STIPENDI

STIPENDI, GILDA: “RAGIONERIA STATO CONFERMA NOSTRO GRIDO DI ALLARME”

“I dati che emergono dal Conto annuale della Ragioneria dello Stato confermano il grido di allarme che abbiamo lanciato già mesi fa e imprimono ulteriore forza alla nostra mobilitazione per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto lo scorso dicembre, e per un aumento dignitoso degli stipendi”. Così la Gilda degli Insegnanti commenta il dato evidenziato dal documento contabile secondo cui nel 2017 lo stipendio medio del personale della scuola ha perso oltre 800 euro annui rispetto al 2008, cioè circa 8000 euro negli ultimi 10 anni, collocandosi sul gradino retributivo più basso di tutta la Pubblica Amministrazione.

“Ad aggravare la situazione contribuisce anche il taglio dello scatto di anzianità relativo al 2013. Un blocco – sottolinea la Gilda – che ha effetti su tutti i docenti, perché ha spostato in avanti di un anno la progressione, con danni consistenti e irreversibili su stipendio e previdenza stimabili mediamente in 7000 euro nell’arco della carriera lavorativa”.

Per sollecitare il Governo a intervenire, la Gilda ha promosso una petizione online (https://www.change.org/p/giuseppe-conte-stipendi-più-alti-per-gli-insegnanti) e in tutte le scuole d’Italia chiedendo la restituzione dello scatto ‘congelato’ e uno stanziamento adeguato di risorse economiche, così da recuperare il potere d’acquisto delle retribuzioni utilizzando anche i fondi della legge 107/2015.

“In quale paese vuoi vivere?”

“In quale paese vuoi vivere?” Una campagna contro
la regionalizzazione del sistema di istruzione

Il sistema di istruzione nazionale è un fattore di coesione culturale e sociale del nostro Paese. I progetti di regionalizzazione messi in campo dalla richiesta al governo di maggiori forme di autonomia anche in materia d’istruzione, da parte del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna, minano alle basi l’idea di una scuola pubblica nazionale e mettono fortemente in discussione l’unità del sistema dei diritti.

Sottoscrivi online l’appello

Regionalizzare l’istruzione significa disgregare il Paese.

Regionalizzare i contratti, gli organici, i salari del personale della scuola, significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro, la garanzia di uguali diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori, in ogni parte del territorio nazionale.

Regionalizzare l’istruzione, vuol dire subordinare la garanzia di un diritto alle risorse economiche della regione, dare di più alle regioni che hanno più soldi e meno alle regioni con meno risorse, anche per questo qualcuno l’ha chiamata: la ‘secessione dei ricchi’.

I diritti non possono essere un bene limitato alle condizioni di dove si vive.

Noi vogliamo fermare questo progetto disgregatore, lavorando perché il diritto sociale all’istruzione resti garantito a tutte e a tutti, in tutto il Paese.

Vogliamo vivere un Paese solidale, che abbia una scuola di tutti e per tutti, dove anche i più poveri possano raggiungere i gradi più alti degli studi, proprio come dice la nostra Costituzione.

La scuola statale nazionale è garanzia di coesione e solidarietà sociale.

Restiamo uniti.

Un esame… poco sereno e molto variabile

Un esame… poco sereno e molto variabile

di Maurizio Tiriticco

“Continui ritocchi: giusto chiedersi se l’esame abbia ancora senso così”. E’ il titolo di un articolo di Luisa Ribolzi pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore. E questo è l’incipit: “In questi giorni le scuole secondarie di secondo grado di mezza Italia sono impegnate nella simulazione delle prove di maturità. Molte sono anche impegnate a tenere sotto controllo le reazioni, che variano da esasperate a rassegnate, per il fatto che le norme – criticabili – sono state cambiate in corsa. Perché? La mia personale, scettica opinione, è che ogni ministro che entra in carica si svegli una mattina e dica: «E se cominciassimo con il riformare la maturità?»”. Mah! Constato che anche la stessa Luisa Ribolzi, sempre attenta e precisa commentatrice delle strane vicende che interessano il nostro “Sistema Educativo Nazionale di Istruzione e Formazione” (le virgolette sono mie, ma stanno a significare che, per legge, la nostra scuola si chiama proprio così), parla di esame di maturità, quando invece… questa tipologia di esame nel nostro ordinamento scolastico non esiste più, e da tempo. O non dovrebbe!?!?!?

In effetti sono trascorsi ben 22 anni da quando gli esami di maturità sono stati cassati dal nostro ordinamento scolastico! La legge 425 del lontano 1997 così recita tra l’altro: Art. 6. (Certificazioni) Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni, al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite, secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”.

La norma è chiara. Si intendeva allora superare il concetto di MATURITA’ e sostituirlo con il concetto di COMPETENZA. In quel lontano 1997 ebbi a scrivere tra l’altro “…Insomma quello di maturità è un concetto che, per la sua genericità, implica da parte degli esaminatori la ricerca di atteggiamenti e di aspetti della persona che non è sempre facile individuare e valutare, a fronte, invece, della rilevazione di conoscenze, abilità e competenze che sono più circoscritte e definite, quindi più facilmente misurabili. D’altra parte, la rilevazione di competenze, conoscenze e capacità/abilità non esclude affatto il concetto di maturità, ma implica la ricerca di una maturità che si concretizza in concreti savoir faire”.

Ma, fatta la norma, trovato l‘inganno! O meglio, che cosa è accaduto dopo il varo della legge 425/97? Nulla! E perche? Quella legge era stata varata nel contesto di un governo di centro-sinistra! Per cui, con la caduta di quel governo e con l’avvento del centro-destra, quella legge non è stata abrogata nella forma, ma nei fatti. Quella legge, di fatto, intendeva “rivoluzionare” obiettivi e finalità del nostro sistema di istruzione, introducendo il concetto di COMPETENZA che, ovviamente non cancellava la CONOSCENZA, ma intendeva inverarla – se si può dire così – in un insieme di concreti “saper fare”. E ricordo che, in quello scorcio di secolo, nelle scuole l’adagio, “sapere, saper essere, saper fare” era più che ricorrente. Del resto, le stesse Raccomandazioni europee andavano in quella direzione. Basta ricordare la “Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio” del 18 dicembre 2006, relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente”, Le competenze sono otto e non sto a ricopiarle. Ricordo solo che recentemente (il 22 maggio 2018) sono state apportate sempre in sede europea leggere modifiche.

Ma poi, che cosa è successo nella nostra scuola? Con i successivi governi, sempre di centro destra – poco più poco meno – l’innovazione che avrebbe dovuto cambiare profondamente le finalità del nostro sistema di istruzione è stata lasciata cadere, e volutamente. Mentre invece, si trattava di ricercare, definire e descrivere le competenze terminali di ciascun percorso di istruzione. Si tratta di un’operazione che effettivamente è stata condotta per i percorsi dell’istruzione tecnica e dell’istruzione professionale (si vedano le rispettive Linee guida del 2010), ma che è stata glissata per quanto riguarda i licei (si vedano le rispettive Indicazioni nazionali).

E allora? Purtroppo in Italia i licei la fanno sempre da padroni! Per cui, in mancanza di concrete competenze che le commissioni d’esame dovrebbero certificare, alle commissioni compete il compito di sempre: correggere compiti scritti e valutare un colloquio. Quindi “non si lavora” su dei saper fare, ma “si chiacchiera” su parole parole parole scritte e dette ed un po’ di numeri scritti e detti! Come da sempre! Perfettamente eguale a quell’esame di maturità che ho affrontato io nel lontano 1946!

E’ proprio vero! “Continui ritocchi: giusto chiedersi se l’esame abbia ancora senso così”. E’ il titolo di un articolo di Luisa Ribolzi pubblicato oggi da Il Sole 24 Ore.

I fondamenti del cambiamento cognitivo

I fondamenti del cambiamento cognitivo

Paolo Manzelli  <egocreanet2016@gmail.com>

Note a Margine del Seminario di Studi su ANTICIPAZIONE DI UN FUTURO MIGLIORE

Crowdfunding :

https://www.retedeldono.it/it/progetti/egocreanet/il-iv-stato-dell-acqua

Paolo Manzelli , www.egocrea.net , egocreanet2016@gmail.com  (335/6760004)

Viviamo in una epoca nella quale emerge con evidenza il bisogno di espandere le nostre conoscenze , ma cio si scontra con la incapacita’ di prendere atto dei nostri pregiudizi cognitivi determinati dalle concezioni riduzioniste meccaniche acquisite durante tutta l’ epoca industriale. Infatti per convincerci della corretezza delle nostre idee normalmente ci affidiamo alla visione oggettiva delle cose che percepiamo dicendoci “lo ho visto con i miei occhi” e cosi alimentiamo le nostre limitate concezioni interpretative con cui normalmente comprendiamo la supposta oggettivita della realta’

Il non essere quindi diviene semplicemente cio’ a cui è  arbitrariamente negata la esistenza . Cosi crediamo che il non essere sia qualcosa di diverso dall’essere cosi che non riteniamo che la vita non sia una continua trasformazione in divenire tra morte e vita come lo è la nostra percezione che e’ in divenire tra realta e sogno.

Per la soluzione di questo dilemma molti amici si rivolgono a cercare in una profonda meditazione cercando di stimolare una modificazione soggettiva di idee pensieri e credenze  che infine risulta ingannevole perche l’intenzione  di  estendere l’ orizzonte cognitivo rende essenziale un salto quantico della razionalita’ che puo essere solo un prodotto della innovazione scientifica e culturale iniziato con la Biologia Quantistica (Bioquantica) .

Per raggiungere un nuovo orizzonte del sapere dobbiamo soprattutto convincerci che i pregiudizi cognitivi e associate  motivazioni appartengono ad un unico paradosso che rende inevitabile pensare in modo tradizionale riduzionista e confermarlo  nel modo in cui crediamo di vedere il mondo che ci circonda come oggettivo.

Pertanto dobbiamo ammettere che non è possibile una azione di cambiamento progressiva e graduale poiche’ dobbiamo realizzare una completa inversione delle conoscenze acquisite a partire dalle sue vecchie radici cognitive.

Dobbiamo iniziare dall’idea che non vediamo le cose come sono.ma come le immaginiamo proprio in quanto, come ci insegna la moderna biologia quantistica , non ci è possibile vedere oggettivamente neppure la luce . Infatti riteniamo di aprire gli occhi e vedere la luce , che invero ci possiamo anche sognare di notte . Sappiamo infatti che  nella fovea avviene una reazione fotochimica,che similmente  alla fotosintesi, stimola la azione neuronale a produrre “ interiormente” la luce  che è quella che effettivamente percepiamo.

Questa prima ed importante riflessione ci dice che quando  pensiamo di vedere le cose in modo oggettivo perseguiamo soltanto una obsoleta razionalita’ che diventa in gran misura  dal momento che oggi  realizziamo metodi e strumenti di “realta’ virtuale” guidati da forme di “intelligenza artificiale” che sono solo simili ma profondamente diversi dalla nostre modalita’ di consapevolezza e molto lontani dalle nostre potenzialita di coscienza.  

Infatti cio che vediamo dipende in gran misura da cio che conosciamo , dalle nostre emozioni che ettivano la nostra attenzione ed anche da cio che ci aspettiamo e desideriamo di vedere .

Infatti per quanto siamo convinti di vedere cio che si muove intorno a noi in modo continuo con frequenza max di 5 Sec, battiamo le ciglia e chiudiamo rapidamente gli occhi . La discontinuita della percezione è fisiologicamente necessaria per dar tempo al controllo mnemonico della costruzione della percezione visiva che viene attuata  dalla area di Wenicke che verifica il rapporto tra segni e significati comunicativi (razionali e motivazionali ) della visione

Pertanto la nostra percezione visiva e tutt’ altro dall’ essere oggettiva ma e neppure soggettiva ma il rapporto duale viene modulata per  trovare soluzioni immaginarie creativamente piu avanzate che sono relative alla evoluzione  agli stati di conoscenza e di intenzione motivata e  che l’ uomo creativo e in grado di anticipare.

Al fine di creare nuovi orizzonti di consapevolezza condivisa riteniamo utile invitarvi a partecipare al Seminario di Studi Egocreanet –Cluster del 30.03.2019 a Firenze che abbiamo organizzato in celebrazione del 500 Anniversario della Morte di Leonardo da Vinci.

Vedi programma e modalita’ di iscrizione in www.egocrea.net

 Programma  https://dabpensiero.wordpress.com/2019/03/19/seminario-di-studi-e-ricerca-anticipazione-di-un-futuro-migliore/

L’ Uomo Nuovo: https://dabpensiero.wordpress.com/2019/03/23/la-nascita-delluomo-nuovo-dab/

Una insufficienza non preclude l’ammissione

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

La prima novità della maturità 2019 riguarda i requisiti di ammissione: il consiglio di classe potrà ammettere alle prove anche studenti con una sola insufficienza. In questo caso, servirà «una adeguata motivazione». Restano invariati, invece, i due “paletti” generali: il sei in ciascuna disciplina (comportamento incluso) e l’aver frequentato almeno i tre quarti del monte ore annuale previsto.

Non sono necessari per accedere alle prove, almeno per quest’anno, la partecipazione ai test Invalsi e lo svolgimento delle ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro (ora denominata, percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). La loro operatività è stata rinviata, per ora, al prossimo anno scolastico.

Che cosa cambia

L’altra grande novità dell’esame di Stato, che partirà il 19 giugno, è la modifica alle prove: gli scritti scendono da tre a due, italiano, uguale per tutti, e materia d’indirizzo. Non c’è più il “quizzone” predisposto da ciascuna commissione. Per quanto riguarda il primo scritto, accanto alla tipologia dell’analisi e interpretazione di un testo letterario, che rimane, vengono introdotte altre due nuove tipologie di prova, l’analisi e produzione di un testo argomentativo e quella della riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo. Il secondo scritto diventa “misto”, con due materie caratterizzanti anziché una sola, come è stato fino allo scorso anno scolastico (latino e greco al liceo classico, matematica e fisica al liceo scientifico).

A cambiare è anche la composizione del voto finale. Che rimane espresso in centesimi, ma il credito scolastico (cioè il punteggio maturato dal ragazzo nell’ultimo triennio) vale fino a 40 punti (invece dei 25 precedenti). I restanti 60 punti spettano alla commissione: massimo 20 per ciascuno dei due scritti, e massimo 20 per il colloquio, dove riconquista un minimo di peso l’alternanza. Non solo. Il nuovo orale non sarà più un’interrogazione a tutto campo, partendo dalla “tesina” elaborata dal ragazzo. Intanto, il colloquio inizierà dai materiali predisposti dalla commissione, che possono essere «testi, documenti, esperienze, progetti, problemi». Serviranno per avviare la prova con il ragazzo, che poi si svilupperà in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare. Sempre nel corso dell’orale, oltre all’alternanza, gli studenti verranno “testati” pure su attività e progetti svolti nell’ambito di «Cittadinanza e Costituzione».

Il ruolo dei commissari

In quest’ottica, i commissari dovranno attenersi rigorosamente a quanto previsto nel documento preliminare elaborato dai docenti della classe entro il 15 maggio (che acquista, pertanto, un ruolo sempre più centrale nell’esame di Stato). La commissione è tenuta a predisporre, per ogni classe, un numero di buste con i materiali di avvio del colloquio pari al numero dei candidati, aumentato almeno di due unità. Ad esempio, se i candidati sono 25, saranno predisposti 27 materiali. Il giorno dell’orale, il presidente sottoporrà al ragazzo tre buste fra cui scegliere.

Per quanto riguarda infine le commissioni non ci sono particolari modifiche: presidente esterno, tre membri interni, tre esterni. Il punteggio minimo per superare l’esame rimane 60. La commissione può integrare il voto assegnando un bonus di massimo di cinque punti, se il candidato ha ottenuto un credito scolastico di almeno 30 punti e un risultato nelle prove d’esame di almeno 50 punti. Per la “lode” occorre l’unanimità.

Continui ritocchi: giusto chiedersi se l’esame abbia ancora senso così

da Il Sole 24 Ore

di Luisa Ribolzi

In questi giorni le scuole secondarie di secondo grado di mezza Italia sono impegnate nella simulazione delle prove di maturità. Molte sono anche impegnate a tenere sotto controllo le reazioni, che variano da esasperate a rassegnate, per il fatto che le norme – criticabili – sono state cambiate in corsa. Perché? La mia personale, scettica opinione, è che ogni ministro che entra in carica si svegli una mattina e dica: «E se cominciassimo con il riformare la maturità?».

L’accidentato percorso dell’esame di Stato ha visto tutto e il contrario di tutto. Sono cambiati il punteggio, il numero e il tipo delle prove, i requisiti per l’ammissibilità, la composizione della commissione. Il primo “regolamento speciale per gli esami di licenza liceale” risale al 1877, ma è Giovanni Gentile a introdurre nel 1923 l’esame di maturità, da svolgersi al termine degli studi liceali, con quattro prove scritte, e l’orale su tutte le materie del corso e sui programmi nazionali degli ultimi tre anni. La maturità gentiliana – che la sottoscritta ha svolto sopravvivendo senza danni visibili alla dura prova – dura 48 anni con modifiche di poco conto, fin quando sull’onda del Sessantotto viene riformata dal ministro Sullo, che la riduce a tre scritti e due orali, di cui uno a scelta del candidato e introduce il punteggio finale in sessantesimi.

Dal 1971 n poi

La legge del 1971, nata come sperimentale di soli due anni, in realtà ne dura 30, con qualche ulteriore semplificazione: nel 1997 Luigi Berlinguer, oltre a cambiargli il nome, introduce una terza prova predisposta dalla Commissione e il colloquio su tutte le discipline dell’ultimo anno. Nel 1999 il voto diventa in centesimi, tuttora vigente, anche se i criteri di composizione del punteggio sono cambiati almeno quattro volte. Cambiano i governi, i ministri e la maturità: Letizia Moratti con la legge finanziaria del 2002 riduce le commissioni a due membri interni, più un Presidente esterno unico per ogni istituto, conseguendo un risparmio, se non un miglioramento. Nel 2007, il ministro Fioroni modifica le commissioni, cambia le condizioni per l’ammissione, lascia due prove “disciplinari” (una di italiano e una di indirizzo), un terzo scritto definito “quizzone”, e un colloquio sulle discipline dell’ultimo anno, e introduce l’esame teorico di educazione fisica Le materie oggetto d’esame vengono comunicate a metà anno, divenendo oggetto di acute speculazioni, così come il soggetto del tema, e da quel momento le altre materie cessano di esistere.

Dopo piccole variazioni apportate nel 2008 e nel 2011, arriva la “Buona Scuola”, che con i decreti attuativi del 2017 prevede che la maturità prenda in considerazione, oltre alle due prove scritte canoniche e all’orale, i crediti acquisiti nell’alternanza, la media scolastica dell’intero triennio e il punteggio delle prove Invalsi. Su questa base si erano organizzati i consigli di classe, quand’ecco, due circolari dell’ottobre e del novembre 2018 che prevedono la scomparsa della tesina, e la facoltatività delle relazione sull’alternanza e delle prove Invalsi. Allo scritto di italiano si aggiungono un secondo interdisciplinare e un colloquio che spazia da cittadinanza e costituzione (vale aver ripulito i giardinetti di quartiere durante Clean the World?) all’elaborato multimediale sull’esperienza di alternanza, all’analisi di testi, documenti, esperienze, progetti e problemi «per verificare l’acquisizione dei contenuti delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale, anche utilizzando la lingua straniera». Richieste che, temiamo, troverebbero impreparata la gran parte dei docenti.

Gli obiettivi della maturità

Di fronte a questa ridda di cambiamenti, la questione non è di capire se le procedure siano migliorate o peggiorate, ma se l’esame in sé abbia ancora un senso. Posto che certamente non misura la “maturità”, ambizione sproporzionata a qualsiasi tipo di esame, e che dovrebbe aver perso quel carattere di rito di passaggio che gli ha assegnato la mitologia della “notte prima degli esami”, o del viaggio in Spagna, mi chiedo se veramente riesce a verificare i livelli di apprendimento e a fornire indicazioni utili per il proseguimento o l’inserimento nel mondo del lavoro, che peraltro tiene in pochissimo conto le indicazioni dell’esame, sia perché le materie oggetto di valutazione cambiano ogni anno, sia perché il punteggio finale è spesso discutibile.

Non parliamo poi di un ipotetico compito di selezione: la scuola ha già ampiamente selezionato nei 13 anni precedenti, e chi viene ammesso agli esami (95%) è praticamente certo di essere promosso, perché le bocciature sono intorno al cinque per mille. Questo rito pressoché inutile ha un costo: nel 2016, benché la retribuzione dei commissari fosse quasi risibile – da un minimo di 570 a un massimo di 3.519 euro lordi – per ogni candidato si sono spesi circa 150 euro. Questo consente una momentanea ricomposizione dei nuclei familiari separati dai trasferimenti e fornisce un modesto introito alle attrezzature turistiche, ma non basta a ridurre i molteplici rifiuti ricevuti dai membri nominati in prima battuta, sostituiti da chiunque sia disponibile ad accettare.

Una soluzione preferibile, gradita alle università e alle imprese, esiste ed è stata ampiamente sperimentata: un attestato di completamento degli studi compilato dal consiglio di classe sulla base del rendimento documentato nel triennio, integrato da esami in entrata collegati al percorso di proseguimento; ma non è possibile adottarla perché il titolo conferito dall’esame ha valore legale. Non servono continue modifiche per ottenere un improbabile esame perfetto; è ora di incominciare a riflettere sul modo migliore per raggiungere quegli obiettivi di orientamento e certificazione delle competenze che la legge prevede, non con un esame puntuale, ma con procedure sistematiche di monitoraggio dell’intero percorso formativo.

Il debutto del curriculum precompilato slitta all’anno scolastico 2019/2020

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Il curriculum dello studente sulla carta. Il documento riassuntivo con le competenze degli studenti – che doveva partire già quest’anno in una versione “mini”, contenente le skill formali, e precompilata da parte delle scuole – debutterà solo nel 2019/2020, quando verrà consegnato insieme al diploma. La conferma giunge dall’ordinanza sugli esami che affida al supplemento Europass (su cui si veda l’articolo alla pagina seguente) il compito di sostituirlo.

Previsto dall’articolo 1, comma 28, della legge 107/2015 sulla “Buona Scuola”, il curriculum dello studente è stato poi disciplinato dall’articolo 21 del decreto legislativo 62/2017 sulla nuova maturità. Una volta superato l’esame di Stato – prevedeva la norma – al diploma finale verrà allegato il curriculum della studentessa e dello studente che dovrà contenere «le discipline ricomprese nel piano degli studi con l’indicazione del monte ore complessivo destinato a ciascuna di esse» ma anche «le competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite e le attività culturali, artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico nonché le attività di alternanza scuola-lavoro e altre eventuali certificazioni conseguite». In base a un decreto ministeriale che doveva arrivare entro fine marzo e che invece è rinviato all’anno prossimo.

Esami del I ciclo, oltre il 99% di promossi

da Il Sole 24 Ore

di Al. Tr.

Lo scorso anno il 98,3% degli studenti è stato ammesso all’esame di terza media e il 99,8% lo ha superato conseguendo il diploma. Il tasso di promozioni è stato del 99,9% tra le studentesse e del 99,8% tra gli studenti. Negli scrutini del primo e del secondo anno si conferma un tasso di promozioni in crescita: 98,1%. Era il 97,7% nel 2016/2017, il 97% nel 2015/2016. Sono i dati sugli esiti degli esami e degli scrutini della secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2017/2018 pubblicati dal Miur, che ricorda come lo scorso anno sia entrato in vigore il decreto legislativo 62/2017 che ha introdotto diverse novità sulla valutazione degli alunni, lo svolgimento dell’esame e la certificazione delle competenze.

I dati a livello regionale
Il 98,3% di ammessi all’esame, scrive il Miur, conferma una tendenza ininterrotta dal 2010/2011. Gli ammessi sono stati il 98% nel 2016/2017 e il 97,6% nel 2015/2016. Il 99,8% di licenziati si conferma stabile per il terzo anno consecutivo. A livello regionale, il dato sui promossi è abbastanza omogeneo. Sardegna, Valle d’Aosta, Sicilia e Piemonte registrano un tasso di ammissioni inferiore rispetto a quello nazionale. Al di sopra della media, invece, Basilicata e Abruzzo, dove il tasso di ammissione supera quello nazionale rispettivamente dello 0,8% e dello 0,6%.

I più brillanti in Puglia e Calabria
I licenziati con voto sei sono stati il 22,1%, quelli con sette il 28,2%, il 23,7% con otto, il 16,6% con nove, il 5,4% con dieci, il 4% con dieci e lode. La regione con il minor numero di sei è l’Umbria (16,2%), quella con il numero maggiore la Sicilia (26,3%). La Valle d’Aosta registra il minor tasso di dieci e dieci e lode (5,3%). Gli studenti più brillanti risultano essere in Puglia e Calabria (13,5% di dieci e dieci e lode). Le studentesse ottengono risultati migliori. Il tasso di promozione è sostanzialmente equilibrato tra la componente maschile e quella femminile. Ma se il 58,8% degli studenti ha conseguito la promozione con voto sei o sette, la stessa percentuale delle studentesse ha riportato un voto pari o superiore a otto.

I risultati degli scrutini
Gli scrutini, spiega il Miur, confermano la tendenza in crescita del tasso di ammissione. Sia a conclusione del primo che del secondo anno, la percentuale di promossi è aumentata di 0,4 punti percentuali rispetto al 2016/17. Nel complesso, la crescita rilevata negli ultimi cinque anni quinquennio è stata pari a 1,7 punti percentuali per il primo anno e 1,6 per il secondo. Considerevole la differenza tra studentesse e studenti. Al primo anno il 98,6% di promosse e il 97,2% di promossi. Al secondo, le rispettive percentuali sono 98,8% e 97,8%. Hanno riportato risultati migliori rispetto alla media nazionale, in termini di ammissioni, gli studenti di Basilicata (+1,1%); Veneto, Abruzzo e Calabria (+0,6%); Emilia e Puglia (+0,5%).

Riparte e punta a crescere ancora #ioleggoperchè

da Il Sole 24 Ore

Riparte #ioleggoperché, la grande iniziativa nazionale dell’Associazione italiana editori (Aie) che punta a formare nuovi lettori, rafforzando nella quotidianità dei ragazzi l’abitudine alla lettura grazie alla creazione e al potenziamento delle biblioteche scolastiche. E che in soli tre anni ha portato fino ad ora oltre 650mila libri nelle scuole italiane.

L’edizione 2019 del progetto – che conferma la collaborazione con il Miur, con il Centro per il libro e la lettura, con l’Associazione librai italiani (Ali) e il Sindacato librai e cartolibrai (Sil), con l’Associazione italiana biblioteche (Aib) e con il supporto di Siae – Società italiana degli autori ed editori, – è partita ieri e culminerà nel periodo 19 – 27 ottobre.

Da ieri e fino al 20 settembre tutte le scuole italiane potranno iscriversi sulla piattaforma www.ioleggoperche.it che, successivamente, permetterà loro anche di raccontare le attività avviate grazie ai libri arrivati con il progetto. Il sito diventerà quindi – con il contributo attivo delle scuole – un osservatorio unico e privilegiato, un’agorà di riferimento della lettura tra i banchi. Dalla fine del mese di aprile anche le librerie potranno iscriversi ed entreranno poi nella fase operativa i gemellaggi tra scuole e librerie.

La parola d’ordine per il 2019 sarà “crescere ancora”: «La partecipazione diffusa delle scuole – ha sottolineato il presidente di Aie, Ricardo Franco Levi – che ha coinvolto nella scorsa edizione 9.195 scuole in tutta Italia, pari a oltre 2milioni di bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni – è il primo grande tassello di un lavoro di squadra che, a partire dagli editori, coinvolge istituzioni, biblioteche, media e privati cittadini per formare i lettori di domani. Vorremmo davvero che tutte le scuole italiane potessero arricchire il loro patrimonio di libri: per questo ci auguriamo che il progetto continui a crescere, grazie alla generosità e al coinvolgimento di tutti. E puntiamo quest’anno a rafforzare la collaborazione con le tv per raccontare, sempre meglio e sempre di più, la dimensione e le ricadute sociali di questa iniziativa. Vorremmo trasformarla in una Bookthon, una specie di Telethon dei libri, per diffondere il più possibile sia la chiamata alla partecipazione sia i valori positivi che le scuole sono in grado di veicolare».

La conferma della dimensione sociale viene anche dai numeri. Un’indagine di approfondimento realizzata dall’ufficio studi Aie (a cui hanno partecipato 2.679 scuole aderenti al progetto 2018) ha evidenziato come i libri di #ioleggoperché siano stati usati nel 54% dei casi per book talk, laboratori, confronti tra studenti, e in un altro 12% per recensioni e schede libro, a opera dei ragazzi stessi, utili a orientare i loro coetanei nella scelta di quali libri leggere, e nel 5% per letture assegnate dall’insegnante. Non solo, però, attività «di classe»: a sorpresa è emerso dall’indagine anche il piacere di portarsi a casa un libro da leggere. Per primarie e secondarie, risulta che spessissimo (40% delle risposte) le scuole hanno evidenziato la scelta spontanea dei bambini e ragazzi di portarsi a casa i libri, e “sempre” o “spessissimo” i ragazzi si sono consigliati tra loro quale libro leggere tra quelli donati.

«Il merito di #ioleggoperché – ha commentato il ministro Marco Bussetti – è che mette in circolo l’amore per i libri e per la lettura. Un’attività unica, che si sostanzia di passione: una parola che vogliamo torni a essere centrale nel percorso formativo dei nostri giovani. Grazie a questa iniziativa, ogni cittadino può entrare in una libreria e fare la propria donazione alle scuole. Gli istituti, per effetto di questa generosità, possono arricchire le loro biblioteche con volumi diversi e più aggiornati. Gli studenti possono attingere a un numero crescente di storie e trovare così nuovi stimoli, per il loro presente e futuro. Questa manifestazione, frutto di un efficace lavoro di squadra, si conferma un eccezionale motore di promozione della lettura. Invito tutti quanti a partecipare a questa nuova edizione e a dare il proprio contributo. Perché la conoscenza è la chiave di sviluppo del nostro Paese».

La mobilitazione delle scuole è già partita con una circolare del ministero: «Nella settimana dal 19 al 27 ottobre 2019 – è scritto – si chiederà a tutti gli italiani di acquistare in libreria un libro da donare per contribuire alla biblioteca di una scuola precisa, con cui la libreria è “gemellata”. Il libro sarà marchiato per sempre dal nome del donatore. Sarà possibile per le scuole anche iscriversi al concorso #ioleggoperché, e organizzare insieme alle librerie, durante i nove giorni di campagna in ottobre, un evento o un’attività in libreria per promuovere #ioleggoperché 2019 e incentivare le donazioni. Aie, attraverso gli editori associati, contribuirà a donare altrettanti libri alle scuole partecipanti che ne faranno richiesta, fino a un massimo di 100 mila copie. Tale momento sarà preceduto e seguito – anche in concomitanza e collaborazione con “Libriamoci” del Centro per il libro e la lettura – dalla presenza nelle scuole di editori, autori, redattori per raccontare le professioni dell’editoria».

Documento del 15 maggio, fondamentale per lo svogimento dell’Esame di Stato. Le novità

da Orizzontescuola

di Giovanna Onnis

I docenti delle classe quinte della scuola Secondaria II grado sono chiamati, in sede di consiglio di classe, a predisporre un documento indispensabile per l’organizzazione e lo svolgimento dell’Esame di Stato.

Si tratta del “Documento del 15 maggio”, una sorta di carta di identità della classe, utile alla commissione d’esame e in particolare ai Commissari esterni e al Presidente di commissione per avere informazioni sulla classe, sui programmi svolti, sulla metodologia adottata, sugli strumenti didattici utilizzati, sui criteri di valutazione adottati nel corso dell’anno scolastico e sulle simulazioni delle prove d’esame svolte durante l’anno.

Predisposizione del Documento del 15 maggio

La predisposizione del Documento del 15 maggio deve rispettare i criteri stabiliti nell’OM n.205/2019, con la quale il MIUR fornisce le istruzioni e le modalità organizzative e operative per lo svolgimento dell’Esame di Stato conclusivo dei corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado per l’anno scolastico 2018/2019.

Come indicato nell’art.6 della succitata ordinanza ministeriale, che fa riferimento all’art.17 comma 1 del D.lgs n.62/2017, ai fini dello svolgimento dell’esame di Stato, il consiglio di classe elabora, entro il 15 maggio di ciascun anno, un documento che esplicita i contenuti, i metodi, i mezzi, gli spazi e i tempi del percorso formativo, i criteri, gli strumenti di valutazione adottati e gli obiettivi raggiunti, nonché ogni altro elemento che lo stesso consiglio di classe ritenga utile e significativo ai fini dello svolgimento dell’esame.

Il documento illustra, inoltre, le attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ ambito di «Cittadinanza e Costituzione», realizzati in coerenza con gli obiettivi del PTOF, e le modalità con le quali l’insegnamento di una disciplina non linguistica (DNL) in lingua straniera è stato attivato con metodologia CLIL.

Prima dell’elaborazione del testo definitivo del documento, i consigli di classe possono consultare, per eventuali proposte e osservazioni, la componente studentesca e quella dei genitori.

Documento del 15 maggio e privacy

Nella redazione del documento i consigli di classe devono tenere conto delle indicazioni fomite dal Garante per la protezione dei dati personali con la nota del 21 marzo 20 17, prot. 10719, avente come oggetto la diffusione di dati personali riferiti agli studenti nell’ambito del documento del 15 maggio.

In tale nota si sottolinea che “È importante che le scuole del sistema nazionale di istruzione, nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, agiscano nel pieno rispetto dei diritti e delle liberta fondamentali, nonché della dignità degli studenti, anche con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali

Le criticità emerse negli anni scorsi, con indebite diffusioni di dati personali riferiti a studenti, anche tramite la rete internet, da parte di numerose istituzioni scolastiche, in relazione alle modalità di redazione del documento del 15 maggio, come recita la succitata nota del Garante per la protezione dei dati personali, hanno reso necessaria la predisposizione di un documento esplicativo che è stato trasmesso a tutte le scuole interessate. Si tratta di un documento nel quale sono riportate specifiche indicazioni sulla corretta redazione, sulla base della disciplina in materia di protezione dei dati personali, del richiamato documento del 15 maggio.

Considerando che il documento del 15 maggio deve essere immediatamente affisso all’albo dell’Istituto, consegnato in copia a ciascun candidato e che chiunque è interessato può estrarne copia, il Garante ritiene opportuno fornire precise indicazioni per la sua predisposizione al fine di evitare di divulgare informazioni che possano violare la privacy degli studenti.

Nel paragrafo 3 del documento il Garante sottolinea che “[….] a fronte di specifici obblighi normativi che impongono la diffusione di atti o documenti amministrativi, le amministrazioni pubbliche prima di mettere a disposizione sui propri siti web istituzionali atti e documenti amministrativi contenenti dati personali, devono verificare che sia espressamente previsto I’ obbligo di pubblicare anche dati personali, ovvero valutare, caso per caso, se tale diffusione sia effettivamente necessaria rispetto alle finalità sottese alla diffusione del documento (art. 4, comma 1, lettera m), e art. 19, comma 3, del Codice, con riguardo ai dati comuni, nonché artt. 20, 21 e 22, comma 11, con riferimento ai dati sensibili e giudiziari)”

Il Garante ritiene, quindi, che non vi sia alcuna necessita di fornire alla commissione esaminatrice dati personali riferiti agli studenti in un documento che ha come finalità quella di mettere in evidenza il percorso didattico e formative di ciascuna classe e di orientare la commissione nell’organizzazione e nello svolgimento dell’Esame di Stato

Quali allegati

Al documento del 15 maggio possono essere allegati eventuali atti e certificazioni relativi alle prove effettuate e alle iniziative realizzate durante l’anno in preparazione dell’esame di Stato, ai percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, previsti dal D.lgs. n.77/2005, agli stage e ai tirocini eventualmente effettuati.

Per le classi articolate e per i corsi destinati a studenti provenienti da più classi, il documento del consiglio di classe è comprensivo della documentazione relativa ai gruppi componenti

Documento del 15 maggio: utile per organizzazione del colloquio d’esame

La commissione dovrà tenere conto del documento del 15 maggio nell’espletamento dei lavori relativi all’Esame di Stato e, in particolare, nella predisposizione dei materiali per il colloquio, ai sensi dell’articolo 2 comma 5 del DM n.37/2019, dove si chiarisce quanto segue:

La commissione d’esame dedica un’apposita sessione alla preparazione del colloquio. Nel corso di tale sessione,la commissione provvede per ogni classe, in coerenza con il percorso didattico illustrato nel documento del consiglio di classe,alla predisposizione dei materiali di cui al comma1 da proporre in numero pari a quello dei candidati da esaminare nella classe/commissione aumentato di due. Il giorno della prova orale il candidato sorteggerà i materiali sulla base dei quali verrà condotto il colloquio. Le modalità di sorteggio saranno previste in modo da evitare la riproposizione degli stessi materiali a diversi candidati.”

L’organizzazione del colloquio sarà effettuata, quindi, sulla base di quanto indicato nel documento del 15 maggio e la commissione d’esame proporrà al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti e problemi , in sintonia con le indicazioni fornite dal consiglio di classe nel documento del 15 maggio, per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, nonché la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e metterle in relazione per argomentare in maniera critica e personale

Tutto sulla nuova maturità

Graduatorie ad esaurimento, a breve aggiornamento triennio 2019/22

da Orizzontescuola

di redazione

Al Miur si lavora per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il triennio 2019/20, 2020/21, 2021/2022.

Aggiornamento GaE: nota agli Uffici

Il Ministero, come già riferito, ha inviato agli uffici scolastici territoriali una nota con le indicazioni relative alle operazioni propedeutiche all’aggiornamento delle graduatorie.

Tra le indicazioni quelle relative al depennamento dei diplomati magistrale che hanno già ricevuto le sentenze di merito che negano l’inserimento nelle predette graduatorie.

Aggiornamento GaE: si può chiedere trasferimento in GaE esaurite?

Il Miur sta approfondendo con gli uffici legali la questione relativa alla possibilità di chiedere l’inserimento in province in cui le GaE sono esaurite.

E’ probabile che il dubbio venga sciolto e comunicato nel corso dell’informativa che il Miur fornirà ai sindacati.

Aggiornamento GaE: quanti docenti ?

Secondo i dati forniti dalla Cisl scuola, in GaE sono presenti in totale 35878 docenti di posto comune, di cui 1707 di sostegno. Questi i dati per i diversi gradi di istruzione:

Anno prova neoassunti e FIT, al via la registrazione dei tutor. Questionario e attestato

da Orizzontescuola

di redazione

Aperta sull’ambiente online dell’Indire la funzione per la registrazione dei tutor dei docenti in anno di formazione e prova.

Anno prova neoassunti e FIT: registrazione tutor

La registrazione riguarda i tutor sia dei docenti neoassunti e con passaggio di ruolo sia dei docenti FIT.

Qui il link per registrarsi

Anno prova neoassunti e FIT: cosa fa il tutor in piattaforma

I tutor, nell’ambiente online, possono:

  • compilare un questionario di monitoraggio relativo all’esperienza fatta;
  • scaricare il relativo attestato.

Il questionario è volto a raccogliere, per ciascun docente assistito, l’opinione del tutor relativa all’esperienza di peer to peer ossia all’osservazione in classe. La finalità è quella di monitorare l’efficacia di tale fase del percorso formativo.

L’invio del questionario permetterà di scaricare l’attestato sull’attività di tutoraggio effettuata.

Nell’ambiente dedicato ai tutor, infine, sono disponibili i contenuti formativi su “L’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile”, realizzati da ASviS– MIUR nel quadro del protocollo d’intesa siglato a novembre 2016 e finalizzato a “favorire la diffusione della cultura della sostenibilità” nelle scuole in modo che le medesime diventino portatrici di tale istanza.

Qui il link per registrarsi

Vacanze di Pasqua, ponte lungo in diverse regioni

da Orizzontescuola

di redazione

Con le vacanze di Pasqua che quest’anno è molto alta (21 aprile) si avvicina il ponte più lungo dell’anno. Dal 18 aprile 2019 (giovedì santo) al 2 maggio per chi vuole includere tutti gli ultimi ponti dell’anno, oppure al 29 aprile.

Rientra dalle vacanze di Pasqua il 29 aprile prossimo il personale scolastico di Campania e di Trento.

Il 26 aprile tornano docenti e studenti della Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia.

In Lombardia, Lazio, Marche e Sardegna si ritorna a scuola il 23 aprile, in Liguria le lezioni ricominciano il 22 aprile.

Ricordiamo che i calendari possono subire delle variazioni in nome dell’autonomia scolastica, per cui anche laddove il 24 aprile non è segnato dal calendario regionale potrebbe essere stato deciso come sospensione delle lezioni da parte delle scuole.

Le date per ogni regione

Val d’Aosta – dal 18 aprile 2019 al 24 aprile 2019

Trento – dal 19 al 27 aprile 2019

Bolzano – dal 18 al 23 aprile 2019

Veneto – dal 18 al 24 aprile 2019

Friuli Venezia – Giulia – dal 18 al 24 aprile 2019

Piemonte – dal 18 al 24 aprile 2019

Lombardia – dal 18 al 23 aprile 2019

Liguria – dal 18 al 22 aprile 2019

Emilia – Romagna – dal 18 al 23 aprile 2019

Toscana – dal 18 al 23 aprile 2019

Umbria – dal 18 al 24 aprile 2019

Lazio – dal 18 al 23 aprile 2019

Abruzzo – dal 18 al 24 aprile 2019

Marche – dal 18 al 23 aprile 2019

Campania – dal 18 al 27 aprile 2019

Molise – dal 18 al 24 aprile 2019

Basilicata – dal 18 al 24 aprile 2019

Calabria – dal 18 al 24 aprile 2019

Puglia – dal 18 al 24 aprile 2019

Sicilia – dal 18 al 24 aprile 2019

Sardegna – dal 18 al 23 aprile 2019

Calendario scolastico 2018/19

Maturità, prova scritta di italiano: martedì 26 marzo nuova simulazione

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Si svolgerà martedì 26 marzo, come da circolare Miur n. 2472 dell’8 febbraio scorso la seconda simulazione della prova scritta di italiano relativa agli Esami di Stato 2018/2019 conclusivi della scuola secondaria di secondo grado.

Dove prelevare le “tracce”

Le “tracce” delle simulazioni verranno proposte a quasi mezzo milione di studenti iscritti al quinto anno di scuola superiore e saranno pubblicate, partire dalle ore 8.30, nella sezione “Esami di Stato” del sito internet del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Dal dicastero di Viale Trastevere ricordano anche che giovedì “2 aprile è invece in calendario la pubblicazione di esempi di tracce per la seconda prova scritta”.

“Le simulazioni – continua il Miur – fanno parte di un pacchetto di azioni fortemente voluto dal Ministro Marco Bussetti per accompagnare scuole, studenti e docenti verso il nuovo Esame di Stato ridisegnato dal decreto legislativo 62 del 2017”.

Approfondimenti sulla nuova maturità 2018/19

Il ministro dell’Istruzione spiega come sarà la maturità 2019 (VIDEO).

Le slide ministeriali della maturità 2019.

Indicazioni metodologiche e operative

Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta

Sullo stesso argomento:

Maturità 2019, a breve le altre simulazioni. Cosa c’è da sapere

Esami di Stato I ciclo, on-line gli esiti relativi all’a.s. 2017/2018

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

La percentuale di studenti ammessi a sostenere le prove dell’esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di I grado, nell’a.s. 2017/2018 è in leggero rialzo rispetto all’anno scolastico precedente (98,3%), mentre è stabile il tasso di promozione (99,8%).

Lo si legge nel Focus “Esiti dell’esame di Stato e degli scrutini nella scuola secondaria di I grado” appena pubblicato dal Miur.

A livello territoriale, se da un lato il dato sulla percentuale degli alunni licenziati si presenta piuttosto omogeneo, più sensibile risulta invece la percentuale di ammissione. In particolare,
Sardegna, Valle d’Aosta, Sicilia e Piemonte sono le regioni i cui docenti in sede di scrutinio hanno ammesso a sostenere l’esame conclusivo del I ciclo una percentuale di studenti inferiore rispetto a quanto registrato a livello nazionale. Di segno opposto le variazioni registrate in corrispondenza dei dati di Basilicata e Abruzzo dove il tasso di ammissione supera quello nazionale
rispettivamente di 0,8 e 0,6 punti percentuali.

Per quanto riguarda i voti, oltre la metà degli studenti (51,9%) si concentra in corrispondenza delle fasce di voto “sette” e “otto”.

Di anno in anno è andata comunque gradualmente a diminuire la percentuale di licenziati con la sufficienza che è passata dal 25,3% dell’a.s.2014/15 al 22,1% dell’a.s.2017/18.

Riguardo ai licenziati con “dieci” e “dieci e lode”, gli studenti
della Valle d’Aosta sono quelli che per quest’anno scolastico si sono concentrati in percentuale minore nella fasce di voto “dieci” e “dieci e lode” (5,3% in totale); in particolare, sono le “lodi” ad essere in percentuale minore rispetto al tasso nazionale (1,8% contro il 4%). Per contro, gli studenti di Puglia e Calabria sono quelli che hanno ottenuto risultati più brillanti: 13,5% di “dieci” e “dieci e lode” rispetto al 9,3% del dato italiano.

Infine, dall’analisi dei risultati emerge che le ragazze
raggiungono risultati più brillanti rispetto ai colleghi maschi. Se il 58,8% degli studenti di genere maschile si è licenziato con un voto pari a “sei” o “sette”, la stessa percentuale della componente femminile ha conseguito un risultato pari o superiore all’”otto”.

In media, le ragazze ottengono una valutazione finale di 0,5 superiore a quella dei colleghi maschi.

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