SICUREZZA DELLE SCUOLE GIUSTA LA PROTESTA DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

SICUREZZA DELLE SCUOLE GIUSTA LA PROTESTA DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

L’ANDIS, facendosi interprete del malcontento dei dirigenti scolastici per l’insostenibile carico di responsabilità in materia di sicurezza,

ESPRIME SOSTEGNO

ai colleghi che manifesteranno a Roma il prossimo 30 ottobre.

Condividendo le ragioni della protesta, auspica che l’iniziativa possa adeguatamente sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto il decisore politico sulla necessità di mettere ordine nella normativa di settore.
Al riguardo l’ANDIS sostiene che occorre modificare gli artt. 17 e 18 del D.Lgs. 81/08,

che estende alla scuola alcune competenze già assegnate dalla legge 23 all’Ente proprietario e finisce per gravare il dirigente scolastico di una responsabilità non sostenibile”.
Si rende necessario un provvedimento legislativo che disciplini in modo chiaro ed univoco la distinzione del ruolo del Dirigente scolastico (art. 25 del D.Lgs. 165/01) da quello di datore di lavoro in ambito prevenzionistico (D.Lgs. 81/08).

Nei prossimi giorni l’ANDIS formalizzerà al Governo e al Parlamento una proposta di modifica degli artt. 17 e 18 del D.Lgs. 81/08 (già avanzata nella passata Legislatura), che sancisca in modo chiaro ed univoco che:

o la vigilanza spetta al dirigente scolastico solamente per i rischi attinenti all’attività scolastica;

o i dirigenti scolastici sono sollevati da qualsiasi responsabilità qualora dimostrino di aver assolto con tempestività all’obbligo di richiesta all’ente proprietario degli interventi strutturali, di manutenzione e di messa in sicurezza degli edifici;

o la valutazione dei rischi strutturali degli edifici e l’individuazione delle misure necessarie a prevenirli ricadono nella responsabilità esclusiva dell’Ente proprietario;

o gli Enti proprietari hanno l’obbligo di consegnare edifici a norma, verificare sistematicamente lo stato di sicurezza degli stessi, effettuare gli interventi di manutenzione per prevenire il verificarsi di situazioni di pericolo.

Roma, 26 ottobre 2019

E noi insegnanti che facciamo il venerdì?

da la Repubblica

di Franco Lorenzoni

Gli studenti scesi in piazza che chiedono di capire e cambiare, confrontandosi con un problema urgente e drammatico, offrono un dono a noi insegnanti che non possiamo non cogliere, perché la loro rivolta ci interpella.

Con i loro cortei, giovani e giovanissimi si rivolgono alla politica perché pretendono risposte immediate. La scuola non ha risposte da offrire, ma è il luogo dove moltiplicare le domande e renderci conto che il surriscaldamento globale può essere affrontato solo educandoci tutti al paradigma della complessità. E, soprattutto, come ci ricorda con lucida insistenza Greta Thunberg, che capire è cambiare. Se non cambiamo, vuol dire che non abbiamo capito.

Ci sono giganteschi interessi economici in gioco, insieme ai rapporti di forza tra gli stati e alle leggi spesso inique del mercato. Per comprendere le dinamiche in campo c’è dunque bisogno di storia, tanta storia, anche quella trascurata che riguarda lo sfruttamento dell’energia e i contraddittori processi di decolonizzazione. Se vogliamo giocare con le discipline, è evidente che abbiamo bisogno di chimica e fisica e matematica e statistica. Abbiamo bisogno di ripensare radicalmente l’insegnamento della geografia, materia sotto attacco negli ultimi anni eppure fondamentale, insieme alla demografia, se vogliamo leggere le sfide del futuro in un mondo in cui si moltiplicano i “profughi eterni”.

La scuola è strutturalmente diacronica e credo non debba mai appiattirsi sul presente, inseguendo modi e mode dell’oggi, ma offrire piuttosto la possibilità di incontro con altre epoche e sguardi sul mondo inusitati, che ci arrivano dalla scienza, dall’arte e da espressioni culturali di ogni luogo e tempo.

Ma oggi, insieme al passato, gli studenti ci implorano di studiare il futuro, argomento che sembra interessare ad assai pochi nel Paese più anziano del mondo.

Ragazze e ragazzi ci pongono domande legittime, cioè domande alle quali nessuno ha risposte certe da dare, e questa sfida sta cominciando a coinvolgere centinaia di docenti. Si moltiplicano appelli e siti a livello internazionale e locale di Teacher for future e, in Italia, il tavolo Saltamuri, che riunisce 133 associazioni impegnate in campo educativo, propone di dedicare almeno un venerdì al mese alla questione perché gli aneliti dei più sensibili diventino argomento urgente per tutti.

Dobbiamo metterci a studiare noi docenti per primi e provare a capire come si può affrontare insieme la questione dei cambiamenti climatici: con quali strumenti e consultando quali materiali, utilizzando quali saperi e con quale metodo di ricerca.

Non basta solo il ricorso alle discipline scientifiche, perché in ballo ci sono i nostri comportamenti, dunque il nostro immaginario, insieme al necessario confronto tra opinioni diverse. Dovremo dunque interrogarci sull’etica, praticare il dialogo, incrociare la filosofia.

Le idee in campo vanno da chi nega il problema, come i potenti Trump e Bolsonaro, a chi afferma che «l’ambientalismo, senza una critica radicale del capitalismo, è solo giardinaggio», come sosteneva Chico Mendes, ucciso perché difendeva alberi e popoli dell’Amazzonia. Un’ottima occasione, dunque, per metterci in gioco davvero e discutere, con dati alla mano, se lo sviluppo sostenibile sia solo un ossimoro e cosa intenda fare chi parla di green new deal.

Nella manifestazione di Roma del 27 settembre un cartello sintetizzava in modo icastico il vasto programma che attende i ragazzi e tutti noi: – EGO + ECO.

Contrastare decenni di narcisismo di massa richiede a ciascuno trasformazioni profonde. Trent’anni fa Alexander Langer propose il tema della conversione ecologica, evocando una trasformazione che doveva intrecciare la necessaria riconversione energetica, agricola, urbanistica e industriale con una più profonda trasformazione delle nostre relazioni con la natura, il pianeta e l’iniqua distribuzione delle ricchezze. Nel cercare di individuare un’etica all’altezza di una sfida ecologica che sentiva ineludibile, proponeva di applicare una “regoletta kantiana” così formulata: ciascuno di noi dovrebbe limitare il suo consumo di risorse ed energia, adeguandolo alla possibilità che i sei miliardi di abitanti del pianeta possano consumare altrettanto. Siamo arrivati a essere oltre 7,7 miliardi noi inquilini della Terra e calcolare quali cambiamenti nei consumi e nel nostro stile di vita comporterebbe il prendere sul serio quella “regoletta”, potrebbe costituire un ottimo esercizio per avvicinare al nostro sentire le condizioni di vita materiali di miliardi di nostri coinquilini, comprendendo che già oggi, oltre la metà delle migrazioni forzate di intere popolazioni, sono dovute a fattori climatici e ambientali.

È a scuola che Greta ha visto il documentario con l’isola di plastica più vasta del Messico galleggiare nel Pacifico e non se l’è più tolta dalla testa. È a partire da quella ferita che ha affinato la sua particolare sensibilità che la rende capace – a detta di suo padre – «di vedere l’anidride carbonica a occhio nudo».

Ma poiché per trasformarci abbiamo bisogno di scienza e statistica, ma anche di simboli e immaginario, dunque di poesia, musica, teatro e letteratura, potremmo ricordare le profetiche parole dal dottor Astrov nello Zio Vania, che Anton ?echov fece risuonare in un teatro di Mosca 120 anni fa: «Le foreste si fanno sempre più rade, i fiumi si seccano, la selvaggina si è estinta, il clima è guastato, e di giorno in giorno la terra diventa sempre più povera e più brutta. Tu mi guardi con ironia (…) ma quando passo vicino alle foreste contadine che ho salvato dal taglio fraudolento, quando sento stormire la mia giovane foresta piantata dalle mie mani, io mi accorgo che il clima è un poco anche in mio potere e che se fra mille anni l’uomo sarà felice, ne avrò un poco anch’io il merito».


Inchiesta sulla scuola, che cosa pensano gli studenti dei loro prof?

da Corriere della sera

Maurizio Tucci

Ogni anno la pubblicazione dei risultati dell’Invalsi e di quelli della Maturità si porta dietro un inevitabile strascico di polemiche: sull’analfabetismo funzionale dei nostri ragazzi che arrivano all’ultimo anno senza sapere leggere e capire un testo di media complessità e con competenze matematiche da terza media, sulla forbice Nord-Sud, sulla disparità fra licei e istituti tecnici e professionali e così via. Ai dibattiti – per lo più senza alcun seguito – sulle ragioni di questa crisi (docenti sottopagati, didattiche non al passo con i tempi) si alternano le notizie di cronaca che raccontano di studenti e docenti bullizzati e famiglie in rotta con la scuola. Ma i ragazzi, loro, cosa pensano di compagni e prof? E cosa vorrebbero dalla scuola? Ecco i risultati di un sondaggio in più puntate condotto dal Canale Scuola di Corriere.it in collaborazione con il Laboratorio Adolescenza. L’indagine è stata realizzata con un questionario a risposte chiuse distribuito a un campione di 780 studenti delle scuole superiori di Milano (licei, istituti tecnici e professionali) durante l’orario di lezione, alla presenza dell’insegnante e/o di un intervistatore, tra i mesi di marzo e maggio 2019. La prima puntata ha per argomento il rapporto con gli insegnanti. L’autore, Maurizio Tucci, è presidente del Laboratorio Adolescenza.

Il primo resoconto di questo percorso insieme agli studenti (attivato attraverso la somministrazione di un questionario e la realizzazione di focus group) lo dedichiamo ad un aspetto molto importante della vita scolastica: la qualità della comunicazione con gli insegnanti, a prescindere dagli aspetti strettamente legati all’insegnamento. Il risultato emerso dall’indagine appare decisamente confortante: il 70,7% degli intervistati (la percentuale sfiora il 73% se ci riferiamo solo alle ragazze) sostiene che la comunicazione con «i prof» è generalmente buona. E questo risultato non subisce variazioni significative passando dai licei alle scuole tecniche o professionali. Mentre, passando dal biennio al triennio, si consolida ulteriormente raggiungendo quota 72%. In quel 30% che sostiene, invece, che la comunicazione non è soddisfacente, c’è una percentuale significativa di studenti e studentesse che affermano di andare a scuola «così così» o «male».

La stima degli insegnanti e l’autostima

È evidente il collegamento tra le due cose: un buon rendimento scolastico facilita indubbiamente la comunicazione studente-insegnante, anche al di là della stretta didattica. Ma se da un certo punto di vista questa evidenza ci può apparire scontata, dall’altro ci deve spingere a riflettere sul rischio che un cattivo rendimento scolastico possa generare difficoltà anche nella comunicazione tout-court insegnante-studente, innescando un circolo vizioso dal quale può diventare difficile uscire. «Il recupero di un rapporto di fiducia con uno studente che ha un una comunicazione difficile con gli insegnanti, e che spesso si autoconvince di essere poco stimato e considerato come persona, non è cosa facile o scontata – afferma Teresa Caputo, insegnante dell’Istituto Tecnico Turistico Varalli di Milano (la scuola, tra quelle selezionate nel campione dell’indagine, in cui è risultata più alta la percentuale di studenti che ha affermato che la comunicazione con gli insegnanti è generalmente buona) – ma è necessario sfruttare tutti i canali possibili per riallacciare la comunicazione». A volte si può fare attraverso la famiglia, parlando con i genitori e spiegando che non c’è alcun preconcetto nei confronti del ragazzo o della ragazza; a volte sfruttando un eventuale maggior livello di confidenza tra lo studente e uno dei suoi insegnanti. «Nella mia lunga esperienza – riferisce Caputo – ricordo successi straordinari in questo senso, ma anche tante situazioni che non si sono risolte in modo soddisfacente. L’importante, da parte di un insegnante e della scuola tutta, è provarci sempre».

Il conflitto familiare

Ma c’è un altro aspetto, emerso dall’indagine, che lega ulteriormente scuola e famiglia: tra i ragazzi e le ragazze che indicano la loro vita in famiglia come conflittuale (24%) o critica (8,5%), la percentuale di chi afferma di non avere un buon livello di comunicazione con gli insegnanti è maggiore rispetto a coloro che, invece, descrivono la loro vita familiare come «piacevole» (37,6%) o «tranquilla» (29%). Scontato anche questo? «Dipende dalla gravità del conflitto in famiglia – afferma Fulvio Scaparro, psicologo e psicoterapeuta, fondatore dell’Associazione Genitori Ancòra e referente per l’area psicologica di Laboratorio Adolescenza – All’età del campione osservato [15-19 anni] un normale tasso di conflitto familiare è inevitabile e generalmente non condiziona i rapporti con il resto del mondo, ma se il conflitto ed il disagio sono gravi, influiscono negativamente su tutto ed, in particolare, sul rapporto con il mondo adulto di cui gli insegnanti sono l’espressione extra-familiare con la quale gli adolescenti sono più a contatto».

Prossimo appuntamento: A scuola telefonino sì o telefonino no?


Azzolina: in arrivo aggravante per chi aggredisce docenti e Ata

da Orizzontescuola

di redazione

Lo ha detto la sottosegretaria all’Istruzione, Lucia Azzolina, in apertura del convegno “Promuoviamo la scuola. Innovazione didattica, un ponte verso il futuro”, a Roma.

Faccio un appello a tutti: dobbiamo tornare ad amare e rispettare la scuola. E dobbiamo farlo restituendole una nuova centralità nel dibattito pubblico e nell’immaginario collettivo. Dobbiamo ridarle dignità e raccontarla anche in modo diverso, positivo. Il tema è innanzitutto culturale e per questo dobbiamo affrontarlo tutti insieme. Serve una comune consapevolezza dell’importanza che questa istituzione riveste nelle vite dei nostri ragazzi. Del ruolo che gioca per il loro futuro. E serve capire che chi lavora a scuola merita il nostro rispetto. Quello di chi governa, che deve garantire risorse e mezzi al sistema per operare al meglio, e quello di ragazzi e famiglie“.

Azzolina ha annunciato che insieme ai membri della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, sta lavorando “ad un intervento concreto, con l’obiettivo di prevedere l’aggravante per chi aggredisce il personale scolastico, per cause connesse all’esercizio della sua funzione. Ieri è stato presentato un emendamento che va in questa direzione al decreto sul cyberbullismo. Nessuno deve sentirsi libero di andare a scuola e compiere atti di violenza contro chi ogni giorno lavora per dare al Paese non solo degli studenti preparati, ma anche per formare dei cittadini attivi e consapevoli”.

Modifiche codice penale

Ricordiamo che l’articolo 341-bis del codice penale è stato modificato dall’articolo 7 del decreto legge n. 53/2019, convertito in legge n. 77/2019. Le parole: «fino a tre anni» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a tre anni», inasprendo quindi la pena.

Concorso scuole Olimpiadi di Problem Solving: scadenza gennaio 2020

da Orizzontescuola

di redazione

Olimpiadi di Problem Solving (OPS): competizioni di Informatica rivolte agli alunni del primo e del secondo ciclo delle scuole italiane su territorio nazionale ed estero. Avviso Miur.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca promuove per l’anno scolastico 2019/2020 le competizioni di informatica (OPS),  rivolte agli alunni del primo e del secondo ciclo delle scuole Italiane su territorio nazionale ed estero.

Obiettivi competizioni:

  • stimolare la crescita delle competenze di problem solving e valorizzare le
    eccellenze presenti nelle scuole;
  • promuovere la diffusione della cultura informatica;
  • favorire lo sviluppo e la diffusione del pensiero computazionale;
  • sottolineare l’importanza del pensiero computazionale come strategia generale per affrontare i problemi, come metodo per ottenere la soluzione e come linguaggio universale per comunicare con gli altri;
  • stimolare l’interesse a sviluppare le capacità richieste in tutte le iniziative attivate per la valorizzazione delle eccellenze.

Le gare

Le gare si svolgono su tre livelli:

  • Scuola primaria (alunni delle classi IV e V): a squadre.
  • Scuola secondaria di I grado (alunni delle classi I, II e III): a squadre e individuale.
  • Scuola secondaria di II grado (studenti del primo biennio): a squadre e
    individuale.

Ogni squadra è costituita da quattro componenti ed è consigliata la squadra mista di allievi e allieve.

Le scuole per partecipare devono registrarsi sul sito www.olimpiadiproblemsolving.it.  Ogni plesso e/o ogni indirizzo deve effettuare una distinta registrazione sul portale.

Le gare si articolano in tre fasi: istituto, regionale e nazionale. Prima delle gare ci sarà un periodo di allenamento.

Le prove di istituto hanno la durata di 120 minuti e consistono nella risoluzione di 13 problemi per la gara a squadre e di 8 problemi per la gara individuale.

Le prove regionali e la finalissima hanno la durata di 90 minuti, con lo stesso numero di problemi proposti nel corso delle gare precedenti.

Come partecipare

Le scuole che intendono partecipare individuano un docente referente, il quale cura la registrazione sul sito. I Referenti regionali avranno cura di elencare le disponibilità delle Istituzioni scolastiche entro gennaio 2020 e definire le aggregazioni di scuole secondo il criterio della vicinanza geografica entro il 15 febbraio 2020 per consentire la migliore organizzazione possibile alle scuole che partecipano.

Tutti i dettagli nell’avviso Miur.

Concorso ordinario infanzia e primaria 16.959 posti, Azzolina: siamo pronti a bandirlo

da Orizzontescuola

di redazione

Concorso ordinario infanzia e primaria: il sottosegretario Lucia Azzolina conferma ai nostri microfoni la pubblicazione a breve del bando.

L’occasione è stata una riflessione a margine del convegno “Promuoviamo la scuola: innovazione didattica un ponte verso il futuro”.

Nel Documento di Economia e Finanza è infatti confermato l’impegno a bandire entro la fine del 2019 un concorso ordinario per 16.959 posti nella scuola dell’Infanzia e Primaria.

Requisiti di accesso

Posti comuni

  • laurea in Scienze della formazione primaria oppure
  • diploma magistrale  con  valore  di  abilitazione  e  diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli  istituti magistrali, o analogo titolo di abilitazione conseguito all’estero  e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente,  conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002.
  • analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto dal Miur

Per i posti di sostegno è necessario essere in possesso, oltre ad uno dei titoli suddetti, del titolo di specializzazione sul sostegno conseguito  ai  sensi  della  normativa vigente o di analogo titolo di specializzazione conseguito all’estero e riconosciuto in Italia ai sensi della normativa vigente.

Sono  ammessi  con  riserva  coloro  che,   avendo   conseguito all’estero i titoli di cui alle lettere a) e b) del comma 1 e di  cui al comma 2,  abbiano  comunque  presentato  la  relativa  domanda  di riconoscimento alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici

Non servono né i 24 CFU né i 36 mesi

N. B. Non sono richiesti i 24 CFU in discipline  antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche (richiesti solo ai laureati per l’accesso al concorso della secondaria), nè requisiti di servizio di insegnamento.

Il concorso è aperto a tutti coloro che sono in possesso del titolo di studio richiesto per l’accesso.

Possono partecipare anche i docenti di ruolo.

Articolazione concorso

Il concorso si articola in:

  • eventuale prova pre-selettiva (qualora le domande di partecipazione siano superiori a quattro volte il numero dei posti)
  • prova scritta
  • prova orale
  • valutazione titoli

Corso di preparazione Concorso a cattedra ordinario Infanzia e Primaria

E’ possibile partecipare in un’unica regione per tutte le procedure per cui si ha titolo (max 4: infanzia, primaria, sostegno infanzia e sostegno primaria).

Come si svolgeranno le prove

Preselettiva

L’eventuale prova preselettiva, questa sarà computer-based, unica per tutto il territorio nazionale.

Gli argomenti della prova preselettiva saranno:

  • capacità logiche,
  • comprensione del testo
  • conoscenza della normativa scolastica

All’interno del decreto non è specificato se sarà fornita una batteria di test da parte del Ministero per affrontare la prova. Sarà il bando a dare indicazioni su questo punto.

Supplenze, assunti da MAD hanno stessi vincoli e sanzioni dei docenti delle graduatorie

da Orizzontescuola

di redazione

Supplenze: nell’a.s. 2019/20 si sono moltiplicati i contratti stipulati da MAD (domanda di messa a disposizione), a causa delle numerose graduatorie prive di aspiranti.

E’ bene ricordare che il docente assunto tramite MAD non è un “free lance” ma, una volta assunto, è sottoposto agli stessi vincoli e sanzioni previste dal Regolamento delle supplenze (dm 131/2007) al quale rispondono i colleghi precari assunti dalle graduatorie.

Un nostro lettore chiede

Sono un ingegnere elettronico, alla prima esperienza come insegnante, in quanto ho una supplenza per la cdc A040 in seguito a invio MAD. Premetto che non sono iscritto ad alcuna graduatoria di istituto, è in assoluto la prima esperienza nella scuola, dopo anni di libera professione. Ho una supplenza al 30 giugno, ma nel frattempo ricevo altre richieste, anche al 31 agosto in varie parti d’Italia. La mia richiesta di chiarimento è la seguente: posso rinunciare alla supplenza al 30 giugno e accettare una al 31 agosto, sempre 18 ore, anche in un’altra regione, visto che non ho vincoli di graduatorie? Ci sono normative che regolano le supplenze MAD alla prima esperienza?

La risposta al collega è fornita dalla circolare sulle supplenze emanata dal Miur il 28 agosto 2019 

“All’atto dell’esaurimento della graduatoria di istituto, ivi comprese le graduatorie delle istituzioni scolastiche viciniori, il dirigente scolastico, in un’ ottica di trasparenza, pubblica gli elenchi di aspiranti docenti che
abbiano presentato istanza di MAD. Gli eventuali contratti a tempo determinato stipulati, a seguito di procedura comparativa, con aspiranti non inseriti in graduatoria e tramite le cd. MAD sono soggette agli stessi vincoli e criteri previsti dal regolamento, ivi incluse le sanzioni previste dall’articolo 8.

In concreto: è possibile lasciare una supplenza già accettata al 30 giugno per una supplenza al 31 agosto?

Solo in un caso: è possibile rinunciare ad una supplenza già conferita al 30 giugno 2020 per una nuova supplenza al 31 agosto solo se si tratta di convocazioni dalle GAE (Graduatorie ad esaurimento). Tale principio non è invece applicabile alle supplenze conferite da Graduatorie di istituto né, di conseguenza alle MAD.

In generale consigliamo la lettura di

Supplenze: completamento orario, posti liberi, rinunce, MAD [Lo speciale]

Premio Tullio De Mauro, per docenti e dirigenti scolastici innovatori: scadenza 30 ottobre

da La Tecnica della Scuola

Nell’ambito della nona edizione del concorso internazionale Global Junior Challenge, che si svolgerà a Roma dall’11 al 13 dicembre prossimi, un premio speciale, riservato a docenti e dirigenti delle istituzioni scolastiche italiane, è intitolato alla figura di Tullio De Mauro, linguista, professore emerito, studioso dei sistemi di istruzione a livello internazionale e da sempre “appassionato di scuola”.

L’obiettivo del premio è valorizzare storie di insegnanti che hanno saputo coniugare nella propria offerta formativa un’educazione di qualità, equa e inclusiva, anche attraverso l’uso di tecnologie, strumenti e metodologie didattiche innovative. Perché ovunque l’amore per la propria professione è la forza che spinge la trasformazione.

Il concorso è rivolto a docenti di scuole di ogni ordine e grado che possono candidarsi, o essere candidati, inviando un testo di massimo 500 parole che descrive il lavoro educativo, innovativo e inclusivo, svolto. La candidatura deve essere inserita nell’area dedicata sul sito www.gjc.it entro il 30 ottobre 2019.

E’ previsto anche un premio per dirigenti scolastici che hanno saputo guidare la trasformazione sistemica della propria scuola (o scuole) anche attraverso la realizzazione di progetti condivisi con il territorio e la comunità educante e l’uso inclusivo delle nuove tecnologie. Anche in questo caso la candidatura deve essere inserita entro il 30 ottobre 2019 nell’area dedicata sul sito www.gjc.it.

TUTTE LE INFO

Il ruolo del dirigente scolastico nel processo di innovazione

da Tuttoscuola

Il PNSD (Piano Nazionale Scuola Digitale) si concentra su quattro aree di intervento: gli strumenti, quelle condizioni e infrastrutture di base che permettono alle scuole di fruire delle opportunità connesse al digitale; le competenze e i contenuti, per cui sono necessarie una ridefinizione e l’ideazione di nuovi format didattici a obiettivo; la formazione del personale su competenze digitali e innovazione didattica; l’accompagnamento delle scuole nelle sfide poste dal cambiamento, anche attraverso partnership con attori esterni al sistema scolastico.

In tale ambito nell’attuare un processo innovativo all’interno di una scuola un DS dovrebbe essere innanzitutto un leader carismatico: credibile, nel quale riporre fiducia corrisposta, assertivo, coerente, trasparente, chiaro.

Alcune fra le qualità utili:

• Tenersi aggiornato sulle evoluzioni nel mondo dell’istruzione, dell’educazione, della formazione, delle tecnologie didattiche e delle metodologie
• Partecipare ai dibattiti presenti sul territorio (locale e non)
• Farsi promotore in prima persona di iniziative di cambiamento orientate al successo formativo, seguire i progressi e incoraggiare l’avanzamento del lavoro
• Incoraggiare i propri collaboratori, sostenere il personale docente e non durante il percorso intrapreso, soprattutto nei momenti di stasi o di fronte agli ostacoli
• Essere presente nei processi avviati, affermare positivamente la validità delle azioni messe in atto, coadiuvare nel coordinamento, supervisionare e monitorare
Un impegno che rappresenta una sfida molteplice, perché ha dentro di sé diverse dimensioni da affrontare, non senza partire dalla definizione di una strategia chiara e condivisa di tutto l’istituto scolastico:
• un’infrastruttura che consenta un utilizzo agevole delle tecnologie, che dovranno essere scelte secondo esigenze specifiche e in coerenza con la strategia dell’istituto;
• una migliorata capacità di gestione della conoscenza, che passa attraverso la condivisione e la messa in comune di risorse didattiche aperte, l’acquisizione di competenze su metadati e archiviazione, licenze e riuso materiali, l’accompagnamento e il monitoraggio dei processi di sperimentazione didattica, ma anche attraverso la valorizzazione di processi di condivisione delle scelte, della ristrutturazione dei processi amministrativi, della riflessione e progettazione didattica.

Legge di Bilancio, Fioramonti: servono 3 miliardi e ‘un investimento coraggioso sulla scuola’

da Tuttoscuola

Ospite lo scorso 24 ottobre a “Piazzapulita”, Lorenzo Fioramonti ha nuovamente sottolineato la necessità di garantire almeno 3 miliardi di fondi a scuola e ricerca nell’ambito della Legge di Bilancio 2020.

Purtroppo, sembra che il finanziamento destinato alla scuola sarà di gran lunga inferiore, come annunciato durante la recente fiera Expo Training; il Ministro non ha nascosto la sua preoccupazione, dal momento che sarebbero ben 24 i miliardi che permetterebbero alla scuola di mettere in campo interventi significativi e in grado di avvicinare l’ltalia agli standard europei.

Fioramonti ha inoltre dichiarato che continuerà a battersi con impegno ed energia, in fase di redazione della Legge di Bilancio, “affinché scuola, università e ricerca vengano prima” e siano considerate un settore strategico in cui investire per migliorare le prospettive di crescita del Paese. È stata ribadita anche l‘intenzione di agire a favore degli aumenti stipendiali promessi ed è stata rilanciata la proposta della “tassazione intelligente” su bibite zuccherate, merendine e plastica.

Il Ministro ha concluso dichiarando di essere pronto a prendere in considerazione l’ipotesi di dimissione, nel caso in cui il livello minimo di fondi richiesto non fosse previsto dalla versione finale della Legge di Bilancio.

Innovazione didattica: un convegno per promuovere la scuola del futuro

da Tuttoscuola

“Promuoviamo la scuola: innovazione didattica un ponte verso il futuro“. Questo il titolo del convegno ideato e promosso dal Sottosegretario all’Istruzione, Lucia Azzolina, che si è tenuto oggi, 25 ottobre, alla Camera dei deputati, presso la Nuova Aula dei Gruppi. ” Oggi non siamo qui a far passerelle – ha detto il sottosegretario aprendo i lavori –. Oggi parleremo di futuro. Di studenti. Di qualità dell’istruzione. Di una scuola, quella italiana, che è già viva e ricca di esperienze innovative, ma che ha bisogno del nostro sostegno per farle emergere e diffondere“.

Per Lucia Azzolina l’innovazione della didattica deve passare per tre punti: ascolto, risorse e promozione dell’uso della tecnologia: “Servono formazione per i docenti, promuovendo di più a livello nazionale anche quella fra pari che già molti docenti praticano nelle loro scuole, e risorse, anche attingendo maggiormente ai Pon, aule innovative, classi-laboratorio dove si possa fare una didattica capace di attrarre i ragazzi e di contrastare anche la dispersione che è una vera piaga sociale“.

Prendono parte al convegno Giovanni Floris, giornalista, autore e conduttore televisivo, il professor Giuseppe Paschetto, docente di matematica e scienze, unico italiano tra i 50 finalisti del Global Teacher Prize 2019, Attilio Oliva, Presidente e Coordinatore delle ricerche dell’Associazione TreeLLLe e membro del board del CERI – OCSE (Centre for Educational Research and Innovation). Ci saranno poi Antonino Petrolino, Chairman di TreeLLLe, Claude Thélot, esperto di sistemi scolastici, Consigliere Onorario della Corte dei Conti francese e Presidente dell’Alto Consiglio di Valutazione della Scuola presso il Ministero dell’Educazione francese (2001-02), il dottor Andrea Gavosto, Direttore della Fondazione Agnelli, la professoressa Silvia Chimienti, docente di materie letterarie e deputata della XVII Legislatura, il dottor Giuseppe Pierro, Dirigente ufficio Welfare dello Studente, partecipazione scolastica, dispersione e orientamento del MIUR, il dottor Salvatore Giuliano, Dirigente Scolastico IISS Ettore Majorana di Brindisi e Sottosegretario all’Istruzione nel primo Governo Conte; parteciperà, lato studenti, Andrea Facciolo, Rappresentante del Forum Nazionale delle Associazioni Studentesche.