da Il Sole 24 Ore
di Claudio Tucci
Per gli Its, gli istituti tecnici superiori, l’unico segmento formativo terziario professionalizzante, non accademico, oggi esistente in Italia, è «indispensabile una legge quadro» che li faccia definitivamente decollare. La richiesta al Parlamento e al nuovo governo “giallo-verde” arriva da Confindustria, che ieri a Venezia Marghera, dopo un lavorio di approfondimento in tavoli tematici, durato diversi mesi, con aziende, territori e tutte le 96 Fondazioni (che gestiscono queste super scuole), ha presentato un pacchetto di proposte concrete per “invertire rotta”.
Gli Its contano appena 8/9mila studenti iscritti (in Germania, nelle Fachouchulen, analoghi istituti di istruzione terziaria non universitari, si sale a quasi 770mila). Eppure queste “super scuole di professionalizzazione tecnica e tecnologica” funzionano: l’82% dei neodiplomati è occupato; in quasi la metà dei casi con contratto a tempo indeterminato, e il 90% degli impieghi è coerente con il percorso di studio e lavoro svolto dal ragazzo. La ragione del successo il legame degli Its con il mondo del lavoro, il 30% della formazione è infatti “on the job” e almeno il 50% dei docenti proviene dal tessuto produttivo.
Il punto è che a una decina d’anni dal Dpcm che ha disciplinato le Fondazioni Its «è tempo di cambiamento – ha detto il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Giovanni Brugnoli -. Intanto vanno potenziati orientamento e comunicazione nei confronti di studenti, famiglie e docenti. Va sviluppata, poi, anche attraverso la formula dell’Academy Its, la collaborazione con aziende, centri di ricerca, realtà locali e pubbliche». In quest’ottica, gli istituti tecnici superiori potrebbero, anche, consolidare il proprio raggio d’azione, promuovendo corsi per riqualificare lavoratori e disoccupati (nella gestione delle crisi aziendali); o , perché no, offrendo servizi alle imprese in collegamento con cluster, digital innovation hub, distretti.
Il salto in avanti è favorire una “autonomia compiuta” degli Its, e dare il “la”, ha aggiunto Brugnoli, a un vero sistema terziario professionalizzante, distinto dagli atenei. In tal senso, si potrebbe pensare a “leve fiscali” per incentivare la realizzazione e il trasferimento di progetti di studio e di sviluppo tecnologico; fino ad arrivare a una completa equiparazione studenti Its/studenti università nell’accesso ai benefici economici (quali, per esempio, school bonus, deducibilità delle rette e dei contributi a favore degli istituti tecnici superiori, riscatto titolo di studio).
Per rilanciare gli Its «serve un’azione di sistema, e la proposta di legge quadro avanzata dagli industriali è una ottima notizia»,- è il commento di Monica Poggio, presidente dell’Its Lombardia Meccatronica, e ad di Bayer. D’accordo anche Lucia Scattarelli, presidente dell’Its Cuccovillo Puglia (legato a un altro colosso, la Bosch), e Maria Raffaella Caprioglio, a capo di Umana (la prima agenzia per il lavoro privata che collabora con gli Its).
Disco verde alla proposta di Confindustria è giunto, inoltre, da Giovanni Biondi, presidente di Indire, e dagli assessori regionali, Elena Donazzan (Veneto), Melania Rizzoli (Lombardia) e Antonio Bartolini (Umbria), che rilanciano, molto, sul piano di comunicazione: «Gli Its sono un brand – chiosano -. Vanno fatti conoscere, soprattutto nelle scuole».