Situazioni delle scienze e missione della scuola 1

Situazioni delle scienze e missione della scuola. Puntata n.1     

di Gabriele Boselli

Elaborazione di un proprio intervento al Seminario 080619 presso UCSC, sede di Piacenza, su fenomenologia e politica

Nonostante l’altissimo numero di ricercatori, la massa dei finanziamenti e la potenza di elaborazione dell’ A.I. in ogni area del sapere, è ormai quasi un secolo che non avvengono sviluppi cardinali delle scienze di base, sia quelle dello spirito che quelle del mondo fisico, paragonabili a quella di altre stagioni della storia, ultima quella dei primi trent’anni del secolo scorso. Vedrò in questa puntata e in quelle successive di far cenno ad alcune delle cause politiche, economiche, linguistiche, accademiche e istituzionali di inibizione del novum.

Il tutto nella convinzione –fortificata dal formidabile accumularsi nel nostro momento storico di nuclei pre-teoretici di alto potenziale – di poter presto assistere alla nascita di un paradigma veramente nuovo del conoscere.

Cent’anni di amministrazione

Sono un vecchio maestro di scuola elementare, allora “unico”, uno di quelli da cui i bambini si aspettavano pronta risposta a tutte le loro curiosità: “maestro, perché….?” Anche nelle fasi successive della vita professionale ho continuato a seguire le scienze del mondo fisico tramite riviste di alta divulgazione come “Le scienze” e molte riviste qualificate di scienze dello spirito, nella convinzione che ogni teoria sia falsa se scollegata dall’insieme delle altre e il vero –Hegel e Gentile docent- sia perseguibile solo nell’Intero. Da questa semi-secolare pratica di studio derivano le cose che sto per scrivere.

 Mi sembra che dopo le cardinali ideazioni avvenute nei primi trenta-quarant’anni del secolo scorso (es. la t. della relatività, la fisica quantistica, le basi teoriche dell’A.I. e la nascita della fenomenologia), nessun scenario teorico fondazionale veramente nuovo, con eccezione forse per la genomica, si sia  più sviluppato nel Novecento e in questo scorcio di terzo millennio. Né che qualche sviluppo della ricerca pura nelle scienze dello spirito come del mondo fisico ab­bia più consentito progressi teoretici  da considerare come una rivoluzione nella cono­scenza della specie. Altissimi invece quelli tecnologici, peraltro derivanti da processi ancora non del tutto teoricamente definiti e quindi controllabili nei loro effetti perversi (vedi Chernobyl e Fuskushima).

Vi è inoltre un forte ritardo della teoria nella comprensione dei suoi stessi applicativi e derivati tecnologici.

Non si sono manifestati nuovi Husserl, Einstein, Heisenberg, Sraffa, Keynes, Kafka, Dewey. Le scienze fisiche -anche quando come l’ A.I. e l’ ingegneria genetica (con la tecnologia CPSR) sarebbero suscettibili di innescare immense aperture  sul Novum- sono divenute in gran parte espressioni inte­ressate di ap­parati ove dominano istanze di ordine econo­mico, ove la pressante esigenza di un ritorno (con interessi) degli in­vestimenti effettuati costringe a sviluppare prevalentemente ricerche suscettibili di produrre comunque qualche risultato vendibile a breve/medio termine. Idem sul piano della teoria politica e delle scienze umane. Dalla Germania –ove non si studia più filosofia nell’istruzione superiore- al Brasile di Bolsonaro le scienze umane vengono considerate solo come inutile spreco di risorse. La nostra pedagogia vive ancora delle suggestioni dell’attivismo se non ancora della prima modernità oppure –sostituita “per scarso rendimento” dalle didattiche e dalle pratiche valutative derivate dalla cultura economicistica- è stata marginalizzata o ridotta all’inesistenza.

In tutti i domini scientifici –tranne alcune novità in biologia e nella fisica astronomica- sono stati invero ottant’anni di sviluppi tecnologici e pratici importantissimi ma sempre sul piano della pur innovativa amministrazione di sorgenti teoriche preesistenti, non della scoperta di nuove. Nel tempo del massimo successo delle scienze e di numero e prestigio dei loro funzionari più organici al sistema, le scienze di base -sia quelle umane che del mondo fisico- sono in crisi da stasi per eccesso di velocità, per inibizione della loro capacità di ricrearsi e dunque di rispondere a quel profondo desiderio di Novum autentico che è proprio della creatura (da participio futuro creaturus) umana.

Inibizione politica del Novum

In politica c’era un tempo “l’idea” e la convinzione che fosse l’idea a muovere la storia; non tutti, specie tra i dirigenti, vi credevano ma gran parte di chi “militava” in un partito era mosso da ideali. Tale estesa convinzione faceva sì che la storia, con il catalizzatore di una dialettica delle idee, si potesse evolvere e trasformare profondamente senza dissociarsi da ogni coscienza trascendentale.

Ora siamo in postdemocrazia e i poteri vecchi e nuovi che stanno sostituendo gli Stati nel mondo globalizzato non hanno interesse a lasciar produrre idee filosofiche, politiche, scientifiche e tecnologiche che pregiudicherebbero le loro basi. Senza cadere nel complottismo, penso che da un lato abbiamo poteri reali ma dissimulati e con struttura aziendale, dall’altro poteri proclamati ufficialmente, di fatto eterocontrollati e impotenti a fronteggiare la situazione di questo scorcio di storia italiana europea e mondiale: debolezza delle istituzioni e strapotenza dei gruoppi di potereprivato, cioè di gruppi di potere con capacità di curvare la democrazia e di decidere gli esiti delle elezioni, vedi nello scorso anno USA e Italia. Questo mi sembra sostanzialmente accadere, complessificato dalle contingenze della globalizzazione e dalla superfetazione di tecnologie controllate dal potere delle multinazionali, ieri principalmente proprietarie delle materie prime, oggi dell’informazione/formazione elettronica.

Assoluta peraltro la non democraticità delle nuove organizzazioni partitiche, caratterizzate dall’accentramento decisionale in un gruppo ristretto, da apparati di consenso a direzione societaria come quelli elettronici facilmente manipolabili, da organi disciplinari nominati e controllati dal vertice o tranquillamente sorpassati quando conviene.

Non c’è alcun interesse, per il Potere, a far detonare nuove idee; la sua comunicazione, andando fortissino, rende difficile il riconoscimento dei luoghi del passaggio. All’eventuale affermarsi di nuove idee il controllo degli esiti è sempre problematico e chi sta bene non cambia. La storia delle scienze e della democrazia procede tuttavia con alti e bassi da venticinque secoli; periodicamente vinte, periodicamente risorgono.

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Seguirà, nella puntata n.2 una disamina della questione della lingua unica della ricerca scientifica e delle “curvature” accademiche

Le coccinelle murgiane

L’ESPERIENZA DI UN’INNOVATIVA ASS. COOP. SCOL. PER LO SVILUPPO DEL TURISMO SOSTENIBILE IN UNA S.S. I GRADO DI SANTERAMO IN COLLE (BA)

di Carlo De Nitti


Concorso DSGA, partecipa solo il 33%, programma troppo vasto

da Orizzontescuola

di redazione

Il concorso a DSGA ha visto una partecipazione molto bassa alle prove preselettive: ha partecipato infatti solo il 33% degli iscritti al concorso.

I motivi sarebbero la difficoltà delle prove e l’ampiezza dei programmi.

In Friuli Venezia Giulia ad esempio, su 1.500 iscritti al concorso, ha partecipato solo il 40%. A rinunciare, secondo i sindacati, sono anche laureati in giurisprudenza, che trovano impossibile essere preparati su tutto.

Gli esiti delle prove saranno resi noti martedì 18 o mercoledì 19 giugno.


Innovare la didattica delle lingue, cambiano i descrittori del QCER

da Orizzontescuola

di redazione

L’I.I.S.S. Greppi ha pubblicato i materiali relativi agli interventi dei relatori del Seminario di formazione dal titolo “Innovare la didattica delle lingue con i nuovi descrittori del QCER”, che si è tenuto presso l’I.I.S.S. Greppi il 20 maggio 2019.

Il seminario, rivolto al personale docente delle scuole secondarie di I e II grado lombarde, è stato organizzato dall’I.I.S.S. Greppi, scuola polo per l’Internazionalizzazione in Provincia di Lecco, in collaborazione con l’Usr Lombardia.

Tra i temi discussi nel seminario: la mediazione linguistica, inserita anche in un percorso PCTO; i nuovi descrittori del Quadro Comune Europeo sul plurilinguismo e l’educazione interculturale per innovare la didattica della letteratura inglese; presentazione di alcune attività didattiche: l’intervista, il reportage e mostra fotografica nel proprio istituto, il riassunto, la traduzione e revisione di testi audiovisivi, l’esposizione orale, la conversazione con un madrelingua (tandem), la realizzazione di una guida turistica per un compagno madrelingua in un programma di interscambio, istruzioni per visitare i luoghi della propria città; l’applicazione dei nuovi descrittori relativi alla mediazione del testo letterario per scrivere testi creativi e analizzare e commentare testi in lingua straniera.

 1 QCER-INTERAZIONI ONLINE prof. Galimberti (1).pdf
 2 LINGUA FRANCESE prof.ssa Fanara (1).pdf
 2 LINGUA FRANCESE Exemples de médiation.pdf
 3 LINGUA INGLESE Clothes selection.pdf
 3 LINGUA INGLESE prof.ssa Martini.pdf
 4 LINGUA SPAGNOLA prof.ssa Bailini (1).pdf
 5 LINGUA TEDESCA prof.ssa Nuvoloni (1).pdf
 5 LINGUA TEDESCA Text A. Seghers, Zwei Denkmäler.pdf
 5 LINGUA TEDESCA Text H-J. Ortheil Die Erfindung.pdf

Educazione civica al posto della religione cattolica: bisogna modificare un trattato internazionale

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Fa molto discutere la proposta di un gruppo di parlamentari di sostituire l’insegnamento della religione cattolica con quello della educazione civica.
Lo Snadir, sindacato dei docenti di religione, ha già detto di essere nettamente contrario cercando di dimostrare l’utilità dell’insegnamento religioso.

Le motivazioni dei senatori

Posizione più che comprensibile così come risulta comprensibile la motivazione addotta dai senatori firmatari della mozione in cui si sottolinea che il Concordato fra Stato e Chiesa del 1984 ha avuto come conseguenza il fatto che “la religione cattolica è rimasta di fatto ‘religione di Stato’ nel sentire e soprattutto nei comportamenti della classe politica”.
“In molte scuole – osservano – il suo insegnamento è tuttora di fatto ‘obbligatorio’, per la casualità o la totale mancanza di alternative; lo stipendio dei suoi insegnanti è a carico dello Stato ed essi entrano nei ruoli della scuola senza concorso, con l’impegno a trovare loro un’altra collocazione nel caso in cui la Chiesa, che li designa, ritiri loro la sua legittimazione”.

Rivedere il Concordato

Ma quali concrete possibilità ci sono che la proposta venga esaminata?
La domanda è più che legittima, anche perché – è bene precisarlo – per sostituire la religione cattolica con l’educazione civica non basta un decreto del Ministro e neppure una legge “normale”.
Si tratta infatti di rivedere il Concordato Stato-Chiesa del 1984 che è un vero e proprio “trattato internazionale” espressamente previsto dall’articolo 7 della Costituzione.
Per rivedere il concordato non è necessaria una legge costituzionale ma il percorso è persino più difficile in quanto è indispensabile rivedere un trattato con uno “Stato straniero”: insomma, senza il l’accordo con la Santa Sede il concordato non si può cambiare e questo non è un vincolo di poco conto.
Ci pare che, almeno per il momento, sia molto difficile che la mozione venga presa in considerazione dal Governo: non dimentichiamo che vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini parla spesso con il rosario in mano affidandosi al “cuore immacolato di Maria” per la soluzione dei problemi del Paese.
A queste condizioni, parlare di revisione del Concordato ci pare davvero improponibile.

Ora di religione, una mozione per abolirla. Lo Snadir attacca: “Non è catechesi, ma formazione culturale”

da La Tecnica della Scuola

Di Fabrizio De Angelis

Al Senato è stata presentata una mozione da Riccardo Nencini e firmata da Emma Bonino (+Europa); Maurizio Buccarella (Gruppo Misto); Roberto Rampi (PD); Loredana De Petris (LEU); Carlo Martelli (Gruppo Misto); Tommaso Cerno (PD); Matteo Mantero (Movimento 5 Stelle), Saverio De Bonis (Gruppo misto) per chiedere al Governo di rivedere le procedure per la revisione del Concordato stipulato nel 1984 tra lo Stato italiano e il Vaticano, con conseguente abolizione dell’ora di religione cattolica.

I docenti sono pagati dallo Stato e supportati dalla Chiesa: i motivi dei senatori

Il testo della mozione riporta un preambolo in cui vengono riportati i motivi principali per intervenire sul Concordato: “la religione cattolica è rimasta di fatto ‘religione di Stato’ e il suo insegnamento in molte scuole è tuttora di fatto ‘obbligatorio’, per la casualità o la totale mancanza di alternative”.
Inoltre, “lo stipendio dei suoi insegnanti è a carico dello Stato ed essi entrano nei ruoli della scuola senza concorso, con l’impegno a trovare loro un’altra collocazione nel caso in cui la Chiesa, che li designa, ritiri loro la sua legittimazione”

Inoltre, secondo i senatori firmatari, “tutti questi privilegi contrastano con la crescente secolarizzazione della società italiana dove i cattolici praticanti sono circa il 30 per cento della popolazione, e scendono al di sotto di questa percentuale fra i giovani”

La risposta dello Snadir: “Solo stereotipi e superficialità”

Non si è fatta attendere la risposta dello Snadir, il sindacato degli insegnanti di religione. La presa di posizione di Orazio Ruscica, numero uno dell’organizzazione, in merito a tale proposta, evidenzia forse un contrasto fra lo stato laico e cattolico che è destinato a durare negli anni: “in risposta a tali insinuazioni, iniziamo col ricordare a chi ancora una volta affronta la questione dell’Irc in maniera superficiale e stereotipata, che le attività in ordine all’insegnamento della religione cattolica rappresentano nella scuola un momento puramente culturale e formativo” e che “non si tratta di un’ora di catechesi in contrasto con ‘la crescente secolarizzazione della società italiana’, né di un infimo tentativo di violazione del principio di laicità dello stato. Quello che l’ora di religione si propone di essere all’interno della scuola italiana è piuttosto uno spazio di formazione culturale indispensabile per cogliere aspetti fondamentali della vita e delle tradizioni del nostro Paese e della nostra società”.

Ruscica sottolinea anche che non si tratta di docenti che entrano nei ruoli della scuola senza concorso, “ma di insegnanti che hanno alle spalle un solido percorso di studio di livello universitario e post universitario, quindi formati, preparati e attenti alle vite e alle storie dei nostri studenti e attaccati a un’idea di scuola basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle pratiche di collaborazione, corresponsabilità, dialogo e rispetto reciproco”.

Quanto invece alla mancanza di alternative all’ora di religione, le motivazioni sono diverse, conclude lo Snadir: “mancanza di personale, carenza di fondi, poche (spesso pochissime) richieste. Spesso, inoltre, il motivo per cui non viene attivata l’attività alternativa è perché tra le scelte successive all’avvalersi oppure no dell’insegnamento della religione cattolica, rimane ancora oggi la possibilità di “uscire da scuola”.

Religione cattolica: si lavora alla stabilizzazione dei precari

Nel frattempo, a proposito di docenti di religione cattolica, è partito l’iter del progetto di legge n.1606 “Delega al Governo per la definizione di procedure volte alla stabilizzazione dei docenti precari di religione cattolica” a firma Frate-Angiola.

La proposta, come abbiamo scritto in precedenza, prevede l’indizione di un concorso riservato con la sola prova orale non selettiva per i docenti di religione cattolica con 36 mesi di servizio.

La graduatoria di questo concorso, che diventerà ad esaurimento, attribuirà un punteggio fino a un massimo di 100 punti, così suddivisi:

– 50 punti per il servizio prestato nell’insegnamento della religione cattolica,
– 20 punti ai titoli di studio,
– 30 punti riservati alla prova orale non selettiva, da svolgersi esclusivamente sui contenuti previsti dalla legge 186/2003.
L’organico dei posti è aumento in un triennio fino al 90% del totale dei posti complessivamente costituiti.
Lo scorrimento della graduatoria sarà effettuato sul 100% dei posti nel triennio 2019/2021; negli anni scolastici successivi, alla graduatoria ad esaurimento sarà attribuita una percentuale del 50%.

Anche i sindacati hanno posto l’attenzione sul precariato di religione e hanno deciso di chiedere il sostegno della Conferenza episcopale italiana.

Dirigenti scolastici: peggiorano le condizioni di lavoro, secondo la DiSAL

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Le condizioni lavorative dei dirigenti scolastici stanno peggiorando progressivamente: lo sostiene il presidente dell’associazione professionale Di.S.A.L. Ezio Delfino che scrive al ministro Bussetti facendo un sintetico elenco dei problemi sul tappeto.

Il tema principale riguarda il possibile annullamento della prova scritta del concorso per dirigenti scolastici che “darebbe il colpo di grazia alle difficili condizioni professionali già in atto a causa dell’enorme numero di reggenze”; ma c’è anche la recente trasformazione in legge del DDL ‘Concretezza’ che “introduce una forma insensata e mortificante di controllo della presenza in servizio dei dirigenti scolastici statali, senza tener conto della specificità del loro profilo”.

Senza poi trascurare la mancanza di immissioni in ruolo di docenti che “comporterà per il prossimo anno scolastico un aumento in modo esponenziale dei posti da assegnare con incarichi annuali, con l’aggravante di graduatorie tali da rendere impossibili fin dall’inizio di settembre nomine durature per tutto l’anno”.

E che dire dell’ “aumento esponenziale di adempimenti burocratici, specie per l’attuazione dei progetti finanziati con fondi PON” che rende ormai difficilissima gestione amministrativa delle scuole ?
L’ultima questione riguarda infine il fatto che “il permanere di gravi responsabilità sulla sicurezza degli edifici con compiti e forme indebite rispetto ai compiti della direzione scolastica ne snatura la funzione e ne aggrava i compiti”.

Le proposte della DISAL

Per ciascuno dei problemi evidenziati la Disal ha però una proposta per il Ministro, a partire dalla predisposizione di ogni misura possibile (amministrativa, legislativa e giudiziaria) nel caso in cui la sentenza del TAR Lazio attesa per il 3 luglio comprometta la prova scritta del concorso per dirigenti già svolta.
La Disal chiede anche un intervento diretto di Bussetti affinché “nella scrittura del Regolamento attuativo della legge Bongiorno, vengano esclusi i dirigenti scolastici dal previsto controllo di presenza in servizio” e che “in attesa dell’avvio di nuove assunzioni in ruolo, le procedure di nomine dei supplenti siano consentite in via straordinaria da subito come nomine annuali, per non dover assistere di nuovo al tristissimo spettacolo di decine di migliaia di caroselli sui posti di insegnamento dichiarati precari ad anno scolastico iniziato”.

Per quanto concerne le procedure legate alla gestione dei PON, la Disal chiede che si proceda al più presto ad una significativa semplificazione delle modalità di rendicontazione.
Infine viene chiesto al Ministro di “adoperarsi affinché in Parlamento sia ripreso, in materia di responsabilità dei dirigenti scolastici nella gestione della sicurezza degli edifici scolastici, il percorso di confronto avviato nella scorsa legislatura (in commissioni congiunte Lavoro e Istruzione) che aveva realizzato un’interessante ed equilibrata proposta di soluzione”.

Impronte digitali, rilevatori biometrici acquistati con fondi tolti alle scuole. Rusconi (Anp): soldi buttati

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

“Da un decreto concretezza, come hanno rilevato moltissimi dirigenti scolastici della nostra regione, ci saremmo aspettati misure concrete per rendere le scuole veramente sicure, funzionali ad una didattica motivante, alla pari con molti altri paesi europei”: l’Anp Lazio, attraverso il suo presidente regionale Mario Rusconi, esprime tutto il suo dissenso per l’approvazione definitiva in Senato della misura che dice addio al “cartellino” che registra l’entrata e l’uscita dal luogo di lavoro, per fare spazio al controllo biometrico, al riconoscimento delle impronte o la verifica dell’iride.

Costi decisamente alti

“Ciò che sembrava un paradosso si è compiuto e così – sostiene Rusconi – i dirigenti scolastici, data l’approvazione del decreto concretezza, ogni volta che entreranno o usciranno da uno dei plessi della scuola da loro diretta dovrebbero essere riconosciuti da un mini pc che ne rileverebbe le impronte digitali. Il costo che lo Stato dovrebbe sostenere per installare rilevatori biometrici nei 2.300 edifici scolastici del Lazio, ad esempio, sarebbe di decine di migliaia di euro sottratti alla manutenzione delle scuole della nostra regione che, in particolare a Roma, soffrono da anni di problematiche mai risolte completamente”.

Il presidente Anp Lazio ricorda che “non passa quasi giorno che, specie a Roma, non si dia notizia di caduta di intonaci, di lesioni anche gravi, e di situazioni che compromettono la sicurezza dei nostri studenti”.

A livello nazionale i costi saranno decisamente alti. Ammesso che un macchinario per rilevare i dati biometrici costi solo 2.500 euro, serviranno comunque già 100 milioni di euro, come ha avuto modo di dire alla Tecnica della Scuola il presidente nazionale Anp Antonello Giannelli. Secondo noi, considerando anche la manutenzione e la formazione del personale che dovrà gestire i dati, i costi potrebbero essere ancora più alti: forse anche mezzo milione di euro.

Il decreto “dissolvenza”

“Più che parlare di decreto concretezza occorrerebbe parlare di decreto dissolvenza visto che, tra l’altro, questo ddl dissolve la dirigenza scolastica, che secondo la legge dovrebbe essere valutata secondo il proprio operato e ai risultati raggiunti e non soggetta a misure inutilmente invadenti e di scarsa efficacia operativa”

“Oltre ai costi – prosegue Rusconi – che saranno realmente elevati per installare in ogni plesso scolastico i rilevatori di impronte biometriche la categoria dei presidi, come gli altri dirigenti dello Stato, sarà esposta al pubblico ludibrio come quei furbetti del cartellino che non fanno il proprio dovere”.

La giornata tipo del preside romano…

Per Rusconi “ad esempio a Roma, e non solo, il preside può avere parecchi plessi scolastici da dirigere, inoltre può avere, come spesso accade per mancanza di dirigenti, la reggenza di un’altra scuola con altri plessi, deve poi mantenere i rapporti con le istituzioni locali oltre che con l’ufficio scolastico regionale, le università i fornitori. Capita quindi che durante un’intera giornata lavorativa il dirigente scolastico si debba spostare diverse volte, in situazioni di traffico urbano caotico”.

Il sindacalista conclude con una domanda provocatoria: “È pensabile che la sicurezza di tutta la scuola possa essere assicurata dalle impronte digitali del preside, rilasciate in quel computer posto all’ingresso, che ogni volta ne dovrebbe memorizzare i suoi spostamenti ma soprattutto come intelligenza artificiale dovrebbe fare le veci del dirigente in sua assenza?”.