Concorso presidi, un vincitore su due andrà fuori regione. Appello per una «mobilità straordinaria»

da Corriere della sera

Orsola Riva

Non c’è pace per i nuovi dirigenti scolastici che hanno vinto il concorso di quest’anno. Dapprima hanno rischiato di non entrare in ruolo perché il Tar, accogliendo uno dei tantissimi ricorsi, aveva decretato l’annullamento di tutta la procedura. Poi, su richiesta del Miur, è arrivata la sospensiva della sentenza da parte del Consiglio di Stato e così il primo agosto sono state pubblicate le graduatorie dei vincitori: 2.900 per il prossimo triennio, 1.984 di ruolo già dal primo settembre. Ma ora – come segnalato in un appello al presidente della Repubblica e al governo sottoscritto da circa 600 nuovi dirigenti – molti di loro rischiano di dover scegliere se andare a lavorare in una regione diversa dalla propria o rinunciare per sempre al posto. La questione non è nuova e non vale solo per i presidi, visto che i docenti vengono in gran parte dal Sud ma i posti liberi sono soprattutto al Nord dove, notoriamente, si fanno più figli. Ma nel loro caso si aggiungono alcune anomalie create dagli strascichi dei precedenti concorsi che hanno determinato situazioni limite come quella della Campania dove per i vincitori del concorso non c’era neanche un posto a disposizione anche se in realtà di posti vacanti ce n’erano, eccome. Solo che sono andati tutti e sessanta vuoi ai bocciati dei concorsi passati che hanno fatto ricorso e vinto al Tar, vuoi a quei presidi, già di ruolo, che hanno chiesto il riavvicinamento a casa.

Effetto domino

In più, poiché a differenza degli altri concorsi indetti su base regionale, questo era nazionale, si è creato un effetto domino per cui i campani sono finiti in Lazio, i laziali in Toscana, i toscani in Lombardia e così via. Nella scelta della regione, infatti, vince chi è più alto in graduatoria, quindi può capitare che un docente calabrese arrivato 1343esimo vinca il posto in Lombardia mentre un suo collega lombardo arrivato subito dietro di lui debba andare in Veneto. Risultato: più della metà dei vincitori assunti a settembre – circa mille nuovi presidi – sono destinati a occupare sedi lontane dalla propria regione e non potranno chiedere il riavvicinamento a casa prima di tre anni. A meno che, come chiesto nella lettera, il governo non avvii una procedura di mobilità straordinaria. Con un ulteriore smacco dovuto al fatto che, essendo le assunzioni scaglionate su tre anni, c’è il rischio più che concreto che chi verrà assunto nel 2020-21 abbia più chance di restare nella propria regione di chi entra in ruolo da subito. Con buona pace del principio del merito, visto che i primi 1.984 nuovi dirigenti sono anche quelli che sono andati meglio al concorso. Non è ancora chiaro, tra l’altro, cosa intenda fare il Miur con i posti lasciati liberi da chi rinuncia: verranno dati in reggenza (che sarebbe un ulteriore paradosso visto che il concorso era pensato per arginare se non per chiudere la piaga delle reggenze) o assegnati a partire dal 1985esimo posto (che sarebbe un’ingiustizia)?

Scuola, è boom di supplenze: a settembre «precario» un prof su cinque

da Il Sole 24 Ore

Saranno almeno 170 mila i supplenti nell’anno scolastico che sta per iniziare su un totale di circa 844mila, considerando anche i posti di sostegno (circa 63mila). Come dire che tra tutti coloro che saliranno in cattedra a settembre uno su 5 sarà precario.

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La stima arriva dalla Cisl scuola mentre sono in pieno svolgimento le convocazioni per le assunzioni a tempo indeterminato.
La Cisl ha calcolato che i pensionamenti dei docenti con quota 100 sono stati circa 17mila; il totale dei posti disponibili è di 58.627 mentre la richiesta di insegnanti autorizzata dal ministro della Scuola Bussetti ammonta a 53.637 unità.
I posti che non verranno coperti con nomine in ruolo per mancanza di aspiranti in graduatoria, per la Cisl, sono 23mila.

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Nell’anno scolastico che si è concluso a giugno i supplenti sono stati 150 mila circa, quindi da settembre il plotone dei precari dovrebbe aumentare di oltre il 13 per cento.
Per quanto riguarda gli Ata – il personale amministrativo, tecnico e ausiliario – la disponibilità è di 17mila posti ma il contingente delle nomine ammonta a soli 7.646 posti.

«Rispetto allo scorso anno, aumenteranno i docenti supplenti nell’anno scolastico che inizierà a settembre», dice il segretario della Cisl Scuola Maddalena Gissi, che fino all’ultimo ha rivolto un appello alla responsabilità della politica a mandare avanti il decreto precari.

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Per il sindacato, se un docente ha coperto per 3 anni il ruolo di supplente, deve poter contare su una procedura di reclutamento riservata, è un giusto riconoscimento.

Scuola-lavoro, istituti liberi di aumentare le ore per gli «stage»

da Il Sole 24 Ore

E.Bruno e C.Tucci

C’era una volta l’alternanza scuola-lavoro e i suoi 937mila studenti coinvolti. Poi è arrivato l’esecutivo gialloverde e con la legge di bilancio 2019 l’ha rinominata «percorsi per le competenze traversali e per l’orientamento». Riducendo le ore obbligatorie (da 400 a 210 nei professionali, da 400 a 150 nei tecnici e da 200 a 90 nei licei) e, in proporzione, le risorse. In attesa delle linee guida che avrebbero spiegato agli istituti come rimodulare esperienze e fondi. Linee guida che, con cinque mesi di ritardo sulla tabella di marcia, sono pronte. E che non dovrebbero subire contraccolpi dalla crisi di governo. L’indicazione appare chiara: i nuovi limiti sono «un monte ore minimo» e ogni scuola – si legge nella bozza predisposta dal Miur e inviata al Consiglio superiore della pubblica amministrazione per il parere – può realizzare percorsi «anche per un periodo superiore».

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Il documento di 68 pagine chiarisce che i percorsi dell’ex alternanza non sono «esperienze isolate collocate in un particolare momento del curriculo», ma vanno progettati «in una prospettiva pluriennale» nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa (Ptof) del singolo istituto. Senza mai citare la parola «impresa» le linee guida si soffermano sull’importanza delle «soft skill» e ribadiscono il principio di co-progettazione delle attività(valorizzando, così, il contributo dei soggetti «non scolastici»). L’esperienza “on the job” – prosegue il testo – deve svolgersi «preferibilmente nel periodo di svolgimento delle lezioni», ma è ammessa «anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche» (Pasqua, Natale o estate), specie se la struttura ospitante è caratterizzata «da attività stagionali».

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Tutti i percorsi vanno strutturati bene a scuola, solo dopo si può sottoscrivere una convenzione con l’azienda o l’ente pubblico interessati. Confermato il doppio tutor: uno interno (un docente) e l’altro esterno. Spetta all’istituto individuare gli studenti da coinvolgere (da soli o in gruppo). Tra i loro diritti, c’è quello di ricevere una formazione qualificata, prender parte a percorsi di qualità ed essere debitamente informati sulle attività svolte; tra i doveri, ci sono invece il comportamento, la puntualità, il rispetto dei locali e del personale aziendale e la riservatezza. Ovviamente, tutta l’esperienza va svolta in assoluta sicurezza. Nessuna novità sulla maturità: durante il colloquio finale le esperienze fatte vanno raccontate attraverso una relazione o un elaborato multimediale.

In questo quadro resta l’incognita risorse. Con il taglio delle ore i fondi statali sono scesi da 100 a 42,5 milioni annui. A cui si possono però aggiungere gli stanziamenti del Pon nazionale: per l’anno prossimo 100 milioni, che si sommano ai due stanziamenti precedenti di 140 e 98 milioni. Ma anche le regioni possono intervenire con proprie risorse. Ad esempio la Toscana, come conferma l’assessora Cristina Grieco: «Per gli istituti tecnici e professionali che vorranno proporre percorsi di alternanza di qualità penseremo noi a recuperare la mancanza di finanziamento statale».

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Nonostante il calo di partecipazione degli alunni, che il Miur monitorerà, di scuole pronte a scommettere sull’alternanza ce ne sono. Come l’istituto tecnico tecnologico “Guglielmo Marconi” di Dalmine (Bg) che – racconta il preside Maurizio Chiappa – «proseguirà, nel 2019-2020, con il progetto Manutentore 4.0, in collaborazione con Tenaris Spa, in cui vengono sviluppate competenze di un manutentore Industria 4.0, oltre che con diversi project work con Aruba Spa e con l’iniziativa TecnicaMentepromossa da Adecco». Oppure il Belluzzi Fioravanti di Bologna: «Al professionale siamo convinti dell’importanza di svolgere un monte ore importante di alternanza, pensavamo a 400 ore circa – dice la dirigente Roberta Fantinato -. Abbiamo anche in piedi progetti pilota in Italia quale il Desi con Ducati e Lamborghini: andremo avanti, perché questo rappresenta un’eccellenza della nostra offerta formativa». Se e quanto lo scopriremo a settembre.

Scuola e università al bivio

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Le ipotesi in campo per uscire dalla crisi di governo a ieri sera erano ancora tutte in campo. A diradare le nubi ci penserà oggi l’informativa al senato del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, con le reazioni della Lega e del Movimento5stelle. Quello che è quasi certo è che comunque il governo Conte nell’attuale compagine è finito. E per i 5stelle, nell’ipotesi di un nuovo esecutivo, il ministero dell’istruzione e università è centrale. Come del resto era già all’inizio dell’insediamento del governo gialloverde. Allora la spuntò la Lega che indicò per la poltrona più alta Marco Bussetti, tecnico di area, un gradino sotto arrivò l’accademico pentastellato Lorenzo Fioramonti, vice ministro per l’università e la ricerca. A un altro penstatellato, Salvatore Giuliano, l’incarico di sottosegretario all’istruzione. Entrambi poi hanno giocato un ruolo non centrale nell’azione del dicastero.

Ora, se il Carroccio dovesse essere messo all’angolo o addirittura fuori dal perimetro governativo, è proprio il dicastero dell’istruzione, università e ricerca a essere nel mirino delle nuove conquiste pentastellate. Non escluso anche uno spacchettamento tra Istruzione e Università-ricerca. Con il pole proprio Fioramonti che ha chiesto un investimento sull’università e la ricerca di almeno un miliardo di euro. «Sono rientrato in Italia dopo 20 anni di lavoro all’estero per dare un contributo. Se entro fine anno no ci sarà un miliardo in più sono pronto a dimettermi», ha detto Fioramonti, indicando, per le coperture da trovare in legge di bilancio, nuove tasse che aiutino a dirigere i consumi verso mercati più responsabili, penalizzando per esempio sigarette e bevande zuccherate.

Intanto che la crisi si avvia a consumarsi, rischia di slittare di un anno la riforma dell’educazione civica. Uno dei cavalli di battaglia della Lega, la legge ha ottenuto lo scorso primo agosto il via libera definitivo del Senato ed è in attesa di essere controfirmata dal capo dello stato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. L’articolo 2 del disegno di legge prevede che il nuovo insegnamento, un’ora la settimana da ripartire tra i docenti già di ruolo, è istituito «a decorrere dal 1° settembre del primo anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge». Legge che entra in vigore quindici giorni dopo la pubblicazione in Gu. La riforma dunque dovrebbe andare, calendario alla mano, al 2020/2021.

Ma fonti Miur fanno notare che se il Quirinale dovesse controfirmare in questi giorni sarebbe possibile andare in Gazzetta il 28 di agosto e che dunque non sarebbe del tutto persa la sfida di partire già da questo anno scolastico, considerando il primo settembre un termine ordinatorio.

Appeso alla data del 28 di agosto anche il destino del decreto salvaprecari approvato nella formula del salvo intese dal consiglio dei ministri e mai arrivato al Colle per la controfirma. «Se i ministri m5s dovessero dare il via libera, potrebbe arrivare in parlamento ed essere convertito. I no dei 5stelle bloccano un provvedimento atteso da migliaia di precari», è la posizione di Mario Pittoni, presidente della commissione istruzione del senato e responsabile scuola della Lega. «Noi intendiamo rispettare il punto 22 del contratto di governo, il quale prevede una fase transitoria per garantire il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto a un cronico precariato, parallelamente all’avvio di un efficace sistema di formazione». E poi: «Non corrisponde al vero che la selezione riservata e i percorsi abilitanti previsti dal decreto non sarebbero selettivi. I Pas per esempio superano la concezione nozionistica della valutazione mediante uniche prove d’esame, assicurano una reale selezione ex ante, in considerazione dell’esperienza professionale, in itinere, con diversi esami universitari, ed ex post». Concorso ad hoc e Pas invece rappresentano l’ennesima sanatoria dei precari, ribattono dal Movimento, che vuole una selezione in ingresso. I ragionamenti sono tutti sospesi in attesa dell’aula di oggi al Senato.

Abbandoni, emergenza sociale

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Gli abbandoni continuano «a rappresentare un’emergenza sociale». Nonostante progetti e fondi, nazionali ed europei. «Nel nostro Paese ad una legislazione avanzata, non sono seguiti i risultati auspicati». A lanciare l’allarme è la Corte di conti nella relazione sulla lotta alla dispersione scolastica, approvata il 26 luglio (deliberazione n. 14/2019/G).

In Italia, denuncia, il tasso di dispersione è pari al 14,5%. Con la scuola superiore che ha registrato 112.240 abbandoni complessivi nell’anno 2016 e nel passaggio fra l’anno 2016/2017. Un fenomeno multiforme, ricollegato a cause strutturali legate alla scarsa attrattività delle scuole. Ma anche alla povertà di molte zone d’Italia.

Tuttavia, la differenziazione degli interventi e la frammentazione delle risorse finanziarie, tra quelle nazionali, presenti in più capitoli del bilancio di previsione del Miur, e quelle comunitarie, «non ha consentito» alla Corte dei conti «di pervenire ad un quadro complessivo della spesa pubblica sostenuta e di valutare gli esiti gestionali».

In assenza, tra l’altro, di un piano nazionale strategico in materia «organico, coordinato e condiviso tra tutti i soggetti istituzionali coinvolti a vario titolo, per contrastare l’abbandono scolastico», di cui se ne sottolinea l’esigenza, accanto a un comitato di esperti con competenze nelle politiche di contrasto agli abbandoni e nelle metodologie didattiche e organizzative.

«Frammentato» il quadro finanziario: 218 milioni di euro stanziati ed erogati dallo Stato negli anni 2012-2017 tra i progetti di potenziamento dell’offerta formativa o supporto agli studenti a valere sugli appositi capitoli iscritti nello stato di previsione del Miur e quelli relativi ai fondi dell’ex legge 440/97 e della legge 296/2006; il potenziamento dell’offerta formativa attraverso la quota dell’organico dell’autonomia; il miglioramento dell’offerta formativa. Con una pluralità di capitoli direttamente o indirettamente collegati all’incidenza della dispersione e un coacervo di iniziative autonome delle singole scuole.

Di fatto, l’unica disponibilità di bilancio del ministero continuativa esclusivamente destinata alla dispersione è rappresentata dalle risorse per l’orientamento scolastico: 11.201.637 euro nel 2012-19.

Rilevante ausilio è giunto dai fondi comunitari. Nel periodo di programmazione Pon 2007-2013 il totale complessivo delle risorse finanziarie utilizzate per la lotta alla dispersione è stato pari a 309.690.333,10 euro. Mentre l’importo programmato per il periodo 2014/2020 è di euro 345.945.951, di cui attualmente risultano impiegati 321.694.245,65 euro.

Di qui la richiesta della Corte di un complesso monitoraggio degli interventi educativi. Iniziando dall’implementazione del sistema di monitoraggio della spesa presso il Miur «per restituire la conoscenza del quantum dell’investimento pubblico, riportando all’unitarietà la molteplicità di interventi finanziari». E da «verifiche puntuali sul corretto inserimento dei dati» nell’Anagrafe dello studente, «a partire dalle istituzioni scolastiche».

Inizio anno scolastico, primo collegio docenti: dal Piano di formazione al calendario scolastico

da Orizzontescuola

di redazione

Primo collegio docenti 2019/20: delibera di tutto quello che è necessario all’avvio dell’anno scolastico (piano della attività, proposta criteri assegnazione docenti alle classi e formazione classi, aggiornamento del piano di formazione …).

Inizio anno scolastico 2019/20

Il 2 settembre, considerato che l’uno è domenica, avrà inizio l’anno scolastico 2019/20.

Abbiamo parlato dei docenti che devono prendere servizio il 2 settembre in Inizio anno scolastico, 2 settembre 2019: chi deve prendere servizio

Qui per i contratti dei neoassunti

Primo collegio

Il primo collegio docenti, in genere, si svolge il primo di settembre (cosa non possibile per il 2019/20 in quanto domenica) o nei primissimi giorni dello stesso mese, poiché si devono approvare tutte quelle misure necessarie all’avvio del nuovo anno scolastico.

Partecipano al Collegio docenti, presieduto dal dirigente scolastico, tutti gli insegnanti in servizio nell’istituzione scolastica dal 1° settembre 2019.

I punti all’ordine del giorno, generalmente, sono i seguenti:

  • Aggiornamento del piano annuale delle attività di aggiornamento e formazione contenuto nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF)
  • Proposte adattamento calendario scolastico 2019/20
  • Adozione piano annuale delle attività
  • Definizione dei criteri per l’attribuzione delle Funzioni strumentali al P.T.O.F.
  • Suddivisione dell’anno scolastico in trimestri o quadrimestri, ai fini della valutazione degli alunni e adozione o meno della “settimana corta”.
  • Criteri per la formazione delle classi, l’assegnazione dei docenti e sull’orario delle lezioni
  • Nomina dei Coordinatori
  • Indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione
  • Sostituzione dei componenti del Comitato per la valutazione del servizio dei Docenti nel caso quelli scelti in precedenza siano decaduti

Aggiornamento del piano annuale delle attività di aggiornamento e formazione

Il Piano annuale delle attività di aggiornamento e formazione va rivisto ogni anno scolastico, in coerenza con il PTOF.

Proposte adattamento calendario scolastico 2018/19

Il Calendario scolastico è deliberato dalle Regioni e ciascuna scuola può modificarlo, fermo restando lo svolgimento di almeno 200 giorni di lezioni.

E’ il collegio docenti a proporre le modifiche al calendario regionale, ivi compresa la data di inizio delle lezioni; spetta poi al Consiglio di Istituto deliberare quanto proposto dal Collegio.

Adozione piano annuale delle attività

Il Piano annuale delle attività definisce il numero e il calendario delle riunioni collegiali (collegio dei docenti, consigli di classe, informazione alle famiglie, scrutini, ecc.), in base al monte ore previsto dal CCNL (40+40).

Il Piano è deliberato dal Collegio docenti su proposta del dirigente scolastico che lo predispone.

Definizione dei criteri per l’attribuzione delle Funzioni strumentali al P.T.O.F.

Relativamente alla definizione dei criteri per l’attribuzione delle Funzioni strumentali al P.T.O.F. potrà anche essere nominata un’apposita commissione, per cui, in tal caso, si rinvierà la delibera ad altra seduta.

Indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione

Gli indirizzi per le attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione sono definiti dal dirigente scolastico.

Il PTOF, come prevede la legge 107/15, può essere rivisto annualmente, entro il mese di ottobre, sempre sulla base dei suddetti indirizzi, per cui il dirigente potrebbe socializzarli già nel primo collegio docenti, in modo da consentire l’inizio dei lavori per l’eventuale aggiornamento del PTOF.

Componenti Comitato di valutazione

Il Collegio docenti sceglie due dei tre docenti facenti parte del Comitato di valutazione (la scelta del terzo docente spetta al Consiglio di Istituto).

Lo scorso anno il Comitato è stato rinnovato (ha validità triennale), tuttavia potrebbe verificarsi che i docenti scelti dal collegio non siano più titolari nella scuola interessata o si dimettano, per cui si deve procedere alla loro sostituzione.

Quanto alle modalità di scelta, il Miur  ha chiarito con una faq che il Collegio può procedere alla loro definizione, che potrebbe avvenire già nel corso della prima riunione del Collegio.

Ecco la faq del Miur:

Il Collegio  può autonomamente definire le modalità di scelta, prevedendo od escludendo auto candidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc. Trattandosi di scelta di persone, si ritiene, comunque, necessaria la votazione a scrutinio segreto.

Individuazione attività alternative per alunni che non si avvalgono dell’IRC

Già nel corso del primo collego si può procedere all’individuazione delle attività da proporre agli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.

Alternanza scuola-lavoro, pronte le Linee guida: ore minime percorsi, doppio tutor, periodo svolgimento e risorse

da Orizzontescuola

di redazione

Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (ex alternanza scuola lavoro): pronte le linee guida.

Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento

Con la legge di bilancio 2019, il Governo ha modificato l’alternanza scuola- lavoro, denominandola “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”  e riducendone il monte ore minimo che va svolto:

a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali (prima erano previste 400 ore);

b) non inferiore a 150 ore nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi degli istituti tecnici (prima erano previste 400 ore);

c) non inferiore a 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei (prima erano previste 200 ore).

Oltre al monte ore sono state ridotte le risorse destinate ai percorsi, passando da 100 a 42,5 milioni annui.

Linee Guida

Le linee guida, che dovevano essere adottate entro 60 giorni dall’approvazione della legge, sono pronte e sono state inviate al CSPI, come riferisce Il Sole 24 Ore.

Questi i punti principali delle linee guida:

  • i percorsi possono essere realizzati anche prevedendo un numero di ore superiore al minimo previsto (resta il problema delle risorse);
  • i percorsi non devono essere isolati ma vanno progettati «in una prospettiva pluriennale» nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa (Ptof) del singolo istituto;
  • importanti sono le soft skill e la co-progettazione con soggetti esterni alla scuola;
  • i percorsi vanno prima strutturati a scuole e solo dopo si può procedere alla sottoscrizione delle convenzioni con le imprese;
  • i percorsi possono svolgersi anche durante i periodi di sospensione delle attività didattiche, soprattutto in caso di attività stagionali;
  • confermati il tutor interno e quello esterno;

Infografica

Il Sole 24 ore ha realizzato un’infografica in cui si illustrano i cambiamenti subiti dall’ex alternanza scuola lavoro:

Decreto salvaprecari: forse morirà con la fine del Governo Conte

da La Tecnica della Scuola

La fine del Governo Conte avrà certamente ripercussioni sulle prossime scelte in materia di politica scolastica, sia che la legislatura si chiuda qui con il ritorno al voto sia che si formi un nuovo Governo sostenuto da un’altra maggioranza.
Fare previsioni precise in questo momento è difficile, se non addirittura impossibile, ma alcuni punti fermi si possono mettere.
Un dato pressoché sicuro è che, a questo punto, il decreto salvaprecari deve essere ormai considerato carta straccia o poco più, anche se il Ministro spera ancora di riuscire a condurre in porto l’operazione.
A inizio agosto, infatti, il decreto era stato approvato dal Consiglio dei Ministri con la formula “salvo intese”, cioè con la clausola che il provvedimento venisse successivamente sottoscritto da tutti i Ministri. Ma, come è noto, il M5S, o almeno una parte non secondaria di esso, aveva subito detto che considerava le misure contenute nel decreto come l’ennesima sanatoria che avrebbe peggiorato la qualità del sistema scolastico.
Date le premesse è del tutto evidente a questo punto non potrà esserci nessuna intesa fra Lega e M5S, con il risultato che il decreto non sarà neppure pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
Quindi non ci saranno nè PAS nè concorso riservato, almeno nell’immediato; poi – a seconda della nuova maggioranza che si formerà – si dovrà mettere a punto un nuovo testo condiviso dalle forze politiche prenderanno le redini del Paese. Ci vorrà però un po’ di tempo, ed è molto difficile che se ne possa parlare prima di ottobre.
Da ambienti Miur si fa tuttavia osservare che il decreto è il risultato di un accordo fra il Presidente Conte e le organizzazioni sindacali e, se non venisse convertito in legge, la protesta dei sindacati sarebbe inevitabile. Detto in altri termini, la Lega che ha fortemente voluto il provvedimento non esiterebbe a dare man forte ai sindacati. Insomma la situazione si complicherebbe non poco.
E questo è solo il problema più immediato e più serio che dovrà essere risolto.
Ma poi arriveranno altri nodi al pettine: per esempio in Parlamento non si è ancora concluso l’iter legislativo del ddl per la cancellazione della chiamata diretta e appare davvero improbabile che a questo punto il PD, se dovesse entrare a far parte del prossimo Governo, dia il via libera ad un provvedimento che cancella una delle misure “bandiera” della legge 107.

Maturità 2020, le prove scritte il 17 e 18 giugno. Le indicazioni del Miur

da La Tecnica della Scuola

Il Ministero dell’Istruzione ha fornito il calendario delle festività e degli esami di Stato 2019/2020.

La prima prova scritta, di italiano, si terrà su tutto il territorio nazionale mercoledì 17 giugno 2020 alle 8.30. La seconda prova, che cambia in base all’indirizzo della scuola, si svolgerà, come di consueto, il giorno seguente, quindi giovedì 18 giugno, sempre a partire dalle 8.30.

Inoltre, sul sito è possibile trovare indicazioni sulle date di svolgimento della prima prova scritta suppletiva, che si svolgerà il primo luglio 2020 alle 8.30, sull’Esame di Stato conclusivo del primo periodo didattico dei percorsi di primo livello per gli adulti iscritti e frequentanti i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, e specifiche informazioni riguardanti i candidati per i quali il patto formativo individuale prevede un percorso di studio personalizzato.

L’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione invece si svolgerà, per l’anno scolastico 2019/2020, nel periodo compreso tra il termine delle lezioni e il 30 giugno 2020, secondo i calendari definiti dalle commissioni d’esame insediate presso le istituzioni scolastiche statali e paritarie.

L’ORDINANZA MIUR

Quota 100, chiarimenti su incumulabilità della pensione con i redditi da lavoro

da La Tecnica della Scuola

Con Circolare n. 117 del 9 agosto scorso l’INPS ha fornito chiarimenti in merito all’incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro, oltre ad indicazioni relativamente alla valutazione dei periodi di lavoro svolti all’estero e in tema di decorrenza del trattamento pensionistico.

Incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro 

Ai fini del conseguimento della pensione anticipata, definita “pensione quota 100”, è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è invece richiesta la cessazione dell’attività di lavoro autonomo (ad esempio, cancellazione dagli elenchi dei lavoratori autonomi, dall’iscrizione camerale, dagli albi professionali, chiusura della partita IVA, etc.), stante la previsione normativa dell’incumulabilità della pensione con i redditi da lavoro e non anche dell’incompatibilità della stessa con lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Quindi, in caso di svolgimento di attività di lavoro autonomo, fermo restando l’obbligo del versamento della contribuzione obbligatoria presso la relativa gestione, i redditi eventualmente percepiti a seguito dello svolgimento della predetta attività rilevano, ai fini della incumulabilità della “pensione quota 100”, secondo i criteri e nei limiti di indicati nei paragrafi 1.1 (Redditi derivanti da attività lavorativa diversa da quella autonoma occasionale), 1.2 (Redditi derivanti da attività lavorativa autonoma occasionale) e 1.3 (Redditi che non rilevano ai fini dell’incumulabilità della pensione).

Sospensione del pagamento della pensione 

Il pagamento della pensione è sospeso nell’anno in cui siano stati percepiti i redditi da lavoro di cui ai paragrafi 1.1 e 1.2, nonché nei mesi dell’anno, precedenti quello di compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia, in cui siano stati percepiti i predetti redditi.

Pertanto, i ratei di pensione relativi a tali periodi non devono essere corrisposti ovvero devono essere recuperati ai sensi dell’articolo 2033 c.c. ove già posti in pagamento.

Dichiarazione del lavoratore

Ai fini dell’accertamento dell’incumulabilità della “pensione quota 100” con i redditi da lavoro, i titolari di pensione devono presentare all’INPS un’apposita dichiarazione (mod. “Quota 100”), anche in via preventiva, riguardante lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa dipendente o autonoma da cui derivino redditi incumulabili con la “pensione quota 100”, salvo che non si tratti di redditi di importo inferiore a € 5.000 lordi annui derivanti da attività autonoma occasionale.

Con tale modello sarà possibile indicare se i redditi percepiti in un determinato anno debbano essere imputati al periodo anteriore alla decorrenza della “pensione quota 100” o successivo al compimento dell’età richiesta per la pensione di vecchiaia.

Tale modello consentirà, inoltre, l’indicazione della ricorrenza delle casistiche derogatorie.

La pubblicazione del modello sul sito dell’Istituto, sezione modulistica, sarà comunicata con successivo messaggio.

Scuola digitale: calendario dei colloqui per le équipe formative territoriali

da La Tecnica della Scuola

Con avviso 26601 del 7 agosto scorso il Miur ha pubblicato il calendario riguardante lo  svolgimento dei colloqui, riservati ai docenti ammessi, nell’ambito della procedura di selezione di 120 docenti da utilizzare nelle équipe formative territoriali del Piano nazionale scuola digitale.

I colloqui si svolgeranno a Roma, presso la sede del MIUR di viale Trastevere n. 76/A, terzo piano, nei giorni 28, 29, 30 agosto 2019 e 3 e 4 settembre 2019, in due sessioni al giorno (la prima con inizio alle ore 10.00, la seconda con inizio alle ore 14.30), secondo l’ordine alfabetico delle Regioni e del cognome dei candidati.

È ammesso al colloquio un numero di docenti pari al doppio dei posti disponibili in ciascuna regione, sulla base del più alto punteggio conseguito, fatti salvi eventuali candidati che abbiano conseguito punteggi pari merito.

Per verificare l’esito della fase di valutazione dei titoli e delle esperienze, ogni docente, che abbia validamente presentato la propria candidatura entro i termini previsti dall’avviso, potrà accedere al portale “Istanze on line”, inserendo le proprie credenziali di accesso e selezionando l’istanza di cui all’avviso.

I docenti che sono stati ammessi al colloquio riceveranno apposita comunicazione, contenente gli estremi della convocazione, all’indirizzo mail comunicato all’atto della presentazione della candidatura.

Educazione civica: il ritardo della legge non è colpa della crisi di Governo

da Tuttoscuola

Diversi quotidiani nazionali scoprono oggi che l’applicazione della legge sulla nuova educazione civica slitterà al 2020-21, anziché dal prossimo settembre, come annunciato, forse un po’ enfaticamente, dal ministro Bussetti che il 1° agosto, al momento dell’approvazione al Senato, aveva dichiarato addirittura: “Oggi è una giornata storica”.

Tuttoscuola per prima aveva anticipato la notizia del suo slittamento, a causa della mancata pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, in tempo utile per entrare in vigore prima del 1° settembre prossimo.

I commentatori sono unanimi nel ritenere che la causa del ritardo sia dipesa dalla crisi di Governo, ma, in questo caso, la crisi non c’entra niente, in quanto la procedura di pubblicazione della legge, una volta approvata segue modalità indipendenti dalla politica e dalle sue dispute.

Rappresentanti della maggioranza hanno cercato di rimediare al ritardo – ritenuto forse uno smacco politico – proponendo che l’entrata in vigore sia collegata all’inizio delle lezioni secondo i diversi calendari regionali. Improponibile, considerato il vincolo di legge.

Ma quali sono le ragioni e gli effetti di questo ritardo?

Le ragioni si possono soltanto interpretare, ma quasi certamente l’applicazione immediata avrebbe comportato notevoli problemi organizzativi, mettendo a rischio l’efficacia della legge.

Infatti è previsto che il Ministero dell’Istruzione emani apposite Linee guida che, ovviamente, non si possono improvvisare su due piedi.

L’insegnamento della nuova educazione civica prevede la trasversalità sia di contenuti che di interventi dei docenti.

In vista della sua valutazione obbligatoria con voti in decimi, dovrà essere individuato chiaramente il ruolo del coordinatore di classe, una figura individuata dalla stessa legge.

È previsto un piano di formazione del personale.

Tutte le scuole avrebbero dovuto improvvisare l’organizzazione del nuovo insegnamento a ridosso dell’inizio delle lezioni.

È probabile, quindi, che sia stato lo stesso MIUR che abbia voluto evitare una corsa affannosa per ottenere la pubblicazione della legge in tempo utile per la sua entrata in vigore prima del nuovo anno scolastico. Se è stata intenzionale, riteniamo che sia stata una scelta giusta.

Va detto anche che, a tutto l’11 agosto, la legge non era ancora stata promulgata dal Presidente della Repubblica.

Comunque il 2019-20 potrà essere l’anno della preparazione per l’attuazione della nuova educazione civica.

Concorso DS: sedi lontane e tentazione di rinunce per l’effetto Campania

da Tuttoscuola

Dopo l’assegnazione della regione, per i 1984 vincitori del concorso DS è il momento della scelta della sede in cui dovranno prestare servizio per almeno tre anni, secondo quanto prevede il CCNL della dirigenza scolastica recentemente entrato in vigore. Contrariamente alle previsioni e alle aspettative di tanti candidati, soltanto 890 di loro (il 44,9%) hanno ottenuto la regione di residenza, mentre gli altri 1094 (55,1%) sono stati assegnati spesso molto lontani da casa.

Davanti ai primi malumori per questo risultato, certamente inatteso all’inizio del concorso, c’è chi ha liquidato il problema affermando che tutto è conseguenza del fatto che il concorso è nazionale.

Ma è bene ricordare che, rispetto alla previsione iniziale, è sopravvenuta una variante non da poco: la coda dei vecchi concorsi.

La Campania non ha messo a disposizione nessun posto, costringendo i 230 vincitori concorso DS del 2019 a cercare un’altra regione con un effetto domino che ha travolto soprattutto i candidati delle regioni limitrofe.

Una certa analogia di squilibrio tra posti disponibili e vincitori in regione ha riguardato anche la Sicilia e il Lazio, provocando quel pesante esodo di vincitori concorso DS.

Per effetto di questo tsunami è stato assegnato fuori regione il 78,5% dei vincitori meridionali (oltre alla totalità dei campani, anche l’80% dei lucani e degli abruzzesi), il 64,8% di quelli dell’Italia centrale (di cui il 75,8% del Lazio) e il 55,3% delle Isole (di cui il 65,7% della Sicilia).

Da voci raccolte da Tuttoscuola risulta che siano non pochi i candidati assegnati in regioni lontane tentati a rinunciare al posto, anche se questo – bando alla mano – comporterà la cancellazione dalla graduatoria senza possibilità di recupero.

Ordinanze Tribunale Cosenza 21 agosto 2019

Il Tribunale di Cosenza – Sez. Lavoro torna a pronunciarsi sul diritto di precedenza ex l.  104/92 in sede di mobilità interprovinciale in favore del docente che assiste il genitore disabile grave

(Avv. Sergio Algieri)

Con due ordinanze di urgenza (ex art. 700 cpc) del 21 agosto 2019 il Tribunale di Cosenza – Sez. Lavoro è tornato a pronunciarsi positivamente sul ricorso proposto – con l’assistenza dell’Avv. Sergio Algieri del foro di Cosenza – da due insegnanti referenti uniche di genitori con disabilità grave, riconoscendo loro il diritto alla precedenza ex art. 33 comma V legge 104/1992 in sede di mobilità interprovinciale (così disapplicando le norme pattizie di cui al CCNI della mobilità, ossia art. 13 punto IV ed art. 14, che non riconoscono il diritto di precedenza ex art. 33 legge 104/92 nei trasferimenti interprovinciali, limitandone la operatività nell’ambito della sola mobilità provinciale e delle assegnazioni provvisorie).

Perciò, accogliendo la domanda proposta dalle insegnanti (e rifacendosi a precedenti giurisprudenziali specifici del medesimo Tribunale) il Giudice del Lavoro di Cosenza – sul presupposto che ‘il suddetto art. 13, IV punto si ponga in contrasto con la norma di cui all’art. 33 comma 5 della legge n. 104 del 1992’ e di un ‘evidente trattamento discriminatorio tra i docenti in quanto se il diritto di precedenza è attribuito nella mobilità provinciale e nella procedura di assegnazione provvisoria a fortiori non può essere escluso in quella interprovinciale perché è proprio nei trasferimenti tra province diverse e lentane che diventa, sul piano oggettivo e logistico, difficile se non impossibile provvedere alle cure del familiare disabile ed ancor di più se il docente è referente unico’ – ha riconosciuto ‘il diritto della ricorrente ad ottenere il trasferimento presso la sede disponibile, tra quelle indicate nella domanda di mobilità interprovinciale, con la precedenza di cui all’art. 33 comma 5 legge 104/1992’.