Il bonus resta, ma va negoziato

da ItaliaOggi

Il bonus resta, ma va negoziato

I 111 milioni di euro della Buona scuola nel fondo di istituto. Premiati anche i precari

Marco Nobilio

I fondi del merito saranno contrattati dal dirigente scolastico con la Rsu di scuola. E saranno destinati alla valorizzazione del personale docente, a prescindere dal fatto che si tratti di insegnanti di ruolo o precari. È l’effetto dell’intesa siglata dai rappresentanti del ministero dell’istruzione e dei sindacati Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Gilda-Unmas il 25 giugno scorso. L’accordo «con effetto immediato affida alla contrattazione integrativa di istituto l’individuazione dei criteri generali per la determinazione dei compensi finalizzati alla valorizzazione del personale». Pertanto, i 111 milioni di euro, che residuano dai 200 milioni fissati dall’articolo 1, comma 127 della legge 107/2015, andranno a impinguare il fondo di istituto di ogni scuola. E potranno essere utilizzati anche per retribuire i progetti didattici e gli incarichi già a carico del fondo di istituto, secondo quanto previsto dall’articolo 88 del contratto del 2007, tuttora vigente per effetto del rinvio operato dall’articolo 1, comma 10, del nuovo contratto.Dei 200 milioni di euro previsti dalla legge 107/2015 sono disponibili solo 111 milioni perché 70 milioni sono stati destinati in modo permanente a finanziare gli incrementi retributivi introdotti dal nuovo contratto. E altri 19 sono stati tagliati per effetto dell’ultima Finanziaria, che ha disposto la riduzione delle spese di tutti i ministeri.

L’intesa modifica anche i criteri di calcolo e di attribuzione alle scuole di tali fondi. Fino all’anno scorso, infatti, le risorse erano destinate solo al personale docente con contratto a tempo indeterminato e venivano calcolate in organico di diritto tenendo presente solo il personale in servizio (si veda il decreto ministeriale 159/2016). Adesso, invece, il calcolo sarà effettuato tenendo presente il numero di cattedre e posti previsto nell’organico di diritto: non più sul numero dei docenti di ruolo in servizio. Per superare le vecchie norme sarà emanato a breve un nuovo decreto. Fermo restando, però, che le risorse sono state contrattualizzate definitivamente, mentre, nel regime precedente, venivano poste nelle disponibilità del dirigente scolastico che, di fatto, decideva unilateralmente come distribuirle, a chi assegnarle e i relativi importi.

Quanto ai criteri di calcolo, l’intesa prevede che l’80% sarà calcolato in proporzione al numero dei posti relativi alla dotazione organica del personale docente di ogni scuola e, per il restante 20%, sulla base di «fattori di complessità delle istituzioni scolastiche e delle aree soggette a maggior rischio educativo». In particolare, l’attribuzione del 20% delle risorse avverrà tenendo presente la percentuale di alunni con disabilità, la percentuale di alunni stranieri, il numero medio di alunni per classe e la percentuale di sedi scolastiche ubicate in aree totalmente montane o in piccole isole.

Resta da vedere quali saranno i margini negoziali della contrattazione di istituto in tema di «individuazione dei criteri generali per la determinazione dei compensi ». Per la piena contrattualizzazione, infatti, sarebbe necessario un intervento legislativo innovativo rispetto a quanto previsto dalla legge 107/2015. Che in assenza di tale intervento resta in piedi e continua a dispiegare effetti. Le disposizioni di riferimento sono contenute nei commi 126 e seguenti dell’articolo 1 e dispongono che le somme debbano essere assegnate annualmente al personale docente «sulla base di motivata valutazione». E i criteri di tale valutazione devono essere fissati dal comitato di valutazione della scuola di riferimento. L’individuazione dei docenti aventi titolo, dunque, resta nella discrezionalità del dirigente scolastico, con il vincolo di procedere facendo riferimento ai criteri fissati dal comitato di valutazione.

Lo spazio destinato alla contrattazione integrativa di istituto, dunque, sembrerebbe limitato alla determinazione delle somme e alla definizione di eventuali fasce a cui il dirigente dovrà attenersi per indicare gli importi delle somme da attribuire.

Non di meno, la contrattualizzazione dei criteri di determinazione delle somme consentirà alle delegazioni sindacali (compresi i responsabili territoriali dei sindacati firmatari del nuovo contratto: Cgil, Cisl, Uil e Snals) di accedere anche all’informazione e, se del caso, anche al confronto sulle decisioni che il dirigente scolastico intenderà adottare al termine del processo di attuazione dell’assegnazione dei fondi per il merito ai singoli docenti.

E anche in questo caso si tratta di una novità rispetto al passato. La giurisprudenza, peraltro, non è concorde sull’accessibilità dei compensi riferiti ai singoli docenti.

Alcuni giudici, infatti, ritengono che i dati siano da considerarsi sempre accessibili compresi i nominativi e le relative somme percepite. Altri giudici, invece, sostengono che i dati possano essere accessibili solo in forma aggregata. E cioè senza la specificazione dei nominativi e delle singole somme e con la mera indicazione delle somme complessive collegate ai criteri.