L.G. Luccone, Questione di virgole

“Punteggiatura e ortografia sono l’abito che fa il monaco, sono il condimento che fa il primo piatto, sono una vasta parte dell’essenziale. Se la sintassi è quella porzione della lingua che incatena il contenuto al pensiero e lo rende organicamente espresso, la punteggiatura rappresenta il segno del comando; e l’ortografia è la capacità di stare al mondo. Il contenuto deve fluire liscio, senza rumore, senza subire disturbi. Una cattiva punteggiatura rende un testo come una strada accidentata. Certo che la si può percorrere, specie se si ha un fuoristrada, ma perché sobbalzare a ogni buca? Perché procedere con il rischio di rimanere in panne?”

“Dimenticatevi vita natural durante che la virgola possa travestirsi da punto e da punto e virgola. Facciamogli fare la virgola, che è già gravoso come officio. Chiamo ‘virgole cannibali’, o più bonariamente ‘virgole mangione’, quelle virgole che s’appropriano del mestiere altrui. Ci sono scrittori che amano segmentare tanto e prevalentemente con le virgole. Ci divertiremo con una gragnola di esempi autorevoli. Speriamo, però, che non li legga D’Annunzio, che non doveva amare particolarmente questo modo di procedere, visto che col suo stile smargiasso s’è spinto a dire: ‘Costrutto molto virgolato è costrutto molto bacato’.”

“Il punto e virgola è il nostro grigio sulla tavolozza del bianco e nero. Anzi è tutti i grigi. Per questo lo vogliono far fuori, perché è pieno di gente che non ama le mezzetinte.”

“A scuola, l’abbiamo ricordato, con la punteggiatura non ci si spezza certo la schiena, non si va a fondo e gli studenti escono dal liceo confusi. Più di un ragazzo ha ammesso: ‘Non so mai quando devo usarlo». Il punto e virgola è circondato da una nebbiolina d’incertezza’.”