Chiamata diretta in stand-by

da ItaliaOggi

Chiamata diretta in stand-by

Nelle more di una riforma del governo, annunciata nel programma, si va verso il rinnovo

Marco Nobilio

Chiamata diretta in stand-by. Gli esiti della mobilità a domanda della scuola primaria sono stati resi noti il 1° giugno e quelli della scuola dell’infanzia sono stati pubblicati oggi. Ma il ministero dell’istruzione non ha ancora convocato il tavolo negoziale per il rinnovo del contratto integrativo concernente il passaggio da ambito territoriale a scuola per l’anno scolastico 2018/2019. Oltre tutto nel contratto di governo sottoscritto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega c’è scritto che il governo cancellerà questo istituto dall’ordinamento (si veda ItaliaOggi di martedì scorso). Ma allo stato attuale non vi è ancora traccia di alcuna proposta di legge in al senso.

L’istituto è regolato dall’articolo 1, commi 79 e seguenti, della legge 107/2015 ed è stato in parte contrattualizzato (si veda la nota 16977 del 19 aprile 2017 e l’ipotesi di contratto integrativo allegato). La procedura consiste nell’inserimento del curriculum nello spazio web individuale di istanze on line, al quale si accede con le credenziali utilizzate per la domanda di trasferimento. E si conclude con lo scambio tra l’eventuale proposta di un dirigente scolastico e la relativa accettazione da parte del docente interessato. In caso di più proposte, il docente ha facoltà di scegliere quella di proprio gradimento.

L’interessato, se lo ritiene opportuno e fermo restando l’obbligo di inserire il curriculum a sistema (in istanze on line) può anche inviare il proprio curriculum ai dirigenti delle scuole che ritiene di proprio interesse. Qualora l’insegnante abbia ritenuto di non accettare alcuna proposta oppure non ne abbia ricevute, l’amministrazione scolastica provvede d’ufficio ad assegnare una sede tra quelle rimaste vacanti o disponibili. All’atto della presa di servizio il docente riceverà un incarico triennale rinnovabile dal dirigente della scuola di assegnazione.

Resta il fatto, però, che allo stato attuale, l’amministrazione non ha ancora convocato il tavolo negoziale per il rinnovo del contratto integrativo sulla chiamata diretta e, quindi, per conoscere termini e procedure bisognerà attendere l’esito delle trattative. E siccome il tempo stringe, probabilmente, nelle more di eventuali modifiche legislative, l’amministrazione dovrà comunque reiterare le procedure di chiamata diretta per assegnare i docenti alle scuole.

Le ipotesi plausibili sono essenzialmente due. La prima è che l’amministrazione convochi a breve i sindacati per rinnovare il contratto integrativo e poi proceda ad attivare relative procedure. La seconda è che rimanga inerte optando per l’emanazione di un’ordinanza.

Sempre in caso di inerzia, l’amministrazione potrebbe anche procedere all’assegnazione delle sedi d’ufficio, bypassando le procedure di chiamata diretta. Ipotesi questa che, sebbene in via residuale, è espressamente prevista anche dalla legge 107/2015. Tanto più che, negli anni scorsi, alcuni dirigenti scolastici hanno omesso di attivare le relative procedure senza incorrere nella responsabilità disciplinare.

L’istituto della chiamata diretta, peraltro, è uno degli aspetti più contestati della legge 107/2015. Perché cancella il diritto alla titolarità della sede per i docenti esponendoli all’alea del gradimento dei dirigenti scolastici. Le assegnazioni, infatti, avvengono con contratti di durata triennale il cui rinnovo rientra nella disponibilità dei dirigenti scolastici stessi. Fatto questo che espone i presidi al rischio di incorrere in responsabilità anche in sede penale.