Portiamo l’inclusione sociale alla Milano Digital Week

Vita.it del 12-03-2019

Portiamo l’inclusione sociale alla Milano Digital Week 

Fondazione Don Gnocchi e IIT, che fin dal 2017 hanno siglato un’alleanza strategica per il trasferimento tecnologico nell’ambito della riabilitazione e assistenza di anziani con cronicità, saranno presenti alla settimana milanese dell’innovazione digitale.

MILANO. Dopo il successo della prima edizione nel 2018, torna la più grande manifestazione italiana dedicata all’educazione, alla cultura e all’innovazione digitale: la Milano Digital Week. Più di 500 eventi, fra il 13 e 17 marzo, sotto il titolo “Intelligenza urbana, intelligenza collettiva”. La Fondazione Don Gnocchi e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) saranno presenti alla Milano Digital Week 2019 fin dalla cerimonia di apertura: mercoledì 13 marzo, dalle ore 16 alle 18, a “Base Milano” interverranno infatti Maria Chiara Carrozza, direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi e Giorgio Metta, vice direttore scientifico di IIT.

IIT e Fondazione Don Gnocchi sono inoltre coinvolti in numerose iniziative, che sottolineeranno l’importanza della ricerca e dello sviluppo di soluzioni tecnologiche rivolte a persone con disabilità permanente o transitoria o a quanti, sempre più numerosi, raggiungono la terza e la quarta età. L’obiettivo di queste due realtà, insieme ai loro partner, è quello di migliorare la qualità della vita delle persone rendendo accessibile al maggior numero di utenti gli ultimi ritrovati tecnologici in ambito medico e sanitario. Il risultato? Un grado maggiore di inclusione sociale e di benessere generale della popolazione. «Sono affascinata – sottolinea Maria Chiara Carrozza, direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi – dall’idea di trasformare categorie deboli in categorie che invece sperimentano gli strumenti più all’avanguardia e che hanno la possibilità, con un piccolo sforzo, di vivere meglio una malattia o una disabilità, evitando che diventi causa di grande solitudine».

Perché citare Fondazione Don Gnocchi e Istituto Italiano di Tecnologia insieme? Perché nel 2017 esse hanno sottoscritto un’alleanza strategica, al fine di unire gli sforzi di due istituzioni – leader ciascuna nel proprio campo – con l’obiettivo di co-sviluppare soluzioni che abilitino percorsi di vera continuità assistenziale e assicurino una medicina percepita “su misura” dal paziente complesso e cronico.

Il ricercatore IIT Mario Caironi sarà coinvolto in qualità di relatore nell’evento “Wired Health”, durante il quale terrà il talk dal titolo “Il buono dei circuiti edibili”, alle ore 14.15 del 13 marzo a “Base Milano”. A Wired Health sarà anche presente il laboratorio congiunto Rehab Technologies IIT-INAIL che presenterà la protesi di mano robotica “Hannes” e l’esoscheletro per arti inferiori “Twin”, dedicato a chi ha perso la mobilità delle gambe. Il ricercatore IIT Mario Caironi sarà anche coinvolto nell’incontro conferenza – a cura di Luca Carra di Zadig – dal titolo ”L’Internet delle piccole cose e l’elettronica del futuro”.

Si terranno due workshop venerdì 15 e sabato 16 marzo, al Centro IRCCS “S. Maria Nascente” di Milano (via Capecelatro, 66), dal titolo “Tecnologie per la riabilitazione, l’assistenza e l’inclusione sociale”.
I partecipanti verranno guidati attraverso un percorso multidisciplinare che comprenderà la casa Domotica (DAT), il laboratorio degli Ausili informatici (SivaLab), la palestra di riabilitazione tecnologica, la Teleriabilitazione domiciliare e il laboratorio per la riabilitazione pediatrica tecnologicamente assistita (CareLab). La visita sarà caratterizzata da un alto livello di immedesimazione nella condizione delle persone con disabilità, per comprendere a fondo l’importanza della tecnologia al servizio della fragilità umana. 

EDUCAZIONE CIVICA

EDUCAZIONE CIVICA, GILDA ILLUSTRA PROPOSTE IN 7^ COMMISSIONE CAMERA

Nei vari progetti di legge sull’introduzione dell’Educazione civica tra le materie scolastiche mancano risorse aggiuntive significative in grado di far partire con il piede giusto un percorso strutturato. E così la Gilda degli Insegnanti, ascoltata questa mattina in audizione alla Camera dei Deputati, mette sul tavolo le sue proposte. 

Secondo l’associazione sindacale guidata da Rino Di Meglio, nella scuola secondaria di primo grado occorre prevedere 33 ore annuali da assegnare alla disciplina “Cittadinanza e Costituzione” in aggiunta all’orario curricolare esistente, affidandone l’insegnamento ai docenti dell’area storico-letteraria dopo un percorso formativo di almeno 10 ore.

Per il percorso liceale, in caso di mancanza dello studio del diritto e dell’economia del biennio, la Gilda ritiene necessario stabilire un monte ore aggiuntivo di 33 ore all’anno gestito dagli insegnanti afferenti all’area giuridica o a quella letteraria, storica e filosofica dopo un percorso formativo di almeno 10 ore.

Per gli istituti tecnici e professionali, dove invece è presente l’insegnamento del diritto e dell’economia nel biennio, bisogna sviluppare nel triennio percorsi interdisciplinari di approfondimento dei temi di diritto costituzionale e dell’Unione Europea che sono stati affrontati in maniera limitata nel biennio.

La Gilda degli Insegnanti ritiene inoltre necessario che sia reintrodotta formalmente la valutazione del comportamento degli studenti nella scuola secondaria attraverso l’attribuzione di un voto numerico con una soglia minima per l’ammissione alla classe successiva. Ciò consentirebbe di valorizzare la condotta all’interno della classe e il dialogo educativo.

“Bisogna finalmente normare a livello nazionale un percorso di apprendimento senza delegarlo a estemporanei progetti delle singole scuole o di rete o a ulteriori direttive o indicazioni del Miur – spiega la Gilda -. È auspicabile un confronto continuo con le organizzazioni sindacali nella definizione e nella stesura dei Regolamenti attuativi, così da superare le eventuali criticità che si presentassero nel raggiungimento degli obiettivi che si propongono i progetti di legge sull’introduzione dell’insegnamento di Educazione civica. Il confronto – ha concluso la delegazione sindacale – sarà indispensabile se non si vuole che questa lodevole iniziativa rimanga un’enunciazione di principi belli ma inattuati”.

Maturità, colloquio sempre più interdisciplinare (e si recupera l’alternanza)

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

L’orale del nuovo esame di maturità, che debutta il 19 giugno, prenderà il via «da materiali predisposti dalla commissione» (possono essere «testi, documenti, esperienze, progetti, problemi»); serviranno «per avviare il colloquio», che poi si svilupperà in una «più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare». Nel corso della prova, ci sarà spazio anche per una breve relazione o un elaborato multimediale sui percorsi di alternanza scuola-lavoro, che quindi ri-conquista un minimo di “peso” all’interno dell’esame di Stato, pur confermando che non costituisce, almeno per quest’anno, requisito d’ammissione. Gli studenti verranno “testati” pure su attività e progetti svolti nell’ambito di «Cittadinanza e Costituzione». I commissari, pertanto, dovranno attenersi rigorosamente a quanto previsto nel documento preliminare elaborato dai docenti della classe entro il 15 maggio.

È pronta, con quasi due mesi d’anticipo, l’ordinanza con la quale il ministero dell’Istruzione fornisce a presidenti, commissari e professori le ultime indicazioni in vista della maturità 2019, che fa scattare per quasi mezzo milioni di ragazzi di quinta classe il restyling contenuto nel Dlgs 62 del 2017.

Per accompagnare alunni e insegnanti alle nuove prove (gli scritti scendono da tre a due, non c’è più il “quizzone”) il Miur, sottolinea il titolare, Marco Bussetti, andrà avanti «con le simulazioni della prima e della seconda prova. Proseguiranno anche gli incontri sui territori» con le scuole.

La novità principale dell’ordinanza risiede nelle indicazioni sulla prova orale, che cambia radicalmente rispetto al passato. Fino allo scorso anno, infatti, il colloquio doveva mettere in luce conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato nel suo percorso formativo. Prendeva avvio da un argomento scelto dal candidato, proposto anche in forma multimediale, la cosiddetta “tesina”; continuava con una disamina degli argomenti affrontati durante l’anno e si concludeva con la discussione delle prove scritte. Questo colloquio, il cui punteggio massimo era pari a 30 punti (con 20 si raggiungeva la sufficienza), rischiava però di trasformarsi in una interrogazione a tutto campo tesa a far emergere solo le conoscenze disciplinari degli studenti.

Da giugno, si cambia: la commissione disporrà di 20 punti e nel predisporre i materiali di partenza dell’orale dovrà tener conto delle principali piste didattiche effettivamente svolte dal ragazzo, in coerenza con il documento elaborato da ciascun consiglio di classe.

Per garantire, poi, a tutti i candidati trasparenza e pari opportunità, la commissione sarà tenuta a predisporre, per ogni classe, un numero di buste con i materiali di avvio del colloquio pari al numero dei candidati, aumentato almeno di due unità. Ad esempio, se i candidati sono 25, saranno predisposti 27 materiali. Il giorno dell’orale, il presidente selezionerà tre buste alla presenza del candidato e sottoporrà allo studente la terna fra cui scegliere. I materiali delle buste già scelte dai candidati non potranno essere riproposti nei colloqui successivi.


Panino a scuola, la parola alle Sezioni unite

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Alberto Moramarco

Alla fine saranno le Sezioni unite a chiarire, in maniera definitiva, se gli alunni delle scuole elementari e medie possono portarsi il pasto da casa e se possono consumarlo nei locali della scuola nell’orario destinato alla refezione scolastica. A richiedere l’intervento dell’organo giurisdizionale supremo è la prima sezione civile della Cassazione con l’ordinanza interlocutoria 6972, depositata ieri, relativa alla vicenda che vede fronteggiarsi, da una parte, il comune di Torino e il Miur, e dall’altra, numerosi genitori di alunni di scuole elementari e medie del capoluogo piemontese.

I fatti
La vicenda giudiziaria trae origine nel novembre 2014 quando un gruppo di genitori convenne in giudizio il comune di Torino e il Miur per far accertare il loro diritto di scegliere, per i propri figli, tra la refezione scolastica e il pasto domestico, portato da casa o confezionato autonomamente, e di consumarlo nei locali adibiti a mensa scolastica nell’orario destinato alla refezione.

In primo grado il Tribunale di Torino non riteneva però configurabile un tale diritto in capo ai genitori, aderendo alla tesi dell’ente e del ministero, secondo cui si può usufruire del servizio mensa scolastico solo alle condizioni previste e non con modalità diverse da quelle della refezione scolastica, ben potendo i genitori optare per il modulo del “tempo breve”, oppure «prelevare (o fare uscire) i figli da scuola durante l’orario della mensa scolastica e di riaccompagnarli (o farli rientrare) per le attività pomeridiane, senza che sia configurabile una disparità di trattamento o una discriminazione tra gli alunni».

Di diverso avviso si era poi mostrata la Corte d’appello, per la quale le scuole devono «consentire indiscriminatamente agli alunni di consumare il pasto domestico presso la mensa scolastica», e devono adottare le apposite misure organizzative necessarie all’esplicazione di tale diritto. In particolare, per i giudici d’appello l’aspetto dirimente della questione sta nel fatto che nelle scuole elementari e medie la nozione di istruzione «non coincide con la sola attività di insegnamento, ma comprende anche il momento della formazione», che si realizza mediante non solo attività strettamente didattiche. In sostanza, il rimanere a scuola nell’orario del pasto, il cd. “tempo mensa”, e condividerlo con i compagni di classe configura un diritto degli alunni inerente al diritto all’istruzione.

La rimessione alle Sezioni unite
La questione finisce così in Cassazione dove i giudici prendono atto della diversità delle posizioni e della delicatezza delle tematiche coinvolte. Difatti, da una parte, i genitori fanno leva sui principi costituzionali in materia di istruzione, educazione dei figli e autodeterminazione individuale in relazione alle scelte alimentari (articoli 2, 3 , 30, 32, 34 Cost.); dall’altra, il comune di Torino e il ministero fanno leva sulla distinzione tra il “tempo mensa” e il “tempo scuola” (con il primo che non farebbe parte del secondo), nonché sulle difficoltà organizzative della fruizione di un tale diritto anche sotto l’aspetto igienico-sanitario, oltre a quelle economiche legate ai costi per gli appaltatori del servizio mensa.
Sulla base di tale quadro la Corte rimette, pertanto, la decisione alle Sezioni unite affinché non vi siano dubbi sul tema. Nel farlo però i giudici di legittimità sembrano propendere per la soluzione prospettata dai genitori, richiamando la sentenza 5156/2018 del Consiglio di Stato, (relativa al caso in parte simile del Comune di Benevento), che aveva bocciato il regolamento comunale che vietava il divieto di permanenza nei locali scolastici per gli alunni che vogliono mangiare cibi portati da casa o acquistati in modo autonomo, adottato esclusivamente per ragioni sanitarie ed economiche.

Vaccini, presidi: per l’infanzia poche centinaia di casi

da Il Sole 24 Ore

Sulla scadenza per le certificazioni dei vaccini, il presidente nazionale dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, chiarisce che «per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, si dovrebbe trattare di poche centinaia di casi in tutta Italia e
l’emergenza di cui tanto si parla in queste ore è più mediatica che effettiva».

Ieri, però, in concreto, «è stato l’ultimo giorno a disposizione dei genitori per mettersi in regola e da martedì chi non presenterà i certificati di vaccinazione non potrà più frequentare e deve essere chiaro che i dirigenti scolastici non hanno alcuna discrezionalità», ricorda l’Anp in una nota.

«La situazione è molto delicata e controversa, si parla di salute pubblica e il dovere delle istituzioni scolastiche è quello di proteggere i bambini più fragili e a rischio. Non è mai troppo tardi per fare un appello al buonsenso di tutti i soggetti coinvolti», ha concluso Giannelli.

Insegnanti di religione arriva il maxi-concorso

da Il Messaggero

Stretta finale sul concorso per i docenti di religione, a giorni verrà presentato un disegno di legge ad hoc. Entrano in classe per fare lezione, spiegano, danno i voti e partecipano agli scrutini di fine anno. Come tutti i docenti della scuola pubblica italiana, dalle elementari alle superiori, vengono retribuiti dallo Stato. Peccato che loro, gli insegnanti di religione, sono solo supplenti: tra loro infatti è precario più di un docente su due.
Il motivo? Il concorso per insegnare religione non viene bandito da oltre 14 anni. E così la maggior parte resta precario, rientrando in graduatorie messe a punto dalla Cei, che rilascia l’abilitazione all’insegnamento. Ma non passano mai di ruolo collezionando tristi record di precariato che raggiungono anche i 25 anni.

L’ULTIMA VOLTA NEL 2004

L’ultimo concorso per i docenti di religione infatti, da cui sono stati regolarmente avviate le assunzioni a tempo indeterminato, risale al 2004. Da quel momento in poi, le nomine sono state solo annuali, quindi a tempo determinato, tanto che il numero degli insegnati precari ha superato quello dei colleghi di ruolo: sono 12.114 i docenti con contratto a tempo indeterminato a fronte dei 15.218 precari. Per loro infatti non ci sono state neanche classi di concorso dedicate. Anche la riforma della Buona Scuola, che con il piano straordinario di assunzioni ha immesso in ruolo oltre 100mila docenti precari, ha lasciato fuori la categoria degli insegnanti di religione. Un vuoto che ora si sta facendo sentire tra proteste sindacali e proposte di legge.

IL DL SEMPLIFICAZIONI

Nel recente dl Semplificazioni era stato, infatti, presentato un emendamento a firma di Mario Pittoni, il senatore della Lega presidente della Commissione istruzione, ma poi il testo è stato messo da parte con gli altri provvedimenti relativi alla scuola. Anche perché intorno al concorso per religione, negli ultimi mesi, si sono concentrate le attenzioni di partiti, associazioni e sindacati sul piede di guerra. Il testo allora, nel giro di pochi giorni, verrà presentato come disegno di legge. Come sarà il concorso? Negli ultimi mesi l’idea era quella di far entrare tutti gli abilitati in un’unica graduatoria, con una sorta di sanatoria, bandendo un concorso riservato. Ma non è possibile.
Il sottosegretario all’istruzione Fioramonti, nell’ultima interrogazione parlamentare, ha spiegato infatti che il concorso sarà ordinario e non riservato, come previsto dalla normativa attuale. Una corsia preferenziale comunque ci sarà: nel concorso ordinario, infatti, sarà prevista una quota riservata ai docenti che hanno almeno 3 anni di servizio alle spalle anche non consecutivi nell’arco dell’ultimo decennio.

PRECARI STORICI

E sono tanti, visto che molti sono precari da oltre 15 anni, alcuni anche da 25 anni. Tra questi ci sono anche i vincitori del concorso del 2004 ancora in attesa del ruolo. Per loro, secondo quanto specificato nell’emendamento, resterebbero valide anche le graduatorie di merito del vecchio concorso: agli idonei inseriti viene assegnato, ogni anno, il 50% dei posti vacanti e disponibili in ogni regione in base alla suddivisione territoriale prevista dalle diocesi. Il restante 50% dei posti verrà invece attribuito ai vincitori dei prossimi concorsi.

ESAME ORALE

Secondo l’emendamento, il prossimo concorso sarà un esame orale. Non è prevista la prova in inglese, visto che non è previsto l’insegnamento della religione in lingua straniera. Il Ministero dell’istruzione sta arrivando quindi ad una soluzione, coinvolgendo tutte le parti interessate: nella trattativa ci sono infatti il Ministero dell’economia e delle finanze, da cui partono ogni mese gli stipendi dei docenti precari e di ruolo, la Cei che rilascia le idoneità, i sindacati e le associazioni dei docenti stessi.
Intanto il caso arriva anche alla Corte di Giustizia europea: «Chiediamo la stabilizzazione immediata dei docenti di religione, – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief – in alternativa, sono già pronte le adesioni gratuite ai ricorsi al giudice del lavoro in attesa della sentenza del tribunale di Lussemburgo dove ci costituiremo».
Lorena Loiacono

Quota 100, Inps chiarisce: docenti e ATA in pensione dal 1° settembre

da Orizzontescuola

di redazione

L’Inps, con un apposito comunicato stampa, ha voluto tranquillizzare il personale scolastico che ha presentato domanda per andare in pensione con quota 100, secondo il decreto legge n. 4/2019.

Pensione quota 100: in pensione dal 1° settembre

L’Inps afferma che il personale scolastico andrà in pensione dal 1° settembre e che le voci che parlano di uno slittamento sono infondate:

In particolare, è destituita di ogni fondamento la notizia secondo cui si rischierebbe uno slittamento dei tempi che potrebbe far «saltare» la finestra d’uscita del 1° settembre 2019 a disposizione del personale scolastico per cui, pur avendo i requisiti quest’anno, di fatto ci si potrebbe pensionare solo nel settembre del 2020: chi ha conseguito il diritto alla pensione anticipata nei termini di legge sarà collocato in pensione dal 1° settembre prossimo.

Pensione quota 100: corretta liquidazione della pensione

L’Inps ha voluto inoltre precisare il perché della necessità della sistemazione delle posizioni assicurative:

Si coglie l’occasione per precisare che, a seguito della fusione di Inpdap in Inps, l’intero patrimonio informativo dell’Inpdap è stato trasferito negli archivi Inps ed è gestito attualmente dall’Inps. Le carenze informative sulle posizioni assicurative dei dipendenti pubblici sono legate alla peculiare carriera lavorativa che caratterizza questa categoria di lavoratori ed ai meccanismi di gestione delle loro posizioni assicurative, ma non hanno impedito e non impediscono la corretta liquidazione della pensione.

Le difficoltà, dunque, nascono dai meccanismi di gestione delle medesime posizioni assicurative .

Nonostante le difficoltà, tuttavia, gli interessati avranno liquidato l’assegno pensionistico correttamente.

Il comunicato completo

Data entro cui i posti saranno liberi

Il chiarimento dell’INPS si è reso necessario per le informazioni errate circolate sul web negli ultimi giorni.

Tuttavia va precisato che l’INPS assicura che docenti, ATA e Dirigenti interessati potranno andare in pensione dal 1° settembre 2019.

Ciò che non dice sono invece i tempi dell’operazione: se l’accertamento del diritto alla pensione verrà fatto dopo la chiusura delle acquisizioni dei posti al SIDI, i posti non potranno infatti essere disponibili per la mobilità dei docenti di ruolo.

Su questo argomento si attendono info più dettagliate da parte del Ministero.

Emergenza cattedre scoperte, a settembre 150 mila. Più 24 mila posti Ata: 12 marzo sindacati in piazza

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Quella dei precari sta diventando una vera emergenza: non c’è rispetto per chi lavora. E chi governa la scuola non fa nulla per affrontarla. Anzi, continua a concentrare la maggior parte di posti liberi, quasi 60 mila, nel cosiddetto organico di fatto, che non garantisce le immissioni in ruolo. La denuncia arriva alla vigilia della mobilitazione unitaria dei sindacati della scuola che il 12 marzo manifesterà in diverse città, attraverso dei sit-in.

La mobilitazione: serve una fase transitoria

La giornata di mobilitazione, con sit-in in diverse città, è stata organizzata da Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams.

La precarietà è infatti il tema al centro di questa giornata di protesta, perché la mancata stabilità del lavoro resta la vera emergenza della scuola italiana, hanno spiegato i sindacati promotori dell’evento.

Al fine di rimuovere alla radice una serie di criticità altrimenti destinate fatalmente a riproporsi, è indispensabile: prevedere una fase transitoria finalizzata all’immissione in ruolo dei docenti già abilitati o con tre anni di servizio; consentire l’accesso alle procedure concorsuali per più classi di concorso; garantire l’istituzione di corsi di specializzazione su sostegno per tutti gli ordini di scuola in numero adeguato al fabbisogno.

Tanti posti liberi

Già quest’anno, ultimate le operazioni di immissione in ruolo, sono rimaste scoperte ben 32.217 cattedre, pari a più della metà del contingente delle immissioni in ruolo 2018/19.

A queste, vanno poi sommati i 56.564 posti, tra organico di fatto e deroghe di sostegno da attribuire con incarichi al 30 giugno, la cui ritardata attivazione ha avuto ripercussioni molto negative sull’avvio dell’anno scolastico, tanto che ancora a novembre molte classi e molti studenti erano privi dei docenti in cattedra.

L’anno prossimo le cose peggioreranno

Per effetto delle ulteriori cessazioni dal servizio conseguenti all’entrata in vigore del meccanismo di “quota 100” e dei problemi irrisolti in materia di reclutamento, l’anno prossimo la situazione tenderà ad aggravarsi.

A settembre la scuola vivrà una vera e propria condizione di emergenza, con oltre 150.000 cattedre e oltre 24.000 posti ATA scoperti. Ciò renderà assai difficile garantire il diritto allo studio degli studenti.

Il concetto è spiegato dalla Uil Scuola, secondo cui “Le misure contenute nella Legge di Bilancio intervengono sul reclutamento del personale docente della scuola, introducendo non pochi elementi di novità che tuttavia non sono in grado di garantire un regolare avvio dell’anno scolastico”.

Ecco perchè, sostiene il sindacato guidato da Pino Turi, occorre “rimuovere alla radice una serie di criticità altrimenti destinate fatalmente a riproporsi”.

Sinopoli (Flc-Cgil): tutti i ministri cambiano regole

“Qualità dell’istruzione vuol dire posti stabili, continuità didattica e assunzione dei precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole”, ha detto Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil.

“Nella scuola ci sono più di centomila insegnanti che da anni lavorano con contratti a tempo determinato al 30 giugno o al 31 agosto, e questi docenti vanno stabilizzati – continua – Se molti non sono abilitati e non hanno potuto partecipare a concorsi è perché dal 2014 non viene avviato un percorso abilitante. Negli ultimi 20 anni ogni nuovo ministro ha cambiato le norme del reclutamento senza una visione di lungo periodo. Al governo chiediamo risposte adeguate”.

I sindacati si lamentano anche perché le misure adottate sinora dal Governo non convincono: è stata cancellata la fase transitoria, il concorso straordinario non è ancora partito, mentre quello che si sta avviando è solo la regionalizzazione della scuola, contro la quale negli ultimi giorni si sono mossi anche 30 costituzionalisti.

Si guarda all’Ue

Si guarda con interesse anche all’Unione Europea, che da tempo previene l’abuso di precariato: si tratta di un cavallo di battaglia dell’Anief, che proprio in queste ore ricorda che “l’inserimento nelle ex graduatorie permanenti ha evitato in passato la condanna dell’Italia da parte della Commissione UE”.

“La scuola – incalza Sinopoli- ha bisogno di risposte, prima di tutto per il precariato, che va affrontato come indicato nella direttiva europea 70 del 1999, con la stabilizzazione per chi ha 3 anni di servizio. Se questo è davvero il governo del cambiamento cominci a stabilizzare l’organico di fatto permettendo a tanti studenti delle classi e ragazzi disabili di avere un insegnante, cominci a convocarci per definire una fase transitoria e non consegnare l’avvio del nuovo anno scolastico al caos. Il 12 marzo saremo in piazza con migliaia di precari, per chiedere che il mondo della scuola venga ascoltato, ed è solo un primo appuntamento: se non otterremo risposte, non ci fermeremo”.

Sciopero unitario in arrivo?

Sullo sfondo, come anticipato da tempo dalla Tecnica della Scuola, si intravede sempre più uno “scioperone”.

Qualora, infatti, l’iter di approvazione della regionalizzazione dovesse andare avanti e non dovessero realizzarsi i provvedimenti sui precari, lo stop generalizzato, a cui aderiranno tutti sindacati, già promotori di un documento unitario (anche per via dell’emergenza salariale), diventerà una certezza.

Dove si protesterà

Di seguito i luoghi e gli orari dei sit-in del 12 marzo.

Abruzzo

L’Aquila, dalle ore 11.00 assemblea presso I.I.S. “D’Aosta” e alle ore 12.30 presidio davanti la Prefettura dell’Aquila, C.so Federico II, 11.

Calabria

Catanzaro, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Regionale, Via Lungomare, Catanzato Lido.

Campania

Napoli, dalle ore 12.00 alle ore 14.00 Ufficio Scolastico Regionale Campania, Via Ponte della Maddalena, 55.

Emilia Romagna

Bologna, dalle ore 11.00 alle ore 13.00 Ufficio Scolastico Regionale, Via de’ Castagnoli, 1.
Forlì-Cesena, dalle ore 14.30, Ufficio Scolastico Territoriale di Forlì, Viale Salinatore.
Modena, dalle ore 15.30 alle ore 17.30 Prefettura, Via Martiri della Libertà, 34.
Ravenna, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via di Roma, 69.
Reggio Emilia, dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Mazzini, 6.
Rimini, dalle ore 16.30 alle ore 18.00 Prefettura, Via IV Novembre, 40.
Parma, dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Prefettura, Strada Repubblica 39.
Piacenza, dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Ufficio Scolastico Provinciale di Parma e Piacenza, Corso Garibaldi, 50.

Friuli Venezia Giulia

Trieste, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, Piazza della Borsa.

Lazio

Roma, dalle ore 15.30 Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Viale Trastevere, 76/A.

Liguria

GenovaLa SpeziaSavona dalle ore 8.00 alle ore 12.00 presidi davanti alle prefetture.
Imperia, dalle ore 8.00 alle ore 12.00 IS Colombo di Sanremo.

Lombardia

Milano, dalle ore 14.30 Ufficio Scolastico Regionale Lombardia, Via Polesine, 13 (metro gialla fermata Corvetto).

Marche

Ancona, dalle ore 13.30 Ufficio Scolastico Regionale Marche, Via XXV Aprile.

Molise

Campobasso, dalle ore 11.00 assemblea presso I.C. D’Ovidio e dalle ore 12.30 presidio davanti l’Ufficio Scolastico Regionale Molise, Via Garibaldi, 25.

Piemonte

Torino, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Regionale Piemonte, Corso Vittorio Emanuele II°, 70.
Alessandria, dalle ore 15.30 Prefettura, Piazza Libertà 17.
Asti, dalle ore 13.00 Ufficio Scolastico Provinciale, Piazza Alfieri, 30.
Biella, dalle ore 15.00 alle ore 16.00 Ufficio Scolastico Provinciale di Biella (cortile interno dell’ITT di Città Studi, Corso Pella, 4).
Cuneo, ritrovo in Piazza Europa alle ore 11.00, corteo con arrivo davanti Ufficio Scolastico Provinciale e assemblea alle ore 12.00.
Novara, dalle ore 15.30, Ufficio Scolastico Provinciale, Via Mario Greppi, 7.
Verbania, dalle ore 15.30, Ufficio Scolastico Provinciale, Via Annibale Rosa, 20.
Vercelli, dalle ore 8.00 alle ore 10.00 assemblea presso I.C. Ferraris, Piazza Cesare Battisti, 6. Alle ore 11.00 incontro con il Prefetto e alle ore 12.00 incontro con il Provveditore.

Puglia

Bari, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Regionale.
Brindisi, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Provinciale.
Foggia, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Provinciale.
Lecce, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Provinciale.
Taranto, dalle ore 15.00, Ufficio Scolastico Provinciale.

Sardegna

Cagliari, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Regionale Sardegna, Piazza Galilei.
Oristano, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Lepanto.
Nuoro, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Trieste.
Olbia, alle ore 11.30 assemblea presso sede ex Provincia, Via Nanni.
Sassari, alle ore 15.30, Ufficio Scolastico Provinciale Sassari – Corso G.M. Angioy –

Sicilia

Palermo, Dalle ore 10.00 alle ore 13.00, Ufficio Scolastico Regionale Sicilia, Via Fattori, 60.

Toscana

Firenze, dalle ore 15.00 Ufficio Scolastico Regionale, Via Mannelli, 113 con delegazioni della FLC CGIL FirenzeGrossetoLucca Massa Carrara.
Arezzo, dalle ore 9.00 Ufficio  Scolastico Provinciale , Via Monte Falco, 55.
Livorno, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Galilei, 40.
Pisa, alle ore 11.00 assemblea dei precari presso la Sala delle Colonne dell’ITCG Niccolini di Volterra e dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Pascoli, 8.
Pistoia, dalle ore 15.30 Ufficio Scolastico Provinciale, Via Mabellini.
Prato, dalle ore 15.30, Ufficio Scolastico Provinciale, Viale Borgo Valsugana 63/B.
Siena, dalle ore 11.30 alle ore 14.30 assemblea unitaria Istituto Sallustio Bandini, Via Cesare Battisti, preceduta da una conferenza stampa (ore 10.30) e seguita (ore 15.00) dall’incontro di una delegazione con il Prefetto.

Umbria

Perugia, dalle ore 11.30 alle ore 13.30, Prefettura, Piazza Italia.
Terni, dalle ore 11.30 alle ore 13.30, Prefettura, Viale della Stazione.

Valle D’Aosta

Aosta, dalle ore 12.30 alle ore 14.30, Palazzo regionale, Piazza Deffeyes.

Veneto

Mestre (Venezia), dalle ore 15.00 Ufficio Scolastico Regionale Veneto, Via Forte Marghera, 191.

Mobilità 2019, i rientri dal Nord saranno pochi

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Come abbiamo scritto in precedenza, è stata pubblicata l’ordinanza della mobilità 2019. Le domande di mobilità si potranno effettuare:

– Docenti: 11 Marzo/05 Aprile 2019;
– Personale ATA: 1 Aprile/26 Aprile.
– Personale Educativo: 3 Maggio/28 Maggio;
– Licei Musicali, domande cartacee: 12 Marzo/5 Aprile;

Trasferimenti 2019: le novità principali

Il nuovo contratto della mobilità, sarà triennale, quindi avrà una validità dal 2019 al 2022. La più importante novità è senz’altro quella relativa alla cancellazione degli ambiti territoriali e della chiamata diretta.

Ne consegue che, il CCNI di mobilità triennale 2019-2022 abolisce i codici sintetici degli ambiti territoriali e reintroduce i codici sintetici dei comuni e dei distretti scolastici, oltre a confermare i codici sintetici delle province.

Una volta aboliti gli ambiti, non c’è più la limitazione delle 5 scuole (con preferenza puntuale) da poter inserire.

Pertanto, qualsiasi movimento di trasferimento o di passaggio cattedra/ruolo, farà acquisire la titolarità su scuola, sia in esito ad assegnazione da codice puntuale che da codice sintetico.

Trasferimenti 2019: solo un docente siciliano su cinque rientrerà dal Nord

Tuttavia, i docenti del Sud che lavorano al Nord, non sembra avranno moltissime possibilità di tornare a casa.
In Sicilia, ad esempio, riporta la pagina palermitana di Repubblica.it, potrebbe farcela solo uno su cinque.

Quanti posti resteranno per mobilità e assunzioni?

Il conteggio non è definitivo ma può soltanto fornire una proiezione. Agli oltre 700 posti vuoti, attribuiti quest’anno a supplenti annuali, occorre sommare i 3.300 pensionamenti richiesti dai docenti siciliani nelle due “finestre”, quella ordinaria di dicembre e quella di febbraio con quota 100.

Pensioni scuola, tutti i numeri degli ultimi 10 anni. I dati con Quota 100

Ne consegue che i circa 4 mila posti, saranno divisi fra i trasferimenti e le assunzioni. Posti che comunque potrebbero anche diminuire per via dei tagli organici previsti a causa del calo demografico degli alunni.

Ricordiamo che in base al CCNI mobilità, il 50% delle cattedre libere andrà alle assunzioni, il 40% verrà destinato ai trasferimenti interprovinciali, e quindi anche a quelli da fuori regione, mentre il restante 10 per cento ai passaggi di ruolo e ai passaggi di cattedra.

Se è vero, sempre restando in Sicilia, che aspirano al trasferimento nell’isola circa 8000 docenti, con i possibili tagli di organico si arriverebbe appunto ad un docente su cinque trasferito.

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Maturità 2019, pubblicata ordinanza ministeriale con tutte le info

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Sul sito del Miur è disponibile l’ordinanza ministeriale relativa alla maturità.

A 100 giorni esatti dall’inizio della maturità viene pubblicata la consueta ordinanza, in largo anticipo rispetto al passato, per volere del Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Maturità 2019, l’ordinanza. Le parole di Marco Bussetti

“Continua – spiega, infatti, il Ministro – il percorso di accompagnamento delle scuole verso le prove di giugno. Con l’ordinanza offriamo un quadro chiaro delle norme e delle diverse tappe dell’Esame. Nelle prossime settimane andremo avanti con le simulazioni della prima e della seconda prova che abbiamo voluto per consentire a insegnanti e studenti di ‘testare’ i nuovi scritti previsti dal decreto 62 del 2017. Proseguiremo anche gli incontri sui territori con docenti e ragazzi”.

Nelle prossime settimane, come annunciato dal Ministro, proseguiranno le simulazioni delle prove scritte.

Il 26 marzo il Miur pubblicherà una nuova simulazione della prova di italiano, il 2 aprile è in calendario la pubblicazione di ulteriori esempi della seconda prova.

Maturità 2019, l’ordinanza: i contenuti

Così come segnala il Miur, in una nota, ecco i contenuti principali dell’ordinanza.

Entro il prossimo 15 maggio ogni consiglio di classe elaborerà un documento che espliciterà “i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo” seguito dagli studenti e anche “i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti”.

Il documento illustrerà, poi, le attività, i percorsi e i progetti eventualmente svolti nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione” ai fini della prova orale. I commissari condurranno il colloquio tenendo infatti conto di quanto previsto dal documento elaborato dai docenti della classe.

La prima riunione plenaria delle commissioni si terrà il prossimo 17 giugno alle 8.30. La prima prova, italiano, è calendarizzata per il 19 giugno, alle 8.30. il giorno dopo, giovedì 20 giugno, sempre alle 8.30, ci sarà la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di studi. L’ordinanza individua anche le date per le eventuali prove suppletive.

Una specifica sezione del documento è destinata, quest’anno, alla prova orale: le commissioni dovranno dedicare un’apposita sessione di lavoro alla sua preparazione.

L’ordinanza esplicita i vari passaggi del colloquio che prenderà il via da materiali predisposti dalla commissione (testi, documenti, esperienze, progetti, problemi) e che servirà a verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi caratteristici delle singole discipline e la capacità del candidato di utilizzare le proprie conoscenze e di metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale.

I materiali, precisa l’ordinanza, costituiranno solo uno spunto di avvio del colloquio che si svilupperà poi in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare, per fare emergere al meglio il percorso fatto da ciascuno studente.

Nella predisposizione di questi materiali di partenza la commissione terrà conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento prodotto a maggio da ciascun consiglio di classe.

Per garantire a tutti i candidati trasparenza e pari opportunità, la commissione predisporrà, per ogni classe, un numero di buste con i materiali di avvio del colloquio pari al numero dei candidati aumentato almeno di due unità, in modo da assicurare anche all’ultimo candidato di esercitare la facoltà di scelta fra tre buste.

Il giorno del colloquio, infatti, il presidente di commissione preleverà in modo casuale tre buste alla presenza di ciascun candidato e le sottoporrà a quest’ultimo che ne sceglierà una.

I materiali delle buste già scelte dai candidati non potranno essere riproposti in successivi colloqui.

Maturità 2019: online l’ordinanza ministeriale. Date, colloquio orale e contenuti

da Tuttoscuola

Online Sul sito del Ministero dell’Istruzione l’ordinanza ministeriale maturità 2019. Il documento guiderà presidenti, commissari e docenti nelle tappe di avvicinamento alle prove di giugno e nello svolgimento delle stesse. L’ordinanza, anche a fronte delle novità che entrano in vigore per effetto del decreto legislativo 62 del 2017, quest’anno viene pubblicata con largo anticipo rispetto al passato, per volere del Ministro Marco Bussetti.

“Continua – spiega, infatti, il Ministro – il percorso di accompagnamento delle scuole verso le prove di giugno. Con l’ordinanza offriamo un quadro chiaro delle norme e delle diverse tappe dell’Esame. Nelle prossime settimane andremo avanti con le simulazioni della prima e della seconda prova che abbiamo voluto per consentire a insegnanti e studenti di ‘testare’ i nuovi scritti previsti dal decreto 62 del 2017. Proseguiremo anche gli incontri sui territori con docenti e ragazzi”.

Maturità 2019: entro il 15 maggio il documento del Consiglio di classe

Entro il prossimo 15 maggio ogni consiglio di classe elaborerà un documento che espliciterà “i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo” seguito dagli studenti e anche “i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti”. Il documento illustrerà, poi, le attività, i percorsi e i progetti eventualmente svolti nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione” ai fini della prova orale. I commissari condurranno il colloquio tenendo infatti conto di quanto previsto dal documento elaborato dai docenti della classe.

Maturità 2019: le date

La prima riunione plenaria delle commissioni si terrà il prossimo 17 giugno alle 8.30. La prima prova maturità 2019, italiano, è calendarizzata per il 19 giugno, alle 8.30. il giorno dopo, giovedì 20 giugno, sempre alle 8.30, ci sarà la seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di studi. L’ordinanza individua anche le date per le eventuali prove suppletive.

Maturità 2019: la prova orale

Una specifica sezione del documento è destinata, quest’anno, alla prova orale maturità 2019: le commissioni dovranno dedicare un’apposita sessione di lavoro alla sua preparazione. L’ordinanza esplicita i vari passaggi del colloquio che prenderà il via da materiali predisposti dalla commissione (testi, documenti, esperienze, progetti, problemi) e che servirà a verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi caratteristici delle singole discipline e la capacità del candidato di utilizzare le proprie conoscenze e di metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale. I materiali, precisa l’ordinanza, costituiranno solo uno spunto di avvio del colloquio che si svilupperà poi in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare, per fare emergere al meglio il percorso fatto da ciascuno studente. Nella predisposizione di questi materiali di partenza la commissione terrà conto del percorso didattico effettivamente svolto, in coerenza con il documento prodotto a maggio da ciascun consiglio di classe.

Per garantire a tutti i candidati trasparenza e pari opportunità, la commissione predisporrà, per ogni classe, un numero di buste con i materiali di avvio del colloquio pari al numero dei candidati aumentato almeno di due unità, in modo da assicurare anche all’ultimo candidato di esercitare la facoltà di scelta fra tre buste. Il giorno del colloquio, infatti, il presidente di commissione preleverà in modo casuale tre buste alla presenza di ciascun candidato e le sottoporrà a quest’ultimo che ne sceglierà una. I materiali delle buste già scelte dai candidati non potranno essere riproposti in successivi colloqui.

Simulazioni maturità 2019: le prossime date

Nelle prossime settimane, come annunciato dal Ministro Bussetti, proseguiranno le simulazioni delle prove scritte. Il 26 marzo il MIUR pubblicherà una nuova simulazione della prova di italiano, il 2 aprile è in calendario la pubblicazione di ulteriori esempi della seconda prova.

Convenzione di Roma

Martedì 12 marzo, alle ore 11.15, nel Salone dei Ministri in Viale Trastevere 76/A, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, firma il Trattato internazionale denominato “Convenzione di Roma”.


Nasce lo SKA Observatory: al MIUR la firma del Trattato internazionale

Si è tenuta 12 marzo 2019 a Roma, presso il Salone dei Ministri del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la firma del Trattato internazionale che istituisce lo SKA Observatory (SKAO), l’organizzazione intergovernativa (IGO) per la supervisione della costruzione del più grande radiotelescopio del mondo. SKAO si appresta così a diventare la seconda organizzazione intergovernativa dedicata all’astronomia nel mondo, dopo l’European Southern Observatory (ESO).

La Convenzione è stata firmata dal Ministro Marco Bussetti, in rappresentanza dell’Italia, insieme a rappresentanti di alto livello degli altri sei Paesi membri del progetto: Australia, Cina, Paesi Bassi, Portogallo, Sudafrica e Regno Unito. All’evento erano presenti anche rappresentanti di India, Svezia e Nuova Zelanda, Paesi che hanno partecipato attivamente a tutte le fasi negoziali, oltre che di Canada, Francia, Corea del Sud, Malta, Spagna, Stati Uniti e Svizzera, nazioni interessate al progetto e impegnate a tracciare il percorso per una futura partecipazione allo SKA Observatory.

La firma giunge al termine di circa quattro anni di negoziati e accordi e dà il via al processo legislativo nei Paesi firmatari per l’entrata in vigore dello SKA Observatory.

“Siamo particolarmente orgogliosi di firmare oggi, proprio qui al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Trattato per la costituzione dello SKA Observatory – ha dichiarato il Ministro Marco Bussetti – Una firma che giunge dopo lunghi negoziati, nei quali il nostro Paese ha avuto un ruolo da protagonista. L’intesa testimonia lo spirito di collaborazione che la ricerca scientifica riesce ad innescare fra Paesi e popoli del mondo, perché la scienza parla tutte le lingue del pianeta, il suo linguaggio connette il mondo intero. Con questo Trattato – ha proseguito – stiamo dando vita a un momento destinato a segnare la nostra storia presente e futura, la storia della Scienza e della conoscenza dell’Universo. SKA è l’icona del ruolo sempre più strategico che la ricerca scientifica ha assunto nella società contemporanea. La ricerca è motore di innovazione e crescita: il sapere si traduce in benessere individuale e collettivo, sia sociale che economico. Partecipare in prima linea a un progetto internazionale così esteso ed importante è una grande opportunità per la ricerca scientifica italiana, sia per il contributo che potranno dare le nostre molte eccellenze sia per la condivisione dei tanti dati che lo SKA raccoglierà e redistribuirà. ” ha concluso il Ministro.

“È un onore per l’INAF rappresentare l’Italia nel progetto SKA – ha sottolineato il Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Nichi D’Amico – Con questa firma il nostro Paese si conferma protagonista nel campo della ricerca astrofisica. Il nostro Ente è, infatti, uno dei pochi al mondo che possiede, al proprio interno, le risorse intellettuali e strumentali per osservare l’Universo a tutte le lunghezze d’onda, da terra e dallo spazio, coprendo l’intero spettro elettromagnetico. La comunità scientifica italiana – ha concluso – avrà, grazie al progetto SKA, uno strumento formidabile per spingersi ancora più lontano nello studio del cosmo”.

Philip Diamond, direttore generale della SKA Organisation, ha aggiunto: “Come il telescopio di Galileo a suo tempo, SKA rivoluzionerà la nostra comprensione del mondo che ci circonda. La storica firma mostra un impegno globale dietro questa visione e apre le porte a generazioni di scoperte pionieristiche in futuro”.

Catherine Cesarsky, a capo del Consiglio di amministrazione di SKA, ha affermato: “Roma non è stata costruita in un giorno. Allo stesso modo, progettare, costruire e far funzionare il più grande radiotelescopio del mondo richiede decenni di sforzi, competenza, innovazione, perseveranza e collaborazione globale. Oggi abbiamo gettato le basi che consentiranno a SKAO di diventare realtà”.

Che cos’è lo Square Kilometre Array
SKA sarà il più grande network di radiotelescopi del mondo, costituito da due reti di antenne e infrastrutture distribuite su tre continenti e in entrambi gli emisferi. Le due reti, composte da centinaia di antenne a parabola a media frequenza e da migliaia di antenne a bassa frequenza, saranno distribuite su una superficie di centinaia di chilometri in Australia e Sudafrica, mentre il quartier generale si trova già nel Regno Unito. Le antenne di SKA saranno fondamentali per la fisica del XXI secolo e si uniranno a progetti come il James Webb Space Telescope della NASA, il Large Hadron Collider del CERN, il rilevatore di onde gravitazionali LIGO e il reattore a fusione ITER.

Il grande radiotelescopio SKA aiuterà gli scienziati a colmare lacune fondamentali nella nostra comprensione dell’Universo, consentendo agli astronomi dei Paesi partecipanti al progetto di studiare le onde gravitazionali e testare la teoria della relatività di Einstein in ambienti estremi, indagare sulla natura dei misteriosi lampi radio veloci, conosciuti anche come Fast Radio Burst (FRB), mappare centinaia di milioni di galassie e cercare segni di vita extraterrestre.

Per fare tutto questo saranno necessari due dei super computer più veloci del mondo, in grado di elaborare una enorme quantità di dati provenienti dai telescopi: circa 600 petabyte che dovrebbero essere archiviati e distribuiti alla comunità scientifica mondiale ogni anno. Praticamente l’equivalente dei dati provenienti da oltre mezzo milione di computer portatili.

Dalla fine del 2020, circa 700 milioni di euro di contratti per la costruzione di SKA verranno affidati ad aziende e industrie nei diversi Paesi membri del progetto, offrendo un importante ritorno economico sull’investimento iniziale e la formazione di un indotto costituito da spin-off industriali nei settori dell’astronomia e della ricerca scientifica e non solo.

Oltre mille ingegneri e scienziati in venti Paesi sono stati coinvolti nella progettazione di SKA negli ultimi cinque anni, con nuovi programmi di ricerca, iniziative educative e collaborazioni per formare la prossima generazione di ricercatori.


CERIMONIA DI FIRMA DELLA CONVENZIONE SKAO
Salone dei Ministri, MIUR – Roma, 12 marzo 2019

SALUTO E SPUNTI DI INTERVENTO

Onorevoli Colleghi, Signori Capi Delegazione, Rappresentanti Skao, Autorità presenti,

è con grande orgoglio che apro ufficialmente qui al MIUR la cerimonia di firma del Trattato Internazionale “Convenzione di Roma” che istituisce l’Osservatorio SKA (“Square Kilometre Array”), l’Organizzazione Intergovernativa per la supervisione della costruzione del più grande network di radiotelescopi del mondo.

Stiamo dando vita a un momento destinato a segnare la nostra storia presente e futura, la storia della Scienza e della conoscenza dell’Universo. E lo facciamo simbolicamente nell’anno in cui ricorre il 50esimo anniversario dell’allunaggio della missione Apollo 11 e del suo comandante Neil Armstrong.
Con le firme che stiamo per apporre si compie un passo fondamentale verso una più ampia comprensione delle leggi che regolano l’Universo e dei fenomeni che in esso hanno luogo.
La costruzione del più grande radiotelescopio mai ideato, composto da migliaia di antenne distribuite su vaste aree geografiche di Australia e Sud Africa, è uno dei progetti di ricerca più ambiziosi mai concepiti. Stiamo realizzando uno strumento che consentirà un nuovo sviluppo della fisica del XXI secolo. Gli scienziati di tutto il mondo potranno osservare e studiare grandi
aree di cielo con una risoluzione decine di volte maggiore dei più potenti radiotelescopi oggi in uso e con una spettacolare velocità di analisi dei dati.
Con questa firma si generano grandi aspettative di progresso, di conoscenza e di innovazione tecnologica. Sviluppare le soluzioni tecniche per la realizzazione di questa infrastruttura è una sfida senza precedenti: siamo di fronte ad orizzonti tecnologici di frontiera e d’avanguardia. Siamo davvero alle porte del futuro.
L’inesauribile sete di conoscenza dell’uomo e la sua insopprimibile ricerca di libertà si manifestano nella contemporaneità nel proiettarsi fuori dal pianeta terra. Lo spazio è la nuova terra di conquista, l’ultimo avamposto guardando al quale l’essere umano si trascende, supera i propri limiti. È la nuova grande avventura dell’umanità di cui l’Italia è chiamata ad essere protagonista, come sta già avvenendo da tempo. L’Italia gode a livello internazionale di un’ottima reputazione in campo astrofisico e aerospaziale, derivante da oltre 50 anni di esperienza di ricerca in cui sono stati raggiunti traguardi importanti grazie alla capacità dei nostri ricercatori. Ricordo solo come recente esempio il notevole contributo del nostro Paese nella missione attualmente in corso per l’esplorazione di Marte tramite la sonda Insight.
SKA è l’icona del ruolo sempre più strategico che la ricerca scientifica ha assunto nella società contemporanea. La ricerca è motore di innovazione e crescita: il sapere si traduce in benessere individuale e collettivo, sia sociale che economico.
La scienza parla tutte le lingue del pianeta, il suo linguaggio connette il mondo intero. La fondazione dell’Osservatorio SKA testimonia lo spirito di collaborazione che la ricerca scientifica riesce ad innescare fra Paesi e Popoli del Mondo, con storie e culture diverse – spirito che la Repubblica Italiana persegue costituzionalmente.
La scelta di istituire l’Osservatorio Ska in forma di Organizzazione Governativa Internazionale non è quindi solo funzionale ad una efficiente gestione organizzativa e finanziaria del progetto, ma è anche la naturale rappresentazione della proiezione internazionale della comunità scientifica.
I Paesi che oggi, qui, insieme all’Italia, sottoscriveranno la propria adesione al Trattato, rappresentano il primo nucleo di un più ampio processo di adesione che vede coinvolti tutti i Paesi che hanno preso parte al negoziato internazionale sviluppatosi sotto la Presidenza del Governo Italiano, rappresentato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. La possibilità di aderire in futuro resterà sempre aperta per tutti i Paesi che
vorranno far parte di questa ambiziosa avventura.

L’Italia ha coordinato i negoziati fin dall’estate del 2015. Ringrazio l’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica e tutti coloro che hanno lavorato duramente affinché si potesse giungere al risultato che celebriamo oggi. In particolare ci tengo a ringraziare Enrico Vinceti, Presidente del negoziato, il Prof. Giovanni Bignami, scomparso improvvisamente nel maggio del 2017, consigliere scientifico della presidenza del negoziato e fra gli ispiratori della partecipazione italiana al progetto SKA, il prof. Tullio Scovazzi e la Dr.ssa Alessandra Scaffidi dell’INAF.
Chiudo rivolgendomi alle nuove generazioni, ai giovanissimi che oggi ancora siedono fra i banchi di scuola o ai giovani che frequentano l’università. È fra loro che si trovano gli scienziati del futuro, è fra loro che emergeranno le menti brillanti che utilizzeranno lo SKA a pieno regime, che ci stupiranno con scoperte oggi del tutto inimmaginabili. E’ per loro, quindi, che porteremo a compimento questo progetto. Con la loro curiosità condurranno l’umanità verso nuove galassie e mondi inesplorati.

Vi ringrazio.
Il Ministro Marco Bussetti