Congedo straordinario per assistere il figlio disabile

Il Sole 24 Ore del 04-03-2019

Congedo straordinario per assistere il figlio disabile nel computo per la progressione economica di carriera 

di Carlo Mazzone 

Il Tribunale di Benevento – Sezione Lavoro con sentenza 236 del 18 febbraio 2019 ha accolto il ricorso presentato da una docente di scuola secondaria superiore che aveva richiesto il riconoscimento – negato dalla Pa – del periodo di congedo straordinario usufruito per l’assistenza al familiare (figlio) disabile nel computo dell’anzianità di servizio valevole ai fini della progressione economica di carriera.

Le modalità di fruizione del periodo di congedo per l’assistenza da parte del dipendente pubblico al figlio riconosciuto in situazione di handicap grave è disciplinata dal Dlgs 151/2001 (Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità).
In particolare l’articolo 42 prevede che “5-ter. Durante il periodo di congedo, il richiedente ha diritto a percepire un’indennità corrispondente all’ultima retribuzione, con riferimento alle voci fisse e continuative del trattamento, e il periodo medesimo è coperto da contribuzione figurativa (…) 5-quinquies. Il periodo di cui al comma 5 non rileva ai fini della maturazione delle ferie, della tredicesima mensilità e del trattamento di fine rapporto. Per quanto non espressamente previsto dai commi 5, 5-bis, 5-ter e 5-quater si applicano le disposizioni dell’articolo 4, comma 2, della legge 8 marzo 2000, numero 53 (10)”.

La disposizione è stata interpretata dall’amministrazione finanziaria sulla scorta della circolare del 15 gennaio 2013 del dipartimento della Funzione pubblica nel senso che tali periodi, retribuiti mediante il pagamento di un’indennità ed esclusi dal computo di ferie, tredicesima e Tfr, non potessero essere calcolati ai fini dell’anzianità di servizio utile per la progressione in carriera perché a tali fini erano da ritenersi utili solo i periodi di svolgimento effettivo dell’attività lavorativa.
Detta interpretazione non è stata ritenuta convincente dal Tribunale sannita che ne ha condivisibilmente evidenziato i profili di criticità alla luce dei principi di solidarietà, uguaglianza e di tutela dei lavoratori sanciti dagli articoli 2,3 e 38 della Costituzione; nonché di quelli previsti dalla normativa sovranazionale posti a presidio dei diritti delle persone con disabilità.

Il Giudice del lavoro – Claudia Chiariotti – ricorda, tra l’altro, che la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata e resa esecutiva in Italia con legge 3 marzo 2009, numero 18, prevede il sostegno e la protezione da parte della società e degli Stati non solo per i disabili, ma anche per le loro famiglie, ritenute strumento indispensabile per contribuire al pieno ed uguale godimento dei diritti dei soggetti riconosciuti in stato di handicap grave.

Ne consegue che: “Ragioni di coerenza con la funzione dei permessi e con i principi indicati impongono quindi di dare della norma un’interpretazione maggiormente idonea ad evitare che la fruizione di tali permessi abbia incidenza sull’ammontare della retribuzione ed aggravare la situazione economica dei congiunti del portatore di handicap, così disincentivandosi l’utilizzazione del permesso stesso”.

Il Tribunale di Benevento ha, pertanto, condannato l’amministrazione finanziaria e quella scolastica, ciascuna per quanto di rispettiva competenza, a rettificare i decreti di ricostruzione di carriera relativi alla ricorrente imponendo di considerare nel calcolo del periodo utile alla progressione economica anche quello usufruito a titolo di congedo straordinario per l’assistenza al figlio disabile oltre che a restituire le somme ingiustamente recuperate per effetto dei predetti provvedimenti.

La sentenza del Tribunale sannita restituisce alla normativa un’interpretazione pienamente rispondente ai valori costituzionali su cui è fondato il nostro ordinamento e costituisce un primo e prezioso precedente in materia estendibile a tutti i settori del comparto pubblico.

VALUTAZIONE DS 2018/2019

NO EFFETTI ECONOMICI IN ATTESA DELLA REVISIONE SOSTANZIALE DELLA PROCEDURA

L’ANP ha partecipato oggi all’incontro presso il MIUR per discutere della valutazione dei dirigenti delle scuole relativa all’anno scolastico 2018/2019, durante il quale l’Amministrazione ha proposto alle organizzazioni sindacali presenti di sottoscrivere un’intesa: anche per quest’anno la procedura di valutazione non produrrà effetti sulla corresponsione della retribuzione di risultato.

L’ANP ha ribadito che una vera e seria valutazione non può prescindere dagli effetti economici, ma ha anche sottolineato che l’imminenza della sottoscrizione definitiva del primo CCNL dell’area istruzione e ricerca (triennio 2016-2018) impone un momento di seria riflessione sulle modalità in cui la valutazione ha preso forma nell’ultimo biennio e sulla portata dei suoi effetti: infatti l’art. 5 c. 3 lett. c dell’Ipotesi di CCNL sottoscritta il 13 dicembre 2018 prevede che i criteri generali della procedura di valutazione siano oggetto di confronto tra parte datoriale e parte sindacale.

Abbiamo deciso di aderire all’intesa che esclude qualsiasi ricaduta sulla corresponsione della retribuzione di risultato proprio in considerazione del fatto che i criteri per la procedura saranno rimessi alla relazione sindacale del confronto non appena il CCNL sarà definitivamente sottoscritto. Sarà infatti il confronto la sede più appropriata per contribuire in modo concreto ed efficace alla revisione completa della procedura di valutazione, che tante criticità ha denotato negli ultimi due anni. In quell’occasione l’ANP si impegnerà a garantire la coerenza del rapporto causale tra esito della valutazione e retribuzione di risultato. Vogliamo continuare a rappresentare, come abbiamo fatto partecipando all’odierno incontro, le istanze di tutti i colleghi che pretendono che la valutazione tenga in adeguata considerazione le condizioni di contesto in cui essi operano e che riguardi gli specifici campi di diretta attività dirigenziale.

L’ANP ha chiesto all’Amministrazione di avviare la relazione del confronto non appena il CCNL sarà sottoscritto in forma definitiva.

TFA SOSTEGNO

TFA SOSTEGNO, GILDA: SU COSTO E POSTI INGIUSTIZIA A DANNO DEI PRECARI

“In merito a distribuzione dei posti e costo dei TFA di sostegno si sta consumando l’ennesima ingiustizia sulla pelle dei precari”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, interviene sulla questione sollevata da numerosi docenti riguardo i corsi di specializzazione per ottenere l’abilitazione al sostegno.

“Gli aspiranti corsisti ci segnalano il paradosso per cui in regioni dove, a fronte di migliaia di cattedre vacanti di sostegno, sono stati banditi pochi posti mentre in altre regioni scarseggiano le cattedre da assegnare al sostegno ma abbondano i posti messi a disposizione dalle università. Ciò – rileva il coordinatore nazionale della Gilda – non fa che creare le premesse per ulteriori future migrazioni di docenti, con tutte le disastrose conseguenze che ne derivano”.

“A rendere ancora più assurda e grave la situazione – incalza Di Meglio – si aggiungono i costi esorbitanti fissati da alcuni atenei che chiedono un centinaio di euro per la partecipazione al test di accesso e circa tremila euro per chi supererà le varie prove. Noi riteniamo che il criterio di selezione non debba essere di certo quello economico e il Miur, in quanto ministero non solo dell’istruzione ma anche dell’università, farebbe bene a stabilire tariffe uniformi per tutti gli atenei, così da calmierare il mercato dell’offerta e rendere più democratico l’accesso ai TFA per il sostegno. Nella totale mancanza di programmazione da parte di viale Trastevere – conclude Di Meglio – si lascia campo libero a fenomeni di vera e propria speculazione economica”. 

L’intelligenza del broccolo

L’intelligenza del broccolo

di Maurizio Tiriticco

Quante volte genitori irritati danno del broccolo ai propri figli? In effetti, sappiamo tutti cos’è un broccolo in natura. Nella Treccani leggiamo. “broccolo, varietà di cavolo con infiorescenza compatta, carnosa, a forma di palla, di colore verde anziché gialliccio, con fiori per la massima parte atrofizzati; è tipico ortaggio romano”. Ma leggiamo anche: “uomo stupido, sciocco, che si lascia facilmente abbindolare, oppure goffo, che non si sa muovere o comportare”. Insomma, il broccolo non gode proprio di buona fama! Eppure, se ben cucinato e ben servito, è un ottimo cibo!
Però, del broccolo possiamo dire qualcosa di più! In natura nulla avviene per caso! Copio e riassumo dal dal web. La capacità dei sistemi biologici di generare strutture caratterizzate da forme geometriche è sempre stata di grande interesse per la scienza. Queste si formano nelle foglie e nei fiori a partire da un tessuto specializzato chiamato meristema apicale, che contiene cellule indifferenziate paragonabili alle staminali umane. Queste cellule si dividono e danno origine a tutti gli organi delle piante che si formano periodicamente in specifiche posizioni. Questo processo si sviluppa secondo un modello spazio-temporale che determina la fillotassi (dal greco phyllon, foglia + taxis, ordine), cioè la disposizione regolare di foglie e fiori attorno allo stelo. Osservando la geometria di intere piante, fiori o frutti, è facile riconoscere la presenza di strutture e forme ricorrenti. Un semplice esempio è dato dal numero di petali dei fiori: la maggior parte dei fiori ne ha 3 (come gigli e iris), oppure 5 (ranuncoli, rose canine, plumeria), oppure 8, 13 (alcune margherite); ed ancora: 21 (cicoria), 34, 55 o 89 (asteracee). Questi numeri fanno parte della celebre successione di Fibonacci in cui ciascun numero equivale alla somma dei due precedenti: 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89, 144, 233… e così via!
Insomma, se è vero che “dio geometrizza sempre”, come sosteneva Platone, è anche vero che matematicizza! E non si è limitato solo alle cose cosiddette importanti – ad esempio il sistema solare, l’alternarsi delle stagioni, le maree e via dicendo – ma anche a quelle… terra terra, potremmo dire, dato che dalla terra nascono! Come i fiori, le rose… e che dire poi delle orchidee! Famosa e carissima l’orchidea di Shenzhen Nongke! Per non dire dell’orchidea d’oro di KJinabalu! Costano tanto! Si parla di migliaia di dollari! E lo credo bene! Sono perfezioni di geometria e non solo di bellezza.
Ma torniamo al nostro broccolo! Copio sempre dal web. Il broccolo romanesco è, innanzitutto, un frattale, ossia quello che in geometria si definisce un oggetto dotato di omotetia interna. Un’omotetia (dal greco omos, simile, e tithemi, io pongo) indica una particolare trasformazione geometrica del piano e dello spazio, in forza della quale gli oggetti si dilatano e si contraggono mantenendo però invariati gli angoli.
Tutto ciò cosa significa e cosa comporta? Che la forma globale dell’oggetto considerato – nel nostro caso il broccolo – si ripete allo stesso modo su scale diverse. In altre parole, ogni singola rosetta, cioè la piccola cima del broccolo romanesco, ha la forma di un piccolo broccolo. Ma quello che è più stupefacente è che il numero di rosette che compongono il broccolo romanesco è sempre un numero di Fibonacci. Insomma, dare del broccolo al figlio significa ben altro che dargli dello stupido!
E non finisce qui! La rappresentazione grafica della successione di Fibonacci è riscontrabile anche nelle conchiglie, nei girasoli, nell’ananas, nonché nella disposizione delle foglie sui rami. Insomma ciò che a noi sembra casuale, non lo è affatto. E non solo! La successione di Fibonacci la ritroviamo nella chimica, nell’economia, nell’elettrotecnica, e perfino nell’arte e nella musica.
Tutti noi conosciamo il p greco, il famoso 3,14: l’abbiamo imparato a scuola. Ma pochi sanno che, di fatto, è un numero che non ha mai fine! Eccolo:
3,1415926535897932384626433832795028841971693993751058209749445923078164062862089986280348253421170679… ecc. Non ha mai fine perché il rapporto che corre tra il cerchio e il quadrato in cui è circoscritto è appunto, infinito! Insomma tra cerchio e quadrato non esiste un rapporto matematico finito! Si tratta della cosiddetta impossibile quadratura del cerchio: l’espressione che spesso utilizziamo per indicare una situazione tanto problematica che non ha soluzione! Eppure quel geniaccio di Leonardo ha creduto che la soluzione del problema fosse nell’uomo, sì, nell’uomo (ed ovviamente anche nella donna) in quanto creatura divina. Chi di noi non conosce l’uomo vitruviano?
Vitruvio Pollione, architetto e ingegnere romano del I secolo a. C., nel terzo libro del suo De architectura, ha stabilito un paragone fra il corpo umano ideale e quello di un edificio. In seguito il nostro Leonardo da Vinci, in un suo famoso disegno eseguito a Milano intorno al 1490, ha rappresentato un uomo ideale inserito nel cerchio e nel quadrato, che, com’è noto, Platone considerava figure geometriche perfette. Però non le ha disegnate concentriche, ma in relazione tra loro secondo i criteri della Sezione Aurea.
Così il centro del cerchio coincide con l’ombelico e quello del quadrato cade all’altezza dei genitali; come questi indicano l’origine fisica, così l’ombelico rimanda a quella spirituale. La quadratura del cerchio è allora possibile con l’essere umano? Dio ha allora creato l’uomo a sua immagine e somiglianza?
Insomma! Tutto ciò che ci circonda e che a volte ci sembra casuale, non lo è affatto! E allora? Meditate, gente, meditate! Come era solito dire Renzo Arbore quando, molti anni fa, ci invitava a bere una certa birra che… di meglio non ce n’è! Sì, ma… la Sezione Aurea che cos’è? Alla prossima puntata!

Concorsi in ritardo e quota 100: all’appello mancano 140mila docenti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Se non è un esodo poco ci manca. Sono oltre 31mila i docenti che, tra vecchie e nuove regole, hanno chiesto di lasciare il lavoro. Seimila in più del 2018/2019. Se tutte le domande venissero accolte, a settembre ci sarebbero, secondo primi conteggi sindacali, circa 140mila cattedre da assegnare. Più o meno i numeri da cui è partita la Buona Scuola quattro anni fa nonostante le oltre 100mila stabilizzazioni di precari intervenute nel frattempo. Tutto ciò a fronte di un numero di studenti sostanzialmente immutato. Con il rischio altamente probabile che assisteremo a un’altra girandola di cattedre, incarichi e spezzoni fino ad autunno inoltrato.

La colpa non è solo degli anticipi pensionistici prodotti da quota 100. Che un effetto comunque lo hanno prodotto: delle 31mila richieste di uscita – che toccherà ora all’Inps convalidare – 15mila rispondono a requisiti ordinari, ma le altre 16mila sono dovute alla riduzione a 62anni e 38 di contributi prevista dal “decretone” all’esame della Camera. A pesare sono soprattutto i nodi strutturali del reclutamento nella scuola e un fabbisogno di personale storicamente slegato da una reale programmazione. Con l’effetto collaterale già preventivabile che i disagi maggiori si registreranno nei soliti territori (Lombardia, Piemonte, Veneto) e per le solite materie (matematica, italiano, inglese, sostegno). I campanelli d’allarme ci sono da due anni: nel 2017 il Miur ha contato oltre 22mila cattedre scoperte essenzialmente al Nord (per l’esaurimento di diverse graduatorie); lo scorso anno ha fatto clamore il fatto che su 57mila immissioni in ruolo circa la metà non sia andata a buon fine(e quindi sia arrivato un supplente).

Partendo da questo quadro il ministro Marco Bussetti ha, da un lato, operato un restyling delle procedure assunzionali, aprendo, per la prima volta, ai laureati (e superando il «Fit» triennale); e dall’altro, ha annunciato una nuova stagione di concorsi. Che per medie e superiori molto probabilmente vedranno non prima dell’estate (qui dovrebbe scattare il super punteggio per i precari non abilitati della terza fascia). Nel frattempo si assumeranno gli abilitati della precedente selezione 2016 e del «Fit».

La nuova ondata di concorsi toccherà anche infanzia e primaria: accanto alla procedura straordinaria, attualmente in corso, per tamponare in primis l’emergenza diplomati magistrali, definitivamente esclusi dalle Gae, ne partirà pure una ordinaria. Si dovrà invece correre sui presidi: entro fine marzo dovrebbero essere corrette le prove scritte. Poi si passerà agli orali. Qui l’obiettivo è avere i dirigenti a scuola da settembre. Se non ci si riuscirà, il prossimo anno segnerà oltre al record di precari, anche il boom delle reggenze.

Sciopero 15 marzo 2019

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Ufficio di Gabinetto

Ai       Titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Loro Sedi
E, p.c. Alla     Commissione di Garanzia per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali
segreteria@cgsse.it

Oggetto: Proclamazione sciopero del 15 marzo 2019 del personale docente, dirigente, ata, di ruolo e precario.