International Philosophy Olympiad

Si è conclusa domenica a Roma l’International Philosophy Olympiad (IPO), la XXVII edizione delle Olimpiadi Internazionali di Filosofia. Studenti delle Scuole secondarie superiori di cinquanta Paesi tra Europa (Italia compresa), Asia e America si sono dati appuntamento a Roma dal 16 al 19 maggio, accompagnati dai loro docenti, per cimentarsi nella competizione culturale patrocinata dall’International Federation of Philosophical Societies (FISP) e dall’UNESCO.

La prova proposta ai ragazzi consisteva nella redazione di un saggio, basandosi su brani e problemi filosofici. La premiazione dei vincitori si è svolta domenica, presso il Dipartimento per le politiche del personale dell’Amministrazione civile e per le risorse strumentali e finanziarie del Ministero dell’Interno, in Via Veientana 386. Fra le 33 menzioni assegnate, quattro sono andate a studenti italiani:

Agnese Galeazzi, Liceo Scientifico “Guglielmo Marconi”, Pesaro.
Melania EL Khayat, IIS “Raffaele Casimiri”, Gualdo Tadino (PG).
Giulia Franchi, Liceo Scientifico “Michelangelo Grigoletti”, Pordenone.
Massino Bertolotti, Liceo Scientifico “Melchiorre Gioia”, Piacenza.
L’evento è stato organizzato dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici del MIUR, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Roma Capitale, la Società Filosofica Italiana, l’Università Roma Tre, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, l’International Federation of Philosophical Societies, Rai Cultura, il Liceo classico “M. Cutelli”, l’Associazione Philolympia, Inschibboleth.

Gli studenti premiati

Medaglia d’oro

Viktor Mršiç, Croazia.
Ksena Korotenko, Russia.
Medaglia d’argento

Yanying Lin, Cina.
Manya Bansal, India.
Bendik Sparre Hovet, Norvegia.
Kenneth Martin, Slovacchia.
Medaglia di bronzo

Noam Furman, Israele.
Rei Yatsuhashi, Giappone.
Tuomas Ville Santeri Ansio, Finlandia.
Duarte Lourenço Marcos Correia Amaro, Portogallo.
Marija Brašanac, Serbia.
Tomaž Žgeč, Slovenia.
Mehmet Tüfek, Turchia.

Presidio di solidarietà

Rosa Maria deve tornare a scuola. Presidio di solidarietà.

Bologna, martedì 21 maggio dalle ore 15:00 alle 18:30 
Ufficio scolastico provinciale, Via de’ Castagnoli 1

Rosa Maria deve tornare immediatamente a scuola
Presidio di solidarietà martedì 21 a partire dalle ore 15 USP Bologna, Via De’ Castagnoli 1

Siamo lavoratrici e lavoratori della scuola e vogliamo che ritorni immediatamente in classe Rosa Maria Dell’Aria, la nostra collega palermitana colpita da un odioso e intollerabile provvedimento repressivo (sospensione dal lavoro di 15 giorni e interruzione dello stipendio) per aver svolto il suo ruolo didattico, consentendo ai propri studenti di svolgere, senza alcuna censura, una ricerca storica sulle ignobili leggi razziali mussoliniane del 1938, che prevedeva anche alcuni comprensibilissimi richiami al nostro presente. 
Quello che le è successo ci riguarda tutte e tutti, come cittadini prima ancora che come docenti, perché mette in discussione la libertà di opinione e la libertà di insegnamento, pilastri del dettato costituzionale. Per questa ragione vogliamo portare il dissenso del mondo della scuola davanti all’ufficio scolastico provinciale di Bologna, per chiedere la sospensione immediata del provvedimento e per rivendicare la libertà di pensiero, di parola e d’insegnamento. Se la scuola non è più in grado di costruire cittadine e cittadini liberi e pensanti può essere il segno anche di una possibile deriva autoritaria… 
Per questo vorremmo che martedì prossimo fossimo in tante/i davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale di Bologna, in via De’ Castagnoli 1, a partire dalle ore 15. 

Invitiamo a partecipare anche le studentesse e gli studenti, i genitori, le cittadine ed i cittadini, le associazioni e le organizzazioni sindacali. 
Proprio perché la nostra protesta si fonda sulla libertà di espressione e di pensiero, invitiamo tutte e tutti a portare un cartellone, uno striscione e quant’altro per esprimere le nostre libere idee.

Lettera sulla Storia e la Geografia

Aderendo convintamente all’appello in difesa della Storia , mi sembra doveroso far notare che negli ultimi anni (complice la “riforma “Gelmini”) ci siamo bruciati la sua “sorella gemella” , e cioè la Geografia, nell’ indifferenza generale della Politica ed di buona parte della Cultura italiana.

Geografia e Storia hanno molto in comune , come ci ha insegnato la grande scuola francese de Les Annales dei grandi Bloch,Febvre, Pirenne e Braudel .

Così come la storia non si riduce ad un elenco di date , altrettanto la Geografia, insegnata oggi, non si riduce ad un elenco di nomi o di numeri.

Per comprendere la prima  ci si deve rendere conto di come eventi, circostanze e idee abbiano prodotto certi risultati.  Altrettanto accade per comprendere i cambiamenti nello spazio.

Purtroppo la Politica  e buona parte dell’Intelligencija italiana non  sono per nulla consapevoli di questo secondo aspetto .

Considerata la vicinanza culturale e metodologica  delle due discipline,  mi auguro che i sostenitori della Storia si uniscano a chi da anni vorrebbe ripristinare l’insegnamento della Geografia, quanto meno ai livelli pre-Gelmini  , affidandola ,peraltro, a docenti specialisti. 

Arretrato e poco lungimirante quello Stato che impedisce ai suoi giovani di conoscere non solo il passato ma anche il presente e lo spazio, locale e globale,  in cui vivono !

Prof. Riccardo Canesi   (Coordinamento Nazionale SOS Geografia)

Mettere in campo la solidarietà

Mettere in campo la solidarietà

di Mario Coviello

Nelle scuole di Oppido Lucano,Vietri di Potenza e nel Liceo classico di Potenza continua il viaggio del docu-film Unicef “SottoPelle” di Giuseppe Russo

In Italia vivono da tempo tanti uomini e tante donne, molti bimbi e anziani che hanno il colore della pelle diverso dal nostro. Vengono dal Marocco, dal Mali, dalla Nigeria, e ancora dal Pakistan, dall’Iran. Molti sono in Italia da tempo. Si sforzano di vivere da noi, con noi, con la dignità delle persone povere, ma ricche di valori umani. Dobbiamo solo avere il coraggio di guardarle negli occhi, trovare il tempo di ascoltare le loro storie. Sono scappati dalla guerra, dalla fame, dalla violenza perché sperano in un presente e in un futuro giusto, dignitoso, in pace. Il loro corpo è segnato dalle sofferenze, dalle torture subite durante il viaggio nel deserto, nelle carceri in Libia, durante la traversata del Mediterraneo, in barconi stracolmi.
Il Comitato Provinciale Unicef di Potenza, dal mese di gennaio, accompagna nelle scuole della provincia di Potenza e non solo la proiezione di “ SottoPelle” il docu-film di Giuseppe Russo. SottoPelle fa parlare Makan, Bintou, Mamadou, Queen,Miracle, Junior, ragazzi, uomini e donne che ti guardano dallo schermo negli occhi e ti svelano la loro anima,i loro sogni.
E quando, come è avvenuto anche questa settimana con i ragazzi e le ragazze delle scuole di Oppido Lucano e Vietri di Potenza, quando si riaccendono le luci,e nei loro occhi scopri la commozione, sono consapevole di aver raggiunto l’obiettivo: ho fatto crescere in quei giovani una nuova consapevolezza.
A Oppido Lucano il dirigente scolastico Gerardino Sessa ci ha accolto con calore e i docenti e gli alunni ha mostrato sensibilità partecipazione e generosità. Con me Caterina Traficante e i suoi ragazzi Makan e Bakoo , minori stranieri non accompagnati che l’Associazione ARCI accoglie e guida a Rionero.
Dopo la proiezione i due giovani hanno risposto alle domande dei ragazzi e delle ragazze: “Ti piace stare in Italia?”, Qual è stata la tua paura più grande ?”,E adesso cosa fai “ E soprattutto tutti hanno voluto stare vicino a loro per la foto di gruppo con la bandiera dell’Unicef, sorridendo hanno “battuto il cinque”,prima di tornare in classe.

Anche con gli alunni della scuola media di Vietri di Potenza, grazie al dirigente scolastico Vincenzo Vasti e alla professoressa Maria Teresa Mastroberti, e nel Liceo Classico di Potenza, sempre durante la settimana appena trascorsa, “ Sottopelle” ha avuto un pubblico attento e partecipe.
Quando ci sono di mezzo i bambini, gli innocenti, quelli che eravamo noi, i tanti pezzetti di noi sparsi all’intorno, ebbene, c’è poco da voltarsi dall’altra parte, ancor meno da rifugiarsi nelle leggi e nelle prescrizioni, per far si che la coscienza rimanga al calduccio più accogliente. I bimbi non hanno colpe, non sanno neppure cosa significhi inadempienza, insolvenza, precarietà e impossibilità. L’Unicef di Basilicata, nel suo piccolo, ha deciso di intercedere, per dirla alla Cardinal Martini, di fare un passo non solo avanti, ma addirittura in mezzo, là, dove la tempesta infuria. Per suggerire un no deciso al razzismo, alla paura.

E’ urgente, soprattutto oggi, in questi giorni, in Italia, nel Sud,prendere posizione, mettersi in mezzo, di traverso letteralmente, quando il virtuale annienta il reale, le frasi fatte e coniate a più riprese su come la paura sia soltanto un surrogato da seppellire nella sfrontatezza della sfida. Come ha detto qualcuno: le paure indicano che possiamo perderci, che c’è un labirinto, che ci sono mostri; molte volte però i mostri sono dentro di noi e siamo noi a renderli tali. Quando sono i bambini, le persone che soffrono che ci chiedono aiuto proprio perché soffrono, c’è poco da disegnare slogan a pochi denari. Piuttosto c’è da mettere in campo la solidarietà costruttiva, quella edificata attraverso il sudore della fatica, le emozioni del cuore, indipendentemente dai rumori della pancia.

Sinopoli: Bussetti faccia revocare subito la sospensione alla professoressa Dell’Aria

Roma, 19 maggio – ‘E’ lodevole l’intento del ministro Bussetti di incontrare Rosa Maria Dell’Aria, la professoressa palermitana colpevole di aver garantito l’espressione del libero pensiero dei propri studenti e per questo ingiustamente sanzionata, ma la priorità deve essere il ritiro immediato dell’ingiusta sospensione’. E’ quanto dichiara Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
‘Se la scuola deve costruire coscienze critiche come ritiene il ministro e di questo anche noi siamo pienamente convinti, la professoressa Dell’Aria ha fatto al meglio il suo lavoro e la sua sospensione ci risulta ancor più inaccettabile. Si attivi subito il ministro, conclude Sinopoli, e chieda scusa a nome dello Stato italiano, a chiamarlo in causa sono tanti cittadini di questo Paese che si stanno mobilitando per Rosa Maria e per difendere la scuola della Costituzione’.

Sui fatti di Palermo

I fatti di Palermo costituiscono una minaccia alla libertà dei cittadini e un attentato gravissimo ai diritti sanciti dalla Costituzione: la libertà di opinione e la libertà di insegnamento. Una insegnante è stata esclusa per quindici giorni dall’insegnamento e da parte dello stipendio (ridotto alla metà) per non aver vigilato su un video dei suoi alunni che accosta il decreto salviniano sulla sicurezza alle leggi razziali del 1938 (cosa peraltro pensata da almeno un terzo degli italiani).

Il fatto è di una gravità inaudita. Chi riteneva i gesti di intolleranza del nostro ministro degli interni delle innocue pagliacciate deve ripensarci. Questo atto di forza vuole intimidire non solo una categoria (gli insegnanti) ma tutti i cittadini. E che si sia partiti dai docenti non è casuale: sono loro che devono insegnare il rispetto dei diritti, la democrazia, la tolleranza, i principi della Costituzione antifascista. La scuola da sempre è un terreno di resistenza. Per questo è stata colpita per prima.

Questa prova di forza è solo un inizio, un ballon d’essai per vedere quanto avanti ci si può spingere sin da oggi nella fascistizzazione dello stato. Per questo esige una risposta pronta e decisa. Già gli insegnanti e gli studenti di Palermo, che sono subito scesi in sciopero, hanno reagito con decisione.

Nessuno sottovaluti quanto è successo. Di qui in avanti nessuno è più sicuro e, come è successo alla insegnante di Palermo, chiunque può trovarsi la Digos in casa o in classe. Si sta procedendo alacremente verso uno stato di polizia, e bisogna resistere, resistere subito con gli strumenti della democrazia ma con il massimo di determinazione.

Romano Luperini

Ford e la scuola italiana

Ford e la scuola italiana

di Maurizio Tiriticco

Negli Stati Uniti, nel lontano 1899 l’ingegnere Henry Ford entrò come ingegnare capo nella Detroit Automobile Company. Tre anni dopo, in seguito all’esperienza fatta in materia di organizzazione del lavoro, fondò la Ford, in cui introdusse un nuovo e rivoluzionario sistema di lavoro: la catena di montaggio. L’esperienza fu molto efficace, ma ovviamente più per il datore di lavoro che per gli operai. E in questa scelta ebbe il sostegno di un valido ingegnere, Frederick Winslow Taylor, proprio l’ideatore e l’organizzatore della catena di montaggio! Una fortuna per l’imprenditore: ma un disastro per gli operai. Contro questa meccanizzazione del lavoro umano si oppose uno psicologo di Harvard, Elton Mayo. Aveva compreso che il “fattore umano” è altrettanto importante nei processi produttivi, e che non può e non deve essere considerato alla stregua di una macchina. Nacque così il movimento delle “Human relations”. In altri termini, l’attenzione alle concrete condizioni con cui si effettuano le lavorazioni di ciascun operaio fa sì che questi lavorino meglio e che la stessa produttività si innalzi.
Ma questa “scoperta” – se vogliamo chiamarla così – che ha rivoluzionato quasi ovunque il mondo della produzione industriale, sembra che non abbia minimamente toccato l’organizzazione del nostro sistema scolastico. E non è un caso che un recente documento dei presidi esordisca proprio riferendosi ah Henry Ford. Eccolo testualmente.
“Il fordismo non si addice ai presidi”.I dirigenti scolastici dell’ANDiS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), Sezione Provinciale di Avellino, riunitisi il 17 maggio 2019 per un’ulteriore e approfondita analisi del DDL S.920-B, che prevede la rilevazione della presenza dei Dirigenti Scolastici e del personale ATA (amministrativi, tecnici, collaboratori scolastici) con sistemi di verifica biometrica e di videosorveglianza, Ribadiscono che le misure non siano assolutamente necessarie: i Dirigenti Scolastici sono già sottoposti ad un controllo esterno sia da parte dei NEV, Nuclei di Valutazione Esterna, sia da parte del Direttore Generale Regionale, sia da parte dell’INVALSI, attraverso le rilevazioni nazionali, controlli peraltro funzionali al miglioramento dell’azione dirigenziale e quindi di tutto il servizio istruzione; Che le misure previste sono eccessivamente e inutilmente dispendiose per i cittadini, considerato il numero dei punti di erogazione del servizio. La prospettiva dicotomica che si sta disegnando: i dirigenti rispondono dei risultati e degli obiettivi raggiunti fissati a livello nazionale dal MIUR, a livello regionale dal Direttore Generale e a livello di singola scuola sulla base del Rapporto di Auto Valutazione, organizzando la loro azione autonomamente, o rispondono del rispetto dell’antiquato, burocratico orario d’ufficio. I Dirigenti Scolastici di Avellino si appellano al buon senso dei senatori perché respingano questo disegno di legge e non escludono di farsi promotori di una sottoscrizione di firme per chiedere le dimissioni del Ministro Bussetti, che durante l’iter legislativo non ha efficacemente rappresentato le ragioni dei dirigenti scolastici e della scuola italiana”.
In effetti, le misure proposte dal Miur, in ordine a verifica biometriche e accessori vari, sono in realtà del tutto arretrate in ordine alle finalità e agli obiettivi che oggi un sistema di istruzione – e non solo, ma anche di formazione e di educazione – di un Paese avanzato, come l‘Italia è – o dovrebbe essere – si deve proporre. Non si può ridurre una scuola ad un insieme di regole avanzate sotto il profilo tecnologico, ma estremamente arretrate rispetto alle finalità proposte. Proprio perché, invece, la scuola oggi esige spazi di attività creativi e motivanti, e non solo per gli studenti. Sono anni che dico e scrivo che una scuola le cui funzioni e tempi sono scandite dalle tre C di sempre, la Campanella, la Cattedra e la Classe d’età, non riuscirà mai a coinvolgere gli studenti, e neppure gli insegnanti. E non riuscirà mai a far conseguire ai suoi fruitori quelle competenze di cittadinanza attiva di cui all’ultima “Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea”: quella del 22 maggio 2018, relativa, appunto, alle competenze chiave per l’apprendimento permanente. Che oggi costituisce la finalità prima di un sistema di istruzione: insegnare ad imparare! E che riguarda tutti gli studenti dell’Unione Europea!
Tempi eguali per tutti, studenti ed alunni, livellano attività di ricerca e avviliscono ogni iniziativa creativa. Gruppi di alunni organizzati solo in ordine alla classe d’età penalizza i cosiddetti migliori ed umilia i cosiddetti peggiori. La cattedra sottolinea ed esalta un sapere che deve essere erogato. E finisce sempre – tranne rare eccezioni – con il favorire proprio la lezione cattedratica. Insomma, il nostro è un modello scolastico che il Regno d’Italia, dopo l’Unità ha ereditato dalle scuole gesuitiche! Un modello forse necessario quando occorreva “fare gi Italiani”, ma inadeguato alle esigenze molteplici, ricche, vivaci dei giovani d’oggi.
Quindi nelle nostre scuole meno taylorismo e fordismo e più relazioni umane! Per di più in un Italia in cui oggi è necessario misurarsi con pericolose suggestioni sovraniste, che vanno aggredite e sconfitte solo con la promozione di saperi sempre più avanzati e condivisi.