Studenti con risultati migliori se il cognome inizia con una delle prime lettere dell’alfabeto

da Il Sole 24 Ore

Studenti con risultati migliori se il cognome inizia con una delle prime lettere dell’alfabeto

di Giuliana Licini

Il cognome inizia con una delle ultime lettere dell’alfabeto ed è in fondo al registro di classe? Rischia di essere uno svantaggio per la performance scolastica, che invece potrebbe trarre beneficio da un cognome nella parte alta della lista. La parabola evangelica degli «ultimi saranno primi, e i primi ultimi» non funziona se si indaga sulla relazione tra l’apprendimento e la posizione degli studenti nel registro di classe. Un collegamento a prima vista del tutto inusuale, visto che il registro è determinato solo dall’ordine alfabetico, e che è al centro di uno studio di tre economisti specializzati nell’istruzione, con risultati per certi versi sorprendenti.

Gli studenti che si trovano in fondo al registro hanno voti inferiori agli esami rispetto agli studenti i cui nomi si trovano nella parte iniziale. L’effetto è più evidente quando si considerano le materie letterarie e soprattutto nel caso di ragazzi con basse competenze che frequentano classi numerose. Lo studio – realizzato da Francesca Borgonovi, economista dell’Ocse, assieme a Maciej Jakubowski e Artur Pokropek – dopo avere preso in considerazione gli esami di scuola media di sette diversi coorti degli studenti che hanno partecipato all’esame di fine ciclo in Polonia tra il 2005 e il 2011 arriva alla conclusione che i ragazzi i cui nomi si trovano nella parte iniziale del registro hanno generalmente dei voti più alti. I tre ricercatori illustrano come questi risultati siano dovuti alla frequenza con cui gli insegnanti interrogano o fanno domande ‘volanti’ in classe durante la lezione.

Gli alunni interpellati più spesso – fatto che risulta nei registri dal numero di voti nelle interrogazioni – hanno alla fine performance migliori negli esami. Ma la scelta di chi interrogare non avviene in modo casuale come sarebbe nelle intenzioni dei prof. In realtà, inconsciamente, gli insegnanti seguono percorsi comportamentali prevedibili e tipici: di solito una lista si scorre dalla cima al fondo e molto più raramente si fa il contrario e al momento di fare la scelta abitualmente si evitano gli elementi estremi (i primi e gli ultimi della lista). Poiché lo scorrimento del registro avviene più facilmente dall’inizio, sono gli studenti vicini a questa posizione a essere interrogati più spesso e sono loro ad avere una performance migliore negli esami rispetto a chi ‘schiva’ le interrogazioni, ovvero, in questo caso – i ragazzi in fondo al registro.

In generale, se uno studente sa di avere più probabilità di essere sottoposto a un test da parte dell’insegnante, adegua il suo sforzo di conseguenza e ha un maggiore incentivo a studiare, senza contare che la stessa interrogazione costituisce un fattore di apprendimento in sè. L’attenzione in più che i ragazzi ricevono in questo modo grazie alla posizione “favorevole” nel registro ha una maggiore importanza nelle classi molto numerose (oltre 30 studenti), dove l’attenzione dell’insegnante giocoforza si disperde e i controlli sull’apprendimento individuale sono meno frequenti.

I ragazzi con i livelli di competenze di base più bassi sono particolarmente svantaggiati quando sono meno monitorati perché si trovano in fondo al registro (in una situazione quindi di “ultimi della classe” in ogni senso). La mancanza di attenzione e controlli da parte degli insegnanti penalizza in particolare i ragazzi invece che le ragazze, perché i ragazzi hanno più spesso basse competenze, perché sono quelli che più facilmente hanno difficoltà nell’apprendimento legate a problemi di disciplina, di attenzione durante le lezioni, a scarsa motivazione e scarso interesse allo studio. Soprattutto nel loro caso, qualche interrogazione in più potrebbe essere salutare, se non risolutiva. Per sfatare anche il rischio di «in (cog)nomen omen».