La grammatica si fa…

La grammatica si fa…

di Maurizio Tiriticco

 

…non si insegna! Quando insegnavo nella scuola media, ho sempre evitato, per quanto fosse possibile, che gli alunni usassero sia i libri di grammatica che i vocabolari. Dicevo loro che ciascuno di noi porta con sé due borse invisibili, una con la mano destra, l’altra con la mano sinistra. La prima serve a conservare tutte le REGOLE che mano mano acquisiamo e che sono necessarie per mettere insieme le parole, quando si parla o si scrive e si vuole dar loro un significato. La seconda conserva tutte le PAROLE che apprendiamo e che servono per dare un significato ai nostri pensieri, alle nostre emozioni, dette o scritte che siano.

In effetti, a monte c’era l’insegnamento di Jerome Bruner, il grande psicologo statunitense scomparso a ben 101 anni di età nel 2016. Il suo scritto più noto è “il conoscere, saggi per la mano sinistra”. Secondo Bruner, il cervello sinistro (o meglio l’emisfero sinistro del nostro cervello, che corrisponde alla mano destra) è “pieno” delle regole che servono, appunto, per mettere insieme le parole in modo che abbiano un significato; ed il cervello destro (o meglio l’emisfero destro del cervello) è “pieno” di tutte le parole che giorno dopo giorno apprendiamo e che usiamo quando parliamo o ascoltiamo e quando scriviamo o leggiamo. Quindi, è come se avessimo nella destra del nostro cervello il nostro personale VOCABOLARIO; e nella sinistra le regole con cui le “mettiamo insieme”, la nostra personale GRAMMATICA.

E giocavamo in aula a costruire periodi: “la sera mangio, vedo la tv e poi vado a letto”; “la sera, dopo aver fatto i compiti, mangio vedendo la tv, poi vado a letto”; “la sera ceno con i miei genitori; un po’ parliamo, un po’ vediamo la televisione; poi ripasso i compiti per il giorno dopo e infine me ne vado a letto”! Si iniziava da un nucleo fondante per poi arricchirlo di altri pensieri/parole. Ovviamente, giorno dopo giorno costruivamo periodi/pensieri anche meno banali! Insomma, l’aula era un’officina di “pensierini”, “poveri” e “ricchi”, orali e scritti! E c’era pure la gara a chi pensava/scriveva con il maggior numero di concetti e di pensieri/parole. C’era poi chi scriveva una favola, chi un racconto, chi qualche fatto di cronaca nera! Anche la fantascienza era molto gettonata. Insomma, i cosiddetti “compiti in classe” erano pratica quotidiana! E soprattutto non c’erano voti! Così nel corso dell’anno scolastico ciascun alunno, giorno dopo giorno arricchiva sia il suo VOCABOLARIO (la borsa della mano sinistra) sia i NESSI GRAMMATICALI (la borsa della mano destra), indispensabili per costruire un discorso. Qualche esempio: “Antonio ha fame e mangia”. “Antonio mangia perché ha fame”. “Antonio mangia quando ha fame”. “Antonio non può mangiare, perché è malato”. E poi una chicca, una grande conquista logica: “A professò!!! Antonio mangia, sebbene non abbia fame”. Ahi! Le concessive!

Un bambino appena nato ha un cervello ancora “vuoto” di parole e di numeri; non parla, non conta; però ascolta e si impadronisce, giorno dopo giorno, anzi minuto dopo minuto, delle parole che ascolta. Ha una memoria prodigiosa e il suo cervello è come una spugna! Dopo qualche tempo è già in grado di pronunciare alcune parole, mamma, ad esempio, e pappa! Sono le “parole della sopravvivenza”! E poi vengono papà o babbo, nonna ecc. E poi ancora “cacca” e “pipì”, quando il bambino raggiunge la consapevolezza di certi bisogni! Insomma, giorno dopo giorno il bambino – e ovviamente la bambina! Oggi guai a usare solo il maschile! – comincia a “riempire” il vocabolario del suo cervello destro: una parola dopo l’altra! E poi, più i cosiddetti “attanti”, cioè i genitori, i parenti, le tate, gli/le rivolgono la parola, più lui/lei arricchisce il suo personale vocabolario. Così, parola dopo parola, il suo cervello DESTRO “si riempie” sempre di più… ma, entra in gioco anche il cervello SINISTRO, quello deputato alla progressiva acquisizione delle regole con cui le parole si mettono insieme per dar loro un significato!

Insomma, il nostro bambino compie una lunga e grande marcia! Verso una progressiva conquista delle PAROLE e delle REGOLE con cui metterle insieme per farsi capire e capire! Prima “mamma”, “pappa”, “nonna” e… non so cos’altro, ma… con il tempo il “mamma pappa” si trasformerà in “mamma voglio pappa”! E poi ancora: “questa pappa cattiva”! E più tardi: “questa pappa non mi piace”. E ancora più tardi: “la pappa di ieri era buona”. Entra sempre più in gioco il cervello sinistro, che è quello deputato alle regole grammaticali. Ecco perché ciascun parlante, bambino od adulto, porta sempre con sé queste due invisibili borse, una con la mano destra, l’altra con la mano sinistra: la prima in corrispondenza con l’emisfero sinistro; l’altra con l’emisfero destro del nostro cervello. E sono borse che diventano sempre più pesanti, nella misura in cui il personale VOCABOLARIO e la personale GRAMMATICA si alimentano del conversare quotidiano e di quei testi, scolastici e non, che, in quanto libri, all’inizio sono sempre un po’ indigesti ai nostri alunni! Ma se alla fine saranno appetibili, è segno che la scuola ha vinto la sua battaglia!