CCNL 2016-2018, un passo avanti e tre indietro

CCNL 2016-2018, un passo avanti e tre indietro.

 

Venerdi 9 febbraio 2018 le principali OO.SS. (CISL, CGIL, UIL) hanno sottoscritto il testo per il rinnovo del CCNL relativo ai comparti Scuola, Università, Ricerca ed AFAM.

Dopo 10 anni di blocco e di paziente attesa, il contratto viene firmato nel pieno svolgimento della campagna elettorale per le elezioni politiche e per il rinnovo delle RSU.

Una coincidenza a dir poco sospetta……

Governo e OO.SS. propongono come un successo il riconoscimento di una “mancetta” in un contratto che mantiene in gran parte la struttura precedente con elementi “conservatori ma spacciati per innovativi” che ci riportano al periodo antecedente la 107.

Si inneggia con soddisfazione al un risultato che di fatto NON rende giustizia ai nostri stipendi (che restano tra i più bassi in Europa) sacrificando – per interessi elettorali – una visione moderna della scuola fondata anche sulla valorizzazione del merito di ogni docente che vuol essere protagonista nella didattica, nella formazione e, in ultimo, nella collaborazione ai sensi del comma 83 della Legge 107/2015.

Si è voluto fare non uno ma tre passi indietro sulla base del principio “i docenti sono tutti uguali” oppure “lavorano tutti allo stesso modo” per cui il principio della valorizzazione del merito individuale ed il suo conseguente riconoscimento economico è stato di fatto sacrificato al “principio della pioggerellina per tutti”, vista la media di 12 € mensili lordi quale “grande risultato” conseguente alla tanto declamata riduzione (60%) del fondo destinato al merito.

Il Governo cede alla forza elettoralistica delle OO.SS. che così avranno modo di propagandare un modestissimo risultato economico quale grande vittoria (che ricorda quella di Pirro!)

In questa partita contrattuale non ci sono vincitori ma una sola sconfitta: la visione di una scuola moderna fondata sul merito per alunni e docenti.

Quella visione che ci porta ogni giorno a parlare ai nostri alunni di merito e di valore; quella scuola che è aperta alle pari opportunità per tutti i suoi operatori ma non dovrebbe porre freni a chi vuole impegnarsi in termini di tempo e di ruolo; quella scuola che va avanti quotidianamente grazie al lavoro di tanti docenti che – oltre l’attività di docenza – si impegnano intensamente per garantire il migliore servizio possibile per alunni e famiglie.

In questo “vecchio” rinnovo contrattuale, Governo e OO.SS. non hanno voluto dare la meritata attenzione contrattuale ai tanti docenti (almeno 60000 unità) che si occupano delle attività di cui al comma 4 dell’Art. 28 del neonato contratto!

Un contratto arcaico e conservatore che dà un chiaro messaggio: lavorate e faticate pure, dedicate anche tanto tempo alla formazione, il vostro impegno NON merita alcun riconoscimento oltre lo stipendio!

Questa logica egualitaria non ci convince: oltre l’intervento a pioggia, avremmo voluto leggere un comma che illuminasse con un raggio di sole il lavoro di questi docenti!

In questo specifico aspetto, il contratto presenta l’imprimatur di una scelta politica e sindacale che – a partire dal comma 83 della Legge 107 – non ha avuto il coraggio di andare avanti con determinazione sulla strada del riconoscimento giuridico, della apertura ad una carriera integrata, del riconoscimento economico, della valorizzazione del merito di questi docenti.

Vogliamo dirlo senza indugi: questo contratto guarda ai docenti soltanto come tali e non tiene per nulla conto di ruoli ed incarichi che in ciascuna istituzione integrano questa funzione.

Ruoli e incarichi che verranno ulteriormente mortificati dalla nuova pesante riduzione del Fondo per il miglioramento dell’Offerta Formativa prevista dal comma 3 dell’art. 39-bis (Al fine di finanziare quota parte degli incrementi della retribuzione professionale docente di cui all’art. 38, il Fondo di cui ai commi 1 e 2 è ridotto stabilmente, per l’anno 2018 di 80,00 milioni di Euro e a decorrere dal 2019 di 100 milioni di Euro, anche ( ma non solo n.d.r.) a valere sulle disponibilità dell’art. 1, comma 126 della legge n. 107/2015, in misura pari a 70 milioni per il 2018, 50 milioni per il 2019 e 40 milioni a regime).

Il che significa far pagare a quei docenti che liberamente e volontariamente si rendono disponibili a svolgere attività aggiuntive per compensi già assai modesti (Collaboratori del DS, Responsabile di Plesso, Referenti commissioni di lavoro, Referenti di dipartimento, Tutor dei docenti neo-assunti, Tutor dell’alternanza scuola-lavoro, animatori digitali, lavoro straordinario per accompagnamento alunni in gita…… ) il raggiungimento della strabiliante cifra di 12€ mensili di incremento della RPD!

ANCODIS manifesta la sua insoddisfazione per questa visione degli anni 90 sostenendo la necessità che si riconosca in sede giuridica e contrattuale l’impegno, il servizio ed il merito di quanti – oltre l’attività didattica – consentono al sistema scuola di garantire in ciascun giorno dell’anno (scolastico e solare) in stretta collaborazione con i DS il regolare funzionamento didattico, organizzativo e gestionale.

Per queste ragioni, ANCODIS ritiene inadeguato, discriminatorio, con i caratteri di un conservatorismo sindacale il CCNL 2016-2018; informa che metterà in campo tutte quelle azioni ritenute utili e necessarie a tutela della professionalità di quanti collaborano con i DS nelle diverse forme e preannuncia l’intenzione di procedere in giudizio avverso qualsivoglia atto o provvedimento che riterrà lesivo per i propri iscritti.