Del cono e del cilindro

print

Del cono e del cilindro e…

di Maurizio Tiriticco

…dell’apprendimento efficace.

Rinvio il lettore alle slide seguenti, pubblicate da edscuola.it: Il laboratorio del gioco.

Si tratta di una serie di slide sull’apprendimento e le funzioni che il gioco assume in proposito soprattutto nella prima infanzia. Ed è una gran fortuna che il nuovo nato apprenda con piacere e senza quella fatica, quella che invece affligge migliaia di adolescenti che frequentano la nostra scuola dell’obbligo. In effetti, si tratta di una fatica lieve nei primi anni, ma sempre più insopportabile nella misura in cui ci si avvicina al sedicesimo anno di età! Quando il nostro alunno può esclamare: “Finalmente! Ce l’ho fatta! Non vedevo l’ora! E’ finita questa scuola dell’obbligo… sono libbberooo!!!” Ma il poverino non sa che oggi apprendere è un’attività a cui dobbiamo attendere, anche obtorto collo, e per tutta la vita!”! In effetti, basta acquistare il cellulare nuovo, e sono mille le nuove funzioni da apprendere! Così avviene nel mondo del lavoro! E non è un caso che da anni si parli di “apprendimento organizzativo”, un tema su cui scrissi un bel volumetto anni fa, “L’apprendimento organizzativo nella scuola dell’autonomia, i nuovi orizzonti culturali di dirigenti scolastici e docenti”, pubblicato da Anicia.

Ma perché organizzativo? Perché non c’è nessun “lavoro organizzato” in cui non si debba costantemente apprendere. E ciò lo sanno bene gli insegnanti – alludo a quelli più sensibili e attenti – che, anno dopo anno, hanno a che fare con alunni che cambiano con velocità inconsuete rispetto solo a qualche anno fa; e con tematiche disciplinari sempre nuove! Insegnare la prima guerra punica o il volume della sfera è molto molto difficile oggi rispetto a quegli anni lontani in cui io frequentavo la scuola! C’era la guerra e c’era la fame, e tanta, e la scuola e lo studio erano, per certi versi, diversivi di/vergenti e interessanti rispetto ad una vita quotidiana povera e, per certi versi, pericolosa! Contestare un insegnante – cosa che ormai è una sorta di sport – era assolutamente impensabile! Forse anche perché gli insegnanti erano tutti bravi e competenti! Quante lezioni cattedratiche! Quanta attenzione! La “didattica laboratoriale”, quella a cui oggi ci richiamano sia le Indicazioni nazionali che le Linee guida erano metodologie assolutamente ignote.

Ma torniamo al cono e al cilindro! Si tratta semplicemente di una metafora. Mi aiuto con le immagini. Il nuovo nato – ciascun nuovo nato – è come se fosse situato su un’ampia circonferenza, che sta ad indicare il mare delle possibilità che ha di apprendere! Con il crescere apprende, nella misura in cui viene stimolato dall’esterno. Più gli stimoli sono ricchi, copiosi e mirati, più il nostro nuovo nato cresce e apprende. Ma, se gli stimoli sono poveri e scarsi, il nuovo nato ha poche occasioni di apprendere. Nel primo caso il cono è alto, nel secondo invece, è basso. Nel primo caso il nuovo nato cresce e acquisisce sempre nuovi stimoli/informazioni. Nel secondo caso il nuovo nato “si deve contentare” dei pochi e scarsi stimoli di cui fruisce.

Restando nella metafora, un apprendimento ricco, continuo, motivante, che duri veramente tutta la vita costituisce la sfida dell’”educazione continua e permanente”. La ipotizzò Comenio (inizi del Seicento), ma rimase un’utopia! La riprese alla fine del secolo scorso il Libro bianco di Cresson, con cui vennero adottati i concetti di lifelong learning e di knowledge society. Sono sfide importanti che siamo in dovere di raccogliere! Ciascuno di noi! Ecco perché il cilindro! La metafora di un apprendimento che non ha mai fine… La sfida di oggi e degli anni che verranno!