«Ecco perché abbiamo proposto l’orario di lavoro per i prof a 30 ore»

da Corriere della sera

«Ecco perché abbiamo proposto l’orario di lavoro per i prof a 30 ore»

Parla il coordinatore della commissione presso il Miur che ha inserito la proposta (da discutere con i sindacati) di codificare il lavoro dei prof, non solo quello in aula

Gianna Fregonara

Premessa: «Scrivere che l’orario di lavoro degli insegnanti all-inclusive è di circa 30 ore non significa dire che gli insegnanti devono lavorare di più, ma al contrario dare visibilità al lavoro che fanno e che oggi è in qualche modo non appare». Comincia così Giancarlo Cerini, coordinatore di uno dei tre gruppi di esperti che al ministero dell’Istruzione hanno scritto in 58 pagine un documento che riassume le proposte per «lo sviluppo professionale e qualità della formazione in servizio» dei docenti. In altre parole una sintesi che definisce chi è oggi e che cosa fa, potrebbe o dovrebbe fare, un insegnante: dalla formazione alla didattica, alla carriera. «E’ un esercizio di ricerca culturale, non una proposta per la trattativa sindacale. E’ il tentativo di definire gli standard professionali, di descrivere i comportamenti attesi dagli insegnanti e quale deve e può essere la loro carriera, un brain storming tra esperti di scuola provenienti da varie realtà. Abbiamo esaminato esempi virtuosi di altri Paesi e confrontato le esperienze migliori».

Le ore in cattedra

Nel documento – online sul sito del ministero – sono descritti quelli che potrebbero essere gli standard professionali, il curriculum e il portfolio professionale e gli indicatori di qualità e governance. Ma a pagina 25 c’è la proposta, fatta con una certa cautela ma che ha già fatto rizzare le antenne ai sindacati e ad una buona parte degli insegnanti: «La consistenza temporale del lavoro docente non dovrebbe coincidere con la pura prestazione di ore-lezione-cattedra, ma orientarsi verso un orario all-inclusive in cui abbiano pari dignità giuridica le ore di insegnamento diretto in aula, le attività di tutoraggio, accompagnamento, recupero; i momenti di studio, progettazione. formazione. Secondo alcune ipotesi questo orario onnicomprensivo si aggira sulle 30 ore settimanali.» . In aggiunta nel documento si propone di introdurre questo orario potenziato per i nuovi assunti, lasciando la scelta a chi già insegna tra orario-base, part-time e orario potenziato.

L’orario effettivo e i pregiudizi sul lavoro di prof

«C’è una ricerca svolta nella provincia di Bolzano che addirittura stima l’orario di fatto – compresa la formazione e il tutoraggio degli studenti – di 37 ore alla settimana. Questo per dimostrare che una riflessione sugli orari, sull’effettivo lavoro e impegno, va fatta se vogliamo parlare della professionalità degli insegnanti». Il trattamento giuridico riconosciuto oggi dai contratti perl a scuola è di 18 ore frontali per le superiori, 22 per le elementari e 25 per le materne, più 40+40 ora annuali per tutti per formazione. L’ultimo che aveva parlato di «aumentare» il tempo dei prof a scuola, ormai tre anni fa, era stato il sottosegretario del governo Renzi, Roberto Reggi, poi passato a dirigere l’Agenzia del Demanio: il tema non era apparso però neppure nelle prime bozze della riforma detta della Buona Scuola. «Noi crediamo che il lavoro dell’insegnante, quello fatto per prepararsi per seguire i ragazzi, quello fuori dall’aula vada reso trasparente. Dalla scarsa definizione dell’orario dipende anche in ultima istanza il pregiudizio negativo di coloro che dicono che i professori lavorano solo la mattina o che hanno due mesi di vacanzai: quando un prof non ha lezione il tempo che passa a scuola si chiama comunemente “ora buca”, le sembra normale?», continua Cerini.

Aule, spazi e tempi

Ma si fa presto a dire 30 ore di lavoro. Dove per esempio? A scuola, a casa? A fare che cosa? Su questo la commissione non si esprime perché il tema è solo accennato. Tanto per cominciare indicare che gli insegnanti devono restare 30 ore nella scuola significa anche mettere a disposizione spazi per lavorare e fare le varie attività che ora le scuole non hanno. Ma, come dice Cerini, per il momento quella della definizione dell’orario è solo materia di «riflessione culturale».