Vincitori Bando “Leonardo Da Vinci 2019”

Sono disponibili le liste dei vincitori della prima edizione (2019) del Bando “Leonardo Da Vinci”, concorso finalizzato a valorizzare a livello internazionale le competenze e le capacità del capitale umano della Formazione superiore e della Ricerca italiane.

Le procedure di valutazione quest’anno si sono svolte nell’ambito del 500° anniversario della morte della più significativa figura di scienziato e artista italiano del Rinascimento. Il Premio si articola su tre Azioni, ovvero:

  1. Dieci azioni di Mobilità dei docenti della Formazione superiore italiana, finanziando posizioni all’estero di visiting academics;
  2. Venti azioni di Mobilità di giovani ricercatori, dottori di ricerca e dottorandi, specializzati e specializzandi, assegnisti di ricerca, cultori della materia, studenti con laurea specialistica/magistrale e studenti con diploma accademico di secondo livello (AFAM);
  3. Dieci Medaglie “Leonardo Da Vinci” per il miglior elaborato originale scientifico o artistico, riferibile alle categorie dei giovani ricercatori, dottori di ricerca e dottorandi, specializzati e specializzandi, cultori della materia, studenti con laurea specialistica/magistrale e studenti con diploma accademico di secondo livello (AFAM).

La fase di proposta delle candidature ha visto partecipare tutte le Istituzioni italiane della Formazione superiore, dipartimenti universitari, facoltà, accademie, conservatori e istituti superiori per l’industria artistica (ISIA). Inoltre sono state ammesse alla proposta di candidatura per l’Azione 3 anche le Ambasciate Italiane all’estero. Il processo di valutazione ha coinvolto presso il MIUR: il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e le conferenze dei Direttori delle Accademie di Belle Arti e dei Conservatori di Musica, riuniti in un’apposita Commissione, coordinata dal MIUR.

Sulla base dell’analisi dei requisiti formali svolta dalla CRUI, la Commissione ha preso atto che sono risultate ammissibili alla valutazione 151 domande di partecipazione, così ripartite: 56 per l’Azione 1 (di cui due provenienti dal settore AFAM), 67 per l’Azione 2 (di cui una dal settore AFAM), 28 per l’Azione 3 (di cui una dal settore AFAM e due da Ambasciate italiane all’estero).

La Commissione ministeriale ha concluso i lavori con la pubblicazione delle liste dei vincitori. Si è trattato di una grande collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti. Collaborazione che ha inaugurato, con questa prima edizione, le celebrazioni della “Giornata delle Ricerca italiana nel mondo” che ogni anno avranno luogo in tutto il mondo il 15 aprile, data di nascita di Leonardo da Vinci.

Olimpiadi di Problem Solving

Quasi 25.000 gli studenti in competizione

(Lunedì, 15 aprile 2019) Logica, coding, problemi e algoritmi. Ma anche tanta fantasia. Con la cerimonia di premiazione dei vincitori si sono concluse sabato sera, a Cesena, le Olimpiadi di Problem Solving (OPS). Per due giorni, venerdì e sabato, quasi 500 studenti si sono sfidati per conquistare il gradino più alto del podio. Erano in circa 25.000 ai nastri di partenza.

Le Olimpiadi di Problem Solving, quest’anno alla 11esima edizione, sono promosse dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione -. Sono rivolte agli alunni delle ultime due classi della scuola primaria e agli studenti del triennio della scuola secondaria di I grado e del primo biennio della secondaria di II grado. Sono competizioni a squadre (da 4 alunni ciascuna) per tutte le classi della primaria e della secondaria. I ragazzi del triennio della scuola secondaria di I grado e del primo biennio della secondaria di II grado possono partecipare anche a gare individuali.

Novanta i minuti a disposizione dei concorrenti per risolvere i 13 problemi previsti per la gara a squadre e per sciogliere gli 8 per la gara individuale.

Sono stati 470 gli studenti che in totale hanno partecipato alle finali nazionali: 116 per la primaria, 165 per la secondaria di I grado e 189 per la secondaria di II grado.

Le Olimpiadi hanno proposto non solo gare di Problem Solving. Ma anche competizioni a squadre di coding e makers per gli studenti della scuola primaria e secondaria di I grado e programmazione e makers per gli studenti del biennio e del triennio delle scuole superiori di secondo grado (gli ‘atleti’ hanno dovuto realizzare un programma o un prototipo secondo le caratteristiche previste dal bando). Le selezioni nazionali sono state ospitate dal Dipartimento di Ingegneria e Informatica e Scienze dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Cesena.

Il link al sito delle OPS e i nominativi di tutti i vincitori:
https://www.olimpiadiproblemsolving.it

Scuola a caccia di 66mila insegnanti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Le porte girevoli nella scuola non si fermano mai. Complice l’arrivo di quota 100 – che ha di fatto raddoppiato le domande di pensionamento dei docenti – si sta per aprire una stagione di concorsi a cattedra con pochi precedenti nella pur lunga storia delle stabilizzazioni di casa nostra. Innanzitutto per le sue dimensioni. Sono quasi 66mila i prof che verranno reclutati in due diverse selezioni ordinarie: una da 16.959 posti, già definita e destinata a infanzia e primaria; l’altra da 48.536 disponibilità, in attesa degli atti preparatori e rivolta esclusivamente alle medie e alle superiori. Con una doppia sanatoria in arrivo per i precari di lungo corso e il debutto delle nuove regole volute dall’attuale ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, per garantire, si spera stavolta non solo a parole, la continuità didattica a favore degli studenti. Ma le novità non finiscono qui perché le graduatorie saranno regionali e non bisognerà più svolgere il triennio di “praticantato” (il cosiddetto «Fit», che va definitivamente in soffitta).

I posti a disposizione

Al concorso ordinario per infanzia e primaria potranno partecipare i diplomati magistrali ante 2001/2002, compresi quelli esclusi dalla procedura straordinaria da oltre 10mila posti indetta lo scorso anno (attualmente in corso), e i laureati in scienze della formazione primaria. Alle 48.536 cattedre messe a bando per la secondaria (50% medie, il restante 50% superiori) potranno invece concorrere anche i laureati: è un’altra importante novità. A patto che abbiano conseguito 24 crediti formativi (Cfu) in materie antro-psico-pedagogiche. Si sancisce, così, l’addio alle varie e costose abilitazioni del passato, variamente denominate negli anni, Ssis, Tfa, Pas. A chi è già abilitato, anche in altra classe di concorso, non saranno richiesti i 24 Cfu. Alla secondaria, i posti principali saranno in Lombardia, Piemonte e Veneto. Le classi di concorso più gettonate: matematica e scienze (A028), italiano, storia, geografia (A022), discipline letterarie alle superiori (A012) e sostegno.

La doppia salvaguardia per i precari

Per i precari storici, vale a dire i supplenti da oltre 36 mesi, il Miur dovrebbe prevedere una doppia corsia preferenziale: una quota riservata del 10% dei posti (che però, su pressing parlamentare, potrebbe raddoppiare se non addirittura triplicare con una norma nel decreto crescita) e un “super punteggio” attribuito ai titoli (servizio incluso). Di base, ai requisiti accademici, scientifici e professionali non dovrebbero essere riconosciuti più di 20 punti (oggi non c’è omogeneità). A essere valorizzati saranno in particolare: dottorati di ricerca, abilitazione pregressa, superamento prove di una precedente selezione. Il concorso per posti comuni dovrebbe essere strutturato su due scritti, che si superano con la votazione di sette decimi. Senza i temuti quiz preselettivi, dunque. All’orale, si punterà su un colloquio in cui verranno valutate, in primis, le conoscenze e le competenze nelle discipline facenti parti la classe di concorso (per cui si concorre) e la lingua straniera, «almeno al livello B2». Per il sostegno gli scritti dovrebbero passare da due a uno, dando peso a pedagogia speciale, didattica per l’inclusione scolastica e relative metodologie.

Una volta superate le prove, come detto, gli insegnanti saranno tenuti a svolgere un solo anno di formazione e prova. Dopo questo periodo di “rodaggio”, arriverà la conferma in ruolo e si dovrà rimanere nello stesso istituto per almeno altri quattro anni. Quindi, in totale, si ripristinano i cinque anni di “ferma prolungata” (non ci dovrebbero essere eccezioni, salvo che nei casi di mobilità d’ufficio).

Nel frattempo boom di supplenze

I due concorsi ordinari, e certamente quello destinato a medie e superiori, non saranno banditi prima dell’estate. Ciò significa che a settembre, per coprire il turn over, “gonfiato” da quota 100, si ricorrerà a nuovo precariato. Le supplenze, secondo le primissime stime, dovrebbero tornare a superare, e non di poco, quota 100mila. Con buona pace di studenti e famiglie, che anche il prossimo anno, al rientro dalle vacanze, si troveranno di fronte il “valzer” di docenti nelle prime settimane di lezione.

I bambini adottati vengono spesso isolati e bullizzati

da Il Sole 24 Ore

Il 91.5% dei minori arrivati in Italia per una adozione non ha ricevuto alcuna scolarizzazione durante gli anni precedenti all’adozione. E quanto all’inserimento dei figli adottivi nella scuola italiana, le difficoltà che maggiormente si incontrano non sono solo a livello didattico, ma sono soprattutto legate ad una «mancata accoglienza», causata anche della scarsa conoscenza da parte del corpo docente delle specificità dell’adozione. Questa situazione non permette di mettere in atto una rete a supporto dell’alunno adottato, tra scuola e famiglia. E’ quanto emerge da un rapporto su scuola e adozione presentato venerdì scorso dall’Unione famiglie adottive italiane (Ufai).

Gli iscritti coinvolti nella raccolta dati sono stati complessivamente 1572: il 93.4% con figli adottati tramite procedura internazionale e il 6,6% con figli provenienti da adozione nazionale. Il 71% degli intervistati ha riferito che i propri figli adottati sono stati vittime a scuola di episodi ripetuti di bullismo; il 65% che il figlio ha faticato a creare rapporti d’amicizia, il 66% che si sente escluso dal gruppo-classe, il 74% che è isolato, l’84% che il figlio ha riferito di essere stato saltuariamente offeso con parolacce e insulti.

L’età media dei genitori adottivi del campione intervistato va dai 35 ai 55 anni, senza apprezzabili differenze tra donne e uomini. Il grado di istruzione delle famiglie adottive si attesta su un livello medio-alto e la maggioranza delle famiglie adottive risulta avere entrambi i genitori occupati (57,8%).

Lo studio rileva la condizione relativa alle famiglie dove uno dei due genitori, e in particolare le madri, hanno lasciato l’occupazione per dedicarsi pienamente al figlio o ai figli (42,2% di famiglie con un genitore occupato, il 22,2% hanno le mamme che hanno rinunciato all’attività lavorativa).

L’ età media di ingresso dei bimbi si attesta intorno ai 6,5 anni, quindi in età scolare e con un basso grado di scolarizzazione relativamente al Paese di provenienza del minore.

«Dai dati – spiega Gianluca Rocchi, segretario Generale Ufai – emerge che gli alunni adottivi sono ancora in forte sofferenza in ambito scolastico poiché non si è raggiunto un livello adeguato della cultura dell’adozione, preparazione da parte del personale docente,
sinergia scuola-famiglia, tutti elementi che possono garantire un’adeguata accoglienza e successo scolastico. Emergono anche dati preoccupanti per quanto riguarda il bullismo, Cyberbullismo e disturbi alimentari, tutte criticità che richiedono azioni immediate, senza rimandare oltre un intervento decisivo».

10@lode in salute, premiate le scuole campionesse di buone pratiche

da Il Sole 24 Ore

Formare i docenti per aiutarli a trasmettere ai bambini i concetti di salute e benessere come abitudini della vita quotidiana. È l’obiettivo del progetto di formazione “10@Lode in Salute” che Cittadinanzattiva, con il supporto di Assosalute (Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che fa parte di Federchimica), porta avanti nelle scuole primarie dal 2015, e che ha visto coinvolti finora oltre 350 bambini di 21 scuole in 12 regioni italiane. E che giovedì sono state premiate nell’ambito della 12esima edizione del “Premio Scafidi -Buone Pratiche Sicurezza e Salute”.

I premi
I riconoscimenti sono stati assegnati alle scuole elementari di Emilia-Romagna, Campania, Sicilia, Lombardia e Puglia, che hanno partecipato al progetto coinvolgendo i docenti e i bambini delle classi quarta e quinta in laboratori tematici, incontri formativi ed eventi di peer education. Quest’anno le attività hanno coinvolto anche studenti precedentemente formati durante i laboratori svolti in classe.
«Siamo lieti di confermare per il quarto anno consecutivo il nostro impegno al fianco di Cittadinanzattiva per l’iniziativa 10@Lode in Salute, che sottolinea ancora una volta l’importanza di promuovere attività che incoraggino, fin dalla giovane età, l’adozione di corretti stili di vita e l’attenzione alla propria salute», afferma Maurizio Chirieleison, Presidente di Assosalute.
Per informazioni: www.semplicementesalute.it

Istruzione parentale, ai dirigenti quali oneri spettano?

da Orizzontescuola

di Patrizia Del Pidio

In Italia sempre più famiglie scelgono di avvalersi dell’istruzione parentale, anche se ai dirigenti scolastici spettano comunque oneri ben precisi nei confronti degli alunni che si avvalgono dell’homeschooling.

Non è certo un fenomeno diffusissimo nel nostro Paese poiché sono soltanto poco più di un migliaio le famiglie che hanno scelto di avvalersi del diritto di impartire ai propri figli l’istruzione parentale, ma sembra essere comunque un fenomeno in crescita.

Istruzione parentale: i motivi di una scelta
Le famiglie che scelgono di avvalersi dell’homeschooling adducono come motivazione quella di voler seguire l’educazione e l’istruzione dei propri figli senza imporre loro la standardizzazione che, a loro avviso, la scuola pubblica e privata impongono con i programmi ministeriali da seguire. In questo modo si lasciano i ragazzi liberi di scegliere i propri ritmi di apprendimento riuscendo anche a valorizzare quelle che sono, poi, i talenti specifici del singolo individuo.

Alcuni genitori ritengono che l’istruzione di un figlio sia una responsabilità talmente grande da preferire non delegarla a terzi.

Ovviamente non sono scelte unitarie, ogni famiglia ha un suo motivo per compiere la scelta dell’istruzione parentale, chi lo fa per motivi di salute, chi lo fa per questioni logistiche, altri ancora per una sfiducia radicata nel sistema di istruzione preferendo insegnare al proprio figlio assecondando le sue curiosità e trasmettendo, quindi, il messaggio che si impara per il gusto di farlo e non per ottenere un voto.
In finale l’homeschooling non è soltanto una scelta che riguarda l’istruzione dei ragazzi ma il loro intero stile di vita.

Istruzione parentale: cosa dice la legge?
La legge non vieta l’homeschooling, l’obbligo scolastico è riferito ad una fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni per puntare all’acquisizione delle competenze di base.

La Costituzione Italiana dispone, a tal proposito, con l’articolo 34 che “l’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita” non specificando che debba essere impartita dalla scuola.

Il concetto è ribadito anche nell’articolo 30 che recita “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio” che pone l’accento sulla responsabilità genitoriale dell’istruzione dei figli.

Quindi si può praticare l’istruzione parentale senza violare la legge anche se la scuola, e in particolare ai dirigenti scolastici, spetta il dovere di vigilare sull’effettivo adempimento di tale istruzione.

Istruzione parentale: quali gli oneri dei dirigenti scolastici?
I doveri che spettano ai dirigenti scolastici sono, quindi, quelli di vigilare sull’effettiva istruzione che ricevono i ragazzi istruiti dalle famiglie senza usufruire dei servizi scolastici.

Le famiglie che decidono di educare direttamente i propri figli, sia in casa o presso precettori, devono essere informate dal dirigente scolastico di quali sono i vari obblighi che tale scelta comporta, compreso quello di accettare la vigilanza da parte della scuola e del Comune.

Tenuti alla vigilanza sono, infatti, sia il dirigente scolastico presso la cui istituzione l’alunno sarebbe dovuto essere istruito, sia il sindaco del Comune presso cui i giovani hanno residenza.

Non potendo valutare in altro modo l’effettiva fruizione dell’istruzione da parte dei ragazzi, le istituzioni sono tenute ad una valutazione annuale per certificare le competenze acquisite  previste dai piani di studi personalizzati. A prevedere l’esame a fine di ogni anno scolastico sono sia le linee guida del MIUR il Decreto Legislativo 15 aprile 2005, n. 76.

Il DLgs numero 76, testualmente afferma che “L’obbligo di sostenere esami di idoneità al termine di ciascun anno scolastico permane, invece, nei confronti degli alunni in età di scolarizzazione obbligatoria che si avvalgono dell’istruzione paterna, ivi compreso il caso di passaggio da tale tipo di istruzione a quella impartita in scuole statali o paritarie.”, così come le linee guida del MIUR le quali sostengono che per gli studenti che seguono l’istruzione parentale la valutazione annulae viene necessariamente effettuata tramite esame

Uno degli obblighi del dirigente scolastico è quello di comunicare al Comune la comunicazione di scelta di istruzione parentale.
Riportiamo la comunicazione del MIUR al riguardo. 

Torna il giuramento per i docenti, abrogato nel 1981 grazie a Sandro Galli

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Un altro fronte di scontro o almeno di dissenso si sta aprendo fra Governo e sindacati.
Questa volta oggetto del contendere è il disegno di legge 1122 che prevede l’attribuzione di numerose deleghe al Governo in materia di riforma del Pubblico Impiego.
Già nei giorni scorsi la Flc-Cgil aveva preso  netta posizione criticando tutto l’impianto del provvedimento e rimarcando in particolare quella che viene considerata una vera e propria incongruenza, e cioè il ripristino dell’obbligo di giuramento da parte dei dipendenti pubblici e quindi anche dei docenti.
Ed è proprio su questo punto che interviene ora anche l’Unicobas che coglie l’occasione per proporre una ricostruzione delle vicende che portarono, quasi 40 anni addietro, all’abrogazione dell’obbligo di giuramento.

La storia di Sandro Galli

“Obbligo che – ricorda il segretario nazionale Stefano d’Errico – era stato eliminato nel 1981 grazie a Sandro Galli (l’insegnante anarchico che fece da solo per la scuola più di quanto abbiano mai osato immaginare partiti, sindacati, ‘costituzionalisti’ e movimenti), a Sandro Pertini, Renato Zangheri [sindaco bolognese del PCI, ndr] e i radicali”.
La legge, aggiunge ancora d’Errico, venne approvata per
garantire che i comportamenti professionali dei docenti siano conformi a una corretta interpretazione delle norme che regolano l’esercizio della libertà di insegnamento, nel rispetto della Costituzione e degli ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato nonché nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni”.
“L’impegno contro il giuramento –
scrive ora d’Errico – ha inizio nel 1975, quando Galli rigetta per la prima volta l’obbligo. Il risultato è che l’anno successivo perde la cattedra di applicazioni tecniche alla quale aveva diritto e, “decaduto”, torna ad essere disoccupato. Può riprendere l’insegnamento solo nel 1977, inizialmente come precario, quindi viene assunto ‘ope legis’: ma gli si ripresenta la richiesta pressante di giurare e la declina di nuovo.  Il 12 maggio 1980 comincia un memorabile sciopero della fame. Trascorso circa un mese e mezzo di vera astinenza dal cibo, a causa di ripetuti collassi che lo espongono a pericolo di morte, viene ricoverato d’urgenza, ma anche in ospedale non sospende la lotta. Un po’ di the e qualche nutrimento minimale per qualche giorno onde riattivare le difese immunitarie, e dal 10 Luglio riprende uno sciopero della fame estremo, assumendo solo acqua e zuccheri. A metà Agosto ha perso quasi venti chili. Le pesanti conseguenze sul suo corpo continueranno purtroppo a farsi sempre sentire negli anni successivi, ma alla fine Sandro Galli vincerà, facendo abrogare l’obbligo nefasto che faceva degli insegnanti dei parasubordinati”.

La legge 116 del 30.03.1981

Alla fine le buone ragioni di Galli vennero riconosciute: la legge 116 del 30 Marzo 1981, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.° 95 del 6 aprile 1981, abrogò il giuramento.
Nel concludere il suo racconto, Stefano d’Errico non riesce a trattenere la commozione: “Sandro Galli ha ricevuto di persona dall’Unicobas, appena dopo la fondazione del sindacato (avvenuta il 24.5.1990), la tessera n.° 0, honoris causa e ci ha lasciati il 14 ottobre 2018. La sua perdita mi ha molto rattristato. Per questo preferisco evitare di parlare direttamente di Sandro”.

Tfa sostegno, la nota ufficiale del Miur con chiarimenti

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Il 15 e 16 aprile si svolgeranno i test preliminari per accedere ai corsi di specializzazione sul sostegno. Tali test si svolgeranno secondo il seguente calendario:

  • per la scuola dell’infanzia in data 15 aprile 2019, mattina;
  • per la scuola primaria in data 15 aprile 2019, pomeriggio;
  • per la scuola secondaria di primo grado in data 16 aprile 2019, mattina;
  • per la scuola secondaria di secondo grado in data 16 aprile 2019.

Il Miur ha pubblicato una nota, la n.1912, lo scorso 10 aprile in cui ha dato dei chiarimenti in merito al bando di concorso.

NOTA DEL MIUR

Esonero dalle prove preselettive

I candidati con disabilità grave sono esonerati dalla prova preselettiva e sono ammessi in soprannumero alla prova scritta. Nella graduatoria finale alla preselettiva (non svolta dai candidati con disabilità grave) sarà assegnato il massimo del punteggio.

Annualità di servizio e compatibilità con altri corsi

Le tre annualità di servizio possono essere state svolte anche su gradi diversi. La frequenza del corso di specializzazione per il sostegno è comunque incompatibile con qualsiasi altro corso che dia diritto all’acquisizione di CFU nello stesso anno accademico.

ITP

Per poter partecipare al TFA sostegno il titolo di accesso è il diploma indicato come idoneo per classi indicate nella tabella B del DPR 19/2016 e successive modifiche. Questo è valido fino al 2024/25.

Nel caso in cui sorgessero dei dubbi sulla validità di un requisito di ammissione, il Miur consiglia di ammettere comunque l’aspirante allo svolgimento del test preselettivo. Ovviamente i requisiti devono essere sempre soggetti ad una verifica.

Ammissione in sovrannumero

Si possono verificare tre circostanze nelle quali i candidati potranno essere ammessi in sovrannumero.

La prima tipologia è costituita da coloro che hanno sospeso il percorso ovvero, pur in posizione utile, non siano iscritti al percorso.

La seconda tipologia è costituita da quelli che sono risultati vincitori di più procedure e hanno esercitato le relative opzioni.

Nella terza, ultima, circostanza, ci sono quelli che sono risultati inseriti nelle rispettive graduatorie di merito, ma non posizione utile.

Assenze consentite

Infine l’ultimo chiarimento riguarda le eventuali assenze si rendessero necessarie durante la frequenza del corso. Si trova nell’art.3 comma 4 del D.M. dell’8 febbraio 2019, n. 92, alla parte in cui viene risposto che

• le assenze sono accettate nella percentuale del 20% di ciascun insegnamento. Il monte ore relativo sarà recuperato tramite attività, predisposte dal titolare dell’insegnamento;

• per il tirocinio e i laboratori vige l’obbligo integrale di frequenza delle attività previste, senza riduzioni né recuperi.

Tfa sostegno 2019: il test preliminare

Il test preliminare è costituito da 60 quesiti formulati con cinque opzioni di risposta, fra le quali il candidato ne deve individuare una soltanto.

Almeno 20 dei predetti quesiti sono volti a verificare le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. La risposta corretta a ogni domanda vale 0,5 punti, la mancata risposta o la risposta errata vale 0 (zero) punti. Il test ha la durata di due ore.

Solo il test preselettivo ha una data già definita a livello nazionale, diviso per ordine e grado di scuola. L’altro test scritto e quello orale è deciso dalla singola università.

Tfa sostegno 2019, la prova scritta e la prova orale

La prova scritta, suddivisa per ordine e grado di scuola, ha per oggetto una o più tematiche tra quelle previste per il test preliminare di cui all’allegato C, art. 2 del DM 30 settembre 2011

La prova orale, invece, verte sui contenuti della prova scritta e su questioni motivazionali.

Tfa sostegno 2019: cosa studiare per le prove d’accesso?

Le prove di accesso sono definite dal decreto 30 settembre 2011, tutt’ora e pienamente vigente. Nello specifico parliamo dell’allegato C.

Specializzazioni Sostegno


Pubblicato il decreto con le nuove date relative alle prove per l’accesso ai corsi di specializzazione sul sostegno. Lo slittamento è stato richiesto, in data 26 febbraio, dalla Conferenza dei Rettori (CRUI) al fine di consentire agli atenei una più efficace organizzazione delle prove. Le prove si svolgeranno il 15 aprile (di mattina per la Scuola dell’infanzia e di pomeriggio per la Scuola primaria) e il 16 aprile (di mattina per la Scuola Secondaria di I grado e di pomeriggio per la Scuola secondaria di II grado).

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha firmato il decreto di distribuzione alle Università dei 14.224 posti disponibili per l’anno accademico 2018/2019 per le specializzazioni sul sostegno. Il decreto individua anche le date delle prove di accesso ai corsi.

“In tre anni – ricorda Bussetti – specializzeremo 40.000 nuovi insegnanti sul sostegno per garantire un servizio migliore ai nostri studenti. Partiamo con questi primi 14mila posti e proseguiremo, nei prossimi due anni, con una precisa programmazione che mette al centro il bene della scuola e degli studenti con disabilità. Era un impegno che avevo preso fin dai primi mesi del mio mandato e che stiamo concretizzando rapidamente. Il sostegno è un problema annoso, lo stiamo affrontando con serietà e con una visione di lungo periodo”.

FAQ Esame di Stato

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca

FAQ Esame di Stato della Scuola secondaria di secondo grado

Anno scolastico 2018-19

L’ESAME  

Come mai è cambiato l’Esame?
Le nuove regole non nascono all’improvviso, ma sono contenute nel decreto legislativo 62 del 2017 che viene applicato da quest’anno per l’Esame di Stato del secondo ciclo. Per questo il Ministero ha avviato da novembre una attività di accompagnamento delle scuole verso il nuovo Esame con lo scopo di garantire supporto a docenti, dirigenti e studenti. È parte integrante di queste attività anche la pubblicazione di esempi di prove sul sito del MIUR che avverrà tra febbraio e aprile.

Come cambia l’attribuzione dei crediti per il triennio e come verranno ripartiti i punteggi tra le prove? 
Il credito massimo attribuibile a ciascuno studente per il percorso di studi è pari a 40 punti, distribuito tra terza classe (massimo 12 punti), quarta classe (massimo 13) e quinta classe (massimo 15). Gli studenti che affronteranno quest’anno l’Esame di Stato hanno già ottenuto la conversione dei “vecchi” crediti, ottenuti in terza e in quarta, con la nuova tabella, in modo da poter arrivare al calcolo complessivo in quarantesimi. In precedenza i punti per il percorso scolastico erano al massimo 25. Alle prove sono assegnati 20 punti ciascuna.

Le prove INVALSI influiscono sul voto finale dell’Esame?
No, le prove predisposte dall’INVALSI non influiscono sul voto finale dell’Esame. Servono però per valutare l’efficacia e l’efficienza del sistema scolastico, misurando, attraverso quesiti mirati, le competenze degli studenti in Italiano, Matematica e Inglese.

LE PROVE SCRITTE

Sei ore saranno sufficienti per la seconda prova?
Le ore assegnate saranno sufficienti: i livelli di difficoltà delle tracce saranno commisurati al tempo che sarà reso disponibile. Occorre poi ricordare che per alcuni indirizzi dell’Istruzione tecnica e professionale e per i Licei artistici, musicali e coreutici, la durata sarà superiore alle sei ore, in ragione degli obiettivi specifici  di tali indirizzi.

Per la seconda prova del Liceo classico si dovranno portare tutti e due i dizionari?
I dizionari vanno portati entrambi: uno servirà per la traduzione, l’altro per l’analisi e il commento del secondo testo.

Seconda prova del Liceo scientifico: che peso avranno Matematica e Fisica?
Avranno un peso proporzionale al numero delle ore di lezione. La prova sarà molto equilibrata.I problemi e i quesiti che saranno proposti avranno una strettissima correlazione con i nuclei fondanti e con gli obiettivi specifici del Liceo scientifico. Le possibilità di scelta che saranno date rispetto ai problemi e ai quesiti consentiranno al candidato di poter valorizzare adeguatamente la sua preparazione.

Seconda prova del Liceo linguistico: quali lingue saranno oggetto della prova scritta e con che livello di difficoltà?
Le lingue oggetto della prova saranno la prima e la terza lingua caratterizzanti il percorso di studi. Il livello di difficoltà delle prove sarà commisurato ai Quadri di riferimento europeo (QCER). In particolare, per la prima lingua si prevede l’accertamento del livello B2 del QCER. Mentre per la terza lingua è previsto l’accertamento del livello B1.

L’ORALE

Chi preparerà le buste per la prova orale?
Sarà la Commissione stessa a predisporle, in un’apposita sessione di lavoro. Nelle buste vi saranno materiali utili per poter avviare il colloquio. La scelta dei materiali (testi, documenti, progetti, problemi) sarà effettuata tenendo conto della specificità dell’indirizzo e del percorso effettivamente svolto nella classe secondo le indicazioni fornite dal Consiglio di Classe nel documento che sarà predisposto entro il 15 maggio, proprio in vista dell’Esame di Stato.

Fornirete esempi di come si svolgerà l’orale?
Il Ministero predisporrà esempi significativi delle tipologie di materiali simili a quelli che potrebbero essere proposti all’orale dalle singole commissioni che dovranno tenere conto dello specifico percorso della classe.

Come funziona il meccanismo delle buste?
Ogni commissione preparerà un numero di buste pari al numero dei candidati, più due. Ad esempio per una classe di 20 studenti, le buste saranno 22. Ciascuno studente potrà dunque sempre scegliere tra un terna di buste. Dal primo all’ultimo candidato. Saranno così garantite trasparenza e pari opportunità a tutti.

Cosa troveranno gli studenti nelle buste?
Ci saranno materiali che forniranno uno spunto per l’avvio del colloquio. Un testo poetico o in prosa, un quadro, una fotografia, un’immagine tratta da libri, un articolo di giornale, una tabella con dei dati da commentare, un grafico, uno spunto progettuale, una situazione problematica da affrontare: sono tutti esempi che di ciò che le commissioni potranno scegliere per introdurre un percorso integrato e trasversale che permetta di affrontare lo specifico contenuto delle discipline.

In che modo l’Alternanza Scuola-Lavoro rientra nell’orale?
Il candidato all’orale potrà illustrare l’esperienza svolta nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento tramite una relazione e/o un elaborato multimediale.

Che cosa potrà essere chiesto per Cittadinanza e Costituzione?
L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione è basato sullo svolgimento di attività (percorsi, progetti, etc.) finalizzate a sviluppare le competenze di cittadinanza in diversi ambiti, come, a puro titolo di esempio, educazione alla legalità, alla cittadinanza attiva, etc. Tutti i Consigli di Classe, nell’ambito del documento del 15 maggio che raccoglie quanto svolto dalla classe, evidenzieranno e descriveranno tali percorsi, che saranno poi oggetto di una sezione specifica del colloquio.

GLI ESEMPI DELLE PROVE

Le tracce delle ‘simulazioni’ saranno inviate in simultanea a tutte le scuole?
Gli esempi di prova saranno pubblicati in un’apposita sezione del sito del MIUR dedicata agli Esami di Stato a partire dalle ore 8.30 dei giorni indicati in calendario. Saranno perciò utilizzabili dalle scuole a partire da tale ora.

Se non sono a scuola il giorno in cui il Ministero pubblica gli esempi di prova per le ‘simulazioni’ o se la mia classe è in visita d’istruzione, che succede?
Le  scuole potranno usare gli esempi di prova in qualsiasi momento, anche nei giorni successivi. In ogni caso il MIUR ha organizzato più ‘simulazioni’: due per italiano, due per la seconda prova. I materiali potranno poi essere utilizzati da ciascuno studente come base utile per potersi rendere conto della struttura e della tipologia delle prove d’Esame.

Ci saranno ‘simulazioni’ per tutti i corsi di studio?
Il Ministero pubblicherà esempi di prova per la quasi totalità degli indirizzi di studio. Per quelli con una diffusione molto limitata sul territorio nazionale o per percorsi sperimentali ci sarà un’interlocuzione diretta con le scuole.