Piano straordinario progressione carriera ricercatori

Università, Bussetti firma decreto che dà il via libera al Piano straordinario per la progressione di carriera di 676 ricercatori a tempo indeterminato in possesso di ASN

(Venerdì, 12 aprile 2019) Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato ieri il decreto che attribuisce alle Università statali, a partire dal 2020, 10 milioni di euro per il passaggio di 676 ricercatori a tempo indeterminato, in possesso di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), al ruolo di professore di II fascia.

Le risorse saranno ripartite tra gli Atenei tenendo in considerazione il numero di ricercatori in possesso di ASN. Le Università potranno utilizzarle per indire procedure riservate per l’accesso al ruolo di professore di II fascia cui potranno concorrere solo i ricercatori a tempo indeterminato in possesso di ASN.

Per valorizzare le competenze presenti all’interno degli Atenei, assicurando allo stesso tempo la necessaria apertura all’intero sistema universitario statale, come previsto dalla legge, almeno la metà dei posti saranno coperti con concorsi dall’esterno e fino alla metà dei posti con procedure riservate ai ricercatori interni all’Ateneo.

Le assunzioni potranno avvenire dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2021.

Il decreto, che attua l’articolo 1, comma 401, lettera b), della legge di bilancio 2019, è in corso di registrazione alla Corte dei conti.

Interventi per la concretezza delle azioni delle PP.AA. e la prevenzione dell’assenteismo

Prot. 34/2019 Roma, 12 aprile 2019

Al Sig. Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Ministro per la Pubblica Amministrazione
Al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca
Ai Senatori della Repubblica
p.c. Agli organi di informazione

Oggetto: Atto S. 920-B “Interventi per la concretezza delle azioni delle PP.AA. e la prevenzione dell’assenteismo”

L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici intende rappresentare alle Autorità in indirizzo i sentimenti di sconcerto e di profonda amarezza con i quali i dirigenti scolastici italiani stanno seguendo l’iter parlamentare del Disegno di legge in oggetto.
Ci permettiamo di osservare che la previsione di sottoporre a controllo l’accesso a scuola dei dirigenti scolastici offende la dignità professionale della categoria e manda un messaggio sbagliato e fuorviante al Paese, perchè in qualche modo insinua nell’opinione pubblica il dubbio che anche i presidi possano comportarsi alla stregua dei fannulloni e dei furbetti del cartellino.
Le misure previste per la rilevazione delle presenze ipotizzano l’installazione sia di sistemi di verifica biometrica dell’identità che di videosorverglianza degli accessi, misure palesemente eccessive e
sproporzionate, come già eccepito in audizione dal Garante per la protezione dei dati personali.
Senza tralasciare che l’adozione di questi sistemi comporterebbe un investimento di notevoli risorse che potrebbero, invece, essere destinate ad altre priorità del nostro sistema educativo.
Siamo di fronte ad una inutile mortificazione della dirigenza scolastica, ad un provvedimento di evidente illogicità, pensato da chi forse non conosce il Contratto Nazionale per l’Area Dirigenziale
Istruzione e Ricerca nè il lavoro che svolgono quotidianamente i presidi in Italia.
I dirigenti scolastici hanno un ruolo di guida e di orientamento delle comunità scolastiche, rispondono dei risultati di apprendimento di più di 8 milioni di alunni e studenti del nostro Paese, sono responsabili della salute e dell’incolumità delle persone e delle condizioni di sicurezza degli edifici, sono chiamati a confrontarsi tutti i giorni con le criticità educative che la società del nostro tempo pone alla scuola.
Ci saremmo aspettati che le Commissioni parlamentari, il Ministro per la Pubblica Amministrazione, il Ministro dell’Istruzione, i Responsabili Scuola dei Partiti esprimessero quanto meno l’interesse ad ascoltare le giuste motivazioni della nostra categoria.
All’indomani dell’approvazione alla Camera del ddl in oggetto ribadiamo che i sistemi ipotizzati per la verifica dell’accesso dei presidi non tengono conto delle modalità di svolgimento della funzione del dirigente scolastico che, com’è noto, non è soggetta ad un orario contrattualmente definito e non è legata ad un ufficio o ad orari fissi.
I 7.000 dirigenti scolastici in servizio devono garantire la loro presenza nei 43.000 plessi scolastici, devono curare i rapporti con altre scuole all’interno delle reti istituzionali a cui aderiscono,
devono intrattenere relazioni con Enti Locali, ASL, Uffici Territoriali dell’Amministrazione scolastica, Ordini professionali, Associazioni del territorio.
Va ricordato, inoltre, che più di 1.700 istituzioni scolastiche sono affidate in reggenza. Per questo motivo quasi tutti i presidi da anni si fanno carico della direzione di due o più istituzioni scolastiche, il che comporta spostamenti frequenti in orari diversi (anche serali e festivi) e ritmi di lavoro non ascrivibili alla mera dirigenza amministrativa/burocratica.
A tal proposito va anche evidenziato che il Parlamento non ha approvato nella manovra di bilancio la norma per l’esonero dei vicari, che avrebbe potuto garantire ai dirigenti scolastici quanto meno un supporto alla gestione ordinaria.
E’ del tutto evidente che il Dirigente scolastico è chiamato ad adeguare ogni giorno la propria prestazione lavorativa alle diverse sedi dipendenti e alle molteplici e complesse esigenze dell’organizzazione.
Di questo risponde in sede di valutazione complessiva dell’operato, con il ricorso alle procedure e agli strumenti disegnati dal DPR 80/2013 e dalla Direttiva MIUR n.36/2016, che da quest’anno manda a regime un vero e proprio sistema di rendicontazione sociale che tiene conto anche della stima e dell’apprezzamento di studenti, genitori, docenti.
Appare chiaro che, con l’approvazione definitiva dei sistemi di verifica di cui al ddl, i dirigenti scolastici potrebbero valutare di limitarsi agli adempimenti amministrativo-burocratici, a discapito di
tutte quelle prestazioni di promozione, coordinamento e raccordo con le realtà del territorio che oggi vengono rese, anche in orario serale e festivo, per la migliore riuscita delle attività di arricchimento e di ampliamento dell’offerta formativa previste dall’autonomia scolastica.
Alla luce delle motivazioni sopra esposte, anche al fine di garantire parità di trattamento con altre categorie escluse dalla verifica degli accessi (magistrati, avvocati e procuratori dello Stato, docenti
del sistema scolastico, professori e ricercatori universitari), l’A.N.DI.S. fa appello al Governo e ai Senatori della Repubblica perchè si adotti una modifica al disegno di legge S.920-B nella parte in cui disciplina la verifica dell’accesso dei dirigenti scolastici.

Il Presidente nazionale
Prof. Paolino Marotta

Vanno sempre garantite le risorse per l’assistenza agli studenti disabili

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Alberto Moramarco

Il diritto all’istruzione dei minori disabili è un diritto fondamentale e la sua fruibilità deve essere effettiva. Pertanto, l’erogazione dei servizi destinati a tali studenti – in modo particolare il sostegno con impiego di docenti specializzati – deve essere sempre assicurata e finanziata e non può essere rimessa a scelte discrezionali del legislatore. Ad affermare tale principio è la Corte costituzionale con la sentenza 83/2019, depositata ieri. I giudici della Consulta, pur dichiarando infondata la questione di legittimità sollevata, hanno sottolineato come il finanziamento pluriennale del fondo regionale per l’assistenza agli alunni con disabilità deve essere sempre garantito dallo Stato, in quanto strumentale all’erogazione di servizi che attengono al nucleo essenziale dei loro diritti.

La questione
Oggetto della decisione è l’articolo 1 comma 70 della legge 205/2017 (Legge Bilancio 2018), il quale prevedeva lo stanziamento per un solo anno di un contributo pari a 75 milioni di euro da ripartirsi tra le Regioni per le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali, di cui alla legge 104/1992 (Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), in particolare consistenti nell’attività di sostegno per mezzo di docenti specializzati. La previsione annuale del finanziamento era giustificata in considerazione della fase di passaggio dalle Province alle Regioni, a partire dal 2016, delle funzioni relative agli alunni con disabilità e, comunque, a fronte della garanzia di una copertura finanziaria certa.
La Regione Veneto impugnava però tale disposizione ritenendo che «il limitato orizzonte temporale del finanziamento» non consentirebbe «una programmazione stabile del servizio a favore degli alunni con disabilità» e che, in assenza della «certezza della proiezione pluriennale del finanziamento», la legislazione regionale non sarebbe in grado di disciplinare adeguatamente la materia.

L’effettività del diritto
La Corte costituzionale ritiene infondate le questioni sollevate ma offre un’interpretazione che fa venir meno i timori della Regione ricorrente. Ebbene, i Giudici delle leggi, ricollegandosi ai propri precedenti sul tema, affermano che «l’effettiva fruibilità del nucleo indefettibile dei diritti delle persone con disabilità non può dipendere da scelte finanziarie che il legislatore compie con previsioni che lasciano incerta nell’an e nel quantum la misura della contribuzione». Ciò significa che i servizi per l’assistenza ai disabili devono essere erogati «senza soluzioni di continuità», in modo che sia assicurata l’effettività del diritto all’istruzione e all’integrazione scolastica.

Lo stanziamento delle risorse
Ciò posto, la Consulta evidenzia che, dopo il trasferimento delle funzioni relative agli alunni con disabilità alle Regioni, il legislatore ne ha sempre assicurato il finanziamento, stanziando 70 milioni di euro per il 2016, 75 milioni di euro per il 2017 e altrettanti per il 2018. D’altra parte, sostiene la Corte, «in una complessa fase di transizione, come è quella che si è innescata con il riordino delle Province, può ritenersi non irragionevole che il legislatore scelga di disporre il finanziamento di anno in anno, senza peraltro mai farlo mancare». In tal senso si muove poi l’articolo 1 comma 561 della legge 145/2018 (Legge di Bilancio 2019), che incrementa le risorse già disponibili di ulteriori 25 milioni di euro per il triennio 2019-2021, assicurando così «allo stanziamento un orizzonte temporale più ampio, utile per un’adeguata programmazione triennale dell’esercizio delle funzioni di assistenza scolastica agli studenti con disabilità da parte delle Regioni».


Sorpresa: la spesa per l’istruzione cala fino al 2040

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

L’istruzione si conferma un “capitolo di spesa” poco attrattivo anche per il governo giallo-verde: Nel 2020, è scritto a pagina 99 del «Def», appena approvato dal governo, la spesa per questo settore rispetto al Pil scende al 3,5 per cento. Nel 2025 si passa al 3,3; nel 2030 al 3,2; nel 2035 al 3,1. Una lieve risalita avviene solo dal 2045 (3,2). A pesare sono essenzialmente i mancati stanziamenti sull’istruzione.

Le riforme annunciate
Poche novità anche scorrendo il corposo «Pnr», Programma nazionale delle riforme. Qui c’è un capitoletto dedicato all’istruzione, ma le novità inserite sono scarse. Nel settore scolastico, si legge nel documento, «è necessario procedere alla redazione di un Testo Unico che sistematizzi in maniera organica le molte norme che riguardano la scuola e consenta un’opera di semplificazione legislativa complessiva».

Ai fini dell’ampliamento dell’offerta formativa, poi, il governo evidenzia come saranno intraprese «misure per assicurare il reclutamento dei docenti con titoli idonei all’insegnamento della lingua inglese, della musica e dell’educazione motoria nella scuola primaria anche utilizzando, nell’ambito delle risorse di organico disponibili, docenti abilitati all’insegnamento per la scuola primaria in possesso di competenze certificate». Saranno dunque oggetto di valutazione nuove classi di concorso e i requisiti per accedere all’insegnamento di dette discipline nella scuola primaria.

Capitolo Its
Nel «Pnr» trova spazio un paragrafetto dedicato agli Its. Anche qui però poche parole. Essenzialmente di intenti. «Sono una realtà su cui il Governo intende puntare in maniera decisa, avendo dimostrato chiaramente la loro efficacia nell’assicurare uno sbocco lavorativo ai propri diplomati. Verranno incentivati nuovi percorsi di Istruzione Tecnica Superiore in sinergia con le scuole superiori tecniche e professionali, il mondo del lavoro, le imprese, le micro realtà locali, le università, le filiere produttive. La creazione di nuovi Its sul territorio nazionale permetterà un raccordo mirato al mondo del lavoro e darà nuovo impulso alla ricerca».

Alternanza scuola-lavoro, dal Miur 827mila euro 2019 per le scuole paritarie

da Il Sole 24 Ore

di Amedeo Di Filippo

Col decreto direttoriale 306 del 19 marzo il Miur ha provveduto a ripartire tra gli Uffici scolastici regionali le risorse, pari a 827 mila euro, da destinare alle scuole secondarie di secondo grado paritarie, per il periodo gennaio-agosto 2019.

Le finalità
Con l’obiettivo di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti, la legge n. 107/2015 ha disposto che i percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al Dlgs n. 77/2005 sono attuati, negli istituti tecnici e professionali, per una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200 ore nel triennio. Ha inoltre rinviato ad apposito regolamento la definizione della Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro.
Per queste finalità e per l’assistenza tecnica e il monitoraggio dell’attuazione delle attività, il comma 39 ha autorizzato la spesa di euro 100 milioni annui a decorrere dall’anno 2016, ripartite tra le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione. Col Dm n. 834/2015 il Miur ha stabilito i criteri e i parametri per l’assegnazione diretta alle istituzioni scolastiche delle risorse del fondo per il funzionamento dell’alternanza scuola-lavoro.
Ad opera del comma 784 della legge n. 145/2018, i percorsi in alternanza scuola-lavoro sono stati ridenominati «percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento» e, a decorrere dall’anno scolastico 2018/2019, con effetti dall’esercizio finanziario 2019, sono attuati per una durata complessiva: a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali; b) non inferiore a 150 ore nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici; c) non inferiore a 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei.
Le risorse
Nella versione originaria, le risorse di cui al comma 39 della legge n. 107/2015 erano ripartite tra le scuole statali, beneficiarie del “Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche” e del “Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”. Col comma 311 della legge di bilancio n. 232/2016 le risorse sono state estese a tutte le istituzioni scolastiche “del sistema nazionale di istruzione”. Questo ha comportato l’estensione della platea delle istituzioni beneficiarie, posto che sono ora annoverati anche gli istituti tecnici, gli istituti professionali e i licei delle istituzioni scolastiche paritarie private.
Da qui la necessità di provvedere al pagamento delle risorse finanziarie finalizzate alle attività di alternanza scuola-lavoro a favore di queste ultime istituzioni, per un importo che ammonta a 827 mila euro per il periodo gennaio-giugno 2019. Somma che il Miur ora mette a disposizione degli Usr col decreto segnalato, in modo che venga erogata alle istituzioni paritarie private interessate, secondo la ripartizione regionale prevista nell’allegato A.

Scuola, impronte digitali all’ingresso per i presidi ma sono esclusi i docenti

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Nel Decreto concretezza, che sarà definitivamente votato oggi alla Camera, restano le impronte digitali per i dirigenti scolastici. Non è bastato il voto favorevole a un emendamento dell’opposizione da parte di sette deputati Cinque Stelle per cambiare il provvedimento punitivo nei confronti dei soli presidi: con 248 voti contrari e 206 favorevoli, l’emendamento Toccafondi (ex sottosegretario all’Istruzione, centrista ora nel Gruppo Misto) è stato bocciato dopo lunga discussione.

Come rivelato nel videofourm di Repubblica Tv con il ministro Marco Bussetti, in un primo tempo il Decreto concretezza aveva previsto l’intero corpo docente all’interno dei controlli sui furbetti della Pubblica amministrazione: impronte digitali o verifica dell’iride, si vedrà più avanti. Lo stesso Bussetti aveva subito specificato: “Il provvedimento è pensato per ragioni di sicurezza, non per combattere l’assenteismo dei docenti”. Di fronte alle proteste dei sindacati, dell’Associazione nazionale presidi (“improponibile, le ragioni di sicurezza allora andrebbero estese agli alunni”) e delle opposizioni, la commissione Cultura (e Istruzione) della Camera ha messo mano all’articolo 2 del disegno di legge: dagli obblighi dei controlli sono così usciti i docenti, ma sono inspiegabilmente rimasti i dirigenti scolastici.

I Cinque Stelle hanno promesso modifiche e ieri il dibattito in aula è partito. Al momento del voto, però, si sono smarcati solo in sette, tra loro il presidente della commissione Istruzione Luigi Gallo, la sinistra del movimento. L’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi ha commentato: “Un’altra evidenza che questa maggioranza non conosce la scuola”. La seduta riprenderà questa mattina, ma “le impronte per i presidi” per ora restano nel testo. Il Ddl tornerà al Senato per la terza e probabilmente ultima lettura.

TFA sostegno, esempi test preselettivo. Esercitati

da Orizzontescuola

di redazione

Gli aspiranti docenti di sostegno sono in attesa della prova preselettiva per accedere ai percorsi di specializzazione. Dopo la predetta prova, ai fini dell’accesso ai corsi, è necessario superare anche la prova scritta e quella orale.

Ricordiamo le date del test preselettivo e pubblichiamo alcuni esempi di test.

TFA sostegno: calendario test preselettivo

test si svolgeranno secondo il seguente calendario:

  • mattina 15 aprile scuola dell’infanzia
  • pomeriggio 15 aprile scuola primaria 
  • mattina 16 aprile scuola secondaria di I grado
  • pomeriggio 16 aprile scuola secondaria di II grado 

Ricordiamo che il test preliminare è costituito da 60 quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne individua una soltanto.

Almeno 20 dei predetti quesiti saranno volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana.

La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti.

TFA sostegno: esempi di test

Esempi di test

Università Calabria

Scarica alcuni esempi di test preselettivo

Altri esempi di test

Università Bologna

Scuola Primaria

Scuola Secondaria di I grado

Scuola Secondaria di II grado

Università di Firenze

  • Test per l’accesso ai corsi di specializzazione sostegno a.a. 2013/2014 (pdf)
    Griglia risposte esatte (pdf)
  • Test per l’accesso ai corsi di specializzazione sostegno a.a. 2014/2015 (pdf)
    Griglia risposte esatte (pdf)

Università di siena

Primaria

Primaria con soluzioni

Secondaria I grado

Secondaria I grado con soluzioni

Secondaria II grado

Secondaria II grado con soluzioni

Università Pisa

Cyberbullismo e formazione piattaforma Elisa: nomina scuole e iscrizione referenti. Miur ne consiglia due

da Orizzontescuola

di redazione

Il Miur, con nota n. 1485 del 10/04/2019, ricorda gli adempimenti delle scuole connessi all’entrata in vigore della legge n. 71/2017 recante misure per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo.

Cyberbullismo: formazione

Il Miur, si ricorda nella nota, si è impegnato nell’attuazione di un piano nazionale di formazione dei docenti referenti per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Al fine suddetto, in collaborazione con l’Università di Firenze, è stato progettato un percorso di formazione rivolto ai docenti referenti di bullismo e cyberbullismo per l’acquisizione delle competenze psico-pedagogiche e sociali per la prevenzione del disagio giovanile.

Formazione Cyberbullismo: Piattaforma Elisa

Il percorso di formazione va svolto attraverso la Piattaforma Elisa (formazione in E-Learning degli Insegnanti sulle Strategie  Antibullismo).

Il Miur ricorda che, pur avendo sollecitato l’iscrizione in Piattaforma, ad oggi, gli iscritti sono soltanto un terzo del totale dei possibili docenti referenti di tutte le scuole statali italiane.

Pertanto si sollecitano le scuole a procedere alla nomina e all’iscrizione in Piattaforma dei summenzionati referenti.

Cyberbullismo: due referenti

Il Miur ricorda che è possibile nominare e quindi iscrivere alla formazione su Elisa sino a due docenti ( numero che il Miur consiglia).

Le scuole, che hanno nominato un solo referente, possono inoltrare richiesta anche per il secondo docente.

nota

Maturità 2019, colloquio: dura 50-60 minuti, contenuti buste non devono essere divulgati. Materiali Miur

da Orizzontescuola

di redazione

Maturità 2019, alcune indicazioni per il colloquio, terza e ultima prova dell’esame. Materiali del seminario di formazione USR Campania.

Colloquio: contenuti oggetto d’esame

Il colloquio prende avvio dal percorso scelto dal candidato attraverso le tre buste.

  • Si tratta di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi affinché la medesima (commissione) verifichi l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità argomentativa e critica del candidato

Il colloquio verte anche sull’esperienza di Alternanza scuola lavoro, esposta  mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola-lavoro.

Il colloquio accerta anche le conoscenze e le competenze maturate dallo studente nell’ambito delle attività relative a “Cittadinanza e Costituzione”

Caratteristiche del Colloquio

In base all’O.M. 205/2019 Articolo 19 comma 2 il colloquio:

  •  prende avvio dai materiali – si svolge in un’unica soluzione temporale, alla presenza dell’intera commissione
  • la commissione cura l’equilibrata articolazione e durata delle fasi del colloquio e il coinvolgimento delle diverse discipline, evitando però una rigida distinzione tra le stesse
  • i commissari interni ed esterni, affinchè il loro coinvolgimento sia più possibile ampio, conducono l’esame in tutte le discipline in cui hanno titolo, anche relativamente alla discussione delle prove scritte

Colloquio: modalità svolgimento

Il colloquio inizia con i materiali (testi, documenti, esperienze, progetti…) scelti dalla commissione  ma i materiali suddetti, si evidenzia nell’OM, sono soltanto lo spunto per l’avvio della prova, che deve svilupparsi in una più ampia e distesa trattazione di carattere pluridisciplinare che possa esplicitare al meglio il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale dello studente.

Il Colloquio: la scelta dei materiali

E’ a cura della Commissione, che dedica un’apposita sessione alla preparazione del colloquio.

Nel corso di tale sessione la commissione deve predisporre, per ciascuna classe, un numero di buste pari a quello dei candidati aumentato almeno di due unità. In tal modo, anche l’ultimo candidato potrà esercitare la scelta fra tre differenti buste (ad esempio: classe di 21 alunni; vanno predisposte 23 buste).

Il Presidente della commissione si assicura che le buste garantiscano la riservatezza del materiale in esse contenuto e che le stesse siano adeguatamente custodite.

La scelta dei materiali da proporre al candidato deve avvenire sulla base del percorso effettivamente svolto, quindi secondo quanto indicato nel documento del 15 maggio, e nell’ottica di favorire la trattazione dei nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline.

Il giorno del colloquio,  il Presidente, alla presenza del candidato, prende tre buste (tra quelle precedentemente predisposte) e le sottopone allo stesso. Il candidato sceglie una delle buste della terna. I materiali delle buste scelte dai candidati non possono essere riproposti in successivi colloqui.

Alla fine di ogni sessione, il presidente assicura la conservazione e l’integrità delle buste ancora chiuse. Le buste non scelte dal candidato vengono riproposte per i successivi sorteggi, mentre i materiali di quelle sorteggiate non vanno più riproposti.

Gli alunni non devono conoscere in anticipo contenuti delle buste

Questo significa che gli studenti non devono conoscere in anticipo il contenuto nelle buste. I percorsi infatti non devono essere strutturati nel documento del 15 maggio (come pensa qualche docente), né devono essere messi a disposizione degli studenti qualche giorno prima della prova.

Gli studenti devono infatti confrontarsi con una situazione “non nota”

Indicazioni Miur

materiali del corso di formazione USR Campania

Nuovi concorsi e precari III fascia agevolati, bocciato il piano Bussetti: troppo tardi, a settembre sarà caos

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Ai sindacati non basta la decisione del Miur di bandire a breve dei concorsi ordinare per circa 70 mila cattedre da assegnare a nuovi docenti. E nemmeno l’eliminazione della prova preselettiva e l’aumento della quota di riserva per i docenti di III fascia che avranno maturato più di 36 mesi di servizio alla data del prossimo concorso per la Scuola secondaria. L’annuncio anti-supplentite è stato fatto dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, assieme ad ulteriori misure sul reclutamento dei docenti che verranno rese pubbliche a breve, probabilmente già la prossima settimana.

I timori crescono

Ma perché il passo avanti dell’amministrazione non soddisfa i rappresentanti dei lavoratori? Sostanzialmente, perché si tratta di decisione tardive, i cui risultati si vedranno non prima del 2020, forse anche nel 2021.

A settembre, quindi, ci sarà da mettersi le mani nei capelli: secondo la Flc Cgil, con il nuovo anno scolastico saranno 147.000 i posti senza titolare. E solo una parte verranno assegnati in ruolo. Perché molte graduatorie sono esaurite, sia quelle di merito sua le GaE.

Secondo il segretario generale dei lavoratori della Conoscenza della Cgil, Francesco Sinopoli, serve più che mai una fase transitoria e una procedura straordinaria di assunzioni a tempo determinato, in modo da ” garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico”.

Gli altri sindacati la pensano allo stesso modo

Per Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, già quest’anno sono stati oltre 30.000 i posti non coperti con assunzioni che pure erano autorizzate dal Mef: il prossimo anno, con i nuovi pensionamenti incrementati da quelli della “quota 100”, i posti vacanti “saranno ben oltre i 70.000 destinati ai nuovi concorsi, col risultato che potrebbe essere affidato a personale supplente oltre il 20% dei posti”.

Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, spiega che “il concorso è una risposta ma non è la sola necessaria. Non è sufficiente. I tempi del concorso ordinario sono incompatibili con la situazione di vera e propria emergenza che avremo a settembre. Non ci sono abbastanza candidati per coprire i posti. Ad una situazione di emergenza, che a settembre avrà dimensioni straordinarie, non si possono dare risposte ordinarie”.

Stop del 17 maggio confermato

Pure Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, dice che la strada avviata dei concorsi ordinarie è “positiva ma tardiva rispetto ai tempi del prossimo anno scolastico”.

Lo sciopero generale del 17 maggio, a cui hanno aderito, oltre i cinque sindacati maggiori, anche Cobas, Unicobas e la neo rappresentativa Anief, rimane quindi confermato. Anzi, ora l’indicazione è anche quella di sospendere le attività aggiuntive: assieme al problema della supplentite, i sindacati si fermeranno anche per il timore di vedere a breve approvata l’autonomia differenziata, con le scuole a fare da apripista, e la scarsità di risorse per il rinnovo del contratto e i promessi aumenti stipendiali.

Confermato anche lo sciopero Usb del 10 maggio

Anche l’Usb Scuola conferma lo sciopero del 10 maggio, nel giorno di quello proclamato per tutto il Pubblico Impiego. Il sindacato di base chiede “la stabilizzazione dei precari di terza fascia con tre anni di servizio (3×180); una mobilità straordinaria che consenta il rientro degli esiliati; l’istituzione di organici ATA adeguati alle reali esigenze delle scuole in modo da ridurre il carico di lavoro complessivo e il ritiro della norma punitiva in discussione in Parlamento che obbliga alla rilevazione delle presenze attraverso le impronte digitali; l’abolizione del piano di autonomia differenziata (la cd regionalizzazione, che è più simile ad una secessione) che, partito con la riforma del Titolo V della Costituzione ad opera del PD, con il governo in carica sta procedendo a passi spediti e senza ostacoli in Parlamento”.

Contratto scuola: se ne parlerà nel 2020, con 30 euro di aumenti (lo dice il DEF)

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Ormai non ci sono dubbi: per il momento di rinnovo contrattuale non si parla, nella migliore delle ipotesi è tutto rimandato al 2020.

Cosa dice il DEF

La notizia è del tutto ufficiale e sta scritta chiaramente nel Documento di economia e finanza che nella giornata dell’11 aprile è stato pubblicato nel sito della Ragioneria Generale dello Stato.
“Considerato che la stagione contrattuale 2016-2018 non è ancora conclusa – si legge infatti nel documento – la previsione di spesa sconta l’ipotesi che i CCNL per il triennio 2019-2021 verranno sottoscritti a decorrere dal 2020”.
D’altra parte nella legge di bilancio per il 2019 non sono neppure state previste le risorse necessarie a garantire il rinnovo dei contratti di 3 milioni di dipendenti pubblici; e il DEF conferma:  “Con riferimento al nuovo triennio contrattuale per l’anno 2019 è stata considerata la sola  spesa per l’anticipazione contrattuale decorrente dal mese di aprile (corrispondente sostanzialmente all’indennità di vacanza contrattuale prevista dal precedente ordinamento) e per la corresponsione dell’elemento perequativo decorrente dal mese di gennaio 2019”.

Le cifre del futuro contratto

Il DEF indica anche gli incrementi che si prevedono: 1,3 per cento per il 2019, 1,65 per cento per il 2020 e 1,95 per cento complessivo a decorrere dal 2021.
Con il precedente contratto l’incremento era stato pari al 3,5% circa e aveva portato in media un aumento di 85 euro ai dipendenti pubblici. Basta quindi un semplice calcolo per capire che, questa volta, l’aumento non supererà neppure i 50 euro, calcolati come sempre al lordo delle ritenute: in pratica non si andrà molto al di là di una trentina di euro netti, dai quali dovrà però essere detratta l’indennità di vacanza contrattuale che erogata a partire da questo mese e leggermente incrementata dal prossimo luglio.
Questo, almeno, è ciò che dicono i numeri in questo momento.
Ma per capire se qualcosa potrà cambiare bisognerà attendere la prossima legge di bilancio.

Valorizzazione del personale, parere ARAN sull’individuazione dei criteri per la determinazione dei compensi

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Recentemente l’ARAN è intervenuta in merito alla individuazione dei criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzazi alla valorizzazione del personale, compreso il cd. bonus docenti.

Con Orientamento applicativo CIR16 del 4 aprile 2019, l’ARAN ha risposto al seguente quesito:

L’art. 22, comma 4, lett. c, punto c4, del CCNL del 19.04.2018 demanda alla contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica “i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale, ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi dell’art. 1, comma 127, della legge n. 107/2015;”. Rientrano in tale ipotesi soltanto i criteri per determinare i compensi finalizzati alla valorizzazione del personale o anche il numero dei docenti da retribuire?

Di seguito la risposta fornita dall’ARAN:

Al riguardo occorre far presente che le risorse di cui al comma 126 della citata legge 107/2015 sono confluite nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa di cui all’art. 40 del CCNL 19 aprile 2018, “ferma rimanendo la relativa finalizzazione a favore della valorizzazione del personale docente sulla base dei criteri indicati all’art. 22, comma 4, lett. c), punto c4)” del medesimo CCNL.

In merito la Corte dei Conti, nel rapporto di certificazione del CCNL in esame, ha precisato che “nell’ambito delle materie oggetto di contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica ed educativa … si rinvengono, accanto ai criteri per la ripartizione del Fondo d’Istituto (FIS) e dei compensi accessori ai sensi dell’art. 45, comma 1 del d. lgs. n. 165 del 2001, anche i criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale ivi compresi quelli riconosciuti al personale docente ai sensi dell’art. 1, commi 126-128 della legge n. 107 del 2015 (art. 22, comma 4, lettera c4).

Anche in tal caso i criteri demandati alla contrattazione integrativa si contrappongono alla specifica disciplina dettata dalla legge n. 107 del 2015 che, all’art. 1, comma 127, demanda l’individuazione dei criteri di determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del merito del personale docente al Comitato per la valutazione dei docenti, istituito dall’art. 11 del d.lgs. n. 297 del 1994, come sostituito dall’art. 1, comma 129 della legge n. 107 del 2015; detti criteri devono tenere conto: a) della qualità dell’insegnamento e del contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti; b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo dei docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell’innovazione didattica e metodologica; c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.

Al riguardo la Corte prende atto che la possibilità di contrattualizzare la disciplina dettata dall’art. 1, comma 126 e seguenti della legge n. 107 del 2015, come precisato nel successivo paragrafo 7 del rapporto, conferma sia pure parzialmente gli ambiti della contrattazione integrativa definiti nella presente ipotesi contrattuale.

Se tuttavia i criteri di ripartizione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa – demandati, in linea con i precedenti contratti di comparto, alla contrattazione integrativa a livello nazionale – assorbono quelli previsti per il Fondo per il merito di cui alla legge n. 107 del 2015, appare necessario precisare i confini della contrattazione integrativa a livello di istituzione scolastica. In tale ambito – come, peraltro, indicato nell’atto di indirizzo integrativo – il relativo spazio di competenza va limitato ai soli riflessi sulla distribuzione della retribuzione accessoria derivanti dall’attuazione dei sistemi di valutazione del personale docente, incluso quello di cui all’art. 1, commi 127-128 della legge n. 107 del 2015, con la possibilità, quindi, di dettare i criteri generali per la determinazione dei compensi (ad esempio il valore massimo del bonus, la differenziazione minima tra le somme distribuite, la percentuale dei beneficiari) confermando, tuttavia, le procedure e i criteri di assegnazione del bonus ai beneficiari previsti dalla legge (resta ferma, pertanto la competenza del dirigente scolastico in merito all’individuazione dei docenti meritevoli sulla base di criteri, non soggetti a contrattazione, formulati dallo specifico comitato per la valutazione).”

Concorso dirigenti scolastici, tutto sulla prova orale

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

La prova orale del concorso dirigenti scolastici consisterà in:

  • un colloquio che accerta la preparazione professionale del candidato nelle materie di esame;
  • una verifica della capacità di risolvere un caso riguardante la funzione del dirigente scolastico;
  • una verifica della conoscenza degli strumenti informatici e delle tecnologie della comunicazione normalmente in uso presso le istituzioni scolastiche;
  • una verifica della conoscenza della lingua prescelta dal candidato tra francese, inglese, tedesco e spagnolo al livello B2 del CEF, attraverso la lettura e traduzione di un testo scelto dalla Commissione e una conversazione nella lingua prescelta.

Concorso dirigente scolastico: Punteggio e modalità di svolgimento prova orale

Al colloquio sulle materie d’esame, all’accertamento della conoscenza dell’informatica e all’accertamento della conoscenza della lingua straniera prescelta dal candidato, nell’ambito della prova orale, la Commissione del concorso andrà ad attribuire un punteggio nel limite massimo rispettivamente di 82, 6 e 12.

Il punteggio complessivo della prova orale è dato dalla somma dei punteggi ottenuti al colloquio e nell’accertamento della conoscenza dell’informatica e della lingua.

La prova orale è superata dai candidati che ottengono un punteggio complessivo pari o superiore a 70 punti.

La Commissione e le Sottocommissioni esaminatrici, prima dell’inizio della prova orale, determinano i quesiti da  porre  ai  singoli candidati per ciascuna delle materie  di  esame. Tali  quesiti  sono proposti a ciascun candidato previa estrazione a sorte.

Così come segnalano fonti sindacali dopo l’informativa tenutasi al Miur lo scorso 21 marzo, l’abbinamento dei candidati alle sottocommissioni verrà effettuato seguendo l’ordine alfabetico dei candidati ammessi, a partire dalla lettera A.

Concorso dirigente scolastico, ecco cosa studiare per l’orale

La prova orale prevede un colloquio sugli argomenti previsti dall’articolo 10, comma 2, del decreto ministeriale 138 che regola il concorso dirigente scolastico. Ecco i temi:

a) normativa riferita al sistema educativo di istruzione e di formazione e agli ordinamenti degli studi in Italia con particolare attenzione ai processi di riforma in atto;

b) modalità di conduzione delle organizzazioni complesse, con particolare riferimento alla realta’ delle istituzioni scolastiche ed educative statali;

c) processi di programmazione, gestione e valutazione delle istituzioni scolastiche, con particolare riferimento alla predisposizione e gestione del Piano Triennale dell’Offerta
Formativa, all’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione e del Piano di Miglioramento, nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio;

d) organizzazione degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’inclusione scolastica, all’innovazione digitale e ai processi di innovazione nella didattica;

e) organizzazione del lavoro e gestione del personale, con particolare riferimento alla realtà del personale scolastico;

f) valutazione ed autovalutazione del personale, degli apprendimenti e dei sistemi e dei processi scolastici;

g) elementi di diritto civile e amministrativo, con particolare riferimento alle obbligazioni giuridiche e alle responsabilità tipiche del dirigente scolastico, nonche’ di diritto penale con particolare riferimento ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e in danno di minorenni;

h) contabilita’ di Stato, con particolare riferimento alla programmazione e gestione finanziaria presso le istituzioni scolastiche ed educative statali e relative aziende speciali;

i) sistemi educativi dei Paesi dell’Unione Europea.

Maturità 2019, come si valutano le “competenze trasversali” in alternanza?

da La Tecnica della Scuola

Di Anna Maria Bellesia

L’Alternanza Scuola lavoro ha cambiato nome. Adesso si chiama “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento” (PCTO). La nuova formula entra nel colloquio dell’esame e, prima ancora, nel documento del 15 maggio.

I nuovi PCTO sono stati introdotti con la legge di bilancio 2018. Le modifiche immediatamente operanti, oltre al nome, riguardano il monte ore obbligatorio (ridotto rispetto alla legge 107/2015) e la sospensione, per l’anno in corso, dell’obbligo di svolgimento come requisito per l’ammissione. Il Ministero sta lavorando alle nuove Linee guida, ma entreranno in vigore dal prossimo anno scolastico.

Esami di Stato 2019: la finalità dell’orientamento dell’alternanza

In base alla normativa vigente, la finalità dell’ASL (ora PCTO) è duplice: incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti (legge 107/2015).

Da un lato, l’apprendimento in alternanza introduce modalità flessibili, che collegano la formazione in aula con l’esperienza pratica e consentono l’acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro. Dall’altro, lo scopo è di favorire l’orientamento dei giovani per valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali.

Esami di Stato 2019: le competenze trasversali

Di competenze trasversali si parla nella Guida operativa, emanata dal Miur del 2015. Queste sono legate agli aspetti caratteriali e motivazionali della persona e afferiscono all’area socioculturale, organizzativa e operativa (capacità di lavorare in gruppo, di assumere responsabilità, di rispettare tempi e consegne, di fare valutazioni, di prendere iniziative). Insomma tutte le cosiddette soft-skills molto richieste dalle imprese.

Esami di Stato 2019: il quadro di riferimento europeo

L’Unione europea ha recentemente ridefinito le competenze chiave per l’apprendimento permanente come “una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti”. La conoscenza si compone di fatti e cifre, concetti, idee e teorie che forniscono le basi per comprendere un certo settore o argomento. Abilità è l’essere capace di eseguire processi e applicare le conoscenze esistenti per ottenere risultati. Gli atteggiamenti descrivono la disposizione e la mentalità per agire o reagire a idee, persone o situazioni (Raccomandazione del 22 maggio 2018). Il Consiglio dell’Unione Europea sottolinea “l’importanza delle capacità personali e relazionali, denominate anche ‘competenze per la vita’, ‘abilità socioemotive’ o ‘trasversali’, poiché esse aiutano le persone a reagire all’incertezza e ai cambiamenti”.

Esami di Stato 2019: la valutazione dei “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”

La valutazione dei PCTO viene fatta sia in sede di scrutinio di ammissione da parte del consiglio di classe, sia dalla commissione d’esame.

Esami di Stato 2019: scrutinio di ammissione

La valutazione del percorso in alternanza è parte integrante della valutazione finale dello studente e incide sul livello dei risultati di apprendimento conseguiti nell’arco del secondo biennio e dell’ultimo anno del corso di studi. Ha per oggetto tre aspetti: le ricadute sugli apprendimenti disciplinari, sul voto di condotta, nell’attribuzione dei crediti. Il consiglio di classe tiene conto anche delle valutazioni in itinere svolte dal tutor esterno, che consentono di attribuire valore agli atteggiamenti, ai comportamenti, alla motivazione dello studente. Nel corrente anno scolastico, il requisito dello svolgimento dei PCTO non è obbligatorio per l’ammissione all’esame.

Esami di Stato 2019: colloquio esame di stato

Lo studente espone, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, le esperienze svolte nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, illustra le attività svolte correlandole alle competenze specifiche e trasversali acquisite, sviluppando una riflessione in un’ottica orientativa sulla significatività e sulla ricaduta di tali attività sulle opportunità di studio e/o di lavoro post-diploma.
Per avere elementi utili sullo svolgimento del percorso e poter valutare l’esperienza esposta dallo studente, la commissione fa riferimento al documento di classe del 15 maggio nel quale è descritto il progetto di alternanza.

Reclutamento insegnanti: incontro di maggioranza al Miur. Le ultime notizie sul nuovo concorso docenti

da Tuttoscuola

Nella serata dello scorso 10 aprile si è svolta al Ministero dell’Istruzione una riunione tra il Ministro Marco Bussetti, il Sottosegretario Salvatore Giuliano e i parlamentari di Lega e M5S delle Commissioni VII di Camera e Senato. Durante l’incontro sono stati toccati tutti i principali temi dell’agenda di governo relativa alla scuola, comprese le nuove procedure di reclutamento.

A tal proposito, il Ministro ha comunicato il prossimo avvio di concorsi per circa 70.000 cattedre nei vari ordini di scuola che si sommano a quelli già avviati in questi mesi.

La prossima settimana è previsto un nuovo incontro per mettere a punto ulteriori misure sul reclutamento, in particolare l’eliminazione della prova preselettiva e l’aumento della quota di riserva per i docenti di III fascia che avranno maturato più di 36 mesi di servizio alla data del prossimo concorso per la Scuola secondaria.