Assunzioni ATA e Personale educativo

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato i decreti per l’assunzione a tempo indeterminato di 7.759 ATA e di 355 componenti di personale educativo a partire dall’anno scolastico 2019/2020.

Per quanto riguarda il personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario, il contingente è composto da 7.646 immissioni in ruolo e dalla trasformazione a tempo pieno di contratti a tempo parziale, corrispondenti a 113 posti interi.

Ai 7.759 posti ATA si aggiungeranno, a settembre 2020, le assunzioni dei vincitori del concorso per Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), per i quali sono accantonati i primi 760 posti già da questo anno.

I 355 educatori saranno destinati ai convitti e agli educandati. In sede di Legge di bilancio, il Ministro Bussetti ha ottenuto che, alle 65 assunzioni previste, venissero aggiunti altri 290 posti. Arrivando così alle 355 assunzioni deliberate.

Trasparenza nel reclutamento del personale universitario

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’Autorità Nazionale Anticorruzione hanno sottoscritto un Accordo per assicurare trasparenza nel reclutamento del personale delle istituzioni universitarie.

Nello specifico, MIUR e ANAC si impegnano, attraverso un tavolo tecnico, nell’ambito delle proprie autonome e distinte funzioni istituzionali, a cooperare per l’attuazione e il monitoraggio delle misure di trasparenza, rotazione, formazione delle commissioni, astensione per incompatibilità o conflitto di interesse in riferimento alle attività di reclutamento del personale.

Il tavolo tecnico, in particolare, dovrà occuparsi dell’integrazione dell’Atto di indirizzo del MIUR, per la parte relativa all’Aggiornamento 2017 del Piano Nazionale Anticorruzione – Sezione Università, soprattutto per quel che riguarda “l’adozione di misure volte a contrastare fenomeni di corruzione, di cattiva amministrazione e di conflitto di interessi nonché di fornire alle stesse indicazioni interpretative in materia di attività extra-istituzionali dei docenti universitari”. Inoltre, dovrà collaborare all’analisi, al monitoraggio e alla prevenzione di potenziali irregolarità nel reclutamento universitario, con l’obiettivo di ridurre il contenzioso amministrativo.

“Dalla qualità del nostro sistema accademico dipende il futuro del Paese – dichiara il Ministro Marco Bussetti -. Abbiamo istituzioni di eccellenza che vanno valorizzate, ma anche salvaguardate nell’interesse dei nostri giovani, per evitare che qualcuno possa danneggiarle con condotte o atteggiamenti illeciti. Soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca. È per questo che rafforziamo convintamente la nostra collaborazione con l’ANAC: assicurare trasparenza e rispetto del merito è essenziale se vogliamo costruire un tessuto universitario vitale e funzionante e condizioni di crescita per l’Italia”.

“Abbiamo compiuto un altro passo importante per rendere il sistema sempre più trasparente e meritocratico – dichiara il Viceministro Lorenzo Fioramonti -. Con questo accordo si creano le condizioni per aggiornare le linee guida contro nepotismo e corruzione, grazie al lavoro di un tavolo tecnico dedicato. Siamo impegnati per garantire maggiori finanziamenti per l’università, di pari passo col rafforzamento della meritocrazia e della trasparenza. L’obiettivo è sempre stato chiaro: rilanciare la ricerca e l’innovazione come volano di sviluppo del Paese. Garantire il merito sempre e comunque serve ad arginare quei fenomeni minoritari che purtroppo occupano le prime pagine sui giornali e rischiano di ledere l’immagine di eccellenza che il settore merita. Inoltre, puntiamo con la nostra azione ad aumentare le risorse finanziarie per università e ricerca già entro quest’anno, con un miliardo in più in Legge Di Bilancio”.

Faranno parte del tavolo tecnico due rappresentanti designati da ciascuna delle due Parti che sottoscrivono l’Accordo.

Scontro finale sul Salvaprecari

da ItaliaOggi

Marco Nobilio e Alessandra Ricciardi

Il decreto-legge Salvaprecari approda a Palazzo Chigi giovedì prossimo. Ed è una notizia. Dopo il pre-esame della scorsa settimana, e l’alzata di scudi del Movimento5stelle che ne ha stoppato l’approvazione definitiva bollandolo come l’ennesima sanatoria, non era affatto scontato che il dl riuscisse a tornare al cdm. Da quanto risulta a ItaliaOggi, il ministro Marco Bussetti (Lega) continua a insistere sul testo orginario, «per noi il decreto quello è e quello resta», dicono fonti Miur, al tempo stesso però restano le riserve sulle modalità di selezione da parte del M5s. Che in parlamento avrebbero gioco facile a far cadere la riforma o comunque a modificarla, giocando di sponda con le opposizioni. Un tentativo di mediazione è atteso al consiglio dei ministri stesso, chiamato a decretare la vita o la morta del Salvaprecari.

L’ipotesi di mediazione su cui si ragiona riguarda la possibilità di introdurre i test di ingresso. Uno sbarramento in ingresso per i precari che renderebbe più selettivo il concorso, come chiedono i pentastellati in una nota unitaria dei parlamentari delle commissioni competenti, e che però, fanno notare da viale Trastevere, vanificherebbe la ratio stessa della selezione riservata che nasce per valorizzare il servizio dei precari. Spiega Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega e presidente della VII commissione del senato: «Sui precari della scuola la Lega intende rispettare il punto 22 del contratto di Governo, il quale prevede una “fase transitoria” per garantire “il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto a un cronico precariato”, parallelamente all’avvio di un “efficace sistema di formazione”». E poi Pas e concorso riservato poco selettivi? «Non è affatto vero, lo dicono i dati del recente passato sulle bocciature».

Contro lo stop o la modifica oggi si terrà la conferenza stampa di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda. «È l’ultima chiamata al governo, poi passeremo ad azioni concrete di protesta», sottolinea il segretario Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, «il piano per combattere il precariato fa parte di un accordo sottoscritto a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte che il governo nella sua interezza deve rispettare e onorare». Aggiunge Pino Turi, numero uno della Uil scuola: «In assenza del dl si profila un anno scolastico all’insegna delle supplenze. I posti da coprire dal primo settembre saranno circa 150 mila e, senza provvedimenti urgenti, la Commissione europea darà seguito all’ennesima procedura di infrazione già aperta contro l’Italia per abuso di contratti a tempo determinato».

Il provvedimento predisposto dai vertici dell’Istruzione ad oggi prevede il varo di misure urgenti per prevenire o tamponare gli effetti dell’abuso di reiterazione dei contratti di supplenza oltre i 3 anni. Che è stato fatto oggetto dell’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione europea (decisione n. 20144231 del 25/7/2019, si veda Italia Oggi del 30 luglio scorso).

L’esecutivo conta di istituire un concorso riservato ai precari triennalisti, di prorogare le graduatorie del concorso del 2016 fino al 2019/20 e, infine, di istituire corsi abilitanti per consentire alle scuole private paritarie di rifornirsi di docenti abilitati e agli aspiranti docenti di scuola statale di entrare nelle graduatorie di istituto di II fascia.

Il governo dovrebbe bandire un concorso riservato ai docenti precari delle secondarie di I e II grado, che abbiano prestato servizio nelle istituzioni scolastiche o educative statali almeno tre anni nel periodo compreso tra il 2011/12 e il 2018/19. Ogni anno di servizio, per essere considerato valido ai fini dell’accesso al concorso, dovrà essere stato prestato per almeno 180 giorni, anche frazionatamente. Idem se il servizio sarà stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine dello scrutinio finale. Non sarà considerato valido il servizio prestato presso le scuole private paritarie.

Al concorso riservato sarà assegnato un contingente pari al 50% dei posti utili per le immissioni in ruolo del concorso ordinario. Pertanto, se i posti disponibili per le immissioni in ruolo in una classe di concorso saranno 100, 25 posti andranno ai vincitori del concorso ordinario, 25 ai vincitori del concorso riservato e 50 posti agli aventi titolo all’assunzione tratti dallo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. Nel caso in cui nella classe di concorso di riferimento dovesse risultare esaurita la graduatoria a esaurimento provinciale, i 100 posti disponibili per le immissioni in ruolo saranno assegnati equamente tra concorso ordinario e concorso riservato: 50 all’ordinario e 50 al riservato.

Le graduatorie del concorso indetto per effetto del comma 114, dell’articolo 1, della legge 107/2015 verrebbero prorogate di un altro anno. Che erano già state prorogate di un anno con il comma 603 della legge 205/2017. E adesso saranno valide fino al 2019/2020.

Il differimento della data di decadenza degli elenchi di merito è ritenuta necessaria a causa della carenza di personale docente nella scuola secondaria. E per garantire la continuità didattica il governo intende prorogare di un anno anche la disciplina speciale prevista per i diplomati magistrali che saranno licenziati quest’anno all’esito delle sentenze di merito relative ai contenziosi ancora pendenti.

Il dl prevede anche un percorso formativo abilitante straordinario (Pas) universitario per sopperire alla mancanza di docenti abilitati nelle scuole statali e paritarie. Al corso avranno accesso tutti gli aspiranti in possesso di almeno tre anni di servizio prestato nel periodo compreso tra il 2011/12 e il 2018/19. Ogni anno di servizio, per essere considerato valido ai fini dell’accesso al concorso, dovrà essere stato prestato per almeno 180 giorni, anche frazionatamente. Idem se il servizio sarà stato prestato ininterrottamente dal 1° febbraio fino al termine dello scrutinio finale. Validi i servizi prestati, indifferentemente, nelle scuole statali, private paritarie e nei percorsi di istruzione e formazione professionale.

Il contingente di nuovi prof paga il calo demografico: perso in un anno il 10% di forza lavoro nella scuola

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Sono 53.627 le immissioni in ruolo del personale della scuola autorizzate dal ministero dell’economia. Il dicastero dell’istruzione ne aveva chieste 58.627. Che sono pari numero dei posti vacanti e disponibili, al netto dell’esubero, risultanti all’esito delle operazioni di mobilità. Ma via XX settembre ha deciso di ridurre il numero delle assunzioni a tempo indeterminato di 5 mila unità (si veda la nota 14452 del 29 luglio scorso). Le ragioni addotte dai tecnici del mineconomia si basano sul fatto che, secondo l’Istat, nei prossimi dieci anni la popolazione scolastica calerà di un milione di alunni. E quindi, verosimilmente, nei prossimi anni l’amministrazione scolastica potrebbe dover fare i conti con esuberi strutturali. Sebbene si preveda comunque un esodo massiccio verso la pensione.

Il ministero dell’istruzione, dunque, il 31 luglio ha dettato le regole agli uffici per provvedere alle operazioni di assunzione (si veda il decreto 688 e le istruzioni operative di cui tratta un altro articolo pubblicato su Italia Oggi in questo stesso numero). Il taglio di 5 mila immissioni in ruolo operato dal Mef ha indotto il ministero dell’istruzione a ridistribuire i contingenti. Il metodo seguito dall’amministrazione consiste nel favorire lo svuotamento delle graduatorie nei territori dove presentano candidati a sufficienza. Pertanto, i tagli sono stati operati prevalentemente nelle zone del paese dove le graduatorie sono esaurite o poco capienti. L’amministrazione ha raccomandato, inoltre, agli uffici periferici di provvedere al previo assorbimento degli esuberi, riducendo per compensazione le disponibilità dei posti nelle tipologie e nelle classi di concorso dove tali esuberi dovessero risultare sussistenti. E se cioè non dovesse essere possibile, di ridurre tale disponibilità in altre classi di concorso.

In particolare, il dicastero di viale Trastevere ha disposto che nel caso in cui, a livello regionale, per singola classe di concorso e tipo posto, dovessero essere riscontrate, su una o più province, posizioni di esubero, l’ufficio scolastico regionale dovrà provvedere al riassorbimento di tali posizioni tramite compensazione di eventuali disponibilità presenti in provincia diversa per la medesima classe di concorso o tipo di posto. Se al termine di tale operazione dovesse verificarsi una mancanza di posti vacanti e disponibili, nelle diverse province per la stessa classe di concorso o tipo di posto in ragione della presenza di ulteriore esubero, l’ufficio dovrà provvedere al riassorbimento dello stesso tramite compensazione delle disponibilità presenti in altra classe di concorso o tipo di posto della regione. Nell’effettuare le operazioni l’ufficio dovrà tener conto anche della consistenza delle diverse graduatorie utili per le immissioni in ruolo. In buona sostanza, dunque, la riduzione delle disponibilità che non potesse essere operata nella stessa classe di concorso o tipo di posto dovrà essere effettuata nelle discipline dove è previsto che venga disposto un maggior numero di immissioni in ruolo.

Quanto ai numeri, la parte del leone la farà la Lombardia, che è l’unica regione con assunzioni a due cifre con 11.440 immissioni in ruolo. Seguono il Veneto, con 5.444 assunzioni, l’Emilia-Romagna, che ne otterrà 5.444, la Toscana 5.444, L’Emilia Romagna 5.028, il Piemonte 4.650 e il Lazio, 4.624. Distanziate di un bel po’ dal gruppo di testa le altre regioni: in Campania saranno disposte 2.904 immissioni in ruolo, 2.137 in Sicilia, 2.106 in Puglia, 1.828 in Sardegna, 1.745 in Liguria, 1.358 nelle Marche, 1.337 nel Friuli Venezia Giulia, 1.085 in Calabria. Al di sotto delle 1.000 unità le assunzioni nelle altre regioni: 965 in Abruzzo, 746 in Umbria, 426 in Basilicata e 192 nel Molise. Ma i destinatari delle proposte di assunzione sceglieranno la sede di destinazione in riferimento a tutte le disponibilità. Che sono pari a 58.627 posti. Che derivano dalla decurtazione di 764 esuberi: 723 su posti comuni e 41 su posti di sostegno. Le disponibilità di posti comuni, in tutta Italia, sono pari a 44.798 posti: 2.968 nella scuola dell’infanzia, 7.147 nella scuola primaria, 15.208 nella scuola secondaria di I grado e 19.475 nella secondaria di II grado. Sui posti di sostegno risultano liberi, invece, 14.593 posti: 1.078 nella scuola dell’infanzia, 5.166 nella scuola primaria, 6.279 nella scuola secondaria di I grado e 2.070 nella secondaria di II grado. Il grosso delle disponibilità è concentrato al Nord e al Centro. In primo luogo in Lombardia, che vanta, da sola, 13.549 posti liberi: 8.417 su posti comuni e 5.132 su posti di sostegno; in Veneto: 6.415, di cui 4.308 su posti comuni e 2.107 su posti di sostegno; Toscana: 5.645, 4.812 su posti comuni e 833 su posti di sostegno; Emilia-Romagna: 5.435, della quali 4.282 su posti comuni e 1.153 su posti di sostegno; Piemonte: 5.922, 3.636 su posti comuni e 2.286 su posti di sostegno. E infine, nel Lazio: 4.789, di cui 3.767 su posti comuni e 1.022 su posti di sostegno.

L’educazione civica si fa a turni

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Dal 1° settembre prossimo i docenti delle scuole di ogni ordine e grado insegneranno a turno l’educazione civica per un’ora la settimana. È l’effetto dell’approvazione definitiva da parte del senato del disegno di legge S.1264 avvenuta il 2 agosto scorso.

I contenuti dell’educazione civica individuati dal legislatore, ai cui dovranno fare riferimento i docenti, sono indicati nell’articolo 3 del provvedimento: a) Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; c) educazione alla cittadinanza digitale; d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro; e) educazione ambientale; f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie; g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; h) formazione di base in materia di protezione civile.

Il dispositivo, dunque, rende cogente e imperativo l’insegnamento di una lunga serie di contenuti, obiettivi e competenze a cui i docenti dovranno fare riferimento ai fini del relativo processo didattico-apprenditivo. Ma non individua una figura specifica a cui affidare tale nuovo insegnamento, salvo un riferimento espresso al docente di discipline giuridiche, se presente nell’organico dell’istituzione scolastica di riferimento.

L’educazione civica, dunque, pur essendo regolata in modo tassativo nelle disposizioni contenute nel testo di legge approvato definitivamente il 2 agosto, viene qualificata come insegnamento fungibile, da affidare di volta in volta a docenti diversi, a nulla rilevando la specificità del posto o della cattedra di titolarità dei docenti assegnatari.

E viene prevista l’individuazione di un insegnante all’interno della classe cui affidare ruoli di coordinamento, al quale spetta anche il compito di formulare «la proposta di voto espresso in decimi, acquisendo elementi conoscitivi dai docenti a cui è affidato l’insegnamento dell’educazione civica».

La nuova disciplina, infatti, viene qualificata alla stregua di trasversale, ma in ogni caso, a tale nuovo insegnamento è destinata un’ora di lezione settimanale e un monte annuale di 33 ore da sottrarre al monte ore delle altre discipline senza prevedere un ampliamento del monte ore complessivo.

Nulla è dovuto a titolo di retribuzione ai docenti che insegneranno la nuova disciplina, mentre, per il solo ruolo di coordinatore, il testo di legge prevede la possibilità di individuare una qualche forma di retribuzione a livello di contrattazione integrativa di istituto, sempre però all’interno della capienza ordinaria del fondo dell’istituzione scolastica.

Il provvedimento approvato dal parlamento deriva dall’unificazione di 22 diverse proposte di legge di cui 16 presentate alla camera e 6 al senato. Alla camera le 16 proposte sono state presentate da Forza Italia (5), dal Movimento 5 Stelle (4), dal Gruppo misto (3), dalla Lega (1), da Fratelli d’Italia (1), dal Pd (1) e per effetto di iniziativa popolare (1). Al senato le proposte presentate erano 6: 2 del Pd, una del M5S, una della Lega, una di Fi.

Ma il testo di legge rischia di incorrere in censure da parte della Corte costituzionale in sede di contenzioso. E non si può escludere che ciò avvenga già in sede di controllo preventivo di costituzionalità da parte del Presidente della repubblica. Il dispositivo, infatti, potrebbe essere giudicato incompatibile, in via diretta, con i principi di giusta retribuzione (art. 36 Cost.) buona amministrazione (art. 97 Cost.).

Prima di tutto perché aumenta l’onerosità della prestazione di insegnamento dal punto di vista quantitativo e qualitativo senza prevedere incrementi retributivi, così come prevede il principio di giusta retribuzione. Ciò potrebbe determinare a sua volta l’insorgenza di profili di illegittimità derivanti dall’assenza del necessario rinvio alla contrattazione collettiva, per quanto riguarda la regolazione degli incrementi contributivi. E potrebbe risultare anche in contrasto con le disposizioni contenute nell’articolo 39 della Carta. In più qualora il controllo di costituzionalità su questi principi dovesse risultare fondato, il dispositivo potrebbe confliggere anche con l’articolo 81 della Costituzione il quale dispone che: «Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte». Nuovi oneri che deriverebbero, comunque dal principio di irrinunciabilità della giusta retribuzione ordinariamente sancito dall’art. 2113 del codice civile.

E infine perché introduce una nuova disciplina senza prevedere, a monte, la necessaria e preventiva formazione universitaria e il filtro del concorso pubblico all’atto del reclutamento dei docenti che dovranno insegnare la nuova disciplina. Requisiti indispensabili che discendono dal principio di infungibilità degli insegnamenti che è alla base del principio di buona amministrazione previsto dall’articolo 97 della Carta. Secondo il quale agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso.

Concorso Dirigenti Scolastici, alcuni vincitori preparano le valigie. Algoritmo era previsto, a metà

da Orizzontescuola

di redazione

Numerosi docenti oggi in posizione utile nella graduatoria finale del Concorso Dirigenti Scolastici per diventare Dirigenti Scolastici dal 1° settembre 2019, saranno assunti in regioni diversa dalla propria.

Come avverranno le assunzioni dei Dirigenti Scolastici

I candidati che non hanno presentato la domanda entro il 4 agosto o che non hanno espresso tutte le preferenze e per i quali non c’è posto nelle regioni indicate,  verranno assegnati ai ruoli regionali d’ufficio.

Per i vincitori che hanno invece espresso tutte le preferenze l’assegnazione alla regione avverrà secondo l’ordine di graduatoria e le preferenze espresse dai vincitori stessi nel limite dei posti disponibili in ciascun USR.

La fase successiva è quella relativa all’assegnazione della scuola da parte del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale competente.

I criteri proposti dal Miur per l’assegnazione della sede sono i seguenti:

  • posizione occupata nella graduatoria di merito
  • attitudini e capacità professionali che si possono desumere da esperienze e  competenze pregresse, qualora legate all’incarico dirigenziale

Nelle operazioni di assegnazione della sede i direttori degli Uffici Scolastici Regionali devono tener conto delle precedenze previste dalla legge 104/92.

“Nei limiti disponibili in ciascun USR”

Il nodo è questo. Ci sono regioni in cui ci sono più vincitori rispetto alle sedi.

A parte il caso Campania (zero posti), Repubblica ad es. si occupa della Sicilia. Il numero dei vincitori per la regione dovrebbe essere di 203, per 94 sedi disponibili. E dunque, posto che le 94 sedi non siano scelte prima da vincitori di regioni vicine, a fare le valigie saranno in 109.

Stessa situazione potrebbe verificarsi in Calabria, o nel Lazio. La maggior parte dei posti vuoti si trovano nelle regioni del nord.

Tra l’altro i posti vuoti non verranno ricoperti tutti, in quanto a fronte di 4.000 sedi scoperte, le assunzioni per l’a.s. 2019/20 saranno 1984 (i vincitori ad oggi sono 2.900).

Algoritmo insito nel bando, ma senza posti

Una situazione che non dovrebbe trovare impreparati i vincitori del concorso, in quanto il bando affrontava chiaramente questo discorso e, dall’inizio della procedura, la graduatoria è stata prospettata come nazionale, e dunque con la possibilità di andare in altra regione.

Ciò che invece mancava nel bando era il numero dei posti disponibili per regione. Numeri pubblicati solo in questi giorni, grazie anche alla specifica richiesta dei sindacati, per porre i docenti nella condizione di poter operare una scelta più “sensata”.

Quindi il bando in ogni caso era a “scatola chiusa”. Si concorreva per diventare Dirigente Scolastico ma senza avere come obiettivo una specifica sede di servizio, e per molti neanche una regione di riferimento.

Non sappiamo ancora se il nuovo algoritmo creerà dei malcontenti oppure c’era la consapevolezza che ciò potesse accadere. Ci farebbe piacere ricevere i commenti a redazione@orizzontescuola.it per un eventuale scambio di idee in merito.

Oggi infatti che si prospetta una mobilità nazionale volontaria per i docenti delle graduatorie dei concorsi ancora esistenti, ci farebbe piacere cosa ne pensano i Dirigenti “con la valigia”.

Concorso ATA appalti di pulizia: servizio valido solo se in scuola statale

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso ATA per dire stop agli appalti di pulizie ha un leggero ritardo: il decreto, atteso per fine luglio- agosto, slitta a settembre.

Uno dei problemi emersi durante un incontro con i sindacati è la sproporzione tra i lavoratori potenzialmente interessati (circa 16.000) e il numero dei posti a disposizione (circa 12.000).

Concorso ATA, stop appalti pulizia: decreto rinviato a settembre

Un nostro lettore chiede

Salve avrei una domanda da porre .lavoro da 14 anni per ditte di pulizie negli uffici pubblici ..Essendo anche esso settore pubblico pur non trattandosi di uffici scolastici, potrei rientrare nei requisiti per le 12000 assunzioni ata? attendo risposta grazie

di Giovanni Calandrino – Ad oggi non è stato pubblicato nessun decreto ne tantomeno un bando. È pur vero che dal 1° gennaio 2020, non ci saranno più appalti esterni di pulizia nelle scuole e i lavoratori delle ditte saranno assunti in qualità di collaboratori scolastici. La misura è prevista dalla legge di bilancio 2019 e adesso si è in attesa del decreto attuativo che sta già terminando il suo iter.

I requisiti d’accesso sono:

  • servizio per almeno 10 anni, anche non continuativi, purché includano il 2018 e il 2019, presso le scuole statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari;
  • assunzione in qualità di dipendente a tempo indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei predetti servizi.

Risulta chiaro, che il servizio deve essere svolto necessariamente presso scuole statali. Pertanto la risposta al suo quesito è negativa.

Concorso Dirigenti Scolastici: età media vincitori 53 anni, ma tanti anche i quarantenni

da Orizzontescuola

di redazione

L’età media dei vincitori del Concorso Dirigenti Scolastici è tra 40 e 50 anni. A fronte di un’età media di 52 – 53 anni c’è infatti un cospicuo gruppo di quarantenni a contendersi le sedi disponibili a partire dal 1° settembre 2019.

A fornire il dato Fabio Luppino nell’Huffinghton Post  affrontando un problema di cui abbiamo già parlato, ossia la possibilità per i neodirigenti di essere assunti fuori regione.

“E qui sta il punto – scrive Luppino – visto il rapporto indirettamente proporzionale tra posti e vincenti si profila lo spettro di dover cambiare vita del tutto, per sé e per la propria famiglia. Andare via, lontano, sradicare figli spesso ventenni dalla loro vita, sradicarsi, con costi a carico. ”

Qualcuno rinuncerà? Non sappiamo ancora, le convocazioni presso l’USR non sono ancora avvenute.

Le Regioni chiedono al Governo regole per il dimensionamento

da La Tecnica della Scuola

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha affrontato  il tema del dimensionamento scolastico, ribadendo la necessità che il ministero dell’istruzione si impegni ad avviare nel più breve tempo possibile un percorso finalizzato a condividere con le Regioni i criteri per l’attribuzione degli organici del personale docente, dirigente, amministrativo e Ata di pertinenza di ciascun territorio regionale.

Le Regioni intervengono là dove lo Stato è assente

Contestualmente, precisa il comunicato della Conferenza delle Regioni, le Regioni hanno sottolineato in un documento, trasmesso alla Segreteria della Conferenza Unificata, per consentire loro di concedere alle autonomie scolastiche nell’ambito del contingente assegnato, valutando le peculiarità e le particolari esigenze del proprio territorio, per sopperire a particolari esigenze o casi eccezionali in contesti montani o caratterizzati da marginalità socio-economica, comprese le aree interne.

Alla luce delle normativa secondo la quale le regioni provvedano autonomamente al dimensionamento scolastico le Regioni ritengono necessario dare sostanza e attuazione alle proprie prerogative, attraverso l’individuazione di nuovi criteri condivisi per l’attribuzione degli organici del personale docente, dirigente, amministrativo e Ata di pertinenza di ciascun territorio regionale. Ciò in coerenza con le esigenze dei singoli territori e rispettando, allo stesso tempo, l’obiettivo di contenimento della spesa pubblica.

Un accordo in sede di Conferenza unificata

Le Regioni ritengono necessario pervenire ad un Accordo in sede di Conferenza Unificata e a tal fine è stata avanzata la richiesta di attivare un Tavolo in sede di Conferenza Unificata per cui si chiede al Miur di impegnarsi ad avviare, nel più breve tempo possibile, un percorso finalizzato a condividere con le Regioni i criteri per l’attribuzione degli organici del personale docente, dirigente, amministrativo e Ata di pertinenza di ciascun territorio regionale.

Elaborare nuovi criteri

Al fine di consentire la programmazione per l’a.s. 2020/21, nelle more della costituzione del tavolo di concertazione in Conferenza Unificata per l’elaborazione di nuovi criteri e parametri per la definizione del contingente organico del personale docente, dirigente, amministrativo e Ata di pertinenza di ciascun territorio regionale, le Regioni, sulla base del contingente di autonomie attribuito dal Miur, valutate le peculiarità e le particolari esigenze del proprio territorio, per sopperire a particolari esigenze o casi eccezionali in contesti montani o caratterizzati da marginalità socio-economica, comprese le aree interne, possono individuare gli istituti scolastici che hanno diritto ad un ds e un dsga titolare sul proprio territorio, in deroga ai parametri definiti dalla L. 12 novembre 2011, n. 183.

Dispersione scolastica: un confronto con gli altri Paesi dell’Unione Europea

da Tuttoscuola

In Sardegna e Sicilia è record: abbandona troppo presto un ragazzo su quattro (il 25%), mentre la media europea è del 12,8% e in diversi paesi dell’Est si arriva anche al 5%. Il fenomeno della dispersione scolastica nel nostro Paese è davvero preoccupante, almeno secondo la fotografia scattata dalla Corte dei Conti attraverso la pubblicazione nei giorni scorsi della relazione “La lotta alla dispersione scolastica: risorse e azioni intraprese per contrastare il fenomeno”. Numeri e paragoni con gli altri Paesi Europei sono allarmanti, ma in fondo basta pensare che in vent’anni abbiamo perso 3 milioni e mezzo di studenti, secondo quanto riportato dal dossier di Tuttoscuola, “La scuola colabrodo“. Ma vediamo nel dettaglio qual è la situazione relativa alla dispersione scolastica in Italia rispetto a quella degli altri paesi europei.

Per quanto riguarda l’abbandono scolastico in Italia, nel 2012 il valore medio dell’indicatore nell’Ue27 si è attestato al 12,8%. Questo mentre alcuni Paesi dell’Est, come Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, vantano quote particolarmente virtuose: addirittura attorno al 5%. Con quali prospettive l’Italia si avvicina al 2020, quando, secondo le indicazioni di Bruxelles, la dispersione scolastica massima di ogni Paese dovrebbe essere del 10%?

Per quanto riguarda l’area Ocse, l’ultimo report “Uno sguardo sull’istruzione” 2018, evidenzia per l’Italia un tasso di scolarizzazione dei giovani compresi nell’età dei 15-19enni dell’83% contro una media dell’area dell’85%; – una percentuale del 24% di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni non studia e non lavora (Neet) rispetto a una media del 13% dei paesi dell’area Ocse; la stessa percentuale risulta oscillante (tra il 12% e il 38%), a seconda delle Regioni.

Inutile dire che il basso livello di competenze di molti giovani si riflette sul tasso di occupazione nel mondo del lavoro e, in generale, sulla capacità del Paese di produrre PIL, è costo per la collettività in termini di ulteriori spese; il complessivo investimento pubblico rischia, altresì, di essere vanificato dal mancato raggiungimento di una piena scolarizzazione.

Secondo infatti quanto riportato anche dal dossier di Tuttoscuola “La scuola colabrodo”, la dispersione ha costi enormi per la società. Costi che si aggirano sui 55 miliardi di euro. E l’emorragia continua: almeno 130 mila adolescenti che iniziano le superiori non arriveranno al diploma. Irrobustiranno la statistica dei 2 italiani su 5 che non hanno un titolo di studio superiore alla licenza media e di un giovane su 4 che non studia e non lavora.

Portfolio DS, chiusura entro il 31 agosto: ecco come compilarlo

da Tuttoscuola

C’è tempo fino al 31 agosto 2019 per la chiusura delle funzioni per la compilazione del Portfolio del Dirigente scolastico. Dopo il 31 agosto la versione del Portfolio compilata sarà resa disponibile al Nucleo di valutazione e al Direttore USR per formulare la valutazione. Tale versione rimarrà visibile al Dirigente anche dopo, ma non sarà più modificabile. Ma come si compila il portfolio DS? Prova a rispondere Tuttoscuola.

Il 27 aprile 2017 veniva pubblicata online sul sito del Ministero dell’Istruzione la versione elettronica del portfolio del dirigente scolastico con informazioni che vanno dal curriculum, al bilancio delle competenze, agli obiettivi e alle azioni professionali. Con questo strumento, dichiaravano dal Miur, la valutazione dei dirigenti “entra nel vivo”. Il portfolio consente agli stessi presidi di analizzare i propri compiti e competenze, di fare il punto sugli obiettivi di miglioramento. È cioè uno strumento di supporto per il “loro sviluppo professionale, ma anche uno elemento chiave per il processo di autovalutazione e di valutazione”.

Portfolio DS: come funziona

Sembra abbastanza semplice da compilare, non richiede molto tempo per la compilazione (anche se i DS il tempo se lo devono strappare dai mille impegni di gestione), consente di scegliere risposte già predisposte (per fortuna) apponendo una semplice crocetta,  prevede l’impiego di documentazione già definita dal dirigente o dalla sua scuola. Il portfolio vero e proprio (da compilare on line) si compone di tre parti: Anagrafe professionale, Autovalutazione e Obiettivi e azioni.

Portfolio del dirigente scolastico: l’anagrafe professionale

L’Anagrafe professionale riporta tutti i dati del dirigente già registrati a sistema e prevede la compilazione facoltativa per altri titoli di studio posseduti, per certificazioni (informatiche o linguistiche), per incarichi, per pubblicazioni, per altra documentazione meritevole d’attenzione. In diversi casi basta uno spunto per la scelta. L’anagrafe sarà aggiornabile annualmente.

Portfolio del dirigente scolastico: l’autovalutazione

L’Autovalutazione riguarda le dimensioni professionali previste dalla legge n. 107/15 e si focalizza sulle azioni che il Dirigente scolastico ha realizzato e/o favorito nell’istituzione scolastica per:

  1. la definizione dell’identità, dell’orientamento strategico e della politica dell’istituzione scolastica;
  2. la gestione, la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane;
  3. la promozione della partecipazione, la cura delle relazioni e dei legami con il contesto;
  4. la gestione delle risorse strumentali e finanziarie, la gestione amministrativa e gli adempimenti normativi;
  5. il monitoraggio, la valutazione e la rendicontazione.

L’obiettivo di questa parte è quello di consentire al Dirigente scolastico una riflessione sul suo ruolo e sui suoi punti di forza/debolezza, per lo sviluppo e il miglioramento della professionalità. Per ognuna delle cinque sezioni sopramenzionate è stata prevista una rubrica di riferimento. Il Dirigente scolastico è chiamato ad autovalutarsi su ciascun aspetto, attribuendosi un livello che va, in maniera decrescente, da A (aspetto eccellente) a D (aspetto critico) e, se lo ritiene opportuno, motivando il livello nell’apposito campo libero.

Il contenuto di ogni livello è predefinito: basta lo spunto o la crocetta per scegliere.

Una volta che il Dirigente ha provveduto ad attribuirsi un livello per ognuna delle rubriche di autovalutazione, il sistema genererà automaticamente un diagramma di Kiviat (o grafico radar), ovvero un grafico a cinque variabili (una per ciascuna delle dimensioni indagate), rappresentate su assi/raggi con la stessa origine, che rappresentano ciascuno una delle variabili contemplate dall’analisi. Il grafico assume una forma a stella, consentendo di identificare con immediatezza visiva punti di forza e punti di debolezza relativi alle dimensioni indagate.

Il portfolio del dirigente scolastico: obiettivi e azioni professionali

Obiettivi e Azioni professionali: questa parte del Portfolio può essere particolarmente rilevante ai fini della valutazione.

Una prima sezione (obiettivi) è relativa agli obiettivi inseriti all’interno della lettera di incarico: saranno precaricati gli obiettivi nazionali e gli eventuali obiettivi regionali.

Nella seconda sezione (azioni) il Dirigente scolastico deve indicare le azioni professionali da lui ritenute particolarmente significative (indicativamente due o tre) e direttamente riconducibili al suo operato.
La terza sezione (documenti) è riservata al caricamento di quei documenti (Ptof, Rav, Monitoraggi, ecc.) che il Dirigente ritiene necessari e opportuni per la consultazione da parte del Nucleo di Valutazione.

A tali documenti può essere aggiunta altra documentazione particolarmente significativa che il Dirigente riterrà necessario caricare e/o che il Nucleo di Valutazione richiederà al Dirigente di caricare nel Portfolio.

Anche per questa sezione è possibile utilizzare materiale pronto nel suo formato originario.

I documenti caricati sono riservati e consultabili solo dal Nucleo di Valutazione e dal Direttore dell’USR.

Pubblicati i dati degli scrutini: alle superiori meno bocciati, ma circa 1 su 5 alle prese con il debito

da Tuttoscuola

Diminuiscono gli studenti non ammessi all’anno successivo nella Scuola secondaria di II grado, come anche gli alunni che devono recuperare almeno un’insufficienza. I promossi crescono dell’1,1%, mentre nella Secondaria di I grado restano sostanzialmente stabili. Questo il quadro che emerge dalle rilevazioni sugli esiti degli scrutini finali della Secondaria di I e II grado e degli Esami conclusivi del I ciclo d’istruzione per l’anno scolastico 2018/2019. Lo fa sapere il MIUR attraverso un comunicato stampa che riportiamo di seguito.

La Secondaria di I grado
Gli ammessi alla classe successiva nella Secondaria di I grado sono il 98%degli scrutinati, rispetto al 98,1% dell’anno scorso. La Regione con la più alta percentuale di ammessi è la Basilicata (99,3%), seguita da Puglia (98,7%) e Calabria (98,6%). Gli ammessi all’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo sono stati il 98,4%, rispetto al 98% del 2017/2018. L’Esame è stato poi superato dal 99,5% degli esaminati, l’anno scorso i licenziati erano stati il 99,8%.

La Secondaria di II grado
Gli studenti promossi salgono al 72,2% rispetto al 71,1% dell’anno scorso. Quelli che dovranno ripetere l’anno scolastico nella Secondaria di II grado sono il 6,8%, in calo rispetto al 7,4% del 2017/2018. La maggiore percentuale di non ammessi alla classe successiva si registra negli Istituti professionali (10,4%), comunque in calo rispetto al 12,1% dello scorso anno. Scendono le non ammissioni anche nei Licei (dal 4,2% al 4%) e negli Istituti tecnici (dal 9,8% al 9,5%). Lo scoglio principale nella Secondaria di II grado si conferma il primo anno di corso, con il 10,3% di non ammessi all’anno successivo.

Le sospensioni del giudizio scendono dal 21,5% del 2017/2018 al 21%Sardegna (26,7%) e Lombardia (25%) sono le Regioni con le percentuali più alte. Quelle con il numero minore di studenti con sospensione del giudizio sono Puglia (14,4%) e Calabria (15,4%). Rispetto alla tipologia di percorso di studio, la quota maggiore di studenti con insufficienze da recuperare si trova negli Istituti Tecnici (26,4%), seguiti dai Licei (19,2%) e dagli Istituti Professionali (16,8%).

In attesa delle verifiche sui giudizi sospesi, la percentuale dei ragazzi promossi nella Secondaria di II grado è pari al 72,2%. Il picco delle promozioni si conferma nei Licei (76,8%) mentre nei Professionali la percentuale è pari a 72,8% e nei Tecnici è del 64,1%.

Le Regioni dove si registra la percentuale più alta di ragazzi che hanno superato l’anno scolastico nello scrutinio di giugno sono Puglia (79,3%)Calabria (79%) e Umbria (78,7%). Quelle con meno promossi risultano Sardegna (63,3%) e Lombardia (67,8%).

Avviso pubblico per la realizzazione di progetti volti al contrasto del rischio di fallimento formativo precoce e di povertà educativa

Avviso pubblico per la realizzazione di progetti volti al contrasto del rischio di fallimento formativo precoce e di povertà educativa, nonché per la prevenzione delle situazioni di fragilità nei confronti della capacità attrattiva della criminalità

Prot. 26502 del 6 agosto 2019

Misure straordinarie ed assunzioni in CdM

Il Consiglio dei ministri, nel corso della riunione del 6 agosto 2019, ha approvato

  • un decreto legge contenente misure di straordinaria necessità ed urgenza nei settori dell’istruzione, dell’università, della ricerca e dell’AFAM;
  • due decreti del Presidente della Repubblica per l’assunzione di personale scolastico e tecnico-amministrativo.


NORME SUL PERSONALE SCOLASTICO, UNIVERSITARIO E AFAM

Misure di straordinaria necessità ed urgenza nei settori dell’istruzione, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione artistica musicale e coreutica (decreto-legge)

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Marco Bussetti e del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, ha approvato, salvo intese, un decreto-legge che introduce misure di straordinaria necessità ed urgenza nei settori dell’istruzione, dell’università, della ricerca e dell’alta formazione artistica musicale e coreutica.

Il testo introduce, tra l’altro, misure in merito al precariato, al trasporto scolastico e alla salvaguardia del corpo ispettivo del sistema scuola.


ASSUNZIONI DI PERSONALE SCOLASTICO E TECNICO-AMMINISTRATIVO

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e del Ministro dell’economia e delle finanze Giovanni Tria, ha approvato due provvedimenti, da adottarsi con altrettanti decreti del Presidente della Repubblica, che prevedono rispettivamente:

  1. l’autorizzazione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ad assumere a tempo indeterminato, per l’anno scolastico 2019/2020, sui posti effettivamente vacanti e disponibili, n. 53.627 unità di personale docente, n. 2.117 dirigente scolastici, n. 7.646 unità di personale ausiliario-tecnico-amministrativo (ATA) con trasformazione a tempo pieno di contratti a tempo parziale per n. 226 unità del medesimo personale, corrispondenti a 113 posti interi, e n. 355 unità di personale educativo (decreto del Presidente della Repubblica);
  2. l’autorizzazione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ad assumere a tempo indeterminato, per l’anno accademico 2018/2019, n. 191 unità di personale tecnico-amministrativo, nonché di n. 1 unità di Direttore amministrativo – EP/2 a seguito di mobilità intercompartimentale per le esigenze delle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) (decreto del Presidente della Repubblica).

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha firmato i decreti per l’assunzione a tempo indeterminato di 7.759 ATA e di 355 componenti di personale educativo a partire dall’anno scolastico 2019/2020.

Per quanto riguarda il personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario, il contingente è composto da 7.646 immissioni in ruolo e dalla trasformazione a tempo pieno di contratti a tempo parziale, corrispondenti a 113 posti interi.

Ai 7.759 posti ATA si aggiungeranno, a settembre 2020, le assunzioni dei vincitori del concorso per Direttore dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), per i quali sono accantonati i primi 760 posti già da questo anno.

I 355 educatori saranno destinati ai convitti e agli educandati. In sede di Legge di bilancio, il Ministro Bussetti ha ottenuto che, alle 65 assunzioni previste, venissero aggiunti altri 290 posti. Arrivando così alle 355 assunzioni deliberate.


Decreto Ministeriale 7 agosto 2019, AOOUFGAB 724
Assunzioni a tempo indeterminato di personale educativo da effettuarsi per l’anno scolastico 2019/2020