Scuola, DSGA e ATA in protesta

Scuola, DSGA e ATA protestano: “Per noi solo una manciata di caramelle”

Scuola, DSGA e ATA in protesta*

di Agata Scarafilo
 
Con la firma del nuovo CCNL 2018 – Comparto Scuola e Ricerca (ipotesi del 9/2/18) è il terzo duro colpo che subiscono i DSGA (Direttori dei Servizi Generali ed Amministrativi) e gli Assistenti Amministrativi facenti funzione, che dopo essere stati dimenticati dalla Legge 107/2015 e, di recente, anche dalla Legge di Bilancio 2018, hanno appreso che, dopo 10 anni di blocco, il loro lavoro vale poco più di una manciata di caramelle. Infatti, ai DSGA è stato riconosciuto un incremento di indennità di direzione mensile pari a € 6,50 lordi.

Insomma, trattasi del più basso di tutti gli incrementi che ha scatenato la protesta da parte di un profilo professionale ritenuto centrale del mondo della scuola (vedasi indagine del 2015 della fondazione Agnelli dal titolo“Gli equilibristi”), ma che, stando ai fatti, pochi conoscono davvero. Un profilo scarsamente valorizzato sia “ad intra” che “ad extra”, nonostante su di esso poggiano la maggior parte delle dinamiche organizzative, contabili, fiscali, patrimoniali e, per derivazione, anche didattiche delle istituzioni scolastiche. Così, i “DSGA in rivoluzione” hanno incominciato a far sentire la propria voce con una petizione che, prendendo le distanze dalle sigle sindacali firmatarie del nuovo CCNL, rivendica dei legittimi diritti.

I DSGA evidenziano di non essere stati assolutamente tutelati sia per l’entità dei carichi di lavoro che per le conseguenti responsabilità che ne derivano. La risposta alla questione non potrebbe mai trovare giustificazione dall’impossibilità di reperire risorse economica. Infatti, nasce spontaneo il confronto con le altre figure professionali del mondo della scuola.

In un tempo di “vacche magre”, non si comprendono i “due pesi e le due misure” che hanno portato, le più recenti norme (L. 107/2015 e L. di Bilancio 2018) a riconoscere ai docenti “premialità” e bonus di € 500 e ai Dirigenti Scolastici gli incrementi del FUN e lo stanziamento di appositi finanziamenti in ragione delle competenze attribuite, mentre i risparmi sono stati tutti concentrati unicamente sul personale ATA della Scuola.

Circa la negazione del bonus per la formazione, è bene ricordare che il DSGA, per le mansioni che svolge, non solo non può far a meno di essere formato ed aggiornato, ma egli è addirittura il formatore del personale ATA, di cui ne è a capo. Eppure nulla di tutto ciò gli è stato riconosciuto.

Una situazione davvero paradossale se si unisce al fatto che, alla mancata valorizzazione del profilo, vi è anche l’impossibilità di poter fare carriera.   Infatti, nonostante per accedere al ruolo in questione sia prevista la laurea, al DSGA è impedito di accedere al concorso di Dirigente Scolastico oltre ad essere privato dell’impossibilità di chiedere il part time e di avere la possibilità di poter esercitare la libera professione, così come invece riconosciuto ai docenti, ai sensi dell’art. 508 del Testo unico della scuola.

Insomma, sul danno la beffa! Infatti, il DSGA è l’unico profilo del mondo della scuola ad essere soggetto ad una ”esclusività” mal pagata e che, in più, tarpa loro le ali della crescita professionale e dell’avanzamento di carriera.

Così, anche quest’ultima questione potrebbe essere riequilibrata, evidenziano i DSGA, attribuendo loro la Dirigenza Amministrativa, che nei fatti già svolgono. Come pure sarebbe auspicabile l’attivazione per gli Assistenti Amministrativi dell’area C, già prevista, tra l’altro, dalla stessa fonte contrattuale, ma di cui immancabilmente ci si dimentica.

*da Affari Italiani, 22 febbraio 2018