Una scuola da ripensare

Una scuola da ripensare ***

di Maurizio Tiriticco

Com’è noto, la nostra scuola – o meglio, il nostro “Sistema nazionale di Istruzione e Formazione” – non è molto diversa da quella di tanti anni fa. C’è la scuola per l’infanzia, triennale, a cui seguono la scuola primaria quinquennale, la scuola media triennale, il primo biennio dell’istruzione secondaria di secondo grado e il successivo triennio. Comunque, sarebbe meglio parlare dei primi tre bienni, e successivi trienni, relativi all’istruzione liceale, a quella tecnica e a quella professionale. Com’è noto, l’istruzione che copre la fascia d’età dai 6 ai 16 anni oggi è obbligatoria. Un obbligo lungo! Dieci anni non sono affatto pochi, ma… il fatto è che questi dieci anni sono “frantumati” – se si può dir così – negli ordinamenti di sempre! Quindi, cinque anni di istruzione primaria, governata, se si può dir così, dalle “maestre”, perché i maestri – che pur sarebbero tanto necessari per un equilibrato sviluppo/crescita di un bambino – ormai sono rarae aves; tre anni di istruzione media e due di istruzione secondaria superiore. Quindi un percorso di studi obbligatori che, se pur spezzettato, si sviluppa dai sei ai 16 anni di età. A cui segue il triennio conclusivo: il che significa che ancora seggono sui banchi di scuola cittadini ormai maggiorenni! Com’è noto, è allo studio la proposta di accorciare di un anno l’uscita dai percorsi di istruzione.

Il percorso di studi obbligatori è lungo! Dieci anni, ma… perché sono frantumati nei tre gradi di sempre? Cinque più tre più due! E ciascuno chiuso nella sua specificità: la scuola primaria, la scuola media, il biennio. E ciascuno risponde più a se stesso che non alla necessità di una necessaria continuità. E il tutto nonostante da più parti e da più anni si parli di un curricolo di studi continuo, verticale e progressivo! Com’è noto, non sono pochi gli insegnanti, soprattutto dei licei, che lamentano la scarsa preparazione dei nuovi iscritti! “Ma che cosa hanno studiato fino ad ora? Non sanno spiccicare una parola! Non sanno tenere la penna in mano”! E via dicendo! In effetti, otto anni di scuola (primaria più media) sono tanti! Possibile che in otto anni gli insegnanti non riescano a fare apprendere il minimo delle competenze del leggere, scrivere e far di conto, come si diceva un tempo? E non è una considerazione azzardata! Ricordo che circa un anno fa ben seicento professori universitari hanno sottoscritto un appello indirizzato al Governo e al Parlamento con cui lamentavano il fatto che “gli studenti non sanno l’italiano”! Un appello con cui si chiedeva di “mettere in campo un piano di emergenza che rilanci lo studio della lingua italiana nelle scuole elementari e medie”.

E va aggiunto che, nonostante le gravi carenze culturali dei nostri ragazzi denunciate e accertate, le indicazioni normative negli ultimi anni hanno innalzato l’assicella dei traguardi dell’apprendimento! Non ci si contenta più delle CONOSCENZE di un tempo, quelle che comparivano sulle pagelle come esiti delle materie di studio! Oggi si vola alto! Oltre le conoscenze ci sono le ABILITA’ (precedute e sostenute dalle relative CAPACITA’) e ancora più oltre le COMPETENZE! Mamma mia! Le proposte avanzate dal – ripeto – “Sistema nazionale di Istruzione e Formazione” sono di alto profilo, ma il sistema scolastico non sembra in grado di sopportare questo balzo in avanti! E’ stata recentemente varata una legge, la 107, un solo articolo, ma ben 202 commi, a cui sono seguiti otto decreti legislativi! Un fiume di parole, ma non un Po, un Nilo, un Rio delle Amazzoni!

Chissà se la nostra scuola può reggere a queste piene! Per non dire poi dell’insofferenza di tanti studenti, ormai quasi uomini, ma ancora costretti sui banchi! Gli stessi su cui sedevo io negli anni trenta! Lo studente che insulta o schiaffeggia l’insegnante è la punta dell’iceberg che denuncia una grande sofferenza indotta da una sistema scolastico che non regge alle esigenze dei tempi! E dei nostri ragazzi! E ragazze! Ovviamente! L’ho sempre detto e scritto! Le tre C, la Cattedra, la Classe e la Campanella, sono funzionali ad una scuola direttiva di una società altrettanto direttiva!

Oggi i processi di Istruzione nonché di Educazione e di Formazione (che non sono sinonimi: vedi il comma 2 dell’articolo 1 del dpr 275/99) si devono confrontare con iniziative del tutto nuove, che necessitano di proposte altrettanto nuove ed audaci! Ma il Governo ci vara una 107 che, invece di “liberare”, crea ulteriori laccioli!

Per questo dico che occorre ripensare tutto da capo!


***   Intervento tenuto a Jesolo al convegno organizzato dall’ANDIS, Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, nei giorni 16 e 17 u.s. sul tema: “Ripensare la scuola nella società che cambia”