltre che più estesi rende questo e tantissime sono le argomentazioni che l’autore adduce a dimostrazione del suo principio. Non le ricava soltanto dalla sua attività di esploratore e di alpinista ma anche dai tanti autori, dalle tante opere che cita.

   Oltre ogni misura si estende, nel libro, il discorso del Kagge, dalla storia passa alla letteratura, dalla matematica alla filosofia, dagli autori alle loro opere, alle loro parole, a quanto si è pensato, detto, scritto circa la funzione, il valore, la necessità del movimento. Camminare è vedere, vedere è conoscere, conoscere è imparare, imparare è migliorare, migliorare è progredire: dal movimento è venuto tutto, col movimento si sono superati i limiti, i confini che lo stato di fermo comporta.

   Kagge non ha scritto questo libro perché è un camminatore, perché ha voluto dire di sé ma perché importante gli è sembrato trattare di un fenomeno che si sta riducendo al punto da scomparire, di un’azione che l’umanità ha sempre compiuto e che ora ha quasi messo da parte.

   Dovrebbe riprenderla, dichiara Kagge, se vuole tornare a vivere!

Safer Internet Day, Unicef: 90% ragazzi on line

da Il Sole 24 Ore

di Alessia Tripodi

Nel mondo il 70,6% dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono online , in Italia il dato arriva fino al 90,2 per cento. Per questo sono necessarie «azioni concordate» per affrontare e prevenire la violenza sul Web, il cyberbullismo e le molestie digitali. La raccomandazione arriva da Unicef nel giorno del Safer Internet Day, la giornata per il Web sicuro che si è celebrata ieri in tutto il mondo. Dello stesso tenore l’appello lanciato dalla Garante per l’Infanzia, Filomena Albano, che chiede di investire «sull’educazione alla consapevolezza digitale per i minorenni», non solo per tutelarli dai rischi on line ma anche per aiutarli a conoscere quale trattamento ricevono i loro dati una volta immessi in Rete. Nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il Safer Internet Day 2019, inoltre, la Polizia Postale con il Miur e la stessa Garante per l’Infanzia ha organizzato workshop e dibattiti sul tema del cyberbullismo su tutto il territorio nazionale , incontrando 60mila studenti.

Unicef: metà della popolazione mondiale è on line
Su 80 paesi presi in esame da Unicef, quelli con i 15-24enni meno connessi sono: Nigeria con il 4,6%, Bangladesh 11,8%, Pakistan 18,5%, Zimbabwe 25% e Kenya con il 29,7%. Al lato opposto, i paesi con gli under 24 più connessi sono: Finlandia, Islanda, Lussemburgo, Malta e Slovenia con il 100%, Regno Unito e Corea del Sud con il 99,8%. Il Portogallo e la Germania registrano il 99%, la Spagna 98%, la Francia il 97% e gli Stati Uniti l’85,2%.
«Internet deve essere uno strumento a disposizione dei giovani, a prescindere dal loro livello di reddito» scrive Unicef, spiegando che «secondo l’Unione Internazionale delle Tlc, mentre nei paesi più ricchi il 94% dei giovani tra i 15 ei 24 anni è online, nei paesi più poveri risulta connesso più del 65% dei giovani. Si tratta di un passo avanti rispetto al ritmo di utilizzo di Internet da parte della popolazione a livello generale. Nel mondo, metà del totale della popolazione, a prescindere dall’età, è online».

Crescono i rischi di cyberbullismo
La crescita della percentuale di minori connessi al Web aumenta sempre di più i rischi on line, avverte Unicef. Che spiega: «Secondo i dati Unesco, la percentuale di bambini e adolescenti colpiti dal cyberbullismo nei paesi ad alto reddito varia tra i 5% e il 21% e le ragazze sembrano avere maggiori probabilità di subire cyberbullismo rispetto ai ragazzi».
L’appello lanciato da Unicef in occasione del Safer Internet Day si basa su un sondaggio condotto tra i giovani, che in 5 settimane ha ricevuto più di 1 milione di risposte da più di 160
paesi e suggerimenti attraverso l’iniziativa #ENDviolence Youth Talks, condotta da studenti di tutto il mondo. Tra le azioni più potenti contro il cyberbullismo i giovani hanno indicato la gentilezza, on line e off line. «A distanza di quasi due anni dall’entrata in vigore della legge sul contrasto del cyberbullismo (L.71/17), approvata in via definitiva dal Parlamento italiano il 17 maggio 2017, l’Unicef Italia ne auspica una piena attuazione, soprattutto in materia di prevenzione» dice Francesco Samengo, Presidente di Unicef Italia, che chiede in particolare lo sviluppo del «Piano di azione per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo, previsto dall’art. 3 della stessa legge».Unicef Italia ha dedicato una particolare attenzione al tema, realizzando anche un kit didattico per le scuole dal titolo “Non perdiamoci di vista” .

Il Garante dell’Infanzia: si dia il via a Piano d’azione contro cyberbullismo
Dal canto suo la Garante per l’Infanzia ha ricordato che «l’Italia ha abbassato l’età del consenso al trattamento dei dati personali online dai 16 anni del regolamento europeo ai 14 della legislazione italiana» e che «ora dobbiamo rendere tale consenso libero e consapevole accompagnando i ragazzi a capire a cosa stanno acconsentendo. Altrimenti significa solo che gli adulti se ne sono disinteressati». Quanto al bullismo on line, Albano si unisce all’appello di Unicef e riferisce di aver «sollecitato la convocazione del tavolo tecnico previsto dalla legge presso la Presidenza del Consiglio dei ministri» perchè «è fondamentale che inizi a redigere il piano di azione integrato di prevenzione e contrasto al cyberbullismo e si realizzi un sistema di raccolta dei dati per monitorare l’evoluzione dei fenomeni». Il 31 gennaio scorso, fa sapere Albano, sul tema cyberbullismo si è riunita la Consulta dei ragazzi dell’Autorità garante, con l’intervento di un esperto.


Tendono a diminuire i posti per i bambini nella scuola dell’infanzia

da Il Sole 24 Ore

L’Ue indica come obiettivo che almeno il 90% dei bambini tra 3 e 5 anni frequenti le scuole dell’infanzia o strutture analoghe. L’Italia supera il traguardo, ma alcuni indicatori segnalano una tendenza al calo. E’ quanto emerge dal rapporto della fondazione Openpolis,
diffuso ieri.

Lo studio evidenzia che esiste già un vincolo ad offrire posti nelle scuole dell’infanzia ad almeno il 90% dei bimbi tra i 3 e i 5 anni, analogo a quello del 33% sugli asili nido e servizi prima infanzia. Mentre su quest’ultimo target l’Italia è ancora indietro, rientra tra i paesi virtuosi per la cura della fascia d’età compresa tra 3 anni e la scuola dell’obbligo.

Fino all’anno 2011/12, la quota di bambini di 4-5 anni iscritti alla scuola dell’infanzia oscillava attorno al 95% ma negli anni successivi questa percentuale si è progressivamente
contratta, fino al 91,1% rilevabile con gli ultimi dati disponibili (rielaborati in queste settimane). Una percentuale ancora alta quindi, ma con una sensibile tendenza al calo.

Tutte le regioni al di sotto della media italiana (escluse Lazio e Lombardia) si trovano nel Mezzogiorno. Tra le regioni annoverate da Istat nel “Mezzogiorno” solo Abruzzo (93,4%) e
Sardegna (93,6%) si collocano al di sopra della media nazionale.

Quando il diritto d’autore si studia al liceo

da Il Sole 24 Ore

Un documento in dieci punti che propone buone pratiche sulla tutela della proprietà intellettuale. E’ il decalogo stilato da alcuni studenti delle classi prime liceo scientifico Scienze applicate di Scuola Europa a Milano, come lavoro conclusivo di un laboratorio di
informatica incentrato proprio sul diritto d’autore.

Lo scritto è stato inviato – viene spiegato – in occasione del Safer Internet day al Miur, accompagnato da una lettera-appello scritta dai ragazzi affinché vengano prese in
considerazione le loro idee e venga incentivato l’insegnamento di questa materia, unitamente al tema della sicurezza in rete, nella scuola secondaria di secondo grado.

Alla stesura hanno lavorato dieci studenti: a ciascun ragazzo è stato assegnato un approfondimento su un argomento specifico e il compito di individuare una soluzione in grado di tutelare le parti coinvolte, ovvero chi produce l’opera intellettuale e chi ne fruisce, e di semplificare e ottimizzare l’attività degli enti che normano o controllano il diritto d’autore, con il fine di combattere abusi, appropriazioni, plagi e pirateria. Al centro tutela della creatività, tracciabilità delle opere e privacy, diffusione e riproduzione online, rapporto tra utenti e piattaforme social, riconoscibilità degli autori e citazione delle fonti e, soprattutto, incentivi all’utilizzo di materiale originale per una maggiore fruibilità legale.

«Siamo rimasti piacevolmente colpiti non solo dai contenuti prodotti dai ragazzi – spiega Antonio Lazzarini, docente di informatica a Scuola Europa – ma anche e soprattutto dal loro
interesse manifestato in classe rispetto a questa tematica. Una sensibilità che inevitabilmente è caratteristica di una generazione nata nel pieno dell’era digitale».

Passaggio di ruolo: anno di prova a prescindere dal grado di istruzione richiesto

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

In qualsiasi grado di istruzione si ottiene il passaggio di ruolo si deve svolgere l’anno di prova. Nessun esonero per il docente che passa dal II grado al I grado

Una lettrice ci scrive:

“Mi è chiaro che, se si è di ruolo nella secondaria inferiore, si può chiedere il passaggio di ruolo alla secondaria superiore, avendo ovviamente l’abilitazione per insegnarvi, e si deve ripetere una sorta di anno di prova , perché trattasi di grado più alto di istruzione. Vorrei sapere se il passaggio inverso (dalla secondaria superiore a quella inferiore) funzioni allo stesso modo o meno, se sia richiesto anche in questo caso un ulteriore anno di prova, pur avendolo già affrontato nel grado superiore”

Il docente che ottiene il passaggio di ruolo è tenuto a svolgere l’anno di prova e formazione nella sua interezza nel nuovo grado di titolarità

Quale normativa lo prevede

La disposizione normativa che lo prevede, stabilendo la novità rispetto al passato per quanto riguarda il passaggio di ruolo, è il DM n.850/2015, dove tra i docenti tenuti allo svolgimento dell’anno di prova e formazione vi sono coloro che hanno ottenuto il passaggio di ruolo, come indicato nell’art.2 comma 1:

“Sono tenuti ad effettuare il periodo di formazione e di prova:

a. i docenti che si trovano al primo anno di servizio con incarico a tempo indeterminato, a qualunque titolo conferito, e che aspirino alla conferma nel ruolo;

b. i docenti per i quali sia stata richiesta la proroga del periodo di formazione e prova o che non abbiano potuto completarlo negli anni precedenti. In ogni caso la ripetizione del periodo comporta la partecipazione alle connesse attività di formazione, che sono da considerarsi parte integrante del servizio in anno di prova;

c. i docenti per i quali sia stato disposto il passaggio di ruolo”

Disposizione valida per qualsiasi grado richiesto

Tale obbligo deve essere rispettato da tutti i docenti a prescindere dal grado di istruzione di provenienza e dal grado richiesto

Sono tenuti a svolgere l’anno di prova sia i docenti che ottengono il passaggio dalla scuola Primaria alla Secondaria, sia coloro che ottengono il movimento inverso dalla Secondaria alla Primaria.

Nel caso indicato dal nostro lettore non ha alcuna influenza il fatto che la provenienza sia la Secondaria II grado  e si ottenga il passaggio nella Secondaria I grado.  Come detto sopra, infatti, dovranno svolgere l’anno di prova sia coloro che si spostano dal I grado al II grado che coloro che passano dal II grado al I grado

Ci sono eccezioni?

L’unica eccezione è rappresentata dai docenti che ritornano in un grado di istruzione dove hanno già svolto l’anno di prova e, in questo caso, non devono ripeterlo in quanto il periodo di prova si sostiene una sola volta per ogni ordine di scuola.

Risorse giacenti, scuole devono restituirle entro il 30 aprile. Ecco quali

da Orizzontescuola

di redazione

Il Miur, con nota n. 1981 del 31/01/2019, ha fornito indicazioni relative agli obblighi di versare all’entrata del bilancio dello Stato le somme giacenti per spese di pulizia, progetti triennali ed altro.

Versamento somme giacenti: legge di bilancio

La legge di bilancio 2019 ha disposto che le scuole versino allo Stato le somme giacenti comprese quelle derivanti dai trasferimenti per le spese di pulizia.

Il versamento delle suddette somme è motivato con il fatto che le stesse sono inutilizzabili, considerato il vincolo originario di destinazione.

Il versamento all’Erario va effettuato entro il termine perentorio del 30 aprile 2019. 

Il versamento dovrà essere effettuato al Capo XIII capitolo 3550 articolo 6 “Altre entrate di carattere straordinario” al seguente IBAN:

IT 48O 01000 03245 348 0 13 3550 06 , indicando come causale “Versamento comma 783 L. 145/2018” entro e non oltre il 30 aprile 2019.

Il mancato versamento delle somme giacenti,  il predetto termine del 30 aprile, determina l’insorgere di responsabilità dirigenziale e l’obbligo di segnalazione alla Corte dei conti.

Versamento somme giacenti: quali vanno versate

Nella nota si precisa che le somme oggetto di versamento in conto entrata devono intendersi:

  • quelle relative alla realizzazione di attività progettuali in materia di formazione e sviluppo dell’autonomia scolastica, rimaste inutilizzate per tre esercizi finanziari consecutivi, ai sensi dell’art. 1-bis DL 25 settembre 2009, n. 134;
  • quelle derivanti da trasferimenti da parte del MIUR per spese di pulizia riferibili ad esercizi finanziari pregressi (e non a quello in corso) per le quali non vi siano ancora delle pendenze o delle contestazioni in atto;
  • nonché ogni altra risorsa finanziaria giacente in bilancio, rispetto alla quale non vi siano ancora delle pendenze o delle contestazioni in atto, che sia riferita ad esercizi pregressi, che sia caratterizzata dalla sussistenza di un vincolo di destinazione e che sia divenuta inutilizzabile per le finalità originarie.

nota miur

Prova Invalsi V secondaria secondo grado, candidati esterni devono svolgerla?

da Orizzontescuola

di redazione

Nelle classi V della scuola secondaria di secondo grado debuttano, nel corrente anno scolastico, le prove Invalsi.

Invalsi: discipline coinvolte

Le prove, che si svolgono al computer, vedono coinvolte le seguenti discipline:

  • Italiano;
  • Matematica;
  • Inglese.

Invalsi: date somministrazione

Queste le date di somministrazione:

  • classi NON campionedal 4 marzo 2019 al 30 marzo 2019
  • classi campionedal 12 marzo 2019 al 15 marzo 2019 

Per le modalità di somministrazione clicca qui 

Invalsi: candidati esterni

Solo per il corrente anno scolastico, i candidati esterni non sono tenuti a partecipare alla prova Invalsi. Possono farlo solo volontariamente.

Così, leggiamo nel documento di presentazione delle prove:

Limitatamente all’a.s. 2018-19 i candidati esterni NON partecipano alle prove INVALSI della V secondaria di secondo grado (eventualmente solo su base volontaria)

La decisione, probabilmente, discende dal fatto che, per il corrente anno scolastico, le prove non costituiranno requisiti d’accesso. Infatti, il decreto milleproroghe ha rinviato al 2019/20 la disposizione del D.lgs. 62/2017, secondo cui le prove Invalsi costituiscono requisito d’accesso all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione.

Esame di maturità, novità: all’orale anche l’analisi del testo

da Orizzontescuola

di redazione

Novità in arrivo per i maturandi che faranno gli esami di Stato quest’anno, all’orale ci sarà l’analisi del testo. Oggetto del colloquio anche l’alternanza scuola-lavoro.

Esame orale

Non sarà solo oggetto dello scritto, ma anche dell’orale. L’anali del testo avrà uno spazio doppio e avrà peso nella valutazione dei candidati. Infatti, i candidati, secondo le ultime indicazioni sulle novità degli esami, dovranno saper analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi con il fine di verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità argomentativa e critica.

Alternanza scuola-lavoro

Non sarà più criterio per l’ammissione, ma sarà oggetto del colloquio da parte dei candidati, come previsto nel summenzionato decreto n. 62/2017.Gli studenti dovranno esporre, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro

Prove scritte

Per quanto riguarda, invece, le prove scritte, i candidati dovranno affrontarne due.

La prima prova consisterà in una redazione di un elaborato con differenti tipologie testuali: artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico.

Seconda prova, invece sarà: grafica o scritto-grafica, compositivo/esecutiva, musicale e coreutica. Verterà su più discipline caratterizzanti il corso di studio.

Il cyberbullismo è devastante, Bussetti esorta i genitori: ai figli non chiedete solo com’è andata a scuola, ma su Internet

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

I pericoli per i giovani non arrivano più solo dal territorio, dalle amicizie sbagliate e dagli eventi funesti. A mettere a rischio la loro incolumità, ad iniziare da quella mentale, oggi c’è anche Internet.

L’evento “Safer Internet Day”

È stato questo uno dei temi prevalenti affrontati il 5 febbraio, in occasione della Giornata mondiale per la sicurezza on line, il “Safer Internet Day (#SID2019)”, voluta dalla Commissione Europea e giunta alla 16ma edizione, celebrata in contemporanea in 100 Paesi.

Dibattiti, eventi e gare di idee si sono susseguiti per educare i ragazzi ad un corretto uso della Rete e dire ‘no’ al bullismo e al cyberbullismo.

In Italia l’evento principale si è tenuto a Milano, al Mico, a FieraMilanocity, con un dibattito incentrato sul tema “Contro il cyberbullismo una nuova alleanza tra scuola e famiglia”, alla presenza di circa 500 studenti.

Hanno partecipato all’iniziativa alla presenza del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, della Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, del direttore del servizio di Polizia Postale e delle comunicazioni, Nunzia Ciardi.

Il ricordo di Carolina Picchio

Ad inizio evento, è stata ricordata Carolina Picchio, la studentessa di Novara che si è tolta la vita a quattordici anni per non avere retto alle offese circolate sul web nei suoi confronti: una storia tristissima che evidenzia bene che rischi siano insiti nel cyberbullismo.

“Il rispetto per gli altri e per sé stessi deve collegare tutti gli ambiti della nostra società – ha esortato Bussetti – ecco perché educare alla tecnologia è fondamentale per la sicurezza sul web ma siamo già a buon punto, anche essere qui è importante”.

“È chiaro che il mercato e la tecnologia – ha continuato – corrono a una velocità incredibile: vogliamo formare i nostri studenti e le nostre studentesse ai pericoli della rete ma soprattutto anche alle opportunità che il web può rappresentare per la loro vita futura”.

La scuola è fondamentale, ma non basta

Secondo il ministro, il ruolo della scuola “è fondamentale: in accordo con la famiglia ma non dobbiamo dimenticare che al centro ci sono i ragazzi, le scelte educative vanno condivise”.

“Credo sia il caso di suggerire ai genitori, magari, quando tornano a casa alla sera, di non chiedere ai figli solo come è andata a scuola, ma anche su Internet”, ha detto ancora Bussetti, per sottolineare come il web sia ormai entrato nella quotidianità delle nuove generazioni.

“E, mi raccomando – ha aggiunto per ricordare come l’autostima e la fiducia nei genitori sia fondamentale – quando si prende un voto, quello è il voto dell’interrogazione, non alla persona. Voi siete sempre tutti meravigliosi per i vostri genitori, siete sempre da 10”.

L’incontro del ministro con gli ‘influencer’ e i dati sconfortanti

Il titolare del Miur ha incontrato anche gli ‘influencer’ più noti tra gli studenti: Bussetti ha posato per una foto con Klaus, Surry, Jack Nobile, Giulia Penna, Vegas, St3pNy, Anima, La Sabri e Favij in collaborazione con la creator media company Web Stars Channel e You Events, coinvolti per sensibilizzare i follower su un uso consapevole della Rete.

Come già riportato, secondo una ricerca condotta su quasi 6.000 adolescenti dal consorzio Miur Generazioni connesse, dall’Università degli Studi di Firenze, dalla ‘Sapienza’ di Roma e dal portale Skuola.net, 7 adolescenti su 10 sono iscritti ad un social network già prima dei 14 anni. Un solo ragazzo su 16 risulta non essere connesso con nessun social.

Il 38,5% dei ragazzi ammette di non conoscere personalmente almeno la metà degli amici o dei follower, e il 68% almeno una volta si è imbattuto in un profilo falso. Al tempo stesso la tecnologia comincia anche a essere un po’ ingombrante: il 50,4% infatti lascia a casa lo smartphone quando è insieme ai genitori.

Sindacati: stop alla regionalizzazione, vogliamo contratti decorosi

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Cgil, Cisl e Uil continuano a lavorare per la manifestazione del 9 febbraio.
Nelle ultime ore è stato divulgato il “volantone” che verrà utilizzato per promuovere l’iniziativa e che verrà poi distribuito ai partecipanti alla manifestazione stessa.
Si parla di tutto, dal lavoro,  al welfare fino alle pensioni.
E, ovviamente, anche di scuola

Giudizio negativo dei sindacati sulle scelte del Governo sulla scuola

“L’istruzione, la formazione e  la ricerca sono centrali per lo sviluppo, la democrazia e la competitività del Paese, nonché per il contrasto alle disuguaglianze sociali” sostengono i sindacati che aggiungono: “La manovra prevede forti penalizzazioni e tagli di risorse per i settori della conoscenza oltre alla insufficienza dei finanziamenti per i rinnovi contrattuali 2019-2021 dei lavoratori pubblici. Vogliamo l’adeguamento delle retribuzioni del settore al livello europeo, misure concrete per l’abbattimento del tasso di dispersione scolastica e per l’aumento del numero di studenti in possesso di un titolo terziario”.
Senza dimenticare che “deve essere rafforzato il raccordo della filiera istruzione-formazione-lavoro” che è come dire che sul taglio delle ore dell’alternanza scuola-lavoro i sindacati non sono per nulla d’accordo.

Contratti pubblici fermi

Negativo il giudizio sulle scelte del Governo in materia di contratti e lavoro pubblico: “La manovra stanzia risorse insufficienti per il rinnovo dei contratti pubblici, nessun piano straordinario di assunzioni, non sblocca il turn over e non prevede nessun investimento. La manovra, inoltre, penalizza i dipendenti pubblici rispetto ai privati sia per l’accesso al pensionamento con quota 100, all’erogazione del TFS/TFR, escludendo dalla defiscalizzazione i premi di risultato”.

Regionalizzazione della scuola

Il documento affronta infine anche la questione della regionalizzazione evidenziando  che “il Governo, con il modello di autonomia che si sta delineando, rischia di disarticolare il sistema dei diritti ed alimentare nuove disuguaglianze e divari territoriali, soprattutto nel Mezzogiorno”.
“È necessario – aggiungono i sindacati – garantire i livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali dei cittadini in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale, a partire dall’istruzione, dalla sanità e dalla sicurezza: aspetti che costituiscono la cifra identificativa della nostra Repubblica democratica”.
Ma su questo tema si attende per le prossime ore anche un documento più articolato a firma dei sindacati del comparto scuola.

Scrutini, in caso di parità prevale il voto del presidente

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

E’ tempo di scrutini e i docenti sono alle prese con i Consigli di classe, voti e riunioni. Tra poco, quindi, arriveranno le pagelle di primo quadrimestre per gli alunni, per cui già da alcune settimane i docenti si stanno riunendo per stabilire la valutazione intermedia degli alunni.

In questo articolo facciamo chiarezza sulla votazione a maggioranza del Consiglio di classe e cosa succede in caso di parità.

I docenti propongono i voti, ma decide il Consiglio di Classe

E’ bene ricordare, prima di tutto, che nell’art.2 comma 1 del DPR 122/2009, è previsto che “la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata, nella scuola secondaria di primo gradodal consiglio di classe, presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza”.

Inoltre, l’art.4 comma 1 dello stesso DPR, riferito alla valutazione degli studenti delle scuole secondarie di II grado, dispone che “la valutazione, periodica e finale, degli apprendimenti è effettuata dal consiglio di classe, formato ai sensi dell’articolo 5 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e presieduto dal dirigente scolastico o da suo delegato, con deliberazione assunta, ove necessario, a maggioranza. I docenti di sostegno, contitolari della classe, partecipano alla valutazione di tutti gli alunni”.

Ne consegue che l’insegnante di una data disciplina, propone il voto per l’alunno, che sarà la sintesi di giudizio del prof, ma se tale proposta non viene riconosciuta e condivisa dagli altri colleghi del Consiglio di classe, è prevista la votazione del Consiglio e in tal caso si deciderà il voto dello studente in base alla maggioranza.

Cosa succede in caso di parità?

Mettiamo il caso che si debba decidere per la promozione o meno di uno studente, quindi la possibilità di presentarlo con 5 o 6. 
Se il Consiglio di classe dovesse essere composto da 10 insegnanti, compreso il presidente, ovvero un Ds o un delegato, e di questi membri cinque votano per la sufficienza e altri cinque per l’insufficienza, si ottiene a ben vedere vedere la parità.
Ecco che però, in questo caso, prevale il voto del presidente, ciò vuol dire che se il presidente ha votato per la sufficienza allora allo studente verrà assegnato il 6. E viceversa.

Tale regola del voto prevalente del presidente si rintraccia già nel decreto regio  n°64 del 1925, che afferma: “i voti si assegnano, su proposta dei singoli professori, in base ad un giudizio brevemente motivato desunto da un congruo numero di interrogazioni e di esercizi scritti, grafici o pratici fatti in casa o a scuola, corretti e classificati durante il trimestre o durante l’ultimo periodo delle lezioni. Se non siavi dissenso, i voti in tal modo proposti s’intendono approvati; altrimenti le deliberazioni sono adottate a maggioranza, e, in caso di parità, prevale il voto del presidente…

Ricordiamo inoltre che nessuno dei membri del Consiglio si può sottrarre decidendo di astenersi. 

Nota 6 febbraio 2019, AOODGRUF 2348

Dipartimento per la programmazione  e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per le risorse umane e finanziarie – Ufficio  IX

Alle istituzioni scolastiche ed educative statali
LORO E-MAIL
e, p.c.
Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO E-MAIL

Oggetto: Aggiornamento piano dei conti delle istituzioni scolastiche (Allegato 1, nota MIUR prot. n. 25674 del 20 dicembre 2018)

Facendo seguito alla nota MIUR prot. n. 25674 del 20 dicembre 2018 e, nello specifico, all’Allegato 1, con la quale la scrivente Direzione ha messo a disposizione delle istituzioni scolastiche il nuovo piano dei conti, si riporta quanto segue.

Tenuto conto delle esigenze manifestate da alcune istituzioni scolastiche, ed in linea con il più ampio obiettivo di fornire una rappresentazione dei fatti contabili completa ed esaustiva, in coerenza con i fabbisogni specifici delle istituzioni medesime, si comunica che, al fine di apportare alcune modifiche/integrazioni alla sezione spese del piano dei conti, il SIDI Bilancio sarà chiuso il giorno 08 febbraio p.v. dalle ore 7:00 alle ore 13:00 per le dovute attività di manutenzione.

Tutto ciò premesso, con la presente nota si coglie l’occasione per ritrasmettere il piano dei conti (cfr. Allegato 1).

Si evidenzia, infine, che, nelle more della definizione del nuovo tracciato per l’invio dei flussi di bilancio (cfr. nota MIUR prot. n. 2011 del 17 ottobre 2018), le scuole sono esentate dalla trasmissione del Programma annuale ed i relativi flussi gestionali dell’esercizio finanziario 2019. Al riguardo, con successiva ed apposita comunicazione verranno fornite specifiche indicazioni. Resta inteso che, qualora non avessero già provveduto a farlo, le istituzioni scolastiche sono tenute a trasmettere al SIDI i flussi relativi all’esercizio finanziario 2018, secondo le modalità delineate nell’apposita guida (accessibile dal SIDI nella sezione “Documenti e manuali”, alla voce “Monitoraggio Flussi di Bilancio”).

In caso di quesiti è possibile richiedere assistenza scrivendo all’Help Desk Amministrativo Contabile (HDAC), accedendo al seguente link: https://miurjb14.pubblica.istruzione.it/hdac/indexcontesti

IL DIRIGENTE
Francesca Busceti