Espressioni non degne di un Ministro della Repubblica

L’ANDIS reagisce alle offese di Bussetti: espressioni non degne di un Ministro della Repubblica

L’ANDIS esprime profonda indignazione per le affermazioni inqualificabili del Ministro Bussetti, che offendono la sensibilità di migliaia di operatori della scuola impegnati tutti i giorni a promuovere, pur tra mille difficoltà, il successo scolastico dei loro studenti.
Si colgono nelle dichiarazioni del Ministro toni di disprezzo e di malcelato pregiudizio per la qualità dell’azione educativa messa in campo nelle scuole del Sud.
Parole che non ci saremmo mai aspettati da un Ministro dell’Istruzione.
La scuola italiana ha bisogno di risorse e strumenti mirati per affrontare le difficoltà e sostenere i processi di miglioramento. Bussetti dovrebbe considerare quanto sia più difficile l’azione delle scuole in aree geografiche da troppo tempo cancellate dall’agenda politica dei vari Governi.
Nel ruolo che riveste da quasi un anno il Ministro dovrebbe sapere che i dati relativi alla dispersione scolastica ed ai risultati di apprendimento vanno messi in correlazione con le condizioni di svantaggio culturale e di deprivazione economico-sociale.
Dovrebbe ricordare che al Sud mancano gli asili nido e i servizi educativi, non viene garantito il tempo pieno, le strutture cadono a pezzi, il 50% delle famiglie vive in condizione di povertà, gli enti locali non sono sempre nella possibilità di offrire adeguati supporti alle scuole.
Le bacchettate gratuite di Bussetti possono anche ferire la sensibilità di dirigenti e docenti, ma non riusciranno mai ad intaccarne la dignità e il senso del dovere, che accomuna tutti coloro che all’ombra di tanti riflettori si adoperano nell’azione educativa indipendentemente dal luogo di nascita o dal luogo in cui prestano servizio.
L’ANDIS ritiene che l’azione del Ministro debba piuttosto adoperarsi, con maggior “lavoro, impegno e sacrificio”, a rimuovere gli ostacoli che impediscono una condizione di pari opportunità per tutte le alunne e gli alunni del nostro Paese.

La secessione è già cominciata con gli attacchi alla scuola del Sud

Verga (Uil Scuola): “Le parole del Ministro Bussetti confermano quello che noi sosteniamo da tempo: la secessione è già cominciata con gli attacchi alla scuola del Sud”

BARI – “Le dichiarazioni del Ministro Bussetti sono inaccettabili, oltre che insultanti nei confronti di un’intera categoria, quella dei lavoratori della scuola e in particolare dei lavoratori del sistema scuola meridionale. Quanto sostenuto da Bussetti è un misto di luoghi comuni triti e ritriti in politica sui ‘terroni’ sfaticati e fannulloni che ormai non fanno neanche più ridere, sicuramente non degni di un Ministro dell’Istruzione della Repubblica”.
Va giù duro Gianni Verga, segretario generale della Uil Scuola Puglia, che ribatte. “Al Sud servono investimenti e risorse, al contrario di quanto dice il Ministro. Proprio la carenza di risorse ha causato un clamoroso e confermato deficit di centinaia di unità negli organici scolastici pugliesi, che mette ogni anno a repentaglio il regolare svolgimento dell’anno scolastico, finora garantito proprio grazie all’impegno e al sacrificio ‘forte’ dei lavoratori e dei precari, oltre all’offerta formativa e la lotta alla dispersione scolastica, piaga in continua evoluzione in Puglia e nel Mezzogiorno in generale”.
“Sono, purtroppo – dichiara infine Verga – gli effetti di ciò che la Uil denuncia da tempo rispetto all’autonomia differenziata, che sta passando fin troppo in sordina. Forse il Ministro non si è accorto delle migliaia di lavoratori della scuola che oggi si sono spostati dalle regioni del Sud per manifestare contro la legge di bilancio che, come noto, non prevede risorse per il rinnovo del contratto. I lavoratori della scuola, sia del meridionali che settentrionali, sono i più sottopagati d’Europa. Bussetti la smetta di parlare per slogan e studi, studi i numeri, la matematica che continua a penalizzare la scuola meridionale. E ponga rimedio, facendosi valere in quello che avevano annunciato come Governo del cambiamento. Riteniamo, a questo punto, che ci sono gli estremi per le dimissioni del Ministro e del suo Sottosegretario Salvatore Giuliano, il quale, da meridionale e da pugliese, preferisce assistere inerme all’umiliazione pubblica della ‘sua’ scuola piuttosto che contraddire la linea del Governo, proprio come un politicante di lungo corso”.

Il ministro Bussetti ci spiega l’autonomia differenziata

Il ministro Bussetti ci spiega l’autonomia differenziata. Piazza San Giovanni ha già detto no

Roma, 9 febbraio – Il ministro Bussetti, nel corso di una visita presso le scuole di Afragola e Caivano, alla domanda di un cronista di un’emittente tv locale se servissero più fondi al Sud per recuperare il gap con le
scuole del Nord, ha risposto: “No, ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole”.

Non più fondi quindi ma “impegno, lavoro e sacrificio”.

Le parole sono chiare e nette ed evidenziano un’idea del Mezzogiorno da un lato sbagliata e caricaturale, ma dall’altro, segnalano il tentativo finalmente scoperto, di dare corpo, senso e concretezza a quel progetto di regionalismo differenziato che tante sciagure porterà all’Italia intera, non solo alle regioni meridionali. A quel progetto di secessione dei ricchi che non serve a risolvere i problemi delle scuole del nord, ma aggrava le difficoltà delle scuole del mezzogiorno, rompe l’unità del sistema di istruzione e introduce vere e proprie gabbie salariali, la piazza di San Giovanni oggi ha detto no.

Perché di altro ha bisogno il sistema italiano dell’istruzione e della ricerca, e lo abbiamo ribadito con forza nella piattaforma di Cgil, Cisl e Uil e in piazza. Ed è solo il primo passo. Se il Governo andrà avanti deve sapere che la mobilitazione crescerà fino allo sciopero generale.

L’istruzione al sud ha bisogno di maggiori
risorse, dalle materne, alle università, alle accademie di alta formazione, perché il tempo pieno non si fa col volontarismo, né il gap tra gli atenei si risolve con l’impegno dei singoli. L’istruzione e la
ricerca al Sud, ma anche al Nord, hanno bisogno di stabilizzare tutti i precari, perché su di essi grava un lavoro già oneroso, e lo Stato non può permettersi il lusso di lavoratrici e lavoratori sotto pagati,
maltrattati, e vilipesi nella loro straordinaria dignità professionale.

Altro che Sud che “deve impegnarsi forte”. E’ questo Governo che deve dare manifestazione di maggiore impegno per i nostri settori. A cominciare dallo stanziare risorse per il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Su questo attendiamo risposte dal Ministro e non propaganda.

Dal ‘ministro dell’Istruzione Leghista’ il solito pregiudizio antimeridionale

Scuola – Sud = On. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana – Leu):

Dal ‘ministro dell’Istruzione Leghista’ il solito pregiudizio antimeridionale.
Governo dovrà spiegare in Parlamento queste parole inaccettabili


“Bussetti, ministro dell’Istruzione Leghista, a precisa domanda su cosa serva alle scuole del Sud per recuperare il gap da quelle del nord, dice: “Impegno, sacrificio, ancora impegno”. Con quell’espressione ultimativa di chi è proprio convinto, quindi, che le persone a cui si riferisce non abbiano mai fatto sacrifici e non si siano impegnati abbastanza. E’ il solito, vecchio e stanco pregiudizio antimeridionalista di questi signori che potranno pure cambiare nome e mettersi
il vestito buono, ma rimangono sempre quelli che insultavano i meridionali anzi i terroni”

Lo afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali.
“E però, glielo diciamo noi a Bussetti – prosegue il leader di SI – cosa serve, per iniziare, alle scuole del Mezzogiorno, visto che non lo sa: investimenti strutturali ad esempio più risorse, nuovi organici per evitare le classi pollaio.”

“Forza Ministro dell’Istruzione Leghista e non dell’intero Paese, si impegni, lavori, si sacrifichi.
In attesa che questo avvenga – conclude Fratoianni – pensiamo che il governo dovrà venire in Parlamento a spiegare queste sue avventate e inaccettabili parole”

Lo rende noto l’ufficio stampa di Sinistra Italiana -Leu
Roma, 9 febbraio 2019 ore 14.45


++ Scuola – Governo= On. Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana-Leu):
Bussetti contro il Sud travolto dall’indignazione. Rimetta il mandato di ministro della Repubblica italiana ++


“Per fortuna le parole del ministro dell’Istruzione leghista contro il Sud stanno facendo reagire insegnanti, presidi, studenti, sindaci, sindacati, partiti di opposizione e di maggioranza. Una vera e propria bufera di indignazione lo sta travolgendo.
Penso che a questo punto, il titolare di Viale Trastevere debba rassegnare le dimissioni da ministro della Repubblica italiana”
Lo scrive su twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali.

Lo rende noto l’ufficio stampa di SI-Leu
Roma, 9 febbraio 2019 ore 17

Dichiarazioni del Ministro

Hanno destato scalpore le dichiarazioni del Ministro pronunciate durante la visita in una scuola di Afragola. «Vi dovete impegnare forte, lavoro, sacrificio, impegno, lavoro e sacrificio» Il contenuto, a nostro parere ha implicitamente suggerito che chi lavora nella scuola, nel mezzogiorno, non compie fino in fondo il proprio dovere. Nello stesso tempo il  tono, un po’ di sfida, un po’ di sufficienza, un po’ di chi sa di dover redarguire quelli che in passato sono stati definiti “i fannulloni del pubblico impiego”, non è stato dei più felici. 

La nostra Associazione ha iscritti provenienti da tutta Italia, iscritti che credono nella scuola pubblica, che vorrebbero veder trattata con la dignità che merita, quella che si riserva ad un asse portante in una Nazione progredita. L’Italia è agli ultlmissimi posti in Europa in quanto a spese per l’Istruzione e il meridione è quello che ne risente di più. I dirigenti scolastici tutti, di più quelli del sud, hanno a che fare con strutture fatiscenti, con certificazioni inesistenti, con enti locali ignoranti le esigenze della formazione e si ritrovano, con anche i docenti spesso, a sobbarcarsi problematiche non proprie, a sopperire con la passione e con il senso del dovere, alle mancanze altrui. Il sud, la scuola del sud, pur consapevole che i problemi ci sono, ha anche a che fare con tassi di dispersione elevatissimi, che ovviamente le poche risorse e la buona volontà degli operatori scolastici non compensano, dato il contesto, e il tessuto sociale negativo di alcuni territori. Tutto questo non si combatte solo con l’aumento di fondi, ma lo si fa con normative adeguate, con la semplificazione amministrativa, mettendo noi dirigenti in condizione di esercitare veramente le nostre prerogative, che spesso si scontrano con sovrapposizioni di competenze e con leggi (vedi la 104/92) di cui molti, con la compiacenza di certa politica, si sono approfittati in questi anni. La nostra associazione, SOLO DIRIGENTI, rappresenta centinaia di dirigenti scolastici che lavorano, al sud come al nord e al centro, anche 12 ore al giorno e non ci vediamo rappresentati dalle Sue dichiarazioni. Ribadiamo anche in questa occasione la nostra disponibilità alla collaborazione, in direzione di una scuola (tutta) che possa essere degnamente competitiva con quelle del resto d’Europa.

GRAVI LE AFFERMAZIONI DI BUSSETTI SU GAP NORD-SUD

SCUOLA, GRANATO (M5S): GRAVI LE AFFERMAZIONI DI BUSSETTI SU GAP NORD-SUD

“Il ministro Bussetti in questo video invita le scuole del Sud a impegnarsi di più per recuperare il gap con quelle del nord. Secondo lui non servono altro che impegno, lavoro e sacrificio per raggiungere l’obiettivo.
Al ministro vorrei rispondere da insegnante del Sud prima ancora che da portavoce del Movimento 5 Stelle.”, lo scrive su FB la senatrice Bianca Laura Granato, capogruppo in Commissione Cultura.

“Caro ministro, la sensibilità tra Lega e Movimento 5 Stelle rispetto alla geografia italiana è nota, ma liquidare il grave problema del divario tra scuole del Nord e scuole del Sud con un presunto atteggiamento da lavativi dei docenti meridionali è scorretto oltre che grave”, prosegue.

“Proprio perché viviamo e lavoriamo ogni giorno in situazioni sociali ed economiche di deprivazione il nostro impegno e quello dei nostri alunni è maggiore rispetto a quello di chi si trova in situazioni di apprendimento facilitate. Il gap tra scuole del Nord e del Sud nel nostro Paese non può essere delegato a docenti e studenti, ma deve essere preso in carico dalla politica.
Perché politica è la responsabilità di una situazione di sperequazione tra cittadini italiani il cui diritto allo studio è garantito dalla nostra Costituzione, che lei come ministro è tenuto ad applicare”, conclude.

A BUSSETTI: BASTA STEREOTIPI, NELLE SCUOLE DEL SUD SI LAVORA TANTO

GILDA A BUSSETTI: BASTA STEREOTIPI, NELLE SCUOLE DEL SUD SI LAVORA TANTO

“Le affermazioni del ministro Bussetti ci stupiscono e amareggiano e le riteniamo gravi e offensive nei confronti dei docenti e di tutto il sistema scolastico del Sud”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta le dichiarazioni rese dal titolare di viale Trastevere ai microfoni di NanoTv in occasione della sua visita in una scuola di Afragola, in provincia di Napoli.

“Quando, rispondendo alla domanda di un giornalista, afferma che per colmare il gap tra le scuole del Nord e quelle del Sud non occorrono più risorse economiche ma maggiore impegno, lavoro e sacrificio, Bussetti utilizza i soliti stereotipi e luoghi comuni sul Sud fannullone. A tale proposito – sottolinea Di Meglio – giova ricordare al ministro che il 40% degli insegnanti in servizio al Nord proviene dalle regioni meridionali, a dimostrazione che la nostra non è di certo una categoria professionale di nullafacenti”.

“l’Italia sta attraversando un momento di oggettiva difficoltà e fomentare nostalgie preunitarie, come sta avvenendo con la riforma dell’autonomia differenziata, nuoce al nostro Paese e un ministro della Repubblica dovrebbe guardarsene bene dal farlo”, conclude il coordinatore nazionale della Gilda.

Inaccettabili parole del Ministro Bussetti contro le scuole del Sud

Inaccettabili parole del Ministro Bussetti contro le scuole del Sud

Che sia necessario impegnarsi in qualsiasi lavoro – ed in particolare in quello pubblico, pagato da tutti gli Italiani – noi dell’ANP lo abbiamo sempre creduto fermamente.
Così come crediamo, da persone di scuola, che il lavoro scolastico rivesta una importanza tutta particolare in quanto forgia il futuro della Nazione.
Se il Ministro dell’istruzione ritiene che, nel settore di cui egli è responsabile, qualcuno non si impegni a sufficienza, dispone di tutti gli strumenti per intervenire.
Quello che il Ministro – rappresentante del sistema scolastico nella sua interezza geografica – non può assolutamente fare è delegittimare il personale “del Sud”, utilizzando espressioni divisive che lasciano intendere che “nel Sud” non ci si impegna adeguatamente.
Forse il Ministro ignora che, in molte aree “del Sud”, le scuole sono l’unico avamposto dello Stato e che gli edifici scolastici (spesso malridotti, ma non certo per loro responsabilità) sono gli unici su cui sventola con orgoglio il tricolore. Quelle scuole – o meglio, tutte le persone che vi lavorano: dirigenti, docenti, ata – evitano ogni giorno che tanti ragazzi cadano preda della criminalità e consentono loro di coltivare la speranza di un avvenire onesto. Delegittimarle significa screditare tutto questo ed è inaccettabile.
Costituisce invece preciso dovere del Ministro impegnarsi per migliorare il servizio a livello nazionale e rafforzare, nel contempo, la fiducia dei cittadini verso di esso.
Auspichiamo dunque che riesca a reperire le risorse economiche del caso e a dotare le scuole autonome di strumenti idonei per conseguire tale obiettivo.

Dal canto nostro, ci limitiamo a suggerire alcune proposte:

reperire fondi per contrastare la fatiscenza di molti edifici scolastici
incrementare i finanziamenti per il salario accessorio (MOF e bonus) destinato al personale, utilizzabile dai dirigenti quale leva gestionale per il miglioramento e non “a pioggia”
rispristinare i finanziamenti per l’alternanza scuola-lavoro, in funzione di contrasto alla crescente disoccupazione giovanile, nelle scuole superiori che intendano organizzarla appieno
consentire ai dirigenti di selezionare il personale supplente celermente, sulla base delle competenze possedute, abolendo il fallimentare sistema delle graduatorie
ritirare le recenti istruzioni sul codice dei contratti, foriere solo di confusione e di complicazione

L’ANP è favorevole ad un vero e deciso miglioramento dell’efficacia del sistema educativo, ma nel rispetto della dignità e dei ruoli di tutti i lavoratori che vi prestano servizio. Siamo contrari a qualsiasi delegittimazione delle scuole e del personale, da qualunque direzione provenga.

RICONOSCIMENTO DEL SERVIZIO PRERUOLO

IL GIUDICE DEL LAVORO DI ROMA CON SENTENZA 6 FEBBRAIO 2019, CONDANNA IL MIUR AL RICONOSCIMENTO DEL SERVIZIO PRERUOLO E ALLA RICOSTRUZIONE DELLA CARRIERA DEI RICORRENTI DOCENTI ED ATA

Di particolare interesse la sentenza n.1139 del 6 febbraio 2019 con cui il Giudice del Lavoro di Roma Dott. Cottatellucci all’esito del giudizio, ha riconosciutoil diritto dei ricorrenti, docenti ed ATA difesi dall’Avv. Maurizio Danza del Foro di Roma, al riconoscimento integrale dell’anzianità maturata nel periodo di preruolo, nonché alla conseguente ricostruzione di carriera e alla corresponsione delle differenze retributive conseguenti alla ricostruzione medesima. La difesa aveva posto a fondamento delle richieste,l’applicazione della clausola n. 4, punto 1 dell’accordo quadro europeo attuativo della direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato che prevede il divieto del trattamento meno favorevole per i lavoratori con contratto a tempo determinato, chiedendo conseguentemente la disapplicazione dell’art.485 del D.lgs.n.297/94  ( per i docenti ) e dell’ art. 569 del D.lgs. 297/1994 ( per il personale ATA), nella parte in cui non riconoscono l’intero servizio preruolo ai fini della ricostruzione di carriera ; a fronte della eccezione del MIUR secondo cui la direttiva n° 1999/70/CE sarebbe stata inapplicabile, non esistendo nel nostro ordinamento una norma di diritto positivo, la difesa dei ricorrenti aveva argomentato chetale clausola è” self executing”, e dunque sufficientemente precisa da poter essere invocata nei confronti dello Stato da dipendenti pubblici temporanei dinanzi ad un giudice nazionale ai fini del riconoscimento del beneficio delle indennità per anzianità di servizio . Tale principio era peraltro già stato ribadito dalla nota pronuncia della Corte Europea ( sentenza “Gavieiro” del 22 dicembre 2010 -proc. n. C-444/09 e C-456-09), e ribadito da successive sentenze anche di altri Tribunali Per tali motivi il Giudice del Lavoro di Roma”… in accoglimento del ricorso dichiara accertato il diritto dei ricorrenti e il riconoscimento integrale dell’anzianità maturata nel periodo preruolo svolto per l’amministrazione resistente con contratti a tempo determinato, ordinando all’amministrazione resistente di effettuare la conseguente ricostruzione di carriera ed il pagamento in favore degli stessi delle differenze retributive conseguenti alla ricostruzione di carriera .

Maturità 2019. «Noi dell’istituto tecnico dimenticati da Bussetti»

da Corriere della sera

Pubblichiamo la lettera al ministro Marco Bussetti di una professoressa che lamenta la mancanza di informazioni sulla nuova Maturità. In particolare nella lettera si fa notare che mentre a dicembre scorso sono usciti degli esempi della nuova seconda prova mista prevista sia per il liceo classico che per lo scientifico, gli studenti dell’istituto tecnico economico – ai quali pure toccherà per la prima volta affrontare uno scritto interdisciplinare – ancora brancolano nel buio non avendo a disposizione nessun esempio di traccia su cui esercitarsi. Per prendere le misure dovranno infatti aspettare la prima simulazione nazionale prevista dal Miur per fine mese, il 28 febbraio.

Gentile Ministro,
sono una docente di un istituto tecnico economico e da 34 anni cerco di portare i ragazzi alla maturità ed alla vita. Ora, per la prima volta, sono in difficoltà. L’esame è cambiato molto, è sotto gli occhi di tutti, ed io, pur avendo portato molte classi alla prova finale ed avendo fatto molti anni la presidente di commissione, sono un po’ confusa. Sono uscite alcune tracce di seconde prove ma per gli indirizzi frequentati dai miei ragazzi non ci sono indicazioni. Sappiamo che la prova sarà multidisciplinare e conosciamo naturalmente le materie ma non abbiamo idea di come possano essere proposte nell’insieme. Ci sono state comunicate le date per le simulazioni nazionali ma, ad oggi, non ci sono indicazioni su come affrontare le stesse: arriveranno le tracce alle segreterie, saranno comunicate via social (ora usa molto dare le notizie prime sui canali non ufficiali e poi sui siti istituzionali), dovranno essere svolte in contemporanea in tutta Italia? Non dimentichiamo che ad ottobre ogni istituto programma le attività extrascolastiche (viaggi di istruzione, progetti ecc.) ed è facile che le date comunicateci per le prove coincidano con le nostre attività. Molta confusione regna nelle mie classi (e penso anche in quelle dei miei colleghi di tutta Italia) su come affrontare l’orale… tesina si, tesina no? Come parlare di alternanza? Le famose buste cosa conterranno? Cittadinanza e costituzione…per molti materia sconosciuta.. come affrontarla? Mancano veramente pochi giorni all’esame (i giorni di lezione effettivi per chi ha la settimana sui cinque giorni saranno circa un’ottantina) e in questo poco tempo dobbiamo impostare un esame che non conosciamo. Noi docenti cercheremo sicuramente di dare serenità (è il nostro compito) ma quando non abbiamo chiarezza noi come possiamo rasserenare? Spero veramente che quando Lei leggerà questa mia, i dubbi nei nostri cuori saranno dissipati da circolari pronte e chiare, ma capisca il mio scoramento.
I miei più cordiali saluti
Ilaria Morra

Dirigenti scolastici, Anief: i 500 presidi assunti con la 107 in balia della Consulta

da Orizzontescuola

di redazione

Anief – Il Governo aveva chiesto al presidente della Corte costituzionale di rinviare a novembre l’udienza pubblica che avrebbe potuto dichiarare incostituzionale la Buona scuola e travolgere la posizione di chi aveva superato il corso-concorso ed era stato assunto nei ruoli del ds, tra cui nome illustri.

Ebbene all’indomani dell’approvazione senza modifiche del decreto legge sulla semplificazione presso la Camera dei Deputati, in assenza di emendamenti specifici richiesti da Anief, tutto rimane come prima e il 2 aprile altri 500 presidi assunti ormai da tre anni potrebbero essere licenziati, per via del ricorso presentato da un migliaio di ricorrenti del concorso 2011 che contestano la loro unica esclusione.

La procedura selettiva per dirigenti scolastici subisce delle modifiche, che però non sono risolutive: la Camera, dopo il voto di fiducia sulla legge di conversione del Decreto Legge semplificazioni (n. 135/2018), ha infatti approvato poco fa in via definitiva il provvedimento nel testo licenziato con modificazioni dal Senato. Rimane in vita la prova orale, mentre verrà meno la fase successiva della formazione e tirocinio, già prevista dal bando. Nessuna soluzione arriva invece per i docenti ricorrenti contro il bando di concorso 2011 e dei presidi incaricati a un nuovo corso intensivo per l’immissione in ruolo, sui quali presto si pronuncerà la Consulta. Il suo presidente, Marcello Pacifico: presto i nodi verranno al pettine. E quella parte della politica che ha voluto questo si dovrà prendere le proprie responsabilità, per avere di fatto incrementato un contenzioso sul quale si poteva invece dire la parola fine.

Al di là di avere ampliato la platea dei vincitori e avere cancellato l’anno di tirocinio, ma solo per i non ricorrenti, Anief rileva che la maggior parte delle questioni sollevate rimane irrisolta. Ed è un vero peccato, perché in questo modo si è dato il la ad un sicuro strascico giudiziario che si poteva evitare. Stiamo parlando dei docenti ricorrenti contro il bando di concorso 2011 (G.U. n. 56 del 15 luglio 2011) e dei presidi incaricati a un nuovo corso intensivo per l’immissione in ruolo: in tal modo, si sarebbe potuto dare giustizia a delle precise istanze, ma anche sanare il contenzioso in corso giunto alla Corte Costituzionale, prossima ad esprimersi, nel mese di aprile, sulla legittimità dell’articolo 1, comma 88, della legge n. 107/15 e delle successive assunzioni disposte, foriere di ulteriori discriminazioni.

“Abbiamo assistito all’ennesima decisione pilatesca e poco responsabile da parte della politica – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che non sana la posizione di tanti ricorrenti discriminati, dà linfa ai ricorsi in tribunale e ora rischia di compromettere pure l’assunzione di circa 500 nuovi dirigenti, disposta a seguito delle procedure riservate disposte dal D. M. n. 499 del 20 luglio 2015”.

Quella norma ha infatti portato ad una palese disparità di trattamento nei confronti dei ricorrenti al bando del 2011, consentendo l’immissione nei ruoli dei dirigenti scolastici, previa procedura riservata, ai soli ricorrenti delle procedure concorsuali 2004 e 2006 e ai quei candidati che pure avevano ottenuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio alla data di entrata in vigore della legge 107/2015.

“Invece di rispettare il principio di uguaglianza e salvaguardare realmente la posizione dei dirigenti scolastici già assunti, si è preferito mettere la testa nella sabbia, rischiando ora seriamente di mandare tutti a casa per via di una strada intrapresa che la Corte Costituzionale potrebbe tacciare come incostituzionale. Noi, come sindacato autonomo, la soluzione l’avevamo trovata, esponendo un mese fa, in audizione al Senato, le ragioni dei docenti ricorrenti sinora a torto inascoltati. Poi, ci siamo fatti da tramite con alcuni emendamenti specifici, ripresentati di recente dai senatori dell’opposizione di Forza Italia, Liberi e Uguali e Fratelli d’Italia”.

“La maggioranza, su spinta del governo, ha invece preferito ignorare tutto questo. Pensando che l’accelerare l’iter di selezione dei nuovi dirigenti possa sanare tutto. Le cose, come ovvio, non stanno così. Perché presto i nodi verranno al pettine. E quella parte della politica che ha voluto questo si dovrà prendere le proprie responsabilità, per avere di fatto incrementato un contenzioso sul quale si poteva invece dire la parola fine. Il rischio di tutto questo – conclude Pacifico – è che l’alto numero di istituti senza dirigente scolastico e assegnati in reggenza, anziché ridursi, possa addirittura ampliarsi. Con danni evidenti sugli studenti e tutto il personale”. Il ministro Bussetti dovrà rispondere in prima persona di questa scelta.

Concorso Dirigenti Scolastici, inizio prove orali probabile ad aprile

da Orizzontescuola

di redazione

E’ questa la data che si rincorre sul web e che stamattina viene confermata da ceripnews.it Si tratta d’altronde di una data compatibile con il progetto di assumere i nuovi Dirigenti Scolastici già dal prossimo 1° settembre.

Prosegue la correzione della prova scritta del concorso per Dirigenti scolastici. Secondo le ultime notizie raccolte – scrive ceripnews – sarebbe fissato al 31 marzo il termine della correzione; se così sarà, per la metà di aprile potrebbero iniziare le prove orali.

Ricordiamo che il DL Semplificazioni ha modificato il regolamento dello svolgimento del concorso:

I candidati ammessi al corso conclusivo del corso-concorso bandito nel 2017 per il reclutamento dei dirigenti scolastici, sono dichiarati vincitori e assunti, secondo l’ordine della graduatoria di ammissione al corso, nel limite dei posti annualmente vacanti e disponibili, fatto salvo il regime autorizzatorio in materia di assunzioni di cui all’articolo 39, comma 3, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Il periodo di formazione e prova e’ disciplinato con i decreti di cui all’articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Il presente comma si applica anche al corso-concorso bandito per la copertura dei posti nelle scuole di lingua slovena o bilingue.

I candidati ammessi al corso conclusivo di formazione e tirocinio, dunque, saranno direttamente dichiarati vincitori e assunti, secondo l’ordine di graduatoria di ammissione al corso.

Pensione quota 100: 27mila istanze presentate, 41% dal Sud. Numeri scuola

da Orizzontescuola

di redazione

Le domande di cessazione dal servizio per accedere a quota 100 e alle altre forme di pensione anticipata possono essere presentate sino al 28 febbraio prossimo.

Pensione quota 100: requisiti

Ricordiamo che per accedere a quota 100 si deve essere in possesso di:

  • 62 anni d’età;
  • 38 anni di contributi.

Pensione quota 100: domande presentate

Le domande presentate, come riferisce Ceripnews, sono al momento 27mila e provengono per il 41% dal SUD, in primis dalla Sicilia.

Di seguito il numero di domande presentate nel settore privato e nel settore pubblico:

  • settore privato: 11mila istanze
  • settore pubblico: 8mila domande

Pensione quota 100: domande scuola

Al momento, come comunicato nella giornata di ieri dal M5S, le domande presentate dal personale scolastico ammontano a 2.147. Approfondisci

Specializzazione sostegno, il Miur pubblica il decreto: tra i requisiti d’accesso anche 3 anni di servizio dal 2011

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Prende il via l’iter dell’atteso corso di specializzazione per il sostegno agli alunni disabili, in ogni ordine e grado scolastico (per scuola dell’Infanzia, Primaria, Secondaria di primo e secondo grado), aperto sia ai docenti precari sia a quelli già di ruolo.

Con il decreto n. 92, specifico per la specializzazione nel sostegno, dell’8 febbraio, il Miur comunica che i corsi di specializzazione saranno attivati presso le università, anche in convenzione tra loro, previa autorizzazione di posti e ripartizione di contingenti che lo stesso ministero dell’Istruzione disporrà con decreto successivo, fissando pure (art. 2) le date uniche nazionali per i test preliminari di accesso.

Il numero dei posti da assegnare, dunque, non è stato ancora definito, ma informalmente è trapelato che la quantità complessiva dovrebbe aggirarsi attorno alle 15 mila unità.

I candidati: come verranno ammessi

Saranno ammessi alla partecipazione, attraverso apposita selezione:

– per la scuola dell’Infanzia e Primaria: i laureati in Scienze della formazione primaria e i diplomati magistrali prima del 2001;

– per la scuola Secondaria di primo e secondo grado: tutti i docenti già abilitati.

In entrambi i casi, può essere ritenuto valido un titolo di studio conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa in vigore.

La deroga per l’accesso

“In prima applicazione del presente decreto, costituisce altresì titolo di accesso alle distinte procedure per la secondaria di primo o secondo grado, il possesso del titolo di accesso a una delle classi di concorso del relativo grado e l’aver svolto, nel corso degli otto anni scolastici precedenti, entro il termine di presentazione delle istanze di partecipazione, almeno tre annualità di servizio, anche non successive, valutabili come tali ai sensi dell’articolo Il, comma 14, della legge 3 maggio 1999, n. 124, su posto comune o di sostegno, presso le istituzioni del sistema educativo di istruzione e formazione”.

Tempistica e assenze massime dei corsisti

Nel bando viene riportato, anche, che “i corsi si concludono, di norma, entro il 30 giugno dell’anno accademico di riferimento, salvo quanto disposto all’articolo 2, comma 2”.

Le assenze dei corsisti “sono accettate nella percentuale del 20% di ciascun insegnamento. Il monte

ore relativo è recuperato attraverso modalità definite dai titolari degli insegnamenti. Per il tirocinio e per i laboratori vige l’obbligo integrale di frequenza delle attività previste”.

Il test d’accesso

Il test preliminare è costituito da 60 quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne individua una soltanto.

Almeno 20 dei predetti quesiti sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale O (zero) punti. Il test ha la durata di due ore.

Possibili “ripescaggi”

Nel caso in cui la graduatoria dei candidati ammessi risulti composta da un numero di candidati inferiore al numero di posti messi a bando, si può procedere ad integrarla con soggetti, collocati in posizione non utile nelle graduatorie di merito di altri atenei, che ne facciano specifica richiesta, a loro volta graduati e ammessi dagli atenei sino ad esaurimento dei posti disponibili.

Concorso DSGA, commissioni esaminatrici: scadenze domande

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

La Commissione esaminatrice del concorso per DSGA è nominata con decreto del dirigente preposto all’Ufficio scolastico regionale per la regione di competenza. È composta da un presidente e due componenti e può comprendere anche soggetti collocati in quiescenza da non più di tre anni, dalla data di pubblicazione del Bando. In sede di prova orale, alla commissione è aggregato un componente esperto in lingua inglese e da un ulteriore componente esperto in informatica.

Il presidente è scelto tra i consiglieri di Stato, o tra i magistrati o avvocati dello Stato di corrispondente qualifica, o tra i dirigenti generali od equiparati.

I componenti invece sono designati uno fra i dirigenti scolastici, i dirigenti amministrativi e tecnici dei ruoli del MIUR con un’anzianità, nei ruoli dirigenziali, di almeno cinque anni; uno tra i DSGA con una anzianità nel ruolo di almeno cinque anni.

I componenti aggregati esperti di lingua inglese sono designati tra i docenti di ruolo nella classe A-24 o A-25, purché in possesso di almeno cinque anni di servizio specifico. I componenti aggregati esperti di informatica sono designati tra i docenti di ruolo abilitati nell’insegnamento della classe di concorso A-41, purché in possesso di almeno cinque anni di servizio specifico.

Le funzioni di segretario sono svolte da personale appartenente al personale amministrativo della terza area.

Qualora i candidati che abbiano sostenuto le prove scritte superino le 1.000 unità, le commissioni esaminatrici possono essere suddivise in sottocommissioni con l’integrazione di un numero di componenti, unico restando il presidente, pari a quello delle commissioni originarie e di un segretario aggiunto. A ciascuna delle sottocommissioni non può essere assegnato un numero di candidati inferiore a 500.

In proposito, gli USR stanno pubblicando i bandi e i modelli per presentare domanda per le commissioni del Concorso Dsga.

Ecco le scadenze previste: