Sei di orientamento reichiano?

Sei di orientamento reichiano?

di Adriana Rumbolo

Mi è stata rivolta questa domanda, giorni fa.

Non avrei saputo rispondere subito.

Ho pensato  un po’e ho ricordato: all’università, per un esame di filosofia il programma comprendeva tre libri,”Psicologia di massa del fascismo”,di W. Reich “L’Io diviso” di Laing e un altro di cui non ricordo il titolo.

Si diceva che la scelta dei testi dipendesse dall’orientamento politico, di sinistra, del professore.

All’esame non si parlò molto di Reich se non per sottolineare che una società molto repressiva sessualmente  potesse influenzare molti soggetti che poi per questa educazione avrebbero espresso la loro energia sessuale, ora patologica,  nel potere  politico-religioso con le conseguenze e i deliranti episodi che tutti conoscevamo.

Poiché era legato al fascismo se ne discusse come se il fenomeno fosse circoscritto solo a quel  momento storico-politico che ci aveva insegnato a diffidare di una rigida educazione sessuale

Poi non ho più sentito parlare di Reich  se non quando rivedevo quel libro per caso fra gli altri nella mia libreria

Ho pensato: perché si può pensare a Reich  leggendo i miei scritti?

Scrive R. Sassone.

Agli inizi degli anni ’30 Reich elaborò una nuova procedura che chiamò ”analisi del carattere”, insoddisfatto dei metodi che allora si usavano per analizzare le resistenze.

Reich invece si rese conto che il paziente manifestava la sua resistenza all’analisi mediante il suo atteggiamento.

Cominciò quindi ad osservare attentamente, non soltanto cosa veniva comunicato, ma “come”.

Il paziente si difende con il suo comportamento: quindi il carattere funziona come resistenza.

Sono resistenze il tono di voce, i gesti, il modo di sorridere, l’intercalare, etc…

La concezione del carattere come struttura difensiva consentì a Reich di elaborare in maniera sistematica l’analisi delle resistenze e del transfert.

Il paziente divenendo consapevole del suo “come”, comincia a togliersi la maschera, fa emergere le emozioni nascoste ed appare con evidenza il transfert negativo.

L’ analisi del carattere segna un salto di qualità nel percorso analitico e nella concezione dell’uomo per tre motivi: perché introduce il corpo nel setting, pur se lasciato ancora nello sfondo, perché afferma  l’identità funzionale tra psiche e soma e perché getta le basi della visione sistemica dell’individuo.

Infatti, Reich definiva carattere un sistema organizzato, costituito dall’insieme delle difese narcisistiche.

Questo sistema comprende diversi piani continuamente integrati e correlati.

Il corpo, le emozioni e le attività cognitive sono talmente interconnessi nell’ambito della struttura del carattere, una determinata caratteristica dell’individuo la si trova su tutti i piani in cui si esprime.

Un esempio  semplicissimo: chi ha un carattere molto rigido ha un corpo rigido, emozioni rigide, atteggiamenti  rigidi e un modo di pensare rigido.

Non c’è esperienza umana che non sia contemporaneamente fisica, emotiva e mentale.

Questa visione integrale dell’uomo diverrà nei decenni successivi un’acquisizione del paradigma scientifico: Reich diede consistenza alla medicina psicosomatica, spiegando in tal  modo il linguaggio dell’intero biosistema.

Ma solo  più  tardi, con la Vegetoterapia, Reich interviene direttamente sul corpo per accelerare la destrutturazione delle difese per mezzo delle emozioni  imprigionate inconsapevolmente e trattenute da contrazioni croniche in certi gruppi muscolari che esprimono ognuno la storia dell’individuo.

Infatti Reich definiva carattere un sistema organizzato, costituito dall’insieme delle difese narcisistiche.

L’intervento mirato sul corpo consente infatti l’abreazione di emozioni così antiche che si riferiscono ad esperienze avvenute in fase preverbale ed intrauterina.

Nella mia esperienza a scuola uno studente di 16 anni era diventato molto passivo e rifiutava anche di fare ginnastica pur non avendo nessun impedimento fisico.

Ne parlammo, io l’insegnante di applicazioni tecniche e l’insegnante di ginnastica.

Quando mi chiesero cosa era meglio fare risposi: tutto pur di riaprire la comunicazione.

I due insegnanti si misero con impegno e rispetto: uscirono anche con lo studente per mangiare una pizza insieme, senza mai forzarlo,  finchè  il ragazzo riprese  a fare ginnastica si riaprì nella comunicazione concludendo l’anno scolastico  positivamente.

Questi insegnanti li ricordo sempre  perché  unici e dotati di grande sensibilità.

Naturalmente Reich diede molto risalto anche all’importanza della respirazione.

Reich  si applica fin dal 1927 allo studio dell’energia sessuale e dell’energia vitale nell’organismo  e vorrei  concludere con  il suo pensiero: “Nell’autoconsapevolezza e nell’anelito alla perfezione della conoscenza e della piena integrazione delle proprie biofunzioni, l’energia cosmica diviene consapevole di sè.

In questo divenire consapevole di sè, ciò che si chiama destino umano è tolto dal campo del misticismo.

Esso diviene una realtà di dimensioni cosmiche che si fonde comprensibilmente con tutte le grandi filosofie e tutte le grandi religioni dell’uomo e intorno all’uomo”.

Ero un’adolescente quando nella piazza di Forlì dicevo a un amico: “Vedi tutto questo è un microcosmo” (con noi dentro).

Lui taceva e io pensavo: “E’ bello avere un amico intelligente”.

Dopo anni mi disse: “Adriana io allora, non ti capivo”.

Un po’ di delusione.

Grazie, gentile e competente conoscente.