Debutta la prova «doppia»: al classico il “latin-greco” non spaventa

da Il Sole 24 Ore

di Roberto Carnero

Oggi era il giorno più temuto dai maturandi, quello del secondo scritto, su materie diverse a seconda dei vari indirizzi. Il giorno più temuto, perché la seconda prova è quella maggiormente cambiata con la riforma dell’esame, che – ricordiamolo – ha esordito quest’anno. La novità principale è la forma “mista”, in virtù della quale in molte tipologie di scuole con il secondo scritto il Ministero ha deciso di testare non più una, come in passato, bensì due materie “di indirizzo”, cioè caratterizzanti quel particolare corso di studi: quest’anno, ad esempio, latino e greco al classico, matematica e fisica allo scientifico, prima e terza lingua al linguistico e così via.

Negli istituti professionali, la seconda prova, invece, si è sdoppiata in due parti distinte: una arrivata dal Miur e un’altra preparata questa mattina stessa dalle singoli commissioni, in dialogo con la parte ministeriale ma soprattutto sulla base dell’offerta formativa di ogni singolo istituto. Su quest’ultimo punto ci sarebbe molto da eccepire: ci era stato detto che l’abolizione (con la riforma dell’esame) della terza prova, preparata dalle diverse commissioni, era motivata dalla volontà di uniformare il più possibile l’esame a livello nazionale; mentre ora, così facendo, nei professionali si reintroduce un elemento localistico.

La staffetta Tacito-Plutarco

Dunque, al classico latino e greco. In realtà il brano da tradurre era uno solo, un testo latino, tratto dalle Historiae di Tacito, incentrato sulla morte di Galba, il primo dei cosiddetti “quattro imperatori”, succedutisi nel volgere di poco più di un anno, dal giugno del 68 al dicembre del 69 d.C.. Il testo da tradurre – non lunghissimo (neanche 10 righe) e, onestamente, neppure troppo difficile (nonostante la pessima nomea dello storico romano, presso gli studenti, per la generale osticità dello stile) – è preceduto da un “pre-testo” già tradotto, vale a dire una parte dell’opera posta prima del brano in latino: questo, evidentemente, per aiutare la contestualizzazione.

Segue un testo greco, accompagnato dalla traduzione in italiano, di un passo, più lungo, tratto dalla Vita di Galba di Plutarco, che il candidato è chiamato a confrontare con quello di Tacito. In calce ai due brani, tre quesiti a cui il candidato è chiamato a rispondere brevemente: in massimo 10/12 righe ciascuno oppure in un testo unitario di massimo 30/36 righe. I quesiti pertengono alla comprensione/interpretazione, all’analisi linguistica e/o stilistica, all’approfondimento e alle riflessioni personali.

Le domande proposte, nello specifico, appaiono tutto sommato abbordabili. La prima invita ad analizzare analogie e differenze nell’impostazione narrativa dei due storici. La seconda chiede di individuare nel testo gli elementi caratteristici della brevitas tacitiana e le altre peculiarità del suo stile. La terza, infine, solleva una questione di ben più ampio respiro, giacché si chiede di indagare sui punti di contatto e di distanza tra storiografia e biografia nelle due letterature («non solo in epoca imperiale», viene addirittura specificato), facendo riferimento – recita la consegna – alle «esperienze di studio e ad eventuali autonome letture e/o esperienze culturali»: il tutto in al massimo 10/12 righe! Davvero una missione impossibile.

Una prova più difficile?

Alla vigilia del debutto di questa nuova tipologia di seconda prova, molti ragazzi avevano espresso il timore che essa sarebbe stata più difficile rispetto alla vecchia, semplice traduzione di un solo brano (un anno era latino, un altro anno greco). I ragazzi hanno ragione a lamentarsi del fatto che sulle nuove prove non hanno avuto occasione di esercitarsi a dovere, perché i modelli ministeriali sono usciti molto tardi (poco prima di Natale), mentre la preparazione all’esame finale non si può improvvisare all’ultimo momento: è, al contrario, un lavoro che si svolge sul lungo periodo, cioè sull’intero triennio.

Tuttavia, per provare a tranquillizzare i candidati, si può dire che senz’altro la traduzione in sé avrà un peso minore nel voto finale, essendo previste anche domande in cui si ha modo di mostrare la propria cultura classica in senso più ampio, e non solo le competenze linguistiche e grammaticali. Del resto, già la riforma Gelmini (entrata in vigore, per le superiori, il 1° settembre 2010) aveva rinominato le materie: da “Lettere latine” a “Lingua e cultura latina”; da “Lettere greche” a “Lingua e cultura greca”. Evidenziando così il nesso tra lingua e civiltà.

Una nuova prova per una nuova didattica. È vero, poi, che ogni cambiamento, se serve a ripensare lo statuto di una disciplina e le metodologie impiegate per trasmetterla, può determinare inaspettate evoluzioni positive. Da un lato dobbiamo far capire agli studenti che la fatica del lavoro di traduzione dalle lingue classiche non è inutile o anche solo fine a se stessa: tradurre, al contrario, garantisce l’acquisizione di alcune competenze (scegliere i dati pertinenti, formulare ipotesi, fare inferenze, verificarle), che sono le stesse, tra l’altro, richieste dalla ricerca scientifica e dal problem solving. È un’attività, insomma, che insegna a gestire la complessità. E ciò va ribadito continuamente, in una società sempre più complicata come la nostra, dove peraltro i ragazzi tendono a rifuggire ciò che appare loro difficile perché ne sono spaventati.

D’altro canto, però, andrebbe forse superata l’eccessiva grammaticalizzazione dello studio del latino e del greco. Quando ci si avvicina a una lingua straniera (parlo di quelle moderne), la prima cosa che si impara è un certo numero di vocaboli di base, che aiutino a orientarsi nei diversi contesti comunicativi. Questo con il latino e il greco si fa molto poco, ritenendo, a torto, che il ricorso al vocabolario risolva ogni problema. Non è così; anzi, un uso scorretto del dizionario (magari per cercare, al quinto anno, le stesse parole che si cercavano il primo…) rischia di creare più dificoltà di quante ne elimini.

Ovviamente le lingue “morte” sono diverse dalle lingue “vive”, e dunque l’attenzione alla grammatica deve rimanere fondamentale. Ma lessico e regole grammaticali andrebbero contemperate in un modello didattico meno rigido e stantio, che dia più spazio e valore allo studio della cultura e della civiltà in senso ampio. Che è, in fondo, quanto chiedono anche i ragazzi. Se i cambiamenti introdotti nel nuovo esame di Stato potranno contribuire a consolidare questo processo di riforma dell’insegnamento, che essi siano i benvenuti.

*Roberto Carnero è professore a contratto di Didattica della letteratura italiana all’Università degli Studi di Milano e presidente di commissione d’Esame di Stato

Bussetti: accelerate le procedure per la sicurezza degli edifici scolastici

da Il Sole 24 Ore

di Scuola24

Il ministro Bussetti, ieri durante il question time al Senato, ha fatto riferimento a un emendamento parlamentare approvato qualche giorno fa dalle Commissioni V e VI della Camera in sede di conversione del cosiddetto “decreto crescita”, che semplifica le procedure di affidamento degli incarichi di progettazione e dei lavori di messa in sicurezza degli edifici scolastici, finanziati con le risorse della programmazione relativa al triennio 2018-2020. Ed ha infine ricordato l’approvazione del piano da 1,7 miliardi per la prima annualità della programmazione 2018-2020, l’istituzione di un fondo di 120 milioni per mettere in sicurezza le scuole delle regioni colpite dal sisma del 2016 e di un fondo per le emergenze «che ci consentirà di intervenire subito e di dare risposte immediate agli enti locali e alle comunità scolastiche in caso di emergenze».

«Quanto all’utilizzo dei fondi Pon per l’edilizia scolastica dopo l’avviso pubblico relativo ai territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono pervenute oltre 1.100 candidature con proposte progettuali molto articolate, rispetto alle quali la competente Commissione ministeriale sta procedendo alla verifica dei requisiti di ammissione e a formulare agli enti locali interessati numerose richieste di chiarimenti e di integrazione documentale», lo ha detto sempre ieri al question time rispondendo a un quesito del senatore Bernini. «È, infatti, imprescindibile che i progetti relativi ad interventi sugli edifici scolastici siano corredati di tutti i pareri e i visti prescritti dalla legge.

La sicurezza dei nostri studenti passa anche attraverso un’attività progettuale di qualità e va salvaguardata attraverso un controllo attento del rispetto delle norme sulla sicurezza, ha aggiunto. Voglio, tranquillizzare che, per come consentito dalla normativa comunitaria, stiamo utilizzando quota parte dei fondi Pon per finanziare interventi infrastrutturali (i cosiddetti “progetti sponda”), riferiti sempre ad istituti scolastici situati nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia e già inseriti in graduatorie nazionali, in modo da liberare, con il successivo rimborso comunitario, risorse per finanziare ulteriori interventi in quelle stesse regioni», ha concluso.

«Abbiamo sbloccato importanti risorse che erano state solo stanziate ma non ancora assegnate agli enti locali, individuando, peraltro, nuove risorse da destinare alla sicurezza delle scuole. Oggi, possiamo dire, con soddisfazione, di aver accelerato la maggior parte delle procedure in materia di edilizia scolastica, perfezionando specifiche intese con regioni ed enti locali ed approvando numerose norme di semplificazione che rendono più agevole la richiesta di finanziamento da parte degli enti locali e più rapido l’iter di assegnazione delle risorse da parte del ministero» ha aggiunto Bussetti.

Regionalizzazione, sì del Governo forse la prossima settimana. Salvini: “indietro non si torna!”

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Sulla regionalizzazione, mentre il vicepremier Luigi Di Maio pone delle precise condizioni, legando il progetto ad un grande piano per il Sud, la Lega dopo la “pausa” elettorale, è tornata a spingere per l’autonomia differenziata.

L’accelerazione che si attendeva

Come preventivato dalla Tecnica della Scuola, sembra che gli alti rappresentanti del Carroccio abbiano chiesto espressamente di portare le intese regionali nella riunione del Consiglio dei ministri della prossima settimana.

“Indietro non si torna!”, ha detto Matteo Salvini incontrando al Viminale Luca Zaia, presidente del Veneto e capofila delle regioni del Nord, che ha palesato dissenso per l’aver messo il progetto in stand by.

Pronta la road map

Ci sono anche altri segnali che – scrive l’Ansa – danno per vicino l’accordo di Governo sulla regionalizzazione: la ministra leghista per gli Affari Regionali, Erika Stefani, ha fatto sapere che è stata ufficialmente fissata, insieme al premier Conte, la road map sulle fasi finali della trattativa.

Anche se il vicepremier Matteo Salvini ha detto che “con i Cinque Stelle sul Dl Crescita non c’è stato nessuno scambio sull’Autonomia”, sembra che l’improvvisa accelerazione sui dossier sia stata interpretata come una risposta alle polemiche scatenate dall’emendamento che avrebbe trasferito alle Regioni, attraverso il decreto Crescita, la gestione del Fondo per lo sviluppo e coesione.

Il 25 giugno manifestazione a Roma: troppo tardi?

Il via libera del Governo arriverebbe, per ironia della sorte, a ridosso della manifestazione che si svolgerà in Piazza Montecitorio il 25 giugno, a partire dalle ore 14, alla quale parteciperà anche lo scrittore Pino Aprile, esperto sulla questione meridionale, da noi intervistato qualche mese fa.

L’iniziativa promossa da un Comitato spontaneo nazionale e sostenuta da Cobas e Unicobas romani, oltre che da Anief, AND (Associazione nazionale docenti) e ADIDA (Associazione docenti invisibili da abilitare), è stata organizzata proprio protestare contro il progetto leghista sull’autonomia differenziata, che avrebbe effetti immediati nella scuola.

Serve un passaggio preliminare

Intanto, il ministro per il Sud Barbara Lezzi ha informato che la vicenda è oggetto di revisione “insieme ai colleghi della Lega, in modo che non ci siano differenze tra Nord e Sud”, nel senso che “stiamo rivedendo l’accordo fatto dal governo precedente con maggiori principi di equità”.

Non senza chiarire, al pari di Salvini, che sui Fondi per lo sviluppo e coesione “non c’è stato alcuno scambio con l’Autonomia”.

Sempre la titolare per gli Affari Regionali, Erika Stefani, ha tenuto a far sapere che “l’autonomia è stata ufficialmente incardinata”, sottolineando però che “con il presidente (del Consiglio Giuseppe Conte ndr) abbiamo confermato la necessità di un passaggio preliminare, alla firma, del testo delle intese nelle commissioni parlamentari”.

Le Regioni che spingono

Naturalmente i territori continuano a premere sull’acceleratore, come ha fatto il nuovo governatore del Piemonte, l’azzurro Alberto Cirio, il quale ha tenuto a dire: “siamo pronti a recuperare il tempo perso finora”.

Anche il Veneto con il governatore Luca Zaia, insieme alla Lombardia e all’Emilia Romagna dovrebbe tagliare per primo il traguardo sull’Autonomia. Va per le spicce il

Per il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (Lega) “abbiamo finito il lavoro, abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare – ha chiarito da Milano – adesso è soltanto una scelta politica, o il governo dice di sì o dice di no”.

Regionalizzazione, sì del Governo forse la prossima settimana. Salvini: “indietro non si torna!”

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Sulla regionalizzazione, mentre il vicepremier Luigi Di Maio pone delle precise condizioni, legando il progetto ad un grande piano per il Sud, la Lega dopo la “pausa” elettorale, è tornata a spingere per l’autonomia differenziata.

L’accelerazione che si attendeva

Come preventivato dalla Tecnica della Scuola, sembra che gli alti rappresentanti del Carroccio abbiano chiesto espressamente di portare le intese regionali nella riunione del Consiglio dei ministri della prossima settimana.

“Indietro non si torna!”, ha detto Matteo Salvini incontrando al Viminale Luca Zaia, presidente del Veneto e capofila delle regioni del Nord, che ha palesato dissenso per l’aver messo il progetto in stand by.

Pronta la road map

Ci sono anche altri segnali che – scrive l’Ansa – danno per vicino l’accordo di Governo sulla regionalizzazione: la ministra leghista per gli Affari Regionali, Erika Stefani, ha fatto sapere che è stata ufficialmente fissata, insieme al premier Conte, la road map sulle fasi finali della trattativa.

Anche se il vicepremier Matteo Salvini ha detto che “con i Cinque Stelle sul Dl Crescita non c’è stato nessuno scambio sull’Autonomia”, sembra che l’improvvisa accelerazione sui dossier sia stata interpretata come una risposta alle polemiche scatenate dall’emendamento che avrebbe trasferito alle Regioni, attraverso il decreto Crescita, la gestione del Fondo per lo sviluppo e coesione.

Il 25 giugno manifestazione a Roma: troppo tardi?

Il via libera del Governo arriverebbe, per ironia della sorte, a ridosso della manifestazione che si svolgerà in Piazza Montecitorio il 25 giugno, a partire dalle ore 14, alla quale parteciperà anche lo scrittore Pino Aprile, esperto sulla questione meridionale, da noi intervistato qualche mese fa.

L’iniziativa promossa da un Comitato spontaneo nazionale e sostenuta da Cobas e Unicobas romani, oltre che da Anief, AND (Associazione nazionale docenti) e ADIDA (Associazione docenti invisibili da abilitare), è stata organizzata proprio protestare contro il progetto leghista sull’autonomia differenziata, che avrebbe effetti immediati nella scuola.

Serve un passaggio preliminare

Intanto, il ministro per il Sud Barbara Lezzi ha informato che la vicenda è oggetto di revisione “insieme ai colleghi della Lega, in modo che non ci siano differenze tra Nord e Sud”, nel senso che “stiamo rivedendo l’accordo fatto dal governo precedente con maggiori principi di equità”.

Non senza chiarire, al pari di Salvini, che sui Fondi per lo sviluppo e coesione “non c’è stato alcuno scambio con l’Autonomia”.

Sempre la titolare per gli Affari Regionali, Erika Stefani, ha tenuto a far sapere che “l’autonomia è stata ufficialmente incardinata”, sottolineando però che “con il presidente (del Consiglio Giuseppe Conte ndr) abbiamo confermato la necessità di un passaggio preliminare, alla firma, del testo delle intese nelle commissioni parlamentari”.

Le Regioni che spingono

Naturalmente i territori continuano a premere sull’acceleratore, come ha fatto il nuovo governatore del Piemonte, l’azzurro Alberto Cirio, il quale ha tenuto a dire: “siamo pronti a recuperare il tempo perso finora”.

Anche il Veneto con il governatore Luca Zaia, insieme alla Lombardia e all’Emilia Romagna dovrebbe tagliare per primo il traguardo sull’Autonomia. Va per le spicce il

Per il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (Lega) “abbiamo finito il lavoro, abbiamo fatto tutto quello che c’era da fare – ha chiarito da Milano – adesso è soltanto una scelta politica, o il governo dice di sì o dice di no”.

Calo demografico: senza alunni stranieri avremmo 35mila classi e 70mila docenti in meno

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Il calo demografico sta diventando ormai un dato strutturale: lo rileva l’Istat nel suo Rapporto annuale presentato alla stampa nella giornata del 20 giugno.
Nel 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008.
Le cause sono molteplici, a cominciare dal fatto che  il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni non ha ancora avuto figli anche se per la verità coloro che dichiarano che l’avere figli non rientra nel proprio progetto di vita sono meno del 5%.
Ad attutire il calo demografico ci pensano i migranti: i cittadini stranieri residenti in Italia al gennaio 2019 sono di 5,2 milioni (l’8,7% della popolazione). I minori di seconda generazione sono 1 milione e 316 mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991 mila).
Finora le dinamiche demografiche hanno influito non poco sull’evoluzione del sistema scolastico, ma d’ora in avanti le conseguenze potrebbero essere molto più pesanti.
Nel corso degli anni la percentuale di alunni stranieri nelle classi è via via aumentato e attualmente sfiora il tetto dei 10 punti percentuali.

calo demografico
Come si può constatare da questa tabella ripresa proprio dal Rapporto Istat gli studenti di origine straniera sono ormai più di 800mila: un numero davvero consistente che corrisponde ad almeno 35mila classi e a 70mila insegnanti.

Personale Ata, la promessa di Conte è difficile da realizzare: più soldi e passaggi di profilo rimangono sulla carta

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Quando si parla di personale Ata, da tempo il Miur sembra alzare un muro. I tagli progressivi degli ultimi anni, iniziati con il dimensionamento della Legge Berlusconi-Gelmini, l’impossibilità di sostituirli per brevi periodi di assenza del titolare, gli stipendi più bassi della PA, le difficoltà di fare “carriera”, sono dei punti oscuri per delle professionalità determinanti per l’organizzazione, la didattica, la sorveglianza e la pulizia delle scuole.

La promessa strappata…

I sindacati lo hanno spiegato più volte. E all’alba dello scorso 24 aprile hanno strappato al premier Giuseppe Conte, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi organizzato dallo stesso presidente del Consiglio per scongiurare lo sciopero indetto per la metà di maggio, non solo un impegno del Governo per garantire gli aumenti di stipendi e la stabilizzazione dei precari storici, ma anche per valorizzare tutto il personale ATA, compresi gli oltre mille assistenti amministrativi che in questi anni hanno svolto le funzioni di Dsga in cambio di cifre irrisorie.
Sull’intesa di fine aprile, il 20 giugno si è svolto un incontro al Miur, alla presenza dei rappresentanti dei tre sindacati Confederali, di Snals e Gilda: sui facenti funzione Dsga, come già scritto, il Miur avrebbe da subito messo le mani avanti parlando di “molteplici difficoltà di carattere normativo e giuridico a individuare procedure riservate per accedere al profilo di Dsga da parte degli assistenti amministrativi sprovvisti di titolo di studio specifico”.

Il progetto Pittoni per chi ha svolto 24 mesi

Nel frattempo, apprendiamo dal senatore della Lega Mario Pittoni che sta per essere presentata alle commissioni parlamentari una proposta per assegnare agli assistenti amministrativi facenti funzione Dsga la metà dei posti vacanti (l’altra metà andrebbe al concorso ordinario, anche se ad oggi la procedura in corso, bandita per 2.004 posti, basterebbe a colmare i vuoti: il concorso riservato di Pittoni (basato su titoli, test d’ammissione e formazione finale), raccoglierebbe un’ampia platea di facenti funzione, visto che per accedere basteranno solo 24 mesi svolti negli ultimi 19 anni nel ruolo superiore.

L’idea del senatore leghista supererebbe anche quella dei sindacati, i quali nell’incontro tenuto al Miur hanno chiesto di realizzare un percorso riservato per gli amministrativi facenti funzione, al fine di “permettere a tutti coloro che hanno i requisiti delle 3 annualità di accedere ad una procedura riservata”.

“Più attenzione per tutti gli Ata”

Nel corso dell’incontro a Viale Trastevere, si è parlato anche della valorizzazione professionale degli altri lavoratori Ata: in particolare, i sindacati rappresentativi hanno chiesto di rendere effettivi i passaggi di profilo, tramite mobilità professionale, e l’attivazione delle posizioni economiche.

Su questi aspetti, il Miur ha preso tempo, chiedendo agli stessi sindacati l’invio di una proposta puntuale, da discutere entro i prossimi giorni in un nuovo incontro.

Anche l’Aran è stata informata

Di incrementare organici e stipendi, adeguare i profili, fermi a oltre 40 anni fa, inserire nuove figure professionali, favorire la mobilità interna ed intercompartimentale, abbattere le discriminazioni tra personale di ruolo e precario, ha parlato anche la delegazione Anief che sempre il 20 giugno si è recata all’Aran per chiedere una soluzione su vari aspetti critici della professionalità del personale amministrativo, tecnico e ausiliario, avendo riscontrato la necessità, ormai improcrastinabile, di una revisione concreta dell’ordinamento professionale con un’efficace innovazione dei contenuti stessi dei vari profili”.

Maturità 2019, seconda prova raddoppiata? Aumentano i copioni

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Come ampiamente prevedibile, lo scritto multidisciplinare alla maturità ha messo in crisi i maturandi. E se allo scientifico – con matematica e fisica assieme – c’era da aspettarlo, al classico non era così scontato che per la nuova maturità venisse scelta una versione che, secondo gli studenti, era piuttosto complicata.

Tra le ragioni delle difficoltà, riporta Skuola.net, il problema di gestire la doppia materia e gli argomenti proposti non sempre approfonditi a scuola.

Ecco le tracce divise per ogni indirizzo (fonte Miur, clicca qui per scaricare documento)

Così, per molti, l’unica soluzione è stata copiare. Qui i numeri, infatti, sono decisamente più alti rispetto al passato: circa 4 su 10 hanno attinto alle varie ‘fonti’ (foglietti, smartphone, suggerimenti di compagni e professori).

Alla fine, dopo le prove scritte, i maturandi possono ufficializzare le impressioni della vigilia: la nuova maturità è davvero più difficile della precedente.

Entrando nel dettaglio, stavolta la seconda prova accomuna i maturandi. Limitandoci ad osservare gli indirizzi principali, sia al liceo classico che allo scientifico le tracce non sono andate giù ai ragazzi. Per un terzo dei diplomandi del classico (34%) la versione di latino di Tacito era davvero ostica (solo 1 su 5 l’ha trovata abbordabile); leggermente meglio l’analisi del testo greco di Plutarco (‘solo’ il 30% l’ha giudicata insidiosa). Al liceo scientifico, invece, crisi nera per la metà dei ragazzi (per 1 su 10 i problemi erano quasi impossibili); a far pendere l’ago della bilancia in peggio è stata senza dubbio la Fisica (per il 60% era la parte più difficile). Ma, forse, era prevedibile.

Alla fine, di fronte alla prospettiva di non farcela a scrivere qualcosa di sensato, in tantissimi si sono rifugiati nel metodo immortale: copiare. Una cifra record quella dei copioni di quest’anno: circa 4 su 10, numeri mai toccati in passato secondo le parallele rilevazioni di Skuola.net al termine delle prove di maturità (dodici mesi fa, ad esempio, i ‘rei confessi’ furono 3 su 10). Più del 15% ha consultato i bigliettini preparati a casa, ad altrettanti è stata passata la soluzione.

Gli altri? Hanno sfoderato lo smartphone. Ora sì che gli studenti possono dirlo con cognizione di causa: la maturità 2019, la prima dopo la riforma, è più difficile di quella appena andata in pensione: è di questo avviso il 40% del campione e quasi tutti gli altri rimandano il giudizio a dopo l’orale. È vero che c’è una prova in meno. Ma quelle che sono rimaste si sono rivelate una bella gatta da pelare.

Tagli di 100 milioni alla scuola per scongiurare la procedura d’infrazione UE per debito eccessivo, denuncia Pd

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Ci sarebbe anche la scuola tra i comparti pubblici che devono aiutare il Governo a scongiurare la procedura d’infrazione di Bruxelles all’Italia a causa dei suoi conti pubblici in rosso. A sostenerlo è il Partito Democratico, dopo avere visionato “quanto il Premier Conte ha messo nero su bianco nella lettera inviata a Bruxelles per evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo”.

Tagliati anche 30 milioni per il diritto allo studio

“Per rimediare agli errori di bilancio fatti in questo anno il Governo di Salvini e Di Maio sta per tagliare 631 milioni di euro per la competitività delle imprese, 100 milioni per l’istruzione, ricerca e università, di cui solo 30 milioni per il diritto allo studio, 300 milioni al trasporto pubblico locale, 150 milioni alla difesa e alla sicurezza del territorio. Solo per citare alcuni dei tagli lacrime e sangue che si abbatteranno sugli italiani e sul sistema produttivo italiano”, ha scritto la vicesegretaria del Pd Paola De Micheli.

In tutto fanno 2 miliardi di tagli subito

“Dopo aver portato l’Italia in stagnazione con una Legge di Bilancio totalmente sbagliata e dopo aver fatto salire il debito pubblico fino a 93.000 euro a famiglia, il Governo di Salvini e Di Maio si prepara a tagliare con l’accetta la spesa pubblica: meno sanità, trasporto locale, istruzione, tagli alle politiche sociali, meno sostegno alle piccole e medie imprese”, sentenzia il responsabile economico del Pd Antonio Misiani.

L’economista democratica poi aggiunge: “Hanno fatto i gradassi con l’Ue, hanno sperperato denaro pubblico per politiche insostenibili e ora mettono le mani nelle tasche dei cittadini e delle imprese. Nonostante le chiacchiere dei mesi scorsi si preparano ad una vera e propria manovra lacrime e sangue: l‘antipasto sono i 2 miliardi di tagli dell’assestamento, il grosso arriverà in autunno. Tutto questo porta la firma di Matteo Salvini e Luigi Di Maio”.

Zingaretti: si scrive flat tax ma si legge tagli

Sui sacrifici chiesti agli italiani si esprime anche il segretario Pd Nicola Zingaretti, via twitter.

“Si scrive flat tax ma si legge tagli: meno sanità, meno sicurezza, meno istruzione, tagli alle pensioni, alle imprese, al trasporto pubblico. La colpa non è dell’Europa ma di questo Governo. Noi vogliamo più lavoro, più investimenti, più servizi”, taglia corto Zingaretti.

Qualora la denuncia del Partito democratico dovesse essere confermata, diventa dunque sempre più improbabile che la prossima legge di Bilancio contenga delle risorse per aumentare stipendi del personale e rilanciare il settore.

Come si affosserebbe in partenza l’idea di un incremento complessivo della spesa pubblica a favore dell’Istruzione rispetto al Prodotto interno lordo, oggi già indietro di diversi punti rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Europea.

Insegnamento e apprendimento: online i risultati dell’indagine TALIS

da Tuttoscuola

Sul sito dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sono disponibili i risultati dell’indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento TALIS (Teaching and Learning International Survey) per il 2018. Un rilevamento effettuato con l’obiettivo di acquisire informazioni, comparabili a livello internazionale, sulle pratiche didattiche dei docenti e sulla loro formazione e preparazione iniziale, sull’ambiente scolastico, l’innovazione, l’equità, le diversità. In ciascuno dei 48 Paesi partecipanti è stata operata una selezione casuale di un campione di 200 scuole, rappresentativo di circa 4.000 insegnanti. In Italia sono stati coinvolti 3.612 docenti e 190 dirigenti scolasticidelle Scuole secondarie di I grado.Di seguito i principali dati riferiti all’Italia estratti dalla Nota Paese pubblicata dall’OCSE e pubblicati sul sito del MIUR.

Chi sono i dirigenti scolastici, gli insegnanti e gli studenti nelle loro classi oggi?

Secondo i dati raccolti e diffusi, l’insegnamento è stata la professione individuata come prima scelta dal 65% dei docenti italiani e dal 67% nei Paesi OCSE. In Italia, in media:

• i docenti hanno 49 anni (44 anni la media nei Paesi OCSE), i dirigenti scolastici 56 (52 anni nei Paesi OCSE);

• il 78% dei docenti e il 69% dei dirigenti scolastici è di sesso femminile (68% la percentuale media delle docenti e 47% quella delle dirigenti scolastiche nei Paesi OCSE);

• il 97% dei docenti concorda nel definire positive le relazioni tra studenti e insegnanti. Il 3% dei dirigenti scolastici segnala atti di bullismo tra i propri studenti, percentuale comunque inferiore alla media del 14% registrata negli altri Paesi;

• il 35% degli insegnanti lavora in scuole in cui almeno il 10% degli studenti ha un background migratorio (a fronte di una media OCSE del 17%). Il 94% dei dirigenti scolastici riferisce che i loro docenti ritengono che bambini e giovani debbano apprendere che le persone di culture diverse hanno molto in comune (media OCSE del 95%).

Quali pratiche sono utilizzate dagli insegnanti in classe?

Durante una lezione tipica, i docenti italiani dedicano il 78% del tempo in classe all’insegnamento e all’apprendimento, la stessa media degli altri Paesi della rilevazione.

In Italia, il 74% degli insegnanti valuta regolarmente i progressi degli studenti osservandoli e fornendo un riscontro immediato.

In generale, la stragrande maggioranza dei docenti e dei dirigenti scolastici considera i propri colleghi aperti al cambiamento e le proprie scuole come luoghi che hanno la capacità di adottare pratiche innovative.

Come sono formati i docenti e i dirigenti scolastici?

In Italia, il 64% degli insegnanti ha ricevuto una formazione iniziale su contenuti disciplinari, pedagogia e sulla gestione della classe (media dei Paesi OCSE 79%). Il 61% dei dirigenti scolastici italiani ha completato un programma o un corso di amministrazione scolastica o di formazione per dirigenti (a fronte di una media degli altri Paesi del 54%).

Partecipare alla formazione in servizio è comune tra insegnanti e dirigenti scolastici in Italia. Il 93% dei docenti (media OCSE 94%) e il 100% dei dirigenti scolastici (media OCSE 99%) ha frequentato almeno un’attività di sviluppo professionale nell’anno precedente all’indagine.

Nel nostro Paese l’81% dei docenti partecipa a corsi di formazione e seminari, mentre il 25% fruisce della formazione basata sull’apprendimento tra pari e sul coaching.

I docenti italiani sembrano soddisfatti della formazione ricevuta: l’84% riferisce un impatto positivo sulla propria pratica d’insegnamento, mostrando livelli più elevati di autoefficacia e soddisfazione lavorativa. La percentuale è superiore alla media dell’82% degli altri Paesi.

Le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC)

In media, il 47% degli insegnanti italiani consente “frequentemente” o “sempre” agli studenti di utilizzare le TIC per progetti o lavori in classe (53% la media OCSE).

In Italia, il 52% dei docenti ha riferito che “l’uso delle TIC per l’insegnamento” è stato incluso nella propria formazione, mentre il 36% si è sentito preparato per l’uso delle TIC per l’insegnamento al termine degli studi.

Il 68% dei docenti ha partecipato ad attività di sviluppo professionale incluso “uso delle TIC per l’insegnamento” nei 12 mesi precedenti l’indagine. La formazione sull’uso delle TIC è comunque il tema dello sviluppo professionale di cui gli insegnanti segnalano un forte bisogno: il 17% in Italia (18% media dei Paesi OCSE).

In media, in Italia, il 31% dei dirigenti scolastici riporta che la qualità dell’istruzione nella propria scuola è frenata da un’inadeguatezza della tecnologia digitale per la didattica (25% media dei Paesi OCSE TALIS).

Concorso DSGA: ammessi allo scritto con punteggi minimi differenti in base alla regione

da Tuttoscuola

A metà della pubblicazione degli esiti regionali della prova preselettiva del concorso DSGA emergono già alcune sorprese. Oltre alla bassissima affluenza alle prove preselettive concorso DSGA che ha visto presente 1 candidato su 3, emerge, come dato eclatante, il notevole divario dei punteggi minimi, diverso da regione e regione, che danno diritto di accesso alla prova scritta concorso DSGA.

Per il momento emergono questi punteggi estremi: in Sicilia gli ultimi candidati ammessi hanno conseguito il punteggio minimo di 93 punti su 100; in Liguria ne sono bastati soltanto 74.

I punteggi minimi più elevati, al di sotto dei quali non si è stati ammessi, li troviamo anche in Campania (punteggio minimo per superare la prova 92 su 100), in Sardegna (86) e nel Lazio (83).

Per contro i punteggi minimi per l’ammissione alla prova scritta concorso DSGA meno elevati, utili per il passaggio agli scritti, si trovano in Toscana (75), e in Emilia e Friuli (78).

Seconda prova maturità 2019: quella traccia su Don Milani

da Tuttoscuola

Con la traccia seconda prova maturità 2019 uscita questa mattina al Liceo delle Scienze Umane si riaccendono i riflettori sulla figura di Don Lorenzo Milani, Priore di Barbiana, maestro e anima della scuola di Barbiana, esperienza pedagogica unica in Italia e nel mondo. Quando si guarda la realtà mettendosi davanti un riflettore, è bene ricordarlo, si rischia di rimanerne accecati, di procedere per luoghi comuni e di non cogliere il senso profondo del panorama. In questo caso, se parliamo di panorama, siamo sulle colline del Mugello, una zona tutt’oggi impervia e difficile da raggiungere, immaginate cosa fosse negli anni Cinquanta quando Don Lorenzo fu spedito per punizione in esilio nel nulla. In molti si sono chiesti come fosse possibile che un prete solo, povero, senza simpatie nella Curia, potesse realizzare una proposta così dirompente per la vita delle bambine e dei bambini che lo incontrarono e per la scuola italiana. Difficile rispondere in poche righe e non intendiamo certo farlo in questa occasione. Quello che ci preme sottolineare è che la proposta del Priore fu significativa e indimenticabile perché in grado di rispondere all’esigenza madre della scuola di ieri, purtroppo non così lontana anche dal presente, relativa all’esclusione dalla scuola di migliaia di studenti, guarda caso i più poveri.

Seconda prova maturità 2019: Don Milani e il contrasto alla dispersione scolastica

Per riflettere sulla traccia della seconda prova maturità 2019 scelta per il liceo delle scienze umane, è bene ricordare che alla fine degli anni Sessanta i ragazzi della scuola di Barbiana scrivevano che La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola  dell’obbligo” ne perde per strada 462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi (insegnanti) che li perdete e non tornate a cercarli.”[1] A distanza di oltre il cinquant’anni il problema non solo non è risolto, ma peggiorato. Negli ultimi dieci anni sono quasi due milioni gli studenti che hanno abbandonato la scuola, quasi uno su tre e, anche in questo caso a farlo sono i più poveri, quelli cioè che ne avrebbero più bisogno. “Voi dite d’aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi[2]. La critica alla scuola è sprezzante, puntuale, in alcuni frangenti spietata. È la visione di chi la scuola la ama, la vive in prima persona e cerca di renderla significativa, soprattutto per gli ultimi. Non è un attacco distruttivo, ma una proposta costruttiva, articolata, che parte dalla considerazione che una scuola che perde gli ultimi è come un ospedale che cura i sani e respinge i malati.[3] Non solo inutile, dunque, ma anche dannosa, come è la scuola che  allontana chi ne ha proprio più bisogno.

Seconda prova maturità 2019 liceo delle scienze umane: la figura di Don Milani

Don Milani, così come la sua scuola, è una figura divisiva, lo è sempre stato. Da un lato seguito e studiato, dall’altro odiato ed osteggiato. Uscendo dai personalismi e dalla superficialità di una lettura approssimativa del suo lavoro, non possiamo non vedere nell’opera del Priore di Barbiana una delle azioni pedagogiche più significative del novecento e il suo grado appassionato, per una scuola migliore e per una società più giusta, è ancora forte e molto attuale.

Riteniamo molto positiva la scelta di approfondire il pensiero e le parole del maestro fiorentino, che considera chiaramente l’azione scolastica come azione politica, intesa come capacità di uscire insieme dai problemi.

Ecco, forse è questa la sfida più alta e alla quale la scuola di oggi non può esimersi di affrontare: impegnarsi per uscire insieme dai problemi costruendo ponti e non muri. Riusciremo a farcela, nonostante tutto?

[1] Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Editrice Fiorentina, 1967, Firenze
[2] ibidem
[3] ibidem

Seconda prova maturità 2019: da Don Milani a Tacito, passando per la Luna e i selfie, ecco le tracce ufficiali

da Tuttoscuola

Anche la seconda prova maturità 2019 è andata. Don Milani, Tacito, condensatori e selfie sono solo alcuni dei protagonisti delle tracce seconda prova maturità 2019 con cui oggi hanno fatto i conti migliaia di maturandi. Per conoscere come sono andati questi scritti dovremo aspettare ancora un po’, ma intanto possiamo leggere alcune delle tracce ufficiali della seconda prova dell’esame di Stato pubblicate sul sito del Miur. Tuttoscuola riporta quindi di seguito alcune tracce seconda prova maturità 2019 divise per indirizzo.

Tracce seconda prova maturità 2019 Licei

Liceo classico
Liceo scientifico
Architettura e ambiente
Audiovisivo e Multimediale
Scenografia
Grafica
Scienze Umane
Scienze Umane – Economico Sociale
Musicale e Coreutico – Musicale
Musicale e Coreutico – Coreutico

Per gli altri indirizzi liceali è possibile trovare tutte le tracce seconda prova maturità 2019 su sito del Miur.

Tracce seconda prova maturità 2019 Istituti tecnici

Turismo
Grafica e comunicazione
Amministrazione Finanza e Marketing
Sistema Moda – Art. Tessile, abbigliamento e moda
Elettronica ed elettrotecnica – Art. Automazione
Chimica, materiali e biotecnologie
Costruzioni, ambiente e territorio
Trasporti e logistica – Costruzione del mezzo
Elettronica ed elettrotecnica – Articolazione Elettronica
Meccanica, meccatronica ed energia – Articolazione energia
Informatica e telecomunicazioni – Articolazione Informatica

Per gli altri indirizzi tecnici è possibile trovare tutte le tracce seconda prova maturità 2019 su sito del Miur.

Tracce seconda prova maturità 2019 Istituti professionali

Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
Servizi socio-sanitari
Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera – Servizi di sala e vendita
Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera – Accoglienza turistica
Servizi commerciali
Manutenzione e assistenza tecnica
Produzioni industriali e artigianali – articolazione artigianato

Per gli altri indirizzi professionali è possibile trovare tutte le tracce seconda prova maturità 2019 su sito del Miur.

Nota 21 giugno 2019, AOODGOSV 13612

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana della Provincia Autonoma di
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca della Provincia Autonoma di
BOLZANO
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine della Provincia Autonoma di
BOLZANO
Al Dirigente Generale del Dipartimento della Conoscenza della Provincia Autonoma di
TRENTO
Al Sovrintendente Scolastico per la Regione Autonoma
VALLE D’AOSTA
LORO SEDI

Oggetto: Primo “Contest School” – Host di Milano Fiere, dal 19 al 22 ottobre 2019