Lettera a Salvini

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LETTERA A SALVINI
dell’Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante
 
Premettiamo che, come associazione di docenti, non nutriamo alcuna ostilità per la Lega e consideriamo con la massima obbiettività e altrettanto interesse ogni proposta riguardante la scuola che da essa proviene, così come quelle provenienti da ogni altro partito.  Per la verità non ci aveva convinto il leader Salvini quando aveva ritenuto di ripetere la nota litania dei tre mesi di vacanza che renderebbero gli insegnanti una categoria di privilegiati bramini. Quanto ha da poco dichiarato in un consesso europeo, però, costituisce un approccio più serio, e merita pertanto un commento articolato. Ci riferiamo, in primo luogo, alla proposta di unificare scuola elementare e media di primo grado. 
In proposito,  ci chiediamo perché mai ogni partito che si affaccia (o che si prepara ad affacciarsi) nelle ovattate stanze del MIUR esordisca con l’intento di modificare l’architettura dei cicli scolastici. A sommesso parere dell’AESPI si tratta di un approccio sbagliato, simile a quello di chi, intendendo edificare un palazzo, principia l’opera innalzando la struttura portante ma omettendo le fondazioni. E le fondazioni sono gli insegnanti e il loro lavoro, come ben comprese l’autore dell’unica vera riforma della scuola italiana, quel Giovanni Gentile che non si sognò  di rimaneggiare l’architettura dei cicli istituiti dalla legge Casati, ma valorizzò il profilo professionale dei docenti considerandoli il vero centro motore dell’istituzione, e pensando la lezione – proprio quella “lezione frontale” che oggi suscita il disprezzo dei didattologi – come il  cuore di tutto ciò che a scuola si fa.
Ma lasciamo il glorioso passato e veniamo al precario presente. E proviamo, noi dell’AESPI, a porgere a Salvini e al responsabile scuola della Lega Mario Pittoni qualche domanda e qualche modesta indicazione che vada al di là di una superficiale, per quanto suggestiva, ristrutturazione.
1)      Sono consapevoli, i dirigenti della Lega, che in moltissime classi, soprattutto degli istituti professionali e tecnici, l’indisciplina è tale che l’attività didattica è sostanzialmente impossibile, e che pertanto NON viene svolta? Che migliaia e migliaia di ore di non lezione vengono spese tra urla, insulti e accorate quanto vane reprimende? Che spessissimo questo stato di cose, di per sé esiziale, sfocia in atti di vera e propria violenza, fra gli studenti e contro gli insegnanti? Le cronache sono piene di questi fatti, che appartengono ormai alla quotidianità di quasi ogni istituto. Sanno altresì che moltissime scuole sono luoghi di spaccio e consumo di stupefacenti? Si rendono conto che in classi siffatte la promozione e la bocciatura vengono decise sulla base di considerazioni che nulla hanno a che vedere con il rendimento, ma di natura diciamo così socio-familiare? Bene, è evidente che questo stato di cose non può essere modificato accorpando elementari e medie o grazie a similari alchimie, ma piuttosto eliminando il famigerato “Statuto delle studentesse e degli studenti” di matrice berlingueriana  e istituendo un sistema disciplinare meno farraginoso, più rapido e rigoroso, tale da costituire un efficace deterrente per chi scambia la scuola per una palestra di boxe.
2)      Sanno essi che il docente trascorre buona parte della propria vita professionale non a insegnare, non a leggere e documentarsi, ma a compilare moduli, siano essi cartacei che elettronici? Immaginano che questo genere di espletamenti avvilisce e disamora della propria professione chi l’ha scelta essenzialmente perché interessato alla cultura e al rapporto umano? Ebbene, se lo sanno operino per la traslazione di TUTTE le procedure burocratiche al personale di segreteria, riservando agli insegnanti le sole incombenze didattiche.
3)      A proposito, hanno mai sentito parlare della cosiddetta “didattica per competenze”? Estraiamo dal web la seguente illuminante definizione: “La competenza è una dimensione della persona che, di fronte a situazioni e problemi, mette in gioco ciò che sa e ciò che sa fare, ciò che lo appassiona e ciò che vuole realizzare”. Il buon intenditor capisce subito che la definizione significa tutto e niente, e  che la predetta “didattica” consiste nella somministrazione di dosi massicce di aria fritta. Bene, vogliano per cortesia restituire al “programma” e alla “nozione” le dignità perdute, lasciando le “competenze” alle follie didattistiche figlie, o almeno nipoti, della pedagogia deweyana?
4)      Si sono chiesti gli addetti al settore scuola della Lega la ragione del proliferare presso gli studenti di disturbi di varia natura che autorizzano i consigli di classe a predisporre programmazioni facilitate e conseguenti promozioni automatiche? Non è per caso in corso quella che vorremmo chiamare la “medicalizzazione dell’asino” la quale, mentre deresponsabilizza insegnanti e alunni spostando in altro ambito il trattamento di questi ultimi, produce un notevole indotto in termini di occupazione? E nei casi in cui le varie “dis” (-lessia, -grafia, -calculia, ecc.)  avessero fondamento, non sarebbe utile interrogarsi sulle metodologie didattiche in uso presso le scuole elementari, per verificare se le radici di queste pandemie non risiedano  nei primi anni di scolarizzazione?
5)      E infine, considerato che la Lega ha giustamente a cuore il tema dell’identità, hanno mai dato un’occhiata gli esperti di scuola di questo partito alle antologie scolastiche, segnatamente quelle scuole medie e del biennio delle superiori? Sono pressoché scomparsi, in nome dell’accoglienza e dell’inclusione, gli autori italiani. Fra romanziere sudafricane, sufi mediorientali e poeti amerindi, s’innabissa e scompare la nostra letteratura, che pure annovera qualche discreto scrittorello.

Ecco, Aespi consegna alla Lega queste modeste osservazioni e auspica che questo partito, reduce da una vittoria elettorale cui più di qualche insegnante ha certamente contribuito, voglia mettere mano a quelli che sono i veri punti nevralgici del sistema scolastico, tralasciando operazioni di pura facciata.

 
Il Presidente Angelo Ruggiero
Il responsabile della Comunicazione Alfonso Indelicato