Più di sei italiani su dieci faticano a pagarsi gli studi

da Il Sole 24 Ore

Più di sei italiani su dieci faticano a pagarsi gli studi

di Eugenio Bruno

Studiare costa. E gli italiani sembrano saperlo se è vero che più di sei su dieci faticano a sostenere i costi di scuola e università. A dirlo sono le ultime statistiche di Eurostat sulla sostenibilità dei costi legati all’istruzione formale. Con il 62,5% di residenti in difficoltà il nostro paese si colloca di oltre 20 punti sopra la media dell’Ue.Ben lontano da Finlandia (13%), Germania e Svezia (entrambe al 15%). E pericolosamente vicini alla Romania, terzultima con il 78 per cento. Peggio ancora fanno solo Grecia (89%) e Cipro (82%).

Le famiglie italiane in difficoltà
Le rilevazioni europee prendono in esame i costi dell’istruzione formale nel suo complesso. Si va dai contributi di iscrizione alle tasse universitarie, dai servizi mensa alle gite scolastiche, dai libri alle spese per gli esami. Il totale di residenti che nel 2016 ha accusato il colpo nel sostenerli ammonta, come detto, al 62,5 per cento. Di questi, per fortuna solo il 7% ha difficoltà serie. La parte restante manifesta criticità moderate (16,9%) oppure lievi (38,6%). Numeri da tenere comunque in debita considerazione se si tiene conto che la media dell’Ue a 28 si ferma al 41 per cento e che nelle aree rurali i risultati della penisola sono ancora più preoccupanti. Visto che gli italiani in difficoltà ammontano, rispettivamente, al 7,8, al 17,1 e al 41,5 per cento.

Lontani dalla Germania vicini alla Romania
Qualche spunto di riflessione ulteriore arriva dal confronto con gli altri Stati membri. Dell’Ue a 28 e del suo 41% si è detto. Passando ai singoli casi il primo elemento degno di nota è che l’Italia rientra nel gruppo dei 15 paesi in cui più di un residente su due fatica a sostenere le spese per diplomarsi e laurearsi. Risultando cosi più vicina agli ultimi tre delle classe – Grecia (89%), Cipro (82%)e Romania (78%) – che ai migliori tre: Finlandia (13%), Germania e Svezia (entrambi al 15%). Senza contare la distanza che ci separa anche da Francia (20%) e Regno Unito (41,8%). Un quadro che rende ancora meno digeribile lo spazio ,arginale dato all’istruzione nei programmi elettorali in vista delle politiche del 4 marzo. Specie se declinata sui bisogni degli studenti e delle loro famiglie anziché sui mal di pancia, piccoli e grandi, dei docenti.