Lettera sulla Geografia al Ministro

Al Ministro dell’Istruzione
On. Prof. Lorenzo Fioramonti

Gentile Ministro, intanto sinceri complimenti per la sua nomina.

Ci rivolgiamo a Lei per aggiornarla e per chiederle di intervenire sulla difficile situazione dell’insegnamento della Geografia nel nostro Paese.

La interpelliamo fiduciosi considerate anche le sue ripetute e condivisibili uscite sull’esigenza di introdurre il tema della sostenibilità ambientale nella scuola italiana, già presente peraltro nei programmi di Geografia e ignoto ai più.  

In Italia si sta compiendo da anni, ed in forma sempre più crescente, un grave misfatto culturale.

Stiamo parlando del fatto che la Geografia, con i contenuti che a Lei stanno molto a cuore, in ogni ordine e grado di scuola, è sempre più marginale se non scomparsa.

Spieghiamoci meglio  : l’Italia , che rientra tra i dieci Paesi più industrializzati del mondo , che è la seconda potenza manifatturiera d’Europa , che è la quinta potenza turistica mondiale , che è al centro di fenomeni migratori sempre più intensi e drammatici , che ha un’economia naturalmente votata all’ apertura e una società sempre più globalizzata , che ha una popolazione con pesanti deficit culturali, ha bisogno o no dell’insegnamento della Geografia , nelle sue varie articolazioni (economica, politica, turistica) ?

Fino ad ora, a giudicare dall’operato del Ministero dell’Istruzione, si direbbe di no.

Nelle elementari e nelle secondarie di primo grado ormai vi è dedicata una sola ora alla settimana e i risultati (penosi) si vedono quando i ragazzi passano alle superiori.

Nella secondaria di primo grado la disciplina è abbinata alla Storia (3 ore in totale) e la stragrande maggioranza dei docenti, anche a causa di una preparazione limitata, propende per la seconda.

Se consideriamo, poi, la scuola secondaria di secondo grado, nonostante la significativa e strategica valenza culturale dei contenuti geografico-ambientali, la Geografia non viene insegnata nella maggioranza degli indirizzi:

  • Nell’unico indirizzo (tecnico commerciale) in cui si insegnava seriamente, con il riordino “Gelmini”, la materia è stata spostata dal triennio al biennio (con grave detrimento per la didattica considerata l’utenza ancora impreparata a certe tematiche) ed è stata per di più derubricata da “Geografia economica” a “Geografia generale”.
  • E’stata eliminata nel triennio degli istituti nautici (!?!), nei professionali per il turismo e alberghieri.
  • Negli istituti professionali, è presente solamente nel primo biennio in forma aggregata all’ interno dell’asse storico sociale, per una consistenza oraria di 1-2 ore settimanali (nell’ intero biennio!) a seconda delle scelte delle istituzioni scolastiche autonome.
  • Nei licei l’insegnamento non esiste in forma autonoma ma è accorpato nel biennio con “Storia” (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti che comunque prediligono la Storia.
  • Negli altri Istituti abbiamo una sola ora in cinque anni grazie alla benevolenza della ex Ministra Carrozza che, purtroppo, non ha avuto il tempo di potenziarla ulteriormente.

A ciò si aggiunga l’arbitrario e anticostituzionale affidamento della materia in molte scuole a docenti non aventi titolo con il perverso e anticostituzionale meccanismo delle classi atipiche, cioè l’affidamento a docenti non titolati ad insegnarla (nonostante le ripetute pronunce contrarie del Tar del Lazio, una delle quali – la 10289/17 – relativa propria all’ insegnamento della Geografia), il tutto a danno degli studenti oltre che degli insegnanti abilitati.

Come potranno i nostri giovani – e futuri cittadini – esercitare un ruolo attivo e consapevole di cittadinanza, senza comprendere le dinamiche demografiche nel mondo, le sempre più urgenti problematiche ambientali, locali e globali, senza conoscere la presenza di risorse nei diversi Paesi, la loro specializzazione produttiva, le dinamiche economiche, le differenti culture e religioni , le migrazioni , il grado di apertura delle economie e i rapporti che queste intrattengono con altre economie ?

Del resto, con stupore e sconforto, si rileva l’assenza di qualunque riferimento ai saperi geografici all’ interno della tanto sbandierata legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” (107/15), nonostante i ripetuti appelli, di questo e di altri Enti e Associazioni, ai decisori politici, rimasti inascoltati.

Da circa sette anni si è quindi attivato un Coordinamento Nazionale SOS Geografia, composto da oltre un centinaio di docenti specialisti, finalizzato a difendere gli interessi degli abilitati e a valorizzare l’insegnamento della disciplina.

Le suddette problematiche sono state sollevate attraverso articoli, petizioni, interrogazioni parlamentari, conferenze e incontri con parlamentari, sottosegretari e dirigenti ministeriali.

Nonostante questo forte e gravoso impegno ed anche i cordiali auguri dei diversi Ministri avvicendatisi, nessun miglioramento relativo all’ insegnamento della Geografia si è ancora prodotto.

Ad esempio, come se non bastasse, nella legge approvata lo scorso anno dal Parlamento sul riordino degli istituti professionali, la disciplina non compare neppure negli indirizzi in cui il suo insegnamento era presente prima della famigerata “riforma Gelmini” come “l’indirizzo Servizi commerciali” e “l’indirizzo Enogastronomia e ospitalità alberghiera” – “Accoglienza turistica”.

Supponendo, ragionevolmente, che il Governo ritenga fondamentale che i giovani italiani conoscano la situazione geopolitica, ambientale ed economica mondiale, non sarebbe quindi il caso di ripristinare quanto meno la situazione precedente al “riordino Gelmini”, reinserendo la Geografia nei trienni dei commerciali, nei Nautici, negli Alberghieri e magari anche nei Licei, completamente sprovvisti, con docenti specialisti?

Dovrebbe essere il minimo in un Paese democratico, civile e moderno quale è l’Italia.

Come SOS Geografia abbiamo dato vita ai Campionati Nazionali della Geografia, che hanno riscosso grande entusiasmo e simpatia tra le centinaia di ragazzi partecipanti, per attirare l’attenzione della stampa e soprattutto della politica sulle forti penalizzazioni che la Geografia ha subito (vedi locandina).

Nel 2020 svolgeremo, a Carrara, la sesta edizione (21/27/28 marzo) ed avremmo molto piacere di averla come ospite.

Cogliamo, dunque, questa occasione per rivolgerle un invito ufficiale a partecipare in una delle 3 date.

Tutto ciò premesso, gradiremmo molto incontrarla quanto prima per rappresentarle le nostre proposte.

Grazie per la pazienza e la disponibilità.

Confidando in un suo appoggio, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Prof. Riccardo Canesi (Coordinamento Nazionale SOS Geografia)

www.sosgeografia.it

canesiric@gmail.com

Carrara , 23 novembre  2019

Personale educativo: ancora niente di fatto

Ancora una volta il Miur ha sbattuto le porte in faccia al personale educativo dei convitti. Ancora una volta la “ politica del nulla” ha dato dimostrazione di non sapersi curare delle eccellenze dell’istruzione, ma di dare il contentino alla massa che porta voti. Il PED questa volta ci sperava nel cambiamento, nella svolta per ridare lustro alla figura che per secoli è stata la più nobile ed importante nella formazione ed istruzione degli alunni, quale è quella dell’istitutore. Tra le tante e significative istanze per il riordino e rivalutazione della personale educativo, gli stessi educatori hanno scelto di presentare al MIUR, tramite l’On.le Rossano Sasso, della Lega, che ringraziamo per aver preso a cuore la nostra causa, alcune tra le più logiche e conformi interpellanze con la normativa esistente, ovvero l’eliminazione del blocco organici imposto con d.l. n. 98/ 2011, conv. In L. n. 111/2011 ed il contestuale ripristino dei parametri precedentemente esistenti, l’equiparazione di fatto del personale educativo al personale docente della primaria ( considerando che l’equiparazione di diritto è già esistente nel contratto collettivo e nella normativa che regola il personale educativo) e l’estensione del bonus carta docente al personale educativo, avendo anche il PED esigenze di aggiornamento, in considerazione che il lavoro dagli stessi svolto rientra nella sfera educativa-pedagogica e formativa di adolescenti che frequentano i convitti. Il Miur, ma ancor di più la politica, non ha capito quale ruolo delicato e importante svolge il personale educativo dei convitti. Non ha capito di fatto il lavoro del PED ed ha, ancora una volta, perso occasione di dare la giusta importanza ad alcune figure professionali che operano nella scuola, dimostrando nella sostanza di essere una classe politica cieca ed incurante dell’istruzione, ma senza tralasciare ciò in cui riesce meglio, ovvero la demagogia. La cassazione degli emendamenti da parte della Commissione Cultura del Ministero è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, infatti il PED non si arrende. Nelle prossime settimane l’intera categoria si attiverà per l’organizzazione degli Stati Generali dell’intero comparto, affinché’ il Ministero recepisca gli emendamenti necessari per non far morire le istituzioni educative, che per secoli hanno istruito personaggi importanti della storia, ma anche tanti alunni.

Avv. Margaret Infante 
Gruppo Legali per il Personale Educativo 

CAMPAGNA NAZIONALE “LA SCUOLA SI-CURA”

CAMPAGNA NAZIONALE “LA SCUOLA SI-CURA”: L’ANP ANCORA SULLA SICUREZZA

Con la campagna LA SCUOLA SI – CURA l’ANP porta ancora una volta in primo piano il tema della Sicurezza delle scuole: priorità assoluta che deve essere perseguita con approccio integrato e costruttivo da tutti i vari soggetti interessati.

L’ANP, a volte in solitudine, non si è mai stancata di ripetere che il diritto all’incolumità degli alunni e dei lavoratori in servizio nelle scuole deve essere garantito prima di tutto.

Gli studenti e le loro famiglie, i dirigenti, i docenti, il personale scolastico e tutto il Paese attendono risposte e azioni concrete: il diritto allo studio è anche il diritto a un edificio scolastico sicuro e adeguato.

L’ANP si rivolge agli Enti Locali proprietari degli edifici scolastici per avviare un progetto condiviso, ricercare la risoluzione graduale e progressiva delle criticità segnalate dalle scuole e, rimuovendo i pericoli, attuare una sistematica prevenzione.

L’ANP sollecita una mappatura straordinaria, su larga scala, degli edifici scolastici perché solo partendo dai bisogni effettivi si potranno chiedere corrispondenti stanziamenti.

L’ANP, nella convinzione che per operare, progettare, apprendere, formarsi sia indispensabile vivere in un ambiente sicuro e di qualità intende sensibilizzare anche le altre Autorità competenti (Prefetti, Vigili del Fuoco, Aziende Sanitarie, Ispettorati del Lavoro, ecc.)  affinché la sicurezza sia priorità effettiva e quotidiana.

A gennaio 2020 durante il Convegno NazionaleLA SCUOLA SI – CURA l’ANP presenterà un piano di attività, nazionali e territoriali per passare dalla sensibilizzazione all’azione.

LA SCUOLA SI – CURA è la scuola non può più aspettare.

La storia siamo di nuovo noi

da la Repubblica

Corrado Zunino

La Storia torna alla Maturità. Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, dopo averlo detto a Repubblica un mese fa, ieri pomeriggio ha firmato un decreto ministeriale che rende la notizia un atto per la scuola . La traccia storica per il tema di Italiano, la prima prova che in questo anno scolastico sarà affrontata il prossimo 17 giugno, viene ripristinata. Il movimento di intellettuali — a partire da Luciana Segre, Andrea Camilleri e Andrea Giardina —, abbracciato da questo giornale e rilanciato da docenti e studenti, ha fatto breccia. In un’epoca di ignoranze in classe e revisionismi in strada, togliere la traccia storica si è dimostrato un errore. L’ex ministro leghista Marco Bussetti aveva interpretato in questa direzione una riforma più complessiva di Valeria Fedeli sostenendo che il tema storico era, in verità, l’ultimo tra le scelte dei maturandi.

Ecco, la Storia tornerà ad essere presente in una delle tre tracce della “tipologia B”, quella che chiede agli studenti di analizzare e produrre un testo argomentativo. Non sarà più la commissione tecnica del ministero, che prepara appunto le prove per la Maturità, a scegliere se dare spazio all’ambito storico o no. Un anno dopo Fioramonti recupera le vecchie consuetudini e spiega: «C’è stata una mobilitazione di intelligenze che ha aperto un dibattito importante sul ruolo dell’insegnamento della Storia nella formazione dei nostri ragazzi. La scuola non è un mondo chiuso, ma permeabile alle idee e alle proposte della società civile. Proporre anche una traccia storica nella prova scritta di Italiano non cambia l’esame, offre una possibilità in più, una possibilità importante che conferma il valore della conoscenza del passato per preparare al meglio il futuro. Partiamo con il tema di Storia per avviare un percorso che vuole rafforzare lo studio di questa disciplina nelle scuole di ogni ordine e grado, in maniera innovativa ed efficace». Già alcune università italiane si sono mosse istituendo veri e propri corsi di recupero della materia per gli iscritti di queste stagioni.

C’è una seconda novità nella Maturità 2020, e questa è una soppressione. L’avvio dell’orale non sarà più dettato dalla scelta delle tre buste, copyright sempre di Marco Bussetti. Si torna a una scelta di temi pescati dal programma scolastico e serviti all’esaminando con una domanda classica, senza estrazioni a sorpresa. Ancora Fioramonti: «Abbiamo fatto un’analisi e, quindi, deciso di togliere dall’esame di Stato gli elementi di stress aggiuntivi. Non servono i trabocchetti, gli studenti devono essere messi nelle condizioni di dimostrare quanto valgono. Le buste all’orale erano un inutile ostacolo, un elemento di disturbo. L’avvio del colloquio non sarà più un sorteggio da lotteria, la commissione sottoporrà allo studente una poesia, un elaborato, una raffigurazione e l’esaminato potrà iniziare l’esposizione e i collegamenti tra le materie». Il colloquio, ecco, partirà dall’analisi dei materiali preparati dalla commissione d’esame e proposti nel giorno dell’esame dal presidente: «Il sistema delle buste richiede tempo e risorse. Ho pensato di alleggerire il lavoro delle commissioni che, così, potranno dedicarsi all’esame vero e proprio». Nella prossima prova non rientrerà, invece, la tesina, elaborato preparato dagli stessi studenti su un argomento largo che abbracciava diverse discipline. Resta, invece, la doppia prova per i “secondi scritti”: il Latin- Greco al Liceo classico e la Mate- Fisica per lo Scientifico.

In avvio di governo il ministro Fioramonti aveva assicurato che non avrebbe toccato la Maturità, istituto saccheggiato ad ogni cambio in Viale Trastevere. Non è stato così. «Abbiamo fatto una correzione di rotta, con interventi solo formali che rispettano la struttura del colloquio e l’organizzazione dei tempi di preparazione dei ragazzi», ha voluto spiegare Fioramonti che, nel corso della chat con Skuola.net, ha rivelato di aver preso 60/60 nel 1996 (oggi si valuta in centesimi) ed essersi poi laureato in Filosofia all’Università di Tor Vergata con 110 e lode.

Le due novità ora proposte dal ministro, va detto, sono digeribili dagli studenti di quinta nell’arco dei prossimi sette mesi. «L’esame di Maturità », ha concluso Fioramonti, «è un passaggio fondamentale non solo di studio ma anche della vita. Segue il raggiungimento della maggiore età, accompagna l’ingresso in quella adulta. Ai maturandi suggerisco con il cuore di prepararsi e di affrontare lo studio con passione».

Reclutamento IRC: approvato emendamento per bandire concorso, ma solo ordinario

da Orizzontescuola

di Giulia Boffa

Tra gli emendamenti approvati dalle Commissioni Cultura e Lavoro sul Decreto Scuola, c’è quello sul concorso ordinario per gli insegnanti di religione cattolica da bandire entro il 2020 sui posti disponibili e vacanti degli anni dal 2020/21 al 2022/23.

E’ da quindici anni che non viene bandito un concorso per gli IRC.

Nelle more dell’espletamento del concorso le assunzioni continueranno ad essere effettuate tramite lo scorrimento delle graduatorie del concorso 2004.

Il sindacato Snadir avrebbe voluto un concorso straordinario, che avrebbe facilitato le assunzioni; il sindacato critica anche la possibilità di immissioni dalle graduatorie del 2004, che saranno inutilizzabili appena il concorso ordinario produrrà le nuove graduatorie.

Anche la regola del 70% dei docenti di ruolo non piace allo Snadir: in alcune regioni del Sud i posti da coprire per arrivare al 70% previsto dalla normativa sono poche decine.

Immissioni in ruolo, anche docenti idonei concorso 2016 saranno assunti. Ecco come

da Orizzontescuola

di redazione

Decreto scuola: approvato un emendamento ciambella di salvataggio per i docenti idonei del concorso a cattedra 2016, sia infanzia primaria che secondaria. Tuttavia le condizioni non convincono gli interessati.

L’emendamento approvato

I soggetti inseriti nelle graduatorie di merito dei concorsi ordinari per titoli ed esami per posti di docente banditi nel 2016 possono proporre istanza per l’inserimento, anche in coda a chi vi sia già iscritto, nelle graduatorie dei concorsi straordinari non selettivi banditi nel 2018, anche in regioni diverse da quella di pertinenza della graduatoria di origine. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono disciplinate le modalità attuative del presente comma.

Per gli idonei, cioè i docenti che in graduatoria si sono collocati oltre il numero dei posti banditi, rimane la proroga di un ulteriore anno della validità delle graduatoria Concorso 2016, graduatorie di merito con validità quinquennale

Per tutti la possibilità di inserirsi nelle graduatorie dei concorsi 2018, ma in coda.

L’emendamento approvato è un po’ diverso rispetto a quello messo in rilievo dalla redazione di Orizzonte Scuola a firma Lattanzio e Tuzi, che prevedeva la rivalutazione di prova orale e titoli, per un inserimento a pettine.

L’emendamento accolto nel testo che sarà presentato in Aula il 25 novembre, è stato riformulato e più ampiamente appoggiato  (Lattanzio, Tuzi, Siragusa, De Lorenzo, Tucci, Barzotti, Tripiedi, Villani, Amitrano, Ciprini, Aiello, Costanzo, Pallini, Aprea, Zangrillo, Casciello, Marin, Palmieri, Saccani Jotti, Cannatelli, Fatuzzo, Musella, Polverini, Rotondi, Scoma.)

Ricordiamo che l’emendamento (e il decreto che ne scaturirà se entrerà a far parte del testo definitivo) è uno degli accorgimenti messi a punto per snellire lo scorrimento delle graduatorie 2016. Un’altra soluzione è quella della call veloce

Decreto scuola: ecco tutti gli emendamenti approvati, da anno in corso a sostegno senza titolo [DOCUMENTO UFFICIALE]

Papa Francesco ai giovani: vogliono fare di voi soggetti manipolabili realizzati in serie, ribellatevi

da La Tecnica della Scuola

“Continuate a far scoprire ai più giovani il bagaglio culturale della società in cui vivono”: a dirlo è stato Papa Francesco, nell’ultima giornata della sua visita in Thailandia, durante un incontro interreligioso a Bangkok.

La tendenza ad ‘omogeneizzare’ i giovani

Il pontefice si è soffermato sull’importanza di far scoprire ai giovani i valori e la cultura della loro gente.

“Con la tendenza crescente a screditare i valori e le culture locali, per imposizione di un modello unico, assistiamo a una tendenza ad ‘omogeneizzare’ i giovani, a dissolvere le differenze proprie del loro luogo di origine, a trasformarli in soggetti manipolabili fatti in serie”, ha detto il Papa.

Nel grande ed elegante teatro dell’università le divise dei ragazzi si sono mescolate con i veli delle giovani musulmane – scrive l’Ansa -, i monili tradizionali thailandesi con le collanine con crocifisso delle studentesse cristiane.

Non abbiate paura

Sognare dunque il futuro, “senza avere paura”, ha ripetuto più volte il Papa, ma con l’attenzione sempre alle proprie radici.

“Senza questo forte senso di radicamento, possiamo restare sconcertati dalle ‘voci’ di questo mondo, che si contendono la nostra attenzione. Molte di quelle – ha messo in guardia il Papa – sono allettanti, proposte ben ‘truccate’, che all’inizio sembrano belle e intense, ma con il tempo finiscono per lasciare solo vuoto, stanchezza, solitudine e svogliatezza e vanno spegnendo quella scintilla di vita che il Signore ha acceso un giorno in ognuno di noi”.

La piaga degli abusi e dello sfruttamento

Il Santo Padre, in procinto di partire per il Giappone, è tornato anche sulla piaga degli abusi e dello sfruttamento: “Desidero sostenere e incoraggiare tanti di voi che, quotidianamente, spendono la propria vita servendo Gesù nei fratelli” e “a tanti di voi che riescono a vedere la bellezza dove altri solo vedono disprezzo, abbandono o un oggetto sessuale da sfruttare. Così, voi siete segno concreto della misericordia viva e operante del Signore”.

Una università con uno spirito interreligioso? “Ma qui ogni scuola è così”, ha spiegato Nattaporn Ohe Santhanawit, una delle giovani volontarie per questa visita del Papa.

E sull’arrivo di Francesco a Bangkok racconta che su Facebook anche i suoi amici buddisti stanno postando “frasi entusiaste”.

PCTO (ex Alternanza) per orientare e ridurre il digital mismatch

da La Tecnica della Scuola

Le nuove Linee Guida dei Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento sono state ufficializzate e le scuole sono a lavoro per garantire dei percorsi che permettano agli studenti di acquisire o potenziare le competenze tipiche dell’indirizzo di studi prescelto e le competenze trasversali.

L’obiettivo è quello di un orientamento consapevole al mondo del lavoro e alla prosecuzione degli studi. Soft skills quindi, ma anche competenze digitali che possono contribuire a diminuire il disallineamento tra domanda e offerta di competenze, il cosiddetto digital mismatch, il gap che allontana ulteriormente i giovani dal mondo del lavoro. Secondo l’UE, entro il 2020, i posti vacanti in ambito ICT in Italia raggiungeranno quota 135.000. Per ridurre questo gap fin dai banchi di scuola e orientare al meglio gli studenti al mondo del lavoro l’azienda innovativa Cervellotik Education propone SchoolUP (www.schoolup.it), la piattafoma web per la didattica digitale, i PCTO (ex Alternanza Scuola Lavoro), la dispersione scolastica e la povertà educativa. Negli ultimi anni scolastici SchoolUP è rientrata tra le best practices MIUR e ha permesso alle scuole italiane di erogare percorsi (in aula e online) per oltre 15.000 studenti. Lo ha fatto in modo coinvolgente, mettendo, a detta del team fondatore, “lo studente al centro”!

SchoolUP propone alle scuole percorsi pre-strutturati su:

  • educazione all’imprenditorialità (impresa formativa simulata di nuova concezione);
  • preparazione e orientamento al lavoro (creazione curriculum vitae, ricerca attiva del lavoro e preparazione al primo colloquio);
  • ambiti trasversali alle materie curricolari, come quello di scrittura creativa e digitale (con realizzazione di un e-book e un audiolibro) e sulle professioni digitali (blogger)

SchoolUP: soft/life skills e competenze digitali

I percorsi implementano le migliori metodologie didattiche innovative: classe capovolta (flipped classroom), gamification e collaborative/peer/blended learning e, attraverso test e lavori valutabili dai tutor interni, permettono agli studenti di acquisire competenze digitali, trasversali (soft skills) e per la vita (life skills).
I percorsi di SchoolUP sono pensati appositamente per non penalizzare le attività curricolari: un monte ore PCTO alto a fronte di poche ore in laboratorio, in un ambiente protetto (si pensi ad esempio agli studenti minorenni).
Essere nativi digitali non basta e prevedere nei PCTO delle proposte didattiche come quelle di SchoolUP può contribuire all’ulteriore crescita dei ragazzi, attraverso progettualità al passo con in tempi.
Per tutti i dettagli sulla piattaforma e sui percorsi puoi scaricare il catalogo completo al seguente link: https://www.schoolup.it/SchoolUP_Catalogo.pdf

Campionati studenteschi e pratica sportiva, iscrizioni entro il 17 dicembre 2019

da La Tecnica della Scuola

Il Miur ha pubblicato la circolare 5174 del 21 novembre 2019, con la quale fornisce indicazioni in merito alle attività di avviamento alla pratica sportiva ed ai Campionati Studenteschi per l’a.s. 2019/2020.

Alle scuole secondarie di I e II grado sono state assegnate le risorse necessarie con la circolare sul Programma annuale 2020.

Le adesioni alle attività di avviamento alla pratica sportiva ed ai Campionati potranno essere caricate attraverso il portale dello sport scolastico, all’indirizzo www.campionatistudenteschi.it, attivo fino al 17 dicembre 2019.

Il Miur sottolinea che l’attività di avviamento alla pratica sportiva potrà essere svolta anche dalle istituzioni scolastiche che non partecipano ai Campionati Studenteschi, purché aderiscano ad un progetto nazionale o a un progetto di attività motoria approvato dagli Organi collegiali e caricato sullo stesso portale.

Per ulteriori approfondimenti il Ministero ha reso disponibile anche il progetto tecnico.

Decreto Scuola: facenti funzione DSGA ammessi al concorso straordinario

da Tuttoscuola

È in fase di elaborazione da parte delle Commissioni Cultura e Lavoro della Camera un ulteriore Emendamento riguardante il Decreto Scuola: si tratta di una misura che permetterà agli assistenti amministrativi facenti funzione DSGA da almeno tre anni, seppur non in possesso del titolo, di partecipare alla procedura di reclutamento del concorso straordinario prevista dal dl 126/2019.

Come riportato dal sito FLC CGIL, questa svolta giunge in seguito a una energica e continua mobilitazione sindacale a favore dei facenti funzione DSGA; l’azione dimostrativa mirava proprio a far riconoscere il valore dell’esperienza professionale maturata sul campo da parte dei membri del personale scolastico facenti funzione DSGA, al fine di legittimarne la partecipazione al concorso straordinario.

Si resta ora in attesa della definitiva approvazione del provvedimento riguardante gli assistenti amministrativi facenti funzione DSGA, che sarà discusso in Aula nei prossimi giorni.

Scuola della ricerca, Berlinguer: ‘Rendere gli studenti protagonisti dell’apprendimento’

da Tuttoscuola

Serena Rosticci

«La scuola che sogniamo. Ormai la maggior parte delle persone scrive “sognamo”, senza “i”. Voi no, bravi». Luigi Berlinguer, classe 1932, ministro dell’Istruzione dal 1996 al 2000, ci accoglie nel suo studio di via Ippolito Nievo con una piccola lezione di grammatica. Non fatichiamo a percepire la sua passione per i dettagli, per la lingua, per la scuola. Ci chiede di parlargli della nostra idea, de “La scuola che sogniamo” («Un po’ ambizioso, non trovate?»), ma gli rigiriamo la domanda chiedendogli noi qual è la scuola che sogna Berlinguer. Ci parla quindi di una scuola in cui lo studente è il vero protagonista, in cui si mettono al centro la ricerca, l’apprendimento, le emozioni…

 In che modo secondo lei la scuola dovrebbe sostenere l’apprendimento?
«L’“imparare” non è mai stato davvero oggetto delle preoccupazioni delle classi dirigenti: chi ce la fa, va avanti, gli altri si disperdono. Ce lo dimostra la nostra stessa lingua: In inglese “imparare” si dice “to learn”. In Inghilterra è comune qualificarsi come “learner”, in Francia meno usato, ma comunque chiaramente compreso è il titolo “apprenant”. Nella lingua italiana questa figura non è definita, manca il vocabolo: l’”apprendista” è un ragazzo di bottega che impara un mestiere, non chi “impara ad apprendere”. Storicamente il processo scolastico ha assegnato scientificamente poco spazio agli studi del processo di apprendimento. Ripetere è il meccanismo più utilizzato per imparare. Oggi però gli alunni sono diversi, anche se i singoli profili non vengono analizzati e studiati. Ad esempio, nel momento in cui una classe di alunni va male in blocco in una materia, bisognerebbe approfondire per comprenderne le ragioni: gli interventi dovrebbero essere precisi e calibrati sui singoli casi, non tarati “sui bravi”. In Italia questo si fa poco, c’è un problema culturale da superare. Non può essere tutto affidato all’intervento autonomo di pochi bravi docenti, che pure ci sono: tutto dovrebbe essere più strutturato».

Infatti la scuola si avvale ancora di una didattica di tipo “trasmissivo” in cui prevale l’approccio cognitivo…
«La scuola italiana ha un impianto la cui serietà è stata riconosciuta anche all’estero. Nel primo ciclo, la formazione di base in passato era in mano alle maestre, che hanno avuto un ruolo straordinario nella nostra storia.  L’offerta formativa della scuola del tempo e la base del patrimonio culturale era data dalla sommatoria delle discipline (matematica, italiano, storia, ecc); così sono nati i temi e i riassunti. L’apprendimento passa attraverso un affinamento dello studio linguistico: è ancora così. Nella scuola italiana non si pone ancora sufficiente attenzione alla crescita complessiva degli individui, ma allo “studio”, alle nozioni apprese. Il docente chiede agli alunni di studiare a casa, non in classe: anche le case in cui si studia fanno la differenza, molti ragazzi non riescono ad essere seguiti nello studio pomeridiano dalle mamme che, per esempio, lavorano. Non si è pensato a una scuola che sostenesse il momento dello studio, ma che trasferisse conoscenze. Per questa ragione la scuola è “classista”: chi non aveva risorse veniva discriminato, chi era sostenuto da una famiglia benestante ce la faceva. Così abbiamo perso e continuiamo a perdere molti alunni. La scuola non sostiene attivamente il processo di apprendimento».

La nostra scuola ha un approccio narrativo e letterario che applichiamo a tutte le materie. Persino la matematica e la fisica vengono “raccontate”…
«Non si passa per il “capire”. Far comprendere presuppone un aspetto aggiuntivo alla trasmissione delle conoscenze. Il nostro processo di apprendimento che porta alla metabolizzazione delle conoscenze, e quindi al sapere, che è il livello più alto, implica il raggiungimento di vari stadi propedeutici al raggiungimento di questo gradino più alto: capire profondamente, cogliere il senso o il modo in cui qualcosa si inserisce in un contesto generale (arrivare al contorno del fenomeno). Ad esempio, la matematica è logica, dà senso alle cose, a mio avviso è la disciplina più formativa ma diventa sterile se la si riduce a regolette e formule da imparare a memoria. Per un ragazzo la matematica può diventare persino poesia. Sarebbe bello che la scuola diventasse un luogo in cui gli insegnanti vengono preparati per trasmettere le conoscenze secondo questa ottica, con questa ispirazione”.

Se è vero che il modello italiano è prettamente trasmissivo, è allo stesso modo vero che è pieno anche di casi “unici”, di storie che hanno promosso un approccio alla didattica più innovativo, una vera e propria “Scuola della ricerca”. Ne citiamo tre: Don Milani, Maria Montessori e Reggio Children…
«“See you on Reggio!” Mi dice Bruner dandomi un appuntamento. Lo apprezzo molto l’approccio di Reggio: hanno costruito una scienza. Don Milani è partito dall’osservazione delle ingiustizie sociali, ha rischiato la condanna da parte del Vescovo! Maria Montessori poi è stata un vero genio: durante il fascismo è stata cancellata anche perché la prima donna a laurearsi in Medicina. Ha lottato contro un pregiudizio sociale fortissimo. La scuola Montessori è popolarissima in tutto il mondo. I suoi principi pedagogici erano davvero innovativi, ha fatto proposte coraggiose, si è avvicinata anche lei a Reggio, che è diventata una delle capitali mondiali della pedagogia. Stupisce che queste storie siano punti luce luminosi di geni italiani in un sistema scolastico che, come abbiamo detto, ha tante carenze. Tanti sono stati i geni italiani criticati dai contemporanei».

Papa Francesco dice: “L’educazione sia integrata tra testa, cuore e mani”…
«Vero, tutti e tre. C’è sentimento nella conoscenza. Molti non lo considerano fonte di conoscenza, e invece non c’è conoscenza senza passione e la passione permette di capire molto più profondamente ciò che si vuole conoscere».

Come fa quindi la scuola a emozionare?
«La scuola deve registrare che la conoscenza è anche emozione. Nel sollecitare l’impegno a sapere, non solo serve il rigore logico, ma occorre qualcosa che coinvolga emotivamente. Con questo non si intende solo far intravedere la prospettiva di successo che deriva dalla conoscenza ma anche inserire materie artistiche, come la musica. L’arte, infatti, è conoscenza e deve far parte dei programmi scolastici. L’obiettivo non è solo mostrare agli studenti le opere di chi ha dipinto o suonato ma spingere a creare, disegnare, cantare, ecc. L’arte è conoscenza e l’emozione è un arricchimento della conoscenza. Siamo un paese bigotto e formalista che si lascia condizionare dalle forme sterili. Bisogna essere più flessibili».

Nelle scuole la tecnologia latita, quantomeno quella di ultima generazione. Come può la scuola andare incontro all’innovazione per evitare ai ragazzi di vivere una sorta di “scollamento” dalla realtà per il quale a scuola vivono in un mondo diverso da quello esterno?
«Non può. La scuola deve cambiare radicalmente e superare i suoi pregiudizi. Lo smartphone è uno strumento di conoscenza, non solo di svago. Perché vederlo solo come uno strumento negativo? Non bisogna seguire la cultura dei bigotti, di quelli che non usano il cervello ma vanno avanti per tabulas, facendo diventare regole ferree i pregiudizi. Coloro che si oppongono all’innovazione della scuola creano un ostacolo al cambiamento e all’avanzamento tecnologico. Bisogna sempre chiamare la scuola a spingersi avanti, non fermarla. Non si sviluppa il sapere se non cavalca tutte, ma proprio tutte, le opportunità che la tecnologia può offrire: non c’è peccato nella tecnologia. Basta arricchirla di contenuti culturali».

Il prof. Umberto Galimberti ha recentemente dichiarato “Dobbiamo dire con forza che la scuola non educa”. Che ne pensa?
«Mi sembra un po’ esagerato, è una posizione estrema. Lo rispetto molto e non so cosa volesse dire, ma provo a interpretare. Il solo fatto di imparare a leggere e scrivere educa. La scuola educa, ma bisogna aumentare la possibilità di educare; le strade possono essere molte. La parola “educare” significa “formare, plasmare” una creatura. Dobbiamo ridurre il tasso di formalizzazione dell’attività scolastica: il sapere non è solo ciò che appare, anche se bisogna saper argomentare, perché i discenti devono creare, essere protagonisti dell’apprendimento. La scuola deve favorire la creatività.  La scuola deve saper attrarre, non respingere”.