Via libera alle immissioni in ruolo dei DS

Via libera alle immissioni in ruolo dei DS: Il Consiglio di Stato sospende la sentenza n. 8655/2019 del TAR Lazio

Il Consiglio di Stato ha appena disposto la sospensione dell’efficacia della sentenza n. 8655/2019 del TAR Lazio. Questo consente di portare a termine la procedura concorsuale: il MIUR formalizzerà la graduatoria finale dei vincitori e conferirà i relativi incarichi a decorrere dal 1 settembre 2019, seppur con riserva nelle more del pronunciamento di merito del Consiglio di Stato. A tal proposito, ribadiamo che presenteremo autonomo appello al Consiglio di Stato per ottenere il completo ribaltamento della sentenza in questione.

L’ANP accoglie positivamente la decisione, che appare equilibrata negli effetti in quanto consente di garantire non solo l’avvio ordinato dell’anno scolastico 2019/2020, riducendo in termini fisiologici il fenomeno delle reggenze, ma anche e soprattutto di tutelare i diritti dei candidati che hanno superato tutte le prove concorsuali.

No a condizioni (discriminatorie) per ottenere un sussidio legato all’istruzione

da Il Sole 24 Ore

di Marina Castellaneta

L’obiettivo di incrementare il numero di residenti titolari di un diploma di istruzione superiore è legittimo ma gli Stati membri non possono imporre condizioni che partano a discriminazioni indirette. Di conseguenza, l’erogazione di sussidi economici per gli studi superiori a studenti non residenti subordinata alla circostanza che il genitore abbia lavorato nel Paese per un periodo minimo di cinque anni calcolati unicamente per i sette anni precedenti è incompatibile con il diritto Ue.

La sentenza Ue
Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-410/18 depositata qualche giorno fa. Il rinvio pregiudiziale agli eurogiudici è stato sollevato dal tribunale amministrativo lussemburghese su ricorso di un cittadino francese che lavorava in Lussemburgo. Il figlio aveva chiesto un sussidio per studiare in Francia ma l’istanza era stata respinta. Per la Corte Ue la limitazione di vantaggi sociali ai lavoratori transfrontalieri può in taluni casi essere giustificata. Giusto, quindi, chiedere un collegamento il mercato del lavoro dello Stato al quale si richiede il sussidio, in particolare quanto le autorità nazionali perseguono l’obiettivo di far aumentare in modo significativo la quota dei residenti titolari con un diploma di istruzione superiore è legittimo. In questo caso, infatti, esiste una «ragionevole probabilità di vedere lo studente fare ritorno nello Stato membro che dispensa l’aiuto dopo aver concluso li studi», ma le condizioni previste non devono andare al di là di quanto necessario. Pertanto, la condizione di un periodo minimo di cinque anni legata ai sette anni precedenti alla presentazione dell’istanza, dando rilievo a un aspetto formale ma senza esaminare altri collegamenti, è incompatibile con l’articolo 45 del Trattato che assicura la libera circolazione dei lavoratori e con l’articolo 7 del regolamento n. 492/011.

Sugli integrativi ai docenti l’ultima lite

da Il Sole 24 Ore

di Gianni Trovati

Non è bastata l’ultima drastica revisione al capitolo scuola per far abbassare la temperatura nella maggioranza sull’autonomia differenziata. La tensione nel vertice mattutino di Palazzo Chigi è rimasta altissima: i Cinque Stelle hanno condannato la «voglia di gabbie salariali» della Lega, il leader del Carroccio Salvini ha accusato Di Maio di «voler impedire di mettere un letto in più in un ospedale o un corso in più in una scuola» alle Regioni che hanno i soldi per farlo.

E i nuovi testi, figli dell’ultimo giro di riformulazioni, sono rimasti sul tavolo, oggetto di un vano tentativo di mediazione del premier Conte che è tornato a esaminarli articolo per articolo per poi stoppare ogni rischio di «allargamento del divario fra Regioni».

Scuola

Il pendolo dell’autonomia insomma sembra ripartire da capo in un tentativo di mediazione a tre fra Lega, M5s e governatori che sembra sempre più difficile. Anche perché nulla fa prevedere che i presidenti di Lombardia e Veneto, al centro dello scontro, metterebbero la firma in calce ai testi riveduti e corretti. Sulla scuola, l’ultima mediazione raggiunta al Miur mercoledì è una riscrittura integrale delle richieste regionali, che ha ridotto a 4 i 16 punti della penultima versione: niente ruoli regionali degli insegnanti, niente passaggio agli enti territoriali degli uffici scolastici che sono «regionali» nell’insegna ma statali nella titolarità. Sugli organici la regione avrebbe potuto fare tre cose: intervenire «d’intesa con gli uffici scolastici regionali» (quindi con il Miur) sul personale «con esclusivo riguardo alla quota destinata al potenziamento dell’offerta formativa», aumentare (con risorse proprie) il numero delle classi e finanziare (sempre con risorse regionali) il «fondo per il miglioramento dell’offerta formativa», con un intervento sugli integrativi che non è inedito perché già si può incontrare nella sanità. Sempre «d’intesa con il ministero», avrebbe poi potuto fissare «un periodo minimo di permanenza del personale docente nella prima sede di servizio» superiore ai cinque anni (prima erano tre) oggi previsti dalle regole nazionali.

Fondi

È stata la previsione di possibili incrementi nei fondi integrativi a innescare la discussione sulle «gabbie salariali» che ha cancellato sul nascere qualsiasi chance di successo dell’ennesimo vertice. Perché sono sempre le questioni economiche il materiale più infiammabile del negoziato infinito. Lo mostra la storia travagliata delle regole finanziarie, che oltre agli alleati di governo sembrano dividere lo stesso ministero dell’Economia. I Cinque Stelle premono per un fondo perequativo che redistribuisca fra le Regioni gli eventuali gettiti extra nelle tasse statali attribuite alle regioni ad autonomia differenziata. Il ministro dell’Economia Tria, che anche ieri ha preferito tenersi lontano dalla riunione, non sembra entusiasta dell’idea, mentre i tecnici hanno lavorato a ipotesi di flessibilità delle quote di tasse statali da regionalizzare. Anche perché prima di definire le competenze da trasferire è impossibile ipotizzarne il costo, e quindi appendere a delle cifre realistiche una discussione che altrimenti resta teorica.

Gli altri nodi

La sola istruzione vale quasi il 90% della spesa collegata alle funzioni al centro della trattativa con Milano e Venezia. Gran parte di quel che rimane riguarda le infrastrutture, cioè l’altro dossier in cui i tentativi regionali di avere l’ultima parola sulle concessioni hanno incontrato un muro che oggi pare invalicabile. E senza cifre certe il gioco dell’oca dell’autonomia torna alla casella di partenza, in attesa della prossima mossa.

Edilizia, pubblicata graduatoria per i progetti – Online il bando da 120 milioni per le aree colpite dal sisma

da Il Sole 24 Ore

Nuove risorse per l’edilizia scolastica e stanziamenti ad hoc per le aree terremotate. È disponibile da oggi, infatti, sul sito del ministero dell’Istruzione, la graduatoria dei 323 enti locali ammessi al finanziamento per la progettazione di interventi di edilizia scolastica. Una delle novità previste dal “decreto Genova”, che ha stanziato fondi specifici per la progettazione, da sempre richiesti dai territori. Pubblicato anche l’Avviso per destinare 120 milioni di euro a Comuni e Province nelle Regioni del Centro Italia colpite dal sisma del 2016 e del 2017.

«Altre due promesse mantenute sul fronte dell’edilizia scolastica – dichiara il ministro Marco Bussetti -. Con la pubblicazione delle graduatorie diamo una risposta concreta ai primi 323 Enti locali che riceveranno subito un contributo per la progettazione finalizzata alla messa in sicurezza delle scuole del proprio territorio. Le tante richieste pervenute dimostrano che finalmente ci stiamo muovendo nella giusta direzione per venire incontro alle esigenze di risorse specifiche più volte manifestate, anche per le attività di progettazione, dove non si era mai investito prima».

Gli Enti locali beneficiari del finanziamento della progettazione potranno già chiedere un’anticipazione pari fino al 20% delle risorse. Mentre gli enti locali che intendono partecipare all’Avviso per le zone interessate dal sisma avranno tempo fino al 10 settembre 2019 per candidarsi e chiedere contributi per i lavori. I criteri di valutazione delle candidature sono essenzialmente la vetustà degli edifici scolastici, la sismicità della zona in cui sono situati, la mancanza dell’agibilità, eventuali provvedimenti oppure ordinanze di chiusura degli edifici stessi ed eventuali quote di cofinanziamento.

Scuola digitale, arrivano le équipe territoriali

da Il Sole 24 Ore

Al via la selezione di 120 docenti esperti in materia di scuola digitale. Una “squadra” di insegnanti che dovrà occuparsi – costituendo un punto di riferimento per le scuole di tutto il territorio – di promuovere la diffusione di nuove metodologie didattiche, la creazione di ambienti di apprendimento innovativi nelle scuole, la formazione degli insegnanti, la rilevazione delle migliori pratiche già presenti nel Paese.

Il bando
Il bando è stato pubblicato ieri sul sito del ministero dellIstruzione. Le domande dovranno essere presentate dagli insegnanti interessati dal 17 al 31 luglio prossimi. La selezione sarà completata entro il mese di settembre, a partire dal quale i docenti scelti saranno esonerati per due anni dal loro servizio ed entreranno a far parte di apposite équipe territoriali.

«I docenti che saranno selezionati – spiega il Ministro Marco Bussetti – saranno punto di riferimento nei territori sul tema del digitale. Saranno esperti a disposizione delle scuole e degli altri insegnanti. Grazie all’esonero potranno dedicarsi infatti a tempo pieno a questa attività formando una vera e propria task force che potrà contribuire a rilanciare e portare avanti le azioni sul tema del digitale. Punteremo in particolare sulla formazione, che è fondamentale, dei docenti e sulla progettazione di attività per il potenziamento delle competenze degli studenti».

Attività e compiti
I candidati dovranno dimostrare un’adeguata conoscenza delle metodologie didattiche innovative e dei processi di digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, nell’ideazione e realizzazione di contenuti digitali per la didattica, nella progettazione e realizzazione di ambienti digitali per la didattica, nella formazione di docenti e studenti alle competenze digitali. I docenti delle équipe formative territoriali aiuteranno le scuole nello sviluppo e nella diffusione di soluzioni per la creazione di ambienti digitali con metodologie innovative e sostenibili. Promuoveranno l’innovazione metodologico-didattica, lo sviluppo di progetti di didattica digitale, cittadinanza digitale, economia digitale, educazione ai media. Supporteranno la progettazione e realizzazione di percorsi formativi laboratoriali per docenti sull’innovazione didattica e digitale. Documenteranno le sperimentazioni in atto nelle istituzioni scolastiche, nel campo delle metodologie didattiche innovative.

Non italiano quasi il 10% di studenti

da Il Sole 24 Ore

Sono 842mila gli studenti che non hanno cittadinanza italiana, ma di questi il 63% è nato in
Italia.

Il focus Miur
È quanto emerge dall’approfondimento statistico del Miur, relativo agli alunni con cittadinanza non italiana delle scuole di ogni ordine e grado. I dati sono riferiti all’anno scolastico 2017/2018. Complessivamente le scuole italiane hanno accolto 8.664.000 studenti, di cui circa 842.000 con cittadinanza non italiana pari al 9,7% della popolazione studentesca complessiva (erano il 9,4% nel 2016/2017).

La distribuzione regionale
Sul totale degli studenti con cittadinanza non italiana, la percentuale dei nati in Italia è pari al 63,1%. I Paesi maggiormente rappresentati sono Romania (18,8%), Albania (13,6%), Marocco (12,3%) e Cina (6,3%). Il dato nazionale del 9,7% di alunni di origine migratoria riassume una distribuzione territoriale tutt’altro che omogenea. La Lombardia è la Regione con il più alto numero di studenti con cittadinanza non italiana (213.153), circa un quarto del totale presente in Italia (25,3%). Le altre Regioni con il maggior numero di studenti stranieri sono Emilia Romagna, Veneto, Lazio e Piemonte che ne assorbono una quota compresa all’incirca tra il 9% e il 12%.

La priorità negata: studiare

da Corriere della sera

Daniele Manca

Quasi la metà dei maturandi è «analfabeta» in matematica. Un bambino su due in Calabria fa fatica a comprendere un testo in italiano. Solo il 35% dei ragazzi che frequentavano il quinto anno delle superiori ha superato pienamente la prova d’ascolto dell’inglese. Un’Italia divisa in due con un Nord che riesce ad assicurare una sufficiente preparazione ai propri studenti e un Sud che arranca. La radiografia presentata dai test Invalsi è impietosa. Ma quanto i giusti «innegabili motivi di preoccupazione» avanzati dal ministro della Pubblica istruzione, Marco Bussetti, riusciranno a incidere sulla scorza di un Paese abituato a troppe «emergenze»? E quanto diventeranno una priorità per la politica, il governo e le classi dirigenti italiane?

Le parole «crescita», «lavoro», «sviluppo» fanno parte del lessico quotidiano di chiunque abbia un ruolo pubblico, ministro o politico di turno. Ma sembrano essere diventate ormai un ronzio, un rumore di fondo che sta perdendo di significato. Altrimenti non avremmo dovuto aspettare i risultati dell’Invalsi per accorgerci di quanto la formazione sia una delle, se non la priorità principale, per un Paese che non vuole guardare al futuro con timore. Non assisteremmo a continui provvedimenti tampone del governo che di strutturale non hanno nulla. Misure emergenziali valide appunto forse nell’immediato e per il consenso ma che non guardano al lungo periodo.

L’ istruzione è un esempio, purtroppo, di un approccio mirato al breve periodo. Approccio caratteristico dell’attuale come di altre maggioranze passate.

Nel rapporto Assonime 2019 (l’associazione che raccoglie le società per azioni), si sottolinea come uno dei grandi problemi che zavorrano l’Italia è quello di una scarsa produttività che è alla base della mancata crescita. Le singole imprese possono avere anche livelli di eccellenza elevati (se non fosse così la nostra economia affonderebbe), ma è la produttività generale di sistema che non regge. Lo dimostra il fatto che l’Italia è il fanalino di coda nella crescita in Europa. Ma anche che, prendendo a riferimento il 1995 e fatta 100 la produttività, oggi il nostro Paese è a quota 107, mentre i 19 membri dell’area euro (senza l’Italia) sono a 126, gli Stati Uniti a 156. Un divario così elevato si può pensare di colmarlo solo attraverso quelle che vengono chiamate riforme strutturali come la velocizzazione della giustizia civile e la semplificazione burocratica. Ma soprattutto si deve poter contare su un sistema educativo che deve essere in grado di preparare le persone che dovranno concretamente contribuire alla crescita.

Nel 2018 in Italia le persone che avevano un diploma, tra i 25 e i 64 anni di età, erano poco più del 60% contro una media europea che arrivava quasi all’80% (dati Eurostat). Gli italiani tra i 16 e i 74 anni che dichiaravano un alto livello di competenza digitale erano il 19% rispetto a una media Ue del 31%. In Germania la percentuale era al 37%, nel Regno Unito al 46%. Noi eravamo dietro a Ungheria (26%), Grecia (22%) e davanti solo a Bulgaria (11%) e Romania (10%). Tra i 30 e i 34 anni gli italiani laureati, sempre nel 2018, erano il 27,8% contro una media europea del 40,7%. Con questi numeri e questa preparazione l’Italia pensa davvero di poter affrontare i prossimi anni che saranno caratterizzati da una tecnologia sempre più pervasiva, da una globalizzazione e da un’economia indifferente ai muri che qui e là si vogliono innalzare?

Ieri i risultati dei test Invalsi ci hanno ricordato con i numeri qual è lo stato del Paese. Ma nessuno ci farà dimenticare quanto proprio quei test siano stati oggetto di boicottaggio persino dentro le stesse strutture scolastiche che dovrebbero essere le prime a voler misurare la propria efficacia. Boicottaggio che continua ancora oggi e che è il simbolo di quell’Italia che non ama il merito, che non capisce come una sana competizione e concorrenza siano vitali per la crescita. Che è pronta persino a non riconoscere e valorizzare le sue eccellenze pur di crogiolarsi nella sua continua fuga dalla realtà alla ricerca perenne di alibi per poter non agire.

Il Governo si occupi della povertà educativa

da Corriere della sera

«Strapparsi le vesti oggi significa essere stati ciechi e sordi fino a questo momento». Erano attesi e prevedibili i dati dell’Invalsi, per Ivano Dionigi, presidente di Almalaurea e già Magnifico rettore dell’Università di Bologna. E vanno letti come un segnale d’allarme: «Una chiamata all’azione che riguarda tutti, la politica, le università e le aziende».

Che cosa legge nei risultati che sono stati diffusi ieri?

«È la conferma che la cultura manca, in questo Paese. E che la povertà educativa è una vera emergenza. Con divari che non nascono oggi».

Il Sud ha perso migliaia di matricole: uno su quattro va a Nord e il 42% va via per lavorare…

«La scuola, soprattutto nel Meridione, dovrebbe essere un presidio, restare aperta tutto il giorno, offrire stimoli e significato a ragazzi che dopo 5 ore in classe vanno in case dove non trovano libri».

Esiste un’ingiustizia di censo?

Contaminazione

Ci servono letterati che sappiano leggere un bilancio o ingegneri capaci di pensare filosoficamente

«Se non vogliamo che il futuro delle nuove generazioni venga cancellato, il contrasto alla povertà educativa deve essere posto in cima alla lista delle priorità del governo. E c’è dell’altro…».

Che cosa?

«Alcuni problemi nascono da una pedagogia facilitatrice, che è prevalsa tra i genitori e fra certi insegnanti. Ma attenzione, il sapere è fatica».

La ricetta per dare un futuro ai giovani?

«Le università devono puntare su percorsi a cavallo fra materie umanistiche e scientifiche. Poi c’è il tema dell’orientamento scolastico: deve dare indicazioni precise. Bisogna contaminare, saltare le separazioni disciplinari. Come ha evidenziato l’ultimo rapporto Almalaurea, una strategia vincente per collocarsi sul mercato del lavoro è formare persone in grado di risolvere problemi complessi: letterati che sappiano leggere un bilancio o ingegneri capaci di pensare filosoficamente».

Riforma sostegno, arriva il sì della commissione cultura

da Orizzontescuola

di redazione

“In commissione Cultura e istruzione abbiamo suggerito al Governo alcune correzioni per migliorare la normativa sull’inclusione scolastica con l’obiettivo di avere una legislazione all’avanguardia, che risponda in modo più efficace ai differenti bisogni educativi e di apprendimento”.

“Siamo convinti che l’inclusione scolastica sia la tessitura fondamentale del sistema nazionale di istruzione, che coerentemente con l’articolo 3 della nostra Costituzione, deve garantire equità e qualità della formazione”.

Lo dichiarano i rappresentanti del M5S in commissione Istruzione al Senato, a seguito dell’approvazione del parere sullo schema di decreto correttivo del dlgs inclusione, il 66 del 2017. Ora lo schema di decreto dovrà essere approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri e poi, per entrare definitivamente in vigore, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

“Nel parere abbiamo proposto alcune osservazioni alla proposta del Governo, che già prevedeva molti passi in avanti rispetto alla pessima versione originaria del decreto 66 del 2017 targato PD. Tra i punti importanti del parere, sottolineiamo: la nostra richiesta di un inquadramento professionale di tutti coloro che si occupano dei ragazzi con disabilità nella scuola, non solo gli insegnanti di sostegno dunque, ma anche assistenti alla comunicazione e all’autonomia che oggi sono figure messe a disposizione delle scuole dagli enti locali e sulla cui formazione e competenze, benché ricoprano un ruolo fondamentale, c’è un vuoto normativo; abbiamo inoltre richiesto di specificare chiaramente le funzioni dei GIT (Gruppi di lavoro territoriali per l’inclusione), ora che il provvedimento correttivo ha giustamente ripristinato i vecchi GLOH, gruppi di lavoro che assicuravamo una maggiore rappresentatività degli interessi degli studenti e delle loro famiglie. Infine abbiamo chiesto l’assicurazione che l’introduzione di un secondo accertamento sulla condizione di disabilità, dopo il riconoscimento della legge 104, che certifichi l’esigenza di un sostegno per l’inclusione scolastica non comporti in alcun caso minori tutele per lo studente o la studentessa con disabilità”, concludono le senatrici e i senatori del M5S.

Invalsi, status socio-economico famiglia influisce su punteggi prove

da Orizzontescuola

di redazione

Il rapporto sulle prove Invalsi ha mostrato, oltre al divario tra Nord e Sud e le difficoltà in generale dei nostri alunni, il peso della famiglia nell’ambito dei processi di apprendimento.

L’Invalsi evidenzia che c’è una correlazione positiva tra status socio-economico e punteggio nelle prove.

Più elevato è lo status, migliori sono i punteggi.

La relazione suddetta, scrive l’Invalsi, non è deterministica, ma in media gli alunni che partono da condizioni più favorevoli conseguono migliori risultati degli alunni svantaggiati e viceversa.

Di seguito il grafico che mostra quanto detto sopra:

Il rapporto

Regionalizzazione scuola, Conte: scuola e docenti devono essere nazionali. Ma così il Governo cade

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Dopo la “bufera” mattutina nel corso del vertice di Governo, durante il quale il vicepremier leghista Matteo Salvini sarebbe letteralmente “sbottato”, prima in conferenza stampa e dopo, sul finire della giornata, il premier Giuseppe Conte ha cercato di rasserenare gli animi. Anche in vista di un nuovo incontro tra le parti in causa, previsto per l’inizio della prossima settimana. Conte, in particolare, è tornato a rimarcare il ruolo nazionale della scuola.

Il problema delle “sensibilità locali”

“Oggi abbiamo parlato di scuola e ci stiamo riflettendo molto – ha detto a margine del Fed di Milano – ed è chiaro che la scuola e i docenti non possono che essere nazionali”.

Poi Conte ha aggiunto: “Nell’ambito di questi pilastri, stiamo valutando come raccogliere alcune sensibilità locali e coniugarle con quello che è un pilastro nazionale”.

Garanzie al Meridione

A proposito di autonomia, a chi gli ricordava la richiesta di “non dimenticare il Sud”, il presidente del Consiglio ha replicato: “lo dico io per primo. Nessuno mi ha chiesto l’autonomia per distaccarsi dal Paese e non è questo l’intento che possiamo attribuire alle regioni che la richiedono e alle comunità locali che hanno votato il referendum”.

“Loro – ha aggiunto Conte – sono orgogliosi di essere italiani, tutti continueranno ad essere italiani e faremo una riforma che consentirà di essere italiani come parte di una medesima priorità”.

Conte minimizza

Qualche minuto dopo, al termine dell’incontro a Palazzo Lombardia con il governatore Attilio Fontana, sempre Conte ha negato di avere assistito in mattinata ad uno scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle: “non ho assistito a nessuno strappo”.

“In realtà – ha detto – ci stiamo confrontando, non abbiamo ancora trovato una sintesi ma sono assolutamente fiducioso che anche su questo, sulla scuola, sul l’istruzione, la troveremo”.

“Se entriamo nei dettagli – ha aggiunto – si è ragionato di scuola, un capitolo che suscita grande sensibilità da parte di tutti, perché ragioniamo di un modello di formazione e di reclutamento. Sono temi molto importanti”. “Sarei sorpreso – ha concluso Conte – se ci fosse stato un pensiero unico su tutto”. I tempi? “Brevi, brevissimi”, ha concluso.

I rischi concreti della crisi

L’impressione è che sulla partita della regionalizzazione si stia giocando il proseguo del Governo giallo-verde.

La Lega non transige: dopo lo stand by di metà febbraio ha smesso di premere per alcuni mesi, solo per salvaguardare l’esito delle elezioni europee.

Adesso, però, è tornata alla carica. Ancora di più perché da quella tornata elettorale è uscita rafforzata. E il M5S indebolito, avendo dimezzato i voti. E un eventuale ritorno alle urne per le elezioni politiche rappresenterebbe, con ogni probabilità, il termine dell’avventura dei grillini tra i partiti di maggioranza.

Mentre, sostengono i politologi, salvo colpi di scena, i leghisti si ritroverebbe ancora a governare l’Italia, assieme a Fratelli d’Italia e (se necessario) Forza Italia.

Il premier Conte lo sa bene. Per questo motivo cerca di trovare la quadra. Ma non sarà facile, cercando una soluzione che garantisca gli attuali trattamenti e finanziamenti alle regioni più “deboli”. È un’impresa ardua. E nel caso non vi dovesse riuscire, per il Governo si andrebbe dritti sparati verso i titoli di coda.

CCNL Dirigenti scolastici, obblighi previsti e sanzioni disciplinari

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Il CCNL relativo al personale dirigenziale dell’Area Istruzione e Ricerca, definitivamente sottoscritto in data 8 luglio 2019, al Capo V si occupa di responsabilità disciplinare.

In particolare, all’art. 26 riepiloga quali sono gli obblighi per i Dirigenti scolastici e al successivo art. 27 quali sono le sanzioni disciplinari previste in caso di inadempimento a tali obblighi.

Gli obblighi del Dirigente

La condotta del Dirigente deve conformarsi al dovere costituzionale di servire la Repubblica con impegno e responsabilità e di rispettare i principi di buon andamento
e imparzialità dell’attività amministrativa, anteponendo il rispetto della legge e l’interesse pubblico agli interessi privati propri e altrui. Il dirigente osserva il codice di comportamento di cui all’art. 54 del d.lgs. n. 165/2001, nonché lo specifico codice di comportamento adottato dall’amministrazione nella quale presta servizio.

Il dirigente conforma inoltre la sua condotta ai principi di diligenza e fedeltà e contribuisce alla gestione della cosa pubblica con impegno e responsabilità.

Il comportamento del dirigente è improntato al perseguimento degli obiettivi di innovazione, di qualità dei servizi e di  miglioramento dell’organizzazione della amministrazione, nella primaria considerazione delle esigenze della collettività.

In relazione a quanto sopra, il dirigente deve, in particolare:

  • assicurare il rispetto della legge;
  • non utilizzare a fini privati le informazioni di cui disponga per ragioni d’ufficio;
  •  mantenere una condotta uniformata a principi di correttezza e di collaborazione nelle relazioni interpersonali;
  • mantenere un comportamento conforme al proprio ruolo;
  • astenersi dal partecipare, nell’espletamento delle proprie funzioni, all’adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere direttamente o indirettamente interessi personali, del coniuge, dei conviventi, dei parenti e degli affini fino al secondo grado;
  • sovrintendere al corretto espletamento dell’attività di tutto il personale assegnato alla struttura cui è preposto;
  • informare l’amministrazione di essere stato rinviato a giudizio o che nei suoi confronti è esercitata l’azione penale;
  • astenersi dal chiedere qualsivoglia omaggio o trattamento di favore e astenersi dall’accettare – se non nei limiti delle normali relazioni di cortesia e salvo quelli d’uso, purché di modico valore – tali omaggi o trattamenti;
  • rispettare le leggi vigenti in materia di attestazione di malattia e di certificazione per l’assenza per malattia.

Inoltre, il dirigente è tenuto ad assicurare il rispetto delle norme vigenti in materia di segreto d’ufficio, riservatezza e protezione dei dati personali, trasparenza ed accesso all’attività amministrativa, informazione all’utenza, autocertificazione, protezione degli infortuni e sicurezza sul lavoro, nonché di divieto di fumo.

Sanzioni disciplinari

Se il dirigente viola qualcuno degli obblighi sopra esposti, a seconda della gravità dell’infrazione e previo procedimento disciplinare, saranno applicate le seguenti sanzioni:

  • sanzione pecuniaria da un minimo di € 200 ad un massimo di € 500;
  • sospensione dal servizio con privazione della retribuzione, secondo le previsioni dell’art. 28 (codice disciplinare);
  • licenziamento con preavviso;
  • licenziamento senza preavviso.

Restano ferme le sanzioni disciplinari previste dal d.lgs. n. 165/2001:

  • sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino ad un massimo di quindici giorni;
  • sospensione dal servizio con privazione della retribuzione da un minimo di tre giorni fino ad un massimo di tre mesi;
  • sospensione dal servizio con privazione della retribuzione fino ad un massimo di tre mesi.

Stipendi scuola, martedì 23 arriva l’accredito con lieve aumento. Tutte le cifre

da La Tecnica della Scuola

Di Andrea Carlino

Novità a luglio in tema di stipendi scuola per docenti e Ata a tempo indeterminato. La data di esigibilità dello stipendio è martedì 23 luglio. Come di consueto, l’accredito potrà avvenire nel corso della giornata, dipende dai singoli istituti bancari.

Stipendi scuola, alcune novità

La Legge di Bilancio 2019 ha previsto, qualora non sia stato rinnovato il Contratto collettivo nazionale, che sia riconosciuto un anticipo dei benefici ai sensi dell’articolo D.Lgs 165/2001.

Al 31 dicembre 2018, infatti, è scaduto il contratto e come prevede la legge, in assenza del rinnovo scatta l’automatismo della vacanza contrattuale.

L’inflazione del periodo di riferimento calcolata dall’ISTAT è pari al 1,40%, pertanto dal 1 aprile 2019 scatta un aumento del 30% dell’inflazione quindi lo 0.42% della retribuzione di riferimento, la quale è costituita dallo stipendio base iniziale di livello, corrispondente al primo gradone da 0 a 8 anni di anzianità.

Dal 1 luglio invece sarà corrisposto il 50% dell’inflazione, ovvero lo 0,70% della retribuzione di riferimento.

Ecco quanto segnalato da NoiPa

Come previsto dall’art. 1, comma 440 della legge n. 145/2018 (legge di bilancio 2019), nelle more della definizione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e dei provvedimenti negoziali riguardanti il personale in regime di diritto pubblico relativi al triennio 2019-2021, a favore del personale amministrato da NoiPA verrà erogata l’indennità di vacanza contrattuale a partire dal cedolino del mese di aprile, aumentata a partire dal mese di luglio 2019.

Queste cifre saranno erogate fino alla stipula del prossimo contratto scuola 2019-2021

fonte Stipendi scuola

Gli stipendi della scuola

fonte Cisl Scuola (clicca qui)

Stipendi scuola, l’indennità di vacanza contrattuale

L’indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione che viene erogato dal datore di lavoro (in questo caso lo Stato) nel periodo intercorrente tra la data di scadenza di un CCNL e il suo rinnovo (cosiddetto periodo di vacanza contrattuale).

Si tratta di elemento provvisorio proprio perché la corresponsione di tale indennità deve essere limitata al periodo durante il quale i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori sono impegnati nel rinnovo di un contratto collettivo nazionale.

Questo elemento provvisorio deriva dall’Accordo Interconfederale del 23 Luglio 1993 (Protocollo di intesa Governo-Sindacati Lavoratori-Associazioni Imprenditoriali sulla politica dei redditi e sull’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo)

Cosa significa per i dipendenti della scuola? La misura dell’indennità è pari allo 0,42% dello stipendio tabellare dal 1° aprile e allo 0,7% a decorrere dal 1° luglio 2019.

Per gli stipendi della scuola l’erogazione dell’indennità a partire da aprile comporterà un aumento che, a seconda della qualifica professionale e dell’anzianità di servizio, varierà da un minimo di 5,4 euro ad un massimo di 12 euro.

A partire da luglio l’indennità varierà tra un minimo di 9 euro ad un massimo di 12 euro.

Si ricorda che l’indennità di vacanza contrattuale viene erogata quale anticipazione dei benefici attribuibili all’atto del rinnovo contrattuale, pertanto sarà riassorbita al momento della stipula del CCNL relativo al triennio 2019-2021.

SCUOLA (clicca qui)

Stipendi scuola, come si legge la busta paga

Nella parte alta della busta paga troviamo informazioni che riguardano la ditta/datore di lavoro e del dipendente (nome e cognome, codice fiscale, matricola Inps, posizione Inail, data di assunzione e livello di inquadramento,

Procedendo verso il basso troviamo le varie voci relative alla retribuzione e alla sua composizione.

Si parte dalla paga base lorda, che è determinata dal contratto collettivo in base al livello d’inquadramento  e alla qualifica del lavoratore. C’è poi la contingenza, ossia un’indennità, introdotta per compensare la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, non più aggiornata ormai da diversi anni. Talvolta troviamo ulteriori indennità, come l’E.d.r. Ad esempio, oltre agli scatti di anzianità, che sono aumenti periodici della retribuzione in base all’anzianità di servizio.

Nel blocco successivo si trovano invece le competenze per il lavoro svolto, l’assegno per il nucleo familiare, il compenso per le festività eventualmente lavorate che vanno ad arricchire il nostro stipendio diminuito dalle trattenute dalla paga lorda.

E anche voci come addizionali (regionali e comunali) accantonamenti ai fondi Tfr e così via. Così arriviamo a un totale lordo che rappresenta la differenza tra ciò che ci viene tolto e ciò che ci viene dato in più.

Ma per capire davvero come si arriva a percepire uno stipendio netto  è importante capire le trattenute Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) tra imponibile, imposta e detrazioni.

Le ritenute Irpef, le tasse per intenderci  vengono calcolate applicando una aliquota sul così detto imponibile Irpef, che si ottiene sottraendo i contributi previdenziali alla retribuzione lorda. Non esiste una sola percentuale, un’unica aliquota, ma diverse aliquote secondo il livello di reddito percepito dal lavoratore. Come per tutti i contribuenti, anche il lavoro dipendente è tassato a scaglioni,  cioè per fasce di reddito.

Per determinare l’imposta netta bisogna poi sottrarre a quella lorda le detrazioni fiscali a cui il lavoratore ha diritto: vi sono detrazioni legate al lavoro dipendente, detrazioni per coniuge e/o figli a carico previste dalla legge al verificarsi di alcune specifiche situazioni,

Un’altra parte della busta paga infine è dedicata al riepilogo della situazione delle ferie e dei permessi, accumulati (cioè quelli che ci siamo portati dall’anno precedente), maturati (fino a quel momento, nell’anno) e goduti.

La guida alla lettura del cedolino

Il cedolino NoiPA in formato elettronico è disponibile per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione, anche per quelli non in possesso di casella di posta elettronica istituzionale.

NoiPA calcola mensilmente gli emolumenti della rata stipendiale per circa un milione e mezzo di dipendenti, elaborando le informazioni su competenze fisse ed accessorie.

Come accedere a NoiPa

Per usare NoiPA devi avere già registrato un account personale.

Entra su NoiPa con il tuo account, dopo aver digitato noipa.mef.gov.it

Sulla home page del sito web clicca sul pulsante Entra, si trova in alto a destra.

Poi digita il tuo codice fiscale e la tua password e poi clicca sul pulsante Login.

Una volta entrato su Noi PA clicca sull’icona dell’area riservata. E’ l’icona in alto a destra con la forma del lucchetto.

Per visualizzare i cedolini dello stipendio clicca sul simbolo + vicino alla voce Documenti disponibili. Si trova nel menù laterale a sinistra.

Si apre un sottomenù con altre voci; per visualizzare i cedolini dello stipendio clicca su Archivio cedolini.

La prima pagina

Ecco la guida alla lettura (fonte NoiPa)

La prima pagina è costituita dalle seguenti sezioni:

1. INTESTAZIONE
In questa sezione ci sono, oltre al logo del Ministero dell’Economia e Finanze, le informazioni identificative del cedolino, ovvero:

  • RATA DI RIFERIMENTO, indicativa di mese e anno di retribuzione
  • ID CEDOLINO, con numerazione progressiva convenzionale

2. AREA INFORMATIVA SUPERIORE
La sezione riporta tutte le informazioni relative all’anagrafica del dipendente, all’Ente di appartenenza, alla posizione giuridico economica del lavoratore, al dettaglio delle detrazioni e agli estremi di pagamento.

  • ANAGRAFICA DEL DIPENDENTE: contiene i dati anagrafici dell’intestatario del cedolino ovvero cognome e nome, codice fiscale, data di nascita, domicilio fiscale e numero di partita. In particolare, il numero di partita è un codice di iscrizione che identifica in modo univoco il dipendente nel sistema NoiPA.
  • ENTE DI APPARTENENZA: riporta i dati dell’amministrazione di appartenenza ovvero ufficio responsabile, codice fiscale dell’Ente e ufficio di servizio
  • POSIZIONE GIURIDICO ECONOMICA: contiene i dati giuridico-economici del dipendente quali il livello di inquadramento professionale, la tipologia di liquidazione spettante (TFS/TFR), la tipologia del contratto di lavoro (ad es. tempo indeterminato), la qualifica professionale e la Cassa Previdenziale cui il lavoratore è iscritto. Tali informazioni identificano la posizione professionale del dipendente e sono necessarie per calcolare l’importo economico spettante. A titolo esemplificativo il primo carattere del codice della qualifica individua il comparto di contrattazione collettiva di appartenenza, come ad esempio: “X” identifica il comparto Ministeri; “K” il comparto Scuola, “L” i Dirigenti, “H” i Magistrati, “W” i vigili del Fuoco, ecc. I dati della posizione giuridico economica sono evidenziati nell’immagine sottostante.
  • DETTAGLIO DELLE DETRAZIONI: tali dati indicano l’importo totale delle detrazioni sia di base che per carichi di famiglia. Tale importo diminuisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) calcolata, in base alle aliquote vigenti, sull’imponibile fiscale al netto delle ritenute previdenziali.
  • ESTREMI DI PAGAMENTO: riporta le informazioni relative alle modalità di pagamento dello stipendio (ad es. accredito su c/c bancario, codice IBAN, indirizzo filiale e data di esigibilità della valuta).

3. DATI RIEPILOGATIVI DELLA RETRIBUZIONE
In questa sezione vengono indicati i dati di riepilogo delle retribuzione, ovvero i soli importi totali riguardanti:

  • COMPETENZE FISSE: stipendio base e altri assegni
  • COMPETENZE ACCESSORIE: assegni accessori
  • RITENUTE: suddivise in previdenziali e fiscali e altri tipi di ritenute
  • CONGUAGLI PREVIDENZIALI E FISCALI

Viene data evidenza dei totali lordi e netti, e anche del quinto cedibile.

4. AREA INFORMATIVA INFERIORE
La sezione contiene gli importi progressivi e i codici bidimensionali necessari alla certificazione del cedolino.

  • IMPORTI PROGRESSIVI: l’imponibile e l’IRPEF dell’anno corrente (AC), l’imponibile e l’IRPEF dell’anno precedente (AP) e le aliquote IRPEF media e massima.

La seconda pagina

La seconda pagina del cedolino è composta dalle informazioni riepilogative già presenti nella prima pagina e da ulteriori elementi di dettaglio:

1. INTESTAZIONE DEL CEDOLINO
Riporta i medesimi campi dell’intestazione della prima pagina ovvero la rata di riferimento e l’ID del cedolino.

2. AREA INFORMATIVA SUPERIORE
Riporta le informazioni già presenti nella prima pagina; nello specifico l’anagrafica della persona e l’Ente di appartenenza

3. DATI DI DETTAGLIO DELLA RETRIBUZIONE

  • COMPETENZE FISSE: stipendio e altri eventuali assegni (ad esempio indennità di amministrazione, assegno al nucleo familiare, arretrati a credito, ecc.)
  • COMPETENZE ACCESSORIE: ogni tipo di assegno accessorio (ad es. per lavoro straordinario)
  • RITENUTE: previdenziali, fiscali al netto delle detrazioni e altri tipi di ritenute (ad es. ritenute sindacali)
  • CONGUAGLI FISCALI E PREVIDENZIALI: ad es. addizionale regionale all’IRPEF, addizionale comunale saldo e addizionale comunale acconto, ecc.

4. AREA INFORMATIVA INFERIORE
Riporta i medesimi importi progressivi della prima pagina logica

Il cedolino NoiPa anche su smartphone

Il sistema NoiPA a portata di click: è disponibile gratuitamente su Google Play e App Store la prima applicazione ufficiale “NoiPA”.

VERSIONE ANDROID

VERSIONE IOS (consultabile anche da tablet)

Oltre alla funzione di controllo dello stipendio l’applicazione permette di consultare e salvare la propria Certificazione Unica (ex modello CUD) sul dispositivo, di consultare le notizie del portale NoiPA e richiedere direttamente assistenza per le funzioni disponibili sull’App.

Lo sviluppatore promette aggiornamenti costanti nel prossimo futuro e l’integrazione di altre funzioni. In rete in realtà erano da tempo già disponibili app di terze parti, ma a differenza di queste ultime, NoiPA garantisce sicurezza delle informazioni trasmesse e privacy.

NoiPA è il sistema informativo realizzato per gestire i dati dei dipendenti amministrati e assicurare la presa in carico del trattamento economico del personale centrale e periferico della Pubblica Amministrazione che mette a disposizione i servizi di:

  • Elaborazione dei dati giuridico-economici e dei connessi adempimenti previsti dalla normativa vigente, inclusi quelli fiscali e previdenziali;
  • Programmazione e quadratura della rilevazione delle presenze/assenze degli amministrati nonché dei connessi adempimenti previsti dalla normativa vigente;
  • Gestione dei dati elaborati e produzione del cedolino mensile, nonché distribuzione dello stesso e comunicazione delle informazioni connesse ai dati contenuti all’interno.

Prove Invalsi, “la vera emergenza in Italia è la scuola, non i migranti”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Un quadro avvilente quello che emerge dai risultati delle prove Invalsi.

Dal punto di vista dell’istruzione l’Italia è divisa in due: una che capisce e sa leggere l’inglese e l’altra no, una che sa fare di conto e ottiene risultati positivi in matematica, l’altra no, una che parla e scrive correttamente in italiano e l’altra, purtroppo, ancora no.

I dati del rapporto Invalsi, già ampiamente analizzati dalla Tecnica della Scuola, fanno emergere “innegabili motivi di preoccupazione”, afferma il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti.

La regionalizzazione, in questi giorni al centro del dibattito politico, sarebbe una catastrofe per il sistema di istruzione: una scelta che accentua e radicalizza le differenze e le diseguaglianze.

Bisognerebbe ripartire dalla lettura e dalla scrittura fin dalla primaria e spronare i ragazzi a farlo.

La scuola deve colmare le distanze socio-culturali, deve tornare ad essere vero centro di aggregazione. Le voglie regionalistiche di ricche e strutturate realtà locali fanno a pugni con il bisogno di una vera e propria unità culturale.

A questo proposito, su Linkiesta, interessante approfondimento sul tema delle prove Invalsi.

La scuola al sud è un’emergenza sociale che stiamo nascondendo sotto al tappeto, anno dopo anno. Se in mezzo Paese la scuola non funziona e amplia le disuguaglianze anziché ridurle, penalizzando i territori meno sviluppati, è un problema gigantesco per l’Italia. Perché rende il Mezzogiorno ancora più zavorra di quanto già lo sia.

Il sito di informazione generalista è duro nell’analisi: “Un Sud con una scuola del genere, è un Sud senza alcuna speranza di salvezza. Un Sud che non riesce a costruire nelle generazioni future il germe di una rinascita non ha alcuna possibilità di rinascita. Se c’è una cosa per cui tutti, da Nord a Sud, dovremmo lottare è uno Stato che si prende la responsabilità e l’onere di cambiare faccia a questa vergogna dei dati Invalsi e che si assuma l’onere di investire nella cultura e nell’educazione dei giovani del Mezzogiorno come priorità politica. Chissà come mai, tra le tante politiche di sostegno allo sviluppo del Sud, dalla Banca del Mezzogiorno al reddito di cittadinanza, ai sussidi e agli sprechi in nome del sostegno al reddito e dell’emergenza occupazionale, questa sia l’unica cui non ha mai pensato nessuno.

Scuola digitale, ecco il bando per selezionare 120 docenti: domande dal 17 al 31 luglio

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Al via la selezione di 120 docenti esperti in materia di scuola digitale. Una ‘squadra’ di insegnanti che dovrà occuparsi – costituendo un punto di riferimento per le scuole di tutto il territorio – di promuovere la diffusione di nuove metodologie didattiche, la creazione di ambienti di apprendimento innovativi nelle scuole, la formazione degli insegnanti, la rilevazione delle migliori pratiche già presenti nel Paese.

Il bando è stato pubblicato oggi sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Le domande dovranno essere presentate dagli insegnanti interessati dal 17 al 31 luglio 2019.

La selezione sarà completata entro il mese di settembre, a partire dal quale i docenti scelti saranno esonerati per due anni dal loro servizio ed entreranno a far parte di apposite équipe territoriali.

“I docenti che saranno selezionati – spiega il Ministro Marco Bussetti – saranno punto di riferimento nei territori sul tema del digitale. Saranno esperti a disposizione delle scuole e degli altri insegnanti. Grazie all’esonero potranno dedicarsi infatti a tempo pieno a questa attività formando una vera e propria task force che potrà contribuire a rilanciare e portare avanti le azioni sul tema del digitale. Punteremo in particolare sulla formazione, che è fondamentale, dei docenti e sulla progettazione di attività per il potenziamento delle competenze degli studenti”.

Cosa dovranno fare i docenti

I candidati dovranno dimostrare un’adeguata conoscenza delle metodologie didattiche innovative e dei processi di digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, nell’ideazione e realizzazione di contenuti digitali per la didattica, nella progettazione e realizzazione di ambienti digitali per la didattica, nella formazione di docenti e studenti alle competenze digitali.

I docenti delle équipe formative territoriali aiuteranno le scuole nello sviluppo e nella diffusione di soluzioni per la creazione di ambienti digitali con metodologie innovative e sostenibili. Promuoveranno l’innovazione metodologico-didattica, lo sviluppo di progetti di didattica digitale, cittadinanza digitale, economia digitale, educazione ai media.

Supporteranno la progettazione e realizzazione di percorsi formativi laboratoriali per docenti sull’innovazione didattica e digitale. Documenteranno le sperimentazioni in atto nelle istituzioni scolastiche, nel campo delle metodologie didattiche innovative.

Il bandohttp://www.istruzione.it/scuola_digitale/index.shtml