Save The Children: più della metà dei minori sul Web, ma pesano gli stereotipi di genere

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da Il Sole 24 Ore

Save The Children: più della metà dei minori sul Web, ma pesano gli stereotipi di genere

di Alessia Tripodi

Più del 50% dei bambini italiani tra i 6 e i 10 anni usa abitualmente Internet, ma la percentuale di bambine che va on line al Nord supera di 10 punti quelle del Sud. Sul fronte delle competenze digitali le ragazze sono più “smart” dei maschi, ma per loro restano scarse le opportunità di studio e di carriere nelle materie tecnologiche, mentre sono sempre alti i rischi sul Web. Sono i dati dell’indagine di Save the Children “Che genere di tecnologie? Ragazze e digitale tra opportunità e rischi” , diffusa venerdì scorso alla vigilia del Safer Internet Day, che si celebra il 6 febbraio. La ricerca, che indaga sulle differenze di genere nei comportamenti e abilità digitali, sottolinea come gli ambienti mediali «non siano neutri rispetto al genere» e siano invece «connessi a preesistenti stereotipi e disuguaglianze, anche di genere».

I dati
Nella fascia di età tra i 6 e 10 anni, dice la ricerca, i bambini usano la connessione da casa nel 54% dei casi e le bambine nel 53%, percentuale che sale con il crescere dell’età, per aver il suo apice tra i 15 e i 17 anni, con rispettivamente il 93,5% delle ragazze e il 94,2% dei ragazzi connessi. In Italia 94,1% delle famiglie con almeno un minore di 18 anni dispone di una connessione da casa, anche se «sono presenti differenze tra le diverse aree del paese che sottolineano l’esistenza di un digital divide, benchè non troppo pronunciato», dice la ricerca. Si passa infatti dal 96,4% di famiglie con accesso al Web Nel Nord-Ovest (95,5% Nord-Est), passando per il 95,3% al Centro, fino a arrivare al 90% al Sud e al 93,5% delle Isole. Ma il divario, spiega Save The Children, si accentua soprattutto per le bambine e le ragazze, che accedono ad Internet in percentuale minore al Sud (75,5%) rispetto, ad esempio, al Nord Ovest (85,8%) con una differenza di 10,3 punti percentuali.

Competenze e accesso all’istruzione
Due ragazze su 5 (44,6%) tra i 15 e i 17 anni, dicono i dati, caricano contenuti di propria creazione come testi, fotografie, musica, video su siti web rispetto al 41% dei coetanei maschi. Uno scarto che si conserva in tutte le fasce d’età tra i 6 e i 24 anni.
Sule fronte delle competenze digitali, la ricerca evidenzia che le ragazze mostrano abilità e specifiche alte rispetto ai ragazzi soprattutto per quel che riguarda le information skill (il 65,4% rispetto al 61,6% dei ragazzi), comunication skill (il 86,6% rispetto al 79% dei ragazzi), problem solving skill (il 61,4% rispetto al 56,6% dei ragazzi) e software skill for content manipulation (il 65,2% rispetto al 61,7% dei ragazzi).
Eppure, dice Save The Children, i dati sull’accesso al femminile a percorsi di studio e professionali nelle materie tecnico-scientifiche ci restituiscono un quadro diverso. Dall’ultimo Rapporto Education at a glance 2017 dell’Ocse emerge infatti che, mentre le studentesse che scelgono le materie scientifiche sono il 60% dei laureati in Scienze naturali, Matematica, Statistica, le percentuali diminuiscono sensibilmente per la laurea in Ingegneria (31% delle lauree triennali e 27% nella laurea magistrale) e ulteriormente per la laurea in Ict (Information and Communication Technology), dove il 21% delle ragazze consegue la laurea triennale e solo il 14% la laurea di secondo livello.

Più rischi on line
Secondo la ricerca le ragazze hanno tutte almeno un account Whatsapp e uno Instagram, dei quali i genitori non sono sempre a conoscenza. Molte raccontano di essersi iscritte in modo autonomo e alcune falsificando l’età se necessario (se si sono iscritte prima dei 13 anni). Per alcune lo smartphone rimane acceso anche di notte, per quasi tutti l’ultimo accesso avviene prima di andare a dormire. Dalle interviste, inoltre, emerge che le esperienze di esposizione al rischio delle ragazze sono spesso riconducibili a due tipologie: tentativi di adescamento e l’esposizione a insulti violenti, nella maggior parte dei casi connotati in termini sessisti. In generale, le ragazze interviste riferiscono di essere a conoscenza per esperienza riportata da amiche, di offese, molestie, forme di controllo e ricatto attraverso smartphone, chat, per lo più compiute da amici, conoscenti, ex ragazzi, principalmente attraverso la distribuzione non autorizzata a terze persone di immagini o materiali intimi per screditare, intimidire o isolare la ragazza.
«L’indagine – dichiara Raffaela Milano, Direttrice programmi Italia-Europa di Save the Children – intende essere un primo passo per approfondire anche gli ostacoli e i rischi che potrebbero frenare i processi di empowerment delle ragazze, mettendo a fuoco il ruolo che le tecnologie potrebbero avere nel rafforzare o meno gli stereotipi di genere».