Maturità 2020

Maturità 2020

di Maurizio Tiriticco

Alla romana! Chepppalle co’ ‘sta maturità ballerina! Ariva ‘n’antro ministro e se cambia! Ma che ve cambiate! Ma lassate perde! Anche perché ‘st’esame de maturità nun c’è piùùù… e da ‘n sacco d’anni! Ma che ministri siete? Ma le leggete le leggi? Allora ve le ricordo io! Anche quella che tanti anni fa ha mannato a quel paese l’esame de maturità!!!

Allora, andiamo con ordine!

N 1) – La legge 5 aprile 1969 n.119 prevedeva che “l’esame di MATURITA’ ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato (art. 5)” e che “a conclusione dell’esame di maturità viene formulato, per ciascun candidato, un motivato giudizio, sulla base delle risultanze tratte dall’esito dell’esame, dal curriculum degli studi e da ogni altro elemento posto a disposizione della commissione”.

N. 2) – La legge 10 dicembre 1997 n. 425, all’articolo 6, dal titolo “Certificazioni”, così recita: “Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell’esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni al fine di dare trasparenza alle COMPETENZE, CONOSCENZE e CAPACITA’ acquisite, secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell’ambito dell’Unione europea”.

In effetti, nel giro di una trentina di anni, si è passati dal concetto di MATURITA’ a quello di COMPETENZA. Una vera e propria rivoluzione! Almeno sulla carta e nelle intenzioni dei governanti! Si è trattato di un passaggio non privo di significati – e di conseguenze – profondamente innovativi! Comunque, non saprei fino a che punto abbiano inciso!

In altre parole, il discorso era – ed è tuttora – il seguente: A) – Secondo la “filosofia” del vecchio esame di maturità, un soggetto – nel nostro caso uno studente di 19 anni – può considerarsi “maturo”, anche se non possiede in modo compiuto conoscenze date. E questa era la “filosofia” del vecchio esame di maturità; B) Secondo la “filosofia” del nuovo esame conclusivo dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, un soggetto – sempre il nostro diciannovenne – deve dimostrare di avere conseguito date CONOSCENZE, CAPACITA’/ABILITA’ e COMPETENZE. Le quali di fatto sono strumenti che, se concretamente posseduti, implicano la maturità di un soggetto. Nonché le sue attitudini ad operare date scelte.

Ed è forse opportuno ricordare che ormai, anche a livello sovranazionale, “si parla” di competenze, che sono soprattutto utili e necessarie per l’esercizio della cosiddetta cittadinanza attiva! Si tratta delle otto competenze necessarie per l’apprendimento permanente, adottate dal Consiglio dell’Unione Europea il 22 maggio 2018. Eccole: 1. competenza alfabetica funzionale; 2. competenza multilinguistica; 3. competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria;4. competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; 5) competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; 6. competenza in materia di cittadinanza;7. competenza imprenditoriale; 8. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Se questo è il contesto/scenario in cui un giovane OGGI affronta l’ultimo esame della sua carriera scolastica, discutere di storia sì o storia no, di buste e/o… bustarelle, non solo è inutile, ozioso, e improduttivo, ma dimostra l’incapacità operativa della nostra amministrazione scolastica.

Il fatto è che un nostro concittadino qui ed oggi non può non possedere gli strumenti di base per orientarsi in un Paese e in mondo complessi! Anche perché si tratta di una complessitàche tende a crescere, anche per l’incremento di tecnologie sempre più avanzate e, per certi versi, anche meno fruibili e più pericolose! E ciò non riguarda solo il nostro Paese!

Pertanto occorre chiedersi: quali sono le conoscenze minime e fondanti – nonché le competenze – di cui oggi un qualsiasi cittadino – e non solo italiano – deve disporre? A mio giudizio, essenzialmente tre: la padronanza linguistica, quella matematica e l’orientamento spazio/temporale. Ma, che cosa significa sapersi orientare nello SPAZIO e nel TEMPO, ovvero QUI ed ORA? Significa che è assolutamente doveroso conoscere e comprendere che cosa accade “qui ed ora” – eforse anche “un po’ prima” – nel nostro Paese, nella nostra Europa, nel nostro mondo, in questo faticoso e difficile inizio del Terzo Millennio. Anche e soprattutto per comprendere che cosa potrebbe succedere DOPO! Pertanto, è su questi terreni che la scuola oggi deve insistere e misurarsi. E sui quali i nostri diciannovenni devono essere “esaminati”!

Insisto e concludo: sapere LEGGERE e SCRIVERE in modo corretto, compiuto e finalizzato, sapere DOVE e ORA si vive e si opera non sono soltanto i contenuti di QUATTRO MATERIE di studio – quindi di qualsiasi esame finale – ma le quattro conoscenze/abilità/competenze indispensabili per poterci misurare oggi in un mondo difficile che tutti dobbiamo cambiare! In meglio!

Responsabilità dirigenti e sicurezza

Responsabilità dirigenti e sicurezza: qualcosa si muove.

Ieri, 20 novembre, si è svolto a Roma nella sede del Partito Democratico un incontro sul tema “Sicurezza nelle scuole e responsabilità dei dirigenti” mirato a presentare le iniziative da intraprendere in tema di definizione delle responsabilità dei dirigenti scolastici e degli enti proprietari degli edifici scolastici nella gestione della sicurezza. Alla presenza di esponenti del governo, di parlamentari delle commissioni cultura e lavoro, delle associazioni professionali di dirigenti scolastici, del comitato ‘Scuole sicure’, delle rappresentanze sindacali e dell’Unione Province Italiane, l’incontro, promosso dal Partito Democratico, ha visto al tavolo dei lavori la sottosegretaria al Consiglio dei ministri, Simona Malpezzi, i parlamentari Andrea Orlando e Francesca Puglisi e la viceministra all’Istruzione Anna Ascani. Quest’ultima ha illustrato due piste di lavoro che saranno battute dalla propria area politica al fine di ottenere un nuovo profilo della responsabilità dei dirigenti in ordine alla sicurezza a scuola:

– la predisposizione di una legge quadro che modifichi, nel merito, il D.Lvo 81/2008;

– l’obbligo per gli enti proprietari degli edifici scolastici di un controllo e verifica puntuali di tutte le strutture edilizie, con la predisposizione di uno specifico documento dei rischi rilevati.

Mentre la prima pista di lavoro – hanno sostenuto i parlamentari PD – richiede tempi più lunghi, la seconda prospettiva di intervento sarebbe immediatamente tradotta in iniziativa con la presentazione di emendamenti alla Legge di bilancio 2020, che prevedono l’obbligo, per l’ente locale, della mappatura di tutti i rischi strutturali degli edifici e impegnano a fornire ai dirigenti scolastici le indicazioni di rischio e di intervento da inserire nel Documento per la valutazione dei rischi. L’aspetto innovativo della proposta starebbe nel fatto che, in tal modo, il DVR, oggi predisposto dal dirigente scolastico con il supporto del responsabile interno della sicurezza, sarebbe, invece condiviso in alcune parti con l’ente proprietario dell’edificio. Questi, per primo, dovrebbe fornire al dirigente tutte le specifiche tecniche di propria diretta competenza, l’elenco degli aspetti strutturali che possono creare rischio, i tempi degli interventi migliorativi e tutte le certificazioni. La proposta emendativa sarebbe accompagnata anche dalla previsione di un fondo di 30 milioni di euro a carico della Cassa Depositi e Prestiti – già stanziati per la sicurezza delle scuole – da erogare agli EE.LL. con vincolo immediato di spesa per svolgere gli iter per la predisposizione delle mappature e rilevazioni di cui sopra. Secondo la viceministra Ascani, la proposta dell’emendamento rappresenta, al momento, l’unica strada percorribile per via legislativa per un intervento immediato nel merito delle responsabilità dei dirigenti in tema di sicurezza nelle scuole, con l’impegno, parallelamente, di avviare la presentazione e la discussione di una legge quadro con modifiche del Dlvo 81/2008, ovviamente con tempi più lunghi. La proposta emendativa non risolverebbe tuttavia, al momento, il problema di una depenalizzazione delle responsabilità del dirigente scolastico nella gestione della sicurezza in coincidenza con i tempi necessari per la mappatura dei rischi da parte degli enti proprietari e della messa in sicurezza dei locali e delle strutture. A tale problema, nel corso dell’incontro, si è evidenziato che non esiste al momento possibilità di soluzione immediata.

La dirigente scolastica Filomena Zamboli – intervenuta in rappresentanza di DiSAL – ha riproposto l’urgenza di promuovere, in sede di discussione della Legge di Bilancio 2020, emendamenti che separino con chiarezza, invece, le responsabilità degli enti proprietari in materia di sicurezza rispetto a quelle inerenti la gestione delle attività didattiche in capo ai dirigenti scolastici, così come prevedono proposte di legge già depositate alle Camere.

La proposta emendativa presentata ieri a Roma costituisce un tentativo non risolutivo del tema della adeguata definizione delle responsabilità dei dirigenti in materia di sicurezza, ma va rilevata come uno dei primi interventi consapevolmente perseguito da parte di esponenti di governo, e non solo – come finora accaduto – da parte di gruppi parlamentari attraverso presentazione di disegni di legge.

Il problema della sicurezza nelle scuole non riguarda unicamente le responsabilità del dirigente scolastico, ma anche la serenità di milioni di cittadini che ogni giorno abitano aule, spazi ed edifici precari e, in molti casi, privi delle adeguate certificazioni: per questo è un tema di emergenza nazionale. E le responsabilità vanno definite e sollecitate. 

Il Paese non può più aspettare. E neanche i presidi: ne va della dignità e della possibilità di realizzare in pienezza un compito di servizio istituzionale ed al bene comune che ad essi è richiesto e che deve esser loro consentito di svolgere. 

Un dialogo tra le forze in gioco – istituzionali, politiche, professionali e sociali – aperto, intelligente e deciso al fine di trovare soluzioni chiare e risolutive si sta, forse, facendo strada. Potrebbe essere questa la volta buona?

DiSAL offre la propria disponibilità.

ABILITAZIONE SOSTEGNO IN ROMANIA. IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE L’APPELLO CAUTELARE

ABILITAZIONE SOSTEGNO IN ROMANIA. IL CONSIGLIO DI STATO ACCOGLIE L’APPELLO CAUTELARE DEGLI SPECIALIZZATI SOSPENDENDO L’AVVISO MIUR N 5636/2019 E I DECRETI DI ESCLUSIONE DAL CONCORSO RISERVATO

Di particolare importanza la pronuncia di accoglimento della Sesta Sez del Consiglio di Stato, dell’appello cautelare patrocinato dall’Avv.Maurizio Danza del Foro di Roma, a favore degli specializzati sul sostegnoche ha revocato la ordinanza di rigetto n.5615 del Tar Lazio Sez. III Bis che aveva ritenuto non sussistente il fumus boni iuris.

Contrariamente a quanto disposto dal TAR Lazio, il Collegio della Sez.VI del Consiglio di Stato con ordinanza n.5781 del 21 novembre 2019 ha accolto invece le richieste di sospensiva del ricorso introduttivo dall’Avv. Maurizio Danza per l’annullamento e riforma dell’ORDINANZA N. 5615/2019 del TAR Lazio sez. III BIS, con cui era stata respinta la richiesta cautelare di sospensione dell’ avviso MIUR n. 5636/2019 del 2 aprile 2019 di rigetto delle istanze di riconoscimento della specializzazione sul sostegno in Italia ; dei decreti individuali di rigetto e di esclusione dei ricorrenti dalle procedure concorsuali riservate di cui al D.D.G. n.85/201 disposti dalle USR sulla base dell’avviso n 5636 del 2 aprile 2019 .

Il Consiglio di Stato  ha motivato l’accoglimento sostenendo che le questioni di fatto e di diritto implicate nella presente controversia (relativa alle condizioni giuridiche per il riconoscimento in Italia del titolo abilitante conseguito in Romania) richiedono approfondimenti incompatibili con il carattere sommario tipico della presente fase cautelare”; il Collegio ha aggiunto altresì che “in considerazione del carattere seriale della presente controversia e della necessità di verificare con piena cognizione se la formazione somministrata ai ricorrenti corrisponda a quella certificata dall’omologo Ministero dell’Educazione rumeno per i propri cittadini e se il meccanismo europeo di riconoscimento dei titoli professionali per l’accesso a una professione regolamentata sia stato correttamente applicato dall’Amministrazione italiana, e che dunque va disposta la sollecita definizione del giudizio nel merito, ai sensi dell’art. 55, comma 10, c.p.a.;

Ha infine stabilito che le spese dei due gradi del giudizio cautelare vanno compensate.

MATURITÀ

MATURITÀ, GILDA: “BENE MODIFICHE FIORAMONTI, NOSTRA AZIONE INCISIVA”

“L’eliminazione del sorteggio tra le tre buste al colloquio segna un altro punto a favore del nostro impegno per una vera buona scuola e dimostra l’importanza del ruolo svolto dalla nostra organizzazione che, oltre a essere un sindacato, è un’associazione professionale di docenti attiva in prima linea a difesa della qualità dell’istruzione”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, accoglie con soddisfazione le novità sull’esame di Maturità annunciate ieri dal ministro Fioramonti.    
“L’esame di Maturità rappresenta un momento solenne della carriera scolastica, e anche della vita, degli studenti e merita, dunque, il dovuto rispetto. Il provvedimento che viale Trastevere intende adottare va in questa direzione, abolendo il sistema delle tre buste, che riduceva i candidati alla stregua di concorrenti di un quiz televisivo, e il cosiddetto ‘argomentone’, che sviliva la prova orale rendendola una chiacchierata da bar”. “Anche il ripristino del tema di Storia alla prova scritta – afferma Di Meglio – è motivo di grande soddisfazione per la Gilda che, con il convegno promosso proprio su questo argomento il 4 ottobre scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante, ha contribuito fortemente al ‘dibattito sul ruolo dell’insegnamento della Storia nella formazione dei nostri ragazzi’ di cui ha parlato ieri Fioramonti annunciando le novità dell’esame di Maturità”.
“Il prossimo fronte sul quale chiediamo al ministro di intervenire – incalza Di Meglio – riguarda l’abolizione dell’obbligatorietà dei test Invalsi ancora presente nella scuola secondaria di primo grado. Si tratta di un sistema di valutazione che la Gilda ha sempre criticato, perché non tiene conto dei diversi ritmi di apprendimento degli studenti e dei differenti contesti socio-economici in cui vivono”. 
“Forti dei frutti raccolti finora, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – prosegue il nostro impegno in favore di un sistema dell’istruzione sempre più di qualità, che metta in primo piano le conoscenze, senza le quali qualunque competenza risulta inutile, e che alleggerisca gli insegnanti dai troppi carichi burocratici che gravano sul loro lavoro sottraendo tempo prezioso all’attività didattica”.

Esame di Stato: niente timidezze!

Esame di Stato: niente timidezze!

Roma, 22 novembre – Apprendiamo con soddisfazione gli interventi del Ministro Fioramonti sulle modifiche da apportare alle prove degli esami di Stato per l’anno 2019/20. La comunità scolastica, infatti, nei mesi scorsi aveva sollevato forti perplessità rispetto alla ridotta importanza della Storia e all’utilizzo del sorteggio durante quella che è considerata la fase finale e più importante del percorso di studi secondario.

Sul tema il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli, dichiara: “La Storia, in particolare lo studio del ‘900, deve effettivamente avere un peso maggiore nell’impostazione complessiva del percorso di studi della secondaria e quindi anche nell’esame conclusivo, perché, in questa fase di recrudescenza dei peggiori fascismi, consegna alle ragazze e ai ragazzi del nostro paese una chiave di lettura del presente e uno strumento di partecipazione alla vita sociale e culturale della nostra comunità. Eppure, rispetto alla prova d’esame prevista per quest’anno, dal Ministro ci aspettiamo qualcosa di più e altrettanta discontinuità in coerenza con le sue dichiarazioni.”

In particolare, i docenti e una numerosa parte degli esperti di valutazione hanno manifestato evidenti dubbi rispetto alle attuali modalità di utilizzo delle prove INVALSI e lo stesso Ministro ha già dichiarato la propria contrarietà. La FLC CGIL si è ripetutamente espressa sul tema, che rappresenta un elemento strategico per la prospettiva con cui si guarda al sistema di istruzione e all’autonomia scolastica. Eppure da quest’anno, dopo la sospensione prevista per il 2018/19, la partecipazione al test INVALSI sarà un requisito obbligatorio per il superamento degli esami di stato. Auspichiamo più coraggio e decisione: si tratterebbe di dare senso alla contrarietà dichiarata dal titolare del MIUR, rispettando le elaborazioni del mondo accademico e della comunità professionale della scuola.

Dopo la sospensione dello scorso anno, per il 2019/20 i ragazzi e le ragazze che affrontano l’esame di stato si ritroveranno anche l’obbligo di discussione, durante la prova orale, delle esperienze di Alternanza scuola lavoro, oggi denominate Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO).

Si tratta di una delle misure più contestate e discusse ereditate dalla Legge 107, su cui come FLC CGIL abbiamo più volte espresso un giudizio negativo, soprattutto rispetto alle modalità coercitive con cui è stato proposta alle scuole, tanto da chiedere il ritiro delle Linee guida. Anche su questo tema vorremmo che il Ministro Fioramonti abbandonasse ogni timidezza per dare risposte ai bisogni dei professionisti della scuola.

Per questo, conclude Sinopoli: “La FLC CGIL auspica che si possa marcare un cambio di passo sostanziale attraverso due misure che, rispondendo alle richieste di docenti e studenti, siano consequenziali rispetto alle dichiarazioni e all’apparente cambiamento di prospettiva delle politiche del MIUR sulla valutazione e sul valore dell’autonomia scolastica”.

Il rispetto prima forma educativa

Il rispetto prima forma educativa

di Vincenzo Andraous

La politica è un punto dolente per sua esplicita ammissione, gli uomini al vertice, quelli a metà, gli altri alla base della piramide, sono a disagio nell’agire comune per programmare minimi obiettivi, per cui diventa miraggio la pratica condivisa nell’impegno di una buona vita, molto meglio stare in ordine sparso, in attesa, pronti al balzo.

Un microcosmo di gestualità portate di taglio per fare più male, di parole lanciate come fossero cluster bomb per esser certi di conseguire il danno importante.

Atteggiamenti che diventano comportamenti quotidiani violenti, per esser primi, per rimanere con i primi, poco conta a quale prezzo stare a galla: persino il conflitto che diviene notte tempo violenza, la stessa droga una sostanza non del tutto malaccio, il valore della persona non più bene primario.

I giovanissimi, gli adolescenti, non parlano e così  non danno possibilità di parlare, sono lì a osservare, sono carta assorbente per non tralasciare niente di questa dinamica sgangherata del vociare, prendere a botte, gridare aiuto inascoltati.

Il tradimento culturale sta nel ribaltare lo stato delle cose, nel cambiare i connotati alla realtà, così i più giovani già per metà professionisti di domani, diventano armi contundenti di un pezzo di futuro che non è mai possibile ipotecare.

Una sorta di democratico rinculare nei simboli tribali, soprassedendo alle sacralità ridotte a comparsate maleodoranti, nel belare vittimistico  l’equilibrio delle rendicontazioni, tra il giusto avuto e il maltolto, la dignità di un rifiuto e la vergogna di un accordo comprato.

In questo botto a perdere del consumo della notizia, dello smercio informatico, della comunicazione istantanea sguaiata, c’è il rischio di interpretare il rumore di sottofondo come un ritmo incalzante, il movimento ondivago di una crociera della mente, dentro il paradosso di un benessere  apparentemente diffuso, perché portatore di sprechi incredibili: benessere non certo nei valori raggiunti e condivisi, piuttosto per traguardo economico da aggredire e acquisire.

Tutto ciò incide sulle personalità in costruzione? Su quelle più fragili? Sulle altre  cosiddette formate?  Forse è sufficiente osservare dove gli sguardi non sono di persone realizzate, ma di una umanità ripetutamente vinta.

Per essere portatori di una libertà che educa occorre arrischiare un passo indietro rispetto a ciò che ferocemente attualizziamo, perdendo di vista la sostanza delle cose, l’analisi, gli interventi da azionare senza ulteriori rimandi.

Un passo indietro dall’assuefazione a giudicare chi sta al passo e chi no, chi vince e chi perde, chi starà ai piani alti e chi invece nei sottoscala.

Forse c’è ancora tempo per procedere sul terreno delle nuove relazioni, nella coerenza generosa della libertà, scegliendo di non rimanere prigionieri delle stive colme di dobloni d’oro, del piccolo schermo eroe in tuta mimetica, chissà se c’è ancora spazio sufficiente per credere in qualcosa di autentico, non mercificabile, un valore che dia ancora senso alle persone, alle cose, persino alle Istituzioni: il rispetto come prima forma educativa dell’umanità.

Scuola, sanatoria «large» per i precari e 9mila prof subito in cattedra

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Si riaprono le graduatorie di terza fascia, quelle destinate ai supplenti precari non abilitati, con proroga fino all’anno scolastico 2022/2023. Sì a un nuovo concorso anche per gli insegnanti di religione cattolica. E ancora: ampliata la platea di coloro che potranno partecipare all’attesissimo concorso straordinario, aperto adesso sia ai docenti che abbiano maturato servizio nei percorsi di Istruzione e formazione professionale (IeFP), sia a coloro che abbiano effettuato una delle tre annualità richieste dall’anno scolastico 2008/2009, sia a chi sta svolgendo nell’anno in corso la terza annualità di servizio. Ma se queste novità avranno effetto solo dal settembre scorso ce n’è un’altra che avrà un impatto immediato: in arrivo 9mila assunzioni in più grazie ai vuoti lasciati (e non riempiti) da quota 100.

Si riempiono i vuoti di Quota 100
Le commissioni Cultura e Lavoro della Camera hanno definito un pacchetto di modifiche al decreto precari. Una delle quali – come spiega Lucia Azzolina (M5S), sottosegretaria all’Istruzione – consentirà di assumere 9.000 docenti in più tra «chi ne aveva e chi ne ha diritto con il recupero dei posti liberati da quota 100». Ma una buona notizia, conferma l’esponente pentastellata, attende anche i docenti che «stanno completando il IV ciclo del percorso di specializzazione sul sostegno» e che «potranno partecipare con riserva ai concorsi ordinari e alla procedura straordinaria».

In aula da lunedì 25 novembre
A Montecitorio l’avvio dell’esame del provvedimento è fissato a partire da lunedì 25 novembre, come deciso dalla conferenza dei capigruppo. «In questi giorni abbiamo fatto un lavoro importante nelle commissioni Cultura e Lavoro alla Camera, apportando delle modifiche che migliorano il testo del “decreto scuola” che recepiscono le richieste e le osservazioni emerse dal confronto con tutto il personale scolastico, con le organizzazioni sindacali e con coloro che operano quotidianamente nei nostri istituti a contatto con i giovani – ha sottolineato la vice ministra del Miur, Anna Ascani -. Adesso il testo approderà in Aula e mi auguro che si continuerà a procedere con serietà e responsabilità».

La «call» per ridurre le supplenze
Come annunciato sul Sole 24 Ore e Scuola 24 di lunedì 18 novembre nel Dl sbarca anche una clausola per ridurre, a partire dall’anno prossimo, gli incarichi temporanei. Traverso quella che Azzolina chiama una «call veloce» e che darà la possibilità ai vincitori di concorso, agli iscritti nelle Gae a esaurimento, agli idonei di concorso, di spostarsi, se lo vogliono, su un’altra regione per essere assunti.

Le graduatorie di istituto diventano provinciali
Un’altra novità degna di rilievo riguarda la trasformazione delle graduatorie di istituto in graduatorie provinciali per una gestione più rapida delle chiamate dei supplenti sui posti che resteranno liberi al termine delle immissioni in ruolo dell’anno prossimo. Al tempo stesso verranno riaperte la terza fascia per far sì – spiega ancora Azzolina – che ci «sia un bacino certo a cui attingere per le supplenze che dovessero essere comunque necessarie». Ed evitare il boom delle Mad – le domande di messa a disposizione – che quest’anno hanno sommerso le segreterie scolastiche.

I diplomati magistrali non vengono licenziati
Tra le altre modifiche approvate in sede referente, viene stabilita per i cosiddetti “diplomati magistrali” la trasformazione del contratto di lavoro in contratto a tempo determinato in caso di sentenza sfavorevole, con l’obiettivo di garantire continuità didattica.

Soluzione in vista per gli ex Lsu
Viene valorizzata poi l’esperienza di coloro che hanno svolto il ruolo di facente funzione Dsga (Direttori dei servizi generali amministrativi) con un percorso dedicato. Internalizzati i servizi di pulizia e ausiliarato nelle scuole di ogni ordine e grado. E per i cosiddetti “ex Lsu”, prorogato di due mesi il termine per le assunzioni, con una seconda fase che permetterà di recuperare i posti rimasti eventualmente disponibili grazie a procedure di mobilità volontaria: è prevista una seconda procedura, successiva, sui posti ancora residuali, con requisito di 5 anni, anche a tempo determinato.

Novità pure per scuole paritarie ed enti di ricerca
Inserito il coding tra le metodologie didattiche da acquisire nell’ambito dei crediti formativi o durante il periodo di formazione e prova legato al concorso. Una risposta concreta anche agli enti locali con il via libera nelle scuole paritarie alla sostituzione temporanea di docenti con personale educativo.

Enti di ricerca
Per quanto riguarda infine la ricerca, sono esplicitati i requisiti per accedere alle procedure di stabilizzazione negli enti pubblici.

Avanguardie Educative, il Movimento di Indire arriva a mille scuole iscritte

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Con l’adesione dell’Istituto San Giovanni Bosco di Taranto, le Avanguardie Educative raggiungono il traguardo delle 1.000 scuole iscritte al Movimento.

La rete
La rete continua a crescere di giorno in giorno da quando è stata fondata, nel novembre del 2014, su iniziativa di Indire e di un primo gruppo di 22 scuole italiane. Il Movimento delle Avanguardie Educative nasce con l’obiettivo di individuare, diffondere e portare a sistema pratiche e modelli educativi, già attivi o sperimentati, consentendo agli istituti scolastici che aderiscono di avviare un percorso di trasformazione dell’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del “fare scuola”. Le scuole sperimentano una o più delle 18 “idee” presenti nella “Galleria delle Idee per l’Innovazione”, un luogo in cui sono raccolte esperienze verificate direttamente nelle scuole italiane e che sono oggetto di ricerca continua per Indire.

L’innovazione, quindi, si realizza attraverso pratiche e modelli educativi che provengono dagli istituti scolastici e sono trasferibili e sostenibili in altri contesti. «Lo straordinario risultato raggiunto in questi 5 anni – dichiara Giovanni Biondi, presidente di Indire – è un segnale evidente che esiste una spinta all’innovazione che proviene “dal basso”, dalle stesse scuole, e non è imposto dall’alto. Più di 1000 istituti scolastici hanno deciso spontaneamente di aderire al Movimento delle Avanguardie Educative per adottare, proporre o condividere una o più idee di cambiamento. Su questo, Indire da anni promuove attività e progetti che puntano a scardinare l’attuale modello didattico, che ormai è obsoleto, e a trasformare progressivamente il sistema scolastico. Una prima analisi sugli impatti di queste azioni innovative sembra confermare che la strada intrapresa è ancora lunga, ma sta andando nella giusta direzione. L’indicazione arriva da uno studio comparativo che abbiamo condotto confrontando i dati di Invalsi di oltre 380 classi di 34 istituti delle Avanguardie che da almeno tre anni hanno adottato un’idea con quelli di scuole con lo stesso livello socio-economico ma non aderenti alla rete: il 68% delle classi avanguardie ha un punteggio medio in Italiano superiore, mentre per la prova in Matematica la percentuale è del 61,6%. E anche il dato sulla dispersione scolastica è migliore negli istituti
che hanno scelto di puntare sull’innovazione».

I numeri
Ad oggi, le mille scuole che hanno aderito al Movimento sono così suddivise: 262 sono al Nord, 234 al Centro e 504 nel Sud e nelle isole; 341 sono Istituti di città e 659 sono invece della provincia; tra questi 577 appartengono al 1° ciclo scolastico (scuole primaria, e secondarie di primo grado) e 423 al 2° ciclo (scuole secondarie di secondo grado). Le 18 idee per l’innovazione interessano tutto il modello organizzativo della scuola, dalla gestione degli spazi, come il Dentro/Fuori la scuola o lo spazio flessibile, del tempo e della didattiche come la flipped classroom, il debate, la spaced learning o il bocciato con credito.

Bullismo, il digitale peggiora rapporti in famiglia

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Più del 30% dei ragazzi tra i 10 e i 21 anni non fa nessuna attività insieme ai genitori a causa delle distrazioni digitali: è uno dei dati più allarmanti emersi dalla ricerca “Mi ritiro in rete” promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con il portale Skuola.net, che verrà presentata il 23 novembre a Milano, nella Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche e il cyberbullismo.

Il digitale nemico dei rapporti familiari
Che il digitale sia nemico dei legami profondi, lo conferma il 5,91% del campione, dichiarando di non avere amici nella vita reale, mentre il 13,28% è convinto che i veri amici siano quelli online. Il 9,31% preferisce giocare online piuttosto che uscire. Quasi il 33% del campione trascorre sullo smartphone 3-4 ore, il 12,75% dalle 5 alle 6 ore e il 15,8% supera le 6 ore. Il 41,85% ha spesso difficoltà a dormire e il 4,11% dice che il suo riposo è poco ristoratore.

La diffusione degli atti di bullismo
Altro aspetto messo in luce dalla ricerca è che il 44,97% del campione ha subito un atto di bullismo, mentre il 17,12% dichiara di averne compiuto uno. «Chi subisce un atto di bullismo, che è una forma di esclusione sociale, rischia – sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e presidente dell’Associazione Nazionale Di.Te – di autoisolarsi. Il bullismo, infatti, è una delle motivazioni che porta all’autoreclusione. Stiamo diffondendo la cultura
dell’esclusione, molto spesso sono anche i genitori a dare questo esempio, uscendo dalle chat di gruppo senza dare spiegazioni, o non dando risposte, o minimizzando le dichiarazioni di malessere dei figli, rispondendo con un “massì, perché dai importanza a quelle parole?”. I ragazzi, anche per questo, molto spesso non parlano delle situazioni che li hanno feriti. Non si sentono liberi di farlo. In più, non coltivando esperienze offline e la memoria legate alle proprie radici, non hanno legami profondi e non si sentono di esternare con altri ciò che provano».

Lo scambio di foto intime
Il 96% dei giovani intervistati, inoltre, non si pente di aver scambiato con il partner o con un conoscente foto intime. Tra i 13 e i 15 anni, scambia foto intime il 6% del campione, tra i 16 e i 18 anni lo fa il 17,1% dei ragazzi, tra i 19 e i 21 il 41,7% e sopra i 21 fa abitualmente sexting il 21,4% dei giovani.

Decreto scuola, riapertura terza fascia graduatorie di istituto fino al 2022/23. Sì ad emendamento

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto scuola: le Commissioni Istruzione e lavoro hanno detto sì all’emendamento sulla riapertura ai nuovi inserimenti nella terza fascia delle graduatorie di istituto.

La riapertura è attesa per la primavera 2020. L’aggiornamento sarà triennale, fino al 2022/23.

II fascia: abilitazione per la classe di concorso richiesta (sia infanzia  primaria che secondaria)

III fascia: laurea
diploma (solo per le classi di concorso ITP, tabella B del DPR 19/2016)

La laurea deve essere comprensiva dei CFU indicati dal Ministero come necessari per accedere a quella determinata classe di concorso.

Si potrà scegliere una sola provincia di inserimento, per tutte le classi di concorso alle quali il titolo consente l’accesso.

I titoli di accesso per la scuola secondaria di I e II grado

  • Laurea di Vecchio Ordinamento, Laurea Specialistica o Magistrale di Nuovo Ordinamento, Diploma accademico di II livello, Diploma di Conservatorio o di Accademia di Belle Arti Vecchio Ordinamento DPR 19/2016 e DM 259/2017 ;
  • Diploma di scuola superiore (per gli insegnamenti tecnico-pratici) DPR 19/2016 e DM 259/2017

E’ necessario controllare di avere i CFU per l’accesso, mentre non sono richiesti  i 24 CFU in discipline  antropo – psico – pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche.

Tabella titoli

Al momento è possibile fare riferimento a quella del 2017.

Tabella titoli allegato B, fermo restando che potranno esserci delle novità.

Il decreto scuola sarà in Aula alla Camera lunedì 25 novembre per la discussione. Le votazioni avranno inizio martedì 26.

Pensioni scuola 2020, sblocco domanda Quota 100 per nati nel 1958

da Orizzontescuola

di redazione

Da qualche giorno l’Inps ha tolto il “blocco” invio domanda pensione c.d. Quota 100 da parte dei pensionandi 2020 nati nel 1958. Scheda informativa.

Un dipendente scuola nato nel 1958 che al 31 dicembre 2020 matura i 62 anni di età e i 38 anni di contribuzione può accedere alla pensione Quota 100 dal 1° settembre 2020.

In realtà poteva già farlo da mesi, ma una volta che si inserivano i dati, sul sito Inps appariva un messaggio che bloccava la procedura. Ora è invece possibile procedere e si può inviare la domanda online per il pagamento della pensione.

Qui la scheda illustrativa del Prof Renzo Boninsegna (SNALS Verona).

Ricordiamo che il personale della scuola deve presentare due domande, una all’INPS e una su Istanze online (POLIS) nel periodo che sarà indicato dal Miur con apposita circolare.

Concorso ATA servizi pulizie, info su presentazione domande. Decreto è alla Corte dei conti

da Orizzontescuola

di redazione

Si è tenuto ieri, 20 novembre, l’incontro tra la delegazione dell’USB, il sottosegretario al Miur De Cristofaro e il dirigente del Miur dott. Greco. Il decreto per l’internalizzazione dei servizi di pulizia è alla Corte dei conti e sarà poi pubblicato.

La procedura assunzionale prevederà la presentazione delle domande su base provinciale, consentendo successivamente una mobilità interprovinciale sui posti che si renderanno liberi nelle province che presenteranno esuberi di posti rispetto al numero di candidati.

Per ciò che riguarda i requisiti, invece, a coloro che hanno dieci mesi di servizio si considererà l’intero anno al fine del possesso del requisito di accesso.

Sono stati inoltre eliminati i massimali di 90 e 10 punti sul servizio e i titoli, così che si possano caricare tutti i servizi e i titoli effettivamente posseduti.

Per la trasformazione dei contratti part time in full time negli anni successivi, verranno utilizzate le economie ricavate dai pensionamenti dei lavoratori internalizzati.

Emendamenti ex LSU

Nell’ambito del decreto scuola, sono stati approvati emendamenti per l’internalizzazione dei servizi di pulizia e ausiliariato nelle scuole di ogni ordine e grado. In particolare, per i cosiddetti ex LSU, viene prorogato di due mesi il termine per le assunzioni, con una seconda fase che permetterà di recuperare i posti rimasti eventualmente disponibili grazie a procedure di mobilità volontaria: è prevista una seconda procedura, successiva, sui posti ancora residuali, con requisito di 5 anni, anche a tempo determinato.

Formazione personale scuola, 60% fondi sarà gestita direttamente dalle scuole. Firmata l’ipotesi di contratto

da Orizzontescuola

di redazione

L’accordo è stato sottoscritto il 19 novembre tra Miur e Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams.

Con l’ipotesi di contratto sottoscritto tra Miur e Organizzazioni Sindacali sono stati definiti i criteri per ripartire direttamente alle scuole le risorse per la formazione del personale docente, educativo e ATA. Il 60% delle risorse disponibili sarà assegnato alle scuole, la parte restante resterà a disposizione dell’Amministrazione centrale per le attività di formazione a carattere nazionale.

Si tratta di una grande innovazione perché le scuole, – scrivono i sindacati nel comunicato giunto in redazione – in piena autonomia, potranno utilizzare le risorse assegnate per programmare e finanziare il proprio piano di formazione in coerenza con il Ptof, nel rispetto delle prerogative degli organismi collegiali e riconoscendo anche il diritto alla formazione nella modalità dell’autoaggiornamento individuale.

Alle scuole polo è affidata la funzione di coordinamento della gestione delle attività di formazione promosse direttamente dal Miur e non realizzabili dalle scuole singolarmente (come la formazione per i neo-assunti).
Le risorse assegnate a livello di scuola dovranno essere oggetto di contrattazione integrativa al fine di stabilirne i criteri di ripartizione.

Per il sistema scolastico è un grande e positivo cambiamento, perché alle scuole autonome e al personale viene riconosciuto pieno diritto di progettazione riguardo alla formazione, superando il sistema basato sulle scuole polo e le reti di ambito introdotto con la legge 107/2015. Infine viene affermata la centralità della comunità educante, attuando pienamente quanto previsto dal CCNL e dal DPR 275/99 in ordine a competenze e prerogative decisionali degli organi collegiali.

Decreto scuola, per i docenti di religione sì al concorso ordinario con quota riservata ai precari storici

da La Tecnica della Scuola

Alla fine, per la stabilizzazione dei docenti precari di religione cattolica non arriverà nell’Aula di Montecitorio né l’emendamento che aveva come ideatore-sostenitore il senatore leghista Mario Pittoni, ma nemmeno un altro proposto da Lepri, Di Giorgi, Prestipino, Berlinghieri (PD), Frate (M5S), sostenuto da alcuni sindacati, con cui si intendeva avviare un concorso riservato ai precari con 36 mesi di servizio e sostenuto economicamente spostando la spesa dal capitolo per gli incaricati a quella dei docenti di ruolo.

L’iter in Commissione

Nel corso dell’esame svolto dalle commissioni Cultura e Lavoro, l’on. Debora Serracchiani (Pd) ha infatti chiesto di accantonare gli emendamenti 1.050 e 1.052; poco dopo, è stato approvato l’emendamento 1.050 a firma Di Giorgi (Pd), che ripropone l’emendamento 1.052 a firma di Gabriele Toccafondi (Pd).

Con l’emendamento n. 1050 al decreto “salva precari bis”, i parlamentari della VII e XI Commissione hanno stabilito un concorso ordinario per gli insegnanti precari di religione da bandire entro il 2020, previa specifica intesa con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, con circa un terzo dei posti vacanti da assegnare ai precari di vecchia data.

L’emendamento approvato

Una quota non superiore al 35% dei posti disponibili e messi a concorso sarà quindi riservata ai docenti che abbiano già svolto almeno tre anni di servizio.

In attesa dell’espletamento della procedura concorsuale, “continuano ad essere effettuate le immissioni in ruolo dallo scorrimento delle graduatorie di merito” di cui al D.D.G. 2 febbraio 2004.

Snadir: emendamento approssimativo e discriminatorio

Secondo lo Snadir, il più grande sindacato dei docenti di religione cattolica, “i deputati Vittoria Casa (M5S) e Debora Serracchiano (PD), relatrici del disegno di legge C2222, non hanno preso neppure in considerazione la possibilità di un concorso straordinario così come disposto per i precari delle altre discipline”.

Per il sindacato guidato da Orazio Ruscica, anche stavolta si è scivolati nella discriminazione: “il trattamento riservato ai docenti di religione – commenta il sindacalista – non è lo stesso dei loro colleghi precari: per loro, un concorso straordinario facilitato con la prova scritta a risposta multipla, mentre per gli insegnanti di religione è stato stabilito un concorso ordinario con prova scritta e prova orale selettiva”.

Serviva il concorso riservato

Ruscica non le manda a dire: “Riservare il 35% dei posti per coloro che hanno svolto 36 mesi di servizio, è decisamente vergognoso. I precari che insegnano religione non hanno assolutamente bisogno di una quota riservata in un concorso ordinario”.

Secondo il leader dello Snadir, “anche la scelta positiva di prorogare la graduatoria del 2004 è inadeguata perché tale graduatoria sarà attiva soltanto fino alla predisposizione delle nuove graduatorie del concorso ordinario. Difatti, se l’espletamento del concorso ordinario si concluderà entro luglio/agosto 2020, nessuno della graduatoria del 2004 sarà assunto in ruolo perché sarà utilizzata soltanto la nuova graduatoria del concorso ordinario”.

Poche le assunzioni

Il sindacato continua poi a masticare amaro per il mantenimento della quota del 70% per i posti di ruolo: questa scelta, scrive ancora lo Snadir, “non risolverà il problema del precariato degli insegnanti di religione. Infatti dai dati relativi all’organico per l’a.s. 2019/2020 in Campania e in Calabria i posti da utilizzare per concorso ordinario e graduatoria del 2004 saranno rispettivamente 23 e 14 nella scuola dell’infanzia e primaria, 62 e 10 nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Quindi dalla graduatoria del 2004 entrerebbero in ruolo soltanto pochissimi docenti rispetto ai 1.000 presenti in Campania e ai 416 in Calabria nella predetta graduatoria”.

Ricorsi in arrivo?

Nel caso in cui dovesse diventare legge l’emendamento su cui hanno dato l’assenso le commissioni congiunte della Camera, lo Snadir ha annunciato già che “proporrà iniziative per la tutela dei precari, sia presso i tribunali interni che presso le corti europee per la tutela del principio di uguaglianza e non discriminazione, tutelati dalla nostra carta costituzionale,  dalla carta di Nizza e dalla clausola 4 della direttiva 1999/70”.

Decreto scuola: taglio alle spese per l’inclusione per finanziare “quota 100”

da La Tecnica della Scuola

Con un emendamento al decreto scuola di cui in questi giorni si è parlato poco è stata data un’altra mezza “picconata” ad una disposizione introdotta dalla legge 107 che sarebbe dovuta entrare in vigore nel prossimo settembre.

Tagli alle spese per l’inclusione per finanziare “quota 100”

La “picconata” arriva per la verità in modo indiretto perché la disposizione inserita nel decreto riguarda la vicenda dei posti resi disponibili dalle pensioni di “quota 100”, posti che quest’anno non sono stati resi disponibili per nuove assunzioni.
Con l’emendamento approvato nella giornata del 20 novembre si stabilisce invece che su quei posti si potranno fare nomine con decorrenza giuridica a partire dal settembre 2019.
Per coprire i costi dell’operazione, viene ridotto drasticamente lo stanziamento previsto dal decreto legislativo 66/2017 in materia di inclusione per il funzionamento dei Gruppi territoriali per l’inclusione.

I Gruppi territoriali per l’inclusione

Inizialmente il fondo ammontava a poco più di 15 milioni di euro, adesso è stato ridotto a 2 milioni.
La somma rimasta è talmente esigua che potrebbe mettere in forse la stessa costituzione dei Gruppi territoriali ai quali la legge assegna soprattutto il compito di esaminare le richieste di posti di sostegno delle scuole e di formulare un parere in merito.
Secondo quanto previsto dall’articolo 9 del decreto 66 i Gruppi dovrebbero anche “supportare le istituzioni scolastiche nella definizione dei PEI secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF, nell’uso ottimale dei molteplici sostegni disponibili, previsti nel piano per l’inclusione della singola istituzione scolastica, nel potenziamento della corresponsabilità educativa e delle attività di didattica inclusiva”.
E’ molto probabile, a questo punto, che sarà difficile trovare docenti disponibili a far parte dei GIT senza esonero dal servizio e a lavorare quindi quasi gratuitamente.
D’altronde fin da quando i GIT vennero istituiti, il M5S e anche molte associazioni e movimenti di base avevano protestato vivacemente e ne avevano chiesta la soppressione.
Alla fine, i Gruppi territoriali resteranno sulla carta ma molto probabilmente non riusciranno ad essere operativi.