RIALZIAMO LA TESTA. NO AL MISERABILE CONTRATTO. SCIOPERO GENERALE SCUOLA IL 23 FEBBRAIO. NON UN VOTO RSU, NÉ PIÙ UN ISCRITTO A CHI LHA FIRMATO.
Il Contratto appena firmato da Cgil, Cisl, e Uil dimostra in modo inequivoco come la Scuola sia oggi priva di rappresentanza adeguata, sia sotto il profilo deontologico specifico, per la totale mancanza di rispetto dell’autonomia e del vincolo costituzionale della libertà d’insegnamento dovuto a 30 anni di controriforme, che per l’inadeguatezza pan-impiegatizia dei sindacati tradizionali, ai quali la casta politica ha accordato una vera e propria dittatura in termini dellesercizio elementare dei diritti sindacali (negati a qualsiasi nuovo soggetto organizzato).
Ecco quindi un intreccio che stritola la Scuola. Gli insegnanti vengono resi meri esecutori di una valutazione di regime basata sui diktat degli speculatori della UE, con la vergogna didascalica dei quiz Invalsi imposta ad alunni e studenti, con laberrante didattica delle competenze e la contestuale eliminazione delle conoscenze e dei saperi critici propedeutica ad unalternanza scuola-lavoro che è mero apprendistato per lintroiezione di attitudini meramente esecutive. Al corpo docente ed agli ata (che esercitano comunque forme di coadiuzione educativa), viene negato ogni riconoscimento professionale, chiusi nella gabbia sotto-impiegatizia tracciata dal 1993 dalle norme imposte dal governo Amato alla contrattazione.
Questa è la radice di un contratto inaccettabile che, dopo 12 anni di blocco (non 10, come dicono), a fronte di una perdita secca di almeno 18.000 euro pro-capite (15.000 stimati dalla stessa Flc-Cgil), destina a recupero, alla scuola meno retribuita dEuropa, la miseria di circa 250 euro netti medi (circa 400 lordi) in tutto ed aumenti pari a 80 euro lordi (45 netti medi) distribuiti nellanno a partire da Marzo, con Gennaio e Febbraio che passano in cavalleria, sacrificati per raggiungere gli 80 euro lordi per i restanti mesi, mentre in realtà, solo con questa manovra se ne perdono 90 netti sullanno. Questo non è lunico giochino di marca confederale. Sempre per garantire gli 80 euro lordi a quel 20% di categoria che viene comunque escluso dalla soglia degli 85 lordi (in particolare collaboratori scolastici ed amministrativi, come per i loro omologhi dellUniversità e della Ricerca altrettanto penalizzati), hanno tirato fuori dal cilindro lo storno di (soli) 70 dei 200 milioni di euro del vergognoso bonus premiale renziano, facendoli transitare dentro la cifra complessiva del fondo di istituto per poi girarli sulla retribuzione professionale docente. Il risultato è che ai dirigenti resteranno comunque circa novemila euro netti da distribuire discrezionalmente nelle singole scuole. Di contro, il nuovo fondo per il miglioramento dellofferta formativa risulta oggi ancora più povero di prima. Per non parlare dei peggioramenti sul piano normativo.
Se la denuncia e le proteste, a cominciare dallo sciopero unitario Cobas-Unicobas-Usb del 10 Novembre 2017, hanno fatto recedere Aran e firmatari dallobbligatorietà del tutoraggio sullalternanza scuola-lavoro e sullaumento dorario, verrà invece impedito ai docenti che hanno titolarità sullistituto, dopo le operazioni di mobilità, di presentare domanda per i successivi tre anni.
È solo rinviata, ma ancora incombente, la trattativa sullincrudimento delle sanzioni disciplinari. Infine, il demagogico impianto perequativo rimane senza garanzia alcuna che venga riconfermato dal 2019. Così, persino quella miserabile mancia che non vedremo prima di Aprile potrebbe sparire a partire da Gennaio 2019.
Complessivamente, la Scuola ha di meno del comparto dei ministeri e circa la metà del comparto sicurezza (che aveva una vacanza contrattuale molto inferiore).
Tutto ciò non capita per caso. Le regole imposte alla Scuola (ma non ai docenti universitari, alla magistratura, allesercito ed alla polizia), da 35 hanno corroso gli stipendi perché impongono aumenti adeguati al calcolo sullinflazione programmata che fa il Ministro dellEconomia pro-tempore, parte datoriale per definizione, con percentuali sempre ben al di sotto dellinflazione dichiarata (dato Istat), che è già la metà di quella reale. Così, di contratto in contratto ci siamo allontanati dalla media europea, per finire ultimi. Col Dl.vo 29/93 li scatti biennali danzianità che avevamo sino al 1995 (che i comparti garantiti hanno conservato), sono stati prima sterilizzati su 6 e 7 anni, e poi eliminati perché a carico dello stanziamento complessivo per il Fondo di Istituto, così, quando vengono saldati (sempre in ritardo) si riduce la retribuzione media oraria per i progetti didattici e gli straordinari ata.
Ma tutto ciò non avrebbe potuto funzionare se, nel frattempo, non fossero stati eliminate le elezioni per i Consigli Scolastici Provinciali e per il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che definivano la rappresentanza sindacale di docenti ed ata. Elezioni sostituite da quelle per le RSU, dove il sindacalismo alternativo, frutto della revanche professionale della Scuola, è obbligato a concorrere senza liste provinciali e nazionali, dovendo presentare una lista in ognuno degli 8.400 istituti italiani persino senza il diritto di assemblea in orario di servizio per cercare sottoscrittori e candidature, mentre i soliti noti sono destinati a conservare allinfinito la cd. maggiore rappresentatività acquisita in 63 anni di incontrastato dominio di casta. Infatti, la legge Bassanini del 1997 (voluta allepoca da tutto larco parlamentare, da Prodi a DAlema, da Bersani a Bertinotti, sino al centro ed alle destre, Meloni e Rampelli compresi e, naturalmente alla Lega e Berlusconi) sulla rappresentanza sindacale, con lintroduzione dellopzione ridicola del 5% di media fra voti ed iscritti, prevede che chi possiede almeno il 10% sul totale dei sindacalizzati rimanga rappresentativo anche a voti zero!
In ogni caso, la presentazione di una nostra lista nella maggior parte delle scuole può ugualmente cambiare la situazione della rappresentanza sindacale togliendo il monopolio ai sindacati di partito. Questo, ed una grande adesione di massa allo sciopero del 23 Febbraio (e la rabbia monta di ora in ora), cambierebbe del tutto i rapporti di forza, farebbe crollare la L.107/15, restituirebbe la titolarità di istituto, eliminerebbe la chiamata diretta e l’umiliazione del ‘bonus’ discrezionale, ridurrebbe il numero di alunni per classe, imporrebbe nuove assunzioni basate sulle abilitazioni conseguite e sugli anni di precariato (senza guerra fra poveri), sgancerebbe la scuola dal mondo impiegatizio e l’aggancerebbe all’università: finalmente si potrebbe ricominciare a pretendere retribuzioni europee ed un sistema pensionistico sano ed equo, invece di continuare a veder massacrare scuola, sanità, welfare per regalare soldi alla casta dei partiti, agli speculatori, alle banche.
Come sè visto, non sono certo le petizioni di principio (allegramente sottoscritte senza conoscenza delle norme) a restituire protagonismo alla categoria. Per questo siamo impegnati in una campagna martellante. Diciamo ad ogni collega: – Se non presenti la nostra lista non ci puoi votare. È in questo modo che restano i soliti noti, gli unici ad avere il monopolio delle assemblee nella tua scuola. Ti fanno credere che queste elezioni servano solo ad eleggere un rappresentante (non importa di quale sindacato) per la trattativa di istituto, mentre invece è in gioco la rappresentanza sindacale nazionale per i prossimi 3 anni. Rovescia il tavolo, fai quel che i sindacati di partito non vogliono: non possono impedirti di candidarti e/o votare una lista dellUnicobas. Basta con i mestieranti sindacali: eleggiti. Non fare il loro gioco: eleggi colleghe e colleghi fuori dai giochi! Dopo il massacro della dignità dellistruzione pubblica non è accettabile unaltra vittoria di quanti, di contratto in contratto, hanno portato la Scuola alla miseria economica e morale. Sindacati di stato e Ministero contano sui pavidi, ma la paura non è accettabile in democrazia: la Scuola deve rialzare la testa. Oggi più che mai listruzione ha bisogno della maieutica dei Leoni, non di quella dei conigli
È un momento cruciale: è quanto mai necessario fare sul serio. Per questo va curato il fronte comune con i Cobas e con tutto il sindacalismo alternativo (a cominciare da chi è già presente nel percorso del 23 Febbraio: Usb, Usi, coordinamenti di base dei diplomati magistrali, Cub). Ma oggi linvito va esteso senza remore anche a Gilda e Snals, che non hanno firmato il contratto della miseria, in primis ai loro iscritti (nonché alla base confederale tradita, sempre più critica), perché scendano in campo per iniziative comuni e concordate, sin dalla presenza nello sciopero e nella manifestazione sempre più montante del 23 Febbraio, che partirà dal Ministero dellIstruzione alle h. 9.00.
Stefano dErrico (Segretario nazionale Unicobas Scuola & Università)