La prima emergenza è servita

da ItaliaOggi

La prima emergenza è servita

Alessandra Ricciardi

Appena arrivato a Viale Trastevere, il neoministro dell’istruzione, università e ricerca, Marco Bussetti, ha ricevuto il dossier sullo stato dell’arte della gestione del predecessore, Valeria Fedeli. Un resoconto dell’iter dei provvedimenti e delle scadenze che diventa al tempo stesso un elenco delle priorità della prossima azione di governo. In cima alla lista delle questioni da definire con urgenza, la vicenda dei maestri assunti (con riserva) con il diploma magistrale e che, a seguito della decisione del Consiglio di stato, dovranno essere licenziati. Le sentenze di merito si stanno rapidamente adeguando a quanto detto da Palazzo Spada e a fine anno scolastico, e dunque tra poche settimane, scatteranno i licenziamenti. Interessati, 6.700 docenti (sono salvi quanti hanno già sentenze favorevoli passate in giudicato), assunti tra elementari e scuola dell’infanzia. In prevalenza al Nord.

Un problema che Bussetti conosce bene avendo ricoperto il ruolo di provveditore di Milano. Bussetti, docente di educazione fisica, dirigente, una lunga carriera nell’amministrazione scolastica, è entrato nella squadra di governo su indicazione della Lega di Matteo Salvini anche non ha mai formalmente aderito al partito. La profonda conoscenza delle questioni organizzative e dei problemi del personale, dicono nei corridoi di viale Trastevere, sarà certamente di aiuto. Così come la sua capacità di confrontarsi con i sindacati e in generale le istituzioni pubbliche e private che ha avuto modo di rodare nella sua attività in Lombardia. Esperienze ed attitudini che sembrano delineare il profilo di un uomo dialogante seppur abituato a decidere.

Sull’emergenza magistrali, Bussetti dovrà decidere se procedere con un provvedimento diretto del governo oppure per via parlamentare. Del resto, il problema tra le varie forze politiche, dal Pd al M5s, è conosciuto e tutti hanno preso impegni nel senso di creare una via di uscita che eviti alla fine il licenziamento. Si tratta di capire quale strumento potrà essere utilizzato e soprattutto se sarà creata una nuova fase transitoria in cui i diplomati magistrali possano essere incardinati perché vengano, in carenza di titolo utile per l’assunzione, regolarizzati. Evitando al tempo stesso che le classi delle scuole del Nord dove sono titolari restino scoperte.

Un problema, insomma, che si intreccia con quello dell’avvio del nuovo anno scolastico. L’inizio regolare delle lezioni è sempre impegnativo per i vari ministri dell’istruzione, dovendosi incasellare senza intoppi vari procedure, dalla mobilità alle assunzioni, per assicurare che dal primo settembre tutte le cattedre siano certe dai rispettivi titolari. Ed è un altro capitolo del dossier lasciato dalla Fedeli.

Sul tavolo anche i concorsi: il reclutamento dei dirigenti scolastici, che dovrebbe andare avanti secondo un calendario già definito, si parte a luglio; quello dei docenti non abilitati, in base alle nuove regole previste dalla Buona scuola, e su cui il neo ministro ha ancora modo di intervenire. C’è da aspettarsi poi che entri nel dibattito, sarà una scelta politica a definire con quali modalità e tempi, anche l’introduzione nella selezione dei prof dell’obbligo del domicilio professionale. Un vincolo, voluto dalla Lega e teorizzato dal senatore Mario Pittoni, che servirebbe a ridurre il flusso delle domande di trasferimento dal Nord verso il Sud dei neo assunti. In vista della legge di stabilità, andranno anche previsti gli impegni finanziari per il rinnovo del contratto di settore, che scade a fine 2018.

Anche in ambito universitario, un primo scoglio è già all’orizzonte, ed è lo sciopero dei professori che protestano per il blocco degli scatti automatici. Intanto si attende che la squadra governativa dell’Istruzione e università sia completata. Si parla dell’arrivo di un viceministro, che potrebbe essere anch’esso leghista a dispetto della regola che vorrebbe l’alternanza Lega-M5s.