Per essere studenti più bravi mai in classe prima delle 8,30

da La Stampa

Per essere studenti più bravi mai in classe prima delle 8,30

Ricerca americana rivela i danni delle nostre abitudini quotidiane in contrasto con l’orologio biologico: è emergenza da jet lag sociale
nicla panciera
milano

Entrare a scuola più tardi migliora il rendimento? Sì, parola di scienziati. Posticipare l’orario delle lezioni – cominciandole mai prima delle 8.30 – ha conseguenze positive sulle prestazioni della maggioranza degli studenti, in particolare dei cosiddetti «gufi», i nottambuli che la mattina faticano a ingranare. Le evidenze scientifiche si vanno accumulando da tempo: i ripetuti sfasamenti tra i ritmi imposti dalla società e il nostro orologio biologico possono avere pesanti conseguenze sulla salute, si pensi a chi lavora su turni. Oggi sappiamo che il jet lag sociale condiziona le capacità cognitive. E la scuola dovrebbe tenerne conto.

Il maxi studio

Condotto su oltre 15 mila studenti della Northeastern Illinois University di Chicago, quello appena pubblicato su «Scientific Reports» è il più ampio studio mai realizzato sull’impatto dei ritmi circadiani su apprendimento e rendimento scolastico. Gli autori hanno suddiviso i soggetti in tre gruppi sulla base del cronotipo: gufi setorini, allodole mattutine e quelli senza una marcata propensione naturale, e ne hanno monitorato le attività per 2 anni grazie al loro accesso a un sistema di gestione dell’apprendimento online.

Ebbene, i ragazzi con un orologio biologico non allineato con gli orari delle lezioni hanno ottenuto votazioni inferiori negli esami. E non si tratta di un fenomeno marginale.

Solo due studenti su cinque presentavano una sincronizzazione tra l’orologio biologico interno e gli impegni accademici. Quasi il 50% degli studenti si sarebbe messo al lavoro più tardi di quanto consentito dalle lezioni e il 10,4% ne avrebbe invece anticipato l’inizio. Con il risultato che «il 60% andava incontro a un jet lag giornaliero di almeno 30 minuti» scrivono gli autori. Inoltre, tanto maggiore è lo sfasamento, tanto minore il successo accademico, specialmente per i gufi.

I ritmi personali

Tutti i processi del nostro organismo sono scanditi da un ritmo endogeno, chiamato free-running, o a corsa libera, perché può funzionare indipendentemente da sincronizzatori esterni come l’illuminazione, l’attività fisica, il cibo. Alla cronobiologia è stato assegnato il Premio Nobel per la Medicina dell’anno scorso, andato ai genetisti Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young. «Due secoli fa, con l’illuminazione elettrica è avvenuta la prima grande rottura rispetto al nostro antico orologio biologico – spiega Beatrice Zucchi, studiosa dell’Università di Ferrara -. Oggi, un nuovo grande sconvolgimento è in atto, dovuto alle tecnologie e ai dispositivi digitali che ci tolgono il sonno».

Già nel 2014, la American Academy of Pediatrics aveva raccomandato agli istituti scolastici di non cominciare le lezioni prima delle 8,30. Negli Stati Uniti, alcune scuole aprono alle sette, le prime sessioni congressuali anche alle sei e mezza. Il posticipo dell’orario di inizio, scrivono i pediatri statunitensi, sarebbe un’«efficace contromisura per contrastare la rottura dei ritmi circadiani e la carenza cronica di sonno, problema di salute pubblica». In Italia, l’Università di Ferrara sta lavorando a un progetto dedicato all’analisi del legame tra cronotipo degli studenti, calendario delle lezioni, orari degli esami ed esiti ottenuti.