L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici

da Corriere della sera

L’Italia delle scuole che crollano. Serve l’anagrafe degli edifici

Trenta episodi nell’anno che sta per chiudersi. Quattro giorni fa, prima di Fermo, c’era stato il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti. L’anagrafe degli edifici è ancora incompleta. Al Sud 3.397 euro all’anno per gli interventi

Gian Antonio Stella

L’unico ad aver fatto il suo dovere è stato S. Giuseppe da Copertino. Come santo patrono doveva proteggere gli studenti e l’ha fatto. Lasciando che il soffitto di una aula di Fermo venisse giù in un boato di calcinacci in una giornata in cui i ragazzi erano impegnati altrove. Tutti gli altri però, dalle autorità locali a quelle nazionali, il loro dovere non l’hanno fatto per niente.

La scheda

Dice tutto la scheda «edilizia scolastica» dell’Istituto Tecnico Tecnologico «G. e M. Montani» di Fermo, sulla costa marchigiana, pubblicata all’indirizzo cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/istituti/APTF010002/itt-g-e-m-montani-fermo/edilizia/. Scheda obbligatoria per l’anagrafe nazionale di tutti gli istituti decisa proprio per affrontare finalmente i problemi del degrado spesso inaccettabile nel nostro patrimonio. Per alcune voci, certo, la risposta c’è: «Fascia di età di costruzione: tra il 1800 e il 1899». «Impianto idrico: necessità di manutenzione parziale». «Impianto di riscaldamento: necessità di manutenzione completa». «Impianto igienico-sanitario: necessità di manutenzione completa». E così via. Sono le cose più importanti, però, quelle che possono spingere un papà, una mamma o uno studente a raccogliere l’invito di «cercalatuascuola.istruzione.it» per sapere se «quella» scuola sia o meno a rischio. E qui, vuoto totale. Solai? Casella bianca. Coperture? Bianca. Intonaci interni? Bianca. Controsoffitto? Bianca. E non si tratta di dati vecchi, rimasti lì nella muffa di qualche data center. Come spiega l’introduzione al sito, «i dati contenuti nella presente sezione contengono tutte le informazioni di carattere tecnico relative agli edifici scolastici attivi censiti così come comunicati dagli enti locali proprietari degli stessi» e «son riferiti all’anno scolastico 2017/18».

A chi tocca?

A chi toccava occuparsi delle perizie e riempire quel modulo? Alla scuola, al comune, alla provincia, alla regione? A chi? Tocchi a chi tocchi, i cittadini devono essere informati. Perché sull’anagrafe degli edifici scolastici si gioca non solo il futuro edilizio della pubblica istruzione ma il diritto stesso dei nostri figli a studiare senza correre il rischio che cadano loro in testa il tetto dell’istituto nel quale passano gran parte delle loro giornate.
Nel solo anno scolastico corrente, accusa Cittadinanza Attiva, sono finiti sui giornali (il penultimo, prima di Fermo, era stato tre giorni prima il cedimento del solaio piombato nella scuola elementare di Eboli con quattro bambini feriti) almeno trenta crolli. Nella scia di 44 nel 2016/2017. E di altri 112 nel triennio precedente. Per un totale negli ultimi cinque anni, stando a questo calcolo, di almeno 186 episodi.
«È inammissibile che ad oggi non si abbia un’anagrafe dell’edilizia scolastica completa e affidabile che permetta di sapere quali sono gli edifici più a rischio e di definire le priorità di intervento», sferzano Vanessa Pallucchi e Francesca Pulcini, vice presidente nazionale e presidente regionale di Legambiente, «Non si può pensare di affidare la sicurezza degli edifici scolastici al fato». E insistono: l’anagrafe va finita entro il 2020.

L’anagrafe

E già questa, come ricorda Adriana Bizzarri che di CittadinanzAttiva è coordinatrice per la scuola, è una scadenza che grida vendetta. La legge istitutiva, infatti, è del lontano 11 gennaio 1996. Per capirci: venti giorni prima che a Venezia prendesse fuoco la Fenice. Tanto, tanto tempo fa. Da allora son passati dodici ministri e dodici premier. Ma dopo ventidue anni l’anagrafe non c’è ancora. Meglio, c’è a macchia di leopardo: «In Toscana e qualche altra regione ci siamo», dice Laura Galimberti oggi assessore a Milano e ieri coordinatrice della Struttura di missione di Palazzo Chigi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, «Altrove è andata a rilento. Non so quante volte abbiamo spronato i comuni…».
Colpa anche, forse, del passaggio da un modulo con 150 domande a uno con 500. Un incubo, a riempirlo tutto. Tanto più per chi è in ritardo, spiega ancora la Bizzarri. Come a Napoli. O a Roma dove la macchina è lentissima. E perfino a Milano, dove l’ex assessore Gabriele Rabaiotti è arrivato a sfogarsi: «I dati ci sono ma, pare impossibile, sono su carta». Eppure Dio sa quanto l’Italia avrebbe bisogno di conoscere metro per metro o almeno scuola per scuola la situazione del patrimonio edilizio che ospita, dalle materne alle superiori, circa 8 milioni di alunni. Per capire qual è esattamente il problema, dove sono le emergenze, quali sono le priorità.

Il dossier

L’ultimo dossier Ecosistema Scuola di Legambiente ricorda che «oltre il 41% delle scuole (15.055) si trova in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti» che il 43% di questi edifici «risale a prima del 1976, e cioè a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica», che «solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta progettato o adeguato successivamente alle tecniche antisismiche». Per finire: «Negli ultimi quattro anni solo il 3,5% degli interventi ha riguardato l’adeguamento sismico delle aree a rischio: 532 interventi per 15.055 edifici». Al punto che, avanti così, «il raggiungimento dell’obiettivo sicurezza in quelle aree arriverà tra 113 anni».
Di più: «La media di investimenti in manutenzione straordinaria annua per singolo edificio degli ultimi cinque anni vede una media nazionale di 20.535 euro, con una forbice che va dai 28.536 euro degli edifici del Nord Italia ai 3.397 del Sud». Rileggiamo: 3.397 euro. Insufficienti non solo per una manutenzione minima ma perfino per passare uno straccio e scopare per terra.

Cittadinanza Attiva

Accuse confermate dai rapporti sulla sicurezza di Cittadinanza Attiva. L’ultimo denuncia: «Per le scuole situate in zona sismica (oltre la metà), la situazione non è incoraggiante: solo un quarto ha l’agibilità statica, poco meno della metà il collaudo. In poco più di un quarto (27%) è stata realizzata la verifica di vulnerabilità sismica, obbligatoria dal 2013. Ben pochi gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglioramento e adeguamento sismico: la media nazionale è rispettivamente del 12% e del 7%. Assai indietro il Lazio (3%) e la Campania (6% di scuole migliorate sismicamente e 4% adeguate)». Quanto alla cura quotidiana, solo «una scuola su quattro ha una manutenzione adeguata e solo il 3% è in ottimo stato. Un quarto circa di aule, bagni, palestre e corridoi presenta distacchi di intonaco». Tanto, pensa qualcuno, c’è sempre S. Giuseppe da Copertino…