BASTA PRESE IN GIRO CON L’ALTERNANZA

RETE STUDENTI: BASTA PRESE IN GIRO CON L’ALTERNANZA, VOGLIAMO UNA SCUOLA #BUONAXDAVVERO

Recentemente è stata emanata dal MIUR una nota (7194) con la quale si apre la possibilità a sostenere l’esame di maturità 2017/2018 anche agli studenti che non hanno sostenuto le 200 ore nei licei e 400 ore negli istituti tecnici e professionali. A primo avviso può sembrare, come qualcuno ha detto, che sia venuta meno l’obbligatorietà per coloro che sono entrati al terzo anno nel 2016/2017. Quando sappiamo che per far fronte a quel monte orario, trovandosi completamente impreparate e senza reali vincoli, le scuole hanno accettato percorsi di ogni sorta, con i risultati che abbiamo denunciato sui giornali, nelle piazze e anche con il nostro monitoraggio (qui link). La verità è che la 107/15 comincia a dimostrare di essere una legge che voleva riformare completamente il sistema di istruzione ma che non ne era in grado, perché tra le lacune normative, il ritardo sull’emanazione delle leggi delega (uscite con nell’aprile 2017) e il ritardo evidentemente intenzionale nell’emanare la Carta dei Diritti degli Studenti in Alternanza (link) lo scorso novembre, dimostra gli enormi limiti di una legge caduta dall’alto che necessita di essere rimessa in discussione e superata.

La verità è che c’è una classe d’età su cui si è testato un modello senza poi prendersene le responsabilità. La verità è che questi ragazzi sono stati presi per in giro dal Ministero. Infatti con l’entrata in vigore della legge 13 luglio 2015 n. 107, sin dall’anno scolastico 2015/2016, i percorsi di alternanza scuola-lavoro sono diventati a tutti gli effetti obbligatori e pertanto gli studenti che nel 2015/2016 frequentavano il terzo anno di scuola superiore erano obbligati a seguire la legge.

La normativa che regola però l’accesso agli esami di stato in relazione all’alternanza però non era inserita nella 107/15, bensì nel DL 62 del 13 aprile 2017, che emanato con ritardo faceva si che la riforma dell’esame di maturità ricadesse sulla classe successiva, ovvero chi farà la maturità l’anno prossimo. Alla confusione normativa si va ad aggiungere un’altra questione che il MIUR non aveva previsto, o non si era posto visto che a farne le spese sarebbero stati sempre gli studenti, che non tutti gli studenti che si trovano a dover affrontare la maturità quest’anno rientrano nell’attuale ordinamento, ad esempio gli studenti ripetenti non erano tenuti a svolgere la totalità delle ore di alternanza essendo l’obbligo sul triennio e non sui singoli anni e provenendo da un percorso scolastico differente.

Pertanto con la nota il MIUR prova a equiparare tanto coloro che abbiano effettivamente completato il numero minimo di 400/200 ore, quanto coloro che invece non abbiano completato o completamente svolto tale percorso. Risolvendo al problema che potrebbero verificarsi disparità di trattamento dicendo che l’alternanza per questi studenti è da considerarsi unicamente come un elemento di valorizzazione del proprio curriculum. Rimandando alle valutazioni dei Consigli di classe le modalità con cui valutare le esperienze maturate e quindi la loro ricaduta sugli apprendimenti disciplinari e sul voto di condotta. Sottolinenando poi come la valutazione non deve penalizzare chi quei percorsi non li ha svolti. Ma se qualcuno va valorizzato perché ha svolto l’alternanza è naturale che chi non l’ha svolta risulti penalizzato in quanto non può godere di quella valorizzazione.

“Cosa significa, dunque, tutto questo? – dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – A nostro avviso due cose, che abbiamo sempre rivendicato: c’è una classe, quella dei ‘99, che per tre anni è stata presa in giro, con un cambio di regole della maturità a fine corsa. Ci sono voluti tre anni, sulle spalle degli studenti, sulle spalle di chi ha affrontato una corsa contro il tempo per terminare le ore per accedere all’esame di stato, sulle spalle di chi ha subito un cambiamento radicale e venuto dall’alto, sulle spalle di chi alla fine è stato solo lo strumento di un esperimento, a nostro avviso fallito. Far uscire una nota interpretativa a maggio, quando la maturità è a giugno, non dimostra certamente un comportamento dignitoso e rispettoso dello studente. Questo dimostra poi palesemente che la Buona scuola fa acqua da tutte le parti, sarà arrivato il momento di mettersi in discussione, di mettere in discussione tutto e ripartire da chi vive quotidianamente la scuola? Secondo noi si.”